CORSO BOVIO

Romain Rolland

NAPOLI 1919 Libreria Editrice u La Luce del Pentiero

Piazza Cavour, 55

In raccolta solitudine, volontariamente lon-tano dai rumon incomposti e dal turbinare delle passioni, un uomo raccoglie l'eco dell'a-nima di tutti ed esprime il pensiero dell'av-veniie: quest'uomo si chiama Jtiomain Rolland. Nelle sue pagine, che hanno il valore di un presagio, egli invoca per PumaniU un avvenire migliore e diverso, il quale, su i ricordi della strageche ha insanguinato il mondo,costruisca le basi della nuova civilt^. Quando il mondo era percorsodaun brivido di odio: quando i va-lori umani parevano eommersi nelle fiammedi tutti i rancori, egli, con cuore puro, seguito ad amare, a chiamare a raccolta i buoni istinti addormentati nello spirito umano, a dichia-rare che la civilt& non procede sulla punta delle baionette.

Ci6 gli valse le ire, gli odii, le denigrazioni di tutti coloro il cui spirito era ottenebrato dalla caligine.

Ma egli non disarmo , giacche sapeva che la storia avrebbe confermato i suoi pensieri: la sapienza e sempre nelPaspettare.

E scrisse cosi: « Da un anno in qua, mi son trovato molto ricco di nemici. Ci tengo a dir loro che possono odiarmi, che non potranno inaegnarmi ad odiare. Io non ho che fare con loro. II mio compito k di dire quel che ri-tengo giusto ed umano. Che cio piaccia od irriti, non mi riguarda piu. So che le parole dette fanno da sole la loro strada. Le semi no nella terra insanguinata. Ho fiducia. La messe spunter&

Ecco un uomo che ha dimostrato, nella tre-pidazione universale, cio di cui si lamenta la mancanza: il coraggio delle.idee.

Komain Rolland era carico di onori: aveva assaporato tutte le gioie del successo: tutta la Francia intellettuale era raccolta attorno a lui: ma egli non ha esitato a rinunziare a tutto que8to, mettendo piu in alto di tutto la propria coscienz». In mezzo alia viltii generale resta un esempio.

Esiste una linea ideale che collega la sua opera: ogni libro fu per lui una battaglia. Egli non scrisse perdivertire i salotti parigini, ma ebbe di mira ilmiglioramento dellasocieta.

Forse Jean Cristophe non corse il mondo, portando il brivido di un pensiero nuovo? In quelle pagine voi sentite Tultimo raggio dello spirito di Balzac rinuovato nelle ansie della coscienza moderna.

Jean Cristophe raccoglie lo spirito dei tempi nuovi: e quasi anticipa Pavvenire. Egli sente il palpito delPumanit& e indica le vie in cui ritrovera se stessa.

Ora Romain Holland chiaraa a raccolta gli intellettuali di tutto il mondo per significare che l'intelligenza non e niente quando non & al servizio di una buona causa. E 1' araldo della lealtii intellettuale per affermare che la ricostruzione della civilta non pu6 essere sol-tanto meccanica, ma morale^

Non vi sono soltanto delle cattedrali da ri-costruire: vi e il cuore umano, al quale biso-gna imprimere un segno nuovo. Noi siamo, come Jean Cristophe, al trapasso di due epoche: una civilta che tramonta e l'altra che sorge. L'umanita rinnova il mito di Paolo.

Per questo Kolland ha sofferto e ha lottato* e ogni umiliazione si ^ tramutata in un mo-tivo di vittoria. 1 positivisti dicano quel che vogliono: ogni idea e una forza e le idee giuste si impongono. La distinzione tra il reale e l'ideale e artifiziosa: Putopia delPoggi sara la realta del domani.

No: Komain Kolland non fc esule: eg-li & scortato dal pensiero di tutti. Una voce che grida giustizia b un mondo. I grandi pensieri non si possono mandare in esilio: passano le inferriate: sono piu forti dei governi. Non fu esule Dante, scacciato da Firenze, giacch^ compi il primo giudizio umano. Non lo fu

Machiavelli, che awolto nella tunica sugge-riva di lontano al Principe l'arte di govcrnare i regni. La solitudine di Londra raddoppio l'animo di Mazzini, che stringeva di le file della Giovine Italia. II pensiero non si sotto-pone alle leggi ufficiali: questo mestiere e ri-servato ai filosofi stipendiati, di cui non b scarsezza in questa Italia, in cui le University sono popolate di cariatidi.

Holland poteva godersi come un mercante, la sua gloria: pone la sua candidatura all'Ac-cademia degl'lnvalidi: occupare una vecchia poltrona tra gl'lmmortali, il cui nomesparira tra dieci anni: non ha voluto. Ha voluto servile la verity. Mentre gli altri intingevano la penna nelF odio, egli ha gridato forte la voce dell'amore. Ne ora chiede la corona del martirio: chiede soltanto di proseguire la sua opera.

Lo scrittore ha diinostrato che la scienza non ha valore se non e confortata da un sof-iio di bontae che Tintelletto e sterile quando non e accompagnato dalla probita.

Le vecchie leggi non giovano piu: 1' aspra esperienza di questi anni ha gettato clei nuovi germi nella coscienza dei popoli, poiche il dolore contiene sempre un insegnamento. II vero statuto — amuionisce il filosofo — sara quello che constera di un articolo solo, can-cellato dalle lacrime. Passano i profeti; ma la verita resta.

Eomain Holland continua la sua crociata per i diritti umani. Egli non h niu solo: dagli angoli piu loutani vengono voci ui consenso. L* umanita, stanca di soffrire, ricerca serene ideality. Quell'esule agita una fiaccola, le cui scintille si spargono per il mondo.

I/opera di Holland e scarsamente conosciuta in Italia: la sua notorieta e rimasta circo-scritta in una ristretfca cerchia cV intellet-tuali, i quali hanno visto in lui piu lo scrit-toro elegante, lo stilista squisito, Tartista im-maginoso, anziche Teducatore. In Holland bi-sogna esaminare la profondita del pensiero e il senso umano che ne ispira tutta 1'opera-Egli non e lo scrittore francese ed e quindi immune dai difetti che caratterizzano quegli scrittori: egli e un artista umano, che con-densa nelle sue pagine, le quali, per una stra-na contraddizione, sono serene ed ardenti, le aspirazioni di tutte le genti. E'la negazione dello chauvinisme, che ha ridotto la letteratura francese a un'esercitazione di cafe conccrt.

In quali condizioni Komain Holland trov6 la letteratura l'rancese, quando egli apparve come un raggio improwiso nelle monotone ri-petizioni con cui gli scrittori si imitavano Pun 1'altro come unafila di scimie nello specchioV

1 grandi rappresentanti dell'arte francese, che ne dift'usero il prestigio nel mondo, erano tutti scomparsi: tutte le vaste luci erano spen-te. L'arte si esercitava come un diversivo tra una tazza di the e un biscotto , nei salotti parigini, in cui alcune dame imbellettate, cat-tiva copia di quelle che fiorirono intorno alia corte di Luigi XIV, figuravano di tenere lo scettro dell'intellettualita.

LTna manata di bistro sembrava passata sul-la letteratura. Si rinnovavano cosi le imprese del la decadenza, con (juesto in peggio che la nuova decadenza non era cosparsa neanche di quel pulviscolo d'oro onde fu ornata quel-la che la precedette e che faceva obbligo ai suoi aderenti di inebbriarsi col wisky.

Mentre cio accadeva, le Accademie, piccole repubbliche di intrighi e di cominerci Iette-rarii, simnlavano di raccogliere la sapienza ufficiale e distribuivano patenti e diplomi di immortality come i vescovi sgominati da Lu-tero distribuivano misericordie e indulgenze. Cosi, in breve tempo la Francia fu coporta di canonicati e il nobil mestiero delle arti fu tra-sformato in un mercato di ortaggi. La grande ombra di Balzac, colui che folgord tutti i mer-cimoni, sollevando la bandiera del rinnova-mento intellettuale, era scomparsa nella ca-ligine dol tempo : e innanzi alia sua pietra ardeva soltanto qualche lumicino disperso, acceso dalla memoria di qualche raro disce-polo, che, uscendo dal quartiere latino, re-cava al Maestro la testimonianza che la luce clei Grandi non 6 mai del tutto spenta.

Quando, come una protesta e una speranza. apparve questo giovane pensoso e raccolto, che non chiedeva il permesso ai rappresen-tanti ufficiali per redigere 1 suoi pensieri e che non tempcrava le sue immagini sull'affila-toio arrugginito delle accadetnie, i piu finsero-di non accorgersene. Chi era?.Che voleva? In nome di che egli voleva salire la gradi-nata, la cui sommit& era riservata a poche barbe venerande, a cui il Senato francese a-veva impresso le stigmate alia suprema di-gnita? Voleva diventare un lnvalido ariche lui ? Ma per raggiungere questo grado t nel cervello del mondo, occorre seguire tutto un corso di perfezionamento ed essersi imboscati in tutti gli angiporti, ai cui angoli sorridono le cortigiane colorate di carminio e che si sono assunta la rappresentanza doll' estetica francese. Voleva forse una poltrona tra gli lmmortali—quelli il cui nome scompariri tra dieci anni — e che la guadagnarono bussando alia porta delle Pompadour o redigendo dei volumi, compilati sui cataloghi delle biblio-teche e che nessuno legge ?

Quelle burbe si ingannavano: Holland non aveva nulla da chiedere a nessuno: non do-mandava passaporti ufficiali : il passaporto lo portava nella coscienza; ed avrebbe potuto ripetere agli accadcmici I'apostrofe di Heine ai doganieri. Ed infatti la sapienza ufficiale, accreditata presso i ministeri e che grava come un peso morto sul bilancio dello Stato , si h assunta la funzione di una barriera do-ganale della letteratura, esercitarido le forme del piu antipatico protezionismo, senza rifiet-tere che l'ingegno e contrabbandiere pervo-cazione. Ma queste sono cose che non dovete chiedere ad un professore di University...

Cosi Holland, senza averne il proposito, venr.e a punire quei vecchi pappagalli imbal-samati, appollaiati nei salotti e che si erano destinati da se stessi quali delegati della dlite francese; e il giovane scrittore scese in lizza contro tutte le elites per significare che non v'e se non una gmnde elite ed & 1' umanita. Tutto questo semplicemente, senza accenti re-torici e senza pose tragiche; con una tran-quillita e sicurezza di ponsiero, che sbalor-discono; e in cui a ogni parola traspare la coscien2a della verity ; la verifca che diventa materia d' arte. Egli rovescid tutti i vecchi idoli: capovolse le costumanze accreditate : gettd dalla finestra la feluca e lo spadino: fu un soffio di vento in un ambiente chiuso.

Ebbe, contro il volere degli accademici, la fama e la gloria: i giovani sentirono di aver trovato finalmente il loro maestro: gli operai che leggono e meditano avvertirono che una luce si era aperta nello spirito umano : ma egli non so ne inorgogli. Gli attacchi non lo a-vevano disarm a to: le lodi non lo esaltarono. I nemici gli nascevano intorno e cercavano di contendergli il passo: avevano paura che il suo pensiero si diffondesse e tremarono per i loro ciondoli e per le loro insegne: ma Rol-land non ne raccolse le invettive: misuro la distanza e ripetette dentro di se il monito del filosofo: « L'av versa rio me lo eleggo io E' vano chiamarsi Holland se si discute con ogni cioccolattiere. Non volea polemizzare, re-putando vane le discussioni : a ogni crociata dei suoi nemici oppose un libro nuovo. E ro-vescio sulle teste spelate degli accademici— coalizzati e confusi come una mandra di pe-core all'appressarsi di un uragano — tutta la eerie di Jean Cristophe, protesta contro tutte le forme dell' imbecillita umana, contro le menzogne convenzionali, contro i pregiudizii che trasformano il progresso in un abito usato e logoro, come la camicia dei pezzenti. La vec-chia societa appare in tutte le sue debolezze e le sue basi fradicie sono rivelate con un linguaggio nudo e realistico, senza empiastri. Giacche in Holland non devesi vedere soltanto l'artista, il grande artista, ma il filosofo : ed e forse il solo artista-filoaofo che abbia avuto la Francia nell'ultimo secolo. In lui l'arte e il pensiero si raccolgono in un'armonia supe-riore: e Tapostolo di un'idea: ma apostolo non nel senso fastidioso e ieratico: nel senso bigot-to: bensi nell'espressione mazziniana come colui che non iinpone, come uno stillicidio, i propri pensieri, ma li dichiara e li diffonde con alta e chiara liberty di spirito in servizio dell'umanita per indicarle la via del suo dive-nire e per gettare una luce sul suo cammino: e non divide l'umaniti in due schiere, ma le fonde in un palpito unico, in cui l'uguaglian-za dei diritti essenziali si rivela come una necessity storica e fatale. Egli vede la mar-cia deirumanita come un progresso indefinite a cui nessun profeta ha mieurato il termine ed insegna a non aver paura mai degli ideali, siano pure piu ardenti e accesi.

L' idealc h come la liberta: si corregge da se. Per pervenire all'ideale gli uomiui si deb-bono purificare, liberandosi dalle scorie in-feconde; emancipandosi da qualsiasi forma di volgaritfc. La volgariti, ecco il nemico: pih del delitto forse. E l'umanitfi—specie nei ceti privilegiati — e ancora volgare; onde torna alia mente Tinvettiva foscoliana: 11 dotto, il ricco e il patrisio vulgo.

In Jean Cristophe, come abbiaftio detto, voi riscontratc il presentimento della catastrofe che si abbattera sull' Europa; la convinzione che la diplomazia, erede della tradizione di Bismark, matura cupi eventi nel seno della storia; che un incendio sparger^ le sue fiamme sopra una civilt& che tramonta.

« L'ineendio che covava nella t'oresta d'Eu-ropa cominciava a fiammeggiare. Lo si estin-gueva in un punto, si rianimavapiu Ion fa no; con vortici di fumo e pioggie di scintille, saltava da un punto a un altro e ardeva la sterpaglia secca. > Queste parole voi ritrove-rete nel X volume; e sono del 1912. II pen-siero e serapre divinatore.

Non bisogna dimenticare che, quando sorse il pensiero di Kolland, la Franciaera il paese della pochade, la quale costituiva il genere di letteratura prevalente: egli introdusse la luce di un pensiero in mezzo alia frivolezza, entro cui aft'ogavano le tradizioni di un po-polo, che ebbepagine gloriose nell'arte e nella storia.

Taluno, in Kolland, vede trasparire nno spi-rito tolstoiano: pero quello che in Tolstoi ebbe carattere mistico, trasformando quasi il concetto passivo della rassegnazione in materia sociale e riducendo quella dell' uomo a una funzione quasi contemplativa , la quale per-deva ogni contatto con la realta, nello scrit-tore francese diventa una forza viva e ope-rante e assegna all'uomo un posto di hattaglia nelle grandi conquiste ideali. Tolstoi e sempre un inerme e un solitario, che si astrae dal mondo e quasi rifugge dairimprimere un in-dirizzo concreto all'azione. Holland vuole che l'idea si difl'ondae operi, nulla perdendo del suo impulso iniziale: V idea non pu6 essere fine a se stesso: essa si deve trasformare in azione e trascinare i deboli , gli accidiosi, i riluttanti. Tolstoi accende soltanto una even-tuale ipoteca sull'awenire: l'altro vuol con-quistare il presente: ma ci6 non toglie che, nelle supreme idealita, tra i due esiste un invisibile legame ideale, in quanto entrambi anelano a una umaniti purjficata, in cui sia eliminato il dualismo tra oppressi e oppressor], tra servi e padroni, e tutti i valori u-mani siano reintegrate In fondo essi sono i precursori di una grande religione: quella dell'umanita.

Dove Tolstoi h trascendentale e biblico: dove

pare riporre il suo programma nelle sfere deH'infinito: dove sembra quasi sospendere i limiti dello spazio e del tempo: l'altro segue il processo storico nella sua evoluzione per fermare l'attimo fuggente e per impriinere un segno alle cose prima che esse lo imprimano a noi. Holland tende a che gli uomini non si lascino scavalcare dagli eventi, ma acquisti-nola forza di dominarli: Tolstoi invecc sembra aspettare che la corrento passi e travolga per compiere il suo corso fatale, onde, dalle rovine, possano emergere le basi della ricostruzione. Spesso il grande scrittore la storia se la in-venta lui o si contenta della leggenda, ne si sofferma troppo su i risultati degli avveni-menti, rendendosi troppo superiore ai fatti umani: egli non sembra mai uncontemporaneo, ma uno venuto dopo, che non subisce la com-mozione degli eventi: per questo si rende as-sente dai circoli della vita. Holland no: e vivo e presente: raccoglie le commozioni e le proteste, le lacrime del prossiino si aprono un solco nel suo cuore, la tragedia che insan-guina il mondo produce dei brividi nel suo spirito ed egli li trasmette negli altri: egli non aspetta indifferente che T uragano passi, schiantando e devastando, ma tin che puc> lancia all'umanit& il grido della salvezza, e sa che quel grido sara raccolto.

Questa e la profonda contraddizione che esiste tra i due scrittori, la quale non e stata •vista da coloro che si sono sofferinati a sco-prire alcune analogic, piu formali che reali. Anche la prosa di Holland ha talvoita un'an-datura biblica, qualche cosa che a noi ita-liani rammenta lo stile mazziniano: ma non mai, come gli dei omerici, egli induce gli ■uomini a piegarsi ai fati, quasi considerando la storia come una forza oscura che passa sulle nostre teste senza che noi possiamo eser-citare alcuna influenza. Lo scrittore francese non & un fatalista: il fato per lui e dentro di noi e, sotto questo aspetto , c? e nei suoi libri piu filosofia della storia di quanta si riscontri r.ei manuali ponderosi che corrono per le University a stordire la gioventu, ri-ducen.io i grandi fatti in tanti problemi me-tatisici, a risolvere i quali occorre la chiave di Euclide. Rolland ha la chiave della storia, e la ricerca nello spirito umano.

Spiritualista ? No: nel vecchio senso di coloro che trasformano i fatti in bolle evane-scenti: lo spirito & legato agli avvenimenti ed anzi, a chi ben guardi, egli si attiene scru-polosamente al metodo sperimentale, spoglian-dolo di tutto quello che di falso e di arido si nascondeva in esso e illuminandolo con un criterio critico, che sgombra tutti i pregiudizi.

Ora un alto compito si delinea dinauzi alio spirito di Romain Holland: quello di chia-mare a raccolta intorno a un' opera comune tutti gli intellettuali sparsi nel mondo, senza

ditferenza di origin). Chi sonogl'intellettuali ? Non coloro che detengono cattedre e diplomi: che si alimentano di onori esteriori: che con-fondono la scienza con lo stipendio per met-' terlo a disposizione dei piu forti. Questa & dottrina geeuitica che ripugna agli spiriti li-beri, che cercano di affrettare i destini del-l'umanit& verso la ricostruzione del suo av venire. Gli intellettuali, nel senso vero, sono quelli che si sono tratti in disparte durante la bufera e non hanno rinfocolato le torbide passioni e gli odii, perche il sapere e infinito amore: crea e non distrugge. La scienza ri-coperta di livrea e un' impostura e i filosofi non sono mai stati reclutati nella turba vario-pinta dei cortigiani. La filosotia non cammina con lo spadino e la feluca.

« Povera e nuda val filosolia... »

Molti irridono all' apostolato, di cui repu-tano tramontato il tempo; ed hanno torto; giacche se l'apostolato si vuol intendero i:el senso monastico, quando gli eremiti si ritrae-vano nella solitudine dei monti a contemplare le comete spente nel tirmamento, si pud essere d'accordo; non cosi invece se si vuol considerare nel significato inoderno. Le idee nontramonterannoe lasceranno lescorie lungo la via: e sin quando esisteranno delle idee non sara spento l'apostolato che 6i libra al disopra delle convenzioni e dei calcoli che

intorbidano la societA. Non sooo forse le idee la civilta? In fondo le idee sono una forza, di cui non a tutti e dato di misurare il peso. Esse scavano un solco, su cui i figli saranno costretti a procedere.

Tutte le forme di imbecillita e di snobismo; le quali si manifestano nei salotti ciarlieri, in cui quattro cariatidi imbalsamate, che fin-gono di rappresentare la scienza, faeendo la ruota attorno alle gonnelle stinte di alcune dame imbellettate, che cercano di trattenere con la cipria la giovinezza che fugge, si sca-tenarono contro Komain Kolland. II quale non polemizzo, nfc raccolse la sfida: egli non ignorava che il mondo non si raccoglie nelle alcove segrete, ma fermenta e si svolge nelle oflicine dove il lavoro affretta le opere e nei campi in cui maturano le messi. Passato il quaito d'ora dell'orgia e ricompostasi l'uma-nita nei suo aspetto, queste varie forme di imbecillita si vanno ricomponendo lentameute nei sepolcro inonorato di lor vanity. Lasciate ai morti seppellire i loro morti. Holland 6 la vita che si risveglia: e il canto del gallo di 'Amleto che fuga le ombre notturne e richia-ma ciascuno alia sua missione. Eeco perchfe, in alcune pagine, Holland e quello che si av-vicina al grande spirito di Sakespheare, il quale fa ritrovare le origini della vita, sul campo deserto, al becchiyo che prepara la fossa per gli uraili e per i grandi. Cosl Hoi

land e pervenuto nel campo deserto, in cui le giovinezze dormono Tuna accanto all'altra, nel martirio e nel saerifizio e sulla selva delle croci ignote e solitarie sfilanfci all' infinito, leva 1' in no della risurrezione.

L'Europa non 6 morta: un patrimonio ideale passato attraverso i secoli, sperimentato dalle piii grandi rivoluzioni, consacrato dal rogo di Giordano Bruno alia ribellione di Lutero, dal vaticinio di Mazzini all' ironia di Voltaire, dal pensiero di Spencer al misticisrao di Tolstoi, non pud essere soffocato dalle raffiche della tempe3ta, che ha sommerso i valori uma-ni per riprodurli sotto forme nuove.

Sopra queste forme nuove bisogna vigilare, perchfc non siano distratte dai loro fini; per evitare il ritorno degli egoisuii: e a questo compito eminentemente umano lui, Holland, convoca i camerati di tutto il mondo, che si stringono la rnano attraverso le frontiere.

i poteri consacrati si affievoliscono come si affievolisce 1' individualismo: forze ignote con ritmo accelerato affiorano alia superfi-cie: la nuova storia s'apre il varco sulle la-crime e sui tormenti che seminarono di lutto* rUniverso e Kolland lancia il grido: « L;av-venire non ci trovi impreparato ! » E il grido sar& raccolto, perche la verity esce dalle se-polture, rimovendo le pale di terra, con cui si credeva di averne assicurato gli eterni si-lenzi.

Si; i pensatori, oggi, amano il quieto vivere e il simbolo di loro attivita e la poltrona cornoda e silenziosa, che garentisce il pro-gresso ufficiale: ma Holland si riallaccia alia tradizione del pensiero europeo, per cui la sapienza e battaglia e un'idea che cammina, e una lancia confitta nel petto dei pigri e degli indolenti, i quali aspettano che la ci-vilta vada a trovarli a casa il 27 del mese.

In fondo il proposito del grande scrittore francese e quello di ricostituire l'internazio-nale del pensiero. Si: esistono la seconda e la terza internazionale: ma egli intende ri-costruire quella in cui dominerk 1' idea. Le forze del pensiero dovranno ricostruire la civilta la quale non puo procedere soltanto sull'associazione delle forze manuali.

Se voi esaminate V opera di Holland ri-scontrerete un filo ideale che le lega tutte: da VAube al Matin, a la Foire sur la Place, a Dans la Mai son, a Les Amies, a le Bxus-san ardent, a la Nouvelle Fournee t sino al capolavoro: Jean Cristophe.

Holland rientra in quel capitolo che ri-guarda i precursori, coloro cio6, che metten-dosi contro corrente, anticipano 1* avvenire. La storia, in gran parte, e il frutto dcll'ardi-mento dei precursori, i quali rompono i bioc-chi dell'ignoranza.

1 pensatori non sono mai conformisti, ne accettano gli ordini sociali come sono tra-tramandati dalla tradizione. Es6i aprono, col sacrifizio e con le rinunzie, le nuove vie e appaiono nei grandi periodi di transizione; tra un'epoca e l'altra: quando una civilt& tra-monta e l'altra sorge.

In questo il pensiero italiano e all' avan-guardia, o Rolland si riallaccia alia tradizione latina. Noi siamo la terra della rina-scenza,che sommerse i residui della scolastica.

Le grandi trasformazioni hannoavuto sem-pre i martiri e i precursori: nessun progresso si realizza senza sacrifizio.

La Kivoluzione francese ebbe la sua avan-guardia: quelli che la prepararono e che la lormarono nelle coscienze. Prima di essere agitata nei clubs, essa ora penetrata negli a-nimi. Nei clubs talvolta si faceva della pic-cola politica e si accendevano le mediocri cupidigie; ma negli animi le idee, liberamente espresse, scavavano un solco, entro cui scorn-parivano le traccie dell'antico regime.

La distruzione della Bastiglia non fu che l'epilogo di quella preparazione. Ma i primi segni dovete ritrovarli nelle pagine di Voltaire*

E' nell'opera degli enciclopedisti che biso-gna ricercaro la prima spinta. Furono essi che sconvolsero le vecchie tradizioni e get-tarono all'aria le parrucche incipriate.

E ben se ne accorse re Luigi, quando a un gentiluomo di corte , che lo esortava a non diffidare del signor di Voltaire, rispondeva: « Mio caro: quell'uomo con le sue ironie de-molisce il vecchio Stato

In Voltairo l'ironia non era soltanto un at-teggiamento dello spirito, ma un'arma: la sola che poteva adoperare. In Tolstoi il mistici-smo non era soltanto un'inclinazione deli'a-nimo, sollevantesi al disopra della prosa, era anche un'arma: con quel misticismo egli dif-fondeva le idee, che penetravano pure negli oscuri casolari, incogniti a ogni voce umana, e sfuggiva alle persecuzioni degli sgherri dello Czar.

11 giorno in cui si vorra far la storia del modo in cui un popolo, oppreseo da secoli e che sembrava in Europa il popolo muto, riusci a scuotere la soggezione, il primo nome da segnare nella pagina della liberazione sara TolBtoi.

L'influenza che gli scrittori esercitauo nelle trasformazioni scciali non puo mai essere giudicata dai contemporanei: innanzi a co-storo, come a! cospetto delle folle, risulta assai piu l'azione incomposta di un Marat, che accende tutti gli istinti torbidi e che scrive VAmico del Popolo nel silenzio sug-gestivo di una cantina, che quella di Leone Tolstoi, il quale si rende superiore alia folia e se ne astrae, non no segue gli istinti, ma li corregge; e quando occorre, con la parola e con l'esempio, ci si mette contro. II pensiero non puo essere mai demagogia, giacche la de-magogia e la negazione del pensiero. Nessuna dittatura ne dall'alto nfc dal basso: il pensa-tore non riceve ordini ne dalla reggia ne dai marciapiedi: e all'ora destinata sa rivolgere una parola equa agli uni e agli altri. Chi si rende sehiavo delle folle e ne sollecita gli applausi potrk essere un ciarlatano, ma non un uomo di studii. In quanto al concetto della democraziu, anche ispiraudoci alia tradizione dell'epoca della Grecia, e questo: gli altri debbono salire sino a noi, non noi discen-dere sino agli altri. II pensiero non si inca-naglisce mai.

Onde spiegate Niccold Macchiavelli, che dopo aver giocato a tarocchi coi carrettieri, si av-volge nella toga per tornar Machiavelli o scrive il Principe.

A questi grandi utopisti, che non calcaro-no il passo sul tornaconto, si ricongiunge Jtio-main Holland : c alcune sue pagine, le quali hanno un vago sapore mistico, ricordano quelle della Cittd del Sole di Tommaso Campa-nella, che, perseguitato e reppinto scriveva col petto e col sangue sulle dure pietre del carcere. Ogni sillaba ha dentro di s& l'eco di una profunda sincerity. Holland vince in nome della Iealt& intellettuale. Ed egli si esalta, quando nel colmo della raischia, un gruppo di pensa-tori spagnoli lancia un appello per affermare la loro fede irriducibile nell' unita morale dell'Europa..

La fede trasporta i monti. Abbiamo con noi — egsi scrivevano — in tutti i paesi del mondo, le ardenti aspirazioni degli spiriti chiaroveggenti e i taciti voti di migliaia di uomini di buona volonta, i quali, al disopra delle loro simpatie e delle loro preferenze per-sonali, sanno rimaner fedeli alia causa di questa unita morale.

Non siamo soli. Come non 6 solo Komain Holland.

Come si potra ricostituire I*unit& morale d1 Europa? Se si guarda all' intimo delle cose si vede risorgere, attraverso il corso degli av-nimenti, il sogno di Giuseppe Mazzini.

II concetto hegheliano volge al tramonto: noi scontiamo il peccato di una lunga epoca in cui tutti gli uomini politici italiani, nel nome di Hegel, si stringevano attorno ad al-cune consorterie, che si assumevano la rap-presenza dei destini del paese, identificandoli con se stesse.

Ora si torna, quasi per forza delle cose, alle tradizioni del pensiero italiano, che da Gioberti a Mazzini, lascio striscie luminose in questa decrepita Europa, eternamente in-decisa tra il vecchio e il nuovo.

Guglielmo Ferrero, il quale tempera la sto-ria al lume della critica, intravide nella Europa Giovane, il disegno di un'Europa che si trasformava, liberandosi dalle scorie. Ma egli guardava con l'occhio del viaggiatore che lascia le valigie all' albergo e gira per le. strade. Guardo il movimento vertiginoso delle grandi capital], il corso veloce delle macchi-ne, la complicatezza degli ingranaggi mec-canici, quella 8pecie di moto perpetuo che imprimeva un ritmo fantastico a tutte le cose; e il suo spirito si lascio vincere da queste e-mozioni esteriori ed egli penso che la civilta fosse nella perfezione delle ruote di acciaio: invece mutavano i meccanismi, ma non si mutavano le inclinazioni e i costumi: un an-tico filosofo direbbe: si trasformava la materia, non lo spirito. Gli eventi avranno in-dotto Guglielmo Ferrero a riconoscere V er-rore, onde si spiega che abbia fermato la ri-stampa di quclTopera.

Ora Holland convoca il mondo dell'ingegno. Senza restrizioni, 6enza formalita, senza pre-giudiziali, a questa grande opera: la restau-razione morale d'Europa. In questi anni la scienza si e industriata a moltiplicare gli strumenti di distruzione e questo non k il compito della scienza: la letteratura si e industriata ad accendere tutte le passioni del-l'odio e a lasciarsi ispirare dalla Musa scar-migliata del rancore e questo non e il compito della letteratura; la filosofia, come una cortigiana che solleva la gonna a ogni richie-sta, si h messa al servizio di tutti i govcrni, a volta a volta ancella, cuoca, spazzacamina: ora Holland richiama la scienza, l'arte, la fi-losotia al loro compito umano. Su i detriti del macello l'umanita deve rinnovare se stes-sa. II dolore £ una grande scuola: giovia-moci dei suoi ammaestramenti e convincia-moci che c'e da fare di meglio che non di-struggerci reciprocamente.

Torua giustlzia e il primo tempo umano.

Ecco come ragiona Giuseppe Mazzini, rife-rendosi al corso della storia e se ne desume la prova che le fonti della rinnovazione dell'Europa convien rintracciarle negli idealisfci italiani, che precorsero i tempi.

« II caso e l'arbitrio che sono stati espulsi dalla cose della natura non possono rimanere nelle cose degli uomini, perchfc Pordine fc u-niversale, e in ogni cosa dobbiamo trovare principii e conclusioni. L'esauie storico, fatto con animo sereno, al caso ed all'arbitrio nelle cose civili sostituisce la logica. Dato un primo errore, la necessita conduce al fondo del male : dato un buon inizio rimane sempre aperta la via del bene. Perche tutti i tenta-tivi di rivoluzione italiana tornarono fino a quest'oggi in nulla?

Ne codardi siamo noi, ne mancano elementi rivoluzionari : ma l'inizio fu falsato sempre per difetto di genio direttivo, cioe di prin-cipio schietto e determinato in capo al mo-vi me n to.

Questo seguito di principii e di conseguenze costituisce la catena storica , non la catena sorda degli stoici, nfc il vasto anello del Vi-co, ma la catena progressiva, perchfc le i 11a— zioni anche quando dolorose e terribili, de-vono avere questo di bene, che sforzano le premesse a correggersi e a purgarsi di ogni elemento falso e sovrapposto. Dunque non vi e caso storico, v'e processo storico e la sua legge h il progresso.

11 progresso & l'intimitk della mente, della scienza, della storia : e l'essenza dell'uomo. E? dunque irresistibile: i volenti conduce, i non volenti trascina, i resistenti stritola.

La legge e posta. Ma se il progresso non e la catena sorda, chiede la cooperazione dei generosi oontro i resistenti, cioe il sacrificio.

Dunque la necessita del progresso non im-plica'inerzia orientale o impeto musulmano, ma concorso coscientedell'uorao, che operando si fa artefice di se stesso e si costituisce auto genet ico. Affinchfe per6 il sacrifizio non sia sterile o dannoso e dissomigli dall' ebrezza , dal delirio, dalla superstizione, dall' Utopia, dalla vanita, bisognasapere logicamentequello che il progresso consente e quello che no, per-ch^ esso vuole apostoli non avventurieri, bene-fattori non utopisti, militi non settarii, uo-mini insomnia non fanatici.

I declamatori, trasmodando, perdono le buone cause.

Dunque perchd il sacrifizio sia cosciente, umano, benelico, meritevole, sia un dovere compiuto non un cilicio imposto, bisogna pen-satamente determinare le fasi del progresso e conchiudere quello che il secolo ci chiede e quello che non vuole. Cosi l'entusiasmo du-revole viene dalla fede, la fede virile dalla per-suasione, la persuasione vineitrice dalla mente.

Quali iurono le fasi del progresso? Cosl il cammino e diritto; la storia diventa un am-pio sillogismo ; la conclusione non potra sfug-girci.

Le fasi storiche sono quali e quanto pos-sono: non si pud aggiungere, levare , sosti-tuire, perchfc sono le graduali posizioni del-l'essere umano: pero prima si presentano i vari e contrail lati della figura umana, poi Puomo intero; primo il comune, poi il sin-golo, infine le totality : insomma il cittadino, l'individuo, l'uomo.

L?uomo, al cominciar della storia, per ces-sare lo stato naturale, fu troppo cittadino e troppo lascio di se alio Stato, sino a quando le lotte per l'eguaglianza ruppero le disparity civili. Poi, per necessity di reazione, fu troppo individuo e troppo tolse di se alio Stato, per sostituirsegli, sino a quando la rivo-luzione dell?89 venne tieramente a urtare le istituzioni del Medio Evo. Kovinando il me-dioevo da ogni parte, e non potendosi rifare i periodi della storia, sorge alto il bisogno, immancabile la necessita di sostituire al cit-tadino e all'individuo l'uomo, che insieme b individuo e cifctadino e appartiene alia na-zione e alia umanita, alia citta e al mondo, alia famiglia e alia patria, a tufcti e a se. Lo Stato che risponde al cittadino e veramente oligarchico, quello che alTindividuo e monar-chico ; quello che all' uomo e repubblicano. Socratefu genio e maestro del primo periodo, Cristo del secondo; Egli del terzo, perche come Cristo e Socrate egli viene a iuterrogare non sforzare lo spirito della storia, e interprete non utopista. piglia il battesimo dal popolo, non gitta stille dall'alto, e si sente maestro non precursore ».

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Le parole che sopra si leggono sono l'espres-sione condensata del pensiero mazziniauo, at-traverso lo spirito critico di un pensatore, che fu l'interpetre profondo della concezione di Mazzini, la quale non fu da lui considerata, come molti degli interpetri hanno fatto, in maniera frammentaria, pigliando di qua e di la a secondo dell' opportunity, ma nella sua unita ideale, che abbraccia gli aspetti morali e sociali di una societa che si rinnova.

Questa citazione, a parer mio, serve a Iu-meggiare il rapporto ideale che intercede tra la concezione di Giuseppe Mazzini e quella di Romain Holland, che s'innestano sul tron-co latino.

Giuseppe Mazzini, in Italia, e stato poco studiato e poco compreso : rnentre la diffu-sione delle sue opere basterebbe a for mare la educazione morale di un popolo. Intorno a lui si ando costituendo una chiesa malin-conica, la quale si studio di rinchiuderne i confini ideaJi nel giro ristretto e tedioso di poche forinule consacrate, mentre il pensiero di Mazzini supera e vince tutte le formule, trovando legami incogniti agli spiriti volgari tra le cose e animando gli avvenimenti sto-rici con un soffio ideale, che purifica ed eleva e che nessuno ha raggiunto ne prima ne dopo di lui. Egli accompagna la storia con un pro-fondo senso di umanita e scorge che non tutto e materialistico nelle vicende del mondo, ma c'e un intimo contenuto spirituale cho ne mo-difica e ne affretta, volta per volta, il ritmo. La storia per lui non h un gioco meccanico di fatti : ci sono altri valori che penetrano dentro di essi e seguono !e vie del divenire sociale, il quale non pud essere il prodotto di spiriti impulsivi, ma di una logica fatale. E-gli vede il corso storico, secondo il metodo vichiano, nella fusione del vero e del certo, riconoscendo che il progresso non puo essere la risultante esclusiva di fattori materiali; il che ci ricondurrebbe alia eta, bruta.

Ciascuno di noi, per quanto piccolo e di-sperso, e un atomo della storia: il principe e il popolano hanno ciascuno un valore, che si fonde nella dinamica delle forze sociali, la storia non e una palla di piombo che rotola senza direzione per un impulso ignoto; i pro-pulsori siamo noi. Onde e che anche alle e-nergie delTanimo Giuseppe Mazzini assegna un com pi to efficace cd alto.

Tuttavia non si cadrk nelTingenuita di con-l'ondere la fisonomia dei due scrittori, che sotto altri aspetti hanno una funzione e delle caratteristiche diverse. Mazzini e un purifi-catore delle forze, che spinge le idealita alle vette supreme, per liberarle da ogni insidioso contatto: Komain Kolland le piglia, le dif-fonde, imprime loro un suggello energico e le mette a diretto contatto con la realta. E-gli le sperimenta nella storia, sicuro che esse resisteranno alle punte avvelenate.

Mazzini e un idealista: Kolland uno spe-rimentalista. Ma quando vorrete rintracciare la grande fonte a cui Holland ha attinto la prima ispirazione, dovete rivolgervi al sepol-cro di Staglieno, innanzi al quale la pallida lampada che lo rischiara, simboleggia la ri-conoscenza urn an a.

A quelli cho definiscono Rolland un uto-pista: uno spirito inquieto alia ricerca del-l'assoluto: noi rispondiamo che gli utopisti hanno aperto il cammino della verita. Vi sono utopie assolute e utopie relative: assoluta e quella di Tommaso Campanolla nella Citta del Sole, che istituisce la citt& ideaie, al di-sopra degli usi e dei costumi e al di fuori di tutte le correnti ideali. Quello b il paese dei filosofi, in cui non si puo arrivare se non coi libri di Spinoza sotto il braccio econ una valigia in cui siano accuratamente rinchiusi i supremi principii, sfuggiti alia dogana. Sta bene: restiamo qui nel campo delle creazioni astratte che rubano un raggio alia corona di Milton. E' la sapienza celeste, a cui restiamo inferior!, col patrimonio delle nostre imper-fezioni.

C' e poi 1'Utopia relativa, che raccoglie in seno l'avvenire. che assegna ai valori morali una misura proporzionale e non edifica sopra modelli arbitrary ma tenendo conto dei precedent^ delle condizioni dell'epoca, del grado di inaturita a cui la civilta e pervenuta alia vigilia di una trasformazione. La storia non ammette improvvisazioni, nfc si trasforma un popolo con decreti di governor la dottrina marxistica conserva il fondo evoluzionista, comune a tutta la filosofia tedesca, concependo anche la rivoluzione come un grado della ri-voluzione. Le impalcature improvvisate, in una notte affannosa si disfanno 1' indomani. come e vero che i grandi mutamenti non de-rivano mai dalla violenza cieca.

Tornano alia mente i versi di Lucrezio, il quale fu il primo ad antivedere la tappa dell'evoluzione, significando che la natura delle cose non si permuta in un'ora di febbre e dallo spasimo non derivano durature costru-zioni.

« Arma antiqua manus, ungues, deutesque fuerunt Et lapides el item sylvarum fragminc rami. Posterfus ferri vis erat aerisque reperta, Sed prius aeris erit quam ferri cognilus usus ».

II concetto di Romain Rolland 6 il ritorno a una pace certa e duratura, non offuseata da altre nubi, che consenta alia societa di poter riprendere le vie del lavoro. Occorre eliminare la passione di razza: bisogna reg gimentare la ragione, la fede, la poesia , la scienza, tutte le forze dellospirito umano verso i grandi fini umani, ritornando a quell'umane-simo, che fu illuminato dalle anime immorta-li, che rischiararono il pensiero universale.

Non piu aristocrazie intellettuali, che rac-colte nei salotti presumono di rappresentare il mondo: noi abbiamo visto i metafisici, i poeti, gli storici lanciarsi reciprocamente i loro libri uno contro l'altro, come una turba di canzonettiste sgonnellanti , e la scienza, commossa, ha indossato delle vesti di lutto. La scienza deve fini re di essere un'impostura ai servigi ufficiali: la letteratura una corn-media per divertire i malinconici: la filosofia una serenata scordata per cullarc i sonni dei gendarmi addormentati.

Eomain Holland, solo, ma superbo nella solitudine, lancia lo squillo del risveglio e chiama a convegno gli spiriti libori delmondo: gli rispondera l'eco dello spirito umano, che valica le frontiere: e il suo esercito non avra galloni: sara l'egereito del lavoro—del pensiero e delle braccia—alia conquista dell'avvenire.