Henri Barbusse

Parole di un combattente

Prefazione di Claudio Treves

Casa Editrice Rassegna Internazîonale

Roma

r-;

Kv - *

Henri Barbusse

Parole di un combattente

Prefazione di Claudio Treves

(Traduzione di Edmondo Butta)

Casa 'Editrice Rasscgna Internationale-

Roma

PROPR1ETÀ LETTERAR1A

%

DlTTA ALBERTO PACINOTTI & C.

(Oflicina Tipografica)

- PISTOIA

Prefazione*

\

Diamo al popolo minuto di Italia queste Parole di un combat lente perché esso se ne nutra in spirito di verità e di giustizia. Il combattente che qui paria sapeva la gloria grande dell'arte, sapeva il lustro di chi torna dalle trincee, e non gli bastô. Voile andare al popolo corne un mis-sionario e corne un fratello per comunicargli tutta V anima sua, quale usciva lacerata e ina-sprita dalla grande guerra. Un mestiere vile gli parve allineare parole per distrarre la noia dei ben nutriti ; una cosa codarda gli parve drap-peggiare nelle citazioni air ordine del giorno il proprio eroismo. In un'idea superiore fuse l'arte ed il coraggio. L* uno e r altra aggiogô ad un-ardente apostolato di emancipazione umana. Egli parla agli antichi compagni d'arme, a tutti i reduci délia grande guerra, di ogni lingua, di ogni paese. perché délia fraterna comunanza degli stessi dolori sofferti facciano una barriera insormontabile al ritorno del Mostro. Egli chiama a raccolta gli opérai del pensiero, in un desi-derio spasimante di verità e di chiarezza, perché insieme 'scuotano dalle spalle il grande vassallaggio del!' intelligenza schiava délia ric-chezza e consegnino al popolo le buone e for-bite armi délia ragione a debellare la miseria e l'ignoranza, di cui si fortifica l'imperiale tiran-nide degli sfruttatori cosmopoliti. Dagli orrori e dalle macerie délia guerra, nei vermigli vapôri del crepuscolo di sangue, egli invoca le forze di pensiero e di azione, suscitatrici di un mondo dove la libertà, Peguaglianza, la fratellanza siano, alfine î Egli svela al soldato la menzogna per cui egli si batte, grida il diritto alla verità, protesta contro ogni tregua nella battaglia per l'ideale, spezza la calunnia sul capo dei suoi calunnia-tori, dice a d'Annunzio il dovere dei poeti, rivendica la rivoluzione russa, illustra la lezione che esce dalle rivoluzioni passate, moltiplica gli .appelli ai lavoratori, agli ex combattenti, agli intellettuali : a tutti i particolarismi del passato e del présente oppone 1' universalité del mondo future. Davanti a sè ha un esempio, Emilio Zola, di cui sopratutto invidia la difesa deir Innocente ; intégra Romain Rolland e la pJeiade degli esuli usciti dalla città per vivere neir uni-verso.

>

Questa passione non si contiene nella cor-nice di un partito. Ma egli è un socialista, un internazionalista purissimo. Il suo pamphlet è' sentimento ed è dottrina martellata ail' espe-rienza. La guerra è il denaro. La guerra è il monopolio, la rapina, lo sfruttamento economico più la tirannia dello stato di classe. Bisogna essere radicali corne la logica, estremisti corne r effetto in rapporto délia causa, in una parola, rivoluzionari. Dare cjuartiere ai mezzi termini è consolidare l'iniquità. Non si combatte la guerra in sè, ma nel sistema di cui è r ineluttabile corollario di sangue e di rovina. Perciô « le dottrine più intransigenti e précisé — egli dice — sono altresl le più ragionevoli. 1 partiti di mezzo si ingannano e ingannano. Si è visto cid che 1' evoluzione ha prodotto dopo che 1s ancien régime è stato rovesciato dalla forza : la timidité degli opportunisti ha, più o meno con-sapevolmente, aiutato a riedificare le vecchie menzogne ; e cosi sarebbe in eterno se lo stesso accumulamento delle sciagure e delle rovine non costringesse oggi a guardare le cose con l'au-dacia del realismo e non venisse in soccorso délia logica infallibile e délia morale eterna ». Oggi « il pensiero di quelli che hanno conce-pito la dichiarazione dei diritti deir uomo si esprime per la bocca di Lenine». L'art. 3 délia costituzione délia repubblica russa dei Soviets infatti dichiara che l'ordine nuovo « si propone essenzialmente di sopprimere ogni spogliazione

deir uomo da parte deir uomo, di abolire de-

#

finitivamente la divisione délia società in classi, di schiacciare senza pietà tutti gli sfruttatori, di realizzare F organizzazione socialista délia società e di fare trionfare il socialismo in tutti i paesi ». La fiamma viva delio scrittore, deir artista non conosce realtà che non siano signoreggiate dalF idea; La trasformazione del vecchio mondo, la rivolta contro la mostruosa assurdità di ciô che è stato, il superamento délia situazione senza uscita a cui siamo tutti stati ridotti, dopo tante inutili ecatombe, non aspettano che un gesto di unione, un atto délia coscienza ' universale. Suscitare 1' uno e I' altro, sedurre artisti e opérai al dovere ma-gnanimo, ecco tutto ciô cui tende Henri Barbusse. Le Parole di un combatte nie suonano la diana. Sono la voce del tempo. Lo scrittore del Fuoco e di Chiarezza rompe i cancelli del-

V arte professionale e la mette al servizio di lin a propaganda. Virginibus pucrisqiic canto. 1 mestieranti, satelliti di ogni potere, laureati di ogni corte, ombre délia tavola di Mecenate, gri-deranno alla profanazione di tutte le Muse. Che importa? Barbusse riscatta l'intellettualismo : gli dà una coscien/a, uno scopo, una mèta : '< Noi non vogliamo più ricadere nel passato. Scrittori, artisti, sognatori, cioè, foderati di opérai, noi pretendiamo di mettere le nostre opere, quali esse sieno, in- armonia con F opéra universale di liberazione, e con gioiosa confidenza guar-diamo schiudersi, dopo tanti secoli dilapidati. 1' èra délia pôtenza dei deboli e délia ricchezza dei poveri ». Tolstoï non avrebbe detto meglio.

\

Claudio Trbves

»

»

<

»

Prefazione degli Editori francesu

«

Gli amici di Henri ffiarbusse hanno radunato in questa libro alcuni arlicoli c discorsi fra i piu important! da lui scritti o pronunziati dal giorno del suo ritorno dal fronte — riformato n." 1 dopo un soggiorno di ventitrè mcsi corne semplice soldaio nel 23 T' fan ter ia, in seguito corne, portaferiti di compagnia nello stesso rcggimento, poi segretario di Stato Maggiore al 21" Corpo d'Armata.

Questa pubblicazione d'insieme, scgna una progressionc d'idee che le dà un carattere impressionante c per cost dire drammalico. Ma nonostante le differenze che si osservano nella forma e nella sostanza fra la lettera ail' « Humanité » in data de II' agosto 1914 ed i proclam i che termi-nano il libro, non si traita di ecoluzione ma soltanto di una chiarificazione di pensiero. E la confessione eloquente di un onesto uomo, che sempre ha dato aile parole il loro schietto sehso, che in un primo tempo ha manifestato una fiducia intiera, senza pensieri reconditi, poi si è inalzato al di sopra di questa « nobile ingenuità » che fu forse quella del Sig. IVilson e che fu certo quella dei popoli in armi.

L'ideale per il quale Henri (Qarbusse è partito oo-lontario per la guerra nelle condizioni pilt pericolose per la sua persona, non si e mai mutato, ma egli ha capitoy corne altri hanno capito con lui e più ancora dopo di lui, che questo idcale fu tradito da chi ne aveva la custodia, mentre furono anche tradite le mollitudini che oi si erano consacra te anima e corpo.

Questa sincerità confermata dalle sue prime afferma-zioni, questa lealta sceora di preconcetti, hanno al pari delle sue larghe vedute e del suo ta lento, assicurato alla parola delT autore di « Feu » e di « Clarté » /' autorità consi-deretiole e V influenza mondiale ch essa esercita attual-mente.

Dî questo volume fu decisa la pubblicazione dalla direzione délia Rassegna Internazionale, prima ancora che fosse fondata. la nostra Casa Editrice. Esso rappresenta per-ciô un atto di fede del quale siamo orgogliosi.

Dobbiamo peraltro rivolgere un caldo ringraziamento ad amici corne il Sen. March. Gerino Gerini che ebbero fede con noi e ci dettero il loro nobile aiuto, liberalmente.

(L' Editore italiano)

Lettera

al Direttore dell' « Humanité

Caro Collega,

La prego di comprendermi fra i socialisti antimilitaristi i quali si arruolano volontariamente per la durata délia guerra. Appartenendo al servizio ausiliario, ho chiesto cd ottenuto di passare nel servizio armato, e parto fra pochi giorni corne semplice soldato di fanteria. Accenno a questo piccolo fatto, banale e per cosï dire impercettibile nel grande slancio attuale, per poter dire che oltre a non avere rinnegato le idee che ho sempre difese con mio danno, io credo servirle prendendo le armi. Questa guerra è una guerra sociale la quale farà fare un grande passo — forse il passo definitivo — alla nostra causa. Essa è diretta con-tro i nostri vecchi infami nemici d* ogni tempo : il militari-smo e I* imperialismo, la sciabola, lo stivale e aggiungerô : la corona. La nostra vittoria sarà 1' annientamento del covo centrale di Cesari, di Kronprinz, di signori e di soldatacci che imprigionano un popolo e vorrebbero imprigionare gli altri. Il mondo non puô emanciparsi se non contro di loro. Se io ho fatto il sacrificio délia mia vita e se vado con gioia alla guerra non è soltanto corne Francese quanto e soprattutto corne uomo.

Gradite 1' assicurazione dei miei sentimenti di devozione.

9 agosto 1914.

Perché combatti?

/

«

Perche combatti ?

« Tu combatti per questo, per quello ! » « No, per quello » Ti gridano gli uni. « Tu combatti per nulla ! » Ti suggeriscono gli altri.

Tu combatti per qualche cosa e non per ciô che molti cercano di farti credere. Tu combatti per la giustizia e la liberazione degli uomini e per ciô soltanto.

Devono esserti spiegate le ragioni del tuo sacrifizio e delle tue sofferenze. Tu hai il diritto di sapere; e si ha il dovere di parlarti. Ti si deve dare questa spiegazione, a te che dai la tua vita : e le grida dei feriti ed i gemiti dei mutilati vogliono anch* essi una risposta degna délia loro miseria ; ed anche la si deve alla, faccia silenziosa ed esi-gente dei morti.

Ma per sapere, devi fare uno sforzo personale, non soltanto colla tua intelligenza, ma colla tua volontà. La luce délia quale hai bisogno non e una rivelazione sensazionale caduta non si sa da dove. Essa è in te. Le verità sono in te, nella tua ragione e nella tua coscienza. Devono essere districate ; aiutati. Sei nato, sei cresciuto in un mondo con-fuso d'idee, di nozioni, di principii. Le senti ronzare, le vedi slanciarsi. Cerca, in questa foresta, ciô che è évidente, asso-luto, solido, e, tra le verità, le più grandi, le più pure, quelle da cui scaturiscono le altre. Pensieri, irapulsi, sentimenti, credenze, fede — prendi ciascuna di queste forze morali, esaminala, riscontrala, verifica la sua autenticità. Risali, colle tue sole forze — colle tue sole forze, intendi bene — dai fatti aile cause, e di principio in principio, fino a quello che non è discutibile, e s'impone. Fa* una specie di revisione di te stesso e degli altri. Ricomincia te stesso, se è neces-sario, con una magnifica onestà.

Questa critica è la più nobile delle operazioni che lo spirito nostro, sia, quaggiîi, capace di compiere. I più grandi pensatori hanno di qui incominciato 1* opéra loro. La si puô intraprendere senza frasi e senza algebra filosofica, serven-dosi semplicemente délia sincerità di uno spirito retto e chiaro. Tu hai lo spirito retto e chiaro. Va' e cerca in te.

Nel caos astratto che ti circonda, troverai nozioni acqui-site. Esse non vengono dal fondo del tuo essere ; le hai accettate per docilità. Tu credi in esse perche ti hanno detto di crederci, ovvero semplicemente perche ad esse si c sempre creduto prima clî te e intorno a te. La loro unica autorità, la loro unica prova, è di essere esistite.

Non è una ragione sufficiente. Sbarazzati delle cosî dette verità, le quali, non evidenti per se stesse, ti sono imposte come una specie di eredità. Non lasciarti impres-sionare dai nomi coi quali si travestono quei grandi o pic-coli preconcetti, dagli epiteti coi quali si mascherano, dal-1* apparecchio pomposo onde si camuffano. « Sono tradi-zioni », ti diranno. « È la tradizione sacra, la tradizione nazionale ! », aggiungeranno.

y

Respingi le tradizioni che non sono altro che tradizioni; anche se per 1* addietro le hai adorate. Sono parole • ; senza senso, parole funeste. Il progresso è la forza che ab-

biamo per affrancarci da quelle tentazioni. La schiavitîi, il servaggio, la tortura erano fra le tradizioni nazionali delle nazioni che le hanno abolite. Rivoltati contro Y ubbidienza passiva, cieca, sorda e muta, al passato. Non accettare quell' ordine che t'ingiunge di voltare le spalle ail* avvenire « di indietreggiare. Apprendi ad odiare la parola tradizione. Capirai un giorno che essa è la malattia profonda délia società.

Tu troverai in fondo a te cupi istinti che ti agitano e vogliono talora spingerti in un dato senso. Diffida del prestigio che si concédé volentieri agli istinti. 1 sofisti ne fanno grande uso. Ma tutti i bassi impulsi dei selvaggi dormono in noi. Odio, invidia, omicidio, saccheggio, sono accovacciati nel fondo delle anime piîi incivilité. Si cercherà di trasformare agli occhi tuoi, per i bisogni délia causa, alcune di quelle oscure correnti in indicazione santa e rispettabile, trasmessa preziosamente dalle generazioni dalle quali tu esci, e che ti suggerisce la via da seguire. Strappati da questa trappola.

Del resto, la passione e Y amore per un' idea devono nascere da quella idea, e, non già Y idea dalla passione.

Sentirai rimbombare in te echi di grandi parole. Non fidarti delle grandi parole. Accade ad esse sovente di. dare brillantemente e rumorosamente asilo sia a cattivi istinti sia a preconcetti. Non fidarti neppure di ciô che è scritto, non credere alcuna parola sulla parola. Sii giudice di ciô che tu leggi e di ciô che tu senti. Non fidarti dei politi-canti, non fidarti degli scienziati specialisti e degli storici di minuzie e dei documentatori ipnotizzati dalla follia dei casi particolari e degli avvocati e dei diplomatici, ed, in genere, di tutti quelli che cucinano -i fatti isolati.

Apprezza gli avvenimenti soltanto dalle loro estreme conseguenze. Diffida dei vantaggi immediati i quali nascon-dono danni futuri ; e degli scopi immediati, e di tutto ciô che si vede da vicino. Pensa a ciô che tu ancora non vedi, ed anche a ciô che tu forse non vedrai mai !

Diffida delle persone. Si tende ad incarnare una dot-trina in un uomo — sia esso un uomo importante del quale si sente parlare, o qualcuno a noi vicino, che conosciamo — e la dottrina partecipa délia simpatia o délia riprovazione che c' ispira il personaggio, oppure del suo talento, oppure délia sua mediocrità o délia sua ignoranza. È una debolezza délia ragione. Abbi cura di evitarla. Sépara sempre, sem-pre, gli uomini dalle idee.

— Il —

Quando avrai compiuto, lipîegato sopra te stesso, e col capo tia le tue mani forti, questo lavoro di riflessione sui fatti, sugli argomenti, sulle tesi, sui sistemi, scartando senza pietà tutto ciô che a te pare dubbioso e mal fondato, tu arriverai aile grandi cose semplici che sono i fondamenti delle altre.

L* asilo supremo, al di là del quale non si puô risa-

lire senza mentire e senza sbagliarsi, è la legge morale.

*

* * *

Ti si dira che non è primordiale, ch* essa dériva, per esempio, dalla legge divina, dalla fede religiosa. Non è vero. La religione, o meglio, la famiglia divisa ed eteroclita delle religioni dériva dalla morale (ed esse si rassomigliano solo per ciô che hanno di comune con essa).

La legge morale è, in modo assoluto, in modo per-fetto, la legge dell' interesse generale. Essa è, esattamente, la regola dell'aggruppamento umano in tutta la sua esten-sione e in tutta la sua infinità. Essa implica sempre e dap-pertutto, sotto forme diverse, il sacrificio di ciascuno a tutti.

La sua necessità e la sua forma si confondono in un certo modo colla sua realtà. Essa basta a se stessa.

La si è appoggiata su cosiddette « verità rivelate » per imporla ai popoli fanciulli ed ai fanciulli del popolo. Questo sotterfugio teatrale, supponendo che'sia stato utile in certi momenti dell' umanità, non ha più corso oggigiorno. Sentirai dire ancora : « La massa ha bisogno d* una religione ». Respingi questa bestemmia contrô la verità.

«

No, non c' è * bisogno délia religione. Anche se le religioni non si distruggessero da se stesse, ail* esame d'uno spirito sano, per la loro molteplicità e la loro ostilità reciproca, ■è pericoloso farle intervenire nella condotta degli uomini, perche assurde e discutibili, e ciô che sopra di esse si fonda è compromesso e minacciato dalla loro fragilità.

Presentano inoltre un altro pericolo : che cioè, purissime nei loro primordi storici, allorchè uscivano dal cuore e dallo spirito dei loro sublimi fondatori, esse si sono in seguito modificate nelle mani dei loro dirigent! ; esse hanno abban-cionato il dominio personale e sentimentale ; sono diventate istrumenti di una propaganda sociale ben determinata ; si sono cambiate in partiti politici con un orientamento carat-teristico. Guarda intorno a te, dappertutto. Leggi due gior-nali opposti, ascolta due oratori. Vedrai che il partito reli-^ioso è sempre, senza eccezione alcuna, nel blocco délia reazione e del ritorno al passato, per la semplice ragione che la religione vive di autorità e non di luce, che ha bisogno per mantenersi dell' asservimento che essa chiama « 1* ordine », del consenso oscuro ; ed anche perche i suoi rappresentanti hanno un interesse personale a conservare privilegî e vantaggi temporali contrari alla liberazione delle «noltitudini.

Cosî dopo aver spazzato dal tuo spirito ogni specie di Jogmatismi artificiali e di frammenti di dogmatismi depo-sitati in te, le affermazioni senza fondamento che una lunga impunità rendeva venerabili, o che una specie di indifferenza, di imitazione macchinale, di pigrizia di spirito o di timidezza lasciava vegetare in esso, arriverai alla morale nuda.

Attienti a questo ideale magnifico. Non allontanartene. Fa* di esso il tuo sogno, la tua chimera, la tua follia. Non potrai piii sbagliare, sei nella verità.

Corne premio délia tua lealtà intellettuale — costante ed attiva, non è vero ? — tu vedrai i grandi assiomi eterni svolgersi chiaramente, e la nozione di giustizia apparirà a te beila corne il giorno. Vedrai e sentirai che è assurdo, al lume délia legge morale, pretendere che un uomo ha maggiori diritti di un altro, attribuire alla nascita un privi-legio di dominazione, e vedrai quanto è colpevole far pre-valere nell* universo interessi angusti, interessi personali, o quelli di una collettività ristretta, a danno cTuna collettività più grande ed, a maggior ragione, a danno di tutta la collettività.

Tu constaterai che se è necessario, se è divino esser giusto, è giusto affermare che tutti gli uomini. sono uguali di fronte alla legge sociale, che hanno il diritto di parteci-pare tutti alla direzione délia società alla quale hanno legato il loro destino con una specie di contratto. Saprai che mal-grado i sofismi degli ignoranti, le scimmiottate dei pedanti il gridio dei bugiardi o dei buffoni, o e manovre degli avvocati ipocriti che stomano il dibattito su questioni indi-rettc o su punti di dettaglio, il suffragio universale è la sola forma di governo che sia veramente giusta, e che, d'altra parte, tutte le nazioni sono altrettanti individui che hanno uguale diritto alla vita. £ da tutto ciô uscirà 1* imagine délia

repubblica, poi di una grande repubblica fatta colle altre.

*

* *

Vi fu un tempo nel quale qucsto ideale si' isolava in alcune coscienze individuali, annegate nell'ombra e nel tra-viamento di tutto il resto. Ora, non è più cosî. 11 trionfo délia verità morale e sociale si effettua con una sorta di fatalità. Un chiarore universale si risveglia. 1 popoli si ripuliscono degli antichi regimi che vivevano di loro c li imputridivano. Da molti anni non rimane più nel mondo un solo potere

y

personale assoluto. La spinta demolitiva, data dalla Rivolu-zione Francese, gloria splendida e incancellabile del nostro paese, continua a misura che gli uomini sono sempre più numerosi ad aprire gli occhi. Non si vedono più quelle tirannie oscuramente consentite nelle quali il pensiero pie-gava da secoli. II mondo élimina i suoi errori ; si guarisce. Dappertutto 1' uomo si stupisce, poi si stanca, poi si irrita di avere per tanto tempo sostenuto beatamente senza accor-gersene idee che non si règgono in piedi.

Ebbene, a questo progresso che prendeva possesso del mondo, si opponevano blocchi compatti. 11 più irreduttibile era Y imperialismo ed il nazionalismo alloggiato nelle caserme del cenlro dell* Europa.

L" Impero Germanico ha voluto impossessaisi del po-tere ma te rio le dell' impero del mondo. Questa pretesa è contraria alla legge eterna ed inammissibile. Tu opponi al-l'invasoie ed alla sua formola spaventosa la tua barricata ed il tuo petto. Tu hai santamente ragione.

I i batti contro il nazionalismo, il quale è Y egoismo scatenato di una nazione.

Ma, attento ! Il nazionalismo infierisce dappertutîo. Non esiste soltanto nel covo che tu presentemente attacchi e dove, in verità, esso è nelle mani d'una casta preponderante ed ha forza di legge. Esso è anche intorno a te.

Non è esclftsivo délia Germania. Ha filtrato anche in Francia, meno ufficiale e feudale, più disperso, ma vivo ; feroce e nefasto, capzioso, ipocrita, avendo raccolto e me-scolato tutti i preconcetti e* tutte le grandi parole. Esso cerca di riprendere la tua libertà, il tuo spirito ed il tuo cuore con tutti gli errori del passato, acconciati nella sua formola nuova, che forse, anche te, in epoche anteriori nelle quali non ti degnavi di riflettere e di vedere le cose fino'in fondo, ha sedotto per una parte o per l'.altra. Si complica, si compléta secondo lo scatenamento délia logica, col militarismo.

, Sciogli questo intrigo e tronca questi nodi. Ripeti a te stesso questa sentenza del buon senso, che il naziona-lismo francese non vale più del pangermanismo e di tutti i pan del mondo. Abbatti il militarismo tedesco, non per sostituirvi il tuo, ne per abbattere la Germania, ma per abbattere il militarismo. Tu sei il liberatore che uccide il tiranno per uccidere la tirannide. Non sei 1* assassino che 1* uccide per prendere il suo posto. Al grido rivoltante ed oppressore di : « Deutschland iiber ailes », si deve rispon-dere dicendo : « No ! » e non gridando : « La Francia prima di tutto ».

Questi due gridi stracciano ugualmente il comandamento sacro délia solidarietà umana, ed autorizzano tutti gli altri popoli a lanciare dal loro canto, lo stesso clamore di disor-dine a traverso il mondo. Sono immorali, dunquc social-mente assurdi, non vitali. Significano la guerra perpétua, la valanga cresCente delle rovine, e la scomparsa del genere umano nel carnaio.

Ama la Francia come ami tua madré. Voglila grande, voglila nobile, ricca e radiosa. Ma non metterla al di sopra délia giustizia e délia morale. Tu non hai più di-ritto di gridare al mondo : « La Francia prima ! » che di proclamare : « lo prima ! » o : « I miei prima ! » Ricor-dati : tutti gli uomini sono uguali, tutte le nazioni uguali. Puô darsi che in un certo momento, V interesse di un paese potente sia di agire in disaccordo colla giustizia ; ma non

» ,

si ha, in realtà, interesse di violare il comandamento primordiale : il vantaggio acquisito con simili mezzi è tanto transitorio quanto la. prosperità finanziaria di un Bonnot. Quell* amore che hai per il tuo paese con tutti i suoi tesori di dolcezza, di bellezza, di grandezza, lo servirai meglio ed in modo più durevole, facendone il campione del diritto e délia giustizia, e dell' eguaglianza adorabile degli uomini. La giustizia prima di tutto.

Quelli che sono dall* altra parte — non parlo soltanto

»

dell* altra parte dei confini — ti contrasteranno il diritto di dire che ami la Francia. Pretendono monopolizzare il pa-triottismo a vantaggio del loro programma ristretto, Iimi-tato, utopistico ed anarchico. Ma quanto a trattare oltrâg-giosamente di « senza patria » gli uomini nello stesso tempo onesti, logici e positivi i quali constatano che ogni perfe-zionamento del lavoro, délia scienza, dell' arte, délia prosperità e del benessere dei viventi deve poggiare sopra una compléta solidarietà internazionale, alto là î Tu riderai del tintinnio delle frasi vuote, ma ti drizzerai contro questi falsi monetari.

* * *

Ecco perche tu combatti. Per uno splendido bottino : non quello che si mette in tasca o che si raccoglie sui ca-daveri, — nemmeno per un miserabile premio o per una ver-gognosa mancia, nè per il saccheggio, nè per la conquista.

ne per alcuno dei delitti che si assolvono appiccicando loro I' epiteto di collettivi — ma per il giusto, per il bello ed il bene e, in somma, per il lavoro, per la félicita e la prosperità solide. Questo ideale, guardalo senza posa e cu-stodiscilo sempre. Che sia lucido, che sia geloso. Hai il diritto di avere e di manifestare la tua opinione nel dramma immenso dove hai pagato il tuo posto. Dirti perche tu com-batti è una sacra funzione per gli scrittori. Perche ti sei bjittuto, o popolo invincibile, sei tu, che un giorno pros-simo, lo griderai drizzandoti tutto intiero.

(Les Nations, Ier numéro, juin 1917).

%

Aglî antîchî combattent!.

;

lo rivolgo un ardente appello a tutti quelli fra gli anti-chi combattenti di questa guerra che credono alla Repub-blica e che la vogliono.

Compagni, ufficiali e soldati, voi avete lottato colle vostre mani contro 1* autocrazia e Y ingiustizia. Per caso la morte vi ha risparmiato. Altri sono caduti ; ma voi li valete. Ma le ferite o le malattie vi hanno fatto lasciare le vostre armi. Siete toinati ed oia siete qua. Vi domando di venire tutti a noi, di raggrupparvi tutti, di unirvi non solo per cono-scere e salvaguardare fraternamente i vostri interessi di iavo-ratori restituiti al lavoro, ma per servire la causa stessa che avete difesa sui campi di battaglia fino ail* estremo delie vostre forze.

Non vi parlo dei vantaggi immediati, professionali délia nostra unione; vogiio intrattenervi oggi circa un grande interesse generale che oltrepassa quello di ciascuno di voi, ma che poggia sopra voi tutti ; soldati délia guerra, conti-nuate ad essere i soldati del pensiero ; è necessario. Non dovete ancora rinunziare a battervi. La democrazia ha bi-sogno di voi. Vi chiama in aiuto, voi che sarete un giorno il numéro e la forza e che siete Y energia, 1* audacia e la lucidità.

Gli avvertimenti ci assediano da ogni parte, ogni giorno ce ne porta ; V ora è grave. La necessità di agire è urgente. Un' onda di reazione, una spinta indietro invade la Francia. Se il principio immortale délia Repubbiica non è minacciato nella sua esistenza, Io è nei suoi progressi sacri. L* opinione pubblica prova una crisi di sfinimento : incerta ed agitata, soggetta al terrore panico, miope e troppo facilmente intos-sicata e pazza fino al delirio per la minima dose di calunnia, atterrita dai latrati, senza ribellione contro certi scan-dali cronici, nè contro i loschi teorici del servaggio che cercano, come i loro compari, di arricchirsi bruscamente colla sfortuna pubblica o anche concedendo la propria fidu-cia a pontefici invecchiati, decaduti e ciechi i quali non si accorgono nemmeno che la carta dei diritti dell' Uomo è caduta già dalle loro mani, essa non è oggi ciô che fu nei grandi momenti délia sua storia. A voi di rifarla. I principi repubblicani sono, da ogni parte, o troppo assaliti o troppo mal difesi. Si deve vigilare sulla Repubbiica. A voi fra tutti e prima di tutti s'impone questo dovere, superstiti délia guerra degli uomini contro gli oppressori.

Noi chiamiamo Repubbiica la Società costituita sulle fondamenta délia vera sovranità del popolo, cioè sulla logica e la ragione, con tutto ciô che un corpo sociale saviamente organizzato puô comportare d'uguaglianza, di libertà e di diritti per ciascheduno ; una società che non sia, apertamente o oscuramente, condotta da una oligarchia di privilégiât! e e di parassiti, ma iiluminata in ogni sua parte dal chiaro interesse generale.

Noi chiamiamo Repubblica I' ordine e la disciplina fondati sulle grandi leggi morali e non su tradizioni che hanno dato da secoli la loro prova malefica, e delle quali I' universale tragedia attuale agita alla fine chiaramente da-vanti agli occhi la prova spaventevole ch* esse significavano la marcia verso I' abisso e verso la fine del mondo.

Noi chiamiamo pure Repubblica, per un* estensione pura e semplice dei principi costitutivi, Y unione delle repub-bliche fra loro ; la democratizzazione dell' universo, poi la Società delle Nazioni. Diamo un* importanza immensa aile cose dell' ordine internazionale. La liberazione sociale delle moltitudini cosiddette stranicre alla nostra, 1' organizzazione razionale e giusta délia compagine umana, è il quadro di tutti i progressi futuri. Noi rigeftiamo con collera il vec-chio e funesto sofisma nazionalista che esige s'ignori il regime sociale dei paesi vicini. Le ragioni per le quali i chauvins, i gaudenti, i faccendieri vogliono che si rispet-tino beatamente le malattie interne delle altre nazioni sono troppo facili ad indovinare, perche voi non le rigettiate. Noi crediamo che i popoli sono dappertutto gli stessi, hanno dappertutto gli stessi difetti e le stesse grandi viitù, le stesse aspirazioni, le stesse catene, gli stessi nemici. E per opéra loro e sopra di loro si edificheranno la giustizia e la pace solida.

Noi mettiamo al di sopra di tutti i nostri ideali, corne completandoli fatalmente, la Repubbiica universale. Noi di-ciamo, che non solo questv armonia superiore non è un colpo portato al nobile e giusto sviluppo di ciascuna patria, ma che ne è la sola condizione che sia conforme ai suoi grandi interessi vitali, il suo solo statuto eterno. Diciamo che non solo la meta alla quale miriamo ail' iriterno ed ail' estero non è • un' utopia, ma ch' è la sola che non sia taie. E il solo obbiettivo elevato, equilibrato, preciso e positivo ; quelli che, sinceri o no, si oppongono a questa vittoria dell' idea sono anarchici e non sono lontani dall' essere traditori.

È forse necessario aggiungere che là e non altrove è il compimento finale dell' opéra délia Rivoluzione, benchè, In dobbiamo riconoscere, i nostri amici americani ne ab-biano dato questa volta per i primi la formola chiara e précisa ? Qualunque cosa avvenga, per questa via la grande Francia del 1789 potrà ingrandirsi e durare.

Su queste basi, noi siamo, non è vero d'acCordo. È giusto dire che questa fede non esclude attualmente la volontà di vincere la Germania ; al contrario ; perche essa è la più forte espressione del militarismo dirigente e scate-nato; ma per questa ragione sola. Alcuni pretendono, che per marciare alla morte ,e sacrificare la propria vita, è necessario Io stimolo di un patriottismo ristretto o l'ebbrezza dell* odio di razza. No. Un' alta prômessa di progresso

«

definitivo spinge assai meglio i veri uomini a dare il loro sangue.

Noi che abbiamo combattuto corne Francesi e soprat-tutlo corne uomini, possiamo dire con fierezza che ne siamo la prova vivente.

• (L'Oeuvre, luglio 1917).

Gli scrittori e Y utopia*

«

Gli scrittori non devono essere cogli utopisti. Lo sono stati troppo spesso, e ve ne sono troppi che lo sono ancora. Troppo spesso hanno meritato il rimprovero di essere so-gnatori a vuoto e fantasiosi conduttori di anime. Troppo spesso gli uomini positivi accesi per la vita séria, energica ed attiva, si sono scostati, sorridendo con sdegno, dai faci-tori di poesie, di racconti e di romanzi.

Gli scrittori devono vedere chiaro e vedere lontano, e devono dire la verità.

L" ola è grave. Che essi rifiettano a quello ché fanno. Quelli fra i letterati che non si dedicano esclusivamente alla pittura délia vita interna, alla descrizione del cuore umano, quelli che si preoccupano di dirigere moralmente e socialmente, nori presentino nelle loro opere questa o quella teoria senza averne pesato le conseguenze ed i danni possibili. La nobiltà délia grande missione nello stesso tempo pubblica e confidenziale dei creatori di- libri li obbliga a sapere dove conducono gli uomini.

• Si appoggino sopra basi eterne : la logica e la giusti-zia. Partendo da questa fonte, non erreranno e non faranno errare quelli che li ascoltano e Ii seguono. Insegnino i* am~ mirevole nçcessità di quei principi, che, lungo i secoli, gli uomini del progresse) hanno chiarito e che, lungo i secoli, i nemici del progresso cercano di cancellare ; la facciano splcndere agli occhi dell* ignoranza e dell' inccrtezza che dappertutto aspettano ancora.

Non vi è altra luce originale che la logica e la giusti-zia : la ragione e la morale ; c non vi sono al mondo che due partiti politici : quello che vuole plasmare la vita pubblica secondo questi principi, e quello che ne fa intervenire altri : i* autorité, la tradizione, il diritto divino, 1' assoggettamento al passato. Vi è il partito del progresso e quello délia rea-zione. Quello che dice : « avanti ! » e quello che dice « indietro ! ». Essi hanno sempre formato due blocchi im-penetrabili 1' uno ail* altro ; i partiti diversi colle loro sfu-mature ed i loro dettagli, si ricongiungono nettamente ail* uno o ail' altro. I soli uomini di coYta vista possono pretendere che vi sieno mezzi termini, combinazioni possibili Ira queste due correnti che non camminano nello stesso senso.

Per ogni mente sana, che abolisce tutto ciô che non s' impone alla sua ragione ed alla sua coscienza e cerca di figurarsi la vita sociale senza preconcetti, senza proposito deliberato, secondo il bene, la morale e 1' interesse, 1* ugua-glianza di tutte le nazioni fra loro appare come la grande legge desiderabile del mondo vivente. Repubblica in ogni paese e Repubblica delle Repubbliche. Soltanto in una repubblica l'individuo puô svilupparsi, soltanto nell' « Inter-nazionale » una patria puô fiorire.

Il partito reazionario si présenta attualmente sotto una forma rinnovata : il nazionalismo. Tutti gli errori, tutti i mostruosi e pericolosi errori dei regimi distrutti e delle cre-denze logorate ricompaiono sotto questo appellativo con colori nuovi e brillanti. Il nazionalismo intégrale dell* Action Française, uno dei centri più attivi di queste teorie, è il solo che sia coerente a se stesso ; esso è nello stesso tempo realista e cattolico — naturalmente. Anche gli altri ; ma non lo vogliono sapere, o non lo yogliono dire.

Essi pretendono che ogni paese si isoli e si armi ; che ogni cosa sia sacrifîcata ail* egemonia nazionale ; le cupidi-gie di ogni paese sono erette in principio sacro ; i delitti che esso sogna o commette, annessioni, conquiste", cambiano nome e diventano atti degni di premio, le forze ed i mezzi sono inghiottiti nell ingranaggio crescente degli armamenti, tutto il resto dei progresso è annichilito dalle gravezze militari, ed il risultato è il militarismo e la guerra, perche tutte queste cose sono unité come gli anelli d'una catena.

II minor rimprovero che si possa fare a questa teoria anarchica che pretende ricondurci ail* età delle caverne, sostituendo agli individui i paesi, è di essere utopistica, puerile, indegna di una mente equilibrata. Questa auto-esal-tazione di una nazione produce forzatamente il medesimo fernrîento presso il vicino ; e, per chi si prenda la pena di guardare piii in là dei minuto présente, è la battaglia inc-vitabile che risorge senza posa e la fine dei genere umano.

Questo strano smembramento geografico délia veilla cam-bierebbe, se lo si lasciasse fare, 1* evoluzione del mondo in una corsa verso F abisso formidabile, e definitivo. A guerra terminata e a pace conclusa, vi è ail' orizzonte la minaccia deir espansione di un altro paese, la moltiplicazione feroce degli armamenti, le città che diventano caserme, le campagne che diventano campi di manovra, campi di battaglia e cimiteri. Non c* è ragione perche questa gara sfrenata che ha oppresso la fine del secolo passato ed il principio di questo in attesa dell'attuale ecatombe, non vada sempre aggravandosi. Non è possibile ail' avvocato più scaltro di questa cattiva causa, non solo prevedere, ma neanche concepire una pace durevole, in un mondo che sia preda di queste idee. E quanto il vecchio mondo potrebbe ancora sopportare di guerre ? E I' avvcnire, è sempre 1' avvenire che si deve guardare in lontananza, e non aspettare d'esserci arrivati per verificare che malgrado gli eccitamenti da cafiè-concerto, i veri nemici dei popoli sono all'interno.

Che la dottrina di astiosa millantèria sia accolta da alcuni giovanetti, la cui fede turbolenta si nutre di schia-mazzi e che sono i fratelli appena maggiori di quelli che si eccitano giuocando ai briganti ; che essa sia amata da certe donne abbagliate dalla divisa degli ufHciali ; che alcuni vecchi militari, grigi come asini, non vedano più lontano délia buona battuta somministrata a un nemico qualunque ; che certe famiglie mummificate nel ricordo delle gesta dei

loro antenati e che sentono ancora ciô che il re ha detto un giorno ad uno dei loro, vadano in estasi, ad occhi chiusi, dinanzi alla gloria delle armi, e credano alla beltà intrinseca che vi è ad uccidere ed a farsi uccidere; che un giornale, la cui ragione alimentare è di difendere le santé tradizioni monarchiche, trasponga èd inghirlandi con spéciale talento la sola critica che si possa seriamente fare ai socialisti : quella di non essere sufficientemente numerosi; che i mini-stri delle religioni che non sostengono uno sguardo diretto e schietto, siano fervidi ed attivi partigiani di un sistema che ingiunge di fare quello che si è sempre fatto e di credere quello che si è sempre creduto, e contemplino con rimpianto e cupidigia la macchia oscura e barbara che la Chiesa ha allargata sul mondo durante i secoli nei quali ha veramente regnato ; che certi prihcipi, certi signorotti ab-biano il culto délia sciabola e giudichino che sarebbe triste se Y umanità fosse guarita délia guerra ; che certi fornitori che guadagnano centomila marchi o cento mila franchi al giorno, o certi semplici droghieri che hanno fatto fortuna, vogliaoD continuare o ricominciare ; che vi siano dei produt-tori che preferiscano che si scannino i loro concorrenti ; che tutti quelli per i quali la sfortuna pubblica rappresenta gloria o denaro, siano nazionalisti, sia pure. Questa gente è nella logica delle sue soddisfazioni personali.

Ma queste idee non possono esser quelle degli uomini normali se non momentaneamente, e fino a che non si accor-

%

geranno che si mcntisce loro, che si nasconde loro l'in-sieme delle cose, che si dissimula loro che la neo-reazione non puô recare nulla che non sia illusorio, ch' essa è il miKtarismo, e che il militarismo c la facilita délia carne-ficina.

Che i poeti, gli scrittori, gli artisti non abbiano la ver-gogna di essere gli araldi di una frode colossale di un so-gno vuoto, di un incubo assurdo di taie estensione !

La loro parola è sempre aspcttata. Lo è più che mai, » in questi giorni di scompiglio nei quali grandi cambiamenti sembrano possibili e possono essere accapanati da arditi intrigant! in senso contrario ail* equità ed al nobile interesse generale. Se si deve attualmente incoraggiare lo sforzo am-mirevole e la sublime pazienza dei soldati, il numéro dei quali ad ogni ora diminuisce, in che modo si oserebbe mantenere in essi I* idea di un simile sacrifizio, se non in vista del più positivo, del più reale, del più palpabile degli scopi délia guerra : la fine delle guerre ?

lo mi ricordo che nelle trincee dell' Aisne ci capitô nelle mani, ad alcuni compagni ed a me, il nurgero di una rivista nel quale si trovavano certi articoli impennac-chiati di accademici ben noti ed un riassunto dei pre-cetti di Kant sui popoli, le nazioni, le guerre. Accanto a questa chincaglieria dai colori vistosi (articoli di Parigi, oimè 1) le eterne verità bandi'te da Kant parevano incise nel bronzo. Quella grande voce diceva che i popoli non

si batterebbero Ira loro se fossero padroni dei loro de-stini.

Non vi sono due verità. Tutto cio che si dice di vero concorre al medesimo scopo splendente e risonante. Gli scrittori si occupino délia verità unica e multiforme ; si oc-cupino dell' avvenire e lo rischiarino ; e cosî facciano la loro parte, insensibili ail* influenza delle lodi, ed anche a quella degli odii gloriosi che potranno meritare.

(Le 'Pays, 2 giugno 1917).

A proposito délia Sodetà delle NazionL

La Società delle Nazioni ! La si considéra, la si pre-vede. Si pronuncia il suo nome da ogni parte, cio che è un modo di chiamarla. La si vuole e ci si arrivera.

In un libro appena uscito sotto questo medesimo titolo, la questione di una lega internazionalc pacifica-, promossa dagli Asquith, dai Wilson e da tanti altri, è assai netta-mente e chiaramentc esposta. L'au tore, Edgard Milhaud, vi defînisce con talento le condizioni nelle quali a lui pare possibile di creare un giorno, « contro i péricoli d'incendio nel mondo, la grande società delle nazioni », ed esamina praticamente le guarentigie, le sanzioni indispensabili perche una organizzazionc del diritto internazionalc non si riduca a un scmplice proclama, o a vani discorsi o a impotenti scritture. Con ragione il sig. Milhaud crede che questa autorità sarà conferita ail'énorme organismo di giustizia, meno da guarentigie militari, da pegni territorial], da rettifiche di confini — le quali arrecherebbero solo securità apparenti e provvisorie — che da misure d'ordine economico : boicottaggi generali che chiudano strettamente in casa loio, fino ail* inanizione, le potenze récalcitrant! o violatrici. Il problema è studiato nel suo insieme e ben trattato, il quadro e completo, ma...

Ma vi è in tutto ciô una lacuna, un punto oscuro, e questo piccolo punto nero è gravido di tempesta.

Una simile Iega delle nazioni ha ragione di essere ed ha valore, soltanto se ciascuna naziojie vi aderisce totalmente e porta ail' associazione il consenso e la volontà délia massa viva e profonda onde essa è costituita, délia sua came, delle sue viscere : del suo popolo.

Orbene, quando ci si parla del « Diritto dei popoli di disporre di se stessi », del « diritto delle nazioni » (espres-sioni correnti nei discorsi dei leaders e nelle opere speciali) non s'intendono con queste parole i popoli stessi e le nazioni nel loro intiero, ma solo il loro governo e i loro dirigent!. Differenza capitale, differenza tragica, perche, nel-1' epoca nella quale siamo, i governi hanno quasi tutti una iniziativa ed un' azione indipendente dalla massa del paese, e molti di loro, su parecchi punti, specialmente per quanto riguarda le rivalità internazionali, sono in disaccordo coi loro popoli, o, per lo meno, non sono d* accordo con loro.

Ecco, neir architettura ideale che ci si présenta, la screpolatura la quale, in un certo momento, è suscettibile di allargarsi fino ad un abisso, e rende precarie tutte le organiz-zazioni preconizzate. Poichè non si traita più délia volontà delle folle, i nomi delle quali figureranno sull' elenco di al-leanza, ogni guarentigia reale scompare, 1' edifizio è scosso nella sua base : non ha più fondamenta solide, non ha più alcun fondamento.

• • )

Noi sentiamo il sig. di Bethmann-Hollweg dichiarare In mezzo al Reichstag, nel novembre 1916: « Quando... le spaventevoli rovine délia guerra saranno intieramente cono-sciute, un grande grido si inalzerà a traverso Y umanità... per richiedere delle intese, per impedire il rinnovellarsi di una sî prodigiosa catastrofe. La Germania prenderà in esame oneslamente tutti î tentativi fatti ».

Beire parole. Ma chi è Ta Germania? Il sig. di Be-thmann-Hollweg, il suo Imperatore ? il branco dei signo-rotti, la casta imbevuta delle teorie che i Treitschke ed i Bernhardi hanno preteso applicare corne schiaffi sopra il genere umano ? Abbiamo avuto il fatto nostro per sapere quanto sono apprezzate da questi uomini « le intese », gli impegni e le parole date.

Leggete la Costituzione dell' Impero tedesco. Voi ve-drete che a termine dell' articolo II, T Imperatore « dichiara la guerra e la pace », con questa riserva illusoria che deve avere il consenso del Bundesrath, che a lui è devoto. D' al-tronde, questo consenso non è necessario « in caso di ag-gressione ». Si sa quello che ciô significa. Leggete la Costituzione dell' Impero d'Austria : Articolo I : « L' Imperatore è sacro, inviolabile ed irresporisabile ». Articolo V : « L'Imperatore dichiara la guerra e fa la pace ».

Chi oserebbe asserire che se paesi leali e sani, paesi veramente deniocratici, supponendo che ne esistano, for-mano una lega con organismi che portano in se simili gcrmi d'infezione, il maie non ricomparirà, un giorno, qua o là ? Quale alleanza durevole e féconda Ira popoli liberi e masse viventi dove l'imperialismo ha forza di legge, coi suoi interessi mostruosi, coi suoi segreti diplomatici, le sue camere oscure, i suoi carceri e le sue spie, dove il milita-rismo è incoronato o consacrato ? Qualsiasi Statuto di una Società di Nazioni non puô poggiarsi che sopra demo-crazie, vere democrazie; L* insieme delle misure mon-diali che si propongono, tanto savie e tanto giuste, tanto coerenti in se stesse, tanto irrecusabili in massima, non è che un debole apparato, una specie di maschera immensa, se non è impiantato nelle profondità popolari.

Una verità irrecusabile domina tutta questa grande que-stione : Per fare la guerra sono necessari gli eserciti, per fare gli eserciti sono necessarie le moltitudini. Se finora il loro assoggettamento è bastato per creare la guerra, la loro volontà è indispensable per creare la pace vera.

Quanti ne avete veduti di prigionieri tedeschi, miseri stracci umani, ai quali si chiedeva : « Perche fai la guerra ? » e che rispondevano con un gesto d'ignoranza : « Non siamo noi, sono i grandi ' » ! Il giorno nel quale queste moltitudini che sono la carne da eannone e che si schiacciano a masse oscure, per pianure immense, come bestie, apriranno gli oc-chi ed acquisteranno una coscienza e si condurranno da se stesse, e giudicheranno il caso in cui è doveroso accet-tare la schiavitù di essere combattenti (il solo caso di le-gittima difesa) si vedrà la fine delle guerre. Allora soltanto si potrà dire che le costituzioni internazionali invocate arden-temente dalla nostra mente, non saranno più superficiali o artificiali, e che, da astratte saranno diventate concrete e veramente scese dal cielo sulla terra.

Ed ecco perche noi crediamo che il progresso inter-nazionale ed il. progresso sociale non possono progredire l'uno senza Y altro. Ed ecco perche noi abbiamo nel cuore e davanti agli occhi, con passione e con ostinazione, una meta costante : propagare l'idea repubblicana nel mondo, aiutare e affrettare la sua propagazione totale. Aprire gli occhi délia moltitudine nelle parti del mondo nclle quali gli antichi principi feudali l'abbagliano ancora. Chiarire T idea repubblicana presso gli altri, in casa nostra, dove tante ingiustizie, ed anche tante ipocrisie, la deformano, e dov' essa è, sotto molti aspetti, solo un fantasma teatrale e una menzogna sonora.

Fintanto che questa meta non sarà stata raggiunta, ogni vantaggio acquisito, per intéressante, utile, prezioso che sia, non sarà che momentaneo, ed anche fragile. Ma aspettando che l'ideale diventi realtà, dobbiamo essere riconoscenti ai ricercatori che tentano con sagacia di stabilire i confini delle formazioni future, di elargire al mondo intiero la vecchia maestà del diritto e di abituare l'opinione pubblica aile forme grandiose e nuove délia società futura.

(Le "Pays, 24 giugno 1917).

: Vl

Ai soldat! viventi,

L" unica cosa che io possa s c ri ver e in cima alla nuova edizione di questo libro è il ringraziamento del mio cuore agli ufficiaii ed ai soldati i quali, dopo averlo letto, mi hanno teso le mani.

Compagni, di cui ho condiviso la vita ed i pensieri, che spero ritrovare laggiù un giorno o T altro, voi avete amato il mio libro perche è un libro di venta. In esso avete riconosciuto la vostra miseria e la vostra sofferenza, avete

s

riconosciuto la grande guerra corne voi V avevata fatta. Gri-dandomi: « Hai detto il vero », la vostra fraterna moltitu-dine, mi ha reso da un anrfo, senza interruzioDe, una testi-monianza di affetto che sarà 1* onore e la gioia délia mia vita.

Io che vi conoscevo, sapevo che voi eravate degnî délia verità. Siete degni che non si nasconda alla gente nessuno dei dolori che avete sopportato. Che i giornalisti equivoci ab'jiano avuto l'ardire di scrivere che vi si deve ngannare e mentire per meglio condurvi ; che certi lettorî dell' interno si coprano la faccia pudicamente e si turino le orecchie quando si rivela loro tutto ciô che un uomo è capace di subire per saivare T idea di giustizia ; che certi sofisti preparino, falsifichino, trafughino o cerchino di rimpic--ciolire una realtà délia quale i giustizieri délia guerra sono

i soii depositari ed i soli giudici, che importa? Verità ! Ve-rità ! D' altronde non vi è Iode più luminosa che si possa fare di voi, che dire : Eccoli tali quali sono, lo che vi conoscevo, sapevo che la verità sola era degna di voi.

Certo io non vi insegnerô nulla, fratelli che tanto mi avete insegnato. Ma almeno — me 1' avete detto e vi credo — io vi aiuterô a ricordarvi ciô che siete stati. Vi aiuterc a conservare in voi Y inferno che avete praticato : i cicli sinistri nei quali si scava la guerra, i campi di battaglia dove stando vicino a popoli sempre nuovi di morti, voi avete sotterrato le vostre esistenze e seminato il vostro sangue, e che sembrano essi stessi, annegati, sfigurati cadaveri di campi. Vi impedirô di dimenticare di che raggio di bel-lezza morale e di perfetto olocausto splendette, laggiù, in voi il mostruoso e stomachevole orrore délia guerra.

Coir imagine dei giomi attuali devotamente rinchiusa nei Vostri cuori, voi manterrete sempre, compagni, come fac-cio io, da che ho la gloria di conoscervi, un' alta nozione délia legge morale e Y irresistibile bisogno délia verità.

Per mczzo délia verità noi oggi fraternizziamo. Per essa piîi tardi la nostra fraternità lotterà per la giustizia e voi rifarete il mondo dopo il diluvio. Soldati délia guerra, soldati del progresso audace ed immortale, soldati délia verità, noi saremo sempre insieme e non ci divideremo.

(Prefazione di un* edizione specialc di Le Feu, s«tternbre 1917).

Voglîamo conoscere la verità*

i

Vogliamo conosccre la verità.

Vogliamo conosccre gli scopi délia guerra, tutti gli scopi délia guerra : i nostri e quelli degli alleati.

Conosciamo quelli degli Stati Uniti : nessuna annes-sione, nessuna indennità, nessuna barriera economica, libertà per le popolazioni assoggettate di decidere délia propria sorte, costituzione di una lega difensiva dei popoli, non dei governi autocratici, trattative di pace condotte coi rappre-sentanti diretti dei popolo tedesco.

Questi scopi sono grandiosi e forse lontani, ma sono sckietti e chiari. Questo magnifico ideale vale la lotta accanita fino in fondo. Vale le sofferenze ed i morti a milioni. Ma non c' è che lui che li valga, E noi domandiamo: Questo ideale è esso senza restrizione e senza macchia, quello di tutti gli alleati ? La Francia, 1* Inghilterra, Y Italia e tutte le altre nazioni dell' Intesa sono esse in modo assoluto, sopra ogni

punto, d* accordo con 1* America ? »

Abbiamo sentito i nostri uomini di Stato e quelli del-l'Intesa dire moite parole savie, moltiplicare le alte assicu-razioni e le promesse disinteressate : « Noi lottiamo per >1 diritto, per il progresso durevole, per la liberazione del-r umanità ». Che senso hanno queste parole nel dominio positivo dei fatti ? In che cosa si concretano quel trionfo del diritto e quelle garanzie stabili dell' avvenire, per le quali le nostre moltitudini muoiono da quaranta mesi? In se, queste parole non sono sufficienti : ne è prova la loro diversa interpretazione. Vi sono da noi — un esempio fra cento — uomini per i quali « la revanche » senz' altro, costituisce il trionfo definitivo délia giustizia, e per i quali la conquista délia sponda sinistra del Reno è una garanzia eterna di pace futura.

Noi vogliamo avere una prova che non è nei desiderii dell' Intesa di sostituire il militarismo prussiano ed austriaco, una volta disfatto, con alcun altro — nè in tutto ne in parte, ne direttamente nè indirettamente —, e c* è un unico me"" di provarlo : enumerare integralmente gli scopi di guerra.

Domandiamo di essere illuminati sulle grandi questioni corne quella delle colonie e délia lotta economica. Il pro-tezionismo che puo giungere fino al « boicottaggio », all'im-prigionamento nei propri confini e allo schiacciamento di una nazione, costituisce un militarismo commerciale ed industriale

che non vale piîi dell' altro di fronte ai sacri principi del

«

diritto, e che, come 1' altro, prépara conflitti e stragi.

• «

Noi domandiamo la verità, non per diffidenza ma perche abbiamo fiducia in essa. Consideriamo che è per noi una grande inferiorità il fatto di non poterla proclamare e che sarà per noi una grande forza quando potremo farlo. Le nostre aspirazioni, le quali -sono, senza dubbio, nobili,.

ragioncvoli e benefiche, hanno tutto da guadagnare ad essere esposte in una luce splendente. Riteniamo questa luce neces-saria per unire i Francesi tra loro, per unire gli alleati tra loro, e specialmente per confondere i nostri nemici. Delle nostre reticenze essi si servono* con abilità e ciô è odioso e incomprensibile. Chi sa se il popolo tedesco non si sarebbe ribellato contro la sua vergognosa oppressione, chi sa se il partito massimalista che detiene il potere in Russia avrebbe avuto l'ardire délia sua micidiale scissione, se 1* Intesa avcsse fin da principio promulgato a gran voce in faccia al mondo il programma totale e preciso delle sue rivendica-zioni ? Nessuna persona di buon senso puô affermare che le cose non sarebbero andate cosî.

I cittadini di una nazione, il regime délia quale è fon-dato sulla giustizia, i membri di una lega diretta contro l'imperialismo, hanno il diritto di conoscerè la verità tutta intiera e il dovere di pretenderla.

(Le Pays, 2b dicctnbre 1917).

à -

Resurrezione*

I

Attraverso la tempesta esteriore e le crisi interne, e per causa dell* eccesso stesso dei tetri avvenimenti, la verità incomincia, da ogni parte, ad apparire a quelli che sono capaci di comprenderla. lo penso in spécial modo agli uomini dei popolo ed ai nostri fratelli, i soldati. Questi continuano la guerra con quelia rudezza che è una delle rare cose per le quali la nostra ammirazione non abbia, da quattro anni, soflerto delusioni, continuano a battersi ed a voltarci le spalle, ma non più, come prima, ad ignorare ogni cosa. I loro occhi e le loro coscienze si sono aperte. L* impulso elementare, e d* altronde senza replica, che è bastato prim?, aile" origini di questa guerra, per obbligarli al dovere : la neccssità di difendere il suolo, non è più sufficiente per essi. Si è allargato, insieme colla forza délia loro volontà e coir abbondanza dei loro sacrifizio.

Ho condiviso i loro mali durante le fosche battaglie rallentate délia guerra modema, ed ho sentito la mia carne fremere nel fremito délia carne gigantesca délia sezione o délia compagnia. Poi ho avuto rapporti con un numéro con-siderevole di combattenti. Da ogni punto délia palpitante e mobile frontiera attuale, essi sono venuti verso di me. So quello che molti di loro pensano e faranno.

La sentinella sotterrata nella sua fossa, nella ristrettezza senza limiti délia notte, 1* uomo del popolo dal cuore sem-plice, 1' uomo puro, 1' uomo relto e buono, si è messo a riflettere, a discernere, al di sopra delle piccgle ragioni immédiate e dei pretesti, le grandi cause dello scafenamento universale, ed al di là del povero tramonto che si abbassa o del mattino che sorge, i giorni e gli anni che saranno. La grandezza degli avvenimenti ha finito per dilatare la sua anima', la profondità del cataclisma ha rimesso alla luce problemi seppelliti. Egli ved'e la guerra fino nelle viscere. Si pone la grande domanda che esce sempre, prima o poi, dalla sensibilità, dalla dignità e dalla libertà umana : Perche ? E siccome è un onesto uomo che, per quanto meschinamente da prima, vuole pensare colla sua testa, ha incominciato ad ascoltare le voci interne délia ragione e délia coscienza.

La distruzione del folle militarismo, dappertutto e per sempre, i cittadini uguali, i popoli uguali, mai più dispo-tismo disordinato, ne misteri micidiali ne giuochi terribili, e le grandi fondamenta dell' avvenire, serene e nude come 1* orizzonte, ecco ci6 che dicono quelle voci, che egli ascolta come Giovanna d* Arco.

Egli è stato spinto verso questa visione amplificata e fortificata delK ideale di cui esso è 1* operaio manuale. Subito il suo primo contatto coll' interno è stato decisivo e lo ha- ributtato in lui stesso. Ricordatevi tutti, compagnie la vostra prima licenza. Malgrado la festa delle figure fami-l^ri, ricordatevi lo stupore che ci ispirô que!l'opinione ignorante, languida, fluttuante, miope, che si nutriva di parole e di vaghe notizie, e délia quale perfino la simpatia era inetta e quasi offensiva ; che ài lasciava burlare, censurare, beftarc ed intossicare, che non pensava nemmeno a sdegnarsi contro I* imperizia dei comando e V imprevidenza dei governi. Era necessaria un'altra verità ed un'altra Francia.

0

Poi comparve, sempre più cinica, la campagna, che violando 1* unione sacra, gli impérialiste i monarchici ed i nemici dei progresso non avevano cessato di combattere contro i veri repubblicani. 11 popolo soldato ha capito che tutta quella gente ha fatto alleanza e la stringerà sempre più, colla benedizione dei preti, perche si tratta di salvare qual-che cosa dei passato nefasto e di chiudere 1' avvenire.. Esso ha visto sempre più chiaramente, che il trionfo di questo blocco, il quale pesa sulla nostra Repubblica e la schiaccia come un trono, opporrebbe eternamente il militarismo al mi-litarismo, e, come tutte le oppressioni si tengono e si con-catenano, farebbe ricadere il paese délia Rivoluzione nei suoi antichi errori che sono la vergogna délia Storia.

Contro costoro, esso ha visto drizzarsi altre specie di uomini, che parlano collo spirito di giustizia e lo spirito di umanità. Essi non fermano il loro concetto di uguaglianza aile barrière dei confini. Hanno messo tanta grandezza nelle loro aspiraiioni da rendérle pratiche. Sanno che ciascuno-— individuo o nazione — e legato al mondo intiero, e che non si puô essere veramente patriotta senza essere interna-zionalista.

Verso i socialisti, si volgono, sempre più numerosi, i sol-<lati d'oggi e di domani, perche essi somigliano a loio, perche sono essi, i soldati del diritto, dell' interesse generale e délia pace invincibile, e, come loro, menti larghe e audaci nelle quali nulla ottenebra i raggi logici délia morale. Sono T opposizione e la speranza. Sono oggi quello che erano i repubblicani sotto I' Impero.

E — di quante di queste conversioni non fui testi-mone ! — gli opérai armati hanno sentito cadere quella as-

surda diffidenza verso i socialisti, che sussisteva specialmente

« •

nei contadini ed era destramente' aizzata dai reazionari, da quei mezzi repubblicani peggiori dei reazionari, nel loro odio

senile per tutti i perfezionamenti e, da tutto ciô che è, ma-

* i

terialmente, la grande stampa francese.

Questa liberazione si è delineata in tutti i popoli. Ter-ribili fremiti li hanno agitati tutti. Alcune corone sono cadute, altre cadranno. Un fermento universale annunzia che la liberazione definitiva non discenderà magicamente dal cielo, ma che. verra un giorno dalla terra e salira dalle folle.

Le parole, i comandamenti del présidente Wilson hanno magnificamente guidato questo risveglio luminoso, discipli-nato, irresistibile. Egli ha parlato secondo la mente ed il cuore délia Francia umana. Egli si è espresso come un grande présidente délia Repubblica francese. Ed anche la rivoluzione russa, che pare abbia oltrepassato il suo scopo, che senza dubbio è stata più ingiuriata che Compresa, si saprà un giorno quale furiosa demolizione ha recato nelle vecchie macchine autocratiche che sussistono.

Perô, malgrado queste grandi cose e queste grandi voci, nessuno dei nemici dei popolo ha, da noi, disarmato. La reazione si dibattc come la Gèrmania. Non potendo più fermare la verità contraria ai suoi piccoli interessi e aile sue piccole vedute, tenta di ostacolarla gettando il sospetto sugli uomini di sinistra. Gli affari Malvy e Caillaux ap-paiono in massima come manovre.

Quegli uomini sono colpevoli di tradimento, di preva-ricazione, di atti anti-francesi ? La prova resta integralmente da stabilire. 1 fatti citati contro di loro non sopportano 1' esame. Dopo quella requisitoria pue ri le e che raccoglieva tuttavia tutto ciô che si possedeva per motivare la messa in accusa di Caillaux, nulla di serio si e presentato ail* opi-nione pubblica avida di realtà. Finchè non saranno trovati argomenti perentori, si dovrà ammettere che non rimane che un mucchio di insinuazioni, di cose appfossimative, di «gonfiature tendenziose, senza contare le parzialità e gli oltraggi. Rimane soprattutto, ben visibile, il lungo sforzo tentato per disonorare quest' uomo a colpi di affermazioni ciniche, per molto tempo, anche prima che si possédés-sero i documenti fantasma che ora si agitano. Ciô è grave ed impressionante. Diciamolo chiaramente : basta che una campagna sia intrapresa da una certa banda di giornali, di agitatori e di conservatori perche sia immediatamente sospetta agli occhi di tutti quelli che pensano giustamente.

Aspettando il fatto non confutabile, la prova, il popolo non si lascerà ingannare e vedrà in Caillaux un uomo che ha beneficiato délia massima parte delle calunnie che si sa-rebbero continuate a gettare sopra Jaurès se non lo avessero assassinato.

Ed il soldato non potrà piîi deviare dalla sua linea retta. Aspetterà la prima prova délia colpabilità di Caillaux o una nuova prova del tradimento reazionario, come aspetta altre cose ancora e prima di tutto la dichiarazione del complesso degli scopi di guerra degli Alleati. Inchiodato al suo posto di combattimento, sotto il cielo che fulmina e la terra fulminata, colla sua volontà e il suo pensiero davanti a se, non si lascierà distogliere dal suo doverc integrale dai raggiri dei suoi nemici dell' interno, e più tardi, dopo la guerra, un giorno forse verra nel quale la rivoluzione na-scerà dalla contro-rivoluzione.

(La Vérité, 31 gennaio 1918).

Nessuna tregua !

In questi giorni cosi tragici ('), che cosa debbono dire, che cosa debbono fare, quelli che non sono dircttamente impegnati nella mischia suprema, quelli che non combat-tono colla loro carne ?

Vi è chi talvolta si pone questa domanda, con gravita, se non con angoscia.

Da moite parti intorno a noi, noi che lottiamo colle sole parole e la penna, sentiamo proclamare : « Si deve, in un' ora come questa, dar tregua aile nostre battaglie poli-tiche. Questo non è il momento. Bisogna rimandare a più tardi le polemiche. Domani si riprenderà il combattimento. Oggi, attesa, silenzio ».

No. Quelli che dicono la verità non devono mai ta-cere. Non vi è crisi, non vi è dramma che debba farci ab-bandonare, nemmeno momentaneamente, il servizio dei 'nostro ideale. Che quelli che per i loro errori e le loro menzo-gne, hanno prodotto lo stato di cose nel quale la Francia oggi si dibatte magnificamente, abbiano il pudore di re-stare muti, va bene : questo silenzio è 1' unico atteggiamenta

(l) i Tcdeschi avanzavano su Parigi.

rispettabile che possano ancora tenere, di fronte alla cosa pubblica, queîli che non hanno saputo evitare nulla, dopo non avcr saputo prevedere nulla. Ma noi ! Nulla giustifica il minimo arresto nella nostra spinta ardente verso il grande progresso.

Non già nell* ora in cui una situazione creata ed ag- . gravata da altii, prende — senza sgomentarci — propor-zioni minacciose, noi dobbiamo lasciarci paralizzare da sofismi nella pratica del dovere quotidiano.

Con quei sofismi ci fu fatto tutto il maie possibile. L'argomènto temerario e lamentevole délia « verità non sempre buona a dirsi » fa parte delf arsenale dei mezzi fraudolenti coi quali fu diretto e storpiato. il morale del paese da quattro anni. Questo metodo di asservimento si è precisato con un régime poliziesco di terrore del quale non vi sono che pochi esempi nella nostra storia contempora-nea, — e colla messa in scena intermittente di quella com-media intitolata : L'unione sacra, che si cerca nei mo-menti opportuni — cioè nei brutti momenti — di far pren-dere sul serio aile persone oneste : « Abbracciamoci tutti per soffocarvi ». Cosi si è riusciti ad alterare la coscienza nazionale, a condurla brancolante verso una meta che essa ignora, a soffocare la verità dentro non so quale ombra piena di insidie e di nemici.

9

Non cessiamo di ripeterlo : la verità è sempre buona a dirsi, perche essa è conforme ail* interesse generale ; essa

è sempre buona ad effettuarsi. Da tutti i'dibattiti, da tutti gli incidenti, da tutti gli attacchi contro gli abusi, le maga-gne, i sofisti, i traditori, contro gli incapaci, i procaccianti e gli utopisti, da tutta la lotta su tutta la linea, si spri-gionano i principi luminosi e semplici sui quali crediamo che la vita sociale deve essere finalmente regolata. Ogni minuto di giusta polemica avvicina 1* ora — ora lontana forse, ma urgente '— dei trionfo délia causa di tutti. Quando si è scelta, per guidare la propria attività militante, una dottrina la quale è costruita soprattutto suIP idea di giu-stizia, non si puo mai commettere falli nè errori realizzan-dola. Questo grande lavoro non compoita neanche picco-lezzc, quando vengono usati, come da noi, metodi leali e saggi, quando si è, come noi, pieni délia nozione féconda

dei!* ordine ; e non vi è nel mondo ragione sufficiente per

i

fermarsi, fosse pure provvisoriamente, sulla via nella quale la mente ed il cuore ci gridano : « Avanti ! ».

I soldati} Abbiamo sempre proclamato che gli uomini i quali si battono con furore sui confini sanguinanti e sfor-mati délia Francia d'oggi, si battono, come noi, contro forze di oppressione autocratica. Non vi è altro fine di guerra che sia ammesso da noi.

In questi giorni, nei quali si précipita èulla terra francese un diluvio di nemici, questa fede, come il resto, non ha variato in noi. Lungi dal demoralizzare i combattenti, essa porta alla loro miseria ed al loro sacrifizio 1' unico concorso che sia degno di loro. Ed essi sanno come noi altri, con-siderando, prima di tutto, 1* inestimabile valore délia loro esi-stenza, ed illuminati dal piîi vasto ideale sociale che esista : 1* internazionale, aspettiamo «appassionatamente il primo mo-mento nei quale sarà possibile mettere un termine al suicidio umano, — perche anche ciô è grande e semplice verità.

La nostra stessa cura délia vita e del morale dei soldati, ci preserverà dalla vergogna di corrispondere con una tregua, alla lotta nella quale si espongono i nostri fra-telli. Una tregua sarebbe, di fronte al nostro dovere comune, una mancanza di rispetto e di fede.

Allora, dacchè non vi sono, in questo momento, due fini, dacchè non vi sono due verità, proseguiamo a dire ciô che si deve dire, a fare ciô che si deve fare, per dare il nostro massimo di combattività. Non è colle timidezze, le reticenze e le compiacenze che si salverà il mondo. Piîi la realtà viva è caos, più dobbiamo cercare di portarvi senza posa 1' alto giudizio deir uomo giusto e I* opéra di probità, e di domi-nare gli avvenimenti disordinati colla più bella e la più nobile delle calme, quella délia perspicacia.

(Le Populaire, 9 giugno 1918).

Risposta ai miei calunniatori*

' >

Signor Direttore,

Ricevo solo oggi comunica?ione di un. numéro del vo-stro giomale, ncl quale è svolta e approvata da voi una confercnza fatta a Chicago contro il mio libro Le Feu, da un ufficiale francese in missione in America.

Quella conferenza costituisce un insieme d* insinuazioni calunniose e di insulti gravi contro i quali è mio dovere protestare nel modo più categorico. #

Mi è difficile credere che un ufficiale del mio paese, mandato ufficialmente agli Stati Uniti, abbia perso a tal segno la coscienza délia sua dignità da oltraggiare in simili termini un soldato ed uno scrittore francese, e si sia valso di una missione del govcrno per difendere in modo cosi grossolanamente repressivo, le sue idee personali.

11 conferenziere mi accusa in primo luogo di aver rap-prcsentato la guerra con false tinte. Ignoro se questo fun-zionario gallonato ha fatto —1 come pretende — la campagna in Francia prima di farla in America. Ma la sua pretesa di conoscere i soldati fa sorridere. Siete voi stato semplice soldato nelle trincee, mio caro ufficiale ? No ? Allora, non pailate di ciô che non conoscete.

lo affermo che tuttocio che ho scritto è la esatta ve- . rità. Si tratta o di cose da me vedute o fatte (e sono la massima parte) o di cose che mi sono state riferite da com-pagni che io sapevo sinceri. Non accetto quindi su questo punto nessun genere di smentita. Sarei turbato solo se un soldato che avesse veramente fatto la guerra venisse a con-testare descrizioni o passi del mio libro. Ma il caso non si è finora verificato per quanto mi consta.

In realtà lo stato d*animo del mio commentatore ma-levolo fa parte di tutto un sistema di propaganda che con-siste nell* abbellire la guerra, nei trasformare agli occhi del pubblico le tremende mischie di oggi in una sorta'di « guerra coi merletti » quale fioriva sotto quell' antico regime che evidentemente egli rimpiange. Spesso Y ho detto, e non la-scio occasione alcuna di ripeterlo. Niente irrita più il soldato degli sforzi dei giornali e dei libri per camuffargli la verità (quella verità nella quale vive e che per il primo conosce) e per dargli « 1* illusione » ; — cosi si esprimeva non so quale giornalista reâzionario a proposito délia mia opéra. Questi poveri mezzi menzogneri producono un effetto contrario a quello che si vorrebbe ottenere. Scavano tra quelli che sono avanti e quelli che sono indietro malintesi, abissi, e preparano giuste collere.

I soldati fanno il loro dovere e lo faranno fino ail* ul-timo per ragioni più alte che la paura délia miseria, del pa-timento e délia morte. Migliaia di lettere di soldati me

T hanno provato, e me lo provano ancora ogni giorno. I miei compagni del fronte mi hanno ringraziato per averli mostrati quali sono, per avere mostrato a tutti ciô che soffrono. « Grazie a te ci saluteranno nella strada ! » — dicono, e nemmeno uno mi dà ad intendere che la verità è un ve-

4

leno che indebolisce in lui 1* idea che lo ha fatto stare in piedi ed andare avanti.

Non insisto sul passo perfido délia conferenza dell' ufficiale « ufficiale », nel quale insinua che io sono al coperto nello Stato maggiore. Sono stato per 23 mesi al fronte corne scmplice soldato di fanteria. E I' ho fatto volontaria-mente : dispensato dal scrvizio militarc prima délia guerra, mi sono Oolontariamente presentato il giorno délia dichiara-zione di guerra, sono oolontariamente partito e sono volon-tariamenlc rimasto sulla linea del fuoco, come viene attestato in una delle mie citazioni. Queste citazioni sono state spesse volte pubblicate. Nell* ultima è detto che io mi sono sem-pre offerto per tutte le missioni pericolose. Sono stato riman-dato tre volte dal fronte per malattie contratte alla guerra. Non accetto a proposito del mio atteggiamento durante la guerra lezioni da nessuno.

Il conferenziere di Chicago mi accusa di aver detto che

• _

pochi preti hanno portato il sacco. Mantengo formalmente que-sta affermazione. Se vi sono molti preti mobilitati in Francia, lo sono, sia come cappellani, sia come ïnfermieri nelle linee avanzate, e questi — âssai poco numerosi d* altronde — non portano il sacco del fante. Chiedete ai solùati combattenti

t. •

se i cappellani e gli infermieri che essi intravedono subi-scono le loro stesse fatiche e i loro stessi pericoli ! Dove si trova un gran numéro di preti è appena ci si allontana dalla prima linea: i porta-ferili di divisione (che vanno dalle seconde aile terze lince), il personale delle ambi'lanze, e spe-cialmente quello degli ospedali dell1 interno. In tutte le di-more che ho fatto ail* ospedale ne sono stato circondato : gli infermieri, i munizionieri e perfino i ciclisti erano preti. Dico e mantengo quindi «on esser possibile ad un uomo in buona fede pretendere che, durante questa guerra, il clero mobilitato abbia condiviso la vita e le sofferenze dei semplici soldati.

Se ho parlato poco degli ufficiali in Le Feu si è perche questo libro vuol rappresentarc il punto di vista del semplice soldato. Nulla vi è, d* altronde, nelle poche frasi abbastanza anodine ed inoffensive poste in bocca ai miei compagni, che possa colpire il prestigio degli ufficiali. Tengo in onore la stima e l'amicizia di molti di essi. Ne ho co-nosciuti dei buoni, dei prodi e degli intelligenti, e non ho affatto per loro quel disprezzo — che sarebbe stupido — che mi attribuisce il missionario del governo francese. Ma gli ufficiali che io conosco e che io amo non sono quelli che sono del parere che si inzuccheri — cioè in buon francese che si soffochi — la verità, e che si facciano andare avanti i soldati a colpi di idee false e d'imagini camuffate. Essi sono imbevutf délia fede democratica e repubblicana. Essa basta^ loro, come ai loro compagni che sono nei ranghi, per essere veri eroi e veri uomini.

In realtà, tutti questi attacchi fanno parte di una cam-pagna organizzata per distaccare le forze democratiche dai loro amici e dai loro difensori. Cio è politica — e délia più bassa — condotta subdolamente in un momento nel quale coloro che vi si consacrano hanno 1* audacia di richia-marsi colla massima forza ail' Unione Sacra.

Cio puo irritare, ma non toglierà il coraggio a quelli che credono nel grande ideale che al di sopra délia mischia del mondo ha proclamato magnificamente il Présidente Wil-son. Io considero come una gloria di esserc stato uno dei francesi che hanno parlato esattamente nello stesso senso di quella grande voce, e sfido a mostrare nel mio libro un solo passo sugli scopi délia guerra e le condizioni délia pace che non sia conforme ai principi insegnati da essa.

Per queste ragioni io sollevo la protesta di un onesto uomo, di uno scrittore probo e di un democratico sincero contro gli atti dei begl ufficiali da sale di conferenze, i quali, a spese dei contribuent francesi, vanno ail* estero a farsi strumento délia propaganda reazionaria. I miei fratelli del fronte non ci si lasceranno prendere.

Vi prego — e ail" occorrenza vi intimo — di inscrire questa lettera nello stesso posto dove è comparso il vostro articolo diffamatorio e vi prego, Signor Direttore, di gradire 1' assicurazione dei miei distinti saluti.

(Lettera al Direttore del télégramme di Toulouse, giugno 1918).

Ai superstîtî.

Pochi mesi fa, abbiamo fatto appcllo agli Antichi Com-battenti repubblicani, per scongiurarli di contarsi, di riunirsi, e di vigilare per 1' effettuazione dclla loro comune volonta. Queste buone volontà sono venute le une verso le altre.

La nostra Associazione Repubblicana è stata fondata, ha prosperalo, grazie agli sforzi di compagni ammirevoli, fra i quali è doveroso almeno fare il nome di Raymond Le-fèbvre, che fu il promotore e I* anima ardente di questo mo-vimento. In diversi punti délia Francia, sono state create sez^oni. L* Associazione si è cambiata in Federazione, essa congiunge amichevolmcnte i suoi sforzi con quelli dell'Associazione Operaia. Essa è divenuta la potenza crescente che deve essere. In sono alla grande famiglia dei feriti, dei mutilati, dei riformati di guerra, dove il suo posto è segnato fraternamente, ma distintamente, 'essa ha vissuto la sua vita e abbozzato la sua opéra : 1* opéra di soiidarictà c F opéra di progresso, quella dei présente e quella dell' avvenire.

Il suo successo le fa una Ie^ge di accrescersi ancora; e di fronte ai ricchi e vivi risultati ottenuti noi indirizziamo un nuovo appello a quelli che furono soldati. Domandiamo a questi compagni di ieri di essere, col cuore, colla mente, e colP azione, i nostri compagni d'oggi. Venite a noi : abbiamo bisogno gli uni degli altri.

A quelli che potrebbero e che dovrebbero rafforzare le nostre file e che non lo fanno perche non ci conoscono abbastanza, voglio dire il nostro scopo, che è preciso, che è solidamente netto e chiaro.

Veramentc, poichè noi raggruppiamo uomini i bisogni e le rivendicazioni dei quali sono numerosi ed urgenti, il nostro primo pensiero deve essere di aiutare quelli che tor-nano dal macello a rifare la loro vita e di difendere i di-ritti di quelli che hanno adempiuto un taie dovere. A que-st' opéra primordiale e urgente di guida, di consigliere e di avvocato, T A. R. A. C. non ha mancato.

Ma cio non è che una parte délia missione che ab-biamo assunta. Questa missione è anche politica.

Ce Io rimproverano. Non parlo delle recriminazioni di avversari piii o meno maie mascherati, i cui attacchi baste-rebbefo a provarci, in massima, che abbiamo ragione. Ma mi è accaduto di sentire dei compagni di buone intenzioni disapprovare l'intrusione délia politica in impFese di mutua assistenza, e talora ho letto consigli di questo genere in ma-nifesti amici : Niente politica ! Taie è la parola d'ordine di moite società di antichi combattenti ; esse considerano che gli aggruppamenti costituiti in vista del trionfo d* inte-ressi determinati, deviano dalla loro mira e s* indeboliscono appena si mischiano alla lotta dei partiti ed alla discussione delle idee direttive.

Sotto un' apparenza di buon senso e di bonarietà vi è là, noi vorremmo dimostrarlo, il più superficiale e il più pericoloso dei sofismi.

In primo luogo, lo si sappia bene : fra la causa délia Repubblica, quali noi la vogliamo, e quella dei Iavoratori che si raggruppano per far valere i loro interessi professio-nali e civici, non vi è differenza di natura. È lo stesso principio di liberazione egualitaria che e in causa, parzial-mente in un caso, totalmente nell* altro. La Repubblica è, o deve essere' Y applicazione integrale délia gran legge morale che illumina gli statuti delle noslre leghe, essa è una mutualité fatta con tutte le altre. Noi non usciamo dalle nostre attribuzioni estendendo la nostra azione fraterna fino aile basi profonde dell* idea di solidarietà : non deviamo, camminiamo nello stesso senso, più in là. Noi andiamo a cercarc le nostre ragioni e le nostre garanzie supreme là dove si trovano. Se la Repubblica naufragasse, i principi stessi sui quali i nostri interessi pcrsonali si appoggiano — e che sono, in una parola, la sostituzione délia giustizia e dei diritto al vecchio talismano autocratico délia carità — spa-rirebbero anch' essi. Difendendo il tutto, difendiamo la parte. Le nostre rivendicazioni sono legate agli statuti nazionali ed intemazionali, come la nostra vita alla vita.

Senza dubbio, è ammissibile, diciamo pure : è razio-nale, che non tutte le collettività mutualistiche s'impegnino nella politica militante e che si specializzino a gradimento loro nella loro opéra complessa, ma ci sarebbe da dolersi se una sola di esse si disinterèssasse di questi vasti problemi, vi-tali, essenziali ; comunque, è necessario che, fra loro, ve ne siano alcune, le quali, oltre i piccoli ingranaggi delle cose vicine, particolari, familiari, vigilino espressamente sull' in-sieme délia grande macchina sociale.

Questa necessità appare sempre più forte quanto più da vicino si stringe la realtà. Niente politica ! Ma appena si compie una funzione sociale, non si puo non farne.

Questa grande macchina pubblica, noi vediamo bene che ha intorno due correnti di uomini che ci si accani-scono : quelli che vogliono spingerla avanti e quelli che vo-gliono spingerla indietro. Due partiti : quello delle riforme e quello délia conservazione, quello del progresso e quello délia reazione. Tra Y estrema sinistra e l'estrema destra, tra i socialisti, i quali sono repubblicani nella loro espres-sione più rigorosa e più umana, e la coalizione monarchica, clericale, nazionalista, la quale rappresenta un dogma esat-tamente opposto, esiste un certo numéro di partiti e di-force più o meno definite le quali coscientemente o incosciente-mente, favoriscono in ultima analisi una delle due correnti contrarie. Ma, tra gli estremi si svolge il dramma dell' av-venire, e questa lotta ail* ultimo sangue è continua.

Compagni i quali, la mano nella mano, in blocco so-lido e fraterno, cercate il vostro posto al sole, se non siete con questi, quelli si approfitteranno di voi. La vostra inerzia, la vostra rinunzia, sono opinioni negative e armi perdute e azioni che voi commettete contro voi stessi. La vostra asten-sione segna un vuoto, e la sfruttano. Non volendo fare délia politica, voi fate, in realtà quello che non vorreste fare. Nel momento in cui le forze oscure che hanno regnato nei tcmpi passati per la sventura degli uomini, riprendono vita, riprendono audacia e riprendono anche terreno, guar-diamoci, compagni, dal prestarci a far la parte degli stupidi î Del resto, corne ammettere che si possano ottenere i perfezionamenti successivi a noi necessari, senza un inter-vento effettivo, pratico, cioè politico? Non già miagolando in disparte, le nostre miserie e.le nostre speranze, noi otter-remo la soluzione che si nasconde e si difende. Se la classe operaia avesse trascurato la politica, a che capitolo sarebbe rimasta délia sua grande storia ? *

Comprendo bene che la politica è un terreno spesse volte poco sicuro. Gli amici timidi — oppure i buoni apostoli — non mancano di rappresentarcene i pericoli, le piccinerie, i compromessi, le trappole. Risponderemo loro con brutale sincerità, che noi non conosciamo punto questa politica, che la nostra non si impaccia e non si guasta con questioni di persone, d'intrighi e d'insidie. È più alto e più luminoso 1' obbiettivo che abbiamo davanti agli occhi corne una Stella fissa, quando ci proviamo a suscitare e a raggruppare per la difesa di tutti e di ciascuno, per la difesa délia democra-zia, i più rispettabili elementi civici délia nazione: quelli che hanno versato il loro sangue e consumafo le loro forze contro il militarismo coronato ; quando invitiamo i combat-tenti, dispersi ora nella vita, a ricostituire il loro esercito. Il nostro sforco fraterno e il nostro sforzo liberatore, sono la stessa cosa. Credetelo e provatelo.

(La 'Populaire, 3 lugiio 1918).

t

I grandi doverL

Ai giovani*

«

Cari amici,

11 vostro nobile e fraterno appello mi giunge in questo cantuccio solitario dove termina un libro e dove mi è impossible, per il momento, allontanarmi da questo lavoro. Ma,,pure, tengo a dirvi quanto la vostra voce parla al mio cuore, quanto mi sento onorato che i giovani generosi e gli arditi redattori degli Ecrits du Midi vogliano considerarmi come uno dei loro.

Certo, noi serviamo il medesimo ideale ; la liberazione délia moltitudine compiuta da essa stessa, la grande legge di verità e di ragione sostituita dappertutto ai regimi parassi-tari i quali hanno condotto da ogni parte il vecchio mondo alla disgrazia e lo condurrebbe alla distruzione definitiva, se I* umanità non reagisse. Noi serviamo il medesimo ideale con gli stessi mezzi : dire la verità, portare questa luce davanti a quelli che non sanno, mostrare loro il dritto cammino ed i veri nemici ; e portarla anche davanti alla faccia di quelli che mentiscono. Noi saremmo eguali se voi non aveste sopra di me una grande e potente superiorità : la vostra giovinezzà.

Non è di troppo questa vostra giovine forza per com-

durre a termine un* opéra la quale è drammatica come gli

>

avvenimenti. Si cercherà di circuire con tutti i mezzi il ma-gnifico sforzo che andate organizzando, voi, i vostri, e quelli che vi somigliano. Infinité insidie sono tese al progresso da quelli che non lo vogliono. La più inestricabile è quella concessione che talvolta essi consentono forzatamente sotto l'azione splendida dclla verità, la mezza misura che mol-lano per tenersi il resto, 1* apparcnza di progresso che lascia I* autocrazia nella piaga permettendole di riprendere a poco a poco gli uomini, corpo ed anima.

La vostra opéra di liberatori deve imporvi in primo luogo e soprattutto, di essere intransigenti e di persuadervi che fintanto che non avrete tutto, voi non avrete niente. Questo pericolo mi préoccupa fino ail* angoscia, quando sento grandi parole di giustizia uscire da bocche equivoche, e partiti che non hanno mai cessato di odiare e di combattere la causa di tutti, preconizzare un avvenire troppo nettamente democratico perche lo possano volere e perfîno comprendere. Senza alcun dubbio costoro troverebbero il mezzo di fare abortire le speranze del diritto umano e di rendere inutile la morte dei martiri, — se voi non foste là, voi tutti, i giovani dallo spirito aperto e audace, gli scrittori soldati, per rnan-tenere il dovere civico nella sua purezza e nella sua larghezza.

Non cessate di chiamarvi reciprocamente, di riconoscervi, di imporre a voi stessi una disciplina ed un ordine che stra-riperà fatàlmente da ogni parte sulle cose. Non sappiamo cio che avverrà colla Pace ; sappiamo solo ciô che avverrà un giorno. Ora che lo sappiamo non dobbiamo più perderlo di vista.

Io vi invito al lavoro comune, vi stringo fraternamente le mani, a voi che mi accettate come uno dei vostri e che conosco — perche non ho aspettato di indirizzarmi alla vostra ri vista per applaudirla — e saluto i miei vecchi amici che sono accanto a me, in mezzo a voi.

24 scttembre 1918.

(Les Ecrits du Midi, 10 Ottobre 1918).

La Società delle NazionL

A un compagno ignoto*

i. -i -i

t

»

Caro compagno,

Leggo nel giornale Le Pays la Iettera aperta cosî cor-tese che .voi mi indirizzate e che non mi ha sorpreso da parte vostra, perche so che gli antichi combattent! si rispet-tano 1' un l* altro. Benchè non conosca il vostro nome, caro tenente X, c* è qualche cosa di voi che non potevo ignorare assolutamente, ed è la vostra lealtà e la vostra sincerità.

La vostra domanda è semplice. Perché, mi chie-dete, nel momento in cui si élabora, per la Società delle Nazioni, un* imponente Lega, il Comitato délia quale com-prende un brillante eclettismo di nomi, voi create una specie di lega dissidente, per forza più ristretta, perche non si appoggia che sulle organizzazioni e le personalità di sinistra ?

Vi rispondero colla medesima sincerità e la medesima semplicità. In verità, rendo omaggio, come tutti, al valore morale e intellettuale, ed al carattere altamente disinteres-sato di Léon Bourgeois. Ciô che penso di lui, lo penso anche degli uomini i nomi dei quali appaiono nel suo Comitato.

Ma la questione è più alta e più grave di'queste con-siderazioni sulla qualità individuale delle personalità dirigent! délia Lega e Y importanza degli interessi che sono in giuoco, permette di dire: più tragica. Ebbene ! Non credo che l'As-sociazione délia quale mi parlate possa fare opéra durevole. Non credo che quella pléiade ragguardevole di uomini tanto diversi sia capace di prendere in esame con sufficientc ardire e nella loro integrità tutte le profonde modificazioni che deve portare nelf insieme délia vecchia società la costîtuzione di una Società delle Nazioni definitiva.

Che uomini distinti ed eruditi si r'iuniscano e discutano, non basta per elaborare le misure che rendano impossible il ritorno delle guerre. Una organizzazione universale che abbia questa formidabile pretesa, la quale cambierebbe la faccia del mondo, e porterebbe nella infausta storia fratri-cida dei popoli la massima riforma che vi sia mai stata por-tata, non puô edificarsi in modo vero e positivo che sopra una revisione radicale delF ordine esistente. Non si pone artificialmente il più prodigioso dei progressi accanto ad una serie di errori e di abusi che hanno fatto la loro prova e che assai presto lo farebbero abortire.

1 principi sui quali deve essere fondata una vera So-

%

cietà di Nazioni, che non sia una pomposa parodia, il Présidente Wilson, figura dominante délia nostra epoca, li ha enunciati. È questo il solo programma di ricostruzione universale che non lascia sussistere le cause dei cataclismi. Ebbene, caro compagno, io dico che 1' applicazione intégrale di questo statuto puramente democratico, puramente anti-impérial ista, senza concessioni ne compromessi, provo-cherebbe nella vita collettiva dell' umanità uno sconvolgi-mento taie che mai un Comitato composto di uomini, dei quali alcuni sono conservatori, altri timidi moderati, altri semi-uffi-ciali, e soltanto alcuni democratici, accetterà di conside-rarlo fino in fondo e di lavorare alla sua eftettuazione. Da contatti di questo genere non possono uscire che soluzioni fragili, insufficienti, destinalc alla rovina.

Ohimè ! caro compagno, girate lo sguardo intorno a voi. Non vedete Y opposizione crescente sempre più con-fessala, che suscita tra i dirigent! dell' Intesa il programma Wilson? Già, minacciose, angosciose si moltiplicano le riserve, le eccezioni, le macchie, a quei comandamenti cosî nobili, cosi fecondi per I' avvenire, cosî pratici. La giustizia upiversale, la liberazione dell' umanità, il rispetto dei popoli, si sono ben gridati e fatti gridare ! Ed ora, si intravede, per caso, attraverso Y odioso e malsano silenzio nel quale si è sepolti, che si tratta di tutto fuorche di ciô. Si tratta di sbranare e di annientare altri popoli, di prendere più bottino che è possibile, e la grande difficoltà sta nel mettere d'accordo tante ardenti cupidigie. Si tratta delle colonie tedesche, délia sponda sinistra dei Reno e dell* egemonia dell* Inghi!terra sui mari, colpo mortale alla libertà dei popoli, che da sola distrugge Y ideale di giustizia universale e délia quale il sig. Clemenceau ha osato, in pieno Parlamento francese, farsi F avvocato ; e tutto quello che sapremo più tardi, troppo tardi ! In verità, le nazioni da preda stanno cambiando nome.

L* opinione pubblica, la quale non vede più in là del proprio naso, e se ne rimette ai dirigenti, esulta di gioia e di gloria perché le si mostrano un variopinto ser-raglio di cannoni, in piazza délia Concordia, e dei re nclle carrozze presidenziali ; essa acclama Wilson senza sapere che cosa sia ; adora il Présidente del Consiglio per le sue parole sonore, per la sua corta vista e la sua brutalità. Poco le importa che sia stato soppresso l'imperialismo tedesco per seguirne Y esempio, e che la ricostituzione viziosa dell' ordine delle cose conduca presto o tardi a nuove ecatombi : la sua imaginazione non arriva a tanto.

Attualmente, la funzione delle coscienze giuste e chiaro-veggenti è quella di insorgere contro la duplicità dell* alto e 1' ebrezza del basso, di gridare chc la vittoria non deve cambiare la forma délia verità ne la rettitudine del diritto. Attualmente, la parte di quelli che pretendono appoggiare 1* avvenire su « garanzie* eterne » deve essere una parte di protesta indignata e di opposizione.

Credete voi che la Lega Bourgeois prenda questo atteg-giamento ? Lo potrà ? Lo vorrà ? E allora che cosa farà che non siano falsi simboli che suscitano false speranze, peggiori di un' opéra vana ?

La Lega délia quale noi abbiamo posto le fondamenta in seguito ad una magnifica riunione in onore di Wilson e per suggerimento di certi gruppi e specialmente délia grande Lega Americana similare, non hi invero un comitato composto da personalità illustri prese un po* dappertutto. Essa va in un solo senso, ma è il senso dei popolo ed è il solo verso il quale si deve andare per avere ragione in materia di giustizia universale. Se mai, caro compagno, la grande pace futura dei popoli si attua, sarà opéra dello stesso popolo, e non dei cardinali, degli accademici e di tutta una serie compléta di uomini di Stato per quanto venerabili essi sieno.

)

Questa iettera è già troppo lunga, perche io sviluppi tutte le ragioni che rendono la Lega francese per la So-cietà universale delle nazioni libéré tutt' altra cosa che una specie di concorrente inopportuna délia sua prestigiosa so-rella maggiore. La cura di rispondere lealmente alla vostra domanda leale e, mi permetto di dirlo, fraterna, mi ha fatto anche troppo lungamente insistere sulle ragioni essenziali che rendevano la sua formazione necessaria, ed anche, rispon-dendovi, ho la coscienza di rispondere a molti compagnie Vorrei, peraltro, dire ancora questo sul nostro orienta-mento a sinistra : Vi è in troppi ambienti un' ostilità non giustificata contro la parola « socialista ». Io non condivido forse tutte le idee dei socialisti, ma amo questi uomini che sono coerenti a se stessi, che capiscono come tutto si con-catena strettamente, gli abusi come i progressi, che portano in se una logica ed una chiarezza di coscienza intransigente e che, lontani dai calcoli, dagli intrighi e dagli affari non perdono mai di vista I* interesse délia moltitudine. Nello sca-tenamento rapace degli imperialismi, essi hanno salvato quanta hanno potuto Y onore dell' ideale, in attesa di aver la forza per imporlo, e se non ci fosse questo partito, aile oneste persone ed ai giusti non rimarrebbe, in epoche come quella che noi attraversiamo, che esiliarsi nella vergogna e nello scoraggiamento.

Credete, caro compagno ai miei migliori sentimenti.

(Le "Pays, 8 gennalo 1919).

T

A Gabriele D' Annunzio.

Caro Maestro,

Vi abbiamo ammirato, vi ammiriamo tuttora per la ma«nificenza délia vostra opéra di poeta. Siete stato il mago di incomparabili città di sogno, l'evocatore che risuscita la ricchezza di civiltà scomparse e che risuscita anche agli occhi dei profani che non sanno vedere la bellezza délia vita. Alla vostra voce, abbiamo visto drizzarsi la gloria colo-rata delle città, ecj il passato nel présente, e le gioie e gli spasimi del cuore umano e la forma divina délia donna. Quelli che hanno conosciuto i vostri poemi sono corne pel-legrini ; hanno tesoreggiato ricordi che non oblieranno senza empietà.

Ed ecco, dopo il cataclisma che per quattro anni ha sfigurato 1 Europa per intiere regioni, e 1* ha popolata di venti milioni di morti, la vostra voce si alza di nuovo ed il vostro lirismo si spande, in questo opuscolo che ci giunge « da paite del tenente colonnello Gabriele d*Annunzio ».

E la medesima voce ? Non so. Vi sono accenti e slanci dei quali ci sembra ricordarci. Ma oggi il vostro canto non ha bellezza, la vostra eloquenza stona. Quando voi parlate délia vita e délia morte, la vostra brillante esaltazionft ha un non so che di artificiale e si veste »di falsi splendori. Si ritrovano appena nel declamatore impoverito i residui del genio luminoso e forte di cui adoravamo le opere.

Perche ? Perche la vostra voce, mio caro Maestro, la vostra voce che si armonizzava per 1' addietro col patetico delle vostre visioni, coi fremiti delle viscere, con tutto il dramma délia realtà vivente, non si accorda con l'impor-tanza del dramma, infinitamente vivo anch* esso, del quale il mondo è oggi il teatro. Essa non corrisponde più alla grandezza del dolore, délia miseria e délia speranza univer-sale. Le parole ed i ritmi vi obbedivano infallibilmente quando nel vostro cuore e nella vostra mente, la bellezza, era la stessa cosa délia verità ; oggi c è tra i vostri canti e la verità palpitante una dissonanza che vi rimpiccolisce.

Mentre gonfiate la vostra voce per tentare di dare alla mischia sanguinosa delle razze uno splendore che non ha, per risuscitare e adornare un ideale militare che la guerra ha condannato ed ucciso ; mentre le conseguenze formi-dabili del conflitto supremo si riducono per voi a questioni di sj: artizione di bottino e di limitazione di proprietà, mentre cercate laboriosamente, per difendere la vostra tesi imperia-listica, accenti tragicomici nei quali la vostra nobile ispira-zione maldestramente si dibatte, Y universo umano va cam-biando intieramente d* anima e di volontà. Questo immenso avvenimento vi sfugge ed ecco perche il vostro lirismo suona a vuoto.

O incantatore, o profeta, non vedete dunque che il po-polo di tutta la terra va risalendo alla luce corne un popolo di affogati, che Y cra délia servitii è chiusa e che un* altra incomincia, che la più grande delle forze brontola, si agila e ancora a tastoni cerca nuove fondamenta, e che sono in giuoco cose assai più alte, più profonde e, malgrado le ap-parenzc, più uigenti di quelle per le quali si ingegna, si accanisce e si esaspera il vostio spirito' militaristico ? Do-mani, fia poco, foise più presto che non crediamo, noi che ci crcdiamo, si compiranno immensi e giusti sconvolgimenti, ai quali l'incomprensione voiuia e beata dei poteri darà forse forma di tcmpesta.

Noi vi ammiriamo sempre, ve 1 ho detto, pe:chè nulla toglierà che voi siate stato il più sontuoso aialdo del genio latino. Noi ammiriamo 1' Italia, luce dei secoli, paradiso terrestre dove la bellezza antica è nata una seconda volta quattrocento anni fa. Ma non c' è su questa terra, come voi credete, soltanto una causa italrana, come non c* è soltanto una causa francese o una causa latina. Vi sono gli uomini ; e gli interessi degli uomini sono contrari alla lotta degli inte-ressi nazionali. Vi sono le moltitudini, le quali dal principio dei secoli fino ad oggi, sono state schiave, e nonostante tutti i sofismi, facevano la guerra di cui altri profittavano. La storia è stata impastata da cima a fondo con sangue innocente ; fu una serie terribile, inespiabile, imperdonabile d'ingiustizie e di delitti a causa di quella schiavitù. Ma qualunque sia il passato e le sue leggi, si avvicina il giorno nel quale la giustizia regnerà per i poveri, per tutti i poveri, e per opéra loro. L* onda venuta dal lido non sarà mai più arginata. Se si tentera di ricacciarla, strariperà forse in eccessi, ma non sarà mai più arginata. Ne le interpretflzioni ufficiali attraverso le quali ci nascondonO l'imagine délia verità che è in cammino, ne gli eserciti di volontari e di sicarii, ne quei pochi stregoni ridicoli i quali brandiscono lo spaurac-chio di parole fatidiche, ne gli incantesimi fuor di moda dei pompieri délia letteratura, spengeranno il vulcano che si è destato ne il terremoto. La moltitudine ora ha aperto gli occhi, vede il suo posto al sole, lo vuole, ed ha ragione. Assai al di sopra delle discussioni insolubili, dei razio-cinii bizantini, dei compromessi provvisorii e di tutta quella geometria geografica di confini che tende a ricostituire il passato e lo ricostituirà un giorno, il tempo si avvicina in cui non vi sarà nel mondo che un' unica patria temporale, come non vi era che un unico Dio, perche troppi sguardi discernono finalmente che tutto il resto è scisma, furto ed assassinio.

Taie è la tragedia mondiale, lo sviluppo délia quale non dipende più ormai dai condottieri di popoli, e nem-meno dai pastori di anime, la tragedia, fuori délia quale, contro la quale vi ponete deliberatamente, credcndo forse di andare verso cio che più urge.

So bene che vi sono gli altri, gli altri che tentano di

prender quanto possono. Certo, non si puo negare che quasi tutti i dirigenti attuali sono animati da un funesto spirito di errore che spinge ail' abisso il loro gruppo dorato e pa-rolaio. Ma la funzione di una grande voce come la vostra sarebbe stata di inalzarsi contro le esazioni e non di fare coro cogli esattori litigando con essi per i particolari.

Si parla di inganno, di promesse fatte ail' I talia e non mantcnute. Sia. Ma io lo ripeto, una grande questione do-m a le piccole questioni e le fantasie diplomatiche. Si, vi fu frode ed inganno, ma quello di cui si sono resi colpe-voli verso i popoli per farli andare al macello. Li hanno abbagliati, facendo risonare grandi parole di giustizia e di diritto, di liberazione universale, di guerra efmitiva alla # guerra. Questo ideale era ail* altezza delP umanità ; la sua conquista non era sproporzionata ad alcun sacrifizio. Ma ora si tratta proprio di ciô ; i ciechi, dei quali voi, poeta tri -buno, vi fate complice, non invocano più la pace universale se non per assoggettarla al loro profitto ; non si ser-vono delle grandi verità che per garantire le loro prese di possesso e rifare 1* anarchia mondiale di prima, piena délia certezza di nuovi sterminii. Opéra effîmera almeno quanto quella nella quale vi sforzate con tanto ardore di prendere la vostra parte di responsabilité morale. Colui che oggi non vede ostinatamente, ristrettamente che la sola causa del suo popolo, malgrado c contro tutti, lo tradisce perche lavora per i massacri nei quali quel popolo ricadrà alla rinfusa cogli altri.

Non vi è stato che un solo dirigente capace di giudicar più chiaramente. Uno solo ha provato a tener fermi contro gli appetiti grossolani dei vincitori, principi solidi perche sono quelli délia ragione e délia morale. Ha intravisto le cime dell'or-dine futuro (non ii monuir.ento tutto inicro perche questo si reggerà soltanto se sarà costruito dal popolo stesso). Quel-I' uomo è il solo che, dopo la guerra, avrà diritto alla lico-noscenza degli uomini ; ed è ii veggcnte « gli occhiali » del quale sono per voi un argomento di sarcasmi che sareb-bero indegni anche di un mcdiocre poeta !

Lo scrittore, il pensatore, la guida, deve vedcr più in là dei pretesi vantaggi immediati, mio caro Maestro, e più -in là dei tempi presenti. Oltre la complicazione delle de-marcazioni illusorie che il temporale portera via, egli deve far sua la più nobile e la più vasta delle cause, quella dei poveri e dei sofferenti, quella dei milioni di soldati e dei ' miliardi di uomini, i quali, qualunque sia il colore délia loro divisa, il suono del loro linguaggio e Y angolo délia terra dove soffrono, sanno ormai che vi è fra tutti loro una spaventosa somiglianza.

(Le 'Populaire, 1° apriîe 1919).

Il gruppo u Clarté

/

«

?

Alcuni scrittori ed artisti, rispondendo aglî ardeati votî di alcuni di loro e al loro grande dovere di educatori e di

guide, hanno deciso di raggrupparsi per esercitare un'azione

»

sociale.

Questi scrittori, i quali mi conferiscono l' onore di fare conoscere la loro decisione formano un* ammirevole schiera di eletti ; e non senza gioia e profonda emozione io prendo la parola in loro nome. La loro unione rappresenta uaa forza morale considerevole, le loro opere hanno procurato loro innumerevoli attenti amici ; è una vasta e commovente influenza questa che essi pongono al servizio del progresso delle idee.

Nel mettersi a fîanco a fianco, essi non abdicano punto alla loro indipendenza di pensiero, alla loro personalità let-teraria, ai loro temperamenti artistici magnificamente diversî. Ma sono d'accordo syi principî essenziali di una netta e chiara dottrina : quella délia liberazione degli uomini.

Essi hanno un medesimo rispetto délia vita, una mede-sima fede nel principio di Giustizia. *Ciedono che la causa delle più nobili idee morali e delle più splendide evidenze s'incarna in quella di tutti gli oppressi, di tutti i poveri, di tutti gli uomini. Credono che tutti i progressi, come tutti gli abusi, si concatenano necessariamente 1' un Y altro senza

fine, e che vedere lontano c vedere giusto. Non hanno paura di considerare i fatti o le idee, per controllarli, per dirigerli fino aile loro estreme conseguenze, non hanno paura delle ' temerità délia ragione ne délia violenza délia verità.

Lo spirito nuovo di liberazione, di disubbidienza aile vecchie leggi barbare, che freme e si agita sopra tutta la terra, la sicura e profonda spinta popolare, che sale per regnare un giorno e cambiare 1' aspetto délia società, sono stati creati dai pensatori. Gli opérai dell* intelligenza vogliono — e devono — prendere il loro posto di lavoratori in questo definitivo rinascimento umano, dal quale si puô tutto aspettare, e che è semplice e giusto. Esso ancora non è in certi luoghi che un bel barlume o un grande sospiro ; esso è ancora in moite parti del mondo, attraverso ruggiti di collera e di rivolta, ottenebrato o perseguitato o fana-tizzato, esposto a lugubri alternative di eccessi e di indie-treggiamenti. Dopo essersi riconosciuti reciprocamente e uniti fratemamente, dopo aver messo in comune le lor<? aspi-razioni ieri ancora disperse, gli intellettuali vogliono rivol-gersi insieme verso le moltitudini viventi, per incoraggiarle, istruirle, difenderle ed unirle ; costruire un avvenire migliore con esse e per esse.

Essi sanno che ogni pro^resso integr^lménte democra-tico è ormai quaggiîi il solo che sia solido. La guerra ha scoperto 1' abisso verso il quale andavamo, e verso il quale andiamo tuttora. Gli antichi principî di oppressione, di auto-crazia, di privilegio e di imperialismo — che non si man-lengono più che col danaro — hanno dato le loro prove malefîche ; essi daranno domani le loro prove d* impotenza, colla loro moralità provvisoria che si adatta agli appetiti, col loro diritto che si storce come un' arma, la loro corta vista ed il loro disprezzo dell* avvenire. Presto o tardi le stesse cause producono gli stessi effetti, malgrado i travesti" menti delle parole e delle cose. L* antagonismo, irrimedia-bilmente scatenato fra I' ordine nuovo e le forzé del passato pone una questione di vita o di morte per il genere umano.

In questa lotta per Y equo e lo splendido avvenire, del quale nessun cittadino e meno ancora un artista puo ora disinteressarsi, i nostri compagni, i quali finora erano solo combattenti isolati o osservatori distaccati, portano d* un colpo solo e nello stesso senso i loro sentimenti e le loro energie.

Non basta. Servitori dell* idea repubblicana in tutta la sua profonda dolcezza umana e in tutta la sua ampiezza mondiale, gli scrittori francesi i quali si raggruppano oggi riten-gono di aver bisogno del concorso degli scrittori e dei pen-satori degli altri paesi ; tendono loro le mani e invocano I* Internazionale del pensiero, parallela ail* Intemazionale dei popoli.

Cosî operando, essi sono più patriotti degli chauvins. Detentori per una parte di un genio nazionale, allo splen-dore del quale molti di loro hanno contribuito e che, d'al-tronde aveva sempre finora servito le nobili imprese, essi sanno che il bene di ciascuno — individuo o nazione — è legato al bene di tutti. Onora il suo paese, colui che grida che la causa dei sofferenti e dei sacrificati non si rin-chiude in linee geografiche, che la verità non ha dimensioni ne limiti. La giustizia non sbaglia in nessun luogo, e l'ideale diviene più bello ingrandendosi.

Taie è il senso dell' idea che ha determinato la coali-zione stretta fra gli scrittori di questo nuovo gruppo. Que-st* impegno preso dai lavoratori del pensiero verso se stessi e verso gli altri, viene al momento opportuno. Esso ha un* importanza morale che non sfuggirà a nessuno. La lega, la famiglia degli spiriti liberi, che capiscono e che amano il bene pubblico, è ormai fondata, permanenza vigile del pensiero.

Essa prende consiglio ed esempio dal maestro più am-mirato e più venerato delle lettere francesi : Anatole France.

Essa si ingrosserà senza interruzione di altre buone volontà sotto la spinta dei grandi avvenimenti. Noi chia-miamo amichevolmente tutti i nostri compagni a raccolta.

Gli aderenti hanno scelto per il loro aggruppamento, come pure per la rivista che ne sarà il primo organo, il ti-tolo di « Clarté » per indicare che la missione che essi assumono è di combattere i pregiudizi, gli errori troppo abil-mente mantenuti e soprattulto 1* ignoranza che divide ed isola gli uomini ed ha pcrmesso finora di lanciarîi ciecamente gli uni contro gli altri.

La formidabile potenza popolare che si alza in piedi, oggi non ha più bisogno di nessuno per scuotere le sue ca-tene. Il movimento alla testa del quale ci poniamo risoluta-mente si compirebbe senza di noi. La democrazia è invincible. Ma questa resurrezione fatale si svilupperà in modo più calmo e più bello se sarà rischiarata dal pensiero, se il mondo sarà popolato di coscienze lucide oltrechè di volontà.

{L'Humanité, 1° maggio 1919).

S

Il silenzio dei mortL

Al Maestro Mario Moutet, avvocato.

Caro Maestro,

Mi sarà materialmente impossibile venire a deporre ve-nerdi davanti al tribunale correzionale e portare ad Alfredo Dominique — che conosco solo dai suoi scritti, ma del quale stimo il carattere ed il talento — la mia testimonianza sincera di antico combattente e di letterato. Ma credo che mi sia permesso scritere cio che avrei detto in tribunale.

Ho avuto 1' onore di essere, per mia volontà, semplice soldato combattente. Ho avuto la gioia, per merito delle circostanze, di ottenere la mia prima citazione per aver sal-vato la vita a soldati francesi, e di essere stato, in altri casi, volontariamente utile alla mia unità. Sono stato riman-dato nelle retrovie tre volte e riformato n.° 1 per malattia contratta al fronte. 11 mio stato di servizio cosi modesto, e che scompare di fronte ail' eroismo magnifico di tanti miei compagni, non costituisce certo un merito valevole ; ma prendo la libertà di ricordarlo, perche stimo che esso mi conferisca il diritto di dire , che il vero patriottismo ha orrore di colui che semina 1' odio e la guerra. I miei compagni del fronte, conosciuti e sconosciuti, che hanno fraternizzato in gran numéro con me, e quelli che si stringono intorno a me in

tutta la Francia nella nostra Associazione fraterna, non mi smentiranno; e, senza avere ricevuto da loro alcun mandato, semplicemente a causa di questa fraternità e di questa somi-glianza, credo di dire cio che essi pensano : essi conside-rano corne avversari gli uomini, i quali, stando indietro, fanno pompa di nazionalismo.

Noi stimiamo, inoltre, che soltanto quelli che il caso ha risparmiato nella guerra, avrebbero, in una certa misura, il diritto d* invocare senza mentire la testimonianza e l'esem-pio di quei morti i quali, alla fine délia loro vita, erano stati al loro fianco ; ma noi preferiamo rinunziare a questo soccorso commovente. U solo atteggiamento decente è, secondo il nostro parere, di portare sulle loro tombe, come dice un compagno, « l'implacabile silenzio ». Ma almeno, se non parliamo noi in nome loro, che nessuno ardisca di farlo. Un padre non ha alcuna ragione morale di utilizzare la morte eroica del figlio per far risplendere un suo personale presti-gio, per distrarre 1' ammirazione su se stesso, e tanto meno

per sostenere una dottrina politico-commerciale, la quale,

%

scientemente o no, avrebbe per risultato di provocare nuovi macelli e di condurre 1* umanità ail* abisso.

Il pudore ed il buon senso impongono il piîi grande riserbo a quelli che non hanno pagato di persona e hanno rischiato nella guerra solo la vita di un altro, fosse pure di un figlio carissimo. Ma, lo ripcto, questa commeclia di risurre-zione di cadaveri diventa particolarmente empia quando con-

' :

siste ne! coprirli di orpelii sovversivi e nel far parlare a sproposito i! loro eterno silenzio contro V interesse sacro di tutti. Se in una polemica uno scrittore, membro del foro, fece osservare cio ad uno dei suoi colleghi, ebbe ragiore. E quando anche vi fossero dei giudici che ritenessero di-scutibile la sua opinione non ve ne saranno certo per giu-dicare che Y espressione di questa opinione leale e schietta debba essere punita.

La libertà di parlare e di pensare ha subito un eclisse che, crediamo, ha oltrepassato il segno ed ha nociuto all'ideale repubblicano, ed anche alla reputazione universale délia Fran-cia. Questa libertà è la prima di quelle che noi, scrittori, vorremmo recuperare. Le forze intellettuali francesi, spinte dair ardente gioventîi, sono oggi sempre più numerose a prendere coscienza dei doveri attivi che impone loro la sal-vaguardia delT avvenire.

Piena delPidea democratica e di un patriottismo supe-riore il quale è conforme aile nobili tradizioni liberali del nostro paese ed anche ai suoi interessi piîi essenziali, questa schiera eletta ed attiva desidera in primo luogo che il diritto di discussione sia largamente aperto e che la sincerità onesta sia inattaccabile.

<

(Giugno 1919).

V • I

V

4

Verso i tempi nuovu

/

Cari amici,

Vorrei dire alla folla mngnifica e fraterna che voi formate qui, cpiale ricompensa e per me la vostra festa felice, quanto sono commosso dell* omaggio che volcste rendere aile idee ed ai sentimenti che la vostra generosa amicizia ha, questa sera, personificato in me.

Paul Desanges, Jean Louguet, Marcelle Capy, Henry-Marx, Han Ryner, Monette Thomas, Georges Pioch, P. Vaillant-Couturier, Ramsay Mac Donald, Buxton, Victor Cyril, io vorrei trovare nel mio cuore le parole degne di voi per ringraziarvi d'esscre stati I* espressione délia simpatia di tutti i mici compagni di lotta e di avere acconsentito a mesco-lare cosi intimamente il mio nome alla bella causa che avete I' abitudine di servire.

lo vado superbo dell' affetto dei miei fratelli e del giu-dizio dei miei. Giudizio troppo benevolo ma che tuttavia mi consacra, perche ha tutta le vostra impoçtanza. Voi vo-Iete vedere, attraverso ciô che ho fatto, quello che avrei voluto fare. La voce di uno scrittore non prende tutta la sua realtà che dalla sua eco. Insuperbisco del successo che voi mi portate, realizzando la mia sincerità.

E voglio dire fino a che punto è lusinghiero per me di essere debitorc di questa testimonianza di amicizia a La Forge, cosî viva e brillante, giovine popolo di opérai del-1* arte del quale si sente aumentare il rumore di lavoro e di ritmo, e che nei momenti più oscuri ha dato un esemi pio riconfortante di organizzazione e di consapevole rina-scimento ; e voglio salutare con affettuoso rispetto la vostra forte giovinezza, e Y avvenire brillante che sgorga da voi.

L' avvenire importa più del présente al quale si lega e del quale è il nome eterno. Noi ci volgiamo verso 1* avvenire nella crisi attuale, con tutta la resistenza delle nostre volontà.

Cari amici, voi tutti formate un insieme troppo diverso, troppo sontuoso e troppo libero perche io mi permetta di parlare qui in nome vostro. Ma non è giungere a tanto, Y evocare una fede nella quale siamo uniti.

Noi crediamo al dovere che incombe a quelli che sanno pensare, in questi grandi giorni nei quali il destino ci ha gettati insieme, in mczzo aile grandi circostanze che ci circondano e ci spingono verso gli abissi. Questo docere è di occuparci délia vcrilà e di difenderla, corne il solo hene-ficio solido, corne la salvezza. y

Gli scrittori, gli artisti hanno sempre avuto la funzione di spiare la grazia, la vaghezza o lo splendore délia verità. Ma dove si ferma essa ) Chi limitera lo sforzo necessario, per guadagnarla come si guadagna la propria vita ? Quelli che sono qui sanno che la parte dei lavoratori del pen-siero è di andare a cercarla fino ail* origine dei lunghi avve-nimenti, fino aile condizioni délia vita comune degli uomini e alla condotta dei loro destini. Si chiama ciô l'azione sociale. Qualunque sia la parola, là è oggi la nostra missione !

Non è piîi il tempo di quella vecchia moda che relega i creatori e le menti coite lontano dagli inteiessi essenziali, in quella morbosa indifferenza dell' opinione pubblica privi-legiata, la quale, per leggerezza e debolezza, abbassa gli occhi e volge imperiosamente il capo di fronte a ciô che vacilla e si ricostruisce. Per reazione puerile contro l'orrore dal quale si esce non si vuole vedere quello nel quale si entra. Si coltiva la colpa ed il vizio di dimenticare. Una troppo grande parte del pubblico si permette di chiedere al talento svaghi fan-tastici ed anodini e di considerare le opere d'arte come una specie di giuoco che gli è dovuto. Alcuni artisti si fanno complici di questo distacco. Questa oscura e brutale inerzia preme d'un peso schiacciante sul progredire delle cose, e per quanto sia passiva, essa è un opinione ed è un' arma !

Di là dalle commedie e dai drammi che si sfiorano, di là dagli echi e dai riflessi che ci prestano i passant!, e dagli istanti che passano, è il grande dramma delle idee, dal quale provengono tutti gli altri. Vi sono, invisihili ed onni-potenti, i conflitti delle cause e la concatenazione fatale degli efïetti, le leggi patetiche delle forze animale, i gravami delle credenze. A questa altezza molti di noi hanno tentato di inalzare Tarte e tutti devono inalzare la loro attenzione.

Questa mischia spirituale e morale, questa mischia sovru-mana è, in realtà, cosî fremente e cosi profonda, che si puo dire la vita contingente sia al paragone una cosa astratta, perche quella mischia porta via, regola e sacrifica tutto.

Oggi noi la sentiamo impadronirsi di noi. Tutte le 'santé moltitudini oppresse si risvegliano e si agitano nei loro vec-chi quadri univcrsali. Gli avvenimenti spaziosi che escono dalle idee ci spingono e ci scuotono. Vediamo dappertutto la loro presenza. Si dircbbe che essi si drizzano davanti a noi nella via e battono aile nostre porte. Le conseguenze ineluttabili delle dottrine ci appaiono, nella perturbazione dei tempi, corne le lettere di luce che apparvero in mezzo al festino biblico, sopra il muro delle età. I segni di Bal-tazar erano spaventevoli perche erano misteriosi. Questi sono terribili perche si sa quello che sono. Non c'è più bisogno di maghi che decifrino gli enigmi, che spieghino i sogni. Nei!' ora in cui siamo, basta aprire sinceramente gli occhi per essere profeta, e 1* uomo più semplice di cuore e di mente puo drizzarsi tutto intiero come un apostolo e vibrare come una lira !

La verità morale e sociale si rivolge a ciascuno di noi come se ci chiamasse coi nostri nomi. La vita collettiva si impadronisce violentemente di ciascuno dei nostri.

La saggezza individuale è un inganno, se 1' insieme è follia. Mentre l'artista che ha paura délia vita si rinchiude nella sua messa in scena particolare, teatrale ed illusoria, mentre milioni di esseri, brillanti o oscuri, fanno eteïna-mente tutto ciô che possono per essere un po* piîi felici quaggiîi, le ragioni di Stato, le tempeste calcolate e le fata-lîtà antiche si spiegano, spogliano, schiacciano e massacrano. Esse spengono il genio, o la félicita ch* è un' umile genio, dissipano gli asili domestici come nuvole, cambiano i paesi in spazi dove il sole e la primavera diventano sterili, e popo-lano i campi di battaglia coi resti mostruosi degli uomini. Ciascuno è Icgalo a tutti dalla pace, dalla r ovin a, dal-V iniquità, c dalla sir âge.

Eppure la vittoria e la disfatta delle idee onnipotenti dipende dalla volontà degli uomini. Spetta agli educatori ed aile guide, dopo avere ricostituito la loro famiglia dispersa dappertutto, mostrare loro ciô che sussiste in questo rove-sciamento al quale migliaia d'anni di civiltà ci han con-dotti di tappa in tappa, di disgrazia in dis^razia, e dove ora ssmbra che la terra palpiti sotto 1* immenso calpestio*vivente.

Il pensiero umano si divide per meta. 1 portatori di idee si dividono in due masse : quelli che vogliono un cambia-mento dell* ordine sociale, quelli che vogliono il manteni-mento dell' ordine antico delle cose. Tutte le tendenze che si delineano tra questi due estremi non contano, perche fanno

capo in ultima analisi o ail* uno o ail* altro — e nulla di quello che dcve compicrsi pub compiersi a meta. In questa suprema battaglia idcale i soldati del pensiero devono entrare risolutamente per mostrare coi grandi mezzi artistici fin dove puô arrivare il dovere di essere sinceri, e la potenza di avere ragione.

Aver ragione ! Chi mai è sicuro di aver ragione ?

Non si prova un dubbîo ed un' angoscia quando si avanza e si trascinano i compagni per sempre in questa lotta délia vita per la vita ?...

Ma noi vediamo bene quello che il passato ha fatto del présente. Vediamo tutti gli enrori, tutti i sofismi che hanno impastato la storia sanguinosa, vediamo Y opéra di quelle

idee consacrate che crollano davanti ail* interrogazione chiara

è

dell' uomo onësto. Non possiamo più credere aile tradizioni, che hanno perpetuato I* artificiale e il fittizio, che hanno im-presso per forza separazioni. là dove non ce n' erano, e che sono arrivate a cancellarle dove ne esistevano di tanto profonde quanto noi stessi e ad imporre frontiere alla verità illimitata. Non crediamo più aile formule cabalistiche del-1* autorità, al potere magico delle affermazioni trasmesse che son bastate finora. Il mondo, per la sinistra indifferenza degli v uomini, e a causa dell' ignoranza bestiale, ha sempre cammi-nato secondo leggi fanciullesche che hanno giocato colla vita.

Molti di noi non sono sostenuti da una fede sovran-naturale, da quel misticismo salvatore che si sprigiona dai

v' '

H- V.

grandi libri di Tolstoi. La fede religiosa, limitata a ciascuno» non è più fra le mani di qualche fedele, che un fiore tagliato.

Ma tutti abbiamo il rifugio délia ragione e délia coscienza, le quali, con parole umane, parlano più adorabilmente délia fede. La verità è nel cuore degli uomini. Noi crediamo che vi sia una certezza sociale.

Questa evidenza è semplice e lumirtosa. Essa ci dice che il vero ed il bene sono esattamente contrari aile dot-trine che hanno regnato fino a noi, a tutte le formule délia civiltà contemporanea, ail* anarchia militarista ed ail' utopia nazionalista, ail* organizzazione dello sfruttamento degli uomini da parte degli uomini, secondo il caso dei privilegi, ai dispo-tismi di ogni sorta che hanno fatto del passato un lungo martirio délia giustizia, e disciplinato lo spaventevole castigo degli umili ; e che, p<ytanto, noi vediamo ancora rinascere dalle loro «rovine !

L* amore e la pietà si accordano colla logica perche non vi è che una verità. La causa del progresso si confonde definitivamente colla causa di tutti gli uomini ; il culto délia giustizia è esplicato ; la giustizia, questa parola che significa insieme la legge morale, la legge razionr.le e la moltitudine vivente, questa parola animata, palpitante ed esi-gente, che reclama e chiama a sè !

Non vogliamo più ricadere nel passato. Scrittori, artisti, cioè sognatori e nello stesso tempo lavoratori, noi preten-diamo portare le nostre opere, quali esse siano, in armonia col!' opéra universale di liberazione, e guardiamo con lieta fiducia svilupparsi, dopo tanti secoli sciupati, la potenza dei deboli e la ricchezza dei poveri.

I nostri — nei tempo in cui la Francia rappresentava l'idea di equità — hanno profetato e preparato la trasfor-mazione del vecchio mondo, la rivolta contro la mostruosa assurdità di ciô che è stato, di ciô che ci ha condotti tutti, quanti siamo, dopo inutili ecatombi, ad una situazione senza uscita. Noi intendiamo partecipare a quel ricominciamento dell* umanità, del quale brillano i segni e risplendono dap-pertutto. Intendiamo portare instancabilmente nella mischia mondiale del giusto e dell* ingiusto la savia e grande pon-derazione delle menti libéré ; fare tutto ciô che è possibile perche le teorie magnifîche scendano dalle nuvole ; perche le buone volontà si cambino in volontà e il sogno s' incarni nelle opere.

Noi che non osano già più chiamare sognatori, perche designamo la potenza incendiaria délia verità, ma che osano ancora accusare di predicare I' odio perche vogliamo abolire la schiavitii dalla quale ogni maie è vefiuto, noi intendiamo aggiungere aile meditazioni passive di Epitteto la virtîi di agire e di regolare quanto si puô oggi la nobile volontà di Spartaco ! Ci auguriamo di prendere la nostra parte in tutti i. puri cambiamenti, per quanto immensi essi siano !

Noi siamo il partito délia verità. Quando gli uomini sa-pranno, saranno salvati — e dopo tante bestemmie ufficiali, il diritto sarà la forza. La nostra azione per essere efficace non lia bisogno di essere altro che un insegnamento leale e chiaro. Che cosa vogliamo? Questo, che è tutto: moltiplicarci. Il giorno nel quale noi saremo innumerevoli, qui ed altrove, dappertutlo — perche in verità non vi sono stranieri — a stenderci le mani ed a dirci : « Abbiamo il medesimo rispetto delle vaste leggi naturali ed il medesimo rispetto délia vita », quel giorno noi avremo trionfato, ?vremo scongiurato final-mente le grandi disgrazie che sono sempre là a minacciare. Molti di noi compiranno questa missione sacra, insieme, colla loro parola che già è intesa da lontano, onorati dalle stesse gratitudini onorati dagli stessi pltraggi, sostenuti dalle grandi forze interne dell'emozione e del fervore.

Miei cari amici, nell' epoca cosî maestosa, nella quale ci vien dato di fratei nizzare, dopo questa specie di diluvio, tutto ci grida la necessità di unirci ancora e sempre, a con-dizione che ciô sia per la grande causa umana e nella libertà di un vasto ideale. Uniamoci in ciô che abbiamo di più prezioso, ed anche se non possediamo che la nostra fede e la nostra speranza, apportiamoci questa reciprocamente. Tutti i nostri aggruppamenti, in questa luce vibrante, si comple-tano e si ralforzano. Si somigliano e si amano. E poichè si deve finirla coi tempi nei quali Y arte insuperbiva di prati-care Y egoismo sacro, si glorificava di restringersi e di impri-gionarsi, con quella apatia insensata per la quale i migliori -facevano il maie lasciandolo fare, assicuriamo con uno slan-cio concorde il regno dello spirito al posto che gli com-pete, nelf inizio di qucsti tempi nuovi che tutti dobbiamo meritare.

( Discorso pronunciato al baochetto offerto a Henry Barbusse nella Salle des Sociétés Savantes. Giugno 1919).

Go che vogliono gli Antichi Combattent!*

%

f

»

; *

Cari amici,

Vi chiedo scusa di leggere quello che avrei voluto dirvi. Disgraziatamente per me, abbastanza malandalo per una rica-duta délia mia malattia di guerra, io non sono abbastanza sicuro delle mie forze per fare a meno dell'aiuto un po* mo-notono délia scrittura, e ho dovuto rinunziare a quel contatto diretto délia libéra parola ch"5 avrei preferito avere con voi.

Ma che importa? Ho voluto prima di tutto venirc-in mezzo c voi, come sono venuto al Congresso, per ifspondere ail* appcllo di tutti i cari compagni, lavoratori manuali e intel-lettuali, che io conto qui, mischiarmi alla folla ammirevole e sincera e vibrante dei militanti lionesi coi quali da lon-tano e da tanto tempo fraternizzo e che ieri alla Caméra del Lavoro, mi hanno cosî generosamente e cosi calorosa-mente teso le loro mani.

Voi che conoscevo senza conoscervi, io vi saluto con tutto il cuore. Abbiamo un* anima comune, ed è per me una gioia profonda e commovente sentire risuonare nelle vostre attenzioni fraterne le parole, i pensieri dai quali siamo tutti uniti.

Perche non siamo noi ancor più numerosi a pensaré le stesse verità tanto semplici ?... Pare oggi che per essere ra-gionevoli si debba avere dell' audacia ed uno spirito di rivolta, o che nel disordine delle cose, il vero savio abbia Y aspetto di una specie di pazzo !

Ci dorrandiamo con stupore ed anche con angoscia come va £he tutti gli uomini, che sono costruiti allo stesso modo, che hanno teste somiglianti, e cervelli identici, non siano d* accordo, sopra queste semplicità, mentre sono sempre d* accordo nel fondo e in astratto, sopra i principî essen-ziali nati dal buon senso e dalla coscienza. Talvolta qualche evangelista, qualche moralista o poeta, qualche sociologo, hanno reso sensibili le stesse cime splendenti délia verità, ma tutto ciô îicade poi nell* ombra e nella ravina come le illuminazioni delle notti di guerra.

Eppure, le società non sono rette da formule cabalisti-che. Non c' è bisogno di essere iniziato a non so quale scienza complicata, di essere un lecnico e uno specialista per capire le leggi di giustizia, di uguaglianza, di lavoro obbligatorio, di retribuzione di ciascuno sccondo il suo solo merito, c di somiglianza familiarc profonda degli uomini fra loro, che dovrebbero armonizzare tutto, equilibrare tutto e tutto pacificare.

Non e difficile vedere la verità morale e sociale. No, non è questo il difficile.

Non è difficile rendersi conto, appena si consideri la situazione dell' insieme foimidabile dei viventi, che ciô che è la forza stessa — cioè la massa degli uomini — è ridotto alla 'schiavitù e che in ciô è un assurdità fondamentale.

Le moltitudini oppresse e servitû

«

Fu sempre cosî finora. Se guardiamo indietro, lontano quanto risalgono gli annali scritti degli uomini, in sessanta secoli di storia, noi vediamo moltitudini sottomesse al potere di alcuni, oppresse, soffocate, o lanciate le une contro le altre per serviie le idee di questi grandi ccnduttori, le quali pro-ducono con tutia la loro vita, o ccn la loro morte, a pro-fitto di questi uoinini o di queste classi distiuttrici e non a loro profitto, prosperità, félicita o gloria.

So bene clie vi sono state nei corso dei tempi libéra-zioni parziali, ma hanno soltanto allargato la cerchia degli oppressori delle folle. So bene che la schiavitù ha cambiato nomi ; ma sotto il travestimento delle parole la cosa sussiste. Un uomo preso nella massa non conta oggi più che al tempo dell' antichità e del Medio Evo. Egli non ha al-cuna parte ncll' iniziativa, nella direzione, nei vantaggi delle grandi imprese délia pace e dei grandi affari délia guerra che pure compie colle proprie mani. Noi abbiamo 1' argo-mento spaventevole ed incontestabile degli eventi. Servia-mocene, ahimè ! leri, ancora, trenta milioni di uomini impli-cati come meccanismi in una brusca situazione di fatto che era condotta per le vie oscure dell'alta diplomazia e del potere misterioso. hanno massacAto la meta délia loro massa vivente contro la volontà del loro cuore. Dico ieri, ma sappianto

bene che oggi la guerra continua quasi dappertutto e che domani ricomincierà dappertutto.

Le folle altro non sono che immensi cumuli di nullità sociali. Gli uomini non sono che gli zcri che si allineano alla destra di un numéro. E sopra questa mjsîrjosilà incal-colabile, questa stupidità, questa demenza tutta la società è costruita.

Le ragioni per le quali un simile stato di cose ha potuto mantenersi e perpetuarsi, le ragioni per le quali la società. umana dalle sue origini, effettua assurdi e sanguinosi equilibri ed è una specie di macchina che funziona contro 1' umanità, noi le conosciamo.

Materialmente, esse consistono nella forza positiva e ben fondata, che dà il potere, qualunque esso sia, a quelli che lo detengono, nella potenza attiva délia ricchezza esclusiva-mente incettata dalle oligarchie regnanti.

Moralmente, esse consistono nel prestigio quasi sopran-naturale del quale hanno goduto i portatori di privilegi, nelle idee e nei preconcetti che hanno imposto, in quella specie di animalità, paradossalmente denominata buon senso, che spinge l'uomo in genere a credere sempre ciô che credette, ad abbandonarsi alla fede che lo circonda come ad un istinto limitato, come ad un vizio.

Consistono, in una parola, nell* ignoranza dei miliardi di sfruttati, i quali, restii a guarirsi di quella corta vista che è la grande malattia spirituale del genere umano, ammettono per

paura le leggende tradizionali perche sono scritte o perche sono gridate, piegano la testa per abitudine, accettano quanta si vuole il pretesto per la causa, lasciano vergognosamente piaggiare le loro cattive inclinazioni, si fanno entusiasmare dal trucco e dal chiasso, ed arrolare come in crociate sacre, in quelle gigantesche questioni di bottega che sono i nazionalismi. Consistono nella dispersione, nell* isolamento di ciascun uomo, di ciascuno di quei miliardi di atomi umani, 1' insieme dei quali forma la vita pensante délia terra.

Voi vi ricordate, compagni miei délia guerra, quando eravamo nelle trincee, come i nostri movimenti non ci ap~ partenevano, perduti nei movimenti d'insieme che noi face-vamo coi nostri corpi, coi nostri esseri tutti interi e che pertanto noi ignoravamo.' Questa separazione, questo impri- • gionamento di ciascuno non è cosa spéciale délia guerra. Ciô che è vero per la miseria e il decadimento militare, è vero in genere per ogni miseria popolare. In ogni circostanza 1' individuo è murato, e fintanto che una coscienza comune ed una medesima volontà non armeranno gli uomini, 1' uomo non conterà nulla.

Il socialismo liberatore*

Ma noi arriviamo ad un momento nei quale le cose stanno per cambiare. Esse non possono più cambiare che grandemente.

%

/

Lo scompiglio deila guerra ha svelato al vivo la vanità delle vecchie lçggi barbare, una coscienza umana si è lar-gamente risvegliata, e voi ne siete le provc viventi.

Popoli interi hanno tentato, tentano ancora di libe-rarsi dall' ingiustizia e dalla corruzione che li schiaccia di sollevare le loro catene malgrado Y oppressione ch* esercita sopra di loro il rcsto del mondo.

Il socialismo ch' è nato* ieri — ed al quale si è scioc-camente o meglio ipocritamente rimproverato di non avere, fino dalla sua infanzia, fermato di botto le antiche sciagure — sale regolarmente, — ha forse cessato un solo giorno di crescere e di precisarsi-, anche attraverso scissioni, dacchè è nato ? — e si vede bene, che per la sola legge del numéro .un giorno esso prenderà tutto.

L'ignoranza quindi va scomparendo, e la verità si mostra, aile eterne vittime, alla carne da arnesi, alla carne da cannone e aile anime mutilate, e, spazzando gli idoli, gli errori ed i sofismi, istituisce nell' ideale un nuovo ordine che è 1' ordine stesso.

Noi siamo il partîto dellr ordine*

II nostro idéale e un ideale d'ordine. Stringiamoci osti-natamente intorno a questa nozione dell' ordine che è nostra, e che è soltanto nostra, non lasciamolo accaparrare dal campo nemico, dai conservatori, dai reazionari, dagli uomini del pas-sato per i quali 1* ordine altro non è che il mantenimento soffocante del secolare disordine.

Sarà finalmente ordinata, esente da chimere ed esente di anarchia, la società che noi intravediamo. Quella nella quale solo il lavoro intcllettuale o manuale sarà onorato e remu-nerato, nella quale soli saranno ammessi i benefizi onesti dello sforzo, perche quando si ipertrofizzano e non esprimono più produzione, ma speculazione, essi sono delitti e crimini commessi a danno délia folla; quella nella quale tutti i pri-vilegi saranno finalmente aboliti e regnerà l'uguaglianza, quella che vivificherà lo spirito nuovo, che è il vero spirito sociale cioè lo spirito internazionale.

Si, la verità internazionale è la verità sociale compléta e largamente aperta.

Vi sono nell* universo interessi strettamente individuali, e poi vi è un grande interesse comune a tutti gli uomini, — e tra i due, i sedicenti interessi nazionali appaiono come astrazioni, finzioni, misticismi. Non ci deve essere sopra tutta la superficie abitata, che sminuzzano ancora le frontière e le classi, che un unico popolo e un* unica classe, quella dei lavoratori.

Tutta la bellezza dell' avvenire non puô innalzarsi che su questa base.

Questo ideale, questa meta sono forse lontani. Pure, forse non tanto difficile ne tanto remoti quanto si puô supporre, chè 1' antico stato delle cose cammina rapidamente, secondo la logica del maie, verso la sua distruzione e scende ogni giorno più profondamente in insormontabili difficoltà. Il nostro ideale lo si deve dappertutto e sempre tenere integralmente davanti agli occhi, nella menle e nel cuore. Esso è la verità. Esso è, qualunque cosa vi si dica, la contro-utopia. Esso è onnipotente, irresistibile, perche è razionale e giusto. Noi vinceremo un giorno, non per mezzo di leticci e di idoli, ma perche, invece di credere aile bandiere, queste etichette commerciali ed aggressive, questi balocchi mostruosi, inal-zeremo gli occhi al di sopra, e ci condurremo colla verità.

Abbiamo dunque da combatlere coll* ignoranza ed il pregiudizio, i quali vanno dissipandosi, ma sono ancora pesanti e tenaci nella massa popolare.

Al posto di ciô che è da edificare, si drizza ciô che è edificato ; lo statu quo, difeso ostinatamente dai parassiti che ne approfittano e da tutti quelli che costoro favoriscono

0 agano. Ma il vecchio sistema malefico non ha quei soli difensori. Ha anche per proteggerlo gli indifferenti. Persua-diamoci bene di questa verità ; colui che non lavora per il cambiûmento, lavora per il maie régnante. Una delle pro-posizi-oni del gruppo « Clarté » cosl si enuncia : « Coloro

1 quali non fanno nulla sono i militi dello statu quo ».

Ripetiamo questo per rimettere a posto una buona volta 1* argomento che ci servono da buoni apostoli i conser-vatori, quando invocano la solidarietà. Durante la guerra : « Uniamoci per la salvezza nella lotta ad oltranza e non pensate piîi per il Tnomento ai vostri interessi individuali ». Dopo la guerra : « Uniamoci per la salvezza nei lavoro ad oltranza e non pensate più per il momento ai vostri interessi individuili. Niente politica. Non litighiamo più ». Come dicevamo in un manifesto che la censura ha proibito, questo appcllo alla modcrazione è sinislro, quando è impugnato e brandifo dagli spcculatori e dai custodi di carceri !

Ma 1' ostacolo più sicuro al progresso, non è V oppo-sizione cieca — tutf altro —; è la mezza misura, è il pro-

cedimento espresso da questa nefas'a e ridicola parola : il

%

rintonacamento. E la concessione locale ed insufficiente, la falsa saviezza dell' opportunismo che molla la preda per l om-bra, sac ri fie a al piccolo vantaggio, perche è immediato, il grande, il sofisma che consiste nei dire : « E pur sempre qualcosa di ottenuto ». Attenti !

Non dimentichiamo mai che gli abusi dei quali dob-biamo sbarazzarci e che ci tengono ancora da ogni parte, formano uno stretto rcticolato. Non si traita di potare ciô che rigermoglierà ma di sradicare. Dal programma magni-fico che gli uomini non possono non effettuare un giorno, nessuna parte puô per molto tempo disgiungèrsi. Altrimenti si otterrà soltanto parodia, illusione, menzogna.

I u socialisti nazionali

Molti nostri compagni, talora con buone intenzioni, sono ciechi dinanzi aile grandi conseguenze delle concessioni. Un eserapio fra venti : i « socialisti nazionali ».

Queste parole fanno ai pugni e fatalmente i loro effetti contradittori si urteranno. Non si puô essere uomo di Iibertà se non si è internazionalista. In primo luogo, in massima non si puô imporre una fermata artificiale con pali di confine e steccati, al sentimento délia solidarietà e ail" idea del-r uguaglianza : la nozione di giustizia non comporta più barriere interne di quel che lo spazio non abbia orizzonti fissi ; in secondo luogo, nel fatto, le grandi riforme non possono essere che internazionali. Una volta ancora si deve guardare lontano per vedere giusto. Si deve ragionare con-temporaneamente nel présente e nell* avvenire.

Formiamoci, colla ragione e colla coscienza, una fede personale che costituisca un insieme, ed allora saremo forti per giudicare intorno a noi il valore delle parole e degli scritti, ed il significato dei cambiamenti di scena. E vedremo bene che quando si mette in discussione la soppressione di tutti i privilegi di nascita sempre risuscitati, la messa in comune delle forze produttrici, l'uguaglianza assoluta del-1* insegnamento per tutti e per tutte, il potere diretto del mag-gior numéro, I* interraziora-is no, si invoca una giusta misura di saviezza e di realtà razionali e pratiche, che, ripetiamolo, si tengono, si suppongono e non possono andare 1' una senza I' altra.

L' Associazione degli Antichi Combattent!.

Le idee delle quali vi ho esposto le grandi linee sono quelle dell' Associazione Repubblicana degli Antichi Combattent. Questo spirito, queste tendenze, questa volontà, sono le sue. Senza nominarla ancora vi ho parlato di lei.

L'Associazione Repubblicana degli Antichi Combattent ha una meta spéciale e précisa, e una meta generale che non è meno précisa, e questo ne costituisce l'impor-tanza e la solidità profonda.

Essa si occupa dapprima degli interessi degli ex-com-battenti. Se ne è occupata quanto, se non più di qualsiasi altra. Delle riparazioni sociali che esigono quelli che hanno sofferto per la guerra, essa va giustam^nte superba di aver contribuito a farne passare alcune, per quanto era possibile, dal campo delle promesse a quello délia pratica. Ad un uomo come il nostro vice-presidente Jamart, si è in parte debitori delle leggi favorevoli agli smobilitati — in tutto ciô che hanno di accettabile. Non fu colpa nostra se non furono migliori ; ma dipenderà da noi che esse lo diventino.

Noi contiriuerepio più che mai a protestare e a lottare colle magnifiche forze vive delle quali disponiamo : la com-petenza dei nostri tecnici, la valentia dei nostri magnifici ccm-battenti quali Raymond Lefcbvre, Vaillant-Couturier, Torrès, Noël Garnier, c 1* abilità trascinante degli organizzatori di primo ordine che hanno fatto irradiare la nostra coalizione formidabilmente pacifista per tutta la Francia, aspettando il giorno prossimo nel quale s* irradiera per il mondo intiero : Toumay, Fargue, ^Levi, Brousse, Georges Levy, Chaspoul, Meunier, De Rozan, Hanot, Trimouille, Bouchilloux e tanti altri', e quello il cui nome è qui su tutte le labbra, il nostro caro ed ammirevole compagno Branche. Ometto molti nomi ma non è possibile non ometterne tra gli uomini di corag-gio e di valore che incarnano la . nostra causa e ciascuno dei quali tanto dà di se stesso.

Ma 1* Associazione Repubblicana è trcppo realistica e pratica — ciô specialmente voglio dimostrare — per con-tentarsi unicamente di provocare e difendere le rivendica-zioni speciali, professionali, delle vittime délia guerra. Fa che i vantaggi di questa specie non sarebbero mai molto grandi oppure non sarebbero che apparenti senza un ordine sociale realmente democratico, ed allora, fedele al suo me-todo chiaro e positivo, vuole quest' ordine e perche lo vuole lavora per esso.

Per un socialismo întransigente*

L'Associazione Repubblicana degli Antichi Combattent non è un partito politico. Il partito politico che risponde ai suoi concetii esiste giu. Noi non pretendiamo di agire in concorrenza con esso, ma di portargli la forza morale che ci vale la parte che abbiamo rappresentata, ed anche — ciô è il nostro diritto e quindi il nostro dovere — di aiutarlo nei periodi di scisma che puô attraversare e nei quali Y intos-sicazione opportunista e anche, talvolta, nazionalista lo divide e Io minaccia, ad asskurare l'intransigenza assoluta e la purezza senza cojnpromissione délia sua dottrina. Superstiti délia guerra, vincitori soprattutto délia morte, abbiamo con-quistato, invece di una gloria che sdegnamo, una esperienza di cui la sofferenza e la miseria hanno stampato per sempre la lezione nei vostri cuori.

Il blocco di idee che il nostro Congresso Nazionale stabilisce oggi con tutta libertà, fuori da ogni preoccupa-zione fanciullesca di etichetîa e di personalità, noi vogliamo che sia effettuato. Questa volontà guiderà il nostro atteg-giamento nei periodo elettorale, fase attuale di una lotta più grande, perche non sono le avvisaglie del prossimo autunno che risolveranno tutto ciô che vi è da lisolvere.

Nello stesso tempo faremo appello a tutti per ingros-sare i nostri ranghi ed estendere la massa viva, la massa arHcnte del nostro ideale in marcia. Raddoppieremo di ener-gia perche tutti i soldati coscienti çhe la guerra ha per caso lasciato vivere, vengano gli uni verso gli altri e si drizzino ancora una volta a fianco a fianco. E mostreremo ai lavo-ratori sfuggiti al macello, c che hanno avuto la fortuna di riportarne soltanto i patimenti, ai contadini, i fratelli ed i figli dei quali hanno formato il più grosso contingente del-Y esercito dei cadaveri, ai giovani, futuri soldati, aile donne, creatrici di massacratori e di massacrati, che non esistono sofismi pomposi o ridicoli anatemi che debbano persuaderli che i privilegi, Y incarcerazione délia caserma ed i sacrifizi umani, siano istituzioni che la' gente assennata non deve mai permettere di toccare.

Gli Antichi CombaUenti Repubblicani ed Internazio-nalisti, i quali tengono oggi il loro Congresso nazionale, saranno sempre più numerosi ad- uscire dall' ombra e da ogni parte dell' Univei:o, e Y anno prossimo terranno il loro Congresso Interna?!jnalè. Quelli che non furono che stru-menti quando non era loro permesso di pensare, sapranno mostrare ad un' opinione ancora troppo confusa ed incerta, che al contrario dell* imprecazione del poeta, in questo mondo 1' azione puo essere sorella del grande sogno.

Compagni dell' Associazione Repubblicana, quando in questo stesso luogo, nella indimenticabile seduta di questo pomeriggio, avete gridato tutti insieme la vostra volontà del-T Internazionale, dei Combattenti, e ne avete, con magnifica precisione, cîeterminato le vie, in quel momento grandioso, nei quale 1* emozione ci stringeva, ne! quale, da tutti i vostri petti, la sublime preghiera dell' internazionale si è spri-gionata, — cosî saggi e cosi coscienti come siete, sospetta-

vate voi tutti ciô che effettuavate ?

>

Qualcuno diceva allora vicino a me : « Questo è il giuramento délia Pallacorda ». Si, il fremito delle cpoche sacre era tornato sulla terra. Ma non bastava dire ciô. Nella seduta storica di oggi, voi avete deciso e avete incominciato a costruire un* opéra la quale cambierà Y aspelto d* ogni cosa, éd avete consacrato una conquista più grande di quella délia Rivoluzione francese.

La Rivoluzione.

Una parola ancora. Si parla di rivoluzione. Ci accu-sano di predicare la violenza.

Intcndiamoci e mettiamo ogni cosa al suo posto.

Con un atto di ragione, di calma, di pura e di pra-tica ragione noi misuriamo esattamente il contrasto fra ciô che è e ciô che deve essere.

Colui che dice semplicemente : « Ognuno deve occu-pare il suo posto al sole » o : « Solo il lavoro vale », que-s.to saggio, quèsto moderato emette in verità la proposizione più sovversiva, più rivoluzionaria che esista, nella società attuale, se si dà onestameftte aile parole » Or o senso. La verità è rivoluzionaria.

L* uso délia violenza per I' effettuazione délia giustizia non fa, in massima, parte del nostro ideale, perche la violenza non fa parte dei nostri argomenti.

Ma si è ben obbligati di constatare che le classi dirigent! non vogliono capire Y immensità del diritto délia mol-titudine, non vogliono discernere 1' urgenza dei cambiamenti. necessari, e si trincerano in un atteggiamento di opposizione furiosa e di odio, abusando del potere che .tengono ancora e tendendo promesse come trappole. Il popolo del mondo non dimenticherà mai la complicità vergognosa e sorniona dei governanti pretesi liberali nell' assassinio délia repubbîica ungherese e nei tentativi di assassinio délia repubbîica russa e tanti altri attentati contro la libertà che ricadono su tutti.

Goethe e quello, credo, che ha detto : « Più rifletto, più io constato che non sono i popoli che fanno. le rivolu-zioniv ma i loro governi ».

Con tutta coscienza, con tutta energia accusiarno e denunciamo anticipatamente i contro rivoluzionari feroci, cinici, pronti a tutto e che hanno già incominciato.

Ma qualunque siano gli avvenimenti che si possono prevedere grazie ail' odio irriducibile dei carnefici contro le

vittime, noi dobbiamo fare e subito la rivoluzione compléta

negli spiriti. E allora tutto dovrà cambiare da cima a fondo in un modo o nell* altro. I popoli, cioè tutti noi, Franccsi e cosi detti stranieri, noi tutti gli uomini, ne abbiamo abba-stanza di essere sfruttati e massaciati per ragioni nebulose e insensate o per ragioni basse ; noi sappiamo per mezzo di quali regole generali e comuni, nobili ed cque, non lo saremo più. La menzognera moralità dei nazionalisti e dei reazionaii deve essere distrutta e come lo dicevamo recen-tementc in nome di « Clarté », quello che è in alto deve essere abbassato. La società umana deve rovesciarsi total-

mente e il mondo procédera finalmente per il suo verso. ♦

(Di:cor:o proncnziato al Concret.o Nazicnale ciell" Atfccirzionc Rcpub-blicana deçli Antichi Combatifnti. (Licne, 7 telle mbre 1919).

v

ê

*

Il Congresso Nazionale

dell'A- R- A* C

Il Congresso Nazionale dell' Associazione Repubblicana degli Antichi Cornbattenti, il quale ha tenuto le sue riunioni a Lione il 6, 7 e 8 setteubic, è stato una formidabile ma-nifestazione per la causa délia iiberazione popolare e délia fralernità organizzata.

Quelli dei nostri compagni che hanno assistito a quelle magnifiche sedute, conserveranno un ricordo incancellabile délia volontà illuminata e délia fede ardr.nte con le quali grandi decisioni sono state prese.

Domina e caratterizza tutte le altre, quella relativa al!a

r

creazione dell' Internazionale degli Antichi Cornbattenti. Dopo un ammirevole esposto dei motivi fatto da Vaillant-Couturier e la lettura del piano di organizzazione di questa Internazionale da parte del compagno Hanot, relatore délia Com-missione, 1" assemblea ha votato per acclamazione 1' idea e l'immenso piano di esecuzione pratica dell' unione uni ver* sale di quelli, i quali, ieri, si davano la caccia come belve sui campi di battaglia.

Lo spirito dell' Internazionale ha animato e fatto fre-mere tutti i dibattiti del Congresso, e alla seduta di chiu-sura, in mezzo ad un'emozione religiosa, tutti i nostri compagni hanno ascoltato, in piedi, prima di approvarlo in un unico grido di entusiasmo, Y ordine del giorno segucnte, che la Commissione dell* Internazionale mi aveva chicsto di redi-gsre, in conformità aile decisioni prese dal Congresso nella seduta del giorno prima:

Il Congresso Nazionale delP Associaziono Rcpubblicana degli Antichi Combattenti nel quale 300 sezioni composte di antichi combattent!, di muti-

lati, di prigionieri délia vigilia, di vedove c di donne in lutto per la guerra,

%

rrano rappreientate, ha, nella sua seduta del 7 set'embre 1919, volato per acclamazione il principio c il regolamento organico delT Internazionale degli Antichi Combattenti.

Dopo avère presa questa decisione, i soldati franersi superstiti délia grande guerra, i quali hanno impugnato le armi e dei quali molli portano sopra di sè cicatrici e decorazioni, si sono alzati con un solo impeto c hanno intonato 1' Internazionale coin c un cantico.

L' Associazione Repubblicana degli Antichi Combattenti, cosciente délia gravita utile del suo gesto, voluto ad un tempo dal pensiero dclP intéresse generale e délia legge morale, e dalla duplice esigenza délia ragione e del-I'amore, e risoluta a costruire senza ritardo una realtà positiva, si volge agli ex-combattenti stranieri, principianjo dagli ex-combattenti tedeschi, annunzia loro direttamente la sua decisione c chiede loro di entrare in rapporti imme-diati colla Commissione permanente che essa ha ora istituita par organizzare al più presto possibile un Congresso Internazionale degli Antichi Combattenti.

Non c' è bisogno di commentarc questo documento. Non ci si vedrà soltanto 1* espressione di una volontà invin-cibile emessa da quelli stessi che hanno pagato di persona e che potrebbero conservare dell* odio se ce ne dovesse esserc nei riguardi délia ragione e délia coscienza. Dériva anche

dalla risoluzione presa un senso pratico ed effettivo, il quale non è forse meno impressionante. Non si tratta più, ora, di parole e di voti. 11 sogno non è rimasto nelle nuvole ove di-mora Timaginazione degli utopisti. Esso è disceso sopra la terra.

Con queste decisioni il Congresso ha provato un* alta nozione del doverc umano e ciascuno ne aveva coscienza. Si è sentito passare a Lione durante queste giornate, lo' abbiamo constatato altrove, il fremito delle grandi giornate del 1789. Si intravedcva che la fine del lungo martirio dei popoli si eiïettuerebbe un giorno per opéra del popolo, e si aveva ragione.

Furono tutte impregnate di questo ideale, le grandiose manifestazioni, le quali, negli intervalli délia, seduta, hanno i riunito in una medesima volontà operante, in una medesima

gioia potente, in una medesima speranza trionfante, nella ! sala Zola, alla Caméra del Lavoro. al Circo Rancy, i mi-

^Ktanti lionesi ed i compagni venuti da ogni parte délia Francia.

Al comizio de^ Circo Rancy, sei rnila persone, in un indescrivibile inipeto, in seguito ai discorsi di Vaillant-Couturier, di G. Lévy, di Noël Garnier, de Marianne Réuze, di Raymond Lefèbvre e di Torrès, hanno acclamato una causa alla quale hanno generosamente mescoîato il mio nome. I nostri vecchi compagni di Lione ci dicevano che non si era veduto un cosi formidabile entusiasmo, in quel centro dove pure la vita democratica è tanto ardente, da più di venti anni.

il Cç>ngresso, magistralmentc organizzato sul posto dai compagni délia FeJerazione del Rodano dell* A. R.'A. C. aggruppati intorno a Branche, e magistralmente gestito, se cosi posso dire, dal nostro caro segretario generale del Co-mitato Centrale, hernand Tournay, ha, inoltre, riorganizzato, per mantenerli al livello dello straordinario sviluppo preso Haïr A. R. A. C, tutti i servizi tecnici di assistenza pro-fessionale ai mutilati, smobilitati, vedove ed orfani, per i quali 1' Associazione va superba di avere utilmente lavorato fin dalla sua fondazione, come pure la propaganda centrale e regionale, il suo giornale, ecc.

Il Congresso ha finalmente determinato le grandi linee del suo programma politico e deciso la natura e la portata délia sua partecipazione alla lotta elettorale.

I principi che ha fatto suoi, le mozioni che ha appro-

^ 1

vato non possono essere enumerate e commentate nei limiti di questo articolo. Dirô soltanto che un importante principio è stato espressamente affermato al Congresso di Lione ; lo si puô riassumere cosî :

L* A. R. A. C. fa délia politica perche crede che le rivendicazioni speciali, individuali dei suoi membri non possono essere definitivamente consacrate che da un ordine sociale effettivamente democratico, ed anche perche pensa che I' autorità morale dei superstiti délia guerra è una forza che conviene utilizzare in vista del bene pubblico.

Ma I* A. R. A. C. non è un partito. Per essere un partito politico bisogna avere un programma particolare, sepa-ratista di fronte ai partiti. Non e il nostro caso. Il partito politico incaricato di eifettuare Y insieme delle aspirazioni morali e sociali dell' A. R. A. C. esiste già : c il Partito socialista. Che i nostri compagni del Partito si persuadano almeno di questo fatto, che alcuni di loro sembrano non avere sufficientemente compreso : I* A. R. A. C. non vor-rebbe, in nessun caso, fare concorrenza al Partito. Tutto al contrario. Essa gli porta il considerevole sostegno materiaie . e morale degli cx-soldati e degli uomini e delle donne che hanno softerto per la guerra, e gli affida Y esecuzione temporale dell' ideale comune.

Essa tuttavia mette una restrizione per la quale si dimo-strerà intrattabile : il partito socialista non è omogeneo ed essa intendc rare alleanza soltanto cogli uomini che hanno difeso senza debolezze nè concessioni la pura dottrina socialista. Prende posizione nettemente a sinistra, e, come dicevo, in quella commovente riunione di domenica, nella sala Emilio Zola, gli uomini intransigenti che la compongono conside-rano come loro diritto e quindi come loro dovere di richia-mare ail' ordine i membri o le frazioni del Partito che si lasciano toccare dall* intossicazione opportunista.

(L'Humanité, giovedi I! scttembre I9f9).

*

i

r.

Noi accusiamo !♦♦♦

Io accuso !... Con questo grido nel 1898 un uomo one-sto attaccô le forze socialî formidabili che si accanivano a disonorare un innocente per assassinarlo.

Con questo grido uomini onesti si drizzano oggi dal fondo délia loro coscienza contro la reazione internazionale, che, per mostruose ragioni d* interesse di classe, per la sal-vezza dei suoi vecchi privilegi barbari, ha intrapreso di disonorare e di assassinare colla carestia e colle armi la grande Repubblica russa colpevole di avere attuato il suo sogno di liberazione.

Noi accusiamo i dirigenti délia Francia, dell' Inghil-terra, dell* America di avere — per compiere impunemente, col sangue e il danaro dei popoli ancora soggetti, questo supremo sforzo antisocialista ed antiumano — creato una campagna abbominevole di calunnie contro il bolscevismo, <li avere impedito coi mez2i piîi vili e più arbitrari, alla verità di diffondersi, di avere snaturato .e falsificato i fatti (corne per un Dreyfus o un Caillaux) di avere avvelenato Topinione pubblica, per costringere le masse popolari ad accajïirsi' contro la loro stessa causa, di avere mentito ai popoli per poterli tradire.

Noi accusiamo ii consorzio internazionale degli impérialiste dei militaristi e dci mercanti di avere vergognosa-mente, per mezzo délia voce venale dei grandi giornali, rap-prescntato corne un regime di disordine, una costituzione integralmente socialista. La leggc organica délia Repubbîica dci Soviets in Russia esiste malgrado tutto, ed ognuno puo ora leggerla. Essa è fondata su\V uguaglianza e la legge dei lavoro ; essa istituisce la comunità dei lavoratori russi e le assicura il potere diretto. Proclama l'intemazionalità dei pro-letariati. Qualunque siano le libéré prefercnze di ciascuno, tutti dobbiamo dire che non soltanto questi principi fonda-mentali non sono contrari alla ragione ed alla giustizia, ma che agli occhi degli uomini piîi assennati e piîi leali, essi appaiono corne i soli capaci di domarc definitivamente i duc flagelli che le folli teorie hanno imposto fin ora al gencie umano : lo sfruttamento delle moltitudini e la guerra.

Ed appunto a causa di tutto ciô, a causa dci valore di verità idealistica e pratica, e di irradiazione, dei bolsce-vismo e non a causa di qualche misura dittatoriale presa dai commissari dei popolo — conseguenza transitoria e giusti-fîcata di ogni rivoluzione realizzatrice — e non a causa di tali disordini dei, qualj gli Alleati sanno benissimo che i bolscevisti non sono responsabili, i nostri padroni — i nostri nemici — hanno intrapreso il supplizio e Y annien-tamento délia Russia.

Noi accusiamo gli Alleati di avere travisata la verità per quanto concerne 1* atteggiamento dei Russi nel momento délia pace di Brest Litowsk. 1 Russi proponevano una pace pienamente dcmociatica, senza secondi fini. Gli Alleati hanno rifiutato di aderire a questa proposta ; perche avrebbero dovuto confessare i loro fini di guerra, che erano annessio-nisti ed inconfessabili. Non sono quindi i Russi, sono i dit-tatori délia Francia e dell' Inghilterra, che, in questa circo-stanza, come in altre, sono stati traditori délia causa dei popoli e drlla pace, hanno prolungato la guerra e decimato gli eserciti nazionali ; e sono essi che hanno coperto di san-gue la rivoluzione russa colla loro feroce opposizione inte-ressata e ccll' ipocrito aiuto dato senza interruzione ai con-tro-rivoluzionari ; sono essî che, coll* organizzazione sistema-tica delle stragi, délia rovina e délia carestia hanno condotto in Russia un' èra di catastrofi, che hanno in seguito denun-ciata come la conseguenza dei regime soviettista !

Noi accusiamo i governi borghesi dell* Intesa di get-tare le ultime Visorse e le ultime forze dei popoli che dominano, in una causa apertamente, cinicamente reazionaria, che non puo senza slealtà essere altrimenti qualificata ; quella dei beccai, dei banditi, degli czaristi che hanno nome Kolt-chak e Denikine.

Noi accusiamo costoro di avere lasciato armi, quadri e soldati innumerevoli alla Germania, di essersi fatti com-plici di quella riorganizzazione militare piena di minaccie di rivincita, allô scopo di meglio schiacciare le rivendica-zioni popolari di Russia, di Germania e di altri paesi, e di avere cosi sacrificato, una volta di più, la sicurezza délia Patria e la pace futura, ail' odio di classe.

In un momento in cui la situazione economica dei no-stro paese è quasi irrimediabilmente compromessa, nel quale il debito dei Francesi raggiunge e sta per oltrepassaie la cifra di tutti i Ioro mezzi, in cui il peso délia vita e delle tasse sta per oltrepassare le loro forze, in cui nessuna pro-

fezia è abbastanza fosca per descrivere 1* abisso nel quale

«

rotoliamo, noi accusiamo questi indegni rappresentanti, non delle nazioni ma delle caste, di intraprendere, per salvare la loro infâme formola sociale, per soffocare un esempio troppo dimostrativo e troppo luminoso, una guerra ed un blocco che costano miliardi, impediscono il commercio univer-sale, fanno milioni di vittime e susciteranno in aeguito altre guerre. Noi li accusiamo di affrettare la rovina délia Fran-cia e insieme di disonorarla.

Noi poniamo la nostra speranza e la nostra fede nel la verità, risoluti a non assistere al più gran delitto délia sto-ria senza fare tutto ciô che è in nostro potere per smasche-rarlo. Non ammettiamo che una sola coscienza rimanga in-ditferente a tanto cinismo e a tanta duplicità. Noi prenderemo tutte le nostre responsabilità civiche. Grideremo la verità. Che il popolo sappia almeno contro che cosa cammina, é finisca col capire che lo fa contro se stesso. Per rimanere padroni delle cose e degli uomini, gli eterni sfruttatori, si servono contro quelli che compiono, e più largamente ancora, la funzione dei Francesi dei 1793, dell' unica forza capace di mettere in rotta quegli schiavi ribelli diventati giustizieri : délia moltitudine di tutti i loro fratelli.

Compagni, uomini, giovani, donne, madri dei martiri futuri, antichi combattenti, che portate nel cuore la maledi-zione délia guerra, lavoratori manuali ed inteliettuali che tutti avete quaggiii — non lo vedete ? — un interesse co-mune, Franccsi attaccati ancora aile nobili tradizioni libera-'trici franccsi che si vogliono soffocare a macchiare: in Rus-sia, i soldati di tutti i paesi, i bambini e le donne muoiono a mucchi! Non rimanete più a lungo, di fronte a questi avvenimenti, nella grossolana ignoranza, nello spaventevole accecamento dell' egoismo, nell' inerzia, nella vergogna. Ri-fiutate di mettervi dalla parte dei dispotismo e délia barbarie. Salvate la verità umana salvando la verità russa. Siate sicuri che le generazioni future giudicheranno gli onesti délia nostra nella misura secondo la quale si sarapno drizzati in questo momento per gridare : No !

{Humanité délia domeiica 12 ottobre 1919).

7J

rn

V opéra e Y esempio di Emilio Zola.

h .1

«

»

♦r

Signora, cari compagni ed amici,

11 pellegrinaggio che raduna qui, a lunghi intervalli délia vita, i fedeli ed i ciedenti di Erailio Zola, si fa ogni volta più grandioso e più solenne. E la cerimonia d'oggi che corona tutte quelle che si raccoisero e si esaltarono in questi stessi luoghi, assume un' importanza che tutti sentiamo.

Ciô non è soltanto perche i cinque anni che abbiamô .-.ttiaversato e che hanno interrotto questa pia consuetudine, corne tante altre, hanno maturato ed invecchiato 1* umanità dopo averla lacerata. Ma anche, semplicemente, perche essa risorge dopo cinque anni. E a causa dei solo ingrandimento che dériva dal tempo che passa. A misura che i giorni trascor-rono, che la data in cui 1' uomo è scomparso si ritrae in lon-tananza, la contemplazione di ciô che egli ha lasciato si fa più serena, più alta, più definitiva. Dal fondo di questi anni nuovi, si conferma e si idealizza nello stesso tempo Y affe-zione che eguaglia l'ammiratore, qualunque esso sia, al poeta e ail' apostolo.

Già parecchi — corne non osservarlo e non sentirlo? — , tra quelli che hanno preso parte aile prime manifestazioniv

degli Amici di Zola, tra quegli uomini eletli che continua-vano semplicemente in una festa austera il culto regolare dell* amicizia, sono scomparsi alla loro volta.

Nel salutare la loro memoria, nell* osservare una voha di più la fragilità dei legami naturali c quel perpetuo abban-dono che punisce i superstiti, diciamo tuttavia che questo titolo di Amici di Zola — di amici veri, coraggiosi e pra-ticanti — diviene sempre meno 1* appannaggio di una falange di uomini fia gli uomini.

La sua memoria ha oltrepassato lo stadio nel quale la morte è ancora viva, 1* eco dei nome è dolorosa e in lutto, e i più vicini se ne sentono i custodi privilégiât!, esclusivi. Senza dubbio i cari particolari personali non si annulleranno — giacche sono preziosi, benefici e moite mani li sanno conservare — ma questi ricordi intimi non sono più come prima tanto gelosi, e divengono sempre più profonde le parole che qui pronunciava uno degli amici scomparsi — non il meno caro ne il meno nobile — Camille Lemonnier : ' « Fuor che nel cuore mirabile délia vedova, non vi è più alcun segno funebre ». -

Accanto ai vuoti che si sono fatti — e non al loro posto, perche i vuoti umani non si colmano mai — altri fervori, altre devozioni sono venute. Già molti di quelli che più amano Zola non 1* hanno conosciuto.

Ah ï non ignoriamo come questa stessa constatazion'e è ancora angosciante, perche tutti costoro, se le leggi dei de-stino fossero state normali, dovcvano conoscerlo. Ne sap-piamo dimenticare che la scomparsa prematura dei Maestro nella pienezza délia sua forza ci ha privato, in momenti tragici, dei grande soccorso che egli ci doveva, e noi sentiamo fortemente 1' emozione che si nasconde nelle vostre parole.

Ma se le ombre dei passato non sono cancellabili, l'incessante aurora dell'avvenire non lo è nemmeno essa. Si, il cerchio degli ammiratori, dei suo genio e dei servi-tori dei suo pensiero si rinnova, si ringiovanisce, si perpétua. Diceva egli stesso : « Guardati sempre avanti e mai indie-tro ». Fare quel gesto, non è un distogliersi da lui.

I nostri voti si portano sopra imagini di vita, sulla sua. gloria che senza posa ' ricomincia a vivere, che è eretta, umana, che e là, ed è una folfa immortale, e sui vasti doni che egli h^ lasciato e che non furono mai tanto luminosi, tanto esigenti : la sua opéra e il suo esempio.

Dire ciô, fare scaturire questo potente appello spiritualc e morale, ecco a che cosa deve ridursi il compito a cui debbo sobbarcami, benchè esso superi le mie forze, io che ho 1' onore magnifico di parlare di Emilio Zola, 1* emozione di trovarmi davanti a voi, dei tutto solo, mi sembla, con quella grande ombra.

L' opéra ! Se n* è parlato. Si è lavorato intorno ad essa enciclopedicamente. Tutto se n' è detto. Il tempo ha già operato in questa critica la selezione dei bene e dei maie come avrebbe fatto dell* opéra stessa se in essa fosse con-tenuto qualche cosa che non si imponesse. Il tempo ha già sepolto nei suoi bassifondi le vili calunnie che essa ha fatto nascere. Che cosa rimane delle grida di furore che la me-diocrità degli uni e la gelosia degli altri, hanno lanciato contro lo scrittore che più piamente si è avvicinato alla vita reale ? Non parlo dell' odio politico che continua forse ad esercitarsi in qualche parte.

Che cosa ne rimane ? Aie uni avanzi di più di quella stoltezza umana che Flaubert bollava di disprezzo, e che giace ai pifedi delle statue di tutti i novatori ; alçuni esempi di più dell* instancabile rifiuto dell* ignoranza, che grida solo per maledire, di fronte ail* originalità* violentemente pura e alla scoperta nuda, di fronte ail* audacia di quelli che hanno oltrepassato il loro tempo e messo 1* avvenire nel présente.

La pittura di Rembrandt, costruttorc di luce, fu ritenuta da certi suoi contemporanei per eccessiva e barbara , e con quale altéra ripulsione fu accolta nel mondo accademico délia musica, la comparsa delle tempeste di Beethoven !

Già diventa difficile esumare quei rancori inconsistenti ed efîfimeri, quei fragili insulti coi quali una parte ridotta ma rumorosa dell' opinione pubblica ha sempre provçto il bisogno di opprimère se stessa, nei periodi importanti délia storia dell* arte. m

Come ha scritto Verhacren, ogni critica, accanto a que-st' opéra appare vana ed inutile.

Egli aveva concepito neila sua giovinezza un piano im-mcnso. Sconosciuto, oscuro, mischiato agli altri giovani e d'altronde simile ad essi, egli portava quel piano in se come il credentc porta il suo paradiso. Lo ha eseguito fino in fondo con una ptodigiosa voiontà. Ha edificato tutto il suo sogno.

Eppure non è il rigore metodico délia sua concezione che consacra Y opéra sua.

La qualità du quest' opéra e d'ordine artistico — e perciô essa è intangibile.

La potenza cicatrice di Zola supera monumentalmente tutte le formule, tutti i metodi di lavoro e di documenta-zione ; essa supera anche la sua voiontà che fu cosi vasta.

Un critico ha radunato, d'altronde con talento e non senza interesse, gli studi, i documenti che Zola aveva accu-mulato per comporre " l'Assommoir n. Leggendo questo studio, non si puô fare a meno di pensare che, forse, mal-grado tutto, altri scrittori, assai dotti sopra un argomento, avrebbero potuto costruire un qualche piano similare. Ma quanti sarcbbero. i geni capaci di edificare un libro che valga quello che è uscito da quell' abbozzo, quel libro che ha la bellezza romoreggiante e trabôccante e le cupe viscere di una città ? Fra il piano e la realizzazione, si è interposta una onnipotenza che rion dipende più ne dai procedi-meoti, ne dalle intenzioni.

La realizzazione di Zola, esempio unico nella storia dell" arle, nelle mcravigliose avventure dei costruttori. dello spirito ! Nessuno quanto lui ha rispettato la semplicità dei vero con rispetto âttivo e ardito, nessuno quanto lui ne ha dipinta la grandezza. Con elementi presi, sradicati con forza dalla vita stessa, egîi ha stabilito, creato le forme, 1' anima e la vita dei grandi insiemi.

I personaggi appdrtengono troppo profondamente ail' am-biente ed al dramma perche possano essere disgiunti. Ognuno di essi è un frammento sorto dalT ombra, un gesto, un grido, una passione che si sospinge, un appetito che si esibisce, una resistenza che s* impenna e si dibatte, una bellczza o una bruttezza che passa, una specic di schéma vivente, san-guinante, profondo, lacerato di un essere, c tutti questi aspetti momentanei e tutte queste frazioni di anime e di uomini, come nell' affresco sublime, sono portate via dal soffio sovru-mano di tutti. Ne l'immortale Balzac ne alcun altro, salvo forse,-talvolta Tacito e Victor Hugo, sono giunti a questo realismo smisurato.

L' opéra di Zola, è un movimento di masse, una mi-schia, un rumore di appelli, di preghiere o di Iamenti col-lettivi ; moltitudini, ambienti, panorami umani, distese viventi senza Hmiti, case popolate e -sobborghi infiniti, organismi mostruosi di civiltà, duelli di angioli e di bestie, vizi, sistemi, potenze, disfatte, diluvi — nei quali la poesia passa da una estremità ail' altra, pesante, palpabile, come un' onda di

fondo — ; ed è finalmente la verità, cioè la bellezza, quella specie di irradiazione sconosciuta che esce da quello che si conosceva.

Questo orientamento misterioso e straordinario delle parti nel tutto, comanda anche alla forma stessa che traduce quelle visioni, al loro involucro verbale.

È un vano attentato lo strappare dal loro posto una riga o un passo dei suoi libri ed esaminarli a parte — mal-grado gli splendon di espressione che abbondano in quelle quindicimila pagine. Sarebbe come isolare per appoggiar-visi sopra, colla pcsantez^ di un* osservazione parzialc, le poche note che formano il motivo di una sinfonia. Ma ogni particolare è necessario ail* insieme e Y insieme è irresisti-bile. Dunque ogni particolare è impeccabile. E colui che per miracolo dà la vita a masse agglomerate di creature e di congegni, sa smuoverc in frementi impeti, la folla delle pagine. Come, se non colla forza di ogni nga }

Oggi, alcuni giovani scrittori — irv seguito a quel tri- * sto andare e venire ben difficile a superarsi che impone certe forme di moda nella letteratura — sono, quasi senza saperlo, adoratori dei particolare in se. Essi si curvano troppo assiduamente sopra Y ingegnosità iridescente del-T espressione, su 11' entomologia delle parole. Alzino la testa ed attingano ad una sorgente oramai classica i segreti délia grandezza.

Un* opéra simile si solleva, naturalmente, ad una poi -tata sociale. Cosi viva, poteva essa rimanere in disparte dei gran conflitto d^lle idee che dispone délia vita ? 11 dramma di tutti si pianta in ogni cuore, Quando si è veduta e mo-strata a tal punto 1' estensione délia miseria dei popolo attraverso la guerra e attraverso la pace, e le tare dell* umanità. e si son fatte gridare il loro sinistro e vasto clamore, si è votati alla ricerca appassionata delle cause e dei îimcdi dei lamento universale ; d* altronde il genio, che vede ciô che e, vede anche ciô che deve essere.

Egli spera, attraverso i foschj colori dei tempi, la realtà grossolana e schiacciante, la tristezza délia sofferenza, egli ha fede nell* avvenire, fede nel valore rigeneratore dei pre-cursori e anche degli artisti : « Col libro e non colla spada, ha scritto Zola, l'umanità vincetà la menzogna, 1* ingiustizia e conquisterà la pace finale dclla fratemità fra i popoli ». Come ogni coscienza pura, di fronte alla nera ombra d* in-verno che avvolge il vecchio tnondo e le sue leggi, egli è di un ottimismo disperato ! L* ottimismo non e colpito dalla

sventura circostante. Esso ne soffre ma non cambia ; è la

»

salute délia coscienza. Se egli non avesse dato ai suoi ultimi libri il nome di vangeli, questo titolo verrebbe fuori da se. « Dopo venticinque romanzi, ha detto uno dei suoi fratelli d'arme, quel cuore oscuro e tragico prorompe in cantici agli * dei nuovi ».

Egli ha scelto ed ha pieso partito. Scrittore e uomo

la verità lo ha sempre condotto nella stessa direzione, e Ion-tano quanto si puô andare e contro la stessa specie di nemici.

Il critico, che ail' inizio délia sua carriera, povero, senza appoggio, si è fatto cacciar via da un giornale dove era entrato in modo insperato perche vedeva già, lui, la gloria di Edoardo Manet e ardiva dirlo, è stato diretto per tutta la sua viîa dalla stessa lucidità e dallo stesso coraggio. Non ha mai potuto disubbidire alla verità.

La nozione délia responsabilità di fronte alla legge morale e agli altri uomini e Y amore ardente dei giusto, lo teneva pronto al sacrificio, pronto a diventare, se occorreva, il nemico di se stesso.

E alKapogeo délia sua gloria, si è servito di questa gloria per salvare un uomo innocente ; se n' è spogliato per darla ad un altro, e, come nei suoi libri, egli ha in questo

modo prestato la vita alla verità ed alla giustizia. Perche,

i

secondo la parola di quelli che erano dritti al suo fianco. awenne allora, dappertutto, una risurrezione delle anime,

Risuonano ancora aile nostre orecchie quelle parole colle quali il nostro grande Séverine ha magnificato l'eroi-smo délia sincerità.

« Si era nel grande edifizio tutto pieno dei rumore di battaglia... Ci siamo trovati in piena folla, in piena follia, alla disccsa dello scalone dei Palazzo di Giustizia... E allora ho visto 1' eroe, più bello ch'e mai lo abbia concepito 1* an-tichità, quello che attraverso tutto, contro tutto, sopra tutto, esige il nome di eroe ! Egli cra impacciato, era miope ; teneva il suo ombrello sotto il braccio, aveva i gesti e l'an-datura dell* uomo di studi. Ma quando discese ad uno ad uno gli scalini dei Palazzo di Giustizia, in mezzo aile grida di odio, ai ciamori di morte, sotto una vol ta di bastoni branditi, egli fu come un re che scende sotto una volta di spade nude la scala dell* Hôtel de Ville o come Matho che scende lo scalone di Cartagine, in Salambô. E quello che ho visto di più grande nella mia vita ; il trionfo di una coscienza, di una verità, di una individualità ! •>.

Ah ! anche in ciô, perche è necessario che si senta il comando che esce dai gesti puri, quale imperiosa lezione per i lavoratori intellettuali ! Molti scrittori non fanno il loro dovere di uomini. Si credono puramente artisti disto-glicndosi dai movimenti sociali, cioè dall* ordine di fatti che stritola o che salva il genere umano. Non si tratta di assog-gettare la propria penna a una politica. Si tratta di non ridurre la parte dell' artista, ad una parte di dilettante distac-cato dalle cose più largamente viventi di quaggiù, di non ricavare gloria da una indifferenza — poveramente qualifi-cata indipendenza — nei riguardi delle grandi aspirazioni umane e delle crisi délia coscienza collettiva, délia quale non si sa se è impotenza a volere o incapacità di compren-dere. E perche, e per quale aberrazione e quale tristo pa-radosso, lo spirito sarebbe estraneo aile idee che in ultima analisi, conducono tutto?

* * *

Questo dilettantisme dei quale Louis Havet diceva che era una teoria crudele, questa rinunzia degli uomini di pen-sieio, che irnpiccolisce in ogni tempo diviene oggi éliminai?, fia il caos dal quâle usciamo e quello dove andiamo.

Noi viviamo in giorni gravi e difficile Bisogna sempre salvaguardare la verità e la giustizia.

Noi siamo tutti lontani dal pensiero di servirci qui, per far valere dottrine e preferenze personali, délia alta memoiia che siamo venuti a celebrare in una perfetta cornu-nione di spirito e di cuore.

Ma è nostro dovere penetrarci dei suo esempio sulla soglia deila casa che lu sua e dove ci fîguriamo, con una puerile emozione, ch' egli sia più présente che altrove. Ma noi tutti che,» fedeli ail'insegnamento dei poeta formidabile e deir infallibile cittadino, lo sentiamo sempre e vogliamo sempre il trionfo délia ragione e délia giustizia, sappiamo vedere, osiamo vedere a che cosa ci impegnamo quando proferiamo queste parole, in mezzo ad una società che la menzogna, 1' errore e la corruzione spingono ail' abisso. E rendiamoci conto con fermezza delle proteste e delle ribellioni che queste parole magnifiche devono suscitare nel-l* uomo onesto quando i capi-popolo le proclamano senza dar loro il loro senso, ed esse, mutilate, servono come pretesti e come insidie. Noi sappiamo tutti che siamo in un momento délia vita universale nel quale 1' ordine sociale non puô più rimanere ciô che era. Troppe sventure e troppi delitti per-mettono di giudicarlo ed obbligano ad odiarlo. L* avvento dei tempi futuri, annunziati e mostrati agli uomini dai visio-nario di " Germinal " e di "Travail realista dell' avve-nire — di un ordine nuovo nel quale ciascuno avrà il suo posto al sole sotto una regola di saggezza e di equità sco-nosciuta durante seimila anni di storia, nel quale gli abusi e le ingiustizie che tutte si collegano e si provocano saranno infrante le une dopo le altre come gli anelli di una grande catena — diviene una questionc di vita o di morte per il genere umano.

Ascoltiamo la voce di uno dei potenti dei giorno, di uno dei padroni délia terra :

« Il vecchio mondo, egli dice, deve scomparire. Nessuno sforzo puô proteggerlo più a lungo. Se alcuni si sen-tissero disposti a mantenerlo, stiano in guardia che esso non crolli sulla loro testa e li seppellisca loro e le loro dimore, sotto le sue rovine ».

Chi parla in questo modo ? Un uomo che i miei amici ed io non amiamo. Il ministro inglese Lloyd George. Qua-lunque siano i motivi che hanno strappato a quel vegliardo questa confessione patetica, ed anche se non fossero quelli che si crede, la sua imprecazione è tanto più forte contro questa vecchia macchina sociale che — sono ancora le sue espressioni — « è stata disonorata dallo sfruttamento degli uomini ».

La realtà e minacciosa. Colla ragione e colla coscienza, noi, i viventi cfie siamo il respiro e la carne delF ideale, le faremo fronlc e ci aiuteremo 1' un 1* altro per salvare 1* av-venire.

Se noi valiamo qualche cosa, non è in seguito ad iniziazioni misteriose. Nulla abbiamo inventato di ciô che serviamo ; I* idea di uguaglianza, la parola più creatrice, più divina che esista, non e un' idea nuova. La grandezza morale — ci insegna colui che qui ci riunisce — la grandezza morale, non è il sapere ciô che gli altri non sanno : essa è (perche vi è una virtù dell* intelligenza) il compren-dere ciô che si sa e il volere ciô che si vuole. La grandezza è di essere realisti, di essere integralmente sinceri cioè logici, délia logica implacabile e sacra che risale fino aile cause.

Uniamoci, quanto più potremo e sapremo farlo. Pro-viamoci ad aprire, senza secondi fini, nel turbamento attuale, vie pure e diritte ail* umanità che si è alzata fuori dai secoli di miseria, di carestia e di catastrofe dov' essa si dibatteva, e che, come diceva lui délia verità, è in cammino. Sap-piamo considerare che la causa dei popolo che soffre ingiu-stamente dacchê esiste, è esattamente la stessa di quella di un innocente condannato da tutte le potenze oscure.

Uniamoci in questa fede comune che, qui e in questo momento, deve imporsi nettamente a noi : Nulla si fa contro la giustizia ; nulla di durevole si fa se non con essa, ma in mezzo al disordine delle cose e delle istituzioni la giustizia e tcrribile.

Attingiamo nel ricordo dell' uomo eccezionale di cui le generazioni attuali sono orfane, la forza di non avere mai paura dell* adempimento délia verità, e, ciascuno secondo le sue forze, secondo i suoi mezzi e la sua missione di non lasciare mai abortire le speranze che egli ha seminato ! È il supremo omaggio che quelli che vivono ancora devono ren-dere a quei grandi scomparsi ai quali ogni anno che passa

porta una prima vera di grandezza.

%

E questo lo spirito filiale che anima il saluto che io porto a Emilio Zola in nome dei miei amici di « Clarté » ed, anche perche siamo troppo uniti per sépara ici in qual-siasi circostanza, dei miei fratelli innumerevoli e sicuri del-!" Associazione Repubblicana degli Antichi Combattenti.

s

Dijcorso pronuimato il 5 ottobre 1919 al pellegrinaggio di Mèdan.

Ai miei fratelli

dell' Associazione Repubblîcana degli Antichî Combattent*.

Compagni, 1' Associazione Rcpubblicana degli Antichi Combattent vi ha invitati qui questa sera, in questa riu-nione aperta, e che ammeUferà il contradittorio quanto vor-rete, per prendere contatto coll'opinione pubblica alla vigilia> délia lotta elettorale, ed affermare una volta di più ciô che essa è e ciô che essa vuole.

Prima di dare la parola agli oratori sulle questioni ail* ordine dei giorno, non posso non ricordare, come farô in ogni occasione che mi si présentera, gli avvenimenti im-mensi sui quali abbiamo tutti in questo momento fissi gli ccchi e le anime con tanta angoscia : gli avvenimenti di Russia.

Questi avvenimenti precipitano con tragica rapidità. 11 tempo dei discorsi, dei voti, è passato. Si c detto Uitto quanto si poteva dire.

»

Sappiamo tutti che conto dobbiamo fare dei motivi-occulti e delle conseguenze di questa guerra di classi. Sap-piamo che da secoli, i popoli vivevano nella schiavitù, che da due anni, giorno per giorno, la Rivoluzione è finalmente scoppiata nel mondo intiero, che i rivoluzionari sono laggiîi a dibattersi e ad agonizzare, e che i contro-ricoluzionari siamo noi ! Noi, le democrazie occidentali, noi, le celebri vecchie democrazie ! >'••

• m

Non dobbiamo figurarci di compiere tutto il nosîro dovere perche ci prepariamo a celebrare degnamente ccri-monie di lutto ed a pronunziare belle orazioni funebri.

Noi abbiamo gridato, è vero, « Pace alla Russia », e 1' abbiamo anche affisso sui mûri. Ma in certi casi le parole che rimangono parole, non sono quasi che menzogne :

Bisogna chc i popoli non prestino un istante di più ail' assassinio dell ideale comune, dclla speranza unica, una complicità che per lo meno e una mostruosa imhecillità !

Vi è un solo mezzo di opporsi alla vittoria dell' inter-nazionale capitalistica sulla ragione, la giustizia e la libertà ; il mezzo formidabile che puo creare facilmente con una parola la volontà dei popolo : lo sciopero generale.

E esso possibile ? Si, è possibile, come lo sarebbe stato il 21 luglio, se non so quale diplomazia non vi si fosse messa di traverso.

So la gravita di cio chc domando a quelli che mi ascoltano qui ed altrove, ma dico che questo sciopero*;sacro — che potrebbe ridursi, se si vuole, a ventiquattro ore di minaccia cosciente — salverebbe interessi ben altrimenti essenziali di quelli che esso disturberebbe.

So tutte le conseguenze, per la vita di tutti c di cia-scuno, di un arresto pacifico dei lavoro, anche momentaneo. Ma non si tratla di non fare sacrifizi ! So anche le oppo-sizioni, le manovre. I dirigent! délia Francia sono i nemici dei popolo franccse, ma non si puô ammettere che i dirigent délia Confederazione Generale dei Lavoro siano i nemici délia causa universalc dei lavoratori !

Compagni, P umanità mtera è in pericolo ! Fatevi tutti, presso i sindacati opérai, propagandisti accaniti di questa soluzione urgente, la sola che non sia utopistica ; e noi lan-ciamo questo stesso grido ai nostri amici stranieri.

Compagni, questa riunione è posta sotto la presidenza d* onore di Marty. Ci uniremo nell* omaggio che dobbiamo alla disubbidienza dei marinai dei Mar Nero i quali furono i soli eroi di questa guerra iniqua senza dichiarazione di guerra, e di tutti gli altri soldati rivoltosi, nei quali 1' uomo fu più grande dello schiavo !

Noi che abbiamo V odio delle vecchie bandiere barbare che abbiamo viste troppo da vicino, ci inchineremo davanti a questi uomini, prima di parlare delle nostre lolte politiche, nello stesso tempo che davanti alla bandiera rossa délia Repubblica socialista dei Soviets di Russia !

(Comizio dell* Associazione Repubblicana dtgli Anlichi Combaltcnti. Sala dell' Unione dei Sindacali).

Oltobre 1919.

La Rivoluzione Russa ed dovere dei Lavoratori*

Compagni,

Ho risposto con gioia ail* appcllo che Frago mi ha rivolto da parte ciel vostro grande Sindacato.

Sono fclicc di mescolarmi alla folla dei lavoratori co-scienti che considero corne la mia grande famiglia.

-Sono un lavoratore come voi ; noi differiamo professio-nalmente, ci somigiiamo intellettualmente. Siamo simili per ciô che vi è di più importante e di più profondo negli uomini : la coscienza, le idee e le speranze. Noi siamo la stessa spccie di uomini. Quando vi dico che vi saluto fraternamente, io do a queste parole il loro scnso più largo e più umano ; esse sigmficano solidarietà assoluta è fiducia totale.

Io sono anche felice e sono orgoglioso di venire in mezzo a voi per parlarvi délia rivoluzione russa, per unirmi a voi nella protesta sdegnosa che deve strappare ad ogni coscienza retta, il gigantesco delitto che si commette contro la Repubblica Socialista dei Soviets.

Sono due anni che il popolo russo si è liberato.

Sono due anni che esso è torturato dalle grandi nazioni. Cio che significa anche ahimè ! dai grandi popoli dei resto dei mondo. Duc anni che la Russia lutta intera accerchiata spietatamente dalla guerra e dal blocco si dibatte e ago-nizza. Voi lo sapete. Sapete che questo intervento ha prëso fin da principio le sembianze orride dell* ipocrisia e dell* in-ganno. Non lo si è mai dichiarato schiettamcnte, non si è mai tolta completamente la maschera. Nessuna dichiarazione di guerra, nessun motivo pubblicamente discusso.

Alla tribuna dei parlamenti o nelle dichiarazioni uffi-ciali è stato confessato in parte, a pezzi, poi è stato negato, poi confessato di nuovo quando sotto la prcssione dei fatti, delle cifre non si potcva fare altrimenti. Ciô non si addice aile giuste cause !

- In realtà la guerra alla Russia délia Rivoluzione non è mai cessata. E stata condotta dai dirigent! dell' Intesa — e mai questa parola Intesa non è stata cosi giustificata come per quest' opéra —, con un accanimento. con una tena-cia, con una previdenza ed una abilità che avrebbero dovuto essere esercitate in altre circostanze, quando la guerra era da noi.

Tutti i mezzi sono stati impiegati. Non vi sono stati soltanto i soldati reclutati per forza, iscritti d'ufficio, e camuf-fati con suprema ironia dei titolo di volontari. Vi è stata, e ciô fin da principio, la controrivoluzione stipendiata, fomen-tata, organizzata — prima di essere ufficialmente ricono-sciuta — dai rappresentanti délia libéra Inghilterra e délia Francia délia Rivoluzione. 'Gli odii fratricidi sollevati,. la •potenza njilitare délia Germania rispettata, ed anche restau-rata, con un patto infâme in odio ai rivoluzionari, i popoli limitrofi eccitati, i nemici suscitati da ogni parte ed armati, equipaggiati, vettovagliati col denaro degli alleati, col nostro.

Quanto ci è costato questo intervento ? Cachin corne era suo dovere ha posto nettamente questa domanda al sig. Pichon. Questi, corne era egualmente suo dovere, si è schermito dal rispondere : non sapeva, si dovevano fare i conti, verificare addizioni, ricercare documenti. Non si saprà mai quanto abbiamo speso nell* impresa anti-russa, corne non sapremo mai il numéro dei nostri giovani spediti laggiù. Sapremo solo un giorno che abbiamo più « scomparsi » che non credevamo e che dovremo pagare tasse che non po-tremo pagare.

f inalmente al di sopra e come attraverso questa guerra che si fa e che si fa fare, viene ad integrare questa orga-nizzazione délia distruzione e a perfezionarla, il blocco che impedisce di vivere a quelli che non sono uccisi, il blocco colla carestia e le epidemie, e I' arresto schiacciante délia vita nazionale, il commercio, 1* industria, i servizi di trasporto immobilizzati, decomposti nelle vaste estensioni come grandi cadaveri di cose. Il blocco cioè il massacro lento e sicuro di una popolazione di 180 milioni di abitanti. E tutte le proposte di pace dei Russi — anche le piîi umili — sde-gnosamente respinte col piede dai nostri padroni.

Queste calamità, queste desolazioni sono state descritte

, «

in una testimonianza di alto valore, quclla dei sig. Bullitt, giornalista americano di tendenze piuttosto anti-bolsceviche, incaricato dal suo governo di fare una inchiesta sul posto (i nostri governanti hanno sempre rifiutato qualsiasi inchiesta).

11 sig. Bullitt offre particolari a cui attingeranno gli storici futuri quando .faranno il quadro délia nostra civiltà occidentale, cosi scioccamente superba di se stessa.

« La Russia si trova — questo rapporto ha la data dello scorso febbraio •— in uno stato di penuria assai grave. Il blocco per terra e per mare ne è la causa, e la mancanza di mezzi di trasporto ne è il sintomo più grave. Soltanto un quarto delle locomotive che esistevano in Russia prima délia guerra, presta ora servizio. Inoltre la Russia dci Sovieïs è priva di comunicazioni coi suoi centri di produzione di carbone e di essenza. Ne risulta una crisi dei trasporti a vapore o elettrici. Ne gli automobili ne i battelli a vapore sul Volga o sui canali possono essere utilizzati. La conse-guenza di questo stato di cose è 1' impossibilità di far venire a Mosca più di venticinque trcni di viveri al giorno dai centri di approvvigionamento dei grano, mentre inve'ce ne occorrerebbero un centinaio. Pietrogrado non ne riceve che 15 in luogo di 50.

« Tutti a Mosca e a Pietrogrado, uomini, donne, bam-bini, muoiono lentamente di famé. La mortalità e partico-Iarmente elevata nei neonati che le madri non possono nutrire, nelle puerpere e nei vecchi. Le malattie in genere trovano un buonissimo terreno per svilupparsi e la più bcni-gna è suscettibile di essere letale perche i medicinali man-cano completamente. Epidemie di tifoide, di tifo e di vaiolo regnano allo stato endemico a Pietrogrado ed a Mosca ».

Taie era la situazione ne! febbraio scorso. Otto mesi sono traseorsi da quell'epoca.

Il giornale di Clemenceau scriveva in questi giorni a

proposito dell' attacco di Riga da parte di Von der Goltz :

* i • * « E la guerra che ricomincia ». Non è vero. E una men-

zogna dire che la guerra ricomincia. Non ha da ricomin-

ciare ; essa non è mai cessata dal 2 agosto 1914.

Contemporaneamente per giustificare o per dissimulare questa campagna atrocemente metodica, si è condotta una campagna di opinione senza precedenti. I grandi giornali che sono una delle vergogne délia nostra epoca detta demo-cratica, hanno inculcato nel cervello dei gregge, docile e ahimè ! innumerevole dei loro lettori l'idea che la parola bolscevista fosse una parola maledetta, che nessuno deve ncmineno permettersi di discutere.

Ebbene, Io si deve dire prima di ogni altra cosa, get-tare prima di tutto questo grido di rivolta morale ; se anche i bolscevichi fossero veramente i selvaggi e i pazzi che ci dicono, se-anche avessero applicato teorie contrarie al buon senso ed ail* interesse dei loro concittadini, sarebbe sempre un'ignominia I" intervenire in questo modo sanguinoso negli affari russi. E non ci puô essere ragione valevole per sca-tenare sopra quel paese tanta miseria e tanti flagelli, per distruggerne le donne e i bambini a milioni e fare dell' im-mensa Russia il più vasto campo di rovine ed il più gran cimitero dei mondo !

« Odiate voi il governo russo ? Va bene, csclama uno scrittore di talento e di cuore, Paolo Biroukov, in un appeîlo nel quale sembra fremere 1 anima dell' indimenticabile apo-stolo di cui fu amico : Leone Tolstoi — « Va bene, ma perche massacrate quelli che non hanno fatto nulla ? Gli uomini che governano la Russia sono essi mostri tali che per rovesciarli, occoira sterminare milioni d'innocenti ? ».

Ma, cittadini, ciô che vi è di tragico nella qucstione russa, ciô che vi è di pesante e di insopportabile per la coscienza degli onesti i quali di qui assistono a tutto ciô, è che la verità è molto diversa dalla leggenda che ci hanno fabbricato sul bolscevismo, e che tutte le accuse, parlo delle accuse importanti fondamentali, scagliate contro il regime e F atteggiamento dei massimalisti, cadono ad una ad una davanti alla realtà delle cose.

E ciô che appare attraverso la menzogna, è la nobiltà e 1' altezza dei concetti che i padroni attuali délia Russia hanno cercato di attuare per la prima volta sulla terra.

Bisogna prima far giustizia de! principale motivo di odio che si è eccitato contro il potere dei Soviet : la pace sepa-rata russo-ledesca a Brest Litovsk. Si è gridato al tradi-mento ed ail* infamia. Le note e le lettere di Jacques Sadoul le quali stanno per uscire final mente fra pochi giorni e che sono cosi magistralmente e cosî minutamente documentate, rimetteranno in modo definitivo le cose a posto. Ebbi queste lettere nelle mani. Se ne possono estrarre le seguenti verità :

» 0 Nei novembre 1917 i bolscevisti hanno chiesto agli

alleati di unirsi a loro per propoire alla Germania una pace

senza annessioni, una pace democratica ed umana. Se la

Germania accettava, la guerra sarebbe terminata un anno

prima. Se rifiutava, essa denunciava la sua ambizione impe-

rialista in faccia al mondo mentre gli alleati avrebbero

provato ai popoli che non combattevano per una pace anti-

democratica ed ingiusta, ciô che avrebbe moralmente e ma-

terialmente rafforzata la nostra causa. In caso di rifiuto da

parte délia Germania, i massimalisti, i quali fino a quel

momento dubitavano dei disinteresse degli scopi di guerra

degli alleati avrebbero, malgrado le condizioni precarie del-

r tsercito russe* compiuto un supremo sforzo al nostro fianco

per una causa nobile. e di vera liberazione dei popoli contro

il militarismo. Si sarebbero gettati in quella che essi chia-

(mavano la guerra santa. Ma gli alleati non hanno voluto

cooperare alla proposta di pace democratica perche avcvano,

1' abbiamo ben visto in seguito, propositi di annessione, proposai niente afFatto antimilitariste che avrebbero dovuto o confessare o rivcdere. Sono dunque gli Allcati e non i Russi che hanno tradito la causa di tutti i popoli. Ed è falso pretendere che l'esercito russo sia stato disorganiz-zato dai bolscevisti. Esso era disorganizzato e decimato da quaranta mesi di disfatte dovute ad un armamento scanda-losamente insufficiente, alla mancanza di artiglieria ed alla spaventevole imperizia amministrativa e militare. L'offen-siva di Broussiloff, nel luglio 1917, ordinata da Kerensky, sotlo la pressionc degli Allcati, fu un immenso ed inutile sacrifizio umano che compi la rovina dell' esercito russo.

Queste affermazioni qui riassunte, si appoggiano tutte su prove précisé, come tutto ciô che si riferisce alla divul-gazione russa dci trattati segreti e aU'annullamento dei pre-stiti stranieri ; e non si confutano ripetendo miseramente e stupidamente come fa la stampa reazionaria : « I bolscevisti erano agenti délia Germania e le loro proposte di pace eraiio una trappola ! *.

lo voglio soprattutto parlarvi dei principi dei bolscevichi.

Certo si avrebbe buon gioco se si volesse esaltaikli facendo il processo al regime czarista che la rivoluzione russa ha spazzato via e sostituito. Lo czarismo, questo tene-broso e sanguinoso cumulo di attentati contro la libertà, di î esecuzioni in massa, di assassini e di furti svergognati da

cima a fondo dei gradini amministrativi, dal semplice fun-zionaiio al ministro, la dissolutezza ed il tradimento coronati !

Sarebbe un argomento valevole perche si tratta — dob-biamo vedere îe cose come stanno — proprio di ristabilire questo regime. Lo hanno negato. Hanno mentito. Ne abbiamo la prova : Koltchak — il capo délia contro-rivoluzione — è partigiano délia monarchia ; questa è I' unica confcssiohe che sia stata fatta sinceramente in tutto quest' affare !

Lasciamo da parte. Cerchiamo di liberare un altro ordine di verrtà. Che cosa è questa teoria sociale cosî terribilmente incriminata ?

Per molto tetnpo si è ripeluto : * Non si sa. Mancano gli elementi per stabilire un giudizio ». Non si ha più il diritto di tenere questo linguaggio.

il V Congresso pan-russo, tenutosi a Mosca nel mese di luglio dell' anno passato, che ha confermato le decisioni precedenti, ha promulgato la legge organica délia Repub-blica Socialista Federativa dei Soviets di Russia e questo documento e stato già da tempo tradotto in tutte le lingue. Eccovi le parti più importanti, quelle da cui ne emanano Y anima e la luce.

« La Costituzione dei Soviet, dice 1* art. 3, si propone per scopo essenziale di sopprimere ogni sfruttamento del-1' uomo da parte dell' uomo, di abolire in modo definitivo la divisione délia società in classj, di schiacciare senza pietà tutti gli sfruttatori, di attuare 1* organizzazione socia-lista délia società e di far trionfare il socialismo in tutti i i paesi.

« Per attuare • la socializzazione délia terra, la proprietà privata délia terra è abolita ; tutte le terre sono dichia-rate proprietà nazionali e sono consegnate ai lavoratori sul!a base di una repartizione egualitaria in usufrutto.

« Le foreste, il sottosuolo e le acque che hanno un interesse dal punto di vista nazionale, tutto il bestiame e tutto il materiale, come pure tutti i demanii e tutte le im-prese agricole modello e di alta coltura sono dichiarati proprietà nazionale.

« Come primo passo sulla via dei trasferimento com-pleto delle fabbriche, delle officine, delle minière, delle strade ferrate ed altri mezzi di pi'oduzione e di Iras porto, nella proprietà délia Repubblica operaia e contadina dei Soviets, il Congresso ratifica la legge Sovietista sul controllo operaio nelle industrie, a fine di assicurare il potere dei lavoratori sugli sfruttatori ».

Ecco come funzionano quelli che si chiamano i Soviets.

Il Soviet è 1' assemblea che ogni unità elettorale cor-rispondente ad ogni parcella dei territorio si sceglie a ragione di un deputato per mille elettori nelle grandi città e di un deputato per cento elettori nelle piccole città o nei villaggi. Vi sono dunque tanti Soviets quante sono le cireosciïzioni.

Il Soviet costituisce 1' autorità suprema, assai autonoma, per gli interessi puramente locali. I rnembri dei Soviets sono eletti per tre mesi soltanto.

Ma non vi sono in un paese soltanto interesssi locali. La Russia è divisa territorialmente — indipendentemente dalle parcelle che corrispondono ail* incirca ai nostri co-muni — in volost (riunioni di villaggi), in distretti, in go-verni e finalmente in regioni. Ognuna di queste suddivisioni sempre più vaste dei territoiio, è amministrata per ciô che riguarda gli interessi regionali da un Congresso costituito di rapppresentanti di tutti i Soviets locali. Finalmente alla Russia intiera coirisponde il Congresso pan-russo (che si riunisce ogni sei mesi). Un Comitato Esecutivo nominato dal Congresso e responsable di fronte a lui, dirige gli affari nazionali e forma nel suo seno il Cojisiglio dei Commissari dei Popolo.

Questo sistema costituisce dunque una rappresentanza estremamente abbondante la quale non perde mai il con-tatto con l'elettore e questo organismo è molto agile, molto vivo grazie alla brevità dei mandato di ogni deputato.

Più avanti la costituzione décidé :

« Che il lavoro è obbligatorio per tutti i cittadini délia Repubblica allo scopo di sopprimere gli elementi parassitarii délia società e di organizzaie la vita economica dei paese.

« Tutti gli abitanti sono considerati come cittadini. qualunque sia la loro razza o la loro nazionalità.

« Non possono eleggere ne essere eletti quelli che vivono dei lavoro altrui, ne quelli che vivono di un red-

dito non prodotto dal loro lavoro, i possidenti, gli interme-

/

-diari commerciali, ecc... ».

Tali sono i principi dei Bolscevismo.

La mia opinione personale c che 1* umanità dovrà un giorno o l'altro imporsi grandi leggi molto simili a questa se vuole stabilire un ordine di pace e di giustizia.

La mia opinione è anche che la coscienza universale s* incammina ineluttabilmente verso quell* ideale. Ma non si tratta qui di opinioni personali. Faccio larghe concessioni a quelli che, nei nostri ranghi, sono avversari di questo concetto politico. Ammetto fra noi la discussione su questo o quel punto. Ma qualunque cosa si dica non si puô affermare che esso sia incoerente o in-giusto, e non si puô nemmeno dire che non sia un concetto socialista.

Il cittadino Varenne in un articolo scritto in risposta ad un appello da me pubblicato sostiene la tesi che il bolscevismo che e il comunismo marxista costituisce una specie di antitesi al socialismo. Varenne ha torto. Egli non ha diritto di esprimersi cosi più di quel che non abbia un monarchico costituzionale di dire a un monarchico assoluto :

voi non siete monarchico.

%

Il socialismo è fondato su certi principi come per esem-pio : la sovranità dei lavoro, Y uguaglianza dei cittadini, l'internazionalismo, ed altri, che qui sono lispettati ; soltanto essi sono spinti al loro estremo limite.

Mi rimetto d'altronde ail* opinione espressa da un' alta personalità che tutti rispettiamo, uno dei patriarchi dei pai-tito rivoluzionario : Kropotkine. Kropotkine che è anti-bol -scevista in massima, perché è anarchico, scrive nondimeno : « I bolscevisti si sforzano d'introduire la socializzazione dci suolo, dell' industria e dei commcrcio. Questo cambiamento che si sforzano di compiere, è il principio fondamentale dei socialismo ».

Non dobbiamo fare qui analisi di doltrina e questo ci deve bastare.

Quel tanto che ne ho detto fu per poter provare che il bolscevismo è per lo meno una dottrina di ragione e per poter aggiungere questo.

Se tutti gli uomini hanno il dovere di inalzaisi al di sopra delle qucstioni délia politica per protestare contro 1* in-vasione délia Russia, questo dovere è particolarmente urgente e formale per i socialisti, per tutti i .socialisti, senza ecce-zione, senza distinzione di tinta. Perche è il principio stesso dei socialismo che è in giuoco ; ed esso è ancora più sacro per gli oppressi ed i proletari.

Ma vi sono altre specie di accuse che si lanciano

# ^

contro i bolscevichi ; sono relative ai metodi di applicazione delle loro dottrine. Si pretende che questi metodi siano dit-tatoriali c tirannici.

Qui è meno facile, lo dobbiamo riconoscere, sapere lutta la verita che non riguardo alla dottrina stessa.

(Via è giusto considerare : in primo luogo, che ogni rivoluzione è dittatoriale e non puô non esserlo (1* unica questione che s* impone è di sapere per quanto tempo lo deve rimanere) ; poi, che questa è stata fatta in mezzo a difficoltà, a catastrofi inaudite e ad una contro-rivoluzione che puô dirsi universale ; e finalmente che la massima parte dei fatti che ci riferiscono hanno bisogno di essere verifi-cati. infatti essendo tagliata ogni comunicazione postale colla Russia ed essendone interdetto 1* accesso, queste informa-zioni ci pervengono : per via ufficiale (e sappiamo che cosa vale) ; per mezzo di esiliati : miserabili residui dello czari-smo venuti ad arenarsi a Parigi, che non meritano alcun credito, anzi tutf altro ; oppure socialisti antibolscevisti che hanno tendenza a portare nel dibattito il loro rancore di partiti vinti. E non parlo dei rinnegati e dei traditori i quali formano qui una vera agenzia.

Detto questo, c' è un fatto innegabile che simboleggia e concentra in un certo modo, questo genere di accuse : la dissoluzione brutale délia Costituente.

E esatto infatti che nel gennaio 1918 T Assemblea Costituente pan-russa si è riunita e che è stata dispersa dalla Guardia Rossa-. Ci ricordiamo délia disapprovazione

che questo fatto suscitô in Occidente, e quanto questa disap-provazione fu sfruttata. Come le altre 1' accusa ricavata da quel fatto, non résisté ad un esame.

Gli uomini inalzati al potere nell'ottobre 1917 dal-l'onda furiosa e disperata dei popolo russo, avevano un sistema di governo che rispondeva aile aspirazioni di questo popolo (la loro stabilità ne è prova). Questo sistema com-portava la rappresentanza diretta dei proletariato.

E avrebbero dovuto sacrificare questo principio costi-tutivo, abdicarc ogni autorità nelle mani di un' assemblea che era l'espressione dei parlamentarismo dei quale essi non volevano- più sapere ? D' altronde, la Costituente — e si dimcntica di rilevare questo punto capitale — era stata elctta sotto il régime decaduto e giustamente privo di consi-derazione, di Kerensky. Non era dunque valida da nessun punto di vista. Figuratevi — questa è un ipotesi ! — una s rivoluzione la quale scoppiasse qui dopo \ç elezioni e che poi si mettessc nelle mani délia Caméra e dei Senato.

I bolscevisti non hanno voluto la Costituente. Hanno fatto bene. Hanno adempiuto il loro dovere di fronte alla Rivoluzione.

Si e anche rimproverato loro, nelle sfere borghesi, la guerra accanita che hanno fatto alla classe spodestata. Questo rimprovero ha in se stesso qualche importanza perche fa capo ad una delle critiche più ingiuste che si fanno al

socialismo in genere. Poteva essere altrimenti? Rendiamoci conto dell' enormità délia trasformazione sociale intrapresa da questi uomini. Un siffatto sconvolgimento dei vecchio ordine iniquo delle cose comporta un periodo di transizione nel quale è un dovere eliminare dagli affari gli ex-privilegiati.

Quello che non si dice, è che questi hanno fatto una opposizione controrivoîuzionaria non meno accanita ed hanno sabotato tutte le amministrazioni. Essi hanno cospirato e tradito e accumulato gli ostacoli. Fu questo uno dei più grandi peric.oli nazionali ai quali il governo dei Soviets abbia dovuto far fronte.

Ma il socialismo vivoluzionario che rimette al loro posto

di uomini i paria délia società non créa una classe di pa-%

lia. E falso pretendeie che esso sostituisce una tirannia ad un' a!tra. La sua forza distruttiva prende di mira privilegi ingiusti, non uomini. La guerra di classe ha per scopo la soppressione dellf classi e tutti i provvedimenti rigorosi e anche terribili che si devono prendere per stabilité il rcgno délia giustizia devono pervenire finalmente alla giustizia per tutti.

Del resto nella misura in cui è sembrato loro che lo esigesse 1* interesse générale, i massimalisti hanno abban-donato quell' ostracismo di fronte agli démenti boighesi. Lo hanno fatto gradatamente, ciô che prova, forse più di qual-siasi altra cosa, la loro saviezza, la loro moderazione ed il loro spirito pratico. E ciô giustifica questa constatazione cosî impressionante dei sig. Bullitt, il quale dopo aver detto : « Nessun governo, se non è socialista, puô mantenersi in Russia », aggiunge : « H partito comunista di Lenin è tanto moderato quanto qualsiasi governo socialista capace di diri-gere la Russia ». Mi prcmeva di sottolineare questo fatto.

Le conccssioni, non ai principi ma aile cose, fatte dai bolscevisti nel periodo costruttivo délia Rivoluzione, hanno valso loro d* altronde, attacchi violenti, feroci e attentati innu-merevoli da parte degli estremisti, dei terroristi e degli anar-chici. Non dimentichiamo che essi hanno avversari a sini-stra come a destra.

Ebbene, essi hanno finora trionfato di tutto ciô, ed attra-verso questo prodigioso accumularsi di difficoltà interne ed esterne, hanno nondimeno costruito belle istituzioni.

La cittadina Alexandra Kollontai, commissario dci Popolo per 1' Igiene pubblica ha organizzato Opere immense di assistenza per i bambini dei popolo. Lunatcharsky, commissario per I* Istruzione pubblica, ha istituito un' ammirabile rete di servizi per l'istruzione, Y educazionc, le belle arti, il teatro, le scienze.

L' abbiamo saputo a poco a poco, malgrado la cam-pagna di calunnie. Le lettere di quell' uomo integro, di quell' osservatore perspicace, di quel testimone incorruttibile che è Jacques Sadoul, benchè siano state proibite dalla Censura — hanno incominciato a proiettare sull' opéra am-ministrativa dei bolscevichi la luce délia verità. Quelle infor-mazioni sono state confermate dai rapporti di altri testimoni i quali non erano czaristi ne agenti dell' Intesa, Arthur Ran-some, Frazier Hunt, I* erudito Victor Henri, il cui rapporto letto alla nosfra Accadcmia delle Scienze ha rimbombato come uno scoppio di tuono.

Ne lisulta che per le università, le scuole nelle quali i bambini poveri sono nutriti, le biblioteche, i laboratori per le ricerche scientifiche o mediche, i musei, i teatri (tutto ciô concepito specialmente dal punto di vista popolare) i bolscevichi, e queste sono proprio le espressioni degli uomini competenti, hanno fatto in qualche mese più dei vecchio regime precedçnte in parecchi secoli.

Che cosa non avrebbero fatto per l'industria, per il ' commercio se fossero stati liberi di farlo !

Vi è in questo momento sui mûri di Parigi un cartello affisso a cura di una qualche Unione degli Interessi Eco-nomici di non si sa chi. Questo cartello mette i lavoratori in guardia contro il socialismo, perche, il socialismo è il bolscevismo e il bolscevismo e la miseria !

È un oltrepassare i limiti dei cinismo ! Li si affama e li si massacra, si rovina tutto intorno ad essi e si getta poi contro di loro la carestia e la miseria, come argomenti contro la loro fede !

Ma quello che i cartelli reazionari non dicono ai lavoratori di Francia è la rovina che questa campagna anti-umana aggravera anche fra noi.

Abbiamo 400 miliardi di debito, che ci gravano ogni

anno di 20 miliardi d* interessi. Paul Mistral stabiliva ulti-

#

mamente che sarà necessario fra poco decuplicare le tasse. E i bilanci délia guerra aumentano perche la guerra continua, e si moltiplicheranno perche nuove gueiTe sorgeranno da questa. E una derisione credere che la durata de! ser-vizio militare come si fa balenare ai vostri occhi restera a lungo ridotta : vedrete fra poco.

Anche noi andiamo verso il fallimento e la carestia. Eppure i governi borghesi che sono i padroni degli avvenimenti, annientano colle forze esaurite dei loro popoli, la produzione di una meta dell' Europa, senza voler riflettere che questa carestia è contagiosa.

E'tutto ciô per nulla. La disfatta délia Russia rivolu-zionaria, se si comptera, non sarà mai che momentanea. Non si strapperà alla Russia il suo sogno. L' Americano che ho già citato, osservatore calmo e positivo, lo constata : « il governo dei Soviets ha preso un taie impero sull' imagina-zione delle masse, che le donne sono pronte a soffrire la famé e gli uomini disposti a morire per esso ».

Niente è più tragico e d'importanza più capitale di questa semplice Jconstatazione. Essa spalanca abissi nell* av-venire e si pensa non senza un' alta emozione alla parola

di Tolstoi, che diceva poco fa : « il popolo russo sarà il Redentore di tutti i popoli ».

Allora perche} Che cosa significa questa coalizione scatenata contro uomini che hanno ragione ?

C' e da domandarsi se il generc umano non è diven-tato matto.

No, non e pazzia. La verità, compagni, è semplice.

Se si vuole distruggere la rivoluzione russa e la Russia con essa, è perche si vuole distruggere il socialismo. I governi reazionari che decidono délia guerra, difendono i loro privilegi reazionari ; ecco tutto.

È la prima volta, che un regime veramente socialista mette radice nell' universo. Non è la Repubblica tedesca, questa monarchia camuffata nella quale il militarismo spunta da ogni parte, che farà ombra ai dirigenti capitalisti !

Un'esperienza dei genere di quella délia Russia è grave. Essa non puô farsi impunemente nè in un senso ne nel-1' altro. I governi reazionari lo sanno bene e non ne vogliono sapere a nessun costo e le preparano una punizione rao-struosa. Essi vogliono provare che la libertà non è vitale uccidendola.

La guerra contro le Russia è una guerra sociale e politica e non è che questo. È una fase acuta e grandiosa , délia guerra di classe.-O il socialismo scomparisce colla forza o prenderà tutto colla ragione.

Gli avvenimenti precipitano, le situazioni si precisano. Non ci sono in realtà nel mondo che due potenze : i conservatori dei passato e gli uomini che aspirano a un ordine nuovo. Due formule opposte, nemichc : mantenere o rinnovare. Esse sono aile prese. Se ne dubitiamo, guar-diamo quel dramma fatto laggiù con migliaia di drammi.

Ma quelfo che non è ammissibile, è che a questo suprême sforzo délia internazionale capitalista, i popoli accet-tino di ubbidire. E che si possa dire che si sono soffocate le aspirazioni dei popolo con 1* aiuto dei popoli.

Si deve fare qualche cosa. Ve lo domando. Che cosa si pu6 fare ? Ebbene, c* è una forza e non ce n* è che una capace di controbilanciare le grandi forze oscure che vogliono cternare la schiavitù : Siete voi !

Siete voi, gli uomini liberi, organizzati, iiniti ; siete voit i sindacati, la Confederazione Generale dci Lavoro.

Ve lo domando, ve ne supplico. Non rimanete indiffereati di fronte al più gran delitto che la storia abbia mai dovuto registrare. Le parole che diciamo non debbono volare, e i pensieri giusti rimanere pensieri. Dobbiamo cercare un mezzo efficace, positivo, minaccioso, di rifiutarsi al martirio ed ail* as-sassinio di un popolo immenso e di una immensa speranza che è anche la nostra !

Quando voi rientrerete ognuno in casa vostra, al vostro focolare, pensate agli innumerevoli focolari devastati iaggiù dalla rabbia cupida di quelli che sono ancora i padroni

- 214 —

• *

delle sorti umane. Che cosa dico ! Pensate ai vostri stessi focolari e comprendete che tutti i lavoratori, che tutti gli sfruttati délia terra sono indissolubilmente legati gli uni aoli al tri.

Compagni, quella bandiera délia Repubblica dei Soviets che la nostra indifferenza aiuta ad annichilire è la bandiera rossa délia liberazione degli uomini. Porta ricamate in oro una imagine ed una iscrizione. L* imagine è un martello ed una falce intrecciati. L* iscrizione,' non è come sopra le nostre vecchie bandiere délia barbarie e dei militavismo il nome di qualche grande strage collettiva, ma il grido délia ragione che Carlo Marx ha gettato già da troppo tempo nel mondo : « Proletari di tutti i paesi, unitevi ! ».

Diicorso pronunciato al Comizio dei Sindacato degli Slcrratoi'i (Sala dclla Grange Aux Belles).

U insegnamento . delle Rivoluzioni passate

y.

i

Cittadini, compagni,

Gli organizzatori di questa riunione, i quaii mi hanno incaricato di salutarvi in nome loro, ciô che faccio con gioia fraterna, vi hanno invitato qui allo scopo di comaiemorare la Comune dei 1871.

ostro amico Dott. Gillard, che non ho bisogno di presentarvi, e che c nello stesso tempo un grande scien-ziato. che ha salvato moite vite umane ed un ammirevole combattcnte dclla nostra causa comune, e altri compagni, vi parleranno di quel commovente episodio délia storia délia liberazione pôpolare. Lo confronteranno con certi avvenimenti contemporanei, mostreranno l'inscgnamento che si spri-giona dal passato, c diranno le meditazioni che quel con-fronto deVe ispirare ai buoni militanti ed aile oneste persone che voi siete.

Dobbiamo talora voltarci verso il passato. Ma bisogna saperloiare. Fra i nostri avversari, dall' altra parte délia barri-cata — perche ci sono, ormai, visibili o invisibili barricate che sussistono sempre — si usa e si abusa dei passato. I teo-rici dell' oppressione — e coloro i quali ci dirigono ancora sono legati con essi — invocano volentieri i! passato : ne fann© una formula, un dogma, un idolo. Ad esso ricondu-cono tutto. Pretendono che esso è sacro per se stesso, e che gli si deve ubbidire ciecamente. « Fate ciô perche lo si e fatto, credetc ciô perche lo si « creduto ». Questa specie di religione che tende a mantenere quello che è e quello che deve essere nelle cornici gelide di quello che fu, si chiama la tradizione. Essa è una delle più gravi maladie che abbiano avvelenato il pehsiero umano. I popoli hanno, per loro disgrazia,' per pigrizia di spirito, per paura istintiva delle cose nuove. una grande propensione a lasciar-sene contaminare. Noi stessi, noi tutti, compagni, malgrado l'indipendenza di spirito che abbiamo o che crediamo di avère, malgrado il controllo che ci siamo abituati ad eser-citare sulle idee e sugli avvenimenti, subiamo spesso.questo vecchio incanto misterio«o. E gli sfruttatori delle moltitudini sfruttano questa deholezza, come sftuttano tutto, e schiac-ciano il progresso.

Non è cosi che 1' uomo libero deve profittare dei pas-sato. Ma con ciô non abbiamo detto abbastanza. Anche 1* ammirazione, anche il culto che noi piofessiamo per certi uomini, per cèrte generazioni d*altri tempi, deve consistere nel cercar di fare, non soltanto ciô che essi hanno fatto, ma ciô che farebbero se, più ricchi di esperienza e di svi-luppo, essi fossero vissuti nell' epoca in cui viviamo ; nel-l'ispirarci meno ai loro atti concreti che al loro carattere, allo splendore delle loro speranze, alla loro volontà créatrice. E riconosceremo spesso che per somigliare ai precur-sori che amiamo, non basta imitai li, ma si deve andare più lontano di loro, ed oltrepassarli corn'essi stcssi si sarebbero oltrepassati se avessero saputo ciô che noi sappiamo. Il passato è la morte, l'avvenire è una perpétua gioventù che cambia perche cresce.

Cittadini, quasi un secolo prima dell* insurrezione che usci come una fiamma dalla guerra dei 1870 e délia quale Gillard vi parlera meglio di quello che io non saprei (are, un grande avvenimento si produsse e sfavillô nel mondo. Quella luce sul'a quale dobbiamo avere più che mai, nei giorni attuali, hssi gli sguardi e le anime, è la Rivoluzione fran-cese.

I nostri antenati dei l 789 e dei 1 793 hanno minato e demolito alcuni dci jnonumenti più mostruosi e più mae-stosi dei passato. Hanno abolito il feticismo grossolano dei privilegi di diritto divino dei re, dei nobili e dei preti, i vantaggi fantastici che conferiva a certi fra gli uomini la sola nascita c la sola condizione sociale. Hanno decretato che tutti i cittadini dovcvano essere uguali di fronte alla legge.

Centotrenta anni sono passati da quella convulsione che fu universale — e dopo centotrenta anni, siamo spa-ventati di quanto vediamo intorno a noi. Dappcrtutto, dal-• I* alto al basso, da cima in fondo, incrudeliscc l'inegua-glianza e la barbarie e il regno dei privilegio. Dappertutto si aggrava, corne nel passato, come sempre, la legge dei più

forti. E il sistema degli spcculatori — di alcuni specula-tori — la ricchezza e la dominazione dei quali sono fatte dell' impoverimento e délia servitù di tutti. Il regime at-tuale non è che una contraflazione tricolore délia monar-chia : la borghesia, cioè la casta dei ricchi, si è inalzata al posto délia nobiltà decaduta. Essa ha monopolizzato la grande forza temporale délia vita collettiva : il danaro ; neir industria, nel commercio e neïla speculazione, essa )' aftrae e se lo tiene, ne fa la sua difesa e la sua corazza. Essa tiene nelle sue mani i poteri pubblici, l'ingranaggio dell* amministrazione, l'istruzione e 1* informazione (i grandi giornali) — cioè la scuola dei fanciulli e la scuola degli uomini — e, Io vediamo da esempi odiosi e terribili, essa tiene nelle sue mani la giustizia. Il popolo è mantenuto nel-1* impotenza dell* ignoranza o, quel che è peggio, dell* er-rore. Egli non puô uscire dai suoi bassi fondi. I progressi scientifici ed industriali, lo sviluppo delle imprese, hanno dato alla potenza ed aile angherie délia classe possidente proporzioni più smisurate che ai tempi délia casta aristocra-tica. La sua volontà di conservare una situazione privile-giata di fronte aile masse è diventata più feroce, più bar-bara di quella dei principi e dei baroni délia feudalità.

Quaggiù l'interesse generale non cpnta. La formola è : tutto ad altuni e nulla a tutti. E questa è, nel senso più truce délia parola, anarchia.

Questa anarchia che infierisce tra privati nell' immen-sità di ciascuna nazione, infieiisce tra le nazioni nell* im-mensità dei mondo. Anche là, vi è un antagonismo perpetuo delle forze individuali che spiano tutte le occasioni di ingran-dirsi, di prendere, di riuscire. Anche là, la prosperità di alcune di queste potenze, parassiti universali, è fatta colle sve'nture delle altre.

Questo stato di cose ha portato per Y umanità una situazione senza uscita. Noi cominciamo a vedere che siamo tutti votati alla rovina ed alla morte. Poichè in nessun luogo il bene pubblico viene salvaguardato dalle istituzioni esi-stenti, la persecuzione delle masse e la guerra — cioè il loro assassinio — è fatale domani come ieri, e come cento anni fa. La follia degli armamenti e delle spese ricomincia dinanzi a noi ! E come diceva Mirabeau nell' epoca alla quale ci riconduce i| nostro pensiero : « Il fallimento è alla nostra porta ».

I nostri dirigenti cercano invano di uscirc dal circolo vizioso nel quale li rinchiude il sistema tutto, intero : essi non dimostrano che la loro incapacità. AU' estero ed ail' in-temo si aggrappano disperatamente agli espedienti per gua-dagnare tempo e salvare provvisoriamente l.e apparenze. A queste misure fittizie si aggiunge la persecuzione e la contro rivoluzione — diciamolo altamente con la coscienza délia responsabilità che questa accusa attribuisce a chi di diritto — è già cominciata in ogni luogo.

E poichè vediamo un rapporto tragico fra la nostra epoca di decadenza morale e materiale e quella che adom-brava un tempo il declinare di una società ed il crepuscolo dei re — noi diciamo : La Repubblica Francese ha dun-que fallito malgrado il Vangelo dei Diritti dell* Uomo.

Questo grande esempio che riempie tutta la storia mo-derna dei fatti e delle idee, rende sensibile una verità capitale che non si deve mai perdere di vista. Ed è che ogni riforma è condannata ad abortire se non e integrale, profonda, e perfettamente armoniosa, se non colpisce 1' abuso nelle sue cause prime, se non lo insegue nelle sue ultime conseguenze. Nessun sofisma, nessuna pompa di erudizione, nessun cumulo di ragionamenti puo andare contro questa verità di fatto : noi vediamo ci6 che è diventata la Rivo-luzione Francese ; non possiamo enumerare tutte le iniquità e le follie collettive e le catastrofi volontarie che sono nate nel nostro paese e nel mondo dopo la magnifîca rivelazione di giustizia che essa ha portato. Questo contrasto fra una teoria che era bella e giusta ed una realtà che è rimasta abbominevole, dimostra un* impotenza, un vizio alla base dei rinnovamento dei 1789.

E questo è il vizio. Le riforme délia Rivoluzione erano superficiali. Essa ha sfrondato, non ha sradicato, e tutto sta là.

11 privilegio, T ingiustizia, non erano soltanto nelle dif-ferenze Iegali mostruose che marcavano i tre ordini sociali, la nobiltà, il clero ed il terzo stato. Una demarcazione molto

più piofonda e vitale si stabili fra gli uomini nella collet-tività sociale : la differenza che vi è tra quelli che lavorano e quelli che, chiunque siano, profittano dei lavoro degli altri — gli sfruttati c gli sfruttatori — cioè i veri padroni ed i veri schiavi, cioè ancora, alcuni uomini e le folle. Ecco la divisione fondamentale, la divisione insensata che è causa dello squilibrio universale.

Tutta la complessità délia società contemporanea è im-bastita ed animata dalla legge dei lavoro ; questa legge è una grande necessità, una fatalità che è piombata sugli uomini e che come le leggi naturali essi non possono evitare. Per conseguenza, perche 1' ordine nuovo riposi sulle sue grandi basi normali, la ragione e la .logica esigono che l'ugua-glianza si compia sul principio stesso dei lavoro. Che ogni cittadino sia obbligato al lavoro, che il capitale che deve rapprescntaïc soltanto il lavoro c che attualmente è una "• forza distinta che s* impingua per conto proprio collo sfrut-tamento e la speculazione sia ricondotto al suo vero impiego di mezzo di scambio corrispondente direttamente ad un lavoro reale.

Non basta : i nostri antenati avevano detto : « Tutti

f

gli uomini sono uguali davanti alla legge ». Se non hanno attuato questo sublime comandamento non è soltanto perche hanno lasciato sussistere ail* interno délia nazione cause vivaci

di iniquità. È perché il loro ideale non era totalmente illu-

%

minato dalla luce internazionale, cioè da tutta la luce. E

perche nella procligiosa molliplicazione dell' attività moderna, colla facilita e la necessità delle comunicazioni costanti, i circoli nazionali sono troppo ristretti e diventano come pri-gioni chiuse dal muro delle frontiere — frontiere visibili ii te di armi, frontiere commerciali ed economiche che hanno un'importanza non meno aggrcssiva.

Bisogna che le grandi leggi nuove, che apporteranno

una vera giustizia, che apporteranno, si potrebbe dire, la

• >

vera idea repubblicana, abbiano un' estensione internazionale. Ciô è necessario per ripartire lo sforzo individuale, per porre l'interesse particolare, nell' insieme degli sforzi e degli interessi — per instaurare finalmente un ordine sociale che sia conforme al bene di tutti. È tempo di sostituire l'ideale patriottico coll* idéale umano. Anche se, dinanzi aile spa-ventose ecatombi délia guerra, la fratellanza e la pietà non Io comandassero, il buon senso più ristretto lo invocherebbe imperiosamente. E possibile che in certi momenti dell'evo-luzione storica 1* aggruppamento degli uomini in nazionalità abbia costituito un progresso : ogni cooidinazione degli sforzi, ogni comunanza dei mezzi e delle idee costituisce sempre un progresso sociale. Ma noi assistiamo al fenomeno strano che questa unione crescente si è di colpo cristallizzata in

blocchi nazionali : arresto di crescenza, vizio di conforma-%

zione. E troppo facile vedere che l'idea di patria, o, se si prefcrisce lasciare a questa il suo senso innocuo di prefe-renza personale e di culto sentimentale, Y idea di naziona-lità restringe e lacera 1* umanità e sminuzza le immensità viventi.

Ci conformeremo dunque allo spirito che ha animato i grandi inventori sociali dei XVIII secolo dicendo che il mondo nuovo che essi portavano nel loro pensiero e nel loro cuore si realizzerà secondo i loro voti se si dà alla parola uguaghanza che essi hanno fatto risplendere quaggiù il senso senza limite che essa comporta, nelle viscere délia struttura sociale da una parte, suila superficie dei mondo dal!' altra.

Si è semplicemente giusti, ragionevoli, e coeienti, quando si proclama che 1' ideale sociale deve portare la soppres-sione delle classi e fonderie nell* unica classe dei produttori, ed anche che essa deve estendersi universalmentc.

Ascçltiamo questo passo :

L' ordine nuovo « si propone cssenzialmente di soppri-» mere ogni sfruttamento dell* uomo da parte dell'uomo, di » abolire definitivamente la divisione délia società in classi, » di schiacciare senza pietà tutti gli sfruttatori, di realizzare » T organizzazione socialista délia società e far trionfare » il socialismo in tytti i paesi ».

Ciô che ora vi ho letto è Y articolo 3 délia costituzione délia Repubblica russa dei Soviets.

Ecco ciô che direbbero i nostri antenati se ci parlas-sero oggi. Ecco ciô che vi dicono dal fondo dei passato se sappiamo ascoltarli. 1 repubblicani moderati o i repubblicani radicali, o i radicali socialisti, o certi socialisai, che preten-dono di continuare la loro tradizione, in realtà, li tradiscono. Il pensiero di quelli che hanno concepito la Dichiarazione dei Diritti dell* Uomo si esprime oggi colla bocca di Lenine.

E allora se noi vogliamo imitarli non meschinamente, non. letteralmente, come schiavi, ma in modo vivo, come figli, ci persuaderemo che nel gran dramma politico e sociale che non è stato finora altro che lo schiacciamento e la disfatta dei poveri (i poveri chç sono nello stesso tempo i creatori délia vita collettiva ed i portatori dei fardello sociale), in questo caos di miserie e di sventure non vi sono che due idee direttive, due forze militanti di fronte, due sole : da una parte i veri novatori e dall* altra i conservatori — 1' est rem a sinistra contro tutto il resto.

Niente è più falso, niente è più funesto che 1' imagi-narsi che possa esservi alcuna compromissione tra queste due coalizioni delle quali l'una si aggrappa più o meno al passato e al présente — ciô che è la stessa cosa — e 1' altra si impadronisce risolutamente dell" avvenire, delle quali 1' una lascia, per una ragione o per un' altra, sussistere pri-vilegi, e 1' altra considéra una base nuova, précisa e sicura, dove il benessere di ciascuno sia logicamente ordinato in quello di tutti. Ogni alleanza, ogni collaborazione .è, nelle condizioni délia lotta, uno scacco per i novatori. Sulle false fondamenta nulla di nuovo puô essere costruito senza che cada tosto in rovina. Non vi e riparazione possibile per ciô che deve essere ricostruito, Tutto si collega : se voi realizzate un progresso isolato, gli abusi che sussistono lo sofïocheranno. Se realizzate tutti i progressi salvo uno, labuso che sussiste li corromperà e riprenderà tutto il posto. E per-ciô le dottrine più intransigenti e più nette sono nello stesso tempo le più ragionevoli. I partiti mediani, gli evoluzionisti, i riformisti gabbano se stessi e gabbano gli altri : si vede ciô che I* evoluzione ha prodotto dacchè Y antico regime è stato rovesciato dalla forza : la timidezza degli opportunisti ha aiutato, più o meno coscientemente, a riedificare le vec-chie menzogne, e cosi sarebbe eternamente se il cumulo stesso delle syenture e delle rovine non obbligasse oggi a considerare le cose con I' audacia dei realismo e non venisse cosî in aiuto délia infallibile logica e délia morale etema.

Cittadini, compagni, a questo volevo arrivare: non dimen-tichiamo mai che, nei quadri più larghi e più arditi deve essere contcnuta la fede che noi pratichiamo. La logica va fino ail* estremo. La verità è estremista.

Questa verità che noi portiamo, che ci illumina e che ci parla è ancora lontana dall' essere realizzata, ma si realizzerà se gli uomini intendono che la loro sâlvezza è a questo prezzo, sanno considerarla faccia a faccia coll urgenza dramma^ tica che conviene, e non hanno paura délia loro stessa ragione.

Taie è l'insegnamento luminoso e implacabile che le rivoluzioni di ieri devono portare a quella di domani.

(Discorso pronuociato a Nizza il 21 marzo 1920).

»

>

V

Appello agli Antichi Combattent! di tutti i paesL

y

• I

% »

- -

Compagni,

Vi rivolgo un appello fraterno, fervido e cosciente, per attuare con un Congresso che si terra il 30 aprile a Gine-via, 1* Internazionale degli Antichi Combalienti.

Associazioni o individui isolati, qualunque sia la lingua che voi parlate, vi chiedo di intendere quella délia ragione, délia giustizia, di darmi i vostri nomi, di venire con noi a costruire questa grande base dell'ordine nuovo — poichè la salvezza degli uomini non puô uscire che dal loro sforzo

0

comune.

Siamo migliaia e migliaia di soldati e di ufficiali che comprendiamo che cosa è la guerra. Le miserie e le stragi aile quali la sorte ci ha stiappato vivi, ci hanno mutilati, spezzati, impoveriti ; ci hanno perô arricchito il cuore, e fatto vedere il delitto, là dove si trovava. Ora sappiamo implacabilmente che la guerra è un mezzo» impiegato da una casta internazionale avida e^ feroce per rubare ricchezza e gloria colle mani innumerevoli dei poveri e dei sacrifi-' cati. Sappiamo che, finchè questa stessa casta farà i suoi affari attraverso la carne umana, le guerre usciranno le une dalle altre fino alla rovina totale, fino al macello, fino al silenzio.

Il nostro ideale, chiarificato dal patimento, s'innalza ormai al di sopra di tutte le soluzioni ipocrite délia disgra-zia universale. di tutte le mezze misure menzognere, le parodie internazionali, le cerimonie segrete ed i trattati di rapina fabbricati dai padroni i quali, per impinguare le loro casse, e umiliare le moltitudini, hanno tutti bisogno délia guerra e la conservano religiosamente quaggiù. Il nostro ideale esige il rocesciamcnto dei sistema sociale attuale.

Dopo tanti secoli di civiltà che furono esattamente secoli di barbarie, noi rigettiamo finalmente le vergognose cre-denze nelle quali la massa umana si è lasciata abbassare dalla tirannia e dalla leggenda capitalista, imperialista e mi-Iitarista.

Non siamo più abbagliati dai feticci spiegati sulle aste, dietro i quali si nascondono gli speculatori dell* umanità e, con loro, 1* appetito di lucro, 1' egoismo ladro ed assassino, la corruzione ed il brigantaggio e anche tutti i cataclismi, fino al cataclisma supremo, che si avvicina ! Noi aspiriamo ail* unione sovrana e fertile dei popoli ripuliti dai loro paras-siti. Il nostro idéale è forte perche è giusto perche è com-pleto e armonico. Esso è savio, poichè di fronte al caos squilibrato délia società attuale che conduce il mondo vivente, di battaglie in battaglie, fino alla vittoria délia morte, esso è rivoluzionario !

Questo ideale, compagni, noi 1'abbiamo spesso espresso, K abbiamo scritto, 1' abbiamo gridato. Abbiamo fatto di più :

Mesi fa, al Congresso dell' Jlssociazione l^epuhblicana degli Antichi Combattcnfi nel quale trecento sezioni erano rappresentate, non ci siamo accontentati di proteste, di spe-ranze, di parole. Abbiamo operato. Abbiamo poste le basi per una unione mondiale degli Antichi Combattenti. Ci siamo impegnati a edificare in faccia al mondo, con un Congresso e con una legge organica permanente che discu-teremo insieme, 1' esercito di quelli che non si sono uccisi, I' esercito délia vita, a cagione dell* ardire e délia purezza di quel gesto volontario e délia grande lezione che se ne irradiera.

La nostra Internazionale dei soldati non è un inutile doppione dell' Internazionale socialista, come non Io è quella che i nostri fratelli di Clarté effettuano per la diffusione délia dottrina délia ragione. Essa agisce con fraterno paral-lelismo col socialismo. Rafforza con un intervento scaturito dalla libéra volontà di una falange di cittadini in rivolta contro il maie, il gran Partito che per noi è quello del-1' ordine come è quello délia verità. Lo aiuta con tutto il suo peso. Ad esso aggiunge un riflesso .morale, un prestigio che è stato lealmente pagato col sangue. Ad esso' reca i suoi gridi, le sue ferite, le suc agonie profonde ed i suoi incubi lucidi di laggiù per rifare il mondo fino aile sue viscere, -

Compagni, con uno spirito di volontà tenace ci vol-giamo verso di voi perche usciate dall ' ombra ! L' era delle realizzazioni deve incominciare. La regola luminosa delle menti, il voto immenso dei cuori deve diventare una cosa terrestre ed incarnarsi in massa- Che le nostre mani si tio-vino tra le rovine universali, si stringano e non si lascino più !

Molti tra voi, da ogni parte di Euiopa, già ci hanno risposto. Non basta ancora. Su trcnta. milioni di soldati, ne rimangono in piedi quindici milioni. Dove sono ? Che cosa fanno? Sono atterriti, sono sordi o sono folli ? Noi siamo qui cinquantamila. Quanti siete ? E le vedove e le madri dove sono, e dove sono i loro cuori ? Bisogna che il nostro numéro di giorno in giorno si gonfi come un uragano. La verità deve popolare il mondo.

E queste cose noi le diciamo con particolare gravi là agli antichi combattenti tedeschi e austriaci. La coalizione reazionaria e militarista tenta, o compagni, che ieri eravate spinti contro di noi, di falsificare in voi il senso délia guerra : la falsificazione è il suo mezzo per regnare. Essa vi stringe con odio nelle sue braccia. Vuole solidarizzarvi con sè, e solidarizzarci agli occhi vostri con quelli che regnano qui. Vuole, avvelenare il vostro pensiero, come prima, come semt-pre, per mescolare aile condizioni délia vostra grande vita i suoi interessi personali di soldatacci, di finanzieri e di mer-canti. Vuole giungere fino a farvi sperare nuove guerre, a promettervi catastrofi ! Ritiratevi dagli abissi nei quali vi trascina in nome delle formule nazionaliste delle quali nes-suno di voi accetta più la vecchia magia. Al mondo non.

vi sono che due nazioni : quella degli sfruttatori e quella degli sfruttati. La più potente è prigioniera dell' altra e ap-parteniamo tutti, noi proletari* delle battaglie, a quella che è vinta. Taie è la tragica, l'insensata, la vergognosa realtà. Tutto il resto non sono che dannosi sofismi invecchiati, che produrranno la fine dei mondo a forza di assurdità — se gli schiavi rimangono schiavi.

Venite a noi, per aiutarc la liberazione délia grande patria universale dei poveri, per infrangere gli idoli c.omuni. perche un giorno si facciano di questo popolo spaïso di nemici che ci comanda in tutte le lingue, i prigionieii délia santa ed unica giustizia, perche si prepari per vie semplici e rette, attraverso gli abbietti intrighi dei potenti dei giorno, l'unica rivincita invincibile ed eterna, la Rivincita degli uomini.

(Gcnnaio 1920).

- - »

ftx- v

Ai soldati di tutti i paesî.

\

\

s

\

\

Soldati di tutti i paesi, soldati tedeschi e austriaci,

Con emozione profonda apro questo Congresso, vi rivolgo la parola fraterna di bcnvenuto, e vi porto, col nostro sa-luto, il saluto innumerevole dei compagni che non sono po-tuti venire qui.

Eccoci, dunque, gli uni in faccia agli altri, noi che siamo stati gli uni in faccia agli altri nell* inferno, noi che ci siamo spiati e colpiti attraverso 1* orrore di quei giomi e di quelle notti di guerra che si son rinnovate per anni. E per me, trovarmi oggi a faccia a faccia con voi, che non siete uomini passivi, inerti ne disarmati, ma siete sempre soldati, decisi a fondare una nuova alleanza più grande di tutte le alleanze che sono mai state fatte dai grandi délia terra, e la patria novella che si confonde col!' ideale. senza limiti, sarà la gloria délia mia vita.

Il nostro Congresso non è un congresso ordinario. Esso ha alcunchè di audace e di drammatico che supera gli aspetti delle più belle riunioni internazionali. Esprime in un gesto soîenne che sarà scorto da ogni parte dei mondo una volontà strepitosa, e anzi, questa volontà esso la effettua. Stiamo per discutere, stiamo per intenderci, stiamo per daie un* organizzazione materiale e morale alla nostra unione. Ma, fin d'ora, il nostro congresso è riuscito, esso ha trionfato per il fatto solo che esiste e che ha ardito creare se stesso.

Siamo venuti qui per resistere alla follia dei mondo, per utilizzare al servizio délia saviezza e délia ragione, il valore che nessuno ardisce ancora contestare aile nostre ferite, aile nostre sofferenze ed anche ai vuoti che si sono fatti nelle nostre file di combattenti, quei vuoti che appartengono anche alla nostra carne.

Ci sono stati affratellamenti parziaii nel caos mecca-nico e scatenato délia guerra. Ma quei ravvicinamenti natu-rali dell' uomo verso 1' uomo, o meglio, dei sofferente, ch' è un cuore più nudo ed uno spirito più puro, verso il sofferente — e che nulla potè talvolta impedire — sono stati disordinati e peggio che inutili. Hanno servito solo ad ag-giungere delle vittime aile carneficine e ad inasprire la guerra.

Non durante la guerra si deve fraternizzare, ma prima.

Ci siamo riuniti per fraternizzare solidamente e definitiva-

mente prima delle guerre che vogliono ricominciare.

è

Quando meditavamo nelle campagne isterilite e scavate

»

dal vomere degli obici, in mezzo a quelle desolazioni piene di insidie e di lampi, gonfie, lontano, davanti ai nostri occhi, di parapetti, in quelle pianure dagli orizzonti cru-deli, noi ci dicevamo, soverchiati da una evidenza che ci appariva talvolta, a intervalli ; « Sono uomini come noi ». Queste sono cose aile quali non si puô non pensare, ma aile quali non si poteva pensare a lungo, trascinati, acce-cati dalle fosche fatalità immediate. Questa verità che noi proferivamo a fior di labbra, ci sorpassava ; la nostra since-rità non aveva ancora la forza di comprendere tutto. Ora noi apportiamo già questa prima fcde defmitiva : la fede nella nostra fratemità.

Compagni, 10 vi dico, a voi che venite da tutti i punti dei mondo, non siamo stranieri, abbiamo pensieri troppo simili. La nostra fratcrnità è più profonda di quella che si riconosce ai lineamenti délia faccia ed agli accenti délia voce. Essa è riscaldata ed illuminata dai raggi di uno stesso focolare più divinamervte rcale degli altri. Ci riconosciamo finalmente fino in fondo ed innanzi tutto giuriamo che mai, sotto nessun pretesto, non porteremo più la mano gli uni sugli altri.

Vogliamo anche, poichè ormai non possiamo più, non sappiamo più limitare egoisticamente la nostra speranza.chc lo stesso sia per quelli che verranno dopo di noù Tutti i sacrificati, che sono simili, si animano di una voiontà simile : quella di chiudere il periodo storico dei sacrifizi umani. Noi siamo le voci di una stessa parola : « Guerra alla guerra! ».

Ma questo grido rimarrebbe un vano grido se non annun-

x<5

ziasse tutta un' idea, un sistema, un dogma ; se non fosse che un lamento sentimentale ; se si isolasse, si isterilisse, nel cuore di ciascuno di noi.

Sappiamo che i secoli di barbarie hanno inutilmente risuonato, con grandi echi vuoti e sonori, degli anatemi dei poeti e dei cuori sensibili contro la barbarie, o dei sarca-smi sferzanti o lagrimosi dei moralisti o delle innumerevoli grida di dolorc anonime.

Ciô non serve a nulla. In che modo queste proteste possono cambiale 1* ordine delle cose ? Esso non puô essere

cambiato che da un nuovo ordine di cose.

»

Tutti i fatti hanno una causa. E questa causa che si deve impugnare per essere padroni dei fatti. Colui che non va finos aile ragioni, non arriva ai rimedi. Gli avvenimenti non sono che deduzioni fatali quasi astratte come numeri che resultano gli uni dagli altri. E la causa che è la preda. La vera causa délia guerra — lo confessano loro stessi — è una causa economica. La guerra è una questione di trat-tati di commercio e di produzione, di leggi di protezione, di sbocchi, di grandi concorrenze, e di arricchimenti per-sonalj. La guerra è una questione di danaro. Attraverso il danaro, attraverso le sue viscere si agguanterà il mostro. Ve lo dicevo : sollevando contro la guerra tutta una dot-trina che indica quali sono i veri nemici degli uomini, le vere separazioni e le vere vittorie, noi avremo ragione contro di essa e avremo ragione di essa.

Noi che siamo stati i lavoratori délia guerra e vogliamo implacabilmente essere i lavoratori délia pace, noi, gli ultimi venuti di lunghe dinastie di martiri, pretendiamo, non è vero di rifare la realtà secondo la logica e la purezza — e rifarla fino in fondo, poichè le mezze riforme mantengono i mezzi abusi e questi riprendono tutto insensibilmente. Rifarla con un concetto abbastanza vasto per essere pratico, rifarla più piesto che sarà umanamente possibile.

E cosi siamo gente ragione vole e positiva. La nostra rivolta è ponderata, calcolata e scientifica. Con questo noi ci differenziamo da certi rivoluzionari di una volta perche la generosità e lo slancio tenevano luogo spesso di religione integrale. Noi che rappresentano come matti siamo i savi. E ciô voglio gridare dapprima a quelii che spiano le parole che pronunziamo qui e che le spieranno e le peseranno ad una ad una domani in tutte le capitali. Noi siamo dei savi perche portiamo la volontà di un* organizzazione sociale, compléta e profonda. D* altronde, ciô che li spaventa, costoro, laggiù, " lassù, non sono quei che gridano, sono i teorici.

Abbiamo vinto in noi, in fondo aile nostre carni che la grande verità ha bollato col ferro rosso, i vecchi nemici interni : gli istinti ciechi e i pregiudizi ; non siamo turbati dalla tentazione degli interessi personali immediati, dei pic-colo interesse locale e momentaneo perche sappiamo una

0

volta per sempre che l'interesse di ciascuno deve trovare posto nel!'interesse di tutti.

*

Non abbiamo paura di nulla, ne délia maestà delle tra-dizioni antiche, ne dei peso schiacciante degli idoli, ne del-1* odio dei nostri soli nemici secolari : gli sfruttatori, ne délia loro speculazione suprema : quella contro-rivoluzione dap-pertutto scatenata da loro contro I* ideale degli uomini, la quale basterebbe da sola a provocare fatalmentc la rivoluzione. Di che cosa avremmo paura, noi che non abbiamo paura délia verità ?

Taie è lo spirito di audacia lcale e lucida che noi portiamo nella nostra opéra di costruttori.

In che cosa consiste quest' opéra ?

Innanzi tutto cementare 1' Internazionale degli Antichi Combattenti con un organo permanente e mezzi di collega-mento durevoli. Prolungare questo Congresso coll' istituzione ordinata di un esercito pacifico, acccntrare I'esercito umano, dargli una Carta.

Certo, noi penseremo ai nostri interessi personali, speciali, d'antichi combattenti — beffati, disprezzati e relegati come armi mutilate malgrado le eloquenti promesse verbali, dal momento in cui una metà degli speculatori dei grande com-mercio e délia alta finanza è provvisoriamente riuscita.

Ma sappiamo soprattutto che i nostri interessi profes-sionali non sono distinti da tutti i nostri interessi di cittadini e di uomini. Che gli uni non vanno senza gli altri, che ci saranno dati o ripresi insieme, che se Ii strappiamo a briciole ogni cosa rimanendo universalmente la stessa, saranno fragili, effimeri, inutili, e che I' antico combattence altro non è che un simbolo sanguinante dei proie tariato intiero.

Per fare insieme, di fronte, questi primi passi nell' ordine nuovo, dobbiamo essere strettamente uniti da un' idea comune. Elaborare quest* idea, è la parte più importante délia missione che ci siamo assegnati.

Quest* idea è in primo luogo la dottrina ideale quale deve regnare un gioino e che è la sola che valga integral-mente contro le sventure umane di cui siamo i testimoni divenuti giustizieri, e d'altra parte, le misure che c* im-pone 1' ostilità delle istituzioni esistenti, degli uomini c delle classi che le incarnano, per fare sorgere l' ordine radioso e vibrante da! disordine attuale : noi dobbiamo deeidere délia dottrina futura e délia taïtica présenté, il fine ed i mezzi, 1' ideale c la livoluzione,

Le vostre decisioni che dovremo poi difendere religio-samente, non mi permetterô di dettaivele, ma spero che saranno conformi a quelle dei vostri fratelli francesi qui rap-presentati cioè a quelle delle frazioni più ardite e più puramente estremiste deli' avanguardia socialista.

Perche abbiamo fede nel partito socialista, e voglio fino dair inizio proclamare verso di esso la nostra fedeltà e la nostra fraternità. Voglio dire che nel disordine delle cose esso incarna la forza "cosciente dei disgraziati, personifica il progresso sociale e morale, e ne è la potenza di realizza-zione concreta, che rappresenta il diluvio magnifico, c che

è un errore grave per tutti gli spiriti liberi, il separarsi da esso, il costruire separatamente sogni sterili e mortali come gli uomini isolati, o il non fare con vasta e puntuale disciplina, opéra parallela alla sua.

A lui portiamo forze nuove non per soltomissione di principio di fronte ad esso —, al contrario — per sottomis-sione alla verità unica.

Queste forze nuove vengono da ciô che abbiamo fatto, da ciô che abbiamo sentito e anche da ciô che abbiamo il rammarico e quasi la vergogna di aver creduto.

« Non dimenticate mai » — ci dicono a casa nostra, • o a casa vostra, i padroni barbari che vogliono perpetuare T industria lucrosa, Y incantesimo dorato délia guerra. Noi risponderemo loro, a quei parassiti che si aggrappano in tutte le latitudini : — Ebbene si, ci ricorderemo, ma i nostri ricordi non sono i medcsimi dei vostri —, e il primo risultato leale di quella evocazione sarà di gridare loro, qua o là nel mondo : « Non abbiamo nulla di comune con voi !» Si, noi torneremo col ricordo sui campi di battaglia, come fan-tasmi, come le anime di quelli che non ne sono tornati — e per merito délia pietà e delle ragione, scopriremo che non abbiamo più gli stessi nemici che per il passato.

« Continuate ad odiare » predicano essi lassù. Si, siate sicuri. Si, noi continuercmo ad odiare, ma non diamo stupidamente nomi propri aile baionette ed aile schegge di obici. Noi odiamo, al di sopra delle teste isolate e curve

dei prigionieri armati, degli strumenti, la duplicità, I' aber-razione che hanno fatto scattare un giorno tutte le baionette e tutti i cannoni insieme. Quegli anatemi, quei lamenti cl e da noi esalarono, e anche quelle grida di amore verso la vita, perche quegli agonizzanti pieni di vita che noi tutti eravamo nelle trincee, erano perdutamente innamorati délia vita, tutte le voci lacerate che uscivano dalla nostra carne e che il vento portava via, bisogna che un più gran vento le riporti di nuovo e ce le faccia rientrare nella testa e riso-naré nella bocca. L* oblio è sacrilegio.

Ci hanno detto : « Si deve proseguire la guerra fino in fondo perche la pace sia durevole ». Ebbene noi ripren-diamo questa parola per conto nostro. Faremo fino in fondo la guerra sociale perche la pace finale, la fusione delle classi, la vera pace attraverso il mondo, sia durevole. Quando parliamo di rivoluzione o di guerra di classe, non perdiamo mai di vista che parliamo di una cosa provvisoria perche non vogliamo che il regno délia giustizia per tutti, senza eccezione — fino alla fine.

Ci si parla di patria. Ne parliamo anche noi. Ma la nostra non è come la loro, una specie di cittadella feroce piantata di fronte aile altre colle casseforti nel centro. Essa è una patria che non ha per confini che gli orizzonti — come la natura e come il pensiero umano — ed è troppo grande perche costoro siano capaci di intenderla.

Sappiano ormai che le nazioni attuali non sono che pezzi, frammenti spezzati dell' umanità. Esse formano bloc-chi distinti che giacciono in faccia al cielo, con confini scgnati da strani frastagli che portano il marchio dei seco-lare contendere e strappar via. Siffatte nazioni non possono mantenersi che colla guerra militare e commerciale, col lavoio sornione delle diplomazie sotterranee, la concoirenza sleale, la brutalità, 1* odio ed il cannone. Esse son fatle di un'unione bastarda e tragicamente grottesca di padroni e di schiavi. Da un paese ail* altro i padroni sanno intendersi, rispar-miarsi, farsi valere, a spese degli schiavi che sono 1* esercito dei lavoro c l'esercito délia strage. Ebbene, questa vecchia macchina bestiale la respingiamo in blocco. Diciamo che come gli interessi cinici dei padroni sono dappertutto i medcsimi, l'interesse dei popolo è dappertutto il mede-

simo. Denunziamo tutto il personale malefico che ci opprime :

«

diciamo che gli Ebert, i Millier, i Lloyd George, i Mille-rand c i Deschanel, tutti quei nomi hanno per lo stesso titolo il sionificato di eterna continuazione delle cose, e sono tutti per lo stesso trtolo un insulto ail* eterna sofferenza umana. Tutti i popoli hanno una tendenza naturalc e sacra ad unirsi, a mescolarsî e a formare uno stesso livello come le onde dei mare. Soltanto in una patria grande come il mondo, la repartizione equa degli sforzi creatori, 1 equilibrio dei lavoro, il libero giuoco dei traffico onesto, cioè 1* armonia e la pace, potranno finalmente estendersi.

L'idea di n.ifzione non deve essere che un* idea tran-sitoria — che ha fatto il suo tempo — nello sviluppo dei genere umano. Come lo si ignora o lo si vuole ignorare dappertutto, noi lo diremo dappertutto. Quando parliamo di difesa nazionale o di qualsiasi cosa di nazionale, non per-diamo mai di vista che parliamo di qualche cosa ch* è prov-visorio e che non deve più essere.

« Pensate ai vostri compatriotti » ci si dira. Allora noi ci designeremo vicendevolmente, compagni di tutti i paesi, e diremo : « Ecco i nostri compatriotti ! », ed a forza di ricordarci, lacercrcmo gli stracci di seta delle ban-diere multicolori, gettcrcmo lontano da noi tutto quel teatro da fiera dove solo la sofferenza e la morte non erano men-zogne, tutta quella civetteria ignobile dei macelli ; e non riconosceremo più che un' unica bandiera per la nostra molti-tudine universale : la sublime bandiera ch e colore dei san-gue popolare sciupato lungo le età per il lusso dci ricchi, che è rossa come le mani che siamo vcnuti a stenderci qui;

Ci si dice : « Lavorate per salvare la vecchia civiltà », cioè per rifaie la ricchezza dei ricchi' e perché continuino, ail' interno ed ail* estera, il loro sanguinoso arricchimento. Si, noi lavoriamo, noi crcdiamo al lavoro. Ma non cre-diamo che a questo e diciamo : — Tutti lavoreranno insieme e quelli che non lavoreranno non mangeranno perché quelli che hanno danaro altrimenti che col lavoro sono nemici dell* umanità — e la loro legge è una legge di furto e di assassinio che non si giustifica che coll* ingiustizia.

Ma i nostri nemici uni versai i dicano ormai quello che vorranno, impieghino pure i loro milioni a fare nei loro gior-nali maledetti, délia pubblicità per la loro causa che rovina. Noi vediamo tutto in un modo più largo e più definitivo che non lo vedano loro, abbiamo un' altra statura. Non potremo mai più, ora intenderli, perche siamo uomini di ragione che andiamo dritto aile cause al di sopra o attraverso le leggende o i prctesti, attraverso la farsa reazionaria del-1' « Ordine », attraverso quella macchinazione délia Società delle Nazioni, parodia délia pace, délia qualc i dirigenti e i capitalisti tengono i fili, attraverso i pericoli ancora più subdoli delP « evoluzione » graduale c dell* opportunismo che non è che una disfatta che va per le lunghe. Quando parliamo di un contro-progetto fiscale o militare, o délia revisione dei trattato di Versailles, non dimentichiamo che parliamo di qualche cosa di provvisorio. Due comanda-menti evidenti e spietati davanti ai nostri occhi, sempre : 1' avvenire e l'interesse generale. Ci rifiutiamo alla schiavitù, per assoggettarci alla vera disciplina umana. Operando cosi non ci incateniamo. Obbedire alla ragione e ôbbedire a se stesso, è quindi essere libero.

Dopo esserci strette le mani, dopo aver rafforzato le nostre idee col nostro contatto ed incominciato a scrivcre la nostra legge comune, torneremo ciascuno nel nostro canto dei mondo. Ci spanderemo nelle campagne e nelle città. Diremo che la vecchia società è condannata, mostreremo i pesi crollanti che si accumulano, il prezzo* délia vita che aumenta automaticamente ogni giorno in seguito agli cspe-dicnti stessi che inventa perdutamente per rimediarvi il sistema anarchico e squilibrato dei capitalismo. Mostreremo la fata-lità delle nuove guerre, perche è la legge dei più forte che régna sempre senza ostacolo, e le scadenze matematichc dei fallimento e délia famé.

Noi mostreremo che tutti, anche quelli che sono abba-stanza accecati per non vedere le immense sublimi nécessita che si delineano, anche quelli che soio seppelliti mise-lamente in un benessere momentaneo, saranno fra poco tra-scinati loro ed il loro piccolo benessere, nell' infortunio generale, e che tutti hanno interesse a lottare perche 1' or-dine nuovo sia costruito senza ritardo sulle rovine dell' altro, che non significa, ripetiamolo sempre, che sfruttamento e spoliazione, guerre civili e guerre straniere.

E si vedrà che 1' imminenza delle catastrofi nuova-mente sospese sulle nostre teste dà oramai una straordinaria possibilité di attuazione al sogno di giustizia ragionevole e pratico sul quale gli ignoranti ed i bugiardi erano riusciti da migliaia d'anni a mantenere la parola : utopia.

Ci si rimprovera di nutrire non so quale idea di oppres-sione e di rappresaglie. Questa è una menzogna di più e sapremo dirlo tanto forte che anche i sordi e gli indiffe-tfenti, che sono peggio dei sordi, finiranno per sentirci. Tutta la civiltà sprofonda in questo momento intorno a noi nella

s

miseria, nel dolore e nel sangue. Quelli che vogliono sosti-tuire la giustizia ail* ingiustizia e le prospettive illimitate dell* internazionalismo a quel nazionalismo che non è che una formula di suicidio, si presentano come i veri salvatori dei genere umano.

Mostrcremo laggiù in Russia gli inizi dei tempi nuovi. L' umanità rigenerata, 1* umanità dell' avvenire che già intra-prende contro il capitalismo irto di ai mi dei resto dell' Europa, una lotta cosî smisurata, cosi definitiva e cosi semplice come quella dei giorno contro la notte; c non ci assume-remo la parte ridicola e odiosa di mercanteggiare la nostra approvazione agli immensi crcatori di Mosca.

Prometteremo la venuta fatale délia giustizia universale. La guerra, ve 1* ho già detto nel mio primo appello, qua-lunque sia il capriccio délia vittoria, fa di noi tutti lavoratori e popoli, dei vinti. Saremo i vincitori perche la nostra disfatta sarebbe quella délia ragione, délia morale e délia verità. La nostra fede si porta nell' universo come la gio-vinezza délia felicità futura, come una primavera. La sola voce umana che si armonizza colla natura stcssa ; la musica pensante dell' alba e dei sole, è il canto dell' Internazionale.

Indice.

<

•"• V

PREFAZIONE........."Pag. V

Prefazione dzgli Editori francesi......XIII

9

LcUera al Direttorc dell' * Humanité 1 . . . . „ 1

Perc hè combatti ? . . . . . . M 5

Ay!: antichi combattrnti . . . . fft 19

Gli fcrittori e V utopia ....... f9 27

A proposito délia Società delle Nazioni M 37

A: icidati viventi ..........45

Vogliamo conoscere la verità ...... ff 49

Re<urrezionc ......... „ 55

Nessuna tregua! ........... 63

Risposta ai rniei calunniatori M 69

Ai Mipcrstiti ......... M 77

I grandi doveri. Ai giovani ....... 85

La Società dcile Nazioni. A un compagno ignoto . . M 91

A Gabriele D' Annunzio . . . . . . . 99

II gruppo * Clarté ".........107

Il silenzio dci morti. Al Maestro Mario Moutct, avvocato . „ 115

Verso i tempi nuovi . . . . . #M 121

Cio che vogliono gli Antichi Combattenti . . . M 133

il Congresso Nazionale dell'A. R. A. C. . I . M 153

Noi accusiamo !...

L' opéra e V esempio di Emilio Zola .... Ai miei fratcili dell* Associazione Repubblicana drgli Antich

Combattenti . . # . La Rivoluzionc Russa cd il dovere dei Lavoratori , L'însegnamento dcllc Rivoluzioni passalc Appcilo agli Antichi Combattent! di tutti i pacsi . Ai soldati di tutti i paesi . « ...

<Pag. 16!

169

i.t

r

«

Lire QTTQ

■WÀtfc . <! v- Y

1