Coiiana Ri voit a „

OPUSCOLETTI DI PRQPA6ANDA rivoluzionaria e anarchica

lo troverô

sempre

dei

compagni che si uniranno a me senza prestare giuramento alla mi a

bandiera Max Stirner

16

GRUPPi GiOVANiLi ANARCHiCt

MATERIALE PER UN PROGRAMMA ANARCHICO

RAGUSA . Gennaio 1970

10 HO RIPOSTO LA MIA CAUSA NEL NUILA

Qual'è la causa che io sono chlamato a difendcre?

Innanzitutto essa è sempre la buona Causa: poi è la causa di Dio, délia Verità, délia Liberté, dellUmanità, delta Giustizia; sarà in segulto quella del mlo Principe, del mio Popolo, délia mla Patrla, e infine quella dello Spîrito, e mille altre ancora. Ma che quella io difendo sia la "mia" causa — 'la mia propria causa" — no» « DàlU, all'egoista, il quale non pensa che a sè stesso!

Come dunque intendono la loro causa coloro di cui dobbia-mo prendere a cuore i loro interessi, e al quali dobblamo con-sacrarcl ed entusiasmarci? Vediamo.

Vol che di Dio conoscete tante e si profonde cose; voi che per secoli avete « esplorato » le altezze délia Divinité » cd avete penetrato i vostrl sguardl fino in fondo al suo cuore, sapresti dirci corne Dio la pensa a proposito délia « causa dlvina » che slamo chiamati a servtre? Non nascondeteci, dunque, i disegni del Signore. Ditecl: che cosa vuole? che cosa pensa? qual'è la sua causa? Se, come a noi è richiesto, ha abbracciato una causa estranea a lui stesso e s'è fatto araldo délia Vcrità e deH'Àmo-re! Qucst'assurdltà vi muove a sdegno; e ci insegnate che es-sendo Dio stesso Amore e Verità, la causa délia Verità e quella dellfAmore, sposandosi con la sua, non gli sono estranee. Vi sembra strano che Dio possa essere come noi, poveri verml, e che facda sua la causa di un altro, vi ripugna solo 11 supporlo. « Dio abbraccerebbe la causa délia Verità se non fosse lui stesso la Verità»? Dio si occupa solo délia "sua" causa; egli è tutto nel tutto, cHmodoché il tutto è la sua causa. Ma noi non slamo tutto nel tutto, perciô essendo la nostra causa troppo meschina e disprezzabile, noi dobbiamo « servlre una causa superiore ». Ecco ciô che è évidente; Dio non si cura che delle sue cose, si occupa dl se stesso; non pensa che a se stesso, e la mèta di tutte le sue azionl è se stesso» Anatema a chi contraria i suoi disegni. Egli non serve nulla di superiore, e non cerca che di soddisfare se stesso. La causa che dlfende è puramente "egoista".

E lUmanità, di cui dobbiamo pure difendere gli interessi come nostri, quale causa difende? Quella di un altro? Una causa superiore? No. L'Umanltà non vede che se stessa; i'Uma-nità non ha altro scopo che lTJmanità; la sua causa è se stessa. Purché essa si sviiuppi, poco le importa che gli individui ed i piccoli soccombano al suo servizio: essa trae da essi quelio che ne puô trarre, c allorché questi hanno soddisfatto al compito che l9Umanità reclamava da loro, li getta, come ringrariamento,

Çuesto opuscoletto vuole essere il primo di tutta una serie che vorremmo dedicare — ben s'intende se i mezzi non ci tradi-ranno — e se non ci verrànno meno l'interesse, l'incoraggiamen-to ed il contributo dei lettori — al maleriale prodotto dai di-versi gruppi giovanili anarchici o libertari.

Çuesta serie verrebbe articolata nel seguente ordine:

1) uno/più opuscoletti per il materiale per un Programma Anarchico;

2) uno/più opuscoletti per gli elaborati teorico-ideologici ;

3) uno/più opuscoletti per la contestazione globale e conte-stazione anarchica;

4) uno/più opuscoletti per i manifesti prodotti e diffusi nelle più diverse circostanze;

5) uno/più opuscoletti per gli interventi e appunti critici che i lettori ci faranno pervenire.

Per ogni titolo délia serie utittzzeremo il materiale di cui già disponiamo, ma anche quello che, eventualmente, gruppi e organizzazioni giovanili anarchiche ci faranno pervenire.

Per quanto riguarda il « merito » di ogni singolo documento è ns. intenzione non formalizzarci: al contrario, vogliamo pre-sentare un panorama il più ampio e diverso a dimostrazione delle varie tensicmi e problematiche che, sia a Hvello teorico che pratico, agitano i giovani anarchici o libertari: e, insomma, awiare e puntualizzare il discorso sul <c moderno anarchismo », fatto direttamente dagH interessati, i giovani anarchici o libertari.

A questo proposito noi riterremmo necessario che col materiale ogni gruppo ci facesse pervenire una breve cronistoria sia relativa al gruppo stesso che al materiale da questo prodotto.

Intanto, in questo primo cpuscoletto dedicato al «materiale per un Programma Anarchico» veniamo a utilizzare:

— Il « Materiale di discussione per un programma d'azione libertaria », e gli articoli «Mezzi e fini» che riprendiamo dai numeri 1 e 2 di « Materialismo e Libertà » apparsi a Milano nel gennaio e febbraio 1963 come « periodico di azione e studi li-bertari ».

Questo « materiale di discussione » è stato più volte ciclosti-lato e diffuso a Milano, Genova, Torino, Brescia, Bassano del Grappa, Livorno, Carrara, Roma, ecc. Per quanto rechi la sola sigla del gruppo «Gîoventù Liber taria» di Milano è, in realtà, l'espressione, fin dalla prima elaborazione, di questo stesso gruppo (del quale, allora, facevano parte i compagni che in seguito costituirono i gruppi «Materialismo e Libertà,» ed «I nemici dello Stato) e del gruppo anarchico « L'Internazionale » di Genova. In seguito venne sottoscritto e adottato dai gruppi « Gioventù Libertaria » di Torino, Brescia e Bassano del Grappa.

— Il « Piano di studio per l'elaborazione di un programma » proposto dai a Gruppi giovanili federati» alla Conferenza Inter-nazionale délia Gioventù Libertaria (Milano, dicembre 1964).

— « Ai nostri Amici i nemici dello Stato» che riprendiamo dai Numéro Unico «Il Nemico dello Stato» (Milano, maggio 1967). Di questo gruppo non abbiamo notizie précisé.

— « Proposta di Piattaforma Programmatica » che riprendia. mo dai « Bollettino » délia F AGI (Federazione Anarchica Gio-vanile Italiana) « Anarchia ».

Questa « proposta» venne formulata dai gruppi di Savona e Cairo Montenotte, aderenti alla FAGI, la quale aderisce alla FAI (Federazione Anarchica Italiana) fin dalla sua nuova rico-stituzione (Carrara, 1965). Di questi due gruppi non abbiamo notizie sufficienti.

— « Statalismo, malattia infantile del comunismo » che riprendiamo da un ciclostilato del gruppo ((L'Internazionale » dei Comunisti anarchici rivoluzionari (Trento, 18 giugno 1969). Di questo gruppo non abbiamo aîcuna notizia.

E, in appendice:

— « Che cosa è il Situazionlsmo », testo che il comp. Car-melo Viola ci ha tradotto dal n. 9 délia rivista a Internationale Situationniste » (Paris, agosto 1964);

— « La Luna dei padroni » che riprendiamo dal n. 9 di « Quindici » (agosto, 1969) dove apparue con la sigla «Circolo Operaio "R. Panzieri" » - Marghera, 21 luglio 1969.

Dtsponiamo altro « materiale » dei gruppi: Anarco-commu-niste-revulutinnaire (Ginevra); Lega Socialista Libertaria (Mila-no); « Indtvidualisti » (Pescara); e d'alcuni gruppi aderenti alla FAGI. Questo materiale, con altro che ci perverrà, lo utilizze. remo in un altro opuscoletto.

«... L'abollzione délia socletà di classe slgnlftca, oggi, non solamente la soppressione délia proprietà privata de! mezzi di produzlone, ma l'ABOLIZIONE DELLA DIVISIONE IN DIRIGENT! ED ESECUrORI. Il che vuol dire che dobblamo iottare CONTRO LA GERARCHIA, non solo nel lavoro e nei salarl, e, in maniera più generale, neU'uso di tutti 1 beni e di tutte le libertà. Ciô implica anche la lotta per SOPPRIMERE nella pra-tica L.A DIVISIONE SOCIALE DEL LAVORO IN LAVORO MA-NUALE E INTELLETTUALE. In concreto, l'AUTOGESTIONE OVUNQUE deve permettere l'appropriazione di tutte le attività social! da parte dl tutti gU lnteressati. Attraverso l'Autogestione generalizzata si renderà indispensablle la CIRCOLAZIONE PER. MANENTE DELLE IDEE E LA LOTTA CONTRO L'ACCAPAR-RAMENTO DELL'INFORMAZIONE E DEL SAPERE; LA RE-VOCABILITA' PERMANENTE dei responsabiU ed IL POTERE EFFETTIVO DELLE COLLETTIVITA'; e infine il riconoscimen-to délia PLURAUTA' e la DIVERSITA' deile TENDENZE PO-LITICHE nello sviluppo délia lotta rivoluzionaria...».

(da « PASSER OUTRE », 25 novembre 1968)

Materiale di discussione per un Programma di azione libertaria

I) . Il sistcma cconomico dclla socictà italiana contemporanea è in trasformazione; non si sono ancora completamente affer-mate ed estcse per tutta l'Italia le forme più sviluppate dell'e-conomia capitalistica che già si delinea il proccsso di trasforma. zione dei rapporti statalistici.

II) - Una parte sempre più importante dei mezzi di produ-zione nazionale (delle industrie estrattive, siderurgiche, mecca-niche, cantieristiche, chimiche, ecc.) va ad aggiungersi a quella énorme parte che già era nelle mani deJla burocrazia statali-stica (ferrovie, rete stradale, radiotelecomunicazioni, poste, monopoli di stato, ecc.). D'altra parte si fanno sempre più stretti i rapporti di interdipendenza e dj complementarietà fra lo svi-luppo dei mezzi di produzione statalistici e quello dei residui (e nuovi) mezzi di produzione del capitaJismo privato.

III) - Lo sviluppo degli scambi internazionali, l'enorme ac-crescimento délia velocità e capacità dei trasporti, il precipitare, per ora irreversibile, délia concentrazione délia produzione in erganismi privati, semiprivati, statalistici, impongono al siste-ma capitalistico tradizionale le necessità délia pianificazione.

IV) - Le necessità délia produzione compongono il quadro entro il quate evolvono e mutano i rapporti di produzione fra gli Italiani. // sistema dello siruttamento dell'uomo sull'uomo è entrato in una nuova fase:

«IL FEUDALESIMO 1NDUSTRIALE»

In questo nuovo sistema oggi si articolano i rapporti gerar-chici délia produzione. Con questo sistema oggi gli sfruttati sono costrctti a fare i conti.

La proprietà privata délie enormi concentrazioni (di mezzi) monopolistiche, veri stati nello stato, acquista sempre più il carat tere di «concessione del diritlo di sfruttamento» ai grandi feudaîari del Paese.

V) - Il plusvalore borghese si muta in plusprodotto fcudale. Il prelevamento sul prodotto globale délia produzione del Paese acquista la forma impersonale délia rendita (pedaggi, esa-zioni, regalie, stipendi sproporzionati ad ogni misura, ecc.) di casta a pro dei feudatari, vassalli, baroni, délia pianificazione.

VI) _ La prima necessità délia produzione pianificata, nel sistema feudaJe dei rapporti di produzione, è Vasservimento délia mano d'opera al posto di lavoro, la sua materiale immobiliz-zazione entro piccoli gruppi sudditi dei vari signori e vassalli délia pianificazione ; ne risulta il soffocamento delVindividuo in posizione di sfruttato, il soffocamento delle sue libertà di movi-mento materiale e quindi dell'espansione materiale délia sua Personal it à, il travisamento délia sua dignità che viene fat ta scade-re, nella ferrea struttura délia gerarchizzazione piccolo-borghe-se, e resa simile a quella di una pecora in un gregge che abbia perduto ogni speranza di emancipazione e che null'altro preten-da oltre al pascolare «in pace», sotto la sferza degli ernissari del signore, ed applaudire le «cose gettate» dai buonvolerc dei pa-stori. Strumenti di questa politica; il ritorno al pagamento in natura di una aliquota, sempre jmaggiore, del corrispettivo dei lavoro, come i servizi speciali all'interno delle fabbriche, (men-se, asili, case d'abitazione, ecc.); le varie legislazioni sul lavoro differenziate per singole fabbriche; le agevolazioni, esenzioni, ecc. in favorc dei grandi baroni; la messa a disposizione dei grandi baroni dei pubblico denaro e delle opere pubbliche per t'avorirne i piani; ecc. ecc.

VII) - II processo di emancipazione délia mano d'opera dalla schiavitù deU'immobilismo territoriale, iniziato dalla prima ri-voluzione industrialfe, si è cosi arrestato: i vincoli materiali che legano gli sfruttati al luogo di sfruttamento sono stati appena scossi. Il processo délia progressiva alienazione dell'uomo (l'au-menlare cioè délia distanza fra sè e la materia) si è arrestato per il popolo sfruttato, mentre continua e anzi si sviluppa in miove e molteplici forme per le classi superiori délia gerarchia e soprattulto per la nuova classe in ascesa:

LA PICCOLA BORGHESIA

VIII) - La classe délia piccola borghesia è creata dalle natu-rali necessità délia pianificazione industriale.

La prima battaglia storica vinta dalla piccola borghesia, con-tro la borghesia capitalistica dei proprietari condannata a mo-rire, è stata la rivoluzione comunista bolscevica russa dei 1917.

Tutti i Paesi d'Europa si trovano oggi nella fase délia rivoluzione piccolo-borghese (o délia pianificazione statalistica dei feu. dalismo industriale).

IX) - La ribellione e la Iotta operaia contro il sistema dei rapporti di produzione capitaliste serve di larga base popolare alla rivoluzione piccolo-borghese degli intellettuali non possi-denli, dei tecnici, dei funzionari, dei delegati, ecc. owero di tutti i signorotti délia pianificazione.

Le rivcndicazioni piccolo-borghesi scaturiscono naturalmen-te dalle contraddizioni oggettive tra le forme neccssariamente socializzate dclla pianificazione e la resistenza che ancora oppo-ne la forma priva ta délia proprietà dei

mezzi dj produzione, in

primo luogo délia terra.

X) . L'ideologia piccolo-borghese, prodotta dalla naturale e necessaria evoluzione dei modi di produzione, è portatricc di due prospetlive estrcme di soluzione délia contraddizione (tra la forma sociale délia pianificazione e la forma privata délia propriété borghcse), oltre s'intcnde aile prospettive intermedic, e sono:

1) - il corporativismo fascista, il quale tende alla pianificazione conservando la propriété privata dei mezzi di produzione, e con ciô trova suoi naturali alleati tutti gli strati rcsidui e rea-zionari delle vecchie classi possidenti che vedono in csso l'ulti-mo baluardo per la conservazione dei loro antichi privilegi;

2) - il comunismo bolscevico, il quale tende alla pianificazione abolendo la forma (e soltanto la forma) dell'istituto borghese délia proprietà privata dei mezzi di produzione forma alla quale vuole sostituire una nuova serie più mediata ed indiretta, di difesa dei privilegi che oggettivamente caratterizzano la classe piccolo-borghese, e le appartengono. Questa parte délia piccola borghesia, rivendicando apertamente i propri diritti e privilegi, si trova perciô naturalmente in aperto antagonismo con i vecchi strati privilegiati, mentre d'altra parte acquisisce la incosciente alleanza délia classe operaia e di una parte degli sfruttati, dei quali deve necessariamente portare avanti alcune istanze.

XI) - Gli sfruttati troveranno la strada délia loro liberazio-ne soltanto dopo aver identificato i propri nemici nelle classi che hanno già consolidato i propri privilegi o che attualmente lottano per consolidarli sopra la loro fatica e umiliazione.

E queste classi sono:

1 ) - la borghesia tradizionale dei proprietari, in decadenza;

2) . la piccola borghesia dei pianificatori, in ascesa.

La rivoluzione sociale degli sfruttati è tesa a distruggere le strutture che stanno alla base délia formazione dei privilegi di queste due classi: diversi nella forma ma identici nella sostanza.

Ciô vuol dire che la rivoluzione sociale degli sfruttati vuole prima di tutto impedirc il pietrificarsi délia scala gerarchica dei privilegi, a par tire dalla produzione; A) sia nella scala gerarchica borghese fondata sulla propriété dei mezzi di produzione; B) sia délia scala gerarchica piccolo-borghese fondata sulla pianificazione e sulla gerenza e il controUo degli stessi mezzi.

XII) - La rivoluzione degli sfruttati è quindi tcsa da una parte a spogliare la borghesia délia sua propriété materiale, dal-l'altra a scalzare la piccola borghesia dalla posizione privilégia-ta in cui viene posta daU'evoluzione dcll'cconomia pianificata.

XIII) - Il risultato délia rivoluzione sociale libertaria è la creazione delle condizioni oggettive che possono far scatlare e promuovere del tutto naturalmente e «automaticamente» il pro-cesso délia effettiva e sostanziale alienazione di tutta l'umanità, e non soltanto dei borghesi e piccolo-borghesi, dai prodotti délia sua attività materiale. L'obbiettivo degli sfruttati ritnane il graduale distacco di tutti gli uotnini dai rapporti diretti con le cose, perché il popolo sa che il benessere ed il libero e completo sviluppo délia personalità individuale si puô solo misurare in proporzione al grado di materiale sparizione di ogni forma di proprietà, di «ogni forma di interesse e di attaccamento per i prodotti délia propria attività».

XIV) - Per compiere questa rivoluzione il popolo degli sfruttati deve innanzitutto lottare per abbattere l'intera struttura dello Stato borghese, cosî come délia sua forma più evoluta piccolo-borghese. Il popolo degli sfruttati sostituirà ad essa la sua propria struttura, risultante dail'unione inscindibile dello studio e det lavoro, ed a formare questa struttura concorrono tutti gli uomini indistintamente, su un piano di assoluta uguaglianza e giustizia materiale.

Fondamcnto délia struttura libertaria del popolo rivoluzio-nario, all'opposto della struttura dello stato borghese e piccolo-borghese, è che ciascun membro délia società avrà il diritto ed il dovere (sarà automaticamente indotto dalle condizioni oggetti-ve dei nuovo sistema di STUDIO-LAVORO) di partecipare alla continua e inarrestabile rotazione delle attività materiali, dalla più modcsta alla più complessa, dal lavoro manuale alla orga-nizzazione scientifica délia pianificazione, indipendentemente dalle attitali capacità fisico-intellettuali dei singolo.

Solo in questa prospettiva si potrà dire che l'emancipazione degli sfruttati sarà opcra degli sfruttati stessi: altre prospetti-ve sono pure mistificazioni e come tali vanno combattute.

(Gicventù Libertaria . Milano, Dicembre, 1962)

Mezzi e fini

« I mezzi condizionano i fini: per la libertà cl si deve batterc con strumentl che già slano in se stessi liberté». (E. Malatesta)

Con la preparazionc e la diffusione di questi foglf e di quel-H che, speriamo, scguiranno periodicamente, intcndiamo dare un contrihuto alla lotta degli sfruttati — la nostra lotta — con-iro il privilcgio e lo sfruttamento. Vogliamo individuare e de-nunciare ogni forma sotto cui si nasconde il privilegio per di-struggerlo oggi ed impedire che si formi domani. Vogliamo con-durre la lotta ed organizzarci in modi che ci consentano d'ib-postare efficacemente la guerra al privilegio nella sua forma at-tuale (la propriété borghcse) ma soprattutto nella sua essenza originaria (ciô che si trova, cioè, come origine di ogni forma di sfruttamento, dalle caste egizie a quelle sovietiche): il posse-dere, escludendo gli altri, la conoscenza dei mezzi di produzione.

Questa ricerca di strutture libertarie (che già in sè conten-gano il fine délia distruzione compléta dei privilegio) l'abbiamo portata all'interno dei nostro stesso gruppo e nell'organizzazio-ne dei giornale. E' questo il senso délia sua struttura. Non esi-ste un comitato redazionale stabile con incarichi fissi, ma tutti i compagni interessati alla vita del giornale svolgono, a turno, diverse attività, con movimento verticale fra le funzioni diretti-ve (Studio, Redazione, Amministrazione ecc.) e quelle subordi-nate, rnanuali o accessorie.

In questo modo, con la rotazione degli incarichi Ira tutti i compagni (dallo studente all'operaio e al contadino) crediamo di poter evitaife che già nel corso délia lotta, aU'interno del movimento rivoluzionario, con la divisione degli incarichi — quelli intellettuali, cioè di guida, agli intcllettuali; quelli di esecuzione passiva ai meno preparati — si perpetuino le divisioni del sistema che vogliamo distruggere.

Lo schéma generale preventivo di ogni numéro vienc stabi-lito da una Riunione dei compagni che lavorano al giornale. Ogni articolo viene discusso daU'Assemblca dei compagni e di chiun-que altro voglia partecipare. Già sin d'ora chiediamo la colla-borazione di tutti quelli che apprezzano il nostro lavoro, la no-stra struttura, la nostra direzione di lotta.

PIANO DI STUDIO PER L'ELABORAZIONE DI UN PROGRAMMA

1) - Tuttc le attuali società umane sono organiz/.ate sulla base délia diseguaglianza (i loro componenti cioè, godono — o sof-frono — di differenti condizioni di vita. La diseguaglianza si manifesta in forme varie: diversità (qualitativa e quantitativa) di beni di consumo disponibili, di soddisfazioni di lavoro, di po-tere politico, ecc.

In definitiva, aile diverse catégorie di individui (classi) viene attribuito un diverso grado di libertà — Concetto materiale di libertà.

2) - Questa situazione, se è abbastanza soddisfacentc per i ristretti gruppi privilegiati, lo è molto meno per le maggioranze escluse dai consumi e dai iavori migliori ■— Queste catégorie sa-crificate dalla diseguaglianza hanno evidentemente interesse ad abolirla — Tant'è vero che quando la loro lotta per l'emancipa-zione ha assunto forme collettive essa ha sempre avuto (perlo-meno nelle enunciazioni o nelle aspirazioni) un carattere egua-litario.

3) . Radici naturali délie diseguaglianze (discontinuità délia natura) — Origini storiche delle classi e loro caratteristiche di-namiche — Evoluzione délia disuguaglianza sociale (société ge-rarchica) fino allo Stato moderno.

4) . Stato borghese — Ormai inesistente (se pur mai è esi-stito) nella sua forma pura — Apparato di difesa dei privilegi capitalistici.

5) - Stato «socialista» — Apparato di formazione e di difesa dei privilegiati délia classe padronale «socialista» (i teeno-buro-crati, cioè i dirigenti tecnici ed amministrativi delle industrie e delle aziendc agricole, i funzionari di partito e di sindacato, i qtiadri superiori dcll'apparato statale ecc.).

6) - Stati «di transizione» (ad cconomia parzialmente con-trollata o pianificata) — Fascismo, paesi scandinavi, America, Inghilterra, gollismo, centro-sinistra...

7) - Propriété privata — Essa è la forma in cui s'è espresso sloricamente il privilegio capitalistico — Non è la disuguaglianza, ma solo una delle forme giuridiche assunte dalla disuguaglianza — E' in declino in tutto il mondo industrialmentc svi-luppato.

8) Nei Paesi «socialisti» la propriété privata dei mezzi di produzione è stata sostituita e in quelli «occidentali» è in via di sostituzionc, almcno parziale (société per azioni, intervento diretto ed indirctto dello Stato ecc.), con nuove forme giuridiche — Queste nuove forme assicurano pur sempre ad una classe di privilegiati il controllo délia produzione e délia distribu-zione dei beni, mediante «diritti» non più individuali, bensl cor-porativi (posseduti cioè non da ir.dividui come tali ma da isti-tuzioni).

9) . Funzione reazionaria délia repressione sessuale (forma-zione di strutture caratteriali grcgaristico-autoritarie) e délia rc-ligione — Più recenti idéologie mistificatrici (bolscevismo, so-cialdemocrazia, corporativismo ecc.). Tutte più o meno compiu-tamente esprimono (mascherandoli dietro miti ad uso dclle masse) gli interessi délia nuova classe dirigente — Funzione dei miti politici — Tutte le idéologie délia nuova classe dirigente nascondono accuratamente limportanza del monopolio dell'istru-zione superiore e del lavoro intellettuale.

10) . Importanza del sapere come strumento di potere — Gerarchia dell'istruzione e gerarchia economico-sociale (nei pae-si capitalisti e in quelli «socialisti») — Statistiche sulla compo-sizione degli studenti universitari (idem) — Statistiche sul gra-do di istruzione dei dirigenti industriali, degli uomini politici e funzionari di Stato (idem).

11) - Il patrimonio culturale è patrimonio di tutti, è stato accumulato nei millenni, è nato dai lavoro di miliardi di uomini — Immiserimento culturale relativo dei lavoratori manuali.

12) - Il lavoro intelletluate è più piacevole e con esso I'uo-mo acquista coscienza e dignità — Grazie ad esso l'uomo ha conquistato un dominio sempre maggiore sulla natura (cioé un grado sempre maggiore di libertà) — Il lavoro manuale diventa sempre più monotono ed avvilente.

13) . Centinaia di milioni di uomini vengono sprecati, i loro cervelli atrofizzati — Possibilità immense di sviluppo délia scien. za e di progresso nascerebbero dall'emancipazione intellettuale dell'umanità.

14) - Fattori ereditari ed ambientali nella determinazione dei caratteri intellettuali — Differenze individuali (e differenze razziali): non identità ma discreta equivalenza — Infatti: cur-va di Gauss (la maggior parte délia popolazione ha, per diversi caratteri, valori medi) — Un normale lavoro intellettuale non richiede un Q. I. superiore alla média — (valore dei tests che misurano il Q. I.). Problema dei plusvarianti intellettuali (geni) e dei minus-varianti (sub-normali). I geni non sono mai stati al vertice délia piramide sociale, le classi dirigenti non sono mai state composte di geni ma di intelligenze medie (impor-tanza semmai di altri caratteri psichici come: audacia, crudel-tà, astuzia, ambizione, ecc.). I sub-normali hanno un'incidenza intellettuale piuttosto bassa (e che è destinata a ridursi ulte-riormente con I'affermarsi di migliori norme igieniche, di nuo-ve conoscenzc mcdiche e di nuove terapie) e sarebbe comunque ridicolo voler conformare la società sulle esigenze degli idioti.

RICAPITOLIAMO: l'attuale società è organizzata come se ci fosse una minoranza di geni (cui è riservato il lavoro intellettuale) ed una maggioranza di idioti (cui è riservato il lavoro ma. nuale). La nostra soluzione egualitaria è oltretutto anche più rispondente alla verità scientifica: una maggioranza prépondérante di intelligenze medie.

15) - Mezzi a disposizionc delle classi inferiori per emanci-parsi - Emancipazione individuale ed emancipazione sociale -Lotta di classe: suo senso o suoi limiti - (Sindacalismo) (è pos-sibile un sindacalismo rivoluzionario? - Funzioni del sindacato nella trasformazione dcU'economia verso forme pianificate feu-dali) - Politica parlamentare - Limiti reali délia democrazia -E' sempre una élite che comanda . Impossibilità di un control-lo effettivo da parte délie masse sui loro «rappresentanti» - Lotta rivoluzionaria . Rivoluzione ed evoluzione - Coopérative -Compartecipazione agli utili - Gestione operaia - Unità produt-tive ed associative îibertarie.

Ai nostri amicï i nemici dello stato

Oggi i nemici dello Stato sono moltissimi. Alcuni si dichiarano; altri agiscono clandestinamcntc! molti non si rendono bene conto di che cosa sono nemici.

Ma lo Stato li conosce bene tutti, per nome, dirci.

Tant'è che lo Stato, per dare forza e credito a tutto ciô che lo compone, cioè i grandi interessi costiluiti. la sua cricca di giuristi, legislatori, pretori, agenti délia finanza, insaziabili csattori delle tasse, vigili, segretari e sottose-gretari di monopoli irizzati e non, di mafiose istituzioni prevdenziali ecc.; devc ricorrcre di più in più alla violenza.

Non basta più la Chiesa con la sua religionc, le fedi elaborate dalle Université o dai partiti, non basta più nep. pure l'apologetica indiretta fatta dai partiti di sinistra che di tanto in tanto tentano di rilanciare lo Stato con la montatura di qualche scandalo o di qualche vecchia e stantia idea religiosa come quella dei divorzio. Dalla sem-plice opprcssionc lo Stato deve passare all'esercizio délia brutalité.

Il numéro dei suoi nemici crcsce di giorno in giorno.

I veri nemici dello stato non odiano questo o quello Stato in particolare: essi sono nemici irriducibili di tutte le forme che lo Stato potrà assumere.

Più grande e complessa sarà l'organizzazione statale, più intensa sarà l'avversione dei suoi nemici, più pronta e affinata sarà la loro reazione.

I nemici dello stato non sono miopi; non sono rinun-ciatari e non negano la politica. Essi sanno chc le punte délia lotta devono essere rivoltc soprattutto contro le forme di Stato più realizzate, cioè contro gli Imperi sulla via délia feudalizzazione e contro la Chiesa.

E' intuitivo che il nemico dello Stato non fa distinzioni tra USA e URSS poichè riconosce nei loro sistemi la per-fezione cui aspirano più o meno gli Stati meno evoluti; egli è ugualmente avverso all'uno e all'altro come alla Chiesa ed ai partiti politici che sognano l'imitazione, l'inte-grazione o la partecipazione dello Stato in qucste forme più evolute.

Quindi il nemico dello Stato è nemico di ogni Stato,

NE CONSEGUE CHE:

I NEMICI DELLO STATO HANNO IN ODIO PARTI-COLARE GLI STATI NELLO STATO, CIOE' LA CHIESA, GLI IMPERI INDUSTRIALI, I MONOPOLI (SENZA DI-STINZIONE), I PARTITI POLITICI, I SINDACATI, LE UNIVERSITA' (CON PARTICOLARE ASTIO NEI CON-FRONTI DELLE UNIVERSITA' CATTOLICHE, PRIVATE, ED ANCOR PIU' DELLE «UNIVERSITA' IN MANO AI PROFESSORI ED AGLI STUDENTI »). Ecc.

IL NEMICO DELLO STATO, OLTRE CHE ABORRÏRE DALLA CHIESA CATTOLICA, NON E' RELIGIOSO E CONSIDERA MARXISMO, BUDDISMO, ECC., ALLA PARI CON QUESTA ODIATISSIMA RELIGIONE.

L'essenza del nemico dello Stato consiste nel non ac-cettare ipotcche sul futuro, ma nel prendere impegni al présente, considerando, il futuro immediato praticamente identificabile con il présente.

II nemico dello Stato, infine, è un uomo costruttivo chc considéra il suo apporto alla distruzione dello Stato, come un apporto alla reale ed effettiva ricostruzione délia Società.

DIALOGO

Un giovane «cosl»: Ma, insomma, cos'è questo Stato contro il quale voi anarchici vi accanite?...

Un giovane anarchico: Rifiutati d'andare a messa, di fare il militare, di pagarc il padrone di casa e le tasse. Rifiutati di obbedire aile Ieggi e di farti sfruttare, e lo capirai da te stesso.

PROPOSTA DI PIATTAFORMA PROGRAMMATICA

TESI PROGRAMMATICA

La tesi programmatica délia F.A.G.I. si propone di raggrup. pare a livello locale e nazionale i militanti anarchici rivolu-zionari che ne accettano i postulati organizzativi ed essenziali; di facilitare la creazione di nuclei rivoluzionari militanti che a tutti i Iivelli svolgano attività di:

a) azione politica;

b) agitazione;

c) propaganda;

d) preparazione ideologica.

In questa prospettiva ta FAGI intende portare avanti un processo di chiarificazione in seno al movimento Rivoluzionario al fine di determinare in esso delle scelte concrete incisive ed operative e perciô sul piano délia distinzione ideologica inequi-vocabile con i gruppi imperialistici ed i partiti contro-rivoluzio-nari, opportunisti e marxisti-leninisti.

Per taie obiettivo la FAGI si batte con energia, essendo ben cosciente che le soluzioni effettivamente rivoluzionarie da applicare alla tattica quotidiana ed al più vasto quadro strate-gico délia lotta per la costruzione délia société Comunista ed Anarchica, non potranno essere un atto di unità formale tra gruppi o forze eterogenee, bensi il punto culminante di tutto un processo di unità organica e di esperienza che si fondono nella continuité teorica dell'Anarachismo rivoluzionario.

Per poter contrlbuire effettivamente e validamente a questo processo di preparazione rivoluzionaria, la FAGI ritiene neces-sario ed indispensabile stabilire una sua piattaforma su basi ideologiche, politiche ed organizzative conseguenti al ruolo che si propone, la quale NON HA una continuité immutabile, ma è soggetta aile modificazioni contingenti che la realtà del mo-mento esige.

BASI IDEOLOGICHE . CONCEZIONI GENERALI

La tesi programmatica délia F.A.G.I. si poggia sulla conce-zione generale délia lotta tra le masse popolari, che costitui-scono Io schieramento délia classe operaia e dei suoi alleati, comprendendo tanto il salariato industriale ed agricolo quanto gli altri strati sociali subalterni, e la classe dominante; taie lotta intesa quale volontà dell'uomo di realizzare la propria emancipazione e di soddisfare i propri bisogni, manifestazione essenziale délia vita.

Taie lotta, essendo la manifestazione dei contrastanti interessi economici e sociali che caratterizzano ogni società classi-sta, diventa perciô il terreno vitale su cui si esplicano la tattica e la strategia dei rivoluzionari.

Tanto la tattica, basata sulla costante sperimentazione di modi nuovi di lotta politica e di organizzazioni rivoluzionarie, quanto la strategia globale volta al raggiungimento dei nostri fini devono essere indirizzate alla preparazione di una coscienza rivoluzionaria generalizzata, fattore indispensabile alla realiz-zazione délia Rivoluzione Irreversibile.

LE MASSE POPOLARI

Le masse popolari costituiscono lo schieramento délia clas. se operaia e dei suoi alleati, comprendendo tanto il salariato industriale ed agricolo, quanto gli altri strati sociali subalterni.

Solo in esse l'organizzazione rivoluzionaria, intesa come somma organica ed operante degli individui coscienti, svolge il ruolo di militanza nel volere l'emancipazione compléta del-l'Umanità.

Tuttavia la condizione di vita delle masse popolari, quali soggetto passivo délia produzione capitalistica, attualmente con.

ticne tutte le contraddizioni create dal sistema al fine di pre-servare il tipo di produzione capitalistico.

Per questa ragione, pur essendo oggettivamente rivoluziona. rio, contemporaneamente sono soggette alla corruzione oppor-tunistica che il capitalismo, tramite i suoi agenti, costantemen-te immette nel suo seno in forma politica, ideologica, riformi-stica ed autoritaria.

— I partiti politici con tutte le loro oscillazioni demagogi-che tendenti ad orientare il movimento di massa secondo la linea dei « minimo sforzo »;

— le centrali sindacali verticali e riformiste;

— la pressione psicologica delle « mass média »... altro non sono che l'ennesimo e certamente non ultimo strumento di dominazione economico-politica dei sistema.

Le masse diventano potenzialmente rivoluzionarie, dunque, nella misura in cui si liberano volontariamente e cosciente-mente delle corruzioni opportunistiche, e cioè quando riescono ad esprimere interamente le loro caratteristiche originarie, pe-culiari e perciô naturali.

Ciô premesso, ogni tentativo a costituire su un piano intel-lettualistico artificiosi diaframmi fra il proletariato ed il resto delle masse popolari (di cui il primo è parte intégrante) deve essere condannato come tendente ad isolare il proletariato, a privarlo dei suoi naturali alleati ed a privare questi ultimi dei principale coefficiente di unità rivoluzionaria.

Owiamente, questa dinamica interna di massa si sviluppa in forme ed in momenti particolari e complessi in cui i fattori spontanei che possiede da sè ed i fattori coscienti che i rivo-luzionari avranno saputo propagare nel suo seno permetteranno aile masse popolari di condurre a termine, le sue aspirazioni.

Tali fattori, spontanei e coscienti, dovendosi dinamicamente integrare onde negare in un momento rivoluzionario l'arresto dei processo in corso a fasl intermedie, e perciô incomplète, facili ad essere neutralizzate e riassorbite dalla parte awersa-ria, debbono necessariamente concretizzarsi in una struttura sociale economicamehte stabile.

IL CAPITALISMO ED IL SUO SVILUPPO

Il carattcre libertario è imposto alla rivoluzione dalla vo-lontà delle masse popolari coscienti, mentre le basi oggettive di essa sono poste congiuntamente dalla continua costruzione rivoluzionaria e dalla contraddizioni dello sviluppo capitalistico.

L'economia capitalistica, giunta alla sua fase imperialistica, va manifestando chiaramente la crisi del suo sviluppo.

In questa fase si è posta storicamente la possibilité e la necessità délia Rivoluzione, in quanto i casi limite délia alter-nativa storica che si pone all'Umanità sono: guerra Imperlallata, cioè immane distruzione di forze e di mezzi di produzione onde permcttere la continuazione délia produzione capitalistica, op-pure Rivoluzione totale, cioè potente atto di rottura degli at-tuali rapporti di produzione capitalistica onde permcttere Io sviluppo creatore delle forze produttive nel momento in cui sono incatenate dalla crisi generale del capitalismo.

Ma nel corso di questa alternativa storica il sistema di produzione capitalistico continua a sussistere coi suoi specifici problemi ed in forme via via modificate.

La sua crisi generale non si traduce meccanicamente in crisi catastrofica, ma si manifesta in tutta una série di crisi particolari e di sviluppi parziali i quali formano il quadro délia crisi generale.

Quantitativamente, allo stadio attuale, non ne rappresenta-no ancora tutta la carica contraddittoria ed esplosiva perché lo sviluppo capitalistico riesce a trovare nelllmperlallsmo la possibilité di alleviare aile sue strozzature e di rallentare il suo imputridimento.

In sintesi, l'espansione imperialista nei mercati sotto-svilup-pati permette ancora di contenere lo sviluppo ritmico délia produzione capitalistica e di impantanare le masse popolari nell'opportunismo propinandogli i miraggi alienatori del con-sumismo e del benessere.

Ma se, da un lato, le zone arretrate sono un proficuo mer-cato di sfogo deU'imperialismo, dall'altro — con la loro ac-centuata industrializzazione e proletarizzazione — rappresentano pure un terreno su cui la crisi generale dei capitalismo accentuera le sue contraddizioni.

La lotta tra l'imperialismo e masse popolari sarà frontale e si présentera, allora, la necessità di un alto grado di coscien-za generalizzato per dare alla Rivoluzione la sua connaturale impronta libertaria.

NEOCAPITALISMO E CAPITALISMO DI STATO

Le due forme tipiche dell'attuale sviluppo capitalistico sono il cosiddetto « neocapitalismo » ed il capitalismo di Stato.

Elemento comune di queste due forme è il tentativo di utilizzare l'intervento economico dell'apparato statale in una regolamentazione deila produzione e dei mercato interno ed esterno.

Queste due forme rappresentano il tentativo economico e politico di attcnuare la crisi generale dei sistema, da un lato creando una pseudo-pianificazione, dall'altro creando un gigan-tesco apparato propagandistico e coercitivo di pressione ideologica, politica ed opportunistica per corrompere le masse.

Le possibilité oggcttive di csistcnza di queste due forme sono date principalmcntc dalle condizioni dei mercato mondiale e, s'.no a che lali condizioni non si saranno esaurite, il sistema troverà sempre determinati margini nella sua azione opportunistica e riformistica verso le masse popolari.

Ciô non esclude affatto la sempre più accentuata precarietà delle strutture dei sistema, anche se le corrisponde logicamente un vistoso ed effettivo rafforzamento delle sovrastrutture: àl progressivo accentuaisi deila crisi generale si affianca il rispet-tivo potenziamento da parte dello Stato dei mezzi di oppres-sione e condizionamento ideologici.

II capitalismo di Stato è la tendenza fondamentale di sviluppo dei capitalismo nella sua fase, ultima} imperialistica.

Essa si manifesta particolarmente nello sviluppo delle zone arrctrate come necessità obiettiva dell'accumulazione dei ca-pitali.

Esso ha avuto la sua manifestazione più importante nello sviluppo economico dell'Unione Sovietica dopo l'eliminazione delle istanze libertarie nella rivoluzione di Ottobre e la inevi-tabile degenerazione statalista del partito bolscevico al potere.

L'IMPERIALISMO UNITARIO

La fase imperialistica del capitalisme è la base dell'unità contraddittoria deU'imperialismo medesimo.

Ogni gruppo capitalista, sia privato che statale, il quale giunga alla maturazione impcrialista — cioè alla capacità e necessità di esportarc capitali e di inserirsi attivamente nel commercio internazionale — acquisisce un carattere unitario ed un altro carattere antagonistico.

L'unilà deU'imperialismo presuppone necessariamentc la lotta interna tra i gruppi che lo compongono per la legge stessa délia conquista dei mercati.

Pertanto possiamo definire l'imperialismo unitario come la rete mondiale degli interessi comuni e dei contrasti insanabili che lega interdipendentemente i gruppi capitalisti nell'attuale fase di crisi generale.

LA QUESTIONE COLONIALE

L'area di sottosviluppo che politicamente non ha ancora avuto un'evoluzione capitalistica, rappresenta I'oggetto délia questione coloniale.

Questa area è il mercato deU'imperialismo unitario ed in taie mercato vengono a scontrarsi le esigenze di sviluppo na-zionale dei paesi coloniali con gli interessi del capitalismo im-perialista.

Lo scontro si verifica con una infinità di tattiche da ambo le parti, ma cio che importa è che vi sia lotta tra un capitali-smo nasccntc non ancora imperialista cd un capitalismo impe-rialista ir. crisi.

Questa inevitabile lotta accentua la crisi generale.

Non di meno alla realizzazione dell'indipendenza politica dei paesi coloniali, fa riscontro una maggiore dipendenza eco-nomica dalle central! impérialiste mondiali.

L'ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA

L'organizzazione rivoluzionaria è il movimento cosciente ed attivo delle masse popolari.

Ad esso inerisce una funzione motrice in rapporto al movimento delle masse.

L'azione dell'organizzazione effettivamente non consiste in una potestà gerarchica sulle masse, ma si csplica fondamen-talmente sulla formulazionc degli orientamenti ideologici, orga-nizzativi e tattici elaborati, precisati, adeguati sulla base delle istanze e delle esperienze di massa.

BASI POLITICHE DELLA F.A.G.I. LA STRATEGIA RIVOLUZIONARIA

Le basi ideologiche e l'analisi generale che rappresentano la piattaforma délia organizzazione rivoluzionaria vengono tra. dotte in azione ed in lotta; qumdi nell'azione e nella lotta tro-vano conferma, collaudo ed arricchimcnto.

La strategia rivoluzionaria è, pertanto, il rapporto tra la teoria e l'azione.

Essa è la concezione che permette lo studio delle forze motrici délia rivoluzione, dei loro ruolo, délia loro dinamica, dei loro indirizzo libertario.

Senza la concezione strategica rivoluzionaria non vi pu6 essere tattica conseguente^ ma solo détérioré tatticismo.

LA TATTICA POLITICA

Nell'attuale situa2ione italiana la tattica politica délia FAGI non pud essere che la lotta aperta, frontale contro tutte le formazioni politiche autoritarie e le organizzazioni ad esse coL legate che operano nell'anibito delle istituzioni capitalistiche e ne sono valido puntello.

Errore opportunistico è operare scelte o ammettere riserve di giudizio tra questc manifestazioni délia sovrastruttura capitalistica.

Ogni tattica di alleanza o convergenza, diretta ed indiretta, verso singoli settori di questa sovrastruttura è, in se stessa, un'azionc contro-rivoluzionaria.

LA TATTICA SINDACALE

La tattica politica di attacco frontale aile formazioni politiche autoritarie ed aile organizzazioni controrivoluzionarie non esclude, anzi implica, la tattica di intervento che i rivoluzionari debbono operare aU'interno di alcune di esse, quali i sindacati.

I rivoluzionari hanno il dovere di operare in tali organizzazioni per denunciare le direzioni contro-rivoluzionarie, per agitare i motivi délia tattica libertaria rivoluzionaria, per pro-pagandare il programma ideologico anarchico.

La tattica sindacale è una delle forme particolari di questo lavoro rivoluzionari©, che assume una sua specifica importanza nell'attuale fase dello sviluppo capitalistico.

Conseguentemente all'analisi delle due forme tipiche di det-to sviluppo-neo-capitalismo e capitalismo di Stato — essa presuppone una visione del fenomeno sindacale nell'ambito di queste manifestazioni tipiche del sistema, come espressione délia pressione opportunistica e délia corruzione delle masse popolari.

Questa tattica presuppone quindi la denuncia continua délia tematica riformista che è il veicolo dell'egemonia neo- capitalistica sulle masse, denuncia dello aziendalismo, del rivendi-cazionismo scttoriaie, dei partccipazionismo produttivistico, denuncia dcl vellcitarismo anti-monopolistico che, neU'equivoco dei rapporti di propriété in appoggio al capitalismo di Stato, esaurisce la protesta opcraia.

La tattica sindacale combatte la divisione economica dei lavoratori quale maggiore preclusionc aile prospettive rivolu-zionarie.

Essa si esercita nei posii di lavoro ed opéra a livcllo di base, tendente a formare un movimento che rompa il controllo delle direzioni opportunistiche.

LA TATTICA PARLAMENTARE

L'intervento nelle organizzazioni opportunistiche che inqua. drano le masse, è una tattica costante, condizionata dal fatto che tali organizzazioni conservino una base sociale proletaria.

L'intervento rivoluzionario in organizzazioni prettamente ca. pitalistiche quali organismi rappresentativi locali e nazionali per utilizzare le loro tribune nella denuncia e nella propaganda, è una tattica contingente alla cui definizione concorrono una serie molteplice di fattori componenti l'analisi di una determi-nata situazione.

Dipende dalla combinazione di questi fattori l'elaborazione pratica délia tattica parlamentare.

IN LINEA GENERALE MOLTISSIMI DI QUESTI FATTORI SONO NEGATIVI.

In linea particolarc, oggi in Italia, l'analisi di questi fattori determina una rigida astensionc ed una rinnovata denuncia dell'opportunismo parlamentare:

astensione e denuncia che non significano assenteismo dalla campagna elettorale, ma maggiore impegno sul piano deila pro. paganda e dell'agitazione rivoluzionaria.

LA TATTICA DI SOLIDARIETA' COI PAESI COLONIALI E PARA - COLONIALI

L'appoggio tattico si traducc in appoggio concreto aile azio. ni di guerriglia nei paesi coloniali, quando esse:

a) costringono la potenza imperialista a sostenere una lotta difficile fuori del suo territorio;

b) liquidano le basi di sussistenza deU'imperialismo che sono i territori coloniali;

c) generano, con l'ostilità che la guerra imperialista produce in patria, un fattore per cui l'imperialismo in pieno vigore atténua la lotta di classe sul suo stesso territorio.

LAZIONE ANTICLERICALE

L'azione anticléricale si inserisce nell'ambito délia lotta del. le masse sfruttate cosçienti che è solo colpendo le posizioni cconomiche e sociali delle classi dominanti che si colpisce nclla maniera più efficace il clero, come sovrastruttura délia società borghese.

IL « REGOLAMENTO » DEGLI STUDENTI DI BERLINO

Regola/uno: tener sempre segreti gli obiettivi di una azione. Se si vuole invadere una Chiesa,: far credere che la dimostra-zionc è diretta contro il Consolato spagnolo in modo da confondes le Autorità.

Regola/due: quando affronti un poliziotto, per prima cosa toglili il berretto e buttalo a terra perché un poliziotto senza berretto si sente subito perso, senza autorità.

Regola/tre: uno studente protestatario deve sempre avere con sè una bottiglia Molotof da lanciare contro la Società al momento opportuno.

Regola/quattro: se non hai una bottiglia Molotof a dispo-sizione, o se l'hai già usata, cerca di ridicolizzare la polizia.

STATALISMO, MALATTIA INFANTILE DEL COMUNISMO

«Anarchia» e «comunismo» sono due termini che non possono essere separati, anzi non puô esistere l'uno senza l'aitro perché essi (sinonimi di uguaglianza c libertà) sono i due termini necessari e indivisibili délia rivoluzione.

Noi mettiamo a lato di questi due lermini « libertà » ed « uguaglianza », due equivalcnti il cui significato non puô dar luogo ad equivoci e diciamo: « noi vogliamo la libertà » vale a dire l'anarchia e « l'uguaglianza », vale a dire il « comunismo ».

« Anarchia », oggi è l'attacco, è la guerra contro ogni autorità, ogni potere, ogni stato; durante la rivoluzione e dopo l'anarchia sarà la difesa, l'impcdimento alla restau-razione d'ogni autorità, d'ogni potere, d'ogni stato.

« Comunismo » è l'altro termine del nostro programma rivoluzionario. Noi vogliamo che tutta la ricchezza esisten-te sia presa e ritenuta direttamente dai popolo, e che esso décida da se stesso il miglior modo di goderne, sia per la produzione chc per il consumo.

CARLO CAFIERO

FORNIRE AL PROLETARIATO GLI STRUMENTI PER LA PROPRIA EMANCIPAZIONE! L'EMANCIPAZIONE SARA' OPERA DEGLI SFRUTTATI STESSI O NON SARA !

Integrazione del lavoro manuale e intellettuale posta come punto di partenza, attraverso la creazione di « con-trostrutture » produttive in contrapposizione a quelle del sistema capitalistico borghese, autogestione, conslgli ope-rai, organizzazioine libertaria in piccoli gruppi federati tra loro, che convergono poi in momenti unificatori a livelli più generali, che impedisca oggettivamente la nascita di una leadership.

Sono 1 concetti fondamental! che noi comunlstl anar-chlci abbiamo inteso affermare nella realtà politicoopera-tiva trenlina.

Dictro questi concetti c'è un modo ben preciso di in-tendere il comunismo, la rivoluzione.

Nol comunisti anarchici non separiamo I due concetti di rivoluzione sociale e rivoluzione politlca.

C'è chi crede si possa attuare la Rivoluzione sociale prendendo prima il potere politico e organizzando solo in un secondo momento la société su basi comunlstiche ed ugualitarie. Queste persone non capiscono che per elimi-nare lo sfruttamento non basta eliminare il sistema capi-talistico-borghese è necessario eliminare il potere!!! C16 equivale a dire: è necessario eliminare lo Stato!!!

Infatti, come diceva Engels, lo stato è: « ...il prodotto di una société giunta ad un determinato stadio di sviluppo, è la confessione che questa société si è awolta in una contraddizione insolubile con se stessa, che si è scissa in antagonismi inconciliabili, che è impotente ad eliminare. Ma perché questi antagonismi, queste classi con interessi economici in conflitto, non distruggano se stessi e la société in una sterile lotta, sorge la nécessité di una potenza che sia in apparenza al di sopra délia société, che attenui il conflitto, lo mantenga nei limiti dell'« ordine »; e questa potenza che émana dalla société, ma che si pone al di sopra di essa e chc si cstranca sempre più da essa, è lo stato». E ancora: «... lo stato, poichè è nato dal bisogno di tenere a freno gli antagonismi di classe.- è lo stato délia classe più potente ».

Fino a che, quindi, rimane lo Stato rimane il dominio dl una classe su un'altra, rimane LO SFRUTTAMENTO !! !

La logica dei comunisti statalisti autoriati è questa: crearc un partito forte, organizzato, disciplinato, indottri-nato; esso sarà l'avanguardia che useré il popolo (di cui pretende esprimere le esigenze) come «masse d'urto» per abbattere il potere. Questo modo di vedere prescinde dalla emancipazione dei proletariato e basa « le sue chanches » sull'indottrinamento délia classe operaia. Il risultato di una rivoluzione cosi concepita (lo abbiamo visto nel corso délia storia) porta ad una società « socialista » dove rima-ne il dominio di una classe (burocratica) sull'altra (prolc-taria) e questa nuova divisione in classi c basata sulla di-visione del lavoro in intellettuale e manuale che è il fon-damento principale dello Stato in una società comunista autoritaria. In taie società Io sfruttamento è mantenuto ! ! !

I comunisti autoritari dicono che quando il partito (Io Stato) si renderà conto di non interpretare più le esigen-ze delle masse si autodistruggerà, oppurc che il proletaria-to si renderà conto dell'inganno e combatterà contro i bu-rocrati del partito.

Questa è una colossale mistificazione ! ! !

Non si è mai visto che una classe al potere rinunci ai suoi privilegi spontaneamente senza che altri glieli neghi-no con la violenza. Quelli che potrebbero negarglicli con la violenza (i prolctari) non avranno in mano gli strumenti per farlo, perché saranno accentrati nelle mani dei buro-crati.

Questo modo di concepire l'organizzazione sia all'lnter-no delle forze rivoluzionarie, sia, più generalmente, in rife-rlmento alla futura società socialista è un modo estrema-mente plccolo-borghese.

Esso riproduce (perché nascc da una Iogica borghese) le strutture alienanti e répressive délia società capitalistica borghese. Con la stessa logica di taie idcologia si con-trappongono altruismo ed egoismo, individualismo e col-lettivismo c si parla di « amore per il popolo » e di « fra-tellanza ».

Questi concctti partono da una concezione dell'uomo borghese.

Infatti con questa logica si finisce per separare uomo e partito, momento esistenzialc c momento politico, co-scicnza politica e discorso politico; in una parola si riproduce ralienazione.

SI combatte in nome di qualcosa di astratto, metafisi-co, che prescinde dalla realtà esistenziale concreta dell'uo» mo inserito in un preciso rapporto di produzione, ci si aliéna nella dottrina, nel partito perché si aderisce a qualcosa che non si è contribuito a costruire e che oggettivamente non puè appartenere a ciascuno.

Noi comunisti anarchici, quando parliamo di rivoluzione, intendiamo parlare di rivoluzione sociale (che è cora-prensiva ed include, di per se stessa, anche la rivoluzione politica) e questo significa che per noi la rivoluzione co-mincia sin da ora. Significa porre il proletariato nelle condizioni materiali per cui possa autoemanciparsi, crearsi una coscienza autentlcamente socialista e rivoluzionaria attra-verso la creazione di « controstrutture » produttive in cort-trapposizlone a quelle capitalistlcoborghesi ; significa che noi militanti rivoluzionari dobbiamo fornlre al proletariato gli strumenti coi quali esso possa esprimersi e creare da se stesso, autonomamente, le forme e le strutture per la propria organizzazione sia prima che dopo la rivoluzione. L'ideologia dei proletariato non esiste che nel senso di ideologia « creata dal proletariato ».

Tutte le volte che il proletariato storicamcnte si è e-sprcsso o intendenva esprimersi ha trovato sul proprio cammino le forze reazionarle e fasciste dei partito (che pretendeva di rappresentarlo e che oggettivamente rappre-sentarlo non puô), che hanno stroncato nel sangue la sua giusta ribellione (Ucraina 1919, Kronstadt 1921, Barcellona 1937 ecc.).

La teoria intellettualistica che sottintende tali tradi-menti è il leninismo: taie ideologia di marca tecnocratica, fondando la propria forza nella cosiddetta Integrazione del-l'avanguardia con le masse, si risolve inevitabilmente nella presa dei potere all'interno delle masse e contro le masse di una minoranza, che stabilisce il proprio dominio me-diante la divislone dei lavoro.

I rapporti deila minoranza consapevole con le masse, al contrario, devono essere esterni e devono consistere nel-la fornitura di strumenti mediante i quali il proletariato possa cmanciparsi. Solo cosi la minoranza agentc esterna puô evitarc di tradire il popolo. I rapporti dei comunisti anarchici con l'università, in questo momento di lotta tra la vecchia borghesia c i nuovi tecnocrati, sono improntati al concetto sccondo il quale la rivoluzione non la fanno nè i marxisti leninisti nè gli anarchie!: la fa il proletariato, organizzatosi in liberi conslgli fédérât! tra loro. La nostra opéra verso gli studenti consiste quindi nel fornire 1 mezzi (culturali e tecnici) per abbattere la leadeship, evitando di porci come nuova avanguardia interna.

Taie intenzione è quella deU'unione (m-1), ultimo mo-vimcnto poil11 co-religioso di marca pecoraia, ascetlca e pic-colo borghese.

E' évidente che il controllo del corpo studentesco da parte di tali elementi non porterebbe che a una sostituzio-ne delle persone fisiche che compongono la leadership, contro gli interessi délia totalità degli studenti rivoluzionari. Viceversa la nostra prcoccupazione è vincere la pau-ra esistenziale del vuoto delle masse, fornire modelli di società futura per isolare l'alternativa autoritaria. Il nostro lavoro dunque non è uno schéma aj quale il popolo deve adeguarsi: dalle nostre Informazlon! e dai nostro preciso impegno politico il popolo puô ricavare gli strumenti e la volontà per poter creare da solo la storia, strumenti e volonté che gli vengono toltl dai partiti centralizzati, buro* cratlci e autoritari.

Il popolo darà poi la propria forma ed interpretazione al comunismo anarchico, in quanto unico soggettooggetto délia storia.

RIFLESSIONE

La libertà non è un « pregiudizio borghese », ma la condi-zione indispensabile per andare avanti e raggiungere l'emanci-pazione.

CONFRONTI

CHE COSA E' IL « SITUA2IONISMO »?

1 - CHE VUOL DIRE LA PAROLA .SITUAZIONISTA»?

Definisce un'attiviîà che intende fare le situazioni, non ri-conoscerlc, come valore esplicativo o altro. Cià a tutti i livelli deila praiica sociale, délia storia individuale. Noi sostituiamo la passivité esistenziale con la costruzione dei momenti delta vita, il dubbio con l'affermazione ludica. Fino ad oggi i filosofi e gli artisti non hanno fatto che interpretare le situazioni; si tratta ora di trasfonnarle. Poichè l'uomo è il prodotto delle situazioni che attraversa, importa creare delle situazioni umane. Poichè l'individuo è definito dalla sua situazione, egli vuole il potere di. creare delle situazioni degne dei suo desiderio. In questa pro-spettiva devono fonder si e realizzarsi la poesia (la comunicazio-ne come esito di un linguaggio in situazione), l'appropriazione délia natura, la liberazione sociale compléta. Il nostro tenvpo sta pzr rimpiazzare la frontiera fissa delle situazioni-limiti che la feuornenologia s'è compiaciuta di descrivere, con la creazio-ne pratica di situazioni; sta per spostare in permanenza questa frontiera con il movimento deila storia deila nostra realizzazio-ne. Noi vogliamo una fenomeno-prassi. Non dubitiamo che cià sarà la banalità prima dei movimento di liberazione possibile dei nostro tempo. Che si tratta di mettere in situazione? A dif-ferenti livelli, cià puà essere questo pianeta, o Vepoca (una ci-viltà, nel senso di Burckhardt, per esempio), o un momento délia vita individuale. E via, la musical 1 valori deila cultura pas-sata, te speranze di realizzare la ragione nella storia, non hanno altro seguito possibie. Tutto il resto si decompone. Il termine situazionista, nel senso delVI.S. è esattamente il contrario di cià che si chiama attualmente in portoghese un «situazionista», cioè un partigiano delta situazione esistente, là, dunque, dei salaza-rismo.

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2 - L'INTERNAZIONALE SITUAZIONISTA E' UN MOVIMEN-TO POLITICO?

Le parole «movimento politico» ricoprono oggi l'attività spe-cializzata dei capi di gruppi e di partiti, che attingono nella pas-sività organizzata dei lor0 militanti la forza oppressiva del loro potere futuro. L'I.S. non vuole avere mente in comune con il potere gerarchizzato, sotto qualsivoglia forma. L'I.S. non è dun-que né un movimento politico né una sociologia délia mistifi-cazione politica. L'I.S. si propone d'essere il più alto grado délia coscienza rivoluzionaria internazionale. Percio essa si sfor-za d'illuminare e di coordinare i gesti di rifiuto e i segni di créa-tività che definiscono i nuovi contorni del proletariato, la volon-tà irriducibile d'emancipazione. Imperniata sulla spontanéité delle masse, una taie attività è incontestabilmente politica; a meno che non ne si neghi la qualità agli agitatori stessi. Nella misura in cui nuove correnti radicali appaiono in Giappone (l'a-la estremista del movimento Zengakuren), al Congo, nella clan-destinità spagnola, VI.S. consente loro un appoggio critico, e quindi si occupa di aiutarle praticamente. Ma contro tutti i «pro. grammi transitons délia politica specializzata, VI.S. si riferisce ad una rivoluzione permanente délia vita quotidiana.

3 - L'I.S. E' UN MOVIMENTO ARTISTICO?

Una grande parte délia critica situazionista è consacra!a alla società dei consumi consiste nel dimostrare a che punto gli artisti contemporanei, abbandonando la ricchezza di supera-mento contenuta, se non sfruttata, nel periodo 1910-1925, si con-dannarono, per la maggior parte, a fare dell'arte come si fanno degli affari. I movimenti artistici non sono, da allora, che le ricadute immaginarie di una esplosione che non ha mai avuto luogot che minacciava e minaccia ancora le strutture délia società. La coscienza d'un taie abbandono e delle sue implicazio-nt contradittorie (il vuoto e la volonté d'un ritorno alla violenza iniziale) fa dell'I.S. il solo movimento che possa, congloban-do la sopravvivenza dell'arte nell'artc di vivere, rispondere al progetto dell'artista autentico. Siamo degli artisti per il solo fatto che non siamo più degli artisti: abbiamo realizzata l'arte.

4 - L'I.S. E' UNA MANIFESTAZIONE NICHILISTA?

L'I.S. rifiuta il ruolo, che si è ben pronti di accordarle, nello spetlacolo délia decomposizione. L'aldilà dei nichilismo passa per la decomposizione dello spettacolo: è a questo che II.S. intende applicarsi. Tutto cià che si élabora e si costruisce fuori d'una taie prospettiva non ha bisogno dell'I.S. per sprofondare da se stesso: ma è anche vero che, dappertutto nella società dei consumi, i terreni vaghi dello sprofondamento spontaneo offro-no ai vatori nuovi un campo di esperimentazione, di cui VI.S. non puà fare a meno. Non possiamo costruire che sulle rovine dello spettacolo. D'altronde, la previsione, perfettamente fonda-tat di una distruzione totale obbliga a non costruire mai che alla luce délia totalità.

5 - LE POSIZIONI SITUAZIONISTE SONO UTOPICHE?

La rcaltà supera l'utopia. Tra la ricchezza delle possibilité tccniche attuali e la povertà dei loro uso da parte dei dirigenti di ogni ordine, non vi è più da gettare un ponte immaginario. Vogliamo mettere l'equipaggiamento materiale a disposizione deila créativité di tutti, come dappertutto le masse si sforzano di farlo nel momento deila rivoluzione. E' un problema di coor-dinazione, o di tattica, come si vorré. Tutto ciô di cui noi trat-tiamo è realizzabile; sia immediatamente, sia a breve scadenza, dal momento che si comincia a mettere in pratica i nostri me-todj di riccrca, di attivité.

6. - RITENETE NECESSARIO DI CHIAMARVI COSI', DEI «SI-

TUAZIONISTI»?

NelVordine esistente, dove la cosa prende il posto dell'uomo, ogni etichetta è compromettente. Tuttavia, quella che noi abbia-mo scelto porta in sé la propria critica, sia pure sommaria, in quanto si oppone a quella di «situazionismo» che gli altri scel-gono per noi. Essa dispwrirù d'ait ronde appena ognuno di noi sarà situazionista interamente e non più proletario che lotta per la fine del proletariato. Per il momento, per quanto deriso• ria sia un'etichetta, essa ha il merito di distinguere tra l'antica incoerenza e un'esigenza nuova. Ciô che era mancato alVintelli-genza da alcune decine di anni era precisamente il taglio.

7 - QUAL'E' L'ORIGINALITÀ' DEI SITUAZIONISTI, IN QUAN

TO GRUPPO DELIMITATO?

Ci sembra che tre punti notevoli giustificano limportanza che ci attribuiamo come gruppo organizzato di teorici e speri-mentatori. Anzitutto, facciamo per la prima volta, una nuova critica, coerente, délia società che si sviluppa attualmente, da un punto di vista rivoluzionario ; questa critica è profondamen-te ancorata nella cultura e nelVarte di questo tempo, ne tiene le chiavi (evidentemente, questo lavoro è abbastanza lontano dalVessere ultimato). In secondo luogo, pratichiamo la rottura compléta e definitiva con tutti coloro che vi ci obbligano, e in catena. Questo è prezioso in un'epoca in cui le diverse sorti di rassegnazione sono sottilmente imbricate e solidali. In terzo luogo, inauguriamo un nuov0 stile di rapporti con i nostri «par-tigiani»; rifiutiamo assolutarnente le discipline. Non c'interessia-mo che alla partecipazione al più alto livello; e a lasciare anda-re nel mondo delle persone autonome.

8 . PERCHE' NON SI PARLA DELL'I. S.?

Se ne parla abbastanza spesso tra i possessori specializzati del pensiero moderno in liquefazione; ma se ne scrive molto po-co Nel senso più generale, è perche noi rifiutiamo il termine «situazionismo», che sarebbe la sola categoria suscettibile d'in-trodurci nello spettacolo regnante, integrandovici sotto forma di dottrina congelata contro noi stessi, sotto forma d'ideologia nel senso di Marx. £' normale che lo spettacolo che rifiutiamo, ci rifiutL Si parla più volentieri dei situazionisti in quanto in-dividui, per tentare di separarli dalla contestazione d'insieme. senza la quale, d'alt ronde, essi non sarebbero nemmeno degli individui «interessanti». Si parla dei situazionisti non appcna cessano d'esserlo (le varietà rivali di «nashismo», in molti paesi, hanno solo questa célébrité comune di pretendere mendacemen-te di avere una relazione qualunque con VI.S.). / cani di guar-dia dello spettacolo riprendono sen?# dirlo frammenti di teo-ria situazionista, per rivolgerla contro di noi. Essi ne traggono ispirazione, come è normale, nella loro lotta per la sopravvivenza dello spettacolo. Bisogna che essi nascondano la fonte, cioè la coerenza di tali <*idee». Ciô non soltanto per vanità di plagiario. Di più, molti intellettuali esitanti non osano parlare apertamente delVI.Sperche il parlante implica un minimo di presa di partito: dire nettamente ciô che si rifiuta in contrappo-sto a ciô che se ne accetta. Molti credono, e a torto, che il fin-gere intanto ignoranza avrà disimpegnata la loro responsabilité per più tardi.

9 - QUALE APPOGGIO DATE AL MOVIMENTO RIVOLUZIO

NARIO?

Per disgrazia, non ce riè. La società contiene, certamentef delle contraddizioni, e cambia. Ciô che rende, in maniera sempre nuovat possibile e necessaria un'attività rivoluzionaria che, attualmente, non esiste più, o non ancora, sotto forma di movimento organizzato. Non si tratta, quindi, di «appoggiare» un tal movimento, ma di farlo: di definirlo e, inseparabilmente, di sperimentarlo. Dire che non vi è movimento rivoluzionario è il primo gesto, indispensabilef in favore d'un taie movimento. Tutto il resto è rabberciatura derisoria dei passato.

10 - SIETE MARXISTI?

Proprio tanto quanto Marx che dice «/o non sono marxista».

11 - VI E' UN RAPPORTO TRA LE VOSTRE TEORIE E IL VO-STRO MODO DI VITA REALE?

Le nostre teorie non sono altro che la teoria délia nostra vita reale e del possibile esperimentato o scorto in essa. Per quanto spezzettati siano, fino a nuovo ordine, i campi di atti-vita disponibili, noi vi ci comportiamo nel miglior modo possibile. Trattiamo il nemico da nemico: è un primo passo che rac-comandiamo a tutti, come apprendistato accelerato del pensie-ro. D'ait ronde, va da sé che sosteniamo incondizionatamente tut. te le forme délia libertà dei costumi, tutto cià che la canaglia borghese o burocratica chiama dissolutezza. E' evidentemente escluso che noi prepariamo con l'ascetismo la rivoluzione délia vita quotidiana.

12 - I SITUAZ70NISTI SONO ALL'AVANGUARDIA DELLA SOCIETA' DEGLI OZII?

Lu società degli ozii è un'apparenza che ricopre un certo ti-po di produzione-consumo dello spazio-tempo sociale. Se il tempo del lavoro oroduttivo prapriamente detto si riduce, l'esercito di riserva délia vita industriale va a lavorare nel consumo. Tutti sono successivamente opérai e materia prima nell'industria delle vacanze, degli ozii, dello spettacolo. Il lavoro esistente e l'alfa e l'oméga délia vita esistente. L'organizzazione del consumo, più l'organizzazione degli ozii, deve equilibrare esattamente l'organizzazione del lavoro. Il «tempo libero» è una misura ironica nel corso di un tempo prefabbricato. A rigore, questo lavoro non potrà dare che quest'ozio, tanto per l'élite ozioso — in reùltà, sempre più semi-oziosa — quanto per le masse che ac-cedono agli ozii momentani. Nessuna barriera di piombo puô isolare, né un pezzo di tempo, nè il tempo completo di un pez-Zo délia società, délia radioattività che diffonde il lavoro alie-nato; non sarebbe che in questo senso che è lui che modella la totalità dei prodotti e délia vita socialel cosi e non altrimentt.

13 . CHI VI FI.NANZIA?

Non abbiamo mai potuto essere finanziati, in maniera estre• manient e pre.cariu, che con il nostro proprio impiego neliecono-mia, cuituraie dell'epoca. Ouest'impiego è sottomesso a questa contraddizione: abbiamo tali capacità creative che possiamo «riu-scire» proprio quasi a colpo sicuro; abbiamo un'esigenza cos\ rigorosa d'indipendenza e di perfetta coerenza tra il nostro pro-gelto e ciascuna delle nostre realizzaziini presenti (cf. la nostra definizione di una produzione artistica anti-situazionista) che siamo quasi totaimente inaccettabili per l'organizzazione dominante délia cultura, anche negli affari molto secondari. Lo stato delle nostre risorse dériva da questa componente. Vedere, a questo prorjosito, cià che abbiamo scritto nel numéro 8 di questa rivista (pag. 26) «i capitali che non mancheranno tnai aile im-prese nashiste» e, ail'inverso, le nostre condizioni (ultima pagina di questa rivista).

14 - QUANTI SIETE?

Un po' più dei nucleo iniziale di guerriglia nella Sierra Mae-stre, ma c<m meno armi. Un poco meno dei delegati che erano a Londra nel 1864 per fondare VAssociazione Internazionale dei Lavoratori, ma coti un programma più coerente. Fermi come i Greci delle Termopili («Passante, va' a dire a Lacedemone...»), ma con un più bell'avvenire.

15 - CHE VALORE POTETE ATTRIBUIRE A UN QUESTIONA-

RIO? A QUESTO?

Si tratta evidentemente di una forma di dialogo fittizia, che diviene oggi ossessiva con tutte le psicoterapie dell'integrazione allo spettacolo (la passivité gioiosamente assunta sotto un tra-vestimento grossolano di «partecipazione», di attività in pelle di coniglio). Ma noi possiamo sostenere, a partire da un'interro-gazione incoerente, reificata, delle posizioni esatte. Infatti, que-ste posizioni non rispondono in cio che esse non rinviano aile domande; esse rinviano le domande. Son delle risposte tali che dovrebbero trasformare le domande. Cosï, il vero dialogo po-trebbe cominciare dopo queste risposte. Nel présente questiona-rio tutte le domande sono falsc, e le nostre risposte vere, tutta-via.

(Da «Le questionnaire» del n. 9. . agosto 1964 - délia rivista «Internationale Situationniste»)-

1) Abolizione délia proprietà privata délia terra, delle materie prime e degli strumenti di lavoro, perché nessuno abbia il mezzo di vivere sfruttando il lavoro altrui, e tutti — avendo garantiti i mezzi per produrre e viverc — siano veramente indipendenti e possano associarsi agli altri liberamente, per l'interesse comune e conformcmente aile proprie simpatie.

2) Abolizione del Governo e di ogni Potere che faccia la Legge e l'imponga agli altri: quindi abolizione di monarchie, re-pubbliche, parlamenti, eserciti, polizic, magistratura, ed ogni qualsiasi istituzionc dotata di mezzi coercitivi.

3) Organizzazione délia vita sociale per opéra di libère associa-zioni e federazioni di produttori e di consumatori, fatte e modificate secondo la volontà dei componenti, guidati dalla scienza e dall'csperienza e liberi da ogni imposizione che non derivi dalle necessità naturali, a cui ognuno, vinto dai sentimento stesso délia necessità ineluttabile, volontariamen. te si sottomette.

4) Garantiti i mezzi di vita, di sviluppo, di benessere ai fanciulli ed a tutti coloro chc sono impotenti a provvedere a l'/ro stessi.

5) Guerra aile religioni ed a tutte le menzogne, anche se si nascondono sotto il manto délia scienza. L'istruzione scien-tifica per tutti e fino ai suoi gradi più elevati.

6) Guerra aile rivalità ed ai pregiudizi patriottici. Abolizione delle frontere; fratellanza fra tutti i popoli.

7) Ricostruzione délia famiglia, in quel modo che risulterà dalla pratica dell'amore, libero da ogni vincolo legale, da ogni oppressione economica o fisica, da ogni pregiudizio religioso.

(Enrico MALATESTA: « Il nostro programma »)

LA LUNA DEI PADRONI

LAVORATORI!

ormai da giorni tutti i giornali, la radio, la televisione non fanno che parlare délia CONQUISTA DELLA LUNA, di questa nuova conqulsta dell' « umanità ».

DUNQUE SU QUESTA TERRA VA TUTTO PROPRIO BENE?

Sembrerebbe di si, dal momento che il governo ameri-cano si permette il lusso di spendere, soltanto per l'Apol-lo 11, 16.000.000.000.000 (sedicimila miliardi) (e il governo russo non spende certamente di meno) per mandare tre uomlni sulla Luna! E quanto è stato speso sino ad oggl?

TUTTI CI DICONO CHE QUESTA IMPRESA E' UNA GRANDE CONQUISTA DELL'UMANITA'.

MA CHI E' QUESTA UMANITA'

Noi sappiamo soltanto che da quarant'annl siamo ferml aile otto ore, che poi diventano tranquillamente 10 se con-tiamo le ore che cl mettono le corriere per percorrer qualche chilometro, mentre 1 padroni sono in grado di mandare, in soli 4 giorni, tre uomini sulla Luna.

Noi sappiamo che in fabbrica continuiamo a lavorare tra 1 gas, in mezzo alla polvere, aile temperature più bestial!, in condizioni di continua pericolosità giorno dopo giorno ci uccidiamo per la fatica fisica e pslchica e per la mancanza delle più elementari mi sure di salvaguardia fisica, mentre i padroni sono riusciti a costruire navi spaziall che resistono, con uomini a bordo, a più dl 3.000 gradi di temperatura.

Ma ci rispondono: VOI NON TENETE CONTO DEL PROGRESSO TEC N ICO E SCIENTIFICO.

Noi sappiamo soltanto che ogni progresso tecnico e scientlfico che abbiamo potuto toccare con mano ha por-tato per noi soltanto DIMINUZIONE DEGLI ORGANICI E AUMENTO DEI RITMI.

Ed è questo che i padroni vogiiono farci dimenticare, buttandoci sugli occhi il fumo délia conquista dello spaziot

NO! NOI NON SIAMO CONTRO LA SCIENZA: NOI SIAMO CONTRO IL FATTO CHE IN QUESTA SOCIETA' LA SCIENZA, LA TECNICA, TUTTO E' AL SERVIZIO DEL PADRONE E DEI SUOI INTERESSI NOI SIAMO CONTRO L FATTO CHE MENTRE LE POSSIBILITE TEC NICHE E SCI ENTI FICHE DIVENTANO SEMPRE PIU' GRANDI, LE COND1ZIONI DI VITA E DI LAVORO DELLE MASSE LAVORATRICI DIVENTANO SEMPRE PIU' PESANTI

PERCHE' TUTTO E' STATO COSTRUITO SULLE NOSTRE SPALLE

Non dimentichiamoci, compagni, che se il capitalismo americano è riusclto a fare tanto è soltanto grazie al mi-lion i di contadinl e di opérai dell'America Latina che puô sfruttare tranqul (lamente attraverso le dittature fasciste che gli amerlcanl appoggiano e controllano, è soltanto grazie al suo dominio economico e politico su tutto l'occidente, è soltanto grazie ai 22.000.000 di negri dell'America del Nord e al lavoro degli opérai, megllo pagati di noi, ma sempre sfruttati, anche se ancora non se ne rendono conto.

MA COSA FA LA RUSSIA?

Non solo spende clfre uguali e forse maggiori per delle imprese che non interessano le masse lavoratrici di nessun paese, ma parla ormal da anni di COESISTENZA, di COMPETIZIONE PACIFICA, con U paese che fonda tutta la sua potenza sul dominio e lo sfruttamento di mezzo mondo — e tutto questo quando NON VI E' ANGOLO DI

QUESTA TERRA DOVE LE MASSE LAVORATRICI NON SIANO COSTRETTE A LOTTARE GIORNO DOPO GIORNO PER LIBERARSI DALLA OPPRESSIONE O PIU' SEM-PLICEMENTE PER PORTARE A CASA DI CHE VIVERE.

PARLARE DI PACE QUANDO LA PACE NON ESISTE, SIGNIFICA ABBANDONARE A SE STESSI TUTTI QUEI POPOLI CHE LOTTANO PER I LORO DIRITTI

Ma perché compagni awiene tutto questo? Perché ci-fre tanto ingenti non vengono Impiegate per II benessere di chi la v or a, di chl, in un mondo cosl ricco e potente, ha ancora famé? Ii fatto è compagni che

IL PADRONE ACCUMULA SULLE SPALLE DELLE MASSE LAVORATRICI, SULLE NOSTRE SPALLE DELLE CIFRE TANTO ENORMI CHE NON SA PIU' COME INVESTIRLE!

NON PUO' APRIRE NUOVE FABBRICHE, NUOVI PO. STI DI LAVORO, PERCHE' POI PER POTER VENDERE QUELLO CHE HA PRODOTTO IN PIU' SAREBBE CO> STRETTO AD ABBASSARE I PREZZI E QUINDI RI DUR-RE I PROPRI GUADAGNI.

NON PUO' RESTITUIRLI AI LAVORATORI E ELIMINARE LA DISOCCUPAZIONE FACENDOCI LAVORA-RE MENO PERCHE' ANCHE COSI' VERREBBERO A DI-MINUIRE I SUOI GUADAGNI E POI, SE TUTTI NOI STESSIMO MEGLIO, NON AVREMO PIU' BISOGNO DI VENDERE LA NOSTRA VITA PER POCHE LIRE E AVRE-MO PIU' FORZA PER RIVENDICARE I NOSTRI DIRITTI.

Ecco quindi che, per non far crollare i propri proflt-ti, al padrone rimane soltanto una strada: spendere quanto cl mangia ogni giorno in progetti spazJali, in armamenti-in palazzi cnormi e lussuosi per le sue hanche, per le sedi delle Industrie ecc. ecc.

COMPAGNI!

ormai da alcunl me si si stanno preparando le piattaforme per il rinnovo del contratti — alla fine dell'anno si inizierà ancora una volta a lottare.

MA QUANDO NON ABBIAMO LOTTATO?

Eppure se tiriamo un bilanclo dl questi 25 anni di lotta, dobbiamo constatare che MENTRE IL PADRONE SI E' FATTO SEMPRE PIU' FORTE (e il viaggio sulla Luna non è altro che l'esaltazione délia sua forza e una minaccia nei riguardi di tutti coloro che cercano dl llbe-rarsi dai suo giogo) NOI NON ABBIAMO FATTO NESSUN REALE PASSO IN AVANT1 !

E se le 40.000 lire di 25 anni fa sono diventate oggi 90.000, il costo délia vita è aumentato tanto, tanto di più che noi stiamo peggio dl lerl.

DOVE E' ANDATO A FINIRE IL PROGRESSO?

Possibile che con tutti i trattori, i concimi, le macchine che sono state Invent a te, un chilo di pane costi più dl 200 lire? II fatto è che al contadini un chilo di grano viene pagato 58 lire.

IL PROGRESSO, COME SEMPRE, E' FINITO NELLE TASCHE DEI PADRONI

Tutto questo deve farci riflettere: se tutte le nostre lotte del passato e del présente ci hanno portato soltanto le bridoie dl una torta che, grazie al nostro lavoro, è dl-ventata invece sempre più grande, signiflca che fino ad ora non siamo riutscitl a colpire il padrone là dove ci sfrut-ta e ci frega.

LA CONQUISTA DELLA LUNA HA DIMOSTRATO LE IMMENSE POSSIBILITA' CHE HA L'UOMO MA HA DI-

MOSTRATO ANCHE COME IL PADRONE SI SERVA DELLA SCIENZA E DELLA TECNICA PER AUMENTARE IL SUO POTERE E IL NOSTRO SFRUTTAMENTO.

La scienza e la tecnica devono Invece essere veramente al servizio dcll'uomo per LIBERARLO DALLA SERVITU' DEL LAVORO; per diminuire l'intensità e l'orario dei la-voro e aumentare l'occupazione; per eliminare la nocività e la pericolosità in fabbrica; per ELIMINARE LO SFRUTTAMENTO IN TUTTO IL MONDO.

Ma questo è possibile soltanto se noi, d'ora in avant!, cercheremo di lottare per l'eliminazione dello sfruttamento e non per la sua contra ttazione, per il potere operaio nella fabbrica e nella società e non perché questo o quel partito vada al governo e « pensi per noi ».

Il fatto Insurreadonale, destlnato ad affermare per mezzo degli atti i prlncipî socialisti, è il mezzo di propaganda più efficace ed il solo che, senza corrompere e ingannare, le masse, possa penetrare fino agll strati social! più profond! e attirare le forze vive delTumanità nella lotta che sostiene l'Intcrnazionale.

(dalla Dichiarazione dl Mal a tes (a e Caflero al Congrcsso dl Berna, ottobre 1876)

IL «PATER NOSTER» DEGLI STUDENTI DI BERLINO

Capitale nostro che sei in occidente, dacci oggi i nostri utili quotidiani come noi li diamo ai nostri crcditori; ammor-tizzati siano i tuoi investimenti, venga 1 profitto tuo, sempre sia fatto il tuo interesse cosi in cielo come in terra.

STUDENTI, non mollate! Scrollate la nostra inerzia. Insie-mc demoliremo il vecchio mondo se sapremo distruggere la vecchia divisione tra lavoro manuale e intellettuale.

Un Operaio

I SOL! ASSASSIN SONO IPADROHI

Sgombriamo subito il campo da una falsa qucstione: la morte dell'agente Annarumma. Del suo tragico destino di pro-letario, dell'altrettanto amaro destino di milioni di suoi paesani abbiamo conoscenza c comprensione.

Forse proprio per questo il nostro odio è tanto più pro-fondo per tutti coloro che hanno strumentato la sua morte per rivangare vccchi gagliardetti e miserabili glorie. Certo proprio per questo il nostro odio per i padroni si unisce al di-sprezzo per 1' « Italia ufiiciale » che del « caso Annarumma » ha voluto fare il pretesto per finirla con le lotte operaie di massa, per creare di nuovo il pretesto alla repressione dei gruppi delle avanguardie operaie.

Proprio per questo, oggi, mentre siamo soggetti ad una campagna di attacco c di diffamazione senza pari, mentre siamo accusati di « apologia délia violenza », noi sappiamo ancora una volta vedere dov'è l'origine vera délia violenza, di quella stessa violenza di cui è rimasto ignara vittima lo stesso Annarumma.

La violenza è l'esistenza dei padroni: la violenza è l'esi-stenza del capitalismo: i soli. i veri assassini sono sempre i padroni. Il modo di produzione capitalistico è tutto organizzato sul rapporto di sfruttamento dell'uomo sull'uomo, ogni valore creato dai capitale è un furto, una rapina, uno strappo violento contro l'operaio produttore.

E' morto il prolelario Annarumma: noi ci Ieviamo il cap-pello di fronte al morto. Ma quanti solo coloro che oggi ci accusano di aver creato un clima di violenza che mintmamente si curano delle infinité sofferenze, délia fatica e del sangue che costituisce la vita degli opérai italiani tutti i giorni? La loro pudibonda miopia è uguale all'ipocrisia con cui sono capaci di accusarci di violenza.

Vogliono farla finita con la violenza: con la violenza che noi predicheremmo. Eppure sanno benissimo che la nostra violenza è solo quella che arma I'odio contro tutti coloro che ogni giorno, in nome dei più sacri principî délia libertà, délia pa-tria, délia religione, usano violenza a milioni di uomini, sfrut-tandoli, massacrandoli nelle loro sporche fabbriche.

E' morto il proletario Annarumma, c noi ci togliamo il cappello di fronte al morto. Non dimentichiamo perô che in Italia, in 16 anni, sono morti 44.325 opérai; che in 16 anni si sono avuti in Italia quindici milioni e mezzo di infortunati sul lavoro. Cos'hanno fatto coloro che oggi, al funerale di Annarumma, portano o s'accompagnano a gagliardetti fascisti, per questi morti?

Non difendono forse costoro, con la loro indignazione, con l'uso fatto délia morte dell'agente. un sistema politico e sociale che si regge su mucchi di opérai morti?

Gli opérai lo sanno: questo reato di assassinio continuato essi lo attribuiscono al padrone, all'organizzazione capitalistica dei lavoro, alla fabbrica, — e a coloro che oggi usano contro gli opérai la morte dei proletario Annarumma. Ma non basta: in 16 anni 90 opérai e jproletari sono morti in scontri sviluppa-tisi durante vertenze di lavoro, durante scioperi politici. Nessu-no fra quclli che oggi s'indignano ha mai organizzato funerali di stato per questi opérai e proletari morti.

Modena, Rcggio Emilia, Palermo, Messina, Pisa, e moite altre città: noi abbiamo nel cuore questi tremendi ricordi, mentre ci togliamo il cappcllo dinanzi alla morte dei proletario Annarumma. Noi abbiamo nel cuore l'odio operaio più de-terminato per il sistema che su questa violenza esclusivamcnte si rcgge.

I veri, i soli assassini, sono solo i padroni.

(da « Potere operaio », n. 10)

La spudoratezza do! poroospini

La pretesa dell'avvocalura dello Stato, e...

Roma, 20 die. 1969 AVVOCATURA GENERALE Cont. n. 3335/67

DELLO STATO Partenza n. 6117

SEGRETERIA GENERALE Poslz. 2415

UFFICIO LIQUIDAZIONI

Allefjatl n. 1

OGGETTO: RI CORSO PER CASSAZIONE

LEGGIO C/PP.TT. Al Sig. LEGGIO FRANCESCO Via S. Francesco n. 238 - RAGUSA

In virtù délia sentenza délia Corte dl Cassazione N. 3593 dei 30-10-69 la S.V. deve a questa Awocatura Generale L. 165.350 (cento-sessantaclnquemiiatrecentoclnquanta) per onorari liquidât! con la pre-detta sentenza.

Pertanto si Invita la S.V., onde evitare ulterlori spese per gli attl legali, ad eseguire — entro breve termine — il pagamento deila somma dl cui sopra. a mezzo dell'unlto modulo dl c/c postale Numéro 1/54950 Intestato a questa Awocatura Generale dello Stato, In Roma Via dei Portoghesi n. 12.

IL SEGRETARIO GENERALE

QUELLA DEL TRIBUNALE DI RAGUSA

AVVISO Dl PAGAMENTO

per spese di giustizia in materia civile

Il Cancelliere del Tribunale di Ragusa invita il Sig. LEGGIO Frarv cesco. residente a Ragusa, via S. Francesco n. 238, a versare al Pro-curatore del Registro di Ragusa. entro dieci giorni dalla notifica del présente atto, la somma dl L. 29.939 risultante dall'estratto nota spese a tergo, oltre î diritti segnati a margine, avvertendolo che trascorso il detto termine avrà valore il sottoesteso atto di precetto.

Ragusa. Il 29 dicembre Î969.

N.B. Le copie del présente atto sono esenti da tassa di bollo se il debitore paga nel termine di giorni dieci dalla notifica.

IL CANCELLIERE (Tolomei)

ATTO Dl PRECETTO

Il Cancelliere del Tribunale di Ragusa intima al Sig. LEGGIO Francesco, residente a Ragusa. via S. Francesco n. 238. formale precetto di pagare al Procuratore del Registro di Ragusa entro i succes-sivi giorni quindici alla scadenza del termine di cui all'avviso di pa-gamento suesteso, la somma di L. 29.939, oltre le spese délia présente procedura. con awertenza che in difetto si procederà contro di esso agli atti di esecuzione forzata nei modi di legge.

Ragusa. li 29 dicembre 1969. IL CANCELLIERE

(Tolomei)

LA RISPOSTA DEL COMP. LEGGIO

Ragusa, 29 dicembre 1969 Avvocatura Generale dello Stato Segreteria Generale - Uff. Liquidazioni 00100 - ROMA - Via dei Portoghesi, 12 OGGETTO: Cont. n. 3335/67 - Posiz. 2415

In riferimento alla lettera di codesta Avvocatura del 20 die. 1969 in oggetto.

Ml premuro a significarVi che non sono in grado di pagare il V. conto (disoccupato, ecc.), ma che mi rifiuterei. come mi rlfiuto, lo stesso di pagare: e ciô per protestare contro tutt'un procedimento e relative conclusioni che ritengo pregiudizievoli e lesive alla dignità e libertà del cittadino. E perché non ritengo né giusto, né democratico i) fatto che, mentre nei varî gradl di Giudizio I Magistrat! possono affermare principî e opinionl per lo meno discutibill gratuitamente, devono essere i cittadini a dover pagare le spese di tutti, e di tutto.

In fede FRANCO LEGGIO

OPUSCOLETTI « La Flaccola» - «Anteo»

n. 1 J. MOST La Peste Religiosa (csaurito) L. 50

a. 2 S. FAURE Dio non eslste (In via di esaurimento) » 100

n. 3 T. PEYRANI II Vccchio c il nuovo Tcslamcnfo » 100

n. 4 C. CERNERI II « Credo » . J. HUXLEY II « Credo »

dl un Ateo (csaurito) ,«.«•«» 100

n. 5 G. SALVEMINI II Vaticano e il Fascismo (in via

dj esaurimento)........» 150

n. 6 A. LICEMI La Resurrczione di Crlsto (csaurito) « » 100

n. 7 N. SIMON Viaggio umoristico at raverso i dogmi

e Je religioni: 1) La Bibbia......» 100

n. 8/bis M. F. CANOSO Chiesa e lmpostura (dj*.) » 300

n. 9 C. BERNERI Dclitto c superstizione c II culto dei

Santi...........» 100

n. 10 U. MALIZIA Dio, reUgione e preti (In via dl

esaurimento) 100

a. 11 N. SIMON Viaggio umoristico attraverso i dogmi c

le religioni: 2) I Vangeli......» 100

n. 12 G. FERRARI Del delsmo......» 100

n. 13 N. SIMON Viaggio umoristico a;traverso i dogmi c

le religioni: 3) La Chiesa Cattolica ... » 100

n. 14 J. CARRET Dimostrazlone sclentlfica dell'iaesiatenza

dl dio .......» 100

n. 15 N. SIMON Viaggio umoristico attraverso i dogmi e

le religioni: 4) I plagi délia Chiesa Cattolica • >100

n. 16 C. BERNERI Dio • BAKUNIN L'idea dl Dio . A.

LABRIOLA: Il dio di A. N. Wltehead » 100

n. 17 N. SIMON Viaggio umoristico attraverso 1 dogmi e le religioni: 5) Le superstizioni religiose (ultimo délia serie)..........« 100

n. 18 P. TERRAGONA II progresso délia Scienza c la

Chiesa dl Roma 190

n. 19 S. STRIULI I due Gesù.......• 150

n. 20 B. MUSSOLINI I/Uomo e la divinltà: Dio non

eslste ..........» 150

n. 21 C. R. VIOLA L'inaccessibile dio.....» 150

a. 22 B. RUSSEL II mJo «Credo» - A. S. NE1LL: Il co.

raggio deila Liberlà.......» 200

n. 23 R. GRASSMANN La teologia morale di Alfonso Li-

guori e i suoi pericoli......» 200

n. 24 C. E. AH O LDI La negazlone dl Dto e dello Stato

in Max Stirner e in Mlchele Bakunin ...» 200

n. 25 N. SIMON Né dio né anima: 1) Le pretese prove

dell'esistenza di dio.......» 200

n. 26 V. GARCIA II Vatioano......» 200

n. 27 N. SIMON Né dio nè anima: 2) Nessuna prova

esiste dell'esistenza di dio......» 200

n. 28 E. ARMAND II mio ateismo • R. ARDIGO Perché ho rlpudiato la rcligione - R. WRIGHT A tutti gli uomini

(esaurlto)..........» 200

n. 2* S. STRIULI La Giusîizia di Javhé ...» 300 n. 30 L. TAILHADE Contro gli dei.....» 200

n. 31 Dott. N. SIMON Stregoneria cristiana ... » 300 n. 32 C. BERNER! 11 peccato originale - C. Th&lozan:

Chiesa più Scuola uguaie Ca serina ...» 200

IL PROSSIMO SARA':

n. 33 E. Bossi (Milesbo): Gesù Cristo non è mai esistito: 1) Cristo nella Storia.... » 200

EDIZIONI « LA FIACCOLA »

n. 1 Prof. G. RENSI Apologja deil'Atelsnio . » 500

n. 2 G. SIMONELLI 11 matrimonio non è un sacramento » 500

n. 3 E. Rénal: Chiose Laiche......» 1000

B1BLIOTECA DELLLV ANTEO E DE « LA RIVOLTA »

n. 1 C. R. VIOLA Perché sei naturalmente anarchico . » 800 n. 2 E. MALATESTA: L'Anarchia - Introduzlone critica

e note a cura dl Alfredo M. Bonanno .... » 1.000

RICHIESTE E CONTRIBUZION1 : Vanno effettuate attraverto U C/C/P N. 16*7939 dellUffido dei C/C/P <H CaUuiia, Inteatato a: Franco Legglo - Via S. Francesco, 239 • 97100 • RAGUSA.

nel letamaio délia storia. La causa che difende l'Umanità non q puramente "egolsta"?

Sarebbe inutile continuare ancora ad insistere nelle dimo. strazioni, a proposito dl qualunque delle cause che ci chiamano in loro difesa, chè non si tratta per esse che di esse e non di noi, dei loro bene e non dei nostro. Rifleltetc da voi Stessi, e dite se la Verità, la Libertà, la Giustizia, ecc., non si occu-pano di voi altro che quando reciamano il vostro entusiasmo e i vos tri servigi. Tutto quello che vi domandano è che voi siate dei servitori zelanti e che rendiate loro solenne omaggio.

Osservate il Popolo tutelato dai patrloti infervorati: i pa-trioti cadono sul campo di battaglia o si battono tra gli stenti

0 muoiono di famé: che cosa fa il Popolo? Il Popolo! E' col concfme dei loro cadaveri che esso diventa un « Popolo fioren-te »! Gli indivldul sono morti « per la grande causa dei Popolo » che li retribuisce con qualche frase di tardiva riconoscenza, conservando per sè tutto il profitto. Questo ml sembra un egol-smo alquanto lucroso!

Ma osservate ora quel Sultano che dedica le sue tenere cure ai « suoi ». «Von è l'immagine dei più puro sacrificio, e la sua vita non è forse una perpétua dedizlone di sè stesso per

1 « suoi »? Eh# si; per i « suoi »! Vuoi perô metterlo alla prova? Tenta di dimostrarglr che non sei « il suo », ma che sei « il tuo »: rifiutati al suo egoismo. Sarai all'istante gettato in galera. Il Sultano ha basato la sua caïusa su se stesso; egli è tutto nel tutto, è TUnico; e non permette ad alcuno di non essere dei « suoi ».

Questi esempi illustri non v'insegnano nulla? Non vi Invi-tano a pensare che i'Egoista potrebbe forse avere ragione? Da parte mia ne traggo una lezione: invece di continuare a servire disinteressataniente questi grandi egoisti, voglio piuttosto essere io stesso l'Egoista.

Dio e lT'manità hanno riposto la loro causa nel nulla, in se stessi. Io riporrô dunque la mia causa in me stesso: come Dio, io sono la negazrone di tutto il resto; io sono per tutto, sono l'Unico. Se, come voi dite, Dio e rUmanità sono ricchi al punto d'essere per ye stessi tutto nel tutto, per conto mio m'av-vedo che mi manca molto meno ancora e che non ho da la-gnarmi délia mia « vanité* ». Io non sono già il nulla nel senso di « vano »; ma sono il nulla da cui derivo tutto.

Lungi da me dunque qualunque causa che non sia intera-mente ed esclusivamente la "Mia". La mia causa, dite voi, do vrebbe almeno essere la « buona causa »? Che cos'è buono? Che cos'è cattivo? Queste per me non sono che vane parole!

Il divino concerne Dio; l'umano concerne rifomo. La mia causa non è né divina né umana; non è né il vero, né il buono, né 11 giusto, né 11 îibero: è ciô che è "mio". Essa non è generale, ma "unica", come io sono unico. NULLA V'E' AL DISOPRA DI "ME".

(Max STIRNER: «L'Unico e la sua propriété»)

Gli anarchici di Milano condannano il terrorismo

1 ) Gli attentati sono palesemente opéra crimi-nale e provocatoria délia teppa fascista.

2) Anche stavolta si cerca di gettare addosso agli anarchici — troppo facile bersaglio — se non la colpa, almeno il sospctto. Ma il solo sospettare gli anarchici è offensivo, non solo nel Movimento anarchico e del movimento operaio di cui esso è parte, ma arche dell'intelligenza.

3 ) I giornali inglesi « The Observer » e « Guardian » e gli italiani « L'Unità » e « L'Espresso » han-no pubblicato un documento del servizio segreto greco da cui risulta cho 5 fascisti italiani compiono attentati provocatorii su ordinazione dei colonnelli greci (fra gli altri .hanno compiuto gli attentati alla Fiera ed alla Centrale del 25 aprile ).

4) Chi oggi si presta ancora al gioco infâme dei fascisti italiani c greci, perseguitando e calunniando gli anarchici, è complice degli attentatori.

5) I giornali che ignoreranno questo comuni-cato stampa, come hanno ignorato i nostri prece-denti comunicati stampa dai 25 aprile ad oggi, si metteranno dalla parte dei fascisti assassini.

GLI ANARCHICI m MILANO RIUNITI IN ASSEMBLEA STRAOKDIMARIA AL CIR(X). 1,0 PONTE DF.T.LA GHISOLPA IL H I)!-CEMBRE 1969.

UNA COPIA LIRE 200

EDITRICE «LA FIACCOLA» A CURA Dl FRANCO LEGGIO Stampato con i tipi délia Edigraf di Catania . Die. 1969