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QPUSCOLETTI DI PROPAGANDA rivoluzionaria e anarchica

LABADIE COLLECTION

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Le gioie d e g I i scimuniti

Io troverô

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compagni che si uniranno a me senza brestare giuramento alla 771 i a

Il dei trogloditi

DRAMMA IN TRE ATTI DI

Enrico Arrigoni

RAGUSA - Novembre 1966

ba7idiera Max Stirner

8

Il Mostro (il militarisme)) c...

Enrico Arrigoni

Le gioie degli scîmunîti

OFFOrO

Il divertimento dei troploditi

DRAMMA IN TRE ATTI DI

PERSONAGGI

IL PADRE LA MADRE

EMILIO \

MARIO ( loro tre figîi GUIDO j

ELSA, fidanzata di Emillo JNES, fîdanzata di Mario

GENERALE

TRE CIUDICI MILITARI PRIMO TENENTE SECONDO TENENTE UN SOLDATO DON GIOVANNI UN DOTTORE

ATTO PRIMO

(SCENA: Sala da pranzo di una famiglia borghese che da su di un giardino interno. Jl padre, la madré, i tre figli, le due fidan-date dei figli, il Générale e Don Giovanni stanno prendendo Û té).

GENERALE (vanagloriandosi) Ah, se ci avessero visti nell'ultima guerra con che intrepidezza ci buttavano alPassalto delle trincee nemiche, sfi-dando la morte! Bruciavamo di patriottismol Se mi permettono di dirlo, noi eravamo cosi noncu-ranti difronte al pericolo, che si potrebbe affer-mare con orgoglio che nessuno ci superava in prodezza. Ed allora ce ne voleva davvero del-l'audacia per osare attaccare difronte, se tengono conto che ad ogni assalto i soldati cadevano mor-ti corne mosche.

INES (Con giovanile impertinenza) Cavolo! Che muoia la modestia! (Il Generale finge di non a-verla udita).

DON GIOVANNI Mi sorprenderebbe assai se in una nuova guerra oggi vi sarebbe tanto eroismo corne vi fu nell'ultima. Allora gli eroi che entu-siasticamente caddero per fare la patria grande furono numerosi, corne del resto sono stati nu-merosissimi i martiri délia chiesa che sacrifïca-rono la loro vita per portare la benedizione délia vera religione ai popoli barbari.

INES (punzecchiante) Anche lei, Don Giovanni, spera di guadagnarsi un giorno la corona dei martirio?

PADRE (dopo aver gettato uno sguardo severo a Inès) E' d'uopo ripetere, che solamente le anime intrepide son quelle che nella storia hanno im-mortalato il loro paese, mentre dei vili, chi se ne ricorda?

DON GIOVANNI Se nell'oblio si potessero spro-fondare tutte le forze infernali che con la loro miscredenza minano le fondamenta délia religione. Che gioia sarebbe per la chiesa! Ma, ahiniè! No! Esse invece trionfano! — Che Tira di Dio gli piombi sulla testa! — Si, trionfano, gl'infaim, mentre le anime eccelse, le anime sublimi, le anime pure che tutto danno per il bene délia

* Patria ed il trionfo délia Fede, esse, ahimè! chi le ricorda in questo mondo ingrato e perverso?

GENERALE Si, Don Giovanni, anche dei sacri-ficio dei grandi patrioti che il paese liberarono dallo straniero, chi mai, — oh ingratitudine uma-na! — se ne ricorda? Chi gli paga il dovuto ri-spetto e compenso?... Io, ad esempio, meritavo bene un grado di più. Ma quegrinfami di poli-ticanti mi fotteronol

PADRE Io ammiro grandemente quei prodi uomi-ni che in tutti i tempi osarono far dono di se stessi per rendere la Patria gloriosa e temibile, ed insegnarono ai loro figli l'orgoglio di... di...

DON GIOVANNI E non dimentichiamo i sacerdo-ti che, benchè non hanno figli, si mostrarono sempre di una forza esemplare. Per salvare le anime traviate, per ricondurre sul buon cammi-no gli uomini corrotti e perversi e riguadagnare cosi la grazia divina per quei fetenti di negatori dell'esistenza del nostro grande creatore; non seppero, forse, affrontare le persecuzioni e le torture, vivere in povertà, rinunciare ai beni ed ai piaceri délia terra onde...

MADRE (con celata ironia, interrompendolo) U-n'altra tazza di té, Don Giovanni?

DON GIOVANNI Con piacere, con molto piacere, signora Anna!

MADRE Qualche biscottino?

DON GIOVANNI Deliziosi dawero!

MADRE Un secondo pezzo di questa torta di fra-gole?

DON GIOVANNI È squisita!

MADRE E di quest'altra, di crema?

DON GIOVANNI Solamente un altro pezzzettino. (Il suo piatto è pieno).

PADRE Non faccia complimenti.

DON GIOVANNI E' tanto amabile, signora, che è impossibile rifiutare (infilzando un pezzo di u-n'altra torta che gli sta vicino) Quest'altra torta, poi, è cosi gustosa, che se mi permette... (se lo mette in bocca senza nemmeno attendere la risposta. Proseguendo colla bocca piena) Di-cevo quindi che... il sacrificio... la povertà... la rinuncia... (avendo terminato un pezzo e dando un boccone aU'altro) La crema è ancora più squisita delle fragole.

INES (ironica) Eravamo alla rinuncia, Don Giovanni...

PADRE (severo) Inès!

DON GIOVANNI (un poco risentito) E' che queste torte...

MADRE (con finta severità) Inès?... (a Don Giovanni) Non le faccia caso. Inès è ancora una bambina!... E se lei trova che le torte...

DON GIOVANNI (rianimandosi) Ma sono delizio-sissime! Sono davvero irresistibili, signora Anna!

MADRE Ed allora non si preoccupi: ve ne sono altre in cucina (Don Giovanni che stava per date un'altro morso alla torta di fragole, rimane colla bocca apertay dando alla madré uno sguar-do sospettoso, non sapendo se vi era delVircmia nelle sue ultime parole, ma poi vedendo che co-stei continua indifférente il suo lavoro riprende a mangiare con avidità).

ELSA (dandosi aria di superiorità su Inès) Inès non comprende che gli uomini eroici hanno bi-sogno pure di alimentare il corpo per far si che il loro spirito possa...

INES (interrompendola) Già! Che ben triste nécessita dev'essere per loro Fesser forzati a man-giare torte e a bere Champagne... (in disparte) gratuito.

DON GIOVANNI (finendo di mangiare e pulen-dosi la bocca colla manica délia sottana, con en-fasi, già a suo agio) Signorina Inès! Tutti i gior-ni non si puo essere dei martiri!

PADRE Ben detto! Bravo Don Giovanni!

EMILIO (esitante, cercando le parole) Ogni uo-mo... forse è capace qualche volta di portare a termine... grandi imprese. Ma non si puo vivere continuamente in uno stato di... eroicità. Lo spi-rito, corne il corpo, ha bisogno di periodi di... rilassamento, di...

GENERALE Che la Patria ci chiami e ci troverà pronti a rispondere alFappello colle nostre vite!

DON GIOVANNI Se Feresia minaciasse Fesistenza délia nostra religione, anche col nostro corpo di-fenderemo la croce.

PADRE (con orgoglio) Col nostro corpo e quello dei nostri figli difenderemo la Patria, se lo stra-niero la minacciasse.

MADRE Ognuno è libero di sacrificare la propria vita, ma nessuno ha il diritto di sacrificare quel-la degli altri!

PADRE (guardandola, severamente) Che intendi dire?

MADRE (con decisione) Che la vita dei figli ap-partiene ai figli stessi e non ai loro genitori o alla patria e solo loro hanno il diritto di dispor-re di essa,

PADRE Ma noi dobbiamo insegnargli qual'è il loro dovere.

MADRE II dovere di vivere, si, non quello di mo-rire.

PADRE (un po irritato) Ma se la patria è minac-ciata dobbiamo insegnargli d'essere vili?

MADRE Vili, mai! Ma io sono innanzitutto madré e non vi è causa che vale la vita dei miei figli.

GENERALE Ma cara signora, la patria è libéra per il sacrificio di molti e questa libertà délia patria bisogna difenderla col nostro sangue.

MADRE Libero ognuno di farlo. Ma forzare i no-stri figli a farlo è delitto imperdonabile. Non è la pace preferibile alla guerra?

DON GIOVANNI Lo è senza dubbio e la religione non. cessa mai di predicare la pace a pre-ferenza délia guerra. Amatevi gli uni con gli al-tri! Ma...

PADRE (concludendo la sua frase) Ma quelli al di là délia frontiera la intendono allo stesso modo di noi?

MADRE Che ne sai. tu? Quanti di loro, forse, ra-gionano come noi?

ELSA Non puo essere, perche quelli non sono ci-vilizzati come noi!

MADRE Forse di più?

GENERALE Impossibile! O non continuerebbero a provocarci, signora. La signorina Eisa lo disse bene. Non tutti i popoli sono civilizzati.

MADRE (con ironia) Ciô è precisamente- quèllo che stanno dicendo di noi al di là délia frontiera. Che siamo un popolo barbaro, che minaccia la loro civiltà e la loro cultura! Che siamo un popolo sanguinario che non pensa che a distrug-gerli! Un popolo di banditi che vuole imposses-sarsi delle loro terre e delle ricchezze délia loro nazione.

ELSA E' falso!

INES E che ne sai tu? (Eisa gli risponde con un gesto sdegnoso. In questo momento si odono dalla strada delle grida di: « VIVA LA GUER-RA! » « EWIVA! » « VOGLIAMO LA GUER-RA! » « ABBASSO LA GUERRA! » « A MORTE IL TRADITORE! » « E' UN VENDUTO AL NEMICO! » «A MORTE!» « VIVA LA GUERRA! » Tutti corrono alla jinestra e guardano fuo-ri. La Madré e Inès rimangono al loro posto, in piedi, immobili, con un senso di tristezza dipin-to sul viso. Inès si awicina alla madré con af-fetto).

MADRE (sarcastica, mentre gli altri ritornano alla tavola) Passa la civiltà!

PADRE (irritato) Passano, si, coloro che amano la Patria!

GENERALE Là, sono i futuri eroi!

DON GIOVANNI Forse Fora dei grandi sacrificii si avvicina. Dobbiamo essere preparati.

MADRE Ahimé! Anche la religione chiama alla morte!

DON GIOVANNI (con unzione) Signora! Se la guerra viene ciô, sarà perché è nei voleri divini ed il sacerdote, come tutti gli altri buoni patrioti, saprà fare tutto il suo dovere. Dio ci comanda di difendere la Patria!

GUIDO Don Giovanni! E che comanderà Dio ai sa-cerdoti di là délia frontiera?

PADRE (cercando di dargli uno scapeUoto) Sta zitto, tu, moccioso! Ma guarda un po come parla. (Guido lo schiva, ridendo).

INES Eppure, si, anche agli altri preti, Dio non comanderà pure di difendere la loro patria?... Allora?...

DON GIOVANNI (un po confuso) I voleri di Dio sono inscrutabili! Agiremo come lui ci rivelerà di agire...

MADRE E non rivelerà la stessa cosa ai sacerdoti dei campo nemico?

GENERALE Ciô non è possibile! Dio è con co-loro che difendono il Diritto, la Civiltà, la Li-bertà délia Patria! Dio è con noi!

MADRE Allora il popolo che abita oltre frontiera non ha Dio? E' un popolo di eretici? Eppure, Don Giovanni, una domenica, ci disse che era un popolo più cristiano di noi.

DON GIOVANNI (imbarazzato) Allora... sembra-va. Tutti possiamo sbagliarci.

MADRE Non potreste sbagliarvi oggi? Perché i loro governanti ci vogliono fare la guerra, -come i nostri a loro, voi condannate tutto un popolo alla vendetta di Dio chiarnando la distruzione su di esso? Il nostro Dio, allora, non è il loro stesso Dio? Il nostro Dio serve solamente i nostri interessi?

PADRE (severo e nervoso) Anna!... Il tuo lin-guaggio è una profanazione! Come osi parlare cosî?

MADRE (con calma) Come vuoi che parli?

PADRE Tu manchi di rispetto alla religione che la santa chiesa ci ha insegnato.

MADRE (energica) Se la chiesa manca di rispetto alla verità, come puo pretendere che la si rispet-ti? Odio la menzogna, soprattutto quando vor-rebbe giustificare la preparazione dei delitto!

PADRE (coUerico) Anna!... Taci!... Misura le tue parole!

MADRE Che temi? Ami di più le belle parole menzognere piuttosto che parole veritiere?

GENERALE (con una punta di disprezzo) Ma- allora, lei, se la patria fosse attaccata, si rifiute-rebbe di difenderla?

MADRE Chi attacca? Chi difende? Ci si dice il vero? E che cosa si deve difendere? Io vengo da

una classe che non ha nulla da difendere. Non so nemmeno se ha una patria.

PADRE (indignato) Una classe che non sente i grandi ideali!

MADRE Gli convengono i vostri ideali?

PADRE (con brutalità) Conveniva a me lo spo-sarti?

MARIO (in tono di rimprovero) Babbo!...

MADRE (sempre calma, ironica) Che disgrazia la tua d'essere disceso cosl in basso per scegliere la madré dei tuoi figli.

PADRE Non me ne pentirô mai abbastanza!

DON GIOVANNI (con ipocrita umiltà) Tutte le classi sono ugualmente meritevoli agli occhi di Dio! (la madré lo squadra con un sorriso ironi-co).

PADRE (calmandosi) Si! Ed io quando sposai mia moglie volli bene dimenticare l'abisso che se-parava la mia dalla sua classe. Sdegnando i con-sigli contrari di mio padre e di quella santa di mia madré; ascoltai solamente il mio cuore. E cosi la tolsi dalla sua classe per innalzarla fino alla nostra.

MADRE (sempre ironica) Quanta generosità da parte tua, mio buon amico.

PADRE (sdegnando di rilevare le sue parole) E come fu ricompensato?

MADRE (sarcastica) Ma con la più nera ingrati-tudine!

PADRE (convinto) Si! Colla più nera ingratitudi-ne! e non poteva essere altrimenti. Quando mai si è visto che la classe dei miserabili si dimostri riconoscente verso la classe benefattrice?- Più bene gli facciamo e meno lo riconoscono, più colmiamo i poveri di cure, di attenzioni; più ci preoccupiamo per il loro benessere, e meno ci amano (indignâto) Ecco ciô che riceviamo in cambio dai poveri per tutta la nostra bontà verso loro! Più li amiamo e vogliamo fargli dei bene e più ci odiamo! (si alza e passeggia, ecci-tato).

MADRE (ironica) Ma davvero, ciô è insopporta-bile! Fate nuotare i poveri nelPabbondanza, li colmate di ogni ben di Dio ed essi nemmeno si accorgono dei benessere che gli procurano i loro benefattori (fingendosi indignata) Ah, gl'infa-mi! Come meritano dresser e puniti per la loro ingratitudine!

GENERALE (rilevando il sarcasmo) Dal di lei tono, cara signora, sembrerebbe che, invece di essere noi i benefattori dei poveri, sarebbero i. poveri i nostri benefattori.

PADRE (trovano cid comico) Ah! ah! Questa si che sarebbe carina! Ah! ah! Sarebbe la più grande scoperta délia mia vita! (alla moglie) Rispon-di! Rispondi alla domanda dei Generale! Dicci se siamo noi i benefattori dei poveri o auelli i nostri benefattori! Ah ah! (al Generale ed al

sacerdote) Meno maie che non tutto è tristezza in questa casa. Si ride pure! Ah! ah!

MADRE (fra se, tentennando la testa) Povero a-rnico! Che abisso ci sépara!

PADRE (alla moglie, giocoso) Ebbene? Non ri-spondi? Non hai, più nulla da dire? Ora che in-cominciamo a divertirci, ti fermi? (al sacerdote) L/aiuti lei, Don Giovanni, lei che ama tanto i poveri.

DON GIOVANNI (schivando la questione) Io... veramente... sul fatto di sapere... infine... biso-gnerebbe...

MADRE (tirandolo d'impaccio, pungente) La re-ligione, Don Giovanni, è meglio che non si compromette. La religione deve mantenere Fequi-librio fra ricchi e poveri.

DON GIOVANNI (un pà piccato) La religione non ha bisogno di equilibri, cara signora. La religione è la verità consacrata e per trionfare non necessità far patti col diavolo. Per il volere di Dio la religione sta al disopra di ogni cosa. Non riceve ordini: li dà. E' al disopra dei poveri ed al disopra dei ricchi, e tutti debbono pie-garsi alla sua volontà, purificare i loro cuori da-

. gli odi reciproci, perché al disopra delle loro miserie vi sta sovrano Pamore divino.

GUIDO (con una smorfia) Del quale poco ci si accorge...

PADRE (irato) Guido! Ma chi insegna a questo moccioso a deridere la religione?

MADRE (a Guido, affettuosamente) Figlio mio, non fare arrabbiare tuo padre.

ELSA (insinuante) Guido deve avere un eccellen-te istruttore!

MADRE Vero! E l'istruttore di Guido non ha bisogno di altri istruttori che grinsegnano ad allevare i propri figli.

EMILIO (accarezzando Eisa, che lo respinge) Mamma è sempre stata buona con noi e non ha mai cercato d'imporci la sua volontà.

MARIO A noi lasciô sempre liberi di seguire le nostre inclinazioni e mai ha fatto violenza ai nostri desideri.

GUIDO ( abbracciando lu madré) Ed io voglio bene alla mamma!

MADRE (commossa) Grazie, figli miei! (nascon-de una lacrima).

PADRE (un pô geloso e triste) A lei, si... ma a me...

GUIDO (siaccandosi dalle braccia délia madré e correndo ad abbracciare il padre) Anche a te, babbo, vogliamo bene.

PADRE (accarezzandolo) Lo so bene, lo so bene, figlio mio!

GENERALE (allegro) Che bella scena famigliare. Peccato che io sia scapolo.

PADRE (scherzoso) Non se ne lamenti, Generale!

L'avere famiglia è una gioia breve, ma un lun-go soffrimento. (Guido si stacca dalle sue brac-cia col broncio) Questi sono brevi raggi di sole intercalantesi in una regnante tempesta.

DON GIOVANNI E' il volere divino!

PADRE (sempre scherzoso) Almeno in questo non sono d'accordo pur'io colla divinità.

DON GIOVANNI Non si dimentichi che questa è una valle di lacrime e che noi ci siamo per sof-frire e guadagnarci la grazia divina.

PADRE (ironico) Non me ne posso dimenticare. Almeno in questo vorrei disubbidire al volere divino.

MADRE Mio marito vorrebbe far credere che la sua famiglia è un vero purgatorio per lui. Ma in verità, egli ci si trova come in paradiso!

PADRE Vorrei trovarmici. Dopo tutto sono un buon padre di famiglia (ai figli, sorridendo) Non è vero, figli miei?

GUIDO (fingendosi serio) Non c?è maie, papa! (scoppiano tutti a rider e).

PADRE (sforzandosi per non ridere) Costui è la mia disperazione! Non ho mai potuto farmi ubbidire. Non sono mai riuscito a capire che razza di testa ha.

GUIDO (giocondo) Mi son forse lamentato di quella che mi hai dato?... A me soddisfa! -

PADRE (allegro pure) Ma se non ci pongo rime-dio io, qualcuno te la sta rovinando.

MADRE (dura) Tu, amico, è meglio che non in-tervieni. Hai Fabilità di rovinare molto di quello che tocehi.

PADRE (offendendosi) Ecco come si considéra il padrone di casa. Io non ho più alcun diritto sulFeducazione dei figli (al sacerdote) Che di-ce la religione sui doveri délia moglie? Non de-ve essa ubbidire alla volontà dei marito?

DON GIOVANNI (non volendo compromettersi) Ecco... la religione... si... la religione... una vol-ta...

MADRE (al marito) Ma che gusto ci trovi a tor-turare il signor curato?

PADRE (non comprendendo) Chi, io?...

DON GIOVANNI Ma vede, signora... Io stavo per dire... dire... che...

MADRE Non dica nulla, Don Giovanni. A che serve compromettersi? La chiesa deve ben vivere, ed è più che altro délia donna che oggi vive. Se la religione predicasse ancora, come una volta, che la donna deve ubbidienza alFuomo, come potrebbe rimanere in piedi? Mutati sono i tem-pi e con essi muta la morale delle religioni. Ah! la religione sa bene adattarsi alla sua epoca! E' la sua flessibilità, la sua capacità di adattamen-to che gli permette ancora di prosperare, mal-grado che...

PADRE (interrompendola brutalmente) Ma sta zitta per carità! (il sacerdote ed il generale si sentono a disagio) Che devo mai udire in questa casa! Ed è mia moglie che parla cosi. la madré dei miei figli! Mi vuol fare impazzire!

DON GIOVANNI (battendogli sulla spolia, con finta bontà; in realtà anche lui risentito delle parole délia madré) Si calmi, si calmi, signor Ce-sare! Iddio vede tutto, comprende tutto! Egli sa-prà tener calcolo di ogni cosa!

INES (fra se) Ipocrita!

GENERALE (fra se, alzato) Ma questa donna è davvero terribile! (Silenzio imbarazzante per tutti).

EMILIO (per salvare un poco la situazione) An-diamo nel giardino, andiamo nel giardino che fa caldo qui dentro!

ELSA (sarcastica, insinuando) Si, andiamo. Re-spireremo miglior aria là fuori (Emilio ed Eisa escono dal braccio; cost pure Mario e Inès, se-guiti dal Generale, poi dal sacerdote che accompagna il padre e gli parla sommessamente. Ri-mane la Madré e Guido, il quale una volta scom-parsi gli altri, gli si avvicina).

GUIDO (dopo un istante di silenzio) Mamma! Ma allora Dio non c e?

MADRE (prendendogli il viso ed osservandolo un istante) E' da tempo che lo cerco, invano... Do-ve si annida?... Con tutte le ingiustizie, le so-praffazioni ed i delitti che allagarono sempre la terra ed ancora vi regnano, e che un suo atto di

volontà avrebbe potuto estirpare, per sempre! si vede inveee che ci dorme sopra (lo abbraccia, allontanandolo da se) Va, va, tu pure in giar-dino, che liai bisogno di aria! (gira il viso per nascondere Vemozione e finge di occuparsi a di-sporre le cose. Guido la segue un poco cogli oc-chiy silenziosoy e si avvia verso il giardino lenta-mente, dominât o da profondi pensieri).

MADRE (sola, sospira) Mio marito! Che solco ci sépara sempre più! (con decisione) Ma come posso tacere? La menzogna mi circonda dapper-tutto!

ÏNES (entra correndoy fuggendo da Mario) No! No!...

MARIO (inseguendola, ridendo) Se t'acchiappo me la pagherai, birbona!

INES (con grida di gioia) Ma non mi prenderài! , (vedendosi quasi raggiunta si awinghia al collo délia madré) Mamma! Mamma! Difendimi! Ah!... (vistasi presa si scioglie dal collo délia madré e si avvinghia a quello dei fidanzato, ba-ciandolo) Mario! Non essere cattivo con me!

MARIO (guardandolœ, estasiato) Se lo potessi!

MADRE (prendendoli entrambi per il corpoy af-fettuosa) Bene, bene, siate bravi!... Ma scusa-temi ho molto da fare in cucina (va rapida).

MARIO (rimproverando Inès, dolcemente) Ma perché mi fai tanto soffrire?

INES (maliziosa) Soffrire?... Non si direbbe.

Quanto?

MARIO (haciandola) Cattivissima! Lo so bene io quanto.

INES (sorridendo) Eppure...

MARIO Eppure?...

INES Vorrei... (stringendosi a luiy appassionata) Ma te lo meriti?

MARIO (pressandola) Ma tutto mi merito, ange-lo mio!

INES (guardandolo con passione) Tutto?... A sen-tirtelo dire, ma...

MARIO Quando non vi saranno più ma?

INES Quando?...

MARIO Io mi rodo dalla passione! Come puoi tu rimanere cosi calma?

INES Calma!... (esitante, poi decisa, stringendosi a lui) Mario!...

MARIO Inès!...

INES Se, (sinterrompe alVudire dalla via le grida di: « VIVA LA GUERA! » « VOGLIAMO LA GUERRA! » « VIVA! » « VIVA! » (Le voci si al-lontanano. Inès e Mario rimangono ammutoliti un istante. Inès riprende con ansia). Mario! E se dichiarano la guerra?

MARIO (cercando rassicurarla, ma poco convinto % lui stesso) Ma no, ma no, Inès! Non la dichia-reranno. Sarebbe un nonsenso! Sarebbe idiota!

INES (per nulla rassicurata) Ma supponi che ve-nisse!

MARIO Ma oggi non è più possibile! Oggi non si puo immaginare che i popoli ricorrano aile armi per risolvere le loro dispute. Oggi vi sono mezzi per impedirlo. Vi sono le Organizzazioni ed i Trattati Internazionali che impongono l'arbitra-to in caso di malintesi fra i vari stati; vi sono numerosissimi società per preservare la pace. E poi la guerra non fu dichiarata fuori legge dalle niaggiori potenze dei inondo?

INES (poco convinta) Infatti! Ma quante volte queste stesse potenze dichiararono che la guerra era una follia, giurando che non volevano che la pace, mentre poi non fanno che prepararsi per la guerra?

MARIO (gioioso) Ma come parli bene, piccina! Proprio come mia madré! Mi sento dawero or-goglioso di avere una donnina con sentimenti cosî elevati. Ma credo che i tuoi timori siano esagerati, perché nessun governo osera mai più provocare una guerra. Significherebbe non solo la rovina délia nazione vinta, ma anche di tutte le nazioni vittoriose coinvolte nel confltto.

INES Quante follie non hanno commesso i gover-ni? Non dimenticare, Mario, che civiltà fiorenti si sono distrutte precisamente per la loro stessa follia guerriera.

MARIO Quanto dici è vero. Altre civiltà son tra-montate, ma erano esse tanto intelligenti e pro-gredite come la nostra? Noi dobbiamo aver be-ne imparato qualche cosa dalFesperienza tragica delle generazioni passate. Dobbiamo commette-re i medesimi errori?

INES E l'umanità non li ha sempre commessi questi tragici errori?

MARIO Ma il nostro sarebbe L'ULTIMO ERRO-RE, lerrore senza riparo, la follia massima, perche coi mezzi distruttivi che oggi possediamo, un'altra guerra mondiale sarebbe la distruzione di vinti e vincitori. E chi è Fuomo di governo cosi pazzo da assumersi la mostmosa responsabi-lità di un macello mondiale?

INES Di pazzi criminali ne è ancor pieno il mon-do e l'idiozia délia nostra civiltà è che i pazzi sembrano essere coloro che guidano il destino delle nazioni. Ecco perché sono cosi inquiéta. Tutte queste agitazioni scioviniste che percorro-no le vie condurranno al disastro!

MARIO (sopra pensiero) Si, stanno giuocando col fuoco. Quesfimbecilli dovrebbero smetterla di invocare la carneficina! Ed il governo che fa? Perché non li ferma? Non è il suo dovere pro-teggere le nostre vite?

INES Poveri noi se affidiamo al governo la difesa delle nostre vite!

MARIO Che possiamo fare noi?

INES (decisa) Forse agitarci pure noi, per sal-varci dal cataclisma!

MARIO (nervoso) Ma soli, soli! Chi ci farà caso?

INES Quasi tutti amano la vita; pochi sono i bec-camorti. Ma disgraziatamente sono questi ulti-mi che ancora guidano il mondo.

MARIO Lo vedi?

INES (risoluta) Ma bisogna opporci, energica-mente. Bisogna ammonire le anime timorose od indiffèrent i dei pericolo mortale che ci minac-cia!

MARIO (esitante) Ma ci derideranno!

INES Gli scimuniti, si! Ma noi non parleremo a quelli. Il pericolo è troppo imminente per per-dere il tempo a parlare ai sordi, ai ciechi, ai cervelli chiusi. Verrai in strada a protestare?

MARIO (ancora esitante) Si... ma... (si ferma ad ammirare Inès con ammirazione. Stringendola a se) Inès! I tuoi argomenti sono irresistibili! Sara davvero necessario che facciamo qualche co-sa. Si! Verrô!

INES Andremo!

MARIO (sorridendole) Ebbene usciremo in strada tutfe due ad opporci alla follia délia guerra, per rivendicare il diritto a non essere coinvolti contro la nostra volontà in un macello che puo essere utile a pochi e disastroso ai più.

INES (con entusiasmo, prendendolo per il brac-cio) Si, si, Mario! Andiamo!

MARIO (sorpreso ed indeciso) Ora?...

INES E quando?

MARIO Non cosi subito, Inès... Riflettiamoci be-ne, se vogliamo che la nostra azione sia più efficace. Incominceremo domani.

ÏNES (scontenta) Domani!... Domani potrebbe essere troppo tardi!

MARIO (convinto) Ma no, no! Un giorno più o un giorno meno (sorridendogli) Il pericolo è grave, ma la guerra non scoppierà oggi.

INES (poco soddisfatta) Rimandare, rimandare sempre a domani!

MARIO (con malizia, fissandola) E tu non ri-mandi sempre a... domani?

INES (sorridendo, avendo compreso) Ma quella è altra cosa.

MARIO Ah, quella non è la guerra, pure?

INES (abbracciandolo) Ma di altro genere!

MARIO (appassionato) Ma perche rifiuti sem-pre?

INES (sorridendo, staccandosi da lui) Rifiuto?... Ma io non rifiuto! E' che non sai pretendere! Ah! ah! (fugge in giro alla tavola).

MARIO Ah, si?... Adesso poi (Vinsegue; Inès fugge nel giardino).

PADRE (entra, agitato, borbotiando fra se) Non è nemmeno qui. Ma questa situazione è diven-tata insopportabile! Se vi deve essere la guerra fra noi due che sia dichiarata! (al notare che Emilio ed Eisa stanno per entrare provenienti dal giardino, esce precipitosamente dal lato op-posto).

EMILIO (notando la fuga dei padre) Sembra che il babbo non 'si sia ancora calmato. Non l'ho mai visto agitato come oggi.

ELSA (di malumore) E con ragione, dopo ciô che è accaduto con tua madré.

EMILIO (con dolcezza) La mamma è un angelo!

ELSA (brusca) Non vedo in che.

EMILIO E' che tu, Eisa, non liai mai cercato di conoscerla bene.

ELSA (alzando le spolie) E' il tuo dovere di di-fenderla. Sei suo figlio.

EMILIO (addolorato) Ma che t'ha fatto la mamma? Essa è pur buona anche con te.

ELSA (con indifferenza) Lo deve essere. Debbo sposare suo figlio (si sono seduti e voltano le spalle alla porta délia cucina. La madré entra non notata ed all'udire le loro ultime parole si ferma confusa).

EMILIO (sempre più addolorato) Ma Eisa, perche non l'ami?

ELSA (con violenza) Amarla?... No! Perché na-sconderlo? Non l'amo, no! Mi sento umiliata difronte a lei! Essa mi disprezza!

EMILIO (con dolcezza e con dolore) Ma è un nonsenso! Essa ti vuol bene, come a me, come a Inès.

ELSA (irata) Inès? Quella si che Pama! Non me! E' la sua beniamina!

EMILIO Ma ragiona! Mamma vi ama tutt'e due ugualmente.

ELSA Non è vero! Non mi puô vedere! Fa di tutto per umiliarmi, per farmi sentire quanto prefe-risce Inès a me! (violenta) Non la posso più sopportare! Non la posso più sopportare! (la madré asciuga delle lacrime mentre fa un passo verso la cucina come per fuggire. Si ferma sul-la soglia premendosi il cuore).

EMILIO (al colmo délia pena) Ma Eisa! Come puoi (la madré, asciugate le lacrime, tossisce, fingendo di entrare allora. Emilio s'interrompe, confuso. Eisa si alza imbarazzata. Ammutolisco-scono). .

MADRE (fingendosi sorpresa di vederli) Oh! figli miei... Voi qui?... Forse è meglio chiudere la porta perche il fresco délia sera potrebbe, (sin-terrompe notando il silenzio dei due giovani, che, imbarazzati, evitano di guardarla. La madré fa passo verso la cucina, poi si ferma a guar-darli, indecisa. Alfine s'awicina a Eisa, la bacia sulla fronte e faticosamente, premendosi il petto va verso la porta. Sparisce. I due giovani riman-gono allibiti).

ELSA (scoppiando a piangere) Ha udito! Ha udi-to! E cosi che si vendica di me!

EMILIO Ma vedi che non comprendi? Come in-terpreti maie i sentimenti délia mamma verso te. Ti vuol bene e tu credi che ti vuole far soffrire.

Ma via... non piangere più... asciuga queste la-crime ( cerca di asciugargli gli occhi col fazzolet-to, ma Eisa lo respinge e si stacca da lui. Emilio la osserva un istante, serio, poi si siede scorag-giatOy prendendosi la testa fra le mani. Eisa si mette a camminare su e giùy eccitata, guardan-dolo varie volte di sottocchi, ma attendendo che parli lui. Al fine Emilio si alza e la ferma. Si scru-tano un istante, Emilio serio, Eisa piuttosto spa-valda).

EMILIO Perche sei cosi fredda con me? (breve pausa, Eisa non risponde) Perché prendi sempre con indifferenza i miei baci? (silenzio sempre di Eisa. Risoluto, prendendola per le spalle) Non m'ami più?

ELSA (con poca passione) T'amo ancora!

EMILIO (scrutandola) Non è vero!

ELSA (come sopra) T'amo ancora!

EMILIO (accalorandosi) E perché allora, mi trat-ti sempre come un estraneo? Perché mai un bacio ottengo da te?

ELSA (scrollando le spalle) Non lo so.

EMILIO Non lo sai?

ELSA Non lo so.

EMILIO (ghignando) Ah! non lo sai!

ELSA (con calma) Ti amo e non riesco a vincere la freddezza che sento verso di te. Ti amo ma quando voglio baciarti non ci riesco; qualcosa sembra m'immobilizzi. Non so che cosfè.

EMILIO Eppure mi baciavi, prima.

ELSA Ma non lo sentivo. Ora, a volte, ne ho vo-glia, ma non lo posso fare! Qualcosa nella mia natura pare si diverta a mettermi sempre in con-traddizione con me stessa. Ti desidero, e non riesco a baciarti! (si siede scoraggiata).

EMILIO (sedendoglisi al lato, amoroso) Perché non provarlo?

ELSA (respingendolo) No, No!

EMILIO (con colore) Ma io ti amo, Eisa! Ti vo-glio baciare!

ELSA (cedendo sotto la passione di Emilio, debol-mente) No! No! (Emilio lo bacia, frenetico) Emilio! Emilio! Basta!

EMILIO Ancora! Ancora! Baciami! Eisa, vint a, lo bacia. Emilio al colmo délia gioia) Cosi! Cosi! Ancora! An (s'interrompe e rimangono ammuto-liti aWudire dalla via le grida di: «VIVA LA GUERRA! » « VIVA LA GUERRA! » « VIVA! » Emilio, preso da subitaneo furore, si stacco da Eisa e corre alla finestra gridando fuori e ten-tendo i pugni minaccioso) Ah! canaglie! La vo-lete finire di volere il macello? (dalla via gli rispondono gli urli délia folla: « ABBASSO! » «A MORTE!» «SPIA!» «A MORTE LA SPIA! ». Delle pietre entrano dalla finestra. E-milio fa appena in tempo a scansarle. Fur ente) Ah! vili! Perché son mille contro uno! (Vorrebbe prendere qualche cosa e lanciarlo nella via, ma le grida di « VIVA LA GUERRA! » « A MORTE LA SPIA! » si allontanano. Rimane a guar-dar fuori dalla finestra, eccitatissimo. Eisa è ri-masta muta, guardandolo fisso. Egli, calmaiosi un po, ritorna verso Eisa, ma trova costei tutta trasformata in viso).

ELSA (alzandosi e scrutandolo, con voce dura) Perche, canaglie?

EMILIO (sconcertato, quasi umile) Ma Eisa!

ELSA (come prima) Dimmi perché son canaglie.

EMILIO (sempre più confuso) Ma io... volevo...

ELSA (con forza) Essi non son vili! non temono la morte! I vili sono coloro che tremano! (fa un gesto di dùsprezzo verso Emilio).

EMILIO (supplicante) Ma Eisa... ascoltami... la-sciami spiegare...

ELSA (brutalmente) Ti amo, ma non ti stimo! Si, ti disprezzo! Sei vile, vile! Terni la guerra! Terni di morire! Terni di morire! Ah! ah! Terne di morire!

EMILIO (afferrandola e scrutandola — violento — lento) Odimi bene! Non temo di morire! Io, no! Ma canaglie essi sono! Intendi? E vili! Domani, se la guerra venisse dichiarata, la maggior parte di quelli che più sbraitano per essa s'im-boscheranno in luoghi sicuri perché son figli di papà e manderanno gli altri a farsi sbudellare! Ecco perché son canaglie! E son questi vigliac-chi che chiamano spie coloro che smascherano

la loro îrode patriottica e mettono in luce la loro viltà. Sono canaglie, intendi?

ELSA ( dominât a dalla sua violenza, tentando scio-gliersi) Emilio! Emilio! Lasciami! Mi fai maie!

EMILIO (abbracciandola forte) Sta qui! Nelle mie braccia! Non fuggire da me!

ELSA ( non sforzandosi più per scio gliersi) Emilio! Emilio!

EMILIO (con passione crescente) Tu non mi di-sprezzi!

ELSA ( fie vole) Emilio!

EMILIO Tu m'ami! Tu m"ami! (baciandola fre-neticamente) Il tuo viso! La tua bocca!

ELSA (abbandonandosi a lui interamente) Ah! Emilio! (gli cinge il collo, baciaiulolo. Indi stret-ti savviano verso il giardino. La sala rimane un attimo deserta. Entrano simultaneamente il Fa-dre e la Madré da due loti differenti).

MADRE Ah! sei tu?

PADRE (duro) Sono io!

MADRE (calma) Siediti!

PADRE Voglio parlarti!

MADRE (fingendo di non notare Veccitazione sua) Parla pure.

PADRE (sogghignando) Ah! Ora non mancava più che questo. Anche eretica!

MADRE (calma sempre) Anche, se cosi ti pare! (finge di essere affacendatay pulendo).

PADRE Andiamo di maie in peggio.

MADRE (ironica) Perché non di bene in meglio, caro?

PADRE (aumentando di violenza) non hai più rispetto di nulla e di nessuno.

MADRE Ne vale la pena?

PADRE Ne vale la pena?... Ma stai impazzendo?

MADRE (quasi lirica) La luce si va facendo ogni giorno più strada nella mia mente! Una visione nuova delle cose e degli uomini appare al mio spirito. Per molto tempo fui ben cieca, credendo che vivevo in un mondo dove regnava la verità.

PADRE E non lo è più perché a te fa piacere di dichiararlo?

MADRE (con tristezza) Non lo è più ai miei oc-chi perché ho visto la maschera sotto la quale si nasconde la frode. Che commedia! Che comme-dia!

PADRE Per te che non ci credi più.

MADRE Per me che ora ci vedo!

PADRE E pretendi di essere la sola che non sei cieca? Che tu sola hai il potere di scoprire la verità?

MADRE Non vorrei essere la sola, no! Sarebbe troppo triste se cosi fosse! Ma fino ad ora mi sono occupata interamente délia cura dei miei figli, e ignoro se altre madri hanno aperto gli oc-chi e pensano come me.

PADRE (sarcastico) Perché non scendi nel-le vie a predicare le nuove verità scoperte? La

nostra famiglia non deve essere la sola a bénéficiante.

MADRE Incomincio bene a credere che il silenzio è -delitto, mentre le nostre e le esistenze dei no-stri figli sono minacciate. Bsiognerà bene che un giorno mi décida ad agire. Troppe menzogne, troppe follie e delitti sono andati impuniti!

PADRE Ah, fortunatamente il mondo cammina anche senza altri redentori!

MADRE Cammina? Di piuttosto che zoppica, e ciô è dovuto, forse, al fatto che i redentori che il mondo ha avuti fino ad ora gli han servito po-chissimo. Senza guarire i vecchi mali ve ne ag-giunsero altri numerosi. Agli odî antichi accu-mularono altri odî nuovi; non distrussero le vecchie menzogne e ne crearono altre, forse mal-grado la loro buona intenzione. Perche fallirono? (mordace) Forse perché furono in maggioran-za uomini (séria) Il mondo, ora, ha bisogno di madri che non permettano Tassassinio insensato dei loro figli: che le madri impediscano su tutta la terra Fuccisione dei loro figli, e Fumanità sarà salva!

PADRE Sogni! Follie! Di matti ne fu e ne è ancor piena la terra! Ognuno ha un proprio sistema per salvare il mondo, il loro spéciale amore, ma questi non hanno guarito i suoi mali. L'hai det-to tu stessa.

MADRE Vero! Tristemente vero, amico mio! Ma era questo amore delle madri per tutti i figli délia terra? Non erano questi, forse, null'altro ehe le sementi di nuovi odî celati sotto il manto di un falso amore; amore di lupi verso le loro vittime?

PADRE (scoraggiato) Se cosi ti conviene dipin-gere le cose.

MADRE ( appassionandosi) Non deve essere Ta-more, per gli uomini, un concetto universale? Non deve essere applicabile a tutti con uguale diritto ed uguale giustizia senza distinzione di razza e di classi?

PADRE Preso come ideale, si; ma nella vita reale non è possibile. NelPuguale misura che vi sono razze inferiori e razze superiori, vi sono pure classi superiori e classi inferiori. Fu sempre cosi, è fatale che sia cosi; è volere divino che cosi sia Non dobbiamo che piegarci al nostro desti-no!

MADRE (ironica) E' comodo piegarsi al destino quando si appartiene alla razza o classe che ne è favorita. Ma sarà ugualmente comodo alla classe o razza che ne sopporta Pingiustizia?

PADRE (indignandosi) L'ingiustizia? Ma puo essere ingiusta la volontà divina? O adesso pre-tendi insegnare il bene ed il maie anche a Dio?

MADRE II bene... il maie... la volontà divina... Dio... Che relazione c'è fra di loro? Si puo concepire l'esistenza di un essere tutto possente e nello stesso tempo îesistenza dei maie? O che ci sta a fare, allora, questo onnipossente? Rimane indifférente al maie? Si diverte? E' impotente a distruggerlo? Domande che mi ri-volgo da un pô senza sapervi rispondere. E mentre Dio non si muove e non da alcun segno di vita, gli uomini continuano a scannarsi ed a preparare altri flagelli! PADRE E' inaudito! E' inaudito ciô che dici! (vio-lento) Ma allora vorresti pure negare che esiste un Dio?

MADRE (con calma) Non sono più sicura che esista, come lo ero una volta. Troppe cose mi fanno dubitare di lui. E se esistesse sarebbe ancora peggio, perche allora non potrei più avere v un'opinione elevata délia sua essenza. PADRE (camminandoy agitando le braccîa) Ma questo è enorme! Ed è dalla madré dei miei figli che devo udire simili enormità, cotali ere-sie! (andando verso di lei, minaccioso) Taci! Taci, disgraziata! Non perderti totalmente! MADRE (senza far caso al suo tono minaccioso) Taccero! Rinuncio a farti comprendere la verità come io vedo. La tua cecità non offre spe-ranza di guarigione. Ad altri dedicherô le mie cure.

PADRE Che intendi dire? (silenzio délia madré. Sempre più violento) Non toccare i figli, sai? Non tentare di corrompere anche i miei figlil

MADRE (energica) Sono anche i miei! Ho un uguale diritto su di essi! Li farô partecipi dei miei dubbi. Essi mi comprenderanno. Dalla loro madré hanno il diritto delPintera verità. .

PADRE Tu non oserai far ciô!

MADRE Non sarô vile!

*PADRE Tu non oserai parlargli delle tue follie!

MADRE Non sarô vile! Parlerô!

PADRE Tu non parlerai! Tu non parlerai! Tu hai perduto il senno! Non hai il diritto di distrug-gere tutto ciô che credono, di distruggere la loro bella fede! (intenerendosi) Perche tormen-tarli dei tuoi stessi dubbi? Credi proprio che io non so delle teinpeste che agitano la tua mente? Hai bisogno di fare delle nuove vittime?

MADRE (con passione) Per degli anni, nella il-lusione di essere un modello di virtù, gli ho insegnato le stesse bugie che erano parte délia mia vita e son parte délia vita di quasi tutti. Ad essi debbo bene una riparazione, ora che ho scoperto il maie che gli ho fatto. Gliela devo prima che essi stessi scoprano la verità e mi ac-cusano di avergliela celata. Non sono nè vile nè infingarda! Tu ben lo sai. E credo bene che ciô sia la base délia nostra tragedia! Ma è mio dovere parlare! Parlerô! Prima che la verità ar-rivi loro troppo tardi per essergli utile.

PADRE (disperato) Ma per te, allora, non vi è più nulla di sacro?

MADRE Solamente la sincerità o stata sempre sacra per me.

PADRE Ma allora son false le istituzioni? False le credenze? Falsi i diritti ed i doveri consacra-ti nelle leggi e nelle religioni? Ed il Dio che tutti adoriamo è falso pur esso? (la madré lo os-serva in silenzio con un sentimento di pietà. Eccitatissimo) Ma allora tutto si sfascia! Tutto cade in rovina su di noi! Più nulla, più nulla rimane in piedi di speranze, di diritti e verità consacrate! La fede muore! Iddio muore! La patria è distruta! Che rimarrà ancora aU'uomo per sorreggerlo, per salvarlo? (come a se stes-so) Non puô essere! Non puô essere! Non biso-gna che la follia s'impossessi di noi! (fugge verso il giardino al colmo délia disperazione).

MADRE (tentennando il capo intenerita) Pove-ro amico! Non comprende! Ed è un cosi buon uomo! (sospira, s'affacenda. entrano Mario e Inès).

MARIO Mamma! Che ha il babbo che è arrivato in giardino tutto sconvolto?

MADRE (sorridendo) Ma nulla di grave, figlio mio. Due vecchi amici e due fedi che hanno percorso un lungo cammino insieme che si se-parano un pô, bruscamente. E' tua madré che ha dato qualche dispiacere, non il primo, non Fultimo, a tuo padre.

MARIO Tu, mamma?

MADRE Io stessa, figlio mio.

MARIO Tu cosi buona?

MADRE (con tristezza nella voce) Vi sono cir-costanze in cui malgrado la pena che si prçva, non si puô evitare di dare dei dispiaceri anche ai propri cari. Vi sono dei doveri morali verso sè stessi e verso gli altri che c'impongono di di-struggere certe illusioni, facendo sanguinare i sentiment! dei nostri cari ed i nostri stessi. Ve-di, figlio, e una crisi di coscienza fra me e tuo padre. Siamo arrivati ad un taie contrasto di sentiment! che forse i nostri cammini dovran-no separarsi.

MARIO (sorpreso) Ma...

MADRE (prevenendolo) Noi non crediamo più le medesime cose. Le sue verità son divenute menzogne per me! Le (s'interrompe, come col-pita dalla folgore all'udire dalla strada le grida di:« EDIZIONE STRAORDINARIA! EDIZIO-NE STRAORDINARIA! LA GUERRA DI-CHIARATA! EDIZIONE STRAORDINARIA! EDIZIONE STRAORDINARIA! LA GUERRA DICHIARATA!» Le grida si allontanano. La Madré corre alla finestra. Con un grido ango-sciato) Ah!!! E' mai possibile, è mai possibile simile mostruosità? (guarda inebetita Mario e Inèsy i quali a loro volta sono rimasti esterrefatti.. Presa da furore) Ma dov'è, dunque, Dio? (tutti entrano correndo dal giardino, eccitatissimi, e

s'affacciano alla finestra. Le grida si odono di nuovo in lontananza: « EDIZIONE STRAOR-DINARIA! EDIZIONE STRAORDINARIA! LA GUERRA DICHIARATA! LA GUERRA DICHIARATAÎ ».

GENERALE (guardando la sciabola con gioia) Vecchia! Alfine! Era già da troppo tempo che stavi in vergognoso riposo! (baciandola) Fa il tuo doverè! La tua festa incomincia!

DON GIOVANNI (con fervore) Iddio è con voi, generale!

MADRE (investendolo con violenza) Allora Dio è con coloro che si preparano ad uccidere? E' Dio di odio e di morte? (prendendosi la testa, disperata) Quale insensatezza! Che tradimento! Che delitto orrendo! Che follia! Che follia!

PADRE (al prete ed al generale, gesticolando) Non le facciamo caso! E' fuori di senno! (con fierezza) Non dubitino che la mia famiglia fa-rà il suo dovere per la grandezza délia patria e la gloria di Dio! (il generale, Don Giovanni ed il padre partono entusiasti, il padre trascinan-dosi con se Guido che non vorrebbe seguirlo).

ELSA (con sarcasmo, ad Emilio che non si muo-ve) Che fai? Tremi? (dandogli un bacio) Vie-ni! Non essere vile! (lo trascina con se. Emilio, come se la dichiarazione di guerra significasse per lui una condanna a morte, prima di uscire getta uno sguardo triste alla madré. Dalla via

arriva di nuovo il grido <ii.«EDIZIONE STRAORDINARIA! EDIZIONE STRAORDINARIA! LA GUERRA! LA GUERRA DICHIA-RATA! » Le due donne si guardano mute, poi si abbracciano, piangendo).

(Coin lentamente il sipario).

ATTO SECONDO

( La scena sarà la medesima dei primo atto, ma avrà Vaspetto più triste. La sala sarà tenuta in una semi oscurità. In una poU trôna sia seduto Emilio, dormendo. La guerra lo ha reso déco e si notano sul suo viso deformato i segni lasciati da uno scoppio. Ha una larga ferita sulla mascella che gli fa con-torcere la bocca: suscita più orrore che compassione. Ha pure una gamba stecchita. Un bastone gli è vicino. Il suo sonno è agitato. La madré sta ordinando le cose ed un paio di volte s'interrompe per andare alla fmestra e guardare fuori in strada come se attendesse qucdcuno, osservando poi il figlio e scuo-tendo la testa. Apparirà molto più invecchiata. Alfme accende una candela, si siede e nasconde il viso fra le mani. Piange in silenzio. £' Vimbrunire. Il figlio si sveglia. Fa per alzarsi col-Vaiuto dei bastone, ma le sofferenze lo fanno ricadere sulla poltrona con un lamento. La mamma accorre premurosa e syin-ginocchia davanti a lui).

EMILIO Mamma! Che ora è?

MADRE (con tenerezza) Non lo so, figlio mio. Vuoi che guardi?

EMILIO Non importa. Devo aver dormito molto. Vi è ancora il sole?

MADRE No. E' caduta la sera.

EMILIO (dolorosamente) Ah, non veder più nulla! Come è orribile!

MADRE (dolcemente) Sta tranquillo! Non torturait i ancora di più.

EMILIO (accarezzandola) Se tu sapessi come sof-fro, mamma! (indicando il cervello) Ho una tortura qui, qui dentro... Non è ancora venuta Eisa?

MADRE (con pena) Non ancora.

EMILIO (eccitandosi) Ma perché tarda tanto? AlFospedale è venuta solamente due volte e da quando sono a casa non è ancora venuta.

MADRE (dicendogli una bugia per consolarlo) Devi scusarla, fïglio mio, è tanto occupa ta.

EMILIO Occupa ta! Occupata! E mi abbandona? Ah, (la madré non sa che rispondere. Emilio, dopo una pausa, prendendogli, una mono) Mamma! Ha detto che mi ama ancora?

MADRE (mentendo) Più di prima, figlio mio! Più di prima!

EMILIO (facendo gesti negativi) No, no! Più di prima, no!

MADRE Cosi ha detto.

EMILIO (violento) Mentisce! Essa non mi ama più, ma non lo vuol dire. Vuol mostrare che ha compassione di me! (furioso) Ah! ma io non voglio la sua pietà! Non la voglio! Se non mi ama più è finita! Si, finita! Che rimanga lonta-no! La odio! La od... (Inès entra, al rumore che fa, Emilio s'interrompe e si rigira verso di lei preso da subitanea emozione) E' lei, è lei, mamma? E' Eisa?

MADRE (frenando a stento le lacrime) No, fi-glio, è Inès.

EMILIO (accasciandosi) Ah!!! (rimane ammuto-lito).

INES (avvicinandosi allHnvalido) Sono io, Emilio.

EMILIO (prendendogli una mano e baciando-gliela) Tu sei buona, Inès! Tu sei buona! (pian-ge. Dopo un momento di silenzio) Se Eisa fosse buona come te (lascia la mnao di Inès e si preme la testa. Poi dolorosamente) Eisa! Perché non vieni? Sei l'unica mia speranza, l'unica gioia che mi resta ancora! (si picchia ripetuta-mente la testa col pugno) Ah, come soffro!

MADRE (inginocchiandoglisi vicina, piangendo) Emilio! Per carità, non tormentarti cosi!

EMILIO (attirandola a sè) Vieni, mamma, tu mi ami! Tu hai sofferto molto per me, per noi tutti. Tu mi ami dawero! (posa il capo sulla sua spolia come un bambino, piange silen-ziosamente. Sciogliendo la madré e cercando Inès colla mano) Vieni, qui, Inès, tu pure. Mi sento cosi bene vicino a voi due (dopo un momento di riflessione) Voi volete che vi racconti come è stato ucciso Mario, newero? Fatevi for-za, tanto a più nulla serve il pianto (eccitando-si) L'hanno ucciso! Si, l'hanno fatto trucidare! calmandosi) Troppo tardi, ormai. Troppo tardi per lui. Troppo tardi per me, troppo tardi per noi tutti (lento) L'hanno fatto uccidere... mo-riro presto anch'io.

MADRE (con terrore) No, 110, tu non morirai!

EMILIO (con tristezza) Morirô anchïo, mamma, ma non piangere più. Tanto ormai a che servo? Vivendo soffrirô, io, soffrirai tu, soffri-ranno tutti attorno a me. Io non posso far più che pietà! Non posso causare altro che pianto! Perche vivere, allora? (la madré scoppia in singkiozzi) Qui, qui, sii brava, mamma. Io starô meglio fra i morti che fra i vivi!... (come a se stesso) Vivo?... Ah! ma io non sono più che una rovina! Un albero tutto tronco! Non sono più che un cadavere ambulante, che solo attende Tora di essere seppellito! (con un riso sar-castico) Ah, vivo! Che buffonata! Che scherzo da istrioni l'avermi fatto vivere fino adesso, forse per soddisfare la vanità di qualche chirur-go che voleva dimostrare i prodigi dei suo scal-pello (con odio) Vivo per la vanità altrui!

MADRE Figlio mio, figlio mio!

EMILIO (feroce) I miserabili! Le canaglie! Non gli basta trastullarsi coi vivi, vogliono pure di-vertirsi coi moribondi! Falciamo le membra, contorcono le mascelle, fanno la notte negli oc-chi, triturano i crani e poi danno ordine di man-tenere ancora un soffio di vita nel soldato fal-ciato per mostrare la bontà délia patria e le meraviglie delPuomo-scienza (con furore) Ma-ledetti! Chi punirà i mostri? (piange dalVim-potenza).

INES (con bontà) Calmati, calmati, Emilio!

EMILIO (dopo breve pausa, un po calmato) Bisogna bene. Siamo soli! Soli! Siamo impotenti a fargli scontare i loro delitti. Gli uomini belano mentre li conducono al macello per essere sgoz-zati, ma nessuno osa rifiutarsi di seguire i pa-stori, nessuno osa ribellarsi contro di loro. E' la paura, la maledetta paura délia morte che li spinge a farsi scannare con tanta docilità! (pausa breve) La guerra! Ecco il mostro al quale gli uomini non osano resistere, non osano distrug-gere mentre li va divorando! Prima uccidevano solamente la gioventu sui campi di battaglia, ora uccidono pure donne, vecchi e bambini, o-vunque. E quanti mezzi nuovi il genio dell'uo-mo ha saputo inventare per meglio autodistrug-gersi. L'uomo! Che bestia meravigliosa e idiota! Chi mai si salverà dalla sua follia? (rimane e-saurito dallo sforzo. Dopo un istante, con dolcezza) Ma come vi torturo mamma. Inès, non lasciandovi dimenticare un sol momento il fla-gello che ci awolge dappertutto.

MADRE E' precisamente perché si dimentica, la grande tragedia dell'uomo.

INES L'oblio. si, ecco la grande colpa! Gli uomini dimenticano troppo faeilmente i passati errori e di passati orrori che essi stessi ereano. E ciô che è mostruoso oggi, col passare dei tempo, di-viene perfin glorioso!

MADRE Quest'idiozia non puô durare in eterno! L'uomo dovrà imparare ad evitare i suoi tragici errori.

INES (triste) Purchè non sia troppo tardi.

EMILIO Si, troppo tardi sarà, troppo tardi im-parerà, quando tutto sarà rovina, quando la morte avrà falciato tutti! (il padre entra ma esita ad avvicinarsi. Uinvalido si accorge che qualcuno è entrato. Subitamente eccitato) Chi è? Chi è? E' Eisa?

MADRE No, è il babbo.

EMILIO (colterico) Che non s'awicini a me! Che non mi tocchi! Non lo voglio VEDERE! La sua vicinanza mi fa maie! (U padre esce curvo dal dolore. Dopo breve pausa) E uscito?

MADRE Si, figlio mio.

EMILIO (con pena) Ah, non vorrei sentire que-st'odio verso di lui, ma è più forte di me. Riten-go mio padre più di tutti responsabile per la morte di mio fratello. Fu lui che lo mando in guerra con entusiasmo idiota, come se lo avesse mandato ad un'escursione di piacere e come se avesse il diritto di sacrificare la vita dei suoi figli per le sue follie patriottiche. La sua pre-senza mi rende Panimo amaro, mi fa crudele e vorrei gridargli in faccia: Sei tu che hai ucciso tuo figlio! (raddolcendosi) No, no, non vorrei odiarlo cosi! Egli non è cattivo. Egli non è il primo responsabile delPuccisione di mio fratel-lo, perché lui pure è vittima delle menzogne che ci affogano tutti. (duro) Ma questa bontà sua ridarà la vita ai morti? (dopo breve pausay come sognando) Mio fratello! Che bella vita! Come Padoravo, Mario! Fin da bambini fummo sempre cosi vicini Puno alPaltro. Quante biricchina-te facevamo insieme. Come quella volta che ru-bainmo Puva dalPorto di Don Giovanni, e lui, quando ci sorprese, e che correndo non riusciva ad acchiapparci, furioso giurô sulPanima di tutti i santi e di tutti i diavoli, e dietro a Mario lanciô il Iibro dei vangeli. Che scorpacciata facemmo quel giorno colPuva dei curato. Ah! ah! Tu mamma non Phai mai saputo

MADRE (ridendo pure) Lo seppi, si, perché Don Giovanni, si lagnô con me e voleva che vi casti-gassi; ma io mi rifiutai di farlo, dicendogli che per un vicario di Dio il danno non era poi tanto grave, giacchè se non gli rimaneva più l'uva, gli rimaneva sempre la bontà divina per ricom-pensarlo (ridono tutti).

INES Ma la ricompensa la voleva poi più tardi da me quando seppe che mi ero fiidanzata con Mario e mi sussurrô un giorno, durante la con-fessione, di andarlo a trovare in sagrestia... sola... per... felicitarmi! Ah! ah!

EMILIO Ah, questa poi è bellina! E Mario che disse?

INES Voleva andare lui in sagrestia, a bastonarlo. Ah! ah!

EMILIO E quel birbante era ben capace di farlo! (ride. E' interrotto da un attacco di tosse che gli fa comprimere il petto lamentandosi) Ah! Il mio petto! Maledizione! Con questi polmoni am-maccati non si puô più nemmeno ridere con gu-sto. Il fango e il freddo delle trincee me li ha rovinati! E' finita per me!

MADRE (consolandolo) Ma no, Emilio, tu guari-rai! Vedrai! La medicina oggi fa miracoli!

EMILIO (sfiduciato) Vane speranze, mamma. Anche la scienza è impotente a riparare una rovina come me. Ah! mi hanno ben conciato, i vigliacchi! Mi hanno demolito! Ormai è la fine per me! Nulla più mi puô salvare!

MADRE Non essere cosi pessimista, figlio mio.

INES (esitante) Ma, e Mario?

EMILIO (attirandola a se) Povero Mario! Sta qui vicino, Inès, lascia che ti racconti. Ma sii forte! Ne avrai bisogno (la madré si avvicina pure) Ed anche tu, mamma, non piangere, poichè biso-gna bene che mi décida, alfine, a raccontarvi come mon. Durante questi pochi giorni, dacchè sono a casa ho esitato a parlarvene per evitarvi l'angoscia che io stesso soffrii quando îu trucida-to. Ma ora debbo farlo perché questa piccola fïamma che mi tiene ancora vivo puo spegnersl ad ogni momento, ed allora, il silenzio!

MADRE Taci, taci, Emilio! Non menzionare la morte!

EMILIO Non è la morte che mi fa paura, mamma. E* t essere già come morto, che mi ossessiona... Ma ascoltate. Io e Mario eravamo in compagnie diverse ma nella medesima trincea. Noi eravamo in comunicazione continua e sovente ci riu-nivamo nella medesima buca per parlare al ri-paro dei proiettili. Era una grande consolazione per noi l'essere vicini in quell'infemo... Inès, quanto ti adorava, Mario! Egli non faceva che parlare délia tua bontà, dei tuo carattere diritto e sincero, come quello délia mamma. Com'era folle di te! E come malediva i responsabili di quella carneficina insensata! (Inès scoppia in singhiozzi) Si, si, Inès, piangi poichè non ci rimangono che le lacrime per consolarci.

INES Ma egli non pensô a fuggire da quella vita d'orrore?

EMILIO (con tristezza) Lo penso. Anzi lo pen-sammo insieme, ma una vola là, in quello scan-natoio, non vi si esce che morti o sconquassati in una barella. (con ira) Ci facevano buona guardia,i cani, mentre eravamo là in trincea, cir-condati da tutti quei cadaveri che si putreface-vano al sole davanti ai nostri occhi, perche, a causa delle pallottole che fischiavano continua-mente, ci era impossibile ritirarli per seppellirli. Che fetoreî Che pestilenza di carogne!

MADRE (nascondendosi il viso) Oh! Che orrore!

INES (invocando vendetta) E nessuno punirà i responsabili di simili misfatti? Nessuno?

MADRE Nessuno vuole essere il responsabile di-retto di aver scatenato questo macello. Tutti si dichiarano innocenti, i miserabili! Ministri, re, presidenti, generali, giornalisti, banchieri, capi-tani d'industria; ognuno si dichiara innocente, i grandissimi ipocriti, le grandissime canaglie!

EMILIO Gli è facile nascondere la loro responsabilité perche il popolo è ancora cieco e non sa scoprire i fili délia trama. E cosi prende per be-nefattori coloro che lo sacrifîcano alla più mo-struosa delle deità: la guerra! Pur io e Mario malgrado i sani avvertimenti che tu ci davi, mamma, ci lasciammo brevemente prendere dalla follia collet ti va di credere ad unâ guerra giu-sta e sacra, una guerra per la libertà e la giusti-zia. Maledetta la stampa, questa prostituta che offusca le menti anche le più lucide! Ma questa nostra sbornia guerraiuola spari subito u-na volta che, arrivati al fronte, vedemmo coi nostri occhi il carnaio che si faceva di tante vite u-mane. Ma ahimè! lo vedemmo troppo tardi per sottrarcivi. Eravamo ormai prigionieri di quella macchina infernale! O uccidere o essere uccisi! (dopo breve pausa) Laggiù nel fango, tra il frastuono dei cannoni ed i miasmi dei sudiciu-me e dei cadaveri, quanto ci ricordavamo di- voi cosi buone! (si sente il rumore di un aeroplano che si awicina e li fa rimanere test).

INES Un aeroplano! (si ode lu sirena d'allarme) E' dei nemico! (si ode il fragore di una bomba seguito da altri).

MADRE Non vi è abbastanza sventura al fronte fra i combattenti; bisogna portare pure la morte fra le popolazioni inermi.

INES Siamo ormai tanto abituate a queste visite, che non vale nemmeno più la pena di sapere quanti sono i morti. Perche scomodarci? Ad o-gni momento potremmo essere noi i cadaveri (il rumore dellyaeroplano si allontana).

EMILIO (che era rimasto sopra pensiero) Era cosi terrorizzante al fronte; ogni momento, ad ogni istante delle ventiquattro ore! Bombe, can-nonate, pallottole da fucile e da mitragliatrici, granate, mine, a migliaia, a milioni! Che tortura continua! Mai un secondo in cui si fosse sicuri di essere ancora vivi il secondo appresso. Era da impazzire! (pausa). Il giorno in cui Mario fu ucciso e che io dovevo essere conciato come uno straccio, fu uno dei più spaventosi! Tutte le morti si erano alleate per piombare simultaneamente su di noi. Tutta la notte era stata relativamente

calma. Il fuoco di qtielli di fronte si era quasi interamente interrotto e cosi pure il nostro, ed io, di guardia, guardavo il bel ciel sereno e me-ditavo sull'idiozia di trovarmi, per volere altrui, in quel luogo sinistro. Ma non era che la falsa calma che précédé le tempeste, poichè un istante dopo, alFimprowiso, il cielo si coperse di lam-pi, di fragori; e la terra era tut ta sconvoltata come da mille demoni. L'offensiva nemica, per im-possessarsi di qualche métro di terra più squalli-da délia morte stessa, era incominciata, e, prima che le 12 ore furono trascorse, lungo la linea dei fronte, mezzo milione di uomini d'ambo le parti, avevano inondato la terra dei proprio san-gue e coperta dei propri cadaveri. (pausa) Il mostro si era scatenato! Quanti di noi soprawi-veranno? Era ciô che ognuno di noi si domanda-va, terrorizzato. Ai primi albori dei mattino, dopo tre ore di bombardamento, il sol nascente stese i suoi caldi raggi su di un paesaggio di compléta desolazione. Tutto era sconvolto e de-molito ed i pochi alberi che ancora rimanevano in piedi stendevano verso il cielo i loro tronchi scherniti ed amputati. Ed erano i soli esseri vi-venti che non avevano potuto nascondersi sotto terra per salvarsi dalPira degli uomini e dalPim-potenza degli dei... L'aurora! Il sol nascente che viene ad inaugurare un nuovo giorno di gloria per i popoli in pace, i popoli fratelli; e ciô che

più è temuto e maledetto quando questi fratelli si piantano Puno contro alPaltro armati fino ai denti e si spiano per essere i primi a piantare le haionette nelle ventri degli altri. Insensati! Quando mai irnpareranno a proteggersi invece di distruggersi?

INES Si, quando?...

EMILIO Forse mai, perché in tutto il regno animale Puorno è forse il più intelligente, ma è anche il più insensato! Gli animali si divorano solarnente forse per necessità, mentri gli uomini si uccidono per falsi ideali, per orgoglio, per vanità, per stupidità, per crudeltà. (pausa) Quel mattino terribile, sotto il flagello di diecimila pezzi di artiglieria che vomitavano fuoco su di noi, sepolti a metà nel fango, con attorno a noi i cadaveri di coloro che non avevano avuto il tempo di intanarsi, io ed altri fummo comandati di spiare le mosse dei nemico, che naturalmente spiava noi, mentre i più si erano sprofondati sotto terra nelle caverne, tremanti e come impazziti dal terrore al pensare la morte che li attendeva; aspettando pure loro il comando che li avrebbe forzati ad uscire dai loro nascondigli per essere lanciati in avanti come una muraglia di esseri terrorizzati e inferociti dall'odio, contro un'altra muraglia che gli si sarebbe gettata contro per sgozzarli, essa tanto abbrutita come lo eravamo noi.

INES E Mario?

EMILIO Dalla mia tana, appena il chiarore dei giorno mi permise di vedere, guardai verso la posizione che usualmente Mario occupava, tre-mando dalla paura di scoprirlo fra i morti... Era ancora vivo. Non so come, giacchè il bombar-damento era ancora più intenso sulla sua posizione. Laggiù, vicino ad un cadavere steso al suolo con braccia e gambe aperte come se fosse inchiodato su di una croce, e circondato cf altri cadaveri, vidi un mostro, dapprima irriconosciu-to da me, che mi gesticolava follemente, non so se dallo spavento, dalla gioia di vedermi vivo o dalla follia.

MADRE (con angoscia) Mio fîglio!

INES (con amore) Era Mario! L'anima mia!

EMILIO Era lui, Mario, mio fratello! Gli gestico-lai di nascondersi ma egli non capi. E cosi espo-se il corpo come bersaglio alla furia degli uomini. Era folle?... Gettai un grido di spavento e nascosi il viso fra le mani per paura di vederlo ucciso davanti ai miei propri occhi. (le donne hanno un lamento angoscioso) Quando guardai di nuovo, vidi Mario ritto sulla trincea sghignaz-zare verso il nemico; e, fra il fragore di uno scoppio e l'altro, udii i suoi gridi selvaggi. Poi, come rendendosi conto solo allora dei pericolo mortale al quale si esponeva, saltô spaventato nella trincea e s'accovacciô nel fango coprendosi quasi con due cadaveri... Non eravamo che a venti metri di distanza. Mi guardava fisso come inebetito dal terrore. Gli sorrisi. Forse io, a lui, apparivo come un mostro o come pazzo? Alfine, ritirando la mano destra dal disotto di uno dei cadaveri mi fece un cenno di saluto. Poi sembrô che solo allora s'accorgesse con orrore in che strana compagnia si trovava sdraiato. Appartô lentamente i cadaveri come per non svegliarli dal loro sonno eterno e carponi andô a ripararsi dietro un parapetto non ancora interamente de-molito. E mi sorrise, mostrandomi i due morti. Sembrava ormai calmo e rientrato in possesso délia sua ragione.

INES (con ansia) E che successe poi?

EMILIO Non tardô a partire il segnale d'assalto. Era il momento da tutti temuto, il momento in cui gli... eroi si coprono di merda. Gli ufficiali, pistola in mano, gridando côme ossessi, facevan saltar fuori dalla trincea tutti, leoni e conigli, e chi esitava un solo istante gli sparavano una pal-lot tola nella nuca.

MADRE Assassini!

EMILIO Erano comandati pur essi. Anch'essi ave-vano paura, ma uccidere è il loro mestiere.

INES Son quelli gli eroi délia patria?

MADRE Sono anche loro le vittime délia follia collettiva che si chiama patriottismo. Invece di una patria sola su tutta la terra cento patrie e

tutte nemiche le une aile altre. Gli uomini sono pazzi!

EMILIO E chi per amare gli uomini si rifiuta d'uc-ciderli è trucidato.

MADRE Ed anche te e Mario doveste uscire al-l'assalto?

EMILIO E che credi, che noi avevamo lo spéciale privilegio di nasconderci come certi figli di mi-nistri, di milionari, ecc. che si vedevano in trincea ben puliti e pettinati solamente quando tutto era tranquillo, mentre alPora di morire spari-vano e solamente ricomparivano rosei e ben con-servati quando il macello era finito?

INES I vigliacchi! Quelli erano forse coloro che più si scalmanavano per provocare la guerra.

EMILIO Forse lo erano. Gli eroi delFarmiamoci e partite... Io e Mario fummo forzati quasi simul-taneamente a balzar fuori dai nostri buchi e a-vanzare: decimati dalle mitragliatrici, squarciati dalle granate, fatti a pezzi dalle mine, sbudellati dalle baionette nemiche, mentre reciprocamente rendevamo il medesimo servizio al nemico che avanzava verso di noi. Io, in quel momento, non avevo che un'idea fissa nella mente: awicinar-mi a Mario — il quale sembrava animato dalla medesima volontà — per cercare di proteggerlo, se potevo. Seguivo ogni sua mossa. Saltando da una buca di proiettile alFaltra mi awicinavo po-co a poco a lui, avendo ben cura di non espormi scioccamente al pericolo (pausa) La distanza che mi separava da Mario era poca, ma ci prese molto tempo prima che riuscimmo a trovarci nascosti in due bûche contigue. Io ero in prëda ad una forte emozione e non facevo più nem-meno caso aile continue ondate umane che pas-savano, balzando, sopra la mia buca, ed anda-vano a formare davanti a me delle vere colline di corpi, chi morto, chi moribondo; monti entro i quali penetravano, come in una soffice muraglia di carne, i proiettili nemici che, esplodendo, facevano di quei corpi una poltiglia sanguinolente, scaraventando in tutte le direzioni brac-cia, gambe, teste.

INES (coprendosi il viso) Che orrore! Che infa-mia!

EMILIO (con sarcasmo) Gli strateghi délia guerra chiamano ciô meraviglioso, se alla fine di una battaglia son rimasti solamente diecimila cadaveri dei nemico. Ma animo che ci awiciniamo al penultimo atto délia nostra tragedia.

MADRE Emilio, Emilio, basta! Non ne posso più!

EMILIO (consolandola) Coraggio, mamma! L'e-pilogo è vicino. (riprendendo) Appiattati en-trambi nelle nostre bûche ed incapaci di vederci perché i proiettili sibillavano sulle nostre teste, rimanemmo un istante silenziosi. L'ultimo sguar-do che Mario mi aveva dato era di una profonda tristezza. Mi voleva dire addio? Credendo che la mia buca offriva miglior protezione délia sua, gridai a Mario: « Salta, Mario! ». Ma udii quasi simultaneamente da lui: « Salta! ». Forse credette che eravamo più sicuri nella sua buca che nella mia? Forse il coraggio gli era manca-to?... Non lo sapremo mai! Dopo un istante, fra lo spaventevole scoppio di un proiettile e Faltro mi ripetè con più forza di saltare. Non esitai più. « Forse è ferito », pensai. E balzai fuori. Ma in quel momento un proiettile scoppiava sulla buca di Mario e la violenza dello scoppio mi ri-gettava nella mia, causandomi perô nulFaltro che delle ferite superfîciali.

INES (con angoscia) E Mario? E Mario?

EMILIO (al massimo delVeccitazione) Era stato colpito in pieno! Un lamento usciva dalla sua buca. « Emilio! Emilio! » gridava fievolmente. Poi tacque.

MADRE (con un singhiozzo disperato) Ah, figlio! (copre il viso).

EMILIO Saltai fuori di nuovo e mi précipitai nella sua buca, trovando Mario completamente sfigu-rato, sanguinante da tutte le parti e stroncato, come colpito dalla folgore. Non poteva muover-si, nè poteva più parlare.

MADRE Ah! figlio mio!

INES (singhiozzando) Ah! Mario!

EMILIO (con disperazione) Povero fratello mio! Respiravi ancora, ma ti trovavi già nelle braccia délia morte! (scoppiando in singhiozzi) Ti a-vevano ucciso, Mario! Ti abbracciai, ti chiamai, ma tu già non mi udivi e più non mi vedevi. Allora un'idea folle mi prese. Portarti via di li — salvarti!... Trascurando ogni precauzione — dei resto impossibile in due — mi caricai dei tuo corpo sanguinante ed esanime, riunendo tutte le mie forze mi précipitai fuori dalla buca e poi correndo mi diressi verso la nostra trincea. Il tuo viso, o fratello, mi era vicino ed il tuo sangue caldo scorreva sul mio. Eravamo vicini alla trincea. Due passi ancora... un solo secondo... poi salvi, credevo. Salvi! Vivi! Il ritorno a casa! La félicita! L'amore! Tutto! Ma... un proiettile... un frastuono orrendo... un mondo che roteava da-vanti ai miei occhi... mio fratello strappato dalle mie braccia... poi più nulla!... Fu la notte profonda! La fine! (si accascia, poi più calmo) Il resto lo sapete: Mario ucciso, io mutilato, ac-cecato per sempre, moribondo per tre mesi al-l'ospedale, poi a casa... a completar la nostra sciagura! Ora non ci resta più che attendere la fine délia tragedia... (le due donne non hanno più la forza di rispondere. Piangono. Emilio lia un nuovo attacco di tosse) Ah!!! Mi soffoca! Mi soffoca!... Deiraria! DelParia!...

MADRE (presa da spavento) Presto, conducia-molo in giardino!

EMILIO Ah! che terribile sofferenza! (aiutato

dalle due donne si alza faiicosamente. La madré gli mette il bastone in mano col quale si aiuta a camminare, mentre entrambe lo sostengono. Vanno verso il giardino. Entra il padre da una porta loteraie e rimane in silenzio a guardarli).

PADRE (solo, fra se) E' mai possibile che tutti questi sacrifici siano invano? Che siano tutti per delle illusioni e delle menzogne? (violentemen-te) No, no! Debbo scacciare dalla mia mente tali dubbi se non voglio impazzire (si mette a camminare, agitato. Entra Don Giovanni).

DON GIOVANNI (facendosi notare) Che ti succédé, vecchio amico?

PADRE (slanciandosi verso di lui) Don Giovanni! Non avremo forse commesso un grande, un terribile errore pensando che la guerra è giusta?

DON GIOVANNI (alzando le spolie) Che pos-siarno noi sapere dei voleri di Dio?

PADRE Ma non potremmo sbagliarci interpre-tando questi voleri divini?

DON GIOVANNI (con autorità) Nulla succédé senza che Dio lo permetta, quindi tutto ciô che avviene è nei disegni délia divinità e per il mag-gior bene ultimo delPuomo (il padre rimane so-pra pensiero. Battendogli la spalla) E poi, a che serve tormentarci tanto coi dubbi? La guerra è qui e bisogna vincerla, per la grandezza délia Patria e la gloria di Dio! (il padre non è an-ora interamente convinto) Ma suwia, scaccia simili dubbi che a nulla servono, e dimmi piut-tosto come sta... (si interrompe scorgendo la madré di ritorno dal giardino. Ad essa) Oh! si-gnora Anna, come sta 0441 suo figlio?? ?

MADRE (asciutta) Sta come puo stare un mori-bondo! (non accetta la mano che il sacerdote gli tende).

DON GIOVANNI (con compunzione, guardando al cielo) E' triste, signora, ma se Dio lo vuole, se... (s'interrompe vedendo che la madré lo os-serva fisso, frenando a stento Vira) se... (non osando più proseguire, tace).

MADRE (calma) Le confesso che il suo Dio in-comincia ad irritarmi assai.

PADRE (allarmato) Anna!

MADRE Non allarmarti amico. Non mi sento, oggi, di litigare nè cogli uomini nè cogli dei. Sta tranquillo! (succédé un momento di silenzio nel quale nessuno dei tre ha voglia di riprendere la conversazione. A romperlo entra violentemente il generale).

GENERALE (gongolando dalla gioia) Ah!!! GliePabbiamo data, gliePabbiamo data una le-zione al némico! Fu terribile! Fu meraviglioso!

MADRE (sardonica) Lei pure, generale, c'era a dare questa lezione?

GENERALE (sorpreso) Io?... Ma io sono occu-patissimo qui. Ho tanto da fare. A quei disertori infami gliene sto caricando di secoli di galera!

S'intende, a quelli che non faccio fucilare im-mediatamente. Oggi, ad esempio, è stata per me una giornataccia.

MADRE (secca) Per carità, la prego, mi rispar-mi il centesimo racconto delle sue prodezze!

GENERALE Ma lei non puô nemmeno figurar-si quant e dura la vita che faccio. Sono stanco morto! Oggi ho distribuai tre secoli di galera a 17 disertori e ai loro complici, in più quattro fucilazioni alttstante. Che sudata! Ma alPaltro nemico, ah! quella fu tremenda, fu grandiosa! Si calcola che deve avere sofferto 100,000 perdi-te fra morti e feriti. Se continua cosi bene per noi, ben presto le risorse in uomini dei nemico saranno esaurite. Ah! ah! (si frega le mani dalla gioia).

MADRE (fissandolo, lenta) E noi? Quanti morti?

GENERALE (allegro) Noi?... Ma molto meno, molto meno, signora!

MADRE (insistendo) Quanti?

GENERALE Ma forse i nostri morti e feriti non arrivano nemmeno a 80.000, grazie all'abilità dei nostro comando.

MADRE (fissandolo) E le nostre risorse in uomini, come lei dice, non si esauriranno pure?

GENERALE Ma no, cara signora, noi abbiamo ancora abbondanza di uomini. Abbiamo pure la grande fortuna di possedere una popolazio-ne intelligente, prolifica! No, non ci mancherà il materiale umano. Da questo lato possiamo sta-re in pace, perché possiamo perderne tranquilla-mente altri due milioni ed essere militarmente ancora forti. (quasi ballando dalla gioia) Mi credano. Abbiamo dato al nemico una lezione stupenda e la nostra strategia fu superba! Ah! ah!

MADRE (con ira) Fu un macello!

GENERALE (arrestandosi di botto) Che?...

MADRE Glielo ripeto: fu un macello infâme!

GENERALE (guardando gli altriy non sapendo se arrabbiarsi o scherzare) Ma via, signora, da ciô dovrei dedurre che...

MADRE (con energia) Che ciô che è in corso da tanti mesi è una follia! Un delitto!

GENERALE ( scoppiando a rider e) Ah, ahl No, no! Oggi proprio non voglio arrabbiarmi con lei, signora Anna! Lei scherza! Ah! ah!

MADRE Proprio il giorno di scherzare.

GENERALE (diventando di malumore) Che diamine, signora! Lei vuole guastare la mia al-legria!... Ma perdio, con lei non si puo nemmeno godere delle nostre vittorie!

MADRE Dei vostri massacri!

PADRE (implorando) Anna! (la madré lo guar-da in silenzio e tace. Dal giardino rientra Emilio, sostenuto da Inès. Viene a sedersi nella medesima poltrona sul davanti délia scena. Ha de-gli attacchi di tosse respira faticosamente. Tutti seguono la scena in silenzio ed immobili, eccet-tuata la madré che lo prende premurosamente e Vaiuta a sedersi).

EMILIO (lamentandosi) Ah! inaledizione! Che tortura!... Mamma! Non è ancora venuta Eisa?

MADRE Non ancora, ma sicurarnente non tardera.

EMILIO Mi vorrà trovare, vivo o morto?

MADRE (rimproverandolo dolcemente) Taci, E-milio, presto arrivera il dottore e vedrai che dira che la tua condizione è meno grave di quanto tu immagini.

EMILIO Se non lo sentissi. Che puô fare ormai con me il dottore? ( con sarcasmo) Preparare il certificato di morte e dare ordine di seppellire un'altro eroe?... (il sacerdote tossisce legger-mente. Rendendosi conto délia presenza di per-sone estranee) Chi c'è mamma?

MADRE II signor curato, il signor generale ed il babbo.

EMILIO (collerico) Che vengono a fare qui? ( calmandosi e lagnandosi) Ah! non si puô nemmeno morire in pace!

DON GIOVANNI (avvicinandosi) Sono venuto ad informarmi délia vostra salute e ad offrirvi il mio aiuto, se vi puô servire.

EMILIO (seccoy cinico) No, grazie! E' mala sorte quando un ministro di dio offre il suo aiuto ad un ammalato. I vermi possono prepararsi ad una festa! (s'affaccia il dottore e tutti si voltano verso di lui).

DOTTORE (annunciandosi) Si puo?

MADRE (andando verso di lui) Venga, dottore (indicandogli Vinvalido) Che le pare Tamma-lato, oggi?

DOTTORE (simulando allegria) Ma ha buona cera! Anzi, buonissima! Vediamo un po (âpre la borsa ed estrae lo stetoscopio che applica al paziente in vari luoghi, tentennando poi il capo per far capire agli astanti che le condizioni del-Vammalato sono l'opposto di quello che dice al alta voce) Respiri... respiri,,, forte... cosi... Bene! Forte... Benissimo! I polmoni? Ma andia-mo bene, andiamo bene! Il cuore?... Stupendo! Funziona perfettamente! Stiamo migliorando di giorno in giorno. Sta molto meglio oggi d'ieri. (ail'ammalato direttamente) Amico... se continua a migliorare cosi ben presto sarà il più forte délia famiglia! Ah! ah! (prendendo il padre in disparte) Si faccia forte! La fine è vicina. Ritornero più tardi (apprestandosi a partire, al-Vammalato che è rimasto silenzioso e sopra pen-siero) Ebbene? Non dice nulla, Emilio?

EMILIO (sospirando, con calma) Eh, dottore, lei non m'imbroglia colle sue chiacchiere. A sen-tirlo dire io avrei ancora salute da regalare.

DOTTORE (cercando convincerlo) Ma è pro-prio cosi, è proprio cosi!

EMILIO (sorridendo) Si, si! Vadi, vadi dottore. La ringrazio lo stesso per la buona intenzione. Ma io sento bene come sto (ironico e con tri-stezza) Mi dispiace, dottore, forse non avro più bisogno delle sue cure.

DOTTORE (fingendo non comprendere Vironie) Ma tanto meglio, tanto meglio per lei!

EMILIO (lento) Tanto meglio o tanto peggio... la vita o la morte... il bene o il maie... Che imbroglio.

DOTTORE Molto ben detto, molto ben detto. Ma non mi trascini su quel terreno scabroso. (a-michevolmente) Me ne vado. Arrivederci! (si avvia versa la porta d'us cita).

EMILIO Addio dottore! (il medico se ne va tentennando il capo).

GENERALE (avvicinandosi ad Emilio credendo di consolarlo) Ma bravo Emilio! Debbo mani-festarti tutta la mia ammirazione per la magni-fîca condotta che hai tenuto al fronte. Mi hanno detto che ti sei battuto come un vero leone!

EMILIO (freddo) Come un leone o come un co-niglio. Al fronte la differenza è poca. Leoni tutti quando si è forzati a difendere la propria pelle, tutti conigli quando la pelle si puô nasconde-re e sottrarci al pericolo. •

GENERALE (confuso) Ma, non comprendo...

EMILIO (impertinente) Che importa? non ho speranza d'insegnare a lei qualche cosa prima di morire (il generale si guarda in giro, imbaraz-zato dal poco buon ricevimento. La madré, Inès ed il padre stanno zitti durante questa scena).

DON GIOVANNI (cercando salvare il generale dallimbarazzo) Eppure si dice che al fronte sei stato semplicente eroico, che...

EMILIO (interrompendolo) Mentono!

DON GIOVANNI (proseguendo senza interrom-persi) ... che hai fatto il tuo dovere, tutto il tuo dovere!

EMILIO (eccitandosi) Mentono! Mentono! Come sempre! Quale poteva essere il mio dovere al fronte?

GENERALE Ma è chiaro, diamine! Quello di distruggere più nemici che potevi!

EMILIO E' precisamente quello che mi sono rifiutato di fare. Non ho voluto uccidere nessuno, nessuno, anche a rischio di essere ucciso! Ho voluto considerare quelli di fronte non come nemici miei, ma delle vittime come me, più de-gne di pietà che odio!

DON GIOVANNI (indignato pure) Quei male-detti da Dio! Aver pietà di loro! Amarli! Ma ciô non ha perdono! (alza le mani al cielo).

EMILIO (proseguendo) Si, mi son rifiutato di macchiarmi le mani di sangue!Ho disubbidito alt'ordine di trucidare altri esseri umani, rite-nendolo mostruoso! Ai miei compagni di trincea ho voluto dare l'esempio délia necessità di disubbidire alPordine di uccidere, per insegnargli che noi, come esseri umani, avevamo un solo dovere: quello di non renderci gli assassini dei nostri fratelli che vivono al di là délia frontiera, e che sono coloro che ci governano vorrebbero che considerassimo nostri nemici.

GENERALE (violenta) Ah! disgraziato! Tu pro-vocavi Pindisciplina, la rivolta!

EMILIO (violento pure) Si, la rivolta! (la scena va aumentando di violenza).

DON GIOVANNI Maledetto! Tu preparavi la disfatta!

EMILIO Préparavo la pace!

GENERALE Tu servivi il nemico!

EMILIO Servivo Pumanità tutta!

DON GIOVANNI Tu tradivi la patria!

EMILIO Mi rifiutavo di essere Parnese di chi mi tradiva! (la madré, il padre e Inès son rima-sti allibiti ed incapaci d'intervenir e).

GENERALE (minaccioso) Traditore! Tu ti sei reso degno délia fucilazione alla schiena!

EMILIO (alzandosi con uno sforzo sovrumano, al massimo délia furia ed inseguendoli col bastone, dando colpi alla cieca) Ah! miserabili! Fuori, fuori di qui! Fuori, canaglie! Fuori, ipocriti! O v'ammazzo, infami! (il generale e Don Giovanni riparano i colpi come possono e poi fuggono via, gettando uno sguardo di odio ail'invalido. Du-rante la scena la madré cerca di afferrare il figlio per paura che coda. E' lei che è colpita dal bastone. Al suo lamento Emilio si accorge dei-Verrore e scoppia a piangere) Ah, ho colpito mia madré, ho colpito mia madré! Che sventura in questa casa! Tutto ricade sulle nostre teste! Ma dov'è il dio délia giustizia? (la madré e Inès lo riconducono a sedere. Il padre prende il cap-pello ed esce anche lui, abbattuto dal dolore. Emilio ha un nuovo attacco di tosse e poi s'ac-cascia come sfinito. Le due donne Vaccomodano bene e mentre Inès rimane al suo fianco, la madré si alza e si preme la testa come chi non pub sopportare tanta sofferenza. Entra Guido, il figlio minore, vestito da militare. Benchè soit an-to diciotenne anche lui è già arruolato. S'avanza verso la madré in punta di piedi per non far si udire da Emilio. Fa dei segni alla madré ed a Inès di star zitte. Conduce la madré alVestremi-tà délia scena).

MADRE (ansiosa, a bassa voce) Ebbene Guido, che t'ha detto Eisa? Viene?

GUIDO (triste) No!

MADRE Come, non viene? Si rifiuta di venire a consolare un moribondo per l'ultima volta? Che t'ha detto?

GUIDO Io non ho potuto scovarla ma mi dissero che, benchè fosse stata avvertita dello stato gra-vissimo di Emilio, invece di venire qui ha pre-ferito andare ad un ballo di beneficienza per gli orfani di guerra, in compagnia di alcuni uffîciali.

MADRE (imprecando) Maledizione! Questi muoiono e quelli ballano!

EMILIO (notando il bisbiglio ed eccitandosi) Chi è che parla? (assicurandosi che Inès è al suo fianco) Mamma, con chi parli? E' lei?

MADRE Sta tranquillo, figlio mio, sta tranquillo!

EMILIO (eccitandosi di più) Ma con chi parla-vi?

MADRE (forzata a dirglierlo) Con Guido.

EMILIO (quasi alzandosi) Guido?... E' di ri-torno?

GUIDO (avanzando verso di lui) Si, sono io, fratello.

EMILIO (attirandolo a lui) Avvicinati, Guido

(con gioia) Viene, Eisa? (rimane ad attendere la risposta).

GUIDO (confusoy non volendo dirgli la verità) Si... ecco... viene...

EMILIO (con ansia) Ma perche non accorre?

GUIDO E' in cammino... si... sarà qui fra... (gli manca sempre più il coraggio di mentir e al fratello) Ecco... ha detto... (Emilio si accorge délia confusione di Guido).

EMILIO (afferrandolo per il petto e scuotendolo violentemente) Guido, mi stai mentendo?

GUIDO (incapace di mentire più oltre si getta

nelle sue braccia, piangedo) Emilio!

EMILIO (con ferocia, respingendo Guido da un lato) Ah! ah! non vuole venire, eh? Gli faccio orrore?... Dov'è andata?

GUIDO Al... ballo!

EMILIO Ah, al ballo, al ballo, perdio! E' quello che più conta, non gl'imbecilli che sono andati a farsi rompere il muso sul campo di battaglia. A ballare, a ballare mentre gli eroi crepano ab-bandonati! (pausa) Un eroe, io?... (ferocemen-te ironico) Ah, si, sono un eroe, dicono, ma un eroe che fa schifo, un eroe che fa fuggire di ri-brezzo! (con disperazione) No, no, non puô più amarmi! Sono troppo orribile! (piange).

MADRE (spaventata dalla violenza dei figlio) Emilio!

EMILIO Lasciami dire, mamma, lasciami dire. E' molto tempo che soffro in silenzio! Non posso più tenere la pena dentro di me. Deve uscire, uscire!

MADRE (con pena) Ma ti fai ancora più maie, Emilio.

EMILIO Che cos'è che potrebbe fahni ancora più maie, mamma? Sono alla fine, alla fine! Forse qualche giorno ancora, forse solo qualche i-stante e poi l'eroe délia patria muore abbando-nato e dimenticato dalla patria e dalPamore. Ah! la patria... Ponore... la gloria! Menzogne ed in-ganno! Mentre i cosidetti eroi crepano oscura-mente, i patrioti al cento per cento fanno allegre baldorie e danzano. (sentendosi sojjocare) Ah! grinfami! Mi hanno demolito! (aggrapandosi alla madré) Mamma, mamma, morire mentre amo tanto la vita! (accesso di pianto e di collera) Ah! ma io non voglio morire! Io non l'ho voluta la guerra! Essa mi ha tolto tutto! Tutto! (con ira) Ah, se potessi stritolarli, le canaglie! Dov'erano i ministri, i generali, i pascecani, i preti, i re, grimperatori, i presidenti, e quanti che vollero la guerra e mandarono noi a farci sgozzare? Li-berare il mondo da questa zavorra! Chi farà le nostre vendette, noi, gli assassinati? Nessuno? Nessuno? I colpevoli sfuggiranno alla giustizia umana? Tutti vili? Tutti piegati al volere dei mostri? Tutti invigliacchiti dal terrore délia morte!... Ah! ah! quando è idiota Puomo! Ma se coloro che tiranneggiano sul mondo ci fanno morire, nessuno si salverà alla fine se non si decapi-tarà la fiera! (pausa) E le madri che fanno per impedire che la loro proie diventi carne da can-none? Anch'esse tacciono? Anch'esse hanno paura per le loro vite e lasciano scannare i loro figli, piangendo, si, ma nulla facendo per salvarli? (comprimendosi il petto, mancadogli il respiro) Ah! mi sento soffocare! Muoio!... Trionfano i mostri! (con uno sforzo si rizza in piedi) Potessi strozzarli i responsabili prima di morire! Che gioia, che gioia proverei se potessi vendica-re tut te le loro vittime! Morirei contento, allora, morirei felice! I mi... se... rabiliî (si preme il petto e poi code a terra morendo fra convulsioni. La madré e Inès si gettano su di lui9 singhiozzando. Guido piange in disparte. Dopo un istante picchiano alla porta. Le due donne si scuotono, Guido va ad aprire. Entra un tenente ed un soldato. La madré subitamen-te spaventata alVintuire unaltra disgrazia si al-za precipitosamente e corre verso di loro. Guido si ritrae in disparte, Inès si alza pure).

MADRE (spaventata) Che cos'è? Che vogliono?

TENENTE (avanzandoy imbarazzato al vedere la scena) E' qui che abita, Guido Albani?

MADRE (intuendo un pericolo per il figlio) Guido, Albani? No„ no!

GUIDO (rispondendo simultaneamente) Sono io (la madré china il capoy i militari sorridono).

TENENTE Ebbene, seguiteci.

MADRE (implorando) Ma perché? Che ha fatto mio figlio? (correndo ad abracciare il figlio come per proteggerlo) Mio figlio ha fatto nulla di maie!

TENENTE (scusandosi) Lo sappiamo. Ma suo figlio terminata la licenza non si è presentato alla caserma. Deve rispondere dei delitto di diser-zione.

MADRE (gettandosi ai piedi dei militari) Diser-tore?... No! Per pietà, guardino. (indica il figlio

morto) Ecco la ragione. Suo fratello stava per morire!

TENENTE (alzando le braccia) Spiacenti, signora, ma noi abbiamo Fordine di arrestare suo figlio.

MADRE Ma per pietà, per pietà! Non è caduta ancora abbastanza sciagura in questa casa?

TENENTE (come scusandosi, avanzando) Noi dobbiamo fare il nostro dovere.

MADRE (sbarrandogli il passo) No, no, non l'ar-restino, non Parrestino!... Figlio, figlio! Fuggi! (Guido salta dalla finestra e fugge. I militari spingono la madré da un lato, corrono alla finestra e sparano).

MADRE (terrorizzata) Ah! non l'uccidano, non Puccidano!

TENENTE (fingendosi furioso) No, non Pab-biamo ucciso... Non Pabbiamo nemmeno sfio-rato. E' fuggito alla velocità di una lepre, il brigante!

SOLDATO Ed ora che facciamo, tenente?

TENENTE (facendo Varrabbiato con lui) Imbe-cille! E mi domandi che dobbiamo fare?... Ora siamo forzati ad arrestare la madré (fa per arrestare costei ma la madré si getta sul corpo dei ;figlio e vi si avvinghia).

MADRE No, no! (al morto) Figlio, figlio mio! Ora non rispettano più nemmeno le madri (i militari s'impietosiscono, fanno dei gesti d'impo-tenza, si ritirano lentamente, poi escono. La madré rimane piegata sul corpo dei figlio, singhioz-zando. Inès piange vicino a lei. Cala lentamente il sipario).

ATTO TERZO

(Sala improvvisata per un tribunale militare. Un solo tavolo rustico e sedie ordinarie anche per i giudici. Aspetto di teatro. AlValzarsi dei sipario entra il soldato. Si mette a scopare a casaccio, un poco délia sporcizia facendola sparire sotto il tavolo dei giudici).

SOLDATO Là sotto, a far compagnia a quei por-ci (entra il tenente).

TENENTE Ma Luigi, ancora non hai finito di scopare la sala?

SOLDATO Sala di tribunale è questa? Pare piut-tosto un porcile.

TENENTE (timoroso) Animale! Vuoi farti fuci-lare?

SOLDATO E qui tiene le sue sedute il terribile tribunale militare per lo sterminio dei disertori. Delinquentî in uniforme!

TENENTE Coi poteri straordinari che gli hanno dato, col pretesto di difendere la patria in pericolo per il sempre più gran numéro di soldati che fuggono dal fronte, i giudici hanno buttato a mare ogni legalità ed anche la coscienza, e con-dannato alla fucilazione a piacere.

SOLDATO Questi sono piuttosto macellai, non giudici, ed i processi una vera mascherata. Con-danne a morte e secoli di galera per diserzione e complicità coi disertori piovono qui come gran-dine.

TENENTE (sorridendo) E se non fermi la lin-gua ci sarai anche te fra i fucilati. Sedizioso!

SOLDATO (sorridendo pure) Saremo due i fucilati, signor tenente, se lei non fa altrettanto. Cinquantacinque fucilazioni e trentasei secoli "di galera ho già contate.

TENENTE Vedo che sei smemorato. Ti sei di-menticate le fucilazioni di questa mattina.

SOLDATO Quelle non ho avuto ancora il tempo di sommarle.

TENENTE Ti sei dimenticato anche i sei mesi di carcere che ho fatto io ed i tre mesi che hai fatto tu per aver lasciato fuggire quel disertore e per non aver arrestato la madré che gli disse di fuggire.

SOLDATO Quelli non li dimenticherô mai, so-prattutto perche il generale voleva fucilare anche noi come traditori délia patria.

TENENTE (insinuando, sorridendo) Un tradi-tore forse lo sei, canaglia! Ancora non compren-do come non hai ucciso a fucilate quel disertore, tu che miri cosi bene.

SOLDATO (sorridendo) E lei signor tenente, che ha vinto tutti i primi premi al tirasegno alla

pistola, come lo lasciô scappare? E quella sera non aveva bevuto.

TENENTE (parlandogli alVorecchio, il soldato mostrando un sempre grande sorriso). Ora hai capito, zuccone?

SOLDATO Altro che. E io che credevo di essere stato il solo che non aveva voluto assassinarlo.

TENENTE (ridendo) Anche, tu, brigante? In-gannare cosi il tuo superiore. Traditore!

SOLDATO Non ebbi il cuore di trucidare anche l'altro figlio davanti a quello morto.

TENENTE Allora la mariteresti proprio —Oh, quella volta facemmo perdere al generale un morto da aggiungere alla sua lista di fucilati. Zitto, sai, se no farà fucilare anche noi per com-plicità nella diserzione.

SOLDATO Questo poi non ha bisogno di dir-melo. Sarô zuccone, ma lo stesso ci tengo alla mia testa.

TENENTE Son contento di constatare almeno una volta, che anche la tua zucca comprende la necessità dei silenzio.

SOLDATO Non tanto zucca, signor tenente.

TENENTE Almeno me Fhai fatto credere.

SOLDATO Pura necessità. Bisogna bene fare lo stupido per soprawivere in questi tempi male-detti!... Ma quello che non comprendo, perô, è come mai lei si mostrô cosi arrabbiato quando non riusci a colpire quel fuggitivo.

TENENTE Ma per salvare le apparenze, imbe-cille! Volevi proprio che ci fucilassero?

SOLDATO Ah! ah! Se lo sapesse il generale. Gli abbiamo fregato un cadavere da aggiungere aile sue benernerenze per la patria e forse gli abbiamo fatto perdere anche la scommessa che ha fatto col generale delFaltro tribunale nella gara e chi farà fucilare più disertori, Corrono poprio testa a testa nel numéro dei fucilati. Cin-quantotto il nostro, compreso quelle di stamatti-na e cinquantanove l'altro. Per questo ha tanta fret ta di spingere avant i i processi.

TENENTE Proprio cosi. Ed è pure per questo che vuole le fucilazioni immediate. Ha paura di perdere la corsa... E sai chi sarà processata questo dopo pranzo?

SOLDATO Chi?

TENENTE Proprio quella madré che ha detto al figlio di fuggire L'hanno arrestata.

SOLDATO Ah! poveretta! E' fritta! E proprio ora che il generale ha bisogno di un'altra fuci-lazione per essere pari coll'altro generale. E' perduta!

TENENTE Lo temo anch'io. E son venuto ad awertirti che noi pure saremo chiamati a testimonial contro di lei. Sta attento a raccontare bene la tua storia, sai? Dirai che, dato la ma-ledetta oscurità non hai potuto mirare bene. Hai

capito? Se no, bum! bum! anche per te (fa il se-gno délia fucilazione).

SOLDATO Fucilare me?... Gliene darô delle... (alza la scopa come per colpire qualcuno).-

TENENTE Si, con quella ti salverai dalla fucilazione. Ci vuol altro, asino! (parte ridendo, mentre il soldato si gratta la testa sopra pen-siero).

SOLDATO Deve aver ragione il tenente. Altro ci vorrebbe... Perô non conoscono ancora chi è Luigi Fioravanti. Porci (sputa per terra e parte. Dopo un momento entra il generale accompa-gnato da altri tre giudici militari, uno di questi far à da pubblico ministero).

GENERALE (di buon umore) Che spanciata, che spanciata, dio mio! Con dei piatti succolenti come quelli, come ci si puô conservare snelli? E' una penitenza!

PUBBLICO MINISTERO E poi le signore ai balli si lamentano delle nostre pancie.

PRIMO GIUDICE E chi se ne frega delle signore?

SECONDO GIUDICE Lei, no. Le sono indiffe-renti... Anzi, le odia! Ma noi...

GENERALE Signori. I gusti particolari non si di-scutono qui in tribunale. La sanità délia legge... il nostro dovere verso la patria. Dobbiamo lavo-rare.

P. MINISTERO E chi si deve fucilare questo dopo pranzo?

GENERALE Dobbiamo giudicare la madré di quel disertore che stiamo cercando di acchiap-pare da tempo e non riusciamo a scovarlo. Una volta ero amico délia famiglia.

P. MINISTERO Quindi lei vorrebbe essere leniente?

GENERALE Leniente ed essere accusato di favori tismo? Leniente un corno! Il dovere verso la patria viene prima di ogni altro sentimento.

P. MINISTERO E' meglio ch'io sappia subito quello che dovrô chiedere.

GENERALE Lei faccia tutto il suo dovere. Nes-suna pietà per i nemici délia patria!

P. MINISTERO Ho capito, Soprattutto perche gli manca ancora una fucilazione per mettersi al pari con l'altro generale.

GENERALE (bilioso) Che vorrebbe insinuare?

P. MINISTERO Nulla!

GENERALE Metterebbe in dubbio il mio pa-triottismo?

P. MINISTERO Mi guarderei bene. Lei è generale ed io sono solamente colonnello.

GENERALE Non se lo dimentichi.

P. MINISTERO Come potrei farlo? Nelle sue mani sta la mia promozione (il generale lo guar-da in cagnesco).

GENERALE (sforzandosi dy essere calmo) Be-ne... ora che tutti siamo d'accordo... inco-minciamo (guardandosi in giro) Ma quelfa-nimale di difensore è ancora in ritardo? Tenente, vadi a vedere dove s'è ficcato.

TENENTE Faccio entrare prima il pubblico?

GENERALE (dando un pugno sul tavolo) Al diavolo il pubblico! Non le ho detto che non vo-glio più pubblico qui dentro? Lei forse immagi-na che noi troviamo gusto a sentire il pubblico rumoreggiare quando imponiamo le condanne? Basta con quella canaglia di pubblico! Qui non abbiamo bisogno di nessuno che ci disapprovi. Vadi e cerchi il difensore (con un sorriso equi-voco) E non dimentichi che quel bel tipo dei suo amico — sa, quel soldato che ho mandato al fresco con lei — deve essere présente per te-stimoniare (il tenente esce).

P. MINISTERO Quel difensore è proprio uno scocciatore. Secondo lui tutti sono innocenti. Tare ereditarie... subcosciente... alienazione sociale... e tante frottole dei genere.

GENERALE Se dessimo ascolto a quel lunatico non si fucilerebbe più nessuno.

P. GIUDICE Quello è proprio un farabutto! Prende gusto a mettere inciampi neirarmonioso funzionamento dei nostri proeessi.

S. GIUDICE Ha Pimprudenza di sostenere che noi non abbiamo il diritto di fare fucilare i tra-ditori, che è barbaro il farlo, che...

P. MINISTERO Io sospetto che è pagato dal nemico, per sabotare la nostra guerra.

GENERALE (vedendo entrare il tenente da solo) Ebbene? Il difensore è morto?

TENENTE Non ancora... Ma...

GENERALE Parli, parli.

TENENTE Uno scontro d'auto... ferito... portato all'ospedale...

GENERALE Maledizione! Anche questa mi do-veva capitare per far rallentare i processi (un sorriso si delinea sul suo viso, al pubblico mini-stero) Lo sostituisca lei come difensore.

P. MINISTERO Io?... Ma io sono il pubblico mi-nistero.

GENERALE Che importa? Una funzione o Paîtra non fa lo stesso? Qui siamo tutti come in una grande famiglia. S'intende, quando quella ca-rogna di difensore non è présente. Cosi per questo dopo pranzo sarà lei il difensore. Non pos-siamo perdere tutto il pomeriggio senza far nulla.

P. MINISTERO Difendere la gente non è di mio gusto, ma se lei lo comanda...

GENERALE Lo comando (al secondo giudice) E lei prenda il posto dei pubblico ministero.

S. GIUDICE (spaventato) Io... il pubblico ministero?... Ma io son troppo... sentimentale, troppo... umanitario.

GENERALE (brutale) Non si preoccupi. Siamo

qui noi per impedirle di fare la fesseria di chie-dere l'assoluzione per Taccusata.

S. GIUDICE Se è cosi mi sento più tranquillo. Temo meno di soccombere aile mie debolezze. Accetto!

SOLDATO (che era entrato col tenente, in disparte) Oh povera donna!

TENENTE (al soldato) Ma questo sarà un mas-sacro!

GENERALE (al tenente) Faccia entrare Faccu-sata (il tenente esce. Ai giurati) Ebbene, si-gnori, ora basta col lazzaronare. Al lavoro! La patria è minacciata e sta a noi salvarla dai tra-ditori.

P. GIUDICE Se non la salviamo noi chi la sal-vera? (il tenente entra colla madré).

GENERALE (alla madré, ipocritamente bonario) S'awicini, signora, senza timoré. Qui come lei vede^si trova in presenza di amici.

P. MINISTERO (ora difensore) Si rassicuri. Lei non ha nulla da temere. Io sono in-caricato délia sua difesa è farô dei mio meglio perche gli sia resa intera giustizia.

MADRE (con sarcasmo, al generale) Grazie, generale, per le sue buone parole. Ma la giustizia che mi è riservata in questo luogo non è forse la medesima che ricevettero già tanti altri che cad-dero sotto i loro picchetti di esecuzione?

GENERALE (sarcastico, cercando frenare la collera) A quello che vedo la signora è animata ancora dal medesimo grande amore per la patria.

MADRE Merda la patria dei massacratori! Io me ne inlîschio dei loro patriottismo.

GENERALE Terremo conto di ciô. E dei bel linguaggio che usa con ferma che ognuno ritorna sempre al letamaio da dove è uscito.

MADRE Altri non ne escono mai (il tenente ed il soldato sorridono).

GENERALE (imponendosi calma) Signora, il nostro patriottismo ci comanda d'imporre severe condanne. Sono quei traditori di disertori che ci obbligano a farlo.

MADRE Già, sono veramente canaglie quei disertori che forzano lor signori ad assassinarli.

GENERALE (furioso) Signora! Misuri le parole!

P. GIUDICE (indignato) Ma è mostruoso ciô che Taccusata dice di noi (alla madré, puntan-dogli il dito accusatore) Ritiri, signora, quelle parole ingiuriose! La clemenza di questo tribunale non è mai stata messa in questione.

MADRE (guardandoli fissi) Lo potrebbero fa-re i già assassinati.

GENERALE (preso da furiosa collera, buttando per terra tutto cià che ha davanti e picchiando ripetutamente il tavolo coi pugni) Ma qui si oltraggia il tribunale! Silenzio, signora! Non di-mentichi che lei è qui per essere giudicata e non per giudicare. Ed invece di provocare la nostra collera farebbe meglio a raccomandarsi alla nostra pietà.

MADRE Poveri coloro che hanno ringenuijtà di

farlo! (ironica) Ma io di sicuro sto abusando dei prezioso tempo di questo tribunale che deve avere molto da fare. Spicciamoci dunque.

GENERALE Sarà molto meglio, perche mentre noi qui stiamo perdendo tempo in chiacchiere, i traditori stanno pugnalando la patria aile spalle.

MADRE Vi son di quelli che la pugnalano diret-tamente al cuore.

P. MINISTERO Signora! Se lei continua cosi insultante, come potrô io difenderla?

MADRE (squadrandolo) Oh!... Lei mio difensore?...

P. MINISTERO Io?... Infatti. Ma oggi... il difensore abituale... un incidente.

MADRE Ma scusi, prima, lei, non era pubblico ministero?

P. MINISTERO Già!

MADRE (interrompendolo) Ho capito. Una so-stituzione. Ma non si sente a disagio nel suo nuovo ruolo di difensore? Non gli riesce antipa-tico?

P. MINISTERO Antipatico?... A disagio?... Ma nulPaffatto, signora. A fare il difensore invece deiraceusatore io non soffro alcun conflitto di coscienza. In un tribunale militare la differenza nel giocare la parte non è che una sfumatura, comprende? Una piccola metamorfosi spirituale e si passa da pubblico ministère) a difensore e vice versa. Sono i miracoli délia professione, signora. Comprende?

MADRE (con un triste sorriso) Si, dei veri miracoli. Ma mi scusi se non riesco a immedesimar-mi col carattere di questa farsa.

GENERALE (balzando in piedi) Accusata! Que-ste sono nuove insinuazioni.

MADRE Io sono nemica delle confusioni. Non voglio che costui sia mio difensore (al pubblico ministero) Rinuncio a farmi difendere da lei.

P. MINISTERO Ma debbo difenderla. Questo è il dovere che mi ha assëgnato il generale. L'ac-cusata poi ha il diritto ad un difensore. La le-galità lo richiede.

MADRE (con determinazione) E se io declino la sua difesa?

P. MINISTERO (desolato) Proprio ora che inco-mincio a prendere gusto a giuocare la mia parte? Ma lei non puô farmi questo afîronto!

MADRE (decisa) Rifiuto la sua difesa.

P. MINISTERO Ma non puô farlo. Rovinerebbe la mia carriera facendomi passare per incompétente. (con imprudenza) E poi si rènde conto che per lei si tratta délia fucilazione?

GENERALE (severo) Eccellenza! Chiuda la bocca! (segue un silenzio durante il quale tutti si sentono sconcertati. La madré è presa da una profonda emozione. Il tenente gli si avxncina con simpatiay il soldato fa una cera desolata).

MADRE (riprendendosi, lenta) Grazie per Fin-formazione. Dopo tante condanne alla fucila-zione imposte da questo tribunale, che posso sperare di meglio? (al pubblico ministero) As-solutamente non la voglio come difensore. (sar-castica) Tanto che posso perdere più délia vita?

GENERALE (al pubblico ministero) Ebbene, riprenda il suo posto, colonnello. E con simile dimostrazione d'incompetenza vorrebbe che io lo raccomandassi per farlo generale?

P. MINISTERO Con una donna simile vedremo se lei saprà cavarsela meglio.

GENERALE (con pomposità) Presiedo io, qui, e il burattino come lei io non lo faccio. Signori, ognuno al suo posto ed incominciamo (alla madré) Lei, accusata, presti giuramento. (la madré lo osserva con un sorriso sardonico) Giuro di dire la verità e nulFaltro che la verità! (la madré rimane silenziosa, Severa) Le ho detto di giu-rare. -

MADRE Ma io non giuro. Non mi conviene di dire la verità. Almeno non conviene alla testa di mio figlio.

GENERALE Non le conviene? Ed ha la sfron-tatezza di dircelo in faccia? Ma non sa che cosi

pregiudica la sua posizione davanti a questo tri-bunaîe?

MADRE (cinica) E che posso ricevere più délia fucilazione? Forse due fucilazioni?

GENERALE Dio solo sa quanta pazienza debbo avere con lei.

MADRE Lasciamo in pace dio. Con lui me la intenderô quando lor signori mi manderanno las-su.

GENERALE (brutale) Se non sarà il diavolo che se la porterà all"inferno.

MADRE Si accomodi pure. L'inferno non puô essere peggio délia terra, grazie a lor signori. Ma non precipitiamo le cose. Cadavere non sono ancora.

P. MINISTERO (con odio per avergli fatta perdere lu promozione) Spero che lo sarà presto.

MADRE Molto cavaliere lei colle donne.

P. MINISTERO Le odio! Sono la rovina dei mondo!

MADRE Ho capito. E questa la giustizia che ri-ceverô qui dentro.

GENERALE Se lei non vuol giurare di dire la verità è afïar suo. I miei colleghi terranno con-to di ciô quando renderanno il loro verdetto (sfoglia Vincartamento) Trovo inutile doman-darle le generalità dal momento che fui amico délia famiglia e la conosco benissimo. Veniamo alPaccusa. Primo, lei è imputata di aver sugge-rito a suo figlio la diserzione; secondo, cono-scendo il suo nascondiglio di rifiutarsi a rivelarlo impedendo cosi alla giustizia di punire un tradi-tore délia patria; terzo, di aver fornito a suo figlio viveri ed informazioni per sottrarsi aile autorité che lo cercavano, impedendo cosi la sua cattura. Che ha a dire a sua discolpa?

MADRE Nulla!

GENERALE Allora conferma i capi d'accusa?

MADRE (energica) Li nego! A mio figlio, è ve-ro, dissi di fuggire, ma ignoro dove si trova ora. (caustica) E mi scusino se non posso aiutarli ad aggiungere un altro numéro al totale delle loro fucilazioni.

GENERALE (sarcastico pure) Se dio ci aiuta, noi non disperiamo affatto di catturarlo (la madré si preme il cuore. Fingendo un tono bona-rio) E giacchè nulla potrà sottrarre suo figlio alla giusta vendetta délia patria lei diminuireb-be assai la sua colpabilità aiutando le autorità a compiere il loro dovere. Che risponde?

MADRE Cos'è che vogliono da me? Che le con-segni la testa di mio figlio per salvare la mia?

GENERALE E' il suo dovere verso la patria che glielo comanda.

MADRE (lenta) Quant'è ignobile... ciô che mi chiedono!

GENERALE Milioni di madri ispirate da un no-bile patriottismo offrono generosamente i loro figli per la difesa délia patria.

MADRE Ma io non faccio parte di quelle madri snaturate. E poi la patria mi rubô già due dei miei figli. Da me non avrà Fultimo.

GENERALE (sprezzante) E tutto per il vile egoi-smo personale! E lei vorrebbe che la patria ri-manesse schiava sotlo il tallone dello straniero?

MADRE E' ben possibile che quelli d'oltre fron-tiera siano meno barbari dei nostri super-patrioti ai quali il patriottismo serve per ricavarne pro-fitto. La patria non mi prenderà il mio terzo figlio!

GENERALE (cinico) Forse avremo la fortuna di offrirgli la madré ed anche il figlio. Ma giac-chè non vuole aiutare la giustizia, passiamo al-Pinterrogatorio dei testimoni. Tenente, dica come avvenne la fuga dei figlio e faccia bene at-tenzione di dire tutta la verità se non vuole che...

TENENTE (esitante per paura di compromettere la madré) Ecco... io mi ero recato... col soldato qui présente...

GENERALE Lo sappiamo.

TENENTE Alla casa délia signora per adempie-re gli ordini che lei mi aveva dato.

GENERALE Questo lo sappiamo. Si spicci!

TENENTE Si. Chiamammo alla porta... ci apri-rono... chiedemmo se si trovava présente il fug-gitivo... si presentô lui stesso... gli dicemmo che

era sotto arresto per diserzione... un cadavere era là al suolo...

GENERALE (furioso, dando un pugno sul tavolo) Ma si puo essere più imbecilli di cosi? M^ledi-zione! Ora capisco perché è scappato. Dirgli che era sotto arresto era come dirgli; fuggi! E cosi se la diede a gambe (mentre il generale fa que-sta sfuriata il tenente di nascosto stringe la ma-no délia madré, che gli sorride con gratitudine per aver compreso la commedia che giuocô in casa sua. Al tenente, severo) Tenente! Non le avevo date précisé istruzioni per non suscitare sospetti nel disertore e di invitarlo semplicemen-te a presentarsi davanti a me, come amico di casa, per una promozione?

TENENTE (schivando) Veramente io non po-trei affermare... positivamente... la rapidità délia scena... la confusione... il cadavere...

GENERALE (minaccioso) Ma lei vuole proprio che la mandi di nuovo in carcere per complicità coll'accusata? Lei vuole proprio che la faccia...

MADRE (interrompendolo) Scusi, io posso spie-gare meglio dei tenente come andarono le cose. Fui infatti io a gridare a mio figlio di fuggire, e fui io ancora che impedii al tenente di compie-re il suo dovere. E quando mio figlio scappô at-traverso il giardino il signor tenente ed il soldato (lo indica) gli spararono, ma essendo troppo buio non poterono colpirlo. La colpa, quindi, è tutta mia. (con un sorriso triste al te-nente) La ringrazio per la sua buona intenzio-ne, ma la prego di non sacrifïcarsi inutilmente per cercare di salvare una inadre già condannata ancora prima di essere processata. Nulla ormai mi salverà délia vendetta délia legge. Si vuole dare un esempio terri bile a quelle madri che vo-lessero salvare i loro figli dal carnaio délia guerra.

P. MINISTERO (con orgoglio) Noi compiamo il più sacro dei doveri: salvare la patria dai tra-ditori che la vorrebbero distrutta.

MADRE E che fa la patria? Li manda semplice-mente al macello a migliaia, a centinaia di mi-gliaia!

GENERALE Accusata! Basta col vilipendio alla patria! Non aggravi di più la sua colpevolezza. Non ha bisogno di aggiungere altri delitti per meritarsi la pena capitale, (al tenente) E lei, tenente, dovrei punirlo severamente per aver disubbidito ai miei ordini ed aver suggerito al figlio l'idea délia fuga. Ma è fortunato che abbiamo ancora bisogno dei suoi servizi e... (scam-bia qualche parola a bassa voce coi giudici).

TENENTE (furioso, al soldato, in disparte) Man-naggia! Bei servizi! Comandare il plotone d'ese-cuzione. E' un infâme mestiere quello che mi comandano di fare ed è vile da parte mia il farlo! Finirô per ribellarmi, farmi fucilare pur io.

SOLDATO E ha udito che quel farabutto mi-naccia di mandarci di nuovo al fresco? Qui siamo fra lunatici assassini! Mi pare giunto li tempo di filare anche noi. .

TENENTE Attenzione! Se ci odono ci costerà la vita. Siasera ne riparleremo (si strizzano l'oc-chio).

GENERALE (al tenente) Faccia entrare il ma-rito delFaccusata (il tenente esce. Alla madré) Per Pultima volta le chiedo se vorrà aiutare questo tribunale a compiere il suo dovere patriotti-co.

MADRE (secca) Non consegnerô mio figlio al plotone di esecuzione.

GENERALE Come vuole. Ma Passicuro che il plotone di esecuzione non attenderà invano.

MADRE (con disprezzo) Se non servirà per il figlio potrà sempre servire per la madré, nev-vero? (il generale la guarda con collera. Il tenente entra col padre).

TENENTE Ecco il teste.

GENERALE (stendendo la mano al padre con allegria) Ah, amico! Che piacere per me il ri-vederla! (indicandogli una sedia) Si segga. L'ho fatta chiamare perché conoscendo i suoi profondi sentimenti patriottici che tanto la ono-rano, sono convinto che lei ci aiuterà a rintrac-ciare suo figlio, giacchè fummo informati délia sua indignazione quando suo figlio disertô. Po-trebbe dirci dove si trova nascosto? (il padre ap-pare abbattuto ed umiliato, e come dominato da un fatalismo profondo. AlVentrare rivolgerà un breve sguardo alla mogliey che lo osserva sere-na).

PADRE (poco articolato) Disgraziatamente...

10 non posso fornire alcuna informazione su mio figlio. Che dico... su colui che fu mio figlio, perché non puo più essere mio figlio un... tra-ditore délia patria. (i giudici fanno cenni di ap-provazione) Quando venni a conoscenza délia sua... fuga, e seppi che mia moglie non l'ave-va impedita...

GENERALE Fu anzi lei che glielo consigliô.

PADRE Fu precisamente ciô che mi mandô su... tutte le furie e che d'allora mi ha fatto richiu-dere in casa come un... recluso, vergognoso di mostrarmi nelle vie ed essere indicato come il padre di un... traditore. D'allora rimasero pure interrotte le jmie relazioni con mia... moglie, e non seppi più nulla dei figlio.

P. MINISTERO Lei non sospetta almeno qual'è

11 suo nascondiglio?

PADRE (indignato) Se Pavessi sospettato sarei andato io stesso a... scovarlo e Pavrei portato qui per forza, per ricevere il castigo che si mérita e pagare anche per il disonore col quale ha coperto il nome rispettato délia mia fami-glia. Ma ormai è... troppo tardi. Sono disono-rato! Disonorato! (si prende la testa tra le mani e piange, dominato da una pena sincera. La madré gli si avvicina e gli posa una mano sulla spalla).

MADRE (sinceramente commossa) Povero ami-

co!

PADRE (alzandosi, furioso) Anche la pietà ora dopo il disonore? Allontanati da me, sciagura-ta! Prima ero un uomo rispettato da tutti i buo-ni patrioti mentre ora mi disprezzano!

MADRE (con tristezza) E che preferisci avere: il figlio o l'onore?

PADRE (aggressivo) Che intendi dire?

MADRE Disonorandoti il nome, come tu dici, ti ho salvato il figlio, almeno uno dei tre; e tu per l'onore dei tuo nome hai già sacrificati due figli, e vorresti sacrificare anche l'ultimo. (con durezza) Io avrô coperto il tuo nome di disonore, ma tu Io copri dei cadaveri dei tuoi figli. Che scegli: una frode com'è l'onore patriot-tico o la vita di tuo figlio?

PADRE Ma tu... (si arresta di botto) No, non comprende ciô che è l'onore di un nome; non sente ciô che è l'amore per la patria! Non sa che per l'onore e la patria, le nazioni si sono bat-tute in tutti i tempi e milioni di uomini si sono sgozzati, magari solo per rintuzzare l'affronto all'onore; lavare l'insulto a un uomo, a una ban-diera.

MADRE E ciô non è una follia? Sbudellarsi per dei fantasmi?

GENERALE Follia?... E' orgoglio! E' grandez-za! E' gloria!

MADRE E non è la stessa cosa quando fanno trucidare milioni d'uomini?

PADRE (scoraggiato) E' inutile, generale, non le farà mai riconoscere che è in errore. Il sacro nome délia patria non risveglia alcun sentimen-to di orgoglio in essa.

MADRE L'hai detto, amico.

PADRE La storia eroica délia nostra nazione, la nostra cultura, la patria sono ideali falsi per lei.

MADRE Se fossero morti sarebbe ancora meglio, perché allora l'umanità respirerebbe più liberamente e vivrebbe più in pace.

GENERALE (al padre) Ha ragione, amico. La patria per sua moglie è come se non esistesse.

MADRE Mon nel mio cuore quando la scoprii spergiura! Ah! patria! Quanti delitti si commet-tono nel tuo nome! Quanti esseri umani vengo-no trucidati per farti vivere! A me questa men-zogna mi ha fatti assassinare due figli. Ciô che si chiama patria è solamente un nome dei qua-le si servono i mercanti délia morte per spre-mere l'ignobile oro da milioni di cadaveri che sacrificano alla loro falsa dea.

GENERALE (ghignando) Ah! continua pure su questo tono, tanto qui la sua propaganda disfat-tista non attacca. Non vi sono cervelli giovani ed ingenui da corrompere come in casa sua.

MADRE (ironica) Ha ragione. Lei, ad-esem-pio, è al di là di ogni possibilità di redimersi (il generale la guarda con odio).

GENERALE (al tenente) Facca entrare Faltro teste (il tenente esce e rientra subito con Don Giovanni il quale va direttamente verso il generale e gli stringe la mano con effusione).

DON GIOVANNI (giocoso) Ah! generale! Ma lei diventa ogni giorno piu giovane. Ha forse qualche segreto per ringiovanire?

GENERALE II segreto non è un mistero, Don Giovanni. Rifiutarsi di diventar vecchi. (i giu-dici e Don Giovanni ridono).

SOLDATO (in disparte, al tenente) Gli va bene la vita a questi animali. Dio deve aver creato il mondo per loro.

GENERALE Bene... Procediamo che Fora si fa tarda e...

DON GIOVANNI (interrompendolo) Non pro-segua, generale, che abbiamo capito. Ma badi che troppo abuso di...

GENERALE (modestamente) Ma santo dio bi-sogna bene peccare un tantino mentre si vive, se no come potrebbe lei assolverci?

DON GIOVANNI (ridendo) Si, ma mi sembra che sta peccando un po troppo e non si puÔ

ehiedere al buon dio troppa indulgenza, o finira per accorgersi che ne abusiamo.

GENERALE Consigli al buon dio di chiudere un occhio ancora per un pô di tempo, poi pro-metto di diventare santo. (giudici e prete ridono con gusto, Richiamandoli alVordine) Ma noi stiamo perdendo un sacco di tempo. Dica, Don Giovanni, come venne in possesso delle infor-mazioni che ci permisero di procedere all'ar-resto delFaccusata?

DON GIOVANNI (evitando di guardare la madré) Ebbene... ero uso a passeggiare nel bo-sco verso l'imbrunire ed il giorno che denunciai l'accusata la vidi entrare nel bosco. L'ora in-solita, la sua attitudine di circospezione mi fe-cero sospettare che andava ad incontrarsi col figlio. Non visto da lei la pedinai, cosa facile perché era soprawenuta Toscurità. Dopo un buon tratto di cammino s'incontrô col figlio ne segui una lunga conversazione, che per non arrischiar-mi ad awicinarmi troppo non potei compren-dere. Poi l'accusata ritornô in città ed io corsi ad informare le autorità délia mia scoperta. Si decise di vigilare l'accusata onde sorprenderla in compagnia dei figlio e poter cosi procedere al doppio arresto; ma si vede che sospettô di essere stata seguita perché non ritornô più nel bosco. Fu cosi che le autorità decisero di arre-starla senz'altro. Il giorno dopo il suo arresto mi recai di nuovo tutto solo nel bosco per rin-tracciare il cammino di quella notte e cosi arri-vare al nascondiglio dei disertore e...

P. MINISTERO Fu una bella audacia.la sua, Don Giovanni.

P. GIUDICE E non aveva paura?

DON GIOVANNI Beh... a dirle il vero troppo rassicurato non mi sentivo ma paura. Beh, sa-pevo che il buon Dio vigilava su di me e poi, il mio dovere patriottico... Cosi mi internai nel bosco, ma tutto ad un tratto. Ahi! mi vengono ancora i brividi al pensarci! (i giudici lo seguo-no con grande attenzione, il padre sembra ine-betito, la madré, il tenente ed il soldato loos-servano con disprezzo).

GENERALE Che awenne?... Dica, dica.

DON GIOVANNI Awenne che tutto all'im-prowiso mi si piantô davanti, impugnando la rivoltella, il disertore. Faceva paura a guardar-lo! Rimasi come pietrificato, ma non per la paura, prego credere, ma per la sorpresa che mi causé.

S. GIUDICE Che le fece?...

DON GIOVANNI Mi si awicinô lentamente con uno sguardo feroce e senza dir parola mi puntô la rivoltella alla tempia e... (fuori si odo-no due scoppi di bombe. Il prete, terrorizzato, cerca un nascondiglio; i giudici vorrebbero na-scondersi pure, ma poi al non udire altri scop-pi si rassicurano. La madré li guarda con di-sprezzo senza muoversi. Il padre rimane immobile e come istupidito. Il tenente ed il soldato corrono fuori e poi rientrano).

TENENTE Sono delle bombe gettate da un ae-roplario nemico proprio qui fuori.

GENERALE Vi sono morti?

TENENTE Tre, signor generale.

GENERALE Vi è incluso qualche ufficiale?

TENENTE No, sono tutti soldati.

GENERALE Proseguiamo (il sacerdote è venu-to timorosamente a rioccupare il suo posto. Tutti si siedono).

DON GIOVANNI (esitantey al soldato) Sono... partiti?

SOLDATO (sornione) Partiti?... Chi?

DON GIOVANNI Ma gli aeroplani!

SOLDATO Ah, gli aeroplani... Già, sono andati via, Stia tranquillo. Per questa volta nemmeno, le bombe furono per lei (insinuando) Ma ver-ranno... perché il diavolo deve essere stanco

d'àspettare (il prete gli getta un'occhiata furiosa).

GENERALE (richiamandolo il soldato all'ordine) Silenzio, se non volete che... (il soldato si ri-tir a in un canto) Prosegua, Don Giovanni.

DON GIOVANNI Dicevo dunque... che... Do-ve son rimasto?

P. GIUDICE Al punto in cui il disertore gli mise la pistola alla tempia e...

DON GIOVANNI Già... Quando sentii il fred-do délia sua pistola, la rivoltella che io impu-gnavo — perche anch'o andavo armato — mi cadde dalle mani e la vista mi si oscurô. Proprio credetti che era giunto Pultimo istante délia mia vita terrena. Rivolsi cosi subito il mio pen-siero a Dio perché mi perdonasse i peccati.

P. GIUDICE (sorpreso) Che peccati?...

DON GIOVANNI (riparando) Volevo dire... i peccati dei mio assassino. Ma non mi uccise! Dio gli avrà impedito di tirare il grilletto, perché invece di sparare mi disse: « Non ti uccido, cane, perché avete mia madré nelle mani come ostaggio. Vattene, delinquente! » L'infâme non osô commettere un delitto cosi esecrando! Ma mentre m'incamminavo mi diede un terribile calcio.

S. GIUDICE (ingenuo) Dove?

DON GIOVANNI (senza riflettere, toccandosi il deretano) Qui!... Mi duole ancora.

SOLDATO (al tenente) E fu un calcio solo. Se ricevesse tutti quelli che ho voglia di dargli io...

DON GIOVANNI Ebbene, tornai in città cor-rendo e subito notificai a chi di dovere; e per quante pattuglie si mettessero immediatamente alla sua caccia, nessuna traccia poterono tro-vare dei disertore.

GENERALE Si rassicuri. Qualche giorno vedrà che... Non possiamo credere che il buon dio ora si sia messo dalla parte dei disertori ed abbia abbandonata la... (da fuori si ode un pantemo-nio. Sopra tutte si ode la voce di una donna. Sul viso délia madré appare unyansia mortale. Al tenente) Vadi a vedere chi causa questo pan-demonio (il tenente esce. agli altri giudici) Oggi non vi è verso di spicciarci un'interruz;ione dopo Taltra. E questa notte vi è il ballo! Che diranno le signore se arriverenio in ritardo? Maledetta sfortuna! (si ode la voce di una donna che grida: « Ma tenete giù da me le vostre zampe! So bene camminare da sola ». La porta si apre e violentemente viene spinta dentro I-nés, scapigliata, ahiti strappati e s carpe spor-che di fango. Al trovarsi d'improvviso in mezzo a quella scena rimane un moment o shigottita. La madré impallidisce. Inès la scorge e corre ad abbracciarla. Il generale fa cenno àlVuffi-ciale che Vha spinta dentro di separarle. Il tenente ed il soldato sono rientrati dopo di loro. Il generale interrogando Vufficiale) Che signifi-ca questo?

UFFICIALE Ecco... Guidavo un picchetto di soldati attraverso...

INES (spingendolo da un lato) Ma stia zittol Non racconti delle bugie! (al generale, senza timoré) Signor generale... io le voglio raccon-tare ciô che è successo. Stavo per...

GENERALE (severo) Lei stia zitta, ora. Parli prima Pufficiale poi parlerà lei. E, signorina, cerchi di trattare più rispettosamente gli uffi-ciali dei nostro glorioso esercito (Inès fa una smorfia e si ritira in disparte. Uufficiale.ripren-de).

UFFICÏALE Coi soldati che guidavo...

GENERALE (brusco, interrompendolo) Abbiamo già udito eio. Non la faccia troppo lunga.

UFFICÏALE Coi soldati che guidavo... (il generale da segni d'impazienza) c'imbattemmo nella signorina, che al vederci si diede alla fu-ga attraverso i densi cespugli. Non ci riusci, ma ci côstô assai fatica ridurla alPimpotenza perche si dibattè furiosamente. (mostrando delle graffiature) Le ferite lo dicono. Mentre poi ci allontanavamo udimmo una voce di uomo che chiamava: «Inès, dove sei?... Inès, ti sei per-duta? ».

GENERALE Siete ben sicuro che chiamô Inès?

UFFICÏALE Sicurissimo!

INES Ma che sicuro. Deve aver bevuto que-st'oggi. „

UFFICÏALE (indignato) Chi, io? Oggi non l'ho visto nemmeno il vino.

INES (con impertinenza) Allora è pazzo da le-gare!

GENERALE (a Inès, martellando) Silenzio!... (abbozza un sorriso) Ah, ora le cose si chiari-scono. (alTufficiale) Continui.

UFFICIALE Allora la signorina invece di ri-spondere si mise a gridare: « Ma signor ufficiale, non mi leghi tanto stretto i polsi che mi fa maie! ». Inutile dirle, signor generale, che appena la signorina ebbe gridato questo, colui che l'aveva chiamata fuggi precipitosamente.

INES Oh! questa storia è dawero buffa!

UFFICL4.LE (proseguendo) Compresi allora che si trattava dei figlio delPaccusata. Consegnai la signorina in custodia a due soldati e con gli altri mi lanciai alPinseguimento dei fuggitivo. Ma inutilmente perché non vi fu verso di scovarlo. (la madré dà un sospiro di sollievo) Poi sapen-do che era in corso questo processo la condussi qui. Ma abbiamo dovuto trascinarla a forza perché si dibattè per tutto il cammino.

INES (sputandogli addosso) Bell'eroismo! Con quei muscoli da bruto!

P. MINISTERO (aïly ufficiale) Lei mérita una promozione.

GENERALE Glielo stavo per dire anch'io eccel-lenza!

P. GIUDICE Son questi, per dio, gli uomini che sanno far carriera nell'esercito.

GENERALE (ironico) Glielo stavo per dire an-ch'io. Ma se continuano ad interrompes con delle osservazioni superflue non la finiremo più quest'oggi. (ironico, a Inès) Ora dica lei la... verità, signorina Inès.

INES (comprendendo Vironia) Ma signor generale, che vuole che dica dopo che si son dette tante bugie? Ho capito che a dire la verità nessuno mi crederà; cosi tanto vale che stia zitta.

GENERALE (con maggiore ironia) Non ci dia simile dispiacere. Ci piace tanto sentirla parlare. Dica, dunque, per quale ragione andô nel bosco?

INES E che vuole che vada a fare nel bosco tut-ta sola?

P. MINISTERO E' precisamente quello che vor-remmo sapere.

INES îv^a a raccogliere le viole! Ci vuol tanto a capirlo?

GENERALE (ghignando) Ah! A raccogliere le viole, eh?...

INES E' buffa, eh? Un simile gusto.

GENERALE (minaccioso, puntandogli il dito) Lei cercava Guido!

INES Le viole!

GENERALE Lei cercava il disertore!

INES Le viole!

GENERALE (dando un pugno sul tavolo) Non mentisca o se no...

INES Uf!... che seccatura! (si allontana).

GENERALE Venga qui... risponda! (Inès nè si muove nè gli risponde) Venga qui, le ordino! (Inès non gli fa caso. AlPufficiale) La spinga qui vicino (Pufficiale la prende per il braccio un po brutalmente per trascinàrla davanti al gene-raie, ma Inès si scioglie con uno spintone. L'ufficiale vuole riprenderla, Inès gli da un sonoro ceffone che lo fa retrocedere. Il prete la vorreh-be prendere pure, ma Inès fa il gesto di dare a lui un altro ceffone, ciô lo fa retrocedere spa-ventato) Ah! anche questo si deve vedere? A-desso la metto io a posto. Vuole confessare alfi-ne che chi la chiamava nel bosco era il disertore? (Inès esce la lingua e gli fa una smorfia. Il generale andando su tuttte le furie) Ma qui si perde di rispetto a questo tribunale e si fa burla dei suoi rappresentanti. (dando un pugno sul ta-volo, indirizzandosi agli altri giudici) Questo non si puô tollerare, eccellenze! (Çuelli assen-tono; il generale passeggia un momento irato e silenzioso. I giudici parlano fra di loro sottovo-ce).

INES (in disparte alla: madré) Sta bene! Mi ha detto di abbracciarti forte, forte! (Vabhraccia).

GENERALE (accorgendosi) Che altra scena è questa?... Maledizione! E quel demonio non si riesce a prenderlo! (fuori si ode un'altro pan-demonio. Tutti tendono l'orecchio. L9ufficiale corre fuori. Si ode la sua voce: « Datelo a me> datelo a me! » ed immediatamente rientra spin-gendo brutalmente Guido, tutto sporco e sangui-nante, dibattendosi furiosamente. La madré getta un grido di dolore e corre ad abbracciar-lo).

MADRE Guido!!! Ah, povero figlio mio! Anche tu!... Tutti, tutti saremo sterminati! (piange. lues pure abbraccia Guido).

GENERALE (fregandosi le mani dalla gioia) Fi-nalmente! Lo sapevo bene io che il buon dio è con noi! Cosi ne avremo due invece di una da...

DON GIOVANNI Confidate sempre nella prov-videnza, generale, che essa vigila per la salvezza délia patria. (minaccioso) E guai ai miscredenti che incorrono nella sua collera, perché saranno tutti distrutti! Dio è grande e poderoso! (si fa il segno délia croce).

SOLDATO (a parte) Nel favorire le canaglie, pare. Ah, se non avessi dei figli! Con che piacere strangolerei questi serpenti! (il tenente lo trat-tiene. Il padre alla vista dei figlio si sente dibat-tuto fra collera ed affetto. Fa un movimento per alzarsi, ma poi si accascia di nuovo sulla sedia, profferendo delle parole ininteïligibili. Inès stac-ca la madré da Guido dietro cenno di costui il quale poi si pianta davanti ai giudici con atteg-giamenti di sfida).

GUIDO Ebbene, mi volevate?... Eccomi qui! Gioite giacchè avete vinto!

GENERALE (con feroce ironia) La gioia nostra è immensa. Sarà un nemico délia patria in meno ed un numéro in più nella mia lista di beneme-renze verso di essa. (violento) Ma frattanto non

dimenticate che vi trovate davanti ai vostri su-periori. SuH'attenti!

GUIDO (ghignando) Ah! sulPattenti davanti ai miei boia!... Ma v'è ancora dei buffo in questa tragedia! Peccato che non ho voglia di divertir-mi (dando un colpetto colla mano sotto il men-to dei generale, il quale credendosi minacciato fa il gesto tragicomico di sguainare la sciabola) SuH'attenti voi, buffone, davanti ad un moritu-ro! (alla madré mentre i giudici confabulano fra di loro a bassa voce) Mamma! Nemmeno u-n'altra lacrima. Col nostro dolore non aumentia-mo la loro gioia.

MADRE ( rimettendosi) Si, figlio mio. Perdona-mi questo momento di debolezza. Io posso re-sistere qualsiasi sofïerenza mia, ma quella dei miei figli mi uccide! (Guido Vabbraccia di nuo-vo in silenzio; poi si volge ai giudici, scrutan-doli).

GENERALE (a Guido) Per ora abbiamo deciso di non far caso delle vostre insolenze. Le paghe-rete poi più tardi... Dite, perche avete dimentica-to i vostri doveri di soldato?

GUIDO (con orgoglio) Per ricordarmi dei miei doveri d'uomo.

GENERALE Non vi è alcun dovere più grande di quello che si deve alla nazione. La propria patria al disopra di tutto, nel vero come nell'er-rore!

GUIDO Prima ero tanto sciocco da erederlo an-ch'io, ma durante i mesi che nei boschi mi si cacciava come se fossi una fiera, ho avuto il tempo di meditare assai e ho scoperto che la guerra bisogna combatterla sempre non importa sotto che pretesto o menzogna si conduce.

GENERALE Ma allora voi se la patria la crede-reste in errore, vorreste lasciarla distruggere piuttosto che difenderla colla guerra?

GUIDO Tempo è che questi focolai di odii che sono le piccole patrie scompaiano per far posto su tut ta la terra ad una patria universale dove tutti gli uomini di non importa che colore o credo possano vivere in armonia come fratelli. Cosi per me non ha nessuna importanza se una patria qualunque muoia? Muore per questo il mon-do? E che cos'è che chiamate patria? Semplice-mente un'estensione di terra délia quale io non posseggo nemmeno un métro. E per difendere questa terra degli altri dovrei uccidere e farmi uccidere? No, grazie. Lascio questa gloria a-gFimbecilli! Non difenderete la vostra patria colla mia pelle!

GENERALE Continuate pure colle vostre im-pertinenze. Tanto possiamo chiudervi la bocca quando ci farà piacere.

GUIDO Gloriatevi pure dei vostro potere militare che vi permette di uccidere senza rischio. Ma fino a quando durera?

GENERALE (cinico) Per dei secoli e dei mil-lenni le guerre continueranno ancora. Finchè vi saranno degli uomini prodi che non ternono d'impugnare la spada, la nobile professione militare continuera.

GUIDO Si, continuera a condurre i popoli al macello.

SOLDATO (al tenente, in disparte) Ma allora dovremo proprio crepare sotto le armi?

TENENTE (piano) Faremo in modo che ciô non avvenga, Luigi (gli strizza l'occhio).

P. MINISTERO Tutto nella natura è lotta per la propria conservazione. Che farebbe un popolo per sopravvivere se rinunciasse vilmente a difendere la sua esistenza?

GUIDO Distruggere la vita degli altri per vivere noi? E l'intelligenza delPuomo non sa trovare altra soluzione più umana? No, questo ideale da bestie feroci deve morire. La solidarietà, Paiuto reciproco perassicurare nel mondo Pesistenza di tutti deve sostituirlo.

GENERALE Fisime! Nella vita chi non divora per primo è divorato. Non vi è altra morale per sopravvivere che la lotta per Pesistenza.

MADRE E' una morale da bruti, non d'uomini. E' una morale non solo di bassi istinti, ma pure di uomini scervellati! Ed il delitto più vigliacco è quello di coloro che mentre sono loro gli orga-nizzatori delle guerre, mandano poi gli altri a farsi sbudellare. Il giorno è vicino che i paranoi-ci délia guerra saranno estirpati dal mondo come si estirpa la peste.

P. GIUDICE (convinto) Che mondo. noio-

so sarebbe quello nel quale non vi fossero più guerre. Che cosa potrebbe sostituirle di tanto intéressante?... Oh, dio, che noia!

GUIDO Non avete senno che per uccidere e far uccidere?

P. GIUDICE Per carità, risparmiatemi la vostra stramba filosofia. Non ho proprio voglia d'imparare un'altra professione.

INES (sarcastica) Ma se i popoli si rifiutassero di farsi scannare, lor signori rimarrebbero tutti disoccupati (guardando al prete con intenzio-ne) Ed i corvi, allora, che mangerebbero?

S. GIUDICE (serio) Ma lei sta per caso insi-nuando?

GENERALE (brutale, al giudice) Ma non faccia l'asino con domande cosi idiote, coprendo cosi questo tribunale di ridicolo. (il giudice rimane mogio. A Guido) Allora secondo quanto dite, la patria non avrebbe su di voi alcun diritto?

GUIDO Nessun uomo o patria ha il diritto di possedere la vita altrui, d'avere dei diritti asso-luti sopra Pindividuo. Ogni uomo appartiene a se stesso. La società, la nazione non hanno il diritto d'impossessarsi délia vita, fisica e spiri-tuale dell'individuo e farne cio che detta loro

Parbitrio ed il loro egoismo. Se la nazione rende qualche servizio alPindividuo lo fa con ciô di cui lo ha spogliato. E questo non è che parziale restituzione, perché la gran parte di quello che l'individuo è stato forzato a contribuire allo sta-to rirnane sempre fra le unghie di quelli che lo stato amministrano e controllano. E fra questi ladri si distinguono i militari di professione i quali non danno assolutamente nulla di utile alla nazione e ricevono tutto.

GENERALE Se continuate a diffamare Pesercito saremo forzati a finirla subito con questo pro-cesso.

GUIDO (aumentando d'indignazione) I massa-cratori professionali parlano di uccidere un uomo come se fosse la cosa più naturale ed insignifi-cante dei mondo. L'assissino professionale mi-sura il valore délia vita di un uomo dal vantaggio che puô portare alla sua carriera. Una guerra o cento guerre sono buone se gli permettono di avanzare di grado. Non per nulla studia Parte d'uccidere. (con disprezzo profondo) Miserabi-11! Non siete altro che delle belve! (tutti i giudici balzano in piedi).

GENERALE (furioso) Silenzio!

GUIDO (non facendogli caso) Vanità, profitto e forse anche il gusto di uccidere sono ciô che, innanzitutto, motivano le vostre azioni.

GENERALE Silenzio, vi dico!

GUIDO (violento) Tirate giù quella maschera di decenza colla quale coprite le vostre turpitu-dini! Nel fango i falsi idoli che vi servono di pretesto per nascondere il vostro mostnioso e-goismo!

GENERALE (martellando) Accusato, vi tolgo la parola!

GUIDO I vostri delitti non sono meno infami perché li comettete in nome délia patria, délia civiltà, délia cultura e di dio! Il sangue è sangue, e poichè voi dal sangue degli altri ne traete pro-fitto mai riuscirete a lavare i vostri misfatti!

GENERALE (disperandosi) Vi ho tolta la parola, vi ho tolta la parola!

GUIDO E né il dio di costui, (indicando il pre-te), né i cento dei pagani possono lavarlo. Esso non ha perdono!

GENERALE Ma chi gli chiuderà la bocca! (al-Vufficiale) Lo immobilizzi (ï ufficiale afferra Guido per le spolie e cerca immobilizzarlo).

GUIDO Si, fatemi taoere. Ma non potrete uccidere la verità! Essa finirà per trionfare. Voi a-vete ancora il potere di massacrare i popoli a milioni con impunità perché la giustizia è ma-nipolata e controllata da voi e costui (indicando Don Giovanni) ha anche la sfrontatezza di san-tificare le vostre carneficine. Voi altro non siete che dei mostri!

PUBBLICO MINISTERO (infuriato) Ma qui si sta demolendo tutto! Il nostro onore, la religione, la patria! Si deve tollerarlo? Io domando la chiu-sura dei processo.

SOLDATO (al tenente) E questa buffonata la chiama un processo?

GENERALE (al pubblico ministero) Lei ha ra-gione. Agli accusati — come è stabilito dalla legge — furono accordate tutte le possibilità di difesa. Riassuma quindi i punti di accusa e chieda la condanna.

P. MINISTERO (alzandosi) Il mio compito è facile perche il delitto è évidente e con-fesso. La patria attraversa uno dei momenti più tragici délia sua esistenza, ed ogni debollezza da parte nostra sarebbe imperdonabile, anzi, criminale. Ogni tradimento perciô deve essere punito colla massima severità. E' quindi mio sacro dovere di chiedere la pena capitale per il disertore e la medesima condanna per la madré, quest'ultima perché serva pure di ammo-nimento a quelle femmini che volessero rubare alla patria i loro figli. Ed infine chiedo per la signorina dieci anni per complicità. (si siede. La madré e Guido guardano Inès con pena, la quale perd mantiene un atteggiamento spavaldo. L'uf-ficio rimane rigido. Il tenente ed il soldato osser-vano gli accusati con compas sione. Il padre senv-bra che solo ora incominci ad acquistare coscien-za di cià che succédé attorno a lui. Il generale ed i due giurati confabulano brevemente a bassa vocey poi il generale scrive qualche parola su di un pezzo di caria qualunque. Dal momento che cessô di parlare il Pubblico Ministero il silenzio è disturbato solamente dal confabulare dei giudici. Infine il generale si alza solenne e con voce quasi inintelligibile legge ciô che ha scritto sul pezzo di carta).

UNA VOCE FRA LE QUINTE (Più forte! Si ver-gognano di far sentire la condanna?

GENERALE (dando un pugno sul tavolo) Silenzio! Chi ha rirnpertinenza di disturbare questo tribunale? Non ho dato Pordine di non ammet-tere il pubblico? (nessuno risponde) Fuori tutti! (silenzio) Ebbene... nella sua generosità questo tribunale riduce la pena per la signorina da dieci a nove anni di reclusione. Ma per i traditori délia patria questo tribunale non ha pietà e condanna il figlio e la madré alla fuci-lazione, ed ordina che la condanna sia eseguita immediatamente (mette il pezzo di carta nella tasca. Dirigendosi al tenente) A lei rimane l'onore di comandare il plotone d'esecuzione (il tenente diviene livido e da segni di svenire; il soldato lo sostiene. Guido, la madré e Inès mon-tengono un'attitudine fiera. 1 giurati ed il prete sifelicitano reciprocamente, l'ufficiale unendosi a loro con una certa famigliarità. Il padre sembra che, alfine, la lettura délia condanna lo svegli da quella specie di istupidimento nel quale è ri-masto sprofondato fino allora).

PADRE (come a se stesso alzandosi lentamente) Che?... Ho ben udito?... Anche mia moglie con-dannata alla fucilazione?... Ma non puô essere!... Che ha fatto di maie per meritarsi cosi severa condanna?... (confuso rimane sopra pensiero. La madré gli si avuicina).

MADRE (tristemente) E tuo figlio che ha fatto di maie per meritare la fucilazione?

PADRE (eccitandosi) Ma lui... No, non è possibile! Vi è errorre! (al generale) Mia moglie condannata alla fucilazione?

GENERALE (con naturalezza) L'ha udito, amico.

PADRE (eccitandosi di più) Ma la condanna è sproporzionata alla colpa commessa!

GENERALE (con tono famigliare) Ma caro a-mico. Quando la patria è in pericolo è forse tempo per le mezze misure? Le leggi eccezionali délia guerra ci consentono piena libertà per pu-nire i delitti contro la nazione.

PADRE (disperandosi) E loro approfittano di questa libertà per distribuire delle condanne a morte?

P. MINISTERO E' la patria che ce lo impone!

DON GIOVANNI E' il volere di Dio che lo co-manda!

PADHE Patria?... Dio?... Ma questa è un'infamia! Questo è mostruoso! (da in smanie) No, no, mia moglie non mérita ciô! Liberatela! Liberate-la! E' un delitto, questo! E' un delitto! -(vuole prendere la moglie e condurla via, ma l'ufficiale

10 immobilizza. Si mette a piangere) Oh, che infamia! Che mçstruosità! (il generale fa segno al tenente di condursi via i condannati. Il tenente, umiliatOy tocca la spalla dei condannati. Madré e figlio lo guardano con pena per la triste bisogna che lo forzano a fare. Uufficiale scio-glie il padre, che continua a piangere silenziosa-mente; i giudici osservano la scena impettiti e desiderosi solamente di finirla in fretta).

DON GIOVANNI (fra se) Dopo il modo villa-no con cui mi hanno trattato non meriterebbero la mia carità. Ma è il mio mestiere quello di sal-vare le anime. Facciamo uno sforzo. (si avvicina esitante alla madré ed a Guido. Alzando gli occhi al cielo) Signora Anna, Guido, in quest'ora suprema è mio triste dovere invitarie a rivolgere

11 loro pensiero al cielo acciocchè le loro anime possano essere salvate dalla sicura perdizione. Iddio possente... onnipotente... buono... magna-nimo... generoso... (mentre profferisce queste parole abbassa gli occhi lentamente ed al no-tare che madré e figlio lo guardano con ripu-gnanza e che Guido fa un movimento come per prenderlo alla gola, perde ogni contegno e fug-ge impaurito verso un lato délia scena. Fra se) Ma quel maledetto è capace di mettere le mani pure su di un ministro di Dio (ai giudici fa un gesto d'impotenza, poi si mette a parlare con loro a hassa voce).

MADRE (prendendo il hraccio dei marito) Vieni, amico, sii forte! Qui fînisce il nostro cammino insieme. Ci siamo amati e ci siamo odiati, ma siamo sempre stati sinceri l'uno con Faltro (il padre piange, abbattuto) Un giorno ci riuni l'amore... costruimmo un nido... dei figli... tutti distrutti. (indicando Guido) L'ultimo parte o-ra, ma non solo... (accarezzandogli la fronte) Vieni, vieni a darci Fultimo addio! (il padre non puô più frenarsi. Vabhraccia, abbraccia Inès, poi si trova davanti a Guido. Lo guarda, esita un momentoy indi ha uno slancio di affetto e lo stringe a sè. Il tenente ed il soldato sono pro-fondamente commossi. I giudici, Vufficiale ed il prete non mostrano alcuna emozione. Il generale fa un gesto severo al tenente perche conduca via i condannati. Colle lacrime agli occhi il tenente tocca di nuovo la spalla délia madré. S*in-camminano, il padre in mezzo alla madré e Guido. Inès al braccio di Guido. Seguono il tenente ed il soldato. Una volta usciti i rimasti scoppiano a ridere).

DON GIOVANNI Come, generale, lei non piange?

GENERALE Eh, se un generale in tempo di guerra piangesse ogni qualvolta fa fucilare qual-cuno non esisterebbero più generali: sarebbero tutti liquefatti in lacrime. E lei perché non pian-ge? Un ministro di Dio deve sempre tenere in riserva qualche lacrimetta per le buone occa-sioni.

DON GIOVANNI Quelle per quando siamo in pubblico; ma qui fra amici... (ridono).

GENERALE (tenendo Vorecchio) Si sono uditi i colpi?

P. MINISTERO Io non ho udito nulla (tutti ten-dono Vorecchio e fanno segni di non udire nulla).

GENERALE (irritandosi) Ma quel delinquente di tenente che aspetta a fucilarli? Attende che si mummifïchino? Dai subaltemi di oggi non si puô più con tare a che si spiccino ad eseguire i nostri ordini. (alzando le braccia) Ah, che sol-dati! Che soldati! (aWufficiale) Vada lei a ve-dere che diavolo sta facendo il tenente e le dica di spicciarsi perché dobbiamo andare al bal-lo. E se le necessita un aiuto per la fucilazione le dia una mano.

P. GIUDICE E tanta fatica per due sole fucilazioni! (Vufficiale s'irrigidisce, saluta e sta per partirey ma entra il tenente. Ora i giudici sono usciti tutti dal banco e stanno in piedi in mezzo alla sala).

GENERALE (mettendosi le mani nei capelli) Ma ancora non li ha fucilati?

TENENTE I soldati si rifiutano di... sparare.

GENERALE (incredulo) Che ha detto?... I soldati si rifiutano di... sparare?

TENENTE Si, eccellenza!

GENERALE (furioso, prendendolo per il petto e scuotendolo) Ma lei perché non ha fucilato anche loro?... Si serva dei graduati e me li fu-cilino tutti, condannati e soldati! Vadi!

TENENTE (esitante) Ma io non... posso... fuci-

• larli.

GENERALE (quasi al punto di prenderlo alla go-la) Che dice?... Anche lei si ribella ai miei ordini?... (alza il pugno per abbatterlo) Come osa... (frenandosi, ail'ufficiale) Vadi lei ad e-seguire la condanna.

UFFICIALE Si, mio generale! (s'incammina subito) .

GENERALE (prima che esca) E lo faccia colla mitragliatrice!

UFFICIALE Si, mio generale! (esce).

GENERALE (al tenente, sarcastico) Ora venia-mo a noi. E cosi lei si rifiuta, eh?

TENENTE (con subita decisione) Si, mi rifiuto! Sono stanco di fare il boia!

GENERALE Ed allora faccia il morto! (gli da un potente ceffone e poi cerca la pistola. Il tenente sguaina la sciabola e sta per infilzarlo, ma

il Pubblico Ministero lo fredda con un colpo di pistola. Il tenente stramazza al suolo, morto).

GENERALE (stringendo la mano al Pubblico Ministero) Ma bravo! Gli ha messo una'pallot-tola nel cuore! Proprio col stile classico!

P. MINISTERO (pavoneggiandosi) Non sono più tanto allenato come prima, ma ancora li ac-coppo bene i rivoltosi, eh?

GENERALE (indicando il cadavere) Ed ora che si rifiuti di farsi sotterrare (ridono. Fuori si odo-no i colpi di mitragliatrici).

P. GIUDICE Finalmente!

LA VOCE DEL PADRE No, no, non li uccide-te! (i colpi continuano) Ah! assassini! Assassini! Li avete uccisi (si odono ancora due colpi) Assas... si... (silenzio).

GENERALE (con rilievo) Ora son tutti morti! Che sudori! (estraendo un taccuino e scrivendo) Cinquantotto fucilazioni fino a mezzogiorno, due ora e... (indicando il cadavere dei tenente) quella carogna, tre (rimane sopra pensiero. Con visibile malcontento) No, di questo passo l'al-tro tribunale ci batterà di sicuro. Che lentezza, mio dio! Al fronte si che i traditori si liquida-vano in fretta (il Pubblico Ministero gli si av-vicina e gli sussurra qualche cosa alVorecchio. Il viso dei generale s'illumina di gioia) Ah, ma che sbadato! L'avevo dimenticato (estraendo di nuovo il taccuino) Ma certo, il picchetto di

soldati pure (col lapis in mano, al pubblico mi-nistero pronto a scrivere) Quanti saranno?

P. MINISTERO (alzando le spalle) Forse die-ci... forse quindici.

GENERALE (scrivendo) Beh... facciamo metà e meta: dodici (agli altri) E considerino che la-scio fuori mezzo cadavere in favore delPaltro tribunale. Ah! ah!

P. MINISTERO E adesso un pensiero per le si-gnore.

GENERALE Bravo! Lei è un angelo!

SECONDO GIUDICE Sarà bene che filiamo subito al ballo.

GENERALE Tutto ciô che spero è di essere ancora in tempo per il primo valzer. Lo adoro!

DON GIOVANNI Colle signore le raccomande-rei di contenersi nei limiti dei peccati veniali (ridono. Si ode un aeroplano avvicinarsi. Tutti tendono Vorecchio. Si ode in breve una terribile esplosione che fa tremare tutto. Oggetti cadono a terra frantumandosi. Ognuno rimane terroriz-zato. Dalla strada si odono le grida: « UNA BOMBA ATOMICA! UNA BOMBA ATOMI-CA! » e sopra tutte la voce delVufficiale: « LA RADIAZIONE! LA RADIAZIONE! » / presen-ti presi dal panico rovesciano tutto nella fretta di cercare le maschere). .

GENERALE (perduta la testa) Dove sono le maschere? Maledizione! Dove sono le maschere?

SECONDO GIUDICE (come impazzito) Mio dio, mio dio, dove sono le maschere?

PUBBLICO MINISTERO Ah! è terribiie, è ter-ribile! Non si trovano le maschere!

DON GIOVANNI (disperato, dirigendosi alVuno e aWaltro) Ve ne sarà una anche per me di maschera? Mi daranno una maschera? (s'ag-grappa al braccio dei generale, invocandolo. Co-stui gli da uno spintone).

GENERALE (brutale) Ma non mi secchi i co-glioni proprio in questo momento.

DON GIOVANNI (aggrappandosi ora al braccio dei primo giudice) Lei mi darà una maschera?... Mi raccomando a lei!

PRIMO GIUDICE (ponendogli una mano aperta sul viso e spingendolo indietro) Si raccomandi piuttosto a dio, perche se ora non farà un mira-colo qui moriremo tutti come cani.

PUBBLICO MINISTERO (con un urlo di terrore) Ah! arriva! La radiazione arriva!... La sento! (si stringe la gola. Come impazziti tutti si schie-reranno sul davanti délia scenay gli occhi fissi sulla porta come se un nemico terribiie stesse per penetrare nella sala. Danno segni di soffocamen-to. Dal difuori si riode la voce dell'ufficiale: «LA RADIAZIONE! LA RADIAZIONE!... FUGGITE!... FUGGITE! » Il secondo giudice, barcollando, va verso la porta, poi sentendosi soffocare si butta in ginocchio, congiunge le ma-ni invocando dio, ostacolando a gli altri la possibilité di us cire).

SECONDO GIUDICE Dio poderoso, salvami! Non voglio morire! Salvami! Salvami! (si com-primono il petto, tossiscono, danno segni di av-velenamento progressivo).

GENERALE (a mezza voce) Fuggiamo o siamo perduti! (fa per avanzare verso la porta ma bar-colla. Don Giovanni lo spinge da un lato e fa per fuggire, ma il secondo giudice, in ginocchio, gli ostruisce il passo).

PRIMO GIUDICE Ah! mio dio, mio dio! Aiuta-mi! Mi sento soffocare!

DON GIOVANNI (furioso) Scansati di li, imbe-cille! Chi vuoi che ti oda? (con una pedata lo spinge da un lato e s'appressa alla porta, seguito dagli altri. Si ode di nuovo vicinissimo la voce mezzo soffocata deW ufficiale gridare: « LA RA... DIA... ZIONE!... ». Don Giovanni apre la porta ed entra barcollando Vufficiale, gli occhi stralu-nati, comprimendosi il petto. Arriva in mezzo al palcoscenico e sentendosi soffocare apre la bocca come per respirare forte, ma piomba al suolo, contorcendosi e morendo. La porta essendo rimas ta aperta la radiazione fa retrocedere tutti. Uno ad uno stramazzano al suolo, si contorcono e muoiono. Uultimo che è rimasto in piedi è il generale. Cogli occhi già semi chiusi avanza sul fronte délia scena, si stringe il petto facendo

cadere a terra il taccuino che si aprirà alla pagina dove è marcato il numéro dei fucilati). GENERALE (con voce soffocata) E\.. finita! (code al suolo, spasima e s'immobilizza. -(La tela discende lentamente).

FINE DEL DRAMMA

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18 Novembre 1966

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