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Edizione Del Gruppo Autonomo

P.O. Box53 East Boston, Mass. 1917

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LEOPOLDO KAMPF

Vigilia

DRAMMA IN TRE ATTI

Prima traduzioae italiana di A. M. G. autorizzata dall'autore

Edizione Del Gruppo Autonomo

P. O. Box 53 East Boston, Mass. 1917

AI LETTORI

Questo lerribile e suggestive lavoro proibito in Russia, Au stria, Poîonia e Spagna c stato rappresentato, dopo due an ni di proibizione, per circa un an no di seguito nelle varie ciltà délia Germania e fu repliento per oltre dueeento sere consécutive al "Théâtre des Arts" di Parigi.

In rneno di due anni è stato tradotto in diciassette lingue compreso il Giapponese, il Chinese e /'Indu.

Il compagno V. Liggio che ne aveva qualche anno fa acqui-stato i diritli d'àa tore, ci consegna Voriginale di questa prima traduzione Italiana che diamo aile s ta m pe certi di far casa grata ai cvmpagni che vorranno curante con amore la mérita ta diffusions.

Il Gruppo Autonome

OUËLLO CHE NE DISSE LA GRITIGA.

Il titolo di questo dramma era "Am Voraben" (Alla

Vigilia).

N. Y. STAAATS ZEITUNG — Per ordine délia polîzîa tutti i teatri di Germania sono stati chiusi al tremendo dramma délia rivoluzione russa 14Am Vorabend" che ha suscitata una fortissima sensazione. E' questo uno dei più vigorosi drammi <lei nostri tempi.

N. Y. HERALD — Dramma affascinante e terribile. Qucste scene più profonde délie parole di Ciorki e di Maxin pene-trano violentemente tutti i cuori.

N. Y. JOURNAL — E' un dramma di meraviglioso effetto. I suoi personaggï sono esseri umani di sangue e di carne.

DER TAG. (Berlino) — E' il lavoro di un gran poeta, ani-

mato, senza dubbio, da una fiera sete di libertà........

Le figure del dramma balzano fuori dalla scena per vivere la vita reale.

VOSS1SCHE ZEITUNG (Berlino) — Questo dramma af-ferra, cattiva, incatena, sferza i nervi violentemente.

BERLINER TAGEBLATT. (Berlino) — Lavoro nieravi-glioso...... 11 più grande dramma del secolo nuovo.

THE TIMES (Londra) — E' un terribile squarcio di vita energica, intensa, furibonda, che rende perplessi e com-muove più di qualunque altro dramma del genere.

THE DAILY CHRONICLE (Londra) — Lavoro formida-bile, possente.

LE PETIT JOURNAL (Parigi) — Passeranno anni ed anni prima ehe si dia un altro lavoro simile.

LE FIGARO (Parigi) — Risuscita di nuovo il dramma eroico che pareva morto per sempre. Opéra degna di un Victor Hugo o un Sardou....

P ETE RS B U RS KIY A VYEDOMOSTI (Pietroburgo) — Sono scene del movimento rivoluzionario russo che lasciano una profonda impressione neU'animo degli spettatori.

PERSONÀGGI

VASILI

ANNA RIKANSKAYA

SOFIA IVANOWNA

M ASCI A

TANTAL

GRIGORI

LO STUDENTE

IL DOTTORE

IL BANCHIERE

ARINA, vecchia lavandaia

SASHA, collégiale

OLGA CIANOVICH, studentessa universitaria

IVAN PAULOVICH, funzionario de! Tesoro

VARVARA, sua moglie e zia di Anna

MARTA, inoglie di un ingegnere e arnica di Varvara

ANTON TLATCHOF

ERIDE KUNZE

TANYA, sorella di Marta

NATAL YA, moglie di un colonnelio dei gendarmi

KATYA, serva di Varvara

SE Y MON, portinaio

l*n Commissario di Polizia

/

Un Capitano di Gendarmeria

EPOC A PRESENTE La scena ha luogo in una grande città délia Russiay alla vigilia délia rivoluzione. uel 1905

ATTO PRIMO

{Lai scena c divisa in due parti disuguali. La parle désira che è la più larga rap présenta un a stanza inodesUnnenle anuno-bigliata. Fi ne sir a a désira con pesante cortine. Sul davanzale utt vaso di fiori. Nel muro di fonda due porte: la désira mena in tina caméra buia, la sinistra sul corridoio.

Un a lampada pende dal soffitto quasi nel mezzo délia stanza sopra un tavolo senza tappeto con sedie alVintomo. NeU'an-golo di désira un gran baule e su di esso una ikonc, a sinistra un armadio. Sulle porte due ritralti di Czar. Nel muro di sinistra che dhnde la scena in due, una porta tappezzata da una specie di spogliatoio fiocamente Uluminato da una piccola lampada in fondo. La stanza c strettissima c solo alcune sca-tole di legno ammonlicchiate sul davanzale sono visibili agli speltatori. E' il pomeriggio.

Al levât si del sipario un leggero rumore rilmico vie ne dallo spogliatoio. M a scia e Sofia seggono al tavolo. M a scia e una svelta e vispa ragazza di circa 18 anni: capelli chiari, viso intelligente, veste da cameriera.

Sofia, circa ventinove anni. Porta i capelli corti. Entrambe sono occupatc a piegare dei fogli di carta stampata ed a metterli in una valigia che sta a terra fra di loro.

Mascia lascia il lavoro e si assorbe profondamente nella tel-tura di un libro.

SCENA I.

Mascia e Sofia, poi Anton.

Sofia. Caccorgendosene c continuando la piegatura con dol-cezza). Via, via, Mascia, ancora a leggere? Non c'è tempo adesso: bisogna affrettarsi giacchè Anna puô venire da un momento ail'altro ed è necessario che tutto sia pronto. Avrai abbastanza tempo da leggere il tuo Marx dopo.

Mascia. (çontinuando a leggere). Ancora un momento. (do-po un istanle mette via il libro e riprende a piegare i fogli). Hai ragione. (breve pausa. Il rumore diviene più forte).

Sofia, (si ferma per ascoltore poi si leva e va alla porta dello spogliatoio). Attenti! la macchina fa troppo rumore. {Il rumore diviene gradatamente più fioco, poi d'un tratto cessa del tutto ed Anton esce dallo steinzino, E' un uotno di circa 34 anni a forti tratti pronunziati; è smunto e tossisce di tratto in tratto. E' in maniche di camicia e si copre gli occhi entrando nella stanza illuminât a. Mette altri fogli suîla tavola e camntina su e in gitï concitatamente).

Anton. Al diavolo quell'ordigno d'inferno! non posso sof-frirlo più a lungo. La bestia ha bisogno d'essere unta.

Sofia. (con ansia ). Corne sei nervoso oggi.

Anton. Diancine quel ferraccio maledetto, fa tanto strepito.

Sofia. Mica tanto, dopo tutto, e poi, non v'è un'anima viva giù nel magazzino. Non è possibile sentirci in nessun modo.

Mascia. Siete un po' eccitato, ecco tutto; ma non valc la pena d'intimorirci.

Anton, (irritato) Vasili non ha ancora portato il passaporto per Tantal, e quel dannato di portinaio minaccia di man-darci su il commissario. (indicando la porta in fonda). Dorme ancora?

Mascia. Certo. Altrimenti sarebbe già fuori a quest'ora. (guarda nella stanza in fondo). Si, il povero ragazzo sta dormendo ancora.

Sofia. Dorme da quasi 24 ore.

Anton. Ehî via non s'ha mica una buona occasione di dor-mire nella fortezza di S. Pietro e Paolo, e con sette mesi di fatica per giunta.

Mascia. E per le ultime dieci notti ci ha detto che non ha chiuso occhio.

Anton. Han fatto un affare di prim'ordine i compagni di Pietroburgo. (irritato). Ma è stata pazzia, pura pazzia lo stesso venire senza passaporto, e fra tanti altri posti capitar qui da noi.

Sofia. Sicuro, perché no? Si sape va che Vasili ci aveva la-sciati e che avevamo bisogno d'aiuto. Tantal poi aveva bisogno di riposo.

Mascia. Che sfortuna! E Sergey doveva essere arrestato proprio adesso!

Sofia. E' già una settimana, no?

Anton. E aveva venti passaporti addosso! Avremmo po-tuto farne buon uso noi. Che fare? (ritorna allo stanzino.

Il rumore ricomincia daccapo, un po' più leggero di prima).

Mascia. K cosi irrequieto qucst'oggi.

Sofia. Che meraviglia?... si è sempre sul cratere d'un vulcano.

Mascia. Ho finito col prenderne anch'io il contagio da lui. Mi senti) cosi nervosa. ..

Sofia. Anton non puô continuarla più a lungo in questo modo; è già sfinito. Bisogna che esc a fuori da quel buco per qualche tempo.

Mascia. Credi che lo farà?

Sofia. Noialtri possiamo tirarla avant i meglio di lui nev-vero? (Brève pansa seguita du una scarnpanellata. Sofia raccoglie in fretta tutti i fogli resta ti sul tavolo, li gel ta nella valigia, la chiude e la mette sul baule dH cantone. Nello stesso tempo Mascia pierhia alla porta dello spogliatoio, si getta un fazzoletto in testa e scappa vi-a nelVanticamera. Il rumore interna cessa immediatamente. Anton esce fuori e si caccia addosso in fretta la giacca che era appesa al muro di fianco alla porta dello spogliatoio. Mascia ritorna con un giornale e una'lettera e si toglie il fazzoletto.

Mascia. Nulla. Era il portalettere. (gettando con disprezzoy il giornale in un angolo ). il Messaggero Ufficiale.

Anton, (arrabhiato). Non si puô più passare un momento tranquillo. (si toglie la giacca, la riattacca al chiodo ed è sul punto di ritornare al lavoro. Mascia apre la lettera ne cava una fotografia e la porge a Sofia ).

Sofia, (guardando la fotografia ton un sorriso). Guarda un po', Anton.

Anton. (prendendo il ritratto e sorridendo). Serioscka.

Mascia. 11 vostro piccino? Corne avete potuto fare a star tanto tempo senza una sua fotografia.

Anton, (rabbuiato). La nonna che l'ha con sè è cosî super-stiziosa. Dice che i ragazzi non si de bbono fotografare.

Sofia. Vedi perô che adesso ha vinto M pregiudizio e ci ha fatto una bella sorpresa.

Mascia. Un bel pensiero davvero.

Sofia. Non c'è lettera dentro?

Mascia. No, probabilmente arrivera domani.

Sofia. Com'è bello (sospirando). Quando lo rivedremo Anton? Tu sei cosi esaurito; bisogna che ti riposi.... un cambamento d'aria ti farà bene. (implorando). Se an-dassiimo laggiù per qualche giorno?

Anton. Che strane idee vi cacciate in testa voialtre donne. C'è sempre tempo di riposarsi quando saremo in galera!

Mascia. Clic ubbie!

Sofia. (baciando il ritratlo e porgendolo ad Anton che lo guar-da un momento e poi lo mette in tasca). Vedrete che bel rivoluzionario divcrrà un giorno. Quando avrà dieci anni lo porteremo qui, nevvero Antoshka? Ci sarà di qualche aiuto allora.

Anton. Quando avrà dieci anni? Sette lunghî anni ancora .... lo sai cosa vuol dire?

Sofia. (scuotendo il capo) Sette anni?

Anton. A quell'ora saremo forse tutti cittadini délia Siberia da sei anni.

Mascia. Oh! Anton che malaugurio! Chi sa invece se a quell'ora, fra sette anni non vi sarà più bisogno di quei buchi li. (accennando lo spogliatoio) Forse a quel tempo le nostre idce potremo stamparle liberamente alla luce del sole e cl if fonderie pet mondo.

Anton. Tu sei d'un ottimismo impossibile, Mascia. Fra

set t'anni____ fra sett'anni... (rientra nello stanzino).

(Mascia e Sofia riaprono la valigia e riprendono la piega-tura ).

Sofia, (tra se). Anna non è ancora qui. (dopo un istante) c nemmeno Vasili. Ciô comincia a preoccuparmi. . .. !)i certo non avranno un passaporto possibile fra le mani.

Mascia. Lo portera, non temere. Vasili è sicuro di ottc-nerne uno in un modo o neU'altro (pansa). Lo sai che ades-so non lo comprendo più ?

Sofia. lo nemmeno.

Mascia. Vasili, l'uomo di ferro che diventa d'un tratto cosi incerto e titubante! S'era dato tutto, anima e corpo al lavoro e. .. d'un tratto cambiar cosî. .. L'ultimo numéro potè appena essere composto. Che gli sarà arrivato cosi d'improwiso?

Sofia. Mica all'improvviso: è già da un mese che mi sto accorgendo di qualche cosa. Tempo fa mi disse che sarebbe venuto oggi per l'ultima volta e che poi avrebbe intrapreso qualcos'altro. Mi disse che era stanco di questa vita.

Mascia. Che gli sarà successo?

Sofia. Ho dei sospetti ma non sono sicura.

Mascia. Che cos'è dunque? Dimmelo.

Sofia. Mi sembra che il suo cuore sia stato.... come dire? toccato.

Mascia. Uh! sarebbe ridicolo.

Anton, (entrando con delle copie del giornale e me tien doit sul tavolo). Finalmente!

Mascia. Già finito?

Anton. Bisogna scomporre i carattcri subito. Venite Mascia, bisogna affrettarsi. Sofia, tu te la sbrigherai da sola. Ancora poche copie (cambiando subito lono). Come siete sventate voialtre donne! Chi vi assicura che non vi sia qualcuno dietro <juelle cortine che ci spia dall'altra parte délia strada?

Mascia. (con ironia) E se voi non potete vedere se vi sia qualcuno dietro quella cortina, come puo questo signor ficcanaso veder noi? Non vi preoccupate Antoshka.

Anton. Non si è mai abbastanza cauti. Meglio seder qui, Sofia. (Sofia siede sulla scdia che egli te, m os tra ), (a Mascia ) Andiamo dunque.

Mascia. (a Sofia). Fa attenzione alla porta, (esce con Anton),

Anton, (zufola per qualche tempo nello spogliatoio poi, sem-pre dal di dentro). Vasili non è ancora qui. Un nonnulla come questo puo costarci la vita.

Sofia, (che ha finita la piegatura, chiude la valigia e la mette, sul tavolo delVangolo. Tre squilli di campanello) Final-niente! (ca fuori nelVanticamera là dove si sente parlare

con qualcheduno. Rientra poi con Vasili. )

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SCENA II.

Vasili e detti.

Vasili. (un giovane altoy snello di circa 22 anni, con un bel viso pallido, un un po' patito, incorniciato da una fol ta massa di capelli neri, piuttosto lunghi. Incrocia spesso le matii dietro il dorso. Pone sul tavolo un pacchetto pesante legato con una cordicella e si stropiccia le dita come se fossero state segate dalla stessa). Pesa come un'anima dannata.

Sofia. (aprendo la porta del gabinetto). Antoshka, Vasili è arrivato; il passaporto è qui.

Anton, (dal di dentro) Salute, Vasili. Sarô Ii in un momcnto.

Mascia. (da dentro). Come state Vasili?

Vasili. Che cosa fate li dentro?

Mascia. Scomponiamo i caratteri.

Vasili. Avete già finito?

Sofia, (chiudendo la porta del gabinetto e guardando il pacchetto). Che c'è dentro tïpi?

Vasili. Si, pesa tanto e bisogna portarlo legato ad uno spago per precauzione.

Sofia. Come vi siete sentito al di fuori di questa tatia?

Vasili. Oh! anche li mi sento oppresso. (gnardando verso la fines Ira). Che distrattone che sono! Non ho pensato nem-meno a guardar alla finestra per vedere se potevo salire.

Sofia. Per fort una il vaso è sempre li. Le nostre cose non vanno poi tanto maie per ora. Credo che ci lasceranno in pace per un po'.

Vasili. Non importa, fuori è spaventevole: una spia ad ogni passo.

Sofia. E* mai possibile?

Vasili. L'aria istessa opprime... i tempi sono incerti.....

Sofia. Per carità non dite nulla in presenza d'Anton.....

E voi andate via per un po' a cambiare d'aria all'estcro?

Vasili. No, no, resto, ma vi debbo dire addio oggi stesso. Non si sa mai che cosa puô arrivare... Mi fa pena, tanta i^ena. Quatro mesî!. .. Ah! come mi faceva bene confidarmi in voi quando mi sentivo l'anima accasciata. Era cosi facile aprirvi il cuore.

Sofia, (schersosa). E v'e sempre qualche cosa che vi tor-mcnta? Deve essere la vostra indole. {entra Anton).

Vasili. (mostrandogli il pacco sul tavolo). Lassù vi son dclle giuggiole per te.

Anton. Bene. Tutto completo?

Vasili. Mancano soltanto gli "i" minuscoli.

Anton. Peccato. Peccato!....

Vasili. Ve li porterô oggi perô, quantunc|ue la corda mi ab-bia segate le dita.

Anton, (chiamando Mascia). Mascia ecco i tipi nuovi.

Vasili. Ed ecco il passaporto. (portandolo ad Anton).

Anton. Allah sia ringraziato. (guardando il passaporto).

Cosicchè Carlo Santoff da Kieff..... Auff! ciô mi toglie

un macigno dallo stomaco. Quel brigante del portinaio mi teneva p<M capelli... è venuto a farmi visita oggi, il birbone. (scherzando a Mascia che entra). E dire che Mascia è una delle sue conquiste. (tutti ridono).

Mascia. (ridendo). Questa è la mia sorte!

Anton. (indicando la porta délia caméra da letto). Il pove-retto dorme ancora. Bisogna perô che lo svegli: è neces-sario ch'egli sappia il suo nome e la sua provenienza.

Mascia. {prendendo il pacco dei tipi). Adesso non dovremo più pescare le 'i" consumate per stampare degli "i". Vado a metterle nelle casse con le altre. (canticchiando). Lettere nuove... lettcre nuove... (via ridendo nello spogliatoio con Anton).

Vasili. {passeggia su e già nervosamenie. Contraffacendo Mascia). Lettere lettere.... (forte). Nitroglicerina, Sofia Ivanowna, nitroglicerina, ci vuoleî. (calmandosi). Anna è poi stata qui?

Sofia. (trattenendo un sorriso). No, non ancora ma sarà qui tra breve.

Vasili. Perché ridete?

Sofia. Oh! nulla. (continuando subito). L'aspettate nev-vero? (osservando Vasili che passeggia concitatamente). Vasili, non mi va il vostro aspetto quest'oggi.

Vasili. (tristamente). Sapete, voi che cosa è l'angoscia? Credete che vi sia un rimedio per guarirla?

Sofia. Voi stesso, ricordo, nu cliceste una volta, che un giorno a Parigi, un'angoscia infinita v'in vase che non vi dava ne pace, nè riposo. Ma la causa vi chiamava qui irresistibilmente e quantunque qui la polizia vi cercasse, e nonostante i nostri avvertimenti, veniste lo stesso e la vostra angoscia fu curata.

Vasili. Si, è vero. Ma questa volta è un'angoscia diversa, più cupa, più forte!

Sofia. Non dev'essere allora délia stessa natura, suppongo.

Vasili. Non vi fate giuoco di nie, Sofia. Avrei vergogna di confessarlo a qualunque altra persona; tutti la direbbero un nonnulla. Proprio ora vedete, mentre tutti i cuori pul-sano aU'unisono per l'idea, la mia mente invece è piena di pensieri foschi, e questi pensieri scacciano dal niio cuore tutto cio che sinora ho avuto di sacro e di puro per farsene un tempio a si» stessi soltanto.

Sofia. {aUegrauiente). Cosicchè voi siete innamorato cotto? Povero ragazzo!......

Vasili. Ouest a more avrei vol ut o strapparlo fin dalle radici, ma le radici sono scese troppo in fondo adesso, e non è più possibile sradicarle se non colla mia vita istessa.

Sofia, (dolcemente). K perché strapparle?

Vasili. Sofia, sapete voi che significa per un uomo che s'è dato tutto all'ldea, vivere in continua agitazione, contare le ore, i minuti fino al niomento in cui Ella arriva, esser torturato alla sua assenza. . .. dall'idea che alla.....

Sofia, {teneramente). Voi siete un gran bambino.

Vasili. (disperatamente). Ma, cara Sofia, voi non potrete mai comprendere quanto è terribile questo sgomento, quanto sia intangibile, irresistibile, morboso, forse. Non solamente quando ella è via, ma anche in sua presenza, quando ella m'è vicina, qualche cosa m'attira a lei, un

bisogno violento di lei e... non ostante... non debbo, non posso. . .

Sofia. Che giuochi di fantasia sono mai questi?...

Vasili. Torse son malato, malato nell'anima! ma dove, dove ccrcare la guarigione?

Sofia. Vasili, voi parlate corne un bambino. L)opo tutto

essa è soltanto una donna, anche se fosse..............

[s'interrompe, poi i loro sguardi- sincontrano e Sofia m or-mora). ... Anche se fosse Anna Rikanskaya. Credetemi.

Vasili. (imbarazzato, impaziente, dopo un momento). Come se voi non la sapeste, come se non l'avreste mai sentita parlare. Mi sembra di vederlo già quel suo sguardo attonito, interrogativo, come se ella mi domandasse tristamente: Ed è cosi che voi osate profanare i nostri sacri ideali con considerazioni egoiste, con inutili sentimentalità passio-nali, con sciocchezze? Ah! no, io non potrei mai soppor-tare la sua compassione. (rassegnato). Mi comprendete ora? (breve pausa). E forse... forse avrebbe ragione.... Se noi ascoltassimo la voce intima dei nostri sentimenti la Causa ne soffrirebbe. (impaziente). Ma sempre la causa...

Sofia, (allegramente). Sareste forse geloso délia Causa?

Vasili. {dis per a to). Si, si, del pensiero, del tempo, di tutto ciô che non posso dividere con lei. (più calmo). Noi tutti sacrifichiamo volentieri la vita per ITdea ma, credetemi Sofia, io non voglio lasciar la mia esaurirsi lentamente, non voglio aspettare che questa angoscia mi consumi a poco a poco, e percio......

Sofia. Percio?

Vasili. (sillabando). Xi-tro-gli-ce-ri-na. ( Un forte squillo di campa nello. Anton irrompe nella stanza e si mette in fretta la giacca; Sofia picchia alla porta del gabinetto e Mascia ne esce fuori, si copre il capo col medesimo fazzoletto di prima e corre in anticamera. Dopo un po' rientra col portinaio Sei-mon ed un Cornmissario di Polizia.

SCENA III.

Seymon, il Cornmissario di polizia e detti.

Mascia. Signora, il cornmissario di polizia.

Seimon. (segue umilmente il cornmissario).

Il Cornmissario. Buona sera. Suppongo, signora, che

Iei sappia che non è permeçsa aver dei pensîonantî senza passaporto. E voi, signore. ..

Anton. (Con e sage rota cortesia). Ah! Iei viene pel passa-porto. Soltanto un parente da Kieff che ora donne là dentro. Hanno mandato il passaporto dietro di lui. Glielo inostrerô in un secondo. (Via nella caméra. Il commissario guarda inlorno).

Anton. (Dopo un islante dalla porta. Favorisca da questa parte, signore. (Il commissario esce con Anton).

Vasili. (Piano con intenzione a Sofia). Anna non è qui ancora.

Sofia. No. (va alla fineslra ne toglie via il vaso dei fiori e lo mette sulla lavola ). Avete ancora d i nient icato d'innaffiare i fiori, Mascia. Vi scordate di tutto.

Mascia. Si, signora, li innaffiero immediatamente.

Sofia. (inquiéta va alla porta dello stanzino).

Mascia. (accanto alla porta del gabinetto, a Seimon con rim-provero). Già voi dovevate andare subito a dirlo al commissario.

Seimon. Sicuro, naturalmente: è il mio dovere. Ma non arrabbiarti con me, tanto lo sai lo stesso che sono un buon ragazzo.

Mascia. O, per questo, certo.... vi conosciamo.

Seimon. (scherzoso). (.), Mascia, cara Mascia, finiscila con degli scherzi. (Guardando uno dei ritratti degli Czar). Quale dei due c quello dello Czar Nicola?

Mascia. Nessuno dei due: sono entranibi degli Alessandri.

Seimon. E come va?

Mascia. (indicatulo). Secondo... terzo.

Seimon. E il primo... Come si fa ad avere il secondo ed il terzo senza il primo? Senza di lui non potrebbe mica esservi ne un secondo, ne un terzo.

Mascia. (trattenendo il riso ). Certo avete ben ragione.

Seimon. (contenta). Sicuro, è come a mo' di dire con un abito. Una persona ha la giacca ed il panciotto e non ha i calzoni.

Mascia. Avete ragione, è proprio cosi. Bisogna comprare un Alessandro primo, assolu ta mente. Lo diro alla signora.

Seimon. I miei consigli sono sempre esatti. Bah! me ne vado, aspettero il commissario giù alla porta.

Mascia. (scherzosa). E se io non vi lasciassi andare?

Seimon. Ah: (a Vasili, con impudenza). I miei riguardi. Non vi fate più vivo. Abitate lontano, adesso?

Vasili. (brevemente). Si, lontano.

Seimon. Si, arrivederci allora. (Via con Mascia. Si sentono dette voci dal camerino, poi Anton ed il cornmissario riappa-iono sulla porta).

Cornmissario. (con estrema cortesia, mentre Anton gli passa sottomano un biglietto di banca). E' stato soltanto perche il prefetto era cosi arrabbiato. (congedandosi con un pro-fondo inchino). Lor signori mi scuseranno, è stato appunto pel prefetto. (via con Anton).

Anton. (rientrando dopo un momento). Fortunatamente il passaporto era qui, altrimenti avrei dovuto dargli 10 rubîi. Cosi ce la siamo cavata con cinque. (Contraffacendo il cornmissario) E' stato appunto pel prefetto.

Vasili. (rimettendo il vaso sul davanzale). Anche cio serve a qualche cosa per amicarci il cornmissario. Adesso che è stato qui e non ha veduto nulla, vi sentirete più sicuri con la tipografia.

Anton. Sono stato cosi nervoso per tutto il giorno. Non posso trovar requie. (dalla porta del camerino, entra Sofia menando pel braccio Tantal. E' un uomo basso, disfatto, dal petto schiacciato, e dalle fattezze ebraiche. Dà Vimpressione d'una grande stanchezza. La barba ispida ed incolta dà al suo volto un aspetto quasi selvaggio. Gesto breve e piano, parla a bassa voce. E' in pantofoie e serra con la mano il colletto rivoltato per proteggere il cotto nudo dal freddo. Siede sul divano, e quando gli altri par la no, as senti sce con un cenno stanco délia testa.

SCENA IV.

Tantal e detti.

Sofia, (a Vasili). Sicchè ecco qui David Cohen in carne ed ossa, grazie a voi Carlo Santoff da Kieff, ed in realtà il nostro caro Tantal (accetinando Vasili a Tantal). E' questo il nostro ultimo assistente e il vostro predecessore, Vasili. (Mascia rientra nelVanticaniera).

Anton, (scherzoso, con un ombra di rimprovero). lia lavo-rato si bene con noi per quattro mesi, questo sig. poltrone, poi d'un tratto, quando l'ultimo numéro del giornale era appena finito, levô le tende e se n'andô armi e bagagli, senza il più piccolo scrupolo di coscienza.

Vasili. Tantal farà meglio di me certamente.

Tantal. (sorridendo quasi a forza). Cio resta a vedere. (por-gendo la tnatto a Vasili che glie la stringe). Grazie pel passaporto. Sofia Ivanowna me l'ha detto.

Vasili. E' stata addirittura una pazzia venir qui senza passaporto.

Tantal. Si, ma tutto avvenne d'un tratto, aH'imprevîsta. Quando i compagni mi fecero evadere ebbi appena il tempo di cambiar d'abito in carrozza, e dovetti cacciarmi tutti gl'indirizzi in testa. Un passaporto era fuori discus-sione. Del resto, noi tutti sapevamo che non era difficile ottenerne uno, e che voi tutti ne avevate a dozzine. Keci perô in modo d'aver qualche cosa di meglio di un passaporto. (tirando fuori un revolver). Questo qui val meglio di uno straccio di carta per strapparmi dalle unghie délia polizia. (lo rimette in lasca, con un hrivido d'orrore). Mai più, mai più vi ritornero. (tutti lo guardano con compassione e timoré). (Tantal continua ad alla voce come svegliandosi). Saprete mai immaginarvi che vuol dir sapere che dall'altra parte del muro, nella cella adiacente giace un altro compagno, sentire di giorno in giorno che il suo povero cer-vello malato s'annebbia e s'indebolisce, e domandare a voi stessi incessantemente: Quando verrà il mio turno? (Tutti seguono le sue parole con intenso interesse).

Tantal. (dopo un momento). Oppure vi siete appena asso-piti, ed è raro trovar sonno laggiù, quando uno sgherro entra nella vostra cella e vi reca attraverso un labirinto di corridoi umidi e bui alla sala deU'istruttoria. Ivi il giu-dice istruttore vi accenna che uno dei vostri compagni ha già confessato tutto e che quindi secondo la promessa fattagli non riceverà che pena leggera, mentre il vostro processo andrà sempre più per le lunghe, di peggio in peggio, ora che tutto è stato svelato dai vostri compagni. (alzando la voce eccitato). Cosi non vi resta a far altro che tacere cupamente e dubitare (dolorosamente). E poi qualche tempo dopo... un triste giorno vedete lo stesso compagno che avete sospettato per la calunnia infâme ed atroce del giudice attra verso le sbarre délia finestra, vedete quel me-desimo compagno che va freddamente alla força. Il cuore vi scoppia pel rimorso. Come ho potuto, come ho osato sospettarlo e dubitario? Mi perdonerà egli mai? O se almeno rivolgesse un ultimo sguardo alla breve finestra sprangata.... Le ultime preparazioni del delitto sono finite... d'un tratto il suo sguardo errabondo gira d'in-torno si leva lentamente... il sangue mi si gela nelle vene. .

i nostri sguardi s'incontra no; (chiudendo gli occhi) quello sguardo... quello sguardo solo basterebbe a sollevare tutta l'Europa, con questa domauda supremamente folle: Fino a quando, liiio a quando? (s'interrompe un istanlet poi con voce slrozzala). Il boia gli getta intorno al collo un laccio infâme. .. poi. .. d'un tratto. .. con voce sonora vibrante egli grida: (trasporlalo fortissimo) Viva la rivo-luzione sociale, (tutti gnardano intorno spavenlati aUa porta ed aile finestre).

Sofia. (rapidamente). Ncssuno ha sentito: non temete.

Mascia. Chi era?

Tantal. (dolcemenle) Melizki.

Tutti. (religiosamenlc) Melizki!!... (Pausa. Tre squilii mi-sur al i di campanello).

Sofia, (levandosi) Anita. (Va alla porta d'en Ira ta e rien Ira con A ntta Rikanskaya ).

( Una fanciuUa di circa 26 an ni, s nella, con una gran massa di capclli ncri divisi in mezza alla Bolticelli e legati in un grosso nodo s alla nuca. Veste complclamente di nero, cc-cetto un colletlo bianco alla marinara. Indossa un lungo man-tello che le scende trascuralamente lungo le s pal le. Ride di tanto in tanto d'un sorriso chiaro, quasi infantile, d'un'allegrczsa spcnsierata. Gesto energico e largo quando si eccita parlando. Giovanissima ed affascinante. Stringe a tutti la mono in silenzio.

SC EN A V.

Anna e detti.

Anna, (con rispetto a Tantal che e restato seduto sul diva no) Siete voi Tantal? Dormivate ancora quando venni ieri. (gli stringe la ma no mentre egli le sorride, poi si la scia ca-dere sulla sedia più vicina, visibilmente stanca). Un vero ricevimento oggi, mi accorgo. Anche in questa tana sembra che entri di tanto in tanto un po' d'allegria.

Mascia. (scuotendo la testa). Allegria? si molta allegria davvero.

Sofia. Come va che sei cosi stanca? Perché non ti togli il mantello?

Anna. Ascoltate un po' che m'e successo. Immaginate che sono appena fuori di casa, quando dopo un tratto di strada maccorgo di esser filata; ho un angelo custode aile calca-gna. Come fare per svignarmefa? Tornare indietro, non è nemmeno da pensarci, venir qui, peggio ancora. Non c'è tempo da perdere, balzo in una vettura e in 10 rninuti sono alla porta délia casa No. 56 che ha un'altra uscita nella strada di dietro. Il mio angelo custode scende anche lui da un fiacre. Io entro nella casa, esco dall'altra porta. Una vettura vuota passa appunto in quel momento, vi salto su, ripeto il giochetto un altro paio di volte ed il mio psi-cologo è spacciato.

Sofia. E ne sei proprio sicura?

Anna. Altro che, altrimenti non sarei qui a quest'ora. (a Tantal teneramente indicando sè stessa). Questa è la nostra piccola colomba viaggiatrice che ci porta tutto ciô che ci occorre dal mondo esteriore, giornali, lettere, notizie: tutto ciô che ci bisogna. Il portalettere ci porta soltanto le lettere di famiglia ed il Messaggero Ufficiale. (Tutti ridono).

Sofia, (accennando i ritratti degli Czar). Non possiamo farne a meno. (Ad Anna). E che ci hai portato oggi, cara?

Anna, (ad Anton). Venite quà Antonschka. Ecco qui due lettere da Pietroburgo, alcuni manoscritti, degli articoli per la "Luce" e duc manifesti, uno per la mobilizzazione, l'alro per lo sciopero. Debbono esser stampati immedia-tamente. Il numéro d'oggi è pronto, suppongo.

Sofia. Si. certo, non s'aspettava che te. L'impaccherô subito.

Anna. Il proclama dello sciopero è il più importante e mi s'è raccomandato d'averlo pronto per domani.

Sofia, (cava il pacco dei giornali dalla valigia e li rawolge nel giornale che Mascia ha gettato in un angolo scherzo sa ). Vedete che anche il Messaggero Ufficiale serve a qualche cosa, dopo tutto.

Anton. (porta nel gabinetto le carte date gli da A nna, e ritoma).

Mascia. (Osservando una mosca che ha acchiappato sulla cortina). Guarda, la prima mosca délia stagione.

Vasili. Lasciala stare, non tormentarla.

Mascia. (ridendo). Uh! come sei tenero. (lasciandola). Oh! la che vada pure.

Sofia. (Legando il pacco, ironica). E la nitroglicerina.

Vasili. (acre). Certo, non è mica fatta per le mosche. (tutti ridono).

Sofia. Ecco qui. Il festo sarà per la distribuzione. Non ce ne ri ma ne una copia.

Anna. Avete spedito tutto aile provincie?

Sofia. Sicuro, fin da ieri, non lo sapevi?

Anna, (a Tantal). Ed ora dateci le notizie di Pietroburgo, Tantal.

Tantal. (scherzoso). Uh! grazie a Dio, non possiamo mica lagnarei délia carestia dei gendarmi. (tutti ridono).

Anna. Mesi fa, quando ricevemmo le vostre ultime nuove, non avremmo mai pcnsato di rivedere ancora Tantal, . . ed ora... Tantal è qui.

Tantal. (con leggerezza). Oh! bah! ce la siamo cavati via alla meglio.

Vasili. Ed ora correte ancora nelle loro fauci. Avreste fatto molto meglio a far vacanza per qualche tempo, invece cl i correre da una- prigione all'altra, qui alla vita di recluso délia stamperia, credetemi Tantal. All'estero sareste stato più sicuro in ogni evento.....

Tantal. (levandosi quasi arrabbiato). E voi, ci siete stato lï? Potevate voi tirarla avant i per uno spazio di tempo qualunque, potevate voi riposarvi îaggiù quando sapevate che qui i vostri compagni davano la vita per l'idea? (cam-biando tono). Anche nel buio délia cella ci si sente rodere il cuorc al pensiero che si è gittati 11, inutili, e che non si puo fare più nulla per la causa. Ma le mura del carcere non si possono gettar giù battendovi contro la testa. Potevate voi, vi domando, andarvene fuori a respirare l'aria délia libertà inentre qui... (£' preso da un violenta attacco di tosse c ricade sulla sedia. Tutti gli si fanno attorno inquieii, Come svegliandasi). Ma questo soltanto, vi ripeto, che mai, mai più ricadrô nei loro artigli. (E' ripreso da un altro attacco di tosse che cerca invano di vineere, finckè spossato, getta le braecia sul tavolo e v'abbandona la testa. )

Anna, (guardandolo). Vi sono ancora dei vivi fra noi.

Vasili. (imbarazzato). Certo. (con maggior sicurezza). Ma io vi assicuro, Anna che vi son di quelli che soffrono delle torture ancora. .. .

Tantal. (levandosi a voce rotta, come un soffio). Bisogna che ritorni a letto. I santi non erano che uomini, e per disgra-zia i rivoluzionari russi anch'essi non sono che degli esseri umani. (porgendo la mano ad Anna). Voi venite qui spesso, nevvero?

Anna, (sorridendo). Do qui delle lezioni di francese ogni giorno, come Mascia ha spiegato al portinaio.

Tantal. (a Vasili). Ed a voi, buona ventura in tutto ciô che intraprenderete nel nome délia causa, (torna allô stan-zino tossendo rnentre tutti lo guardano in silenzio).

Vasili. (nervoso). Ecco che cosa fanno di noi.

Anna. E non ostante, non riescono a fiaccarci.

Vasili. Chi lo sa?

Anna. Vasili, Vrasilif perché dite cosi?

Vasili. Bah! se non ci affrettiaino. . . .

Anna. Ma come, come affrettarci?

Vasili. E quanto tempo ancora, credete, che ci lascieranno seder qui e stampare in pace? Un bel giorno, quando meno ve l'aspettate, la polizia verra su d'un tratto, a fare una perquisizione, e......

Anton, (di malumore). Ebbene, che?

Vasili. Ci appiccheranno di certo presto o tardi, percio val meglio essere utili a qualche cosa. , '

Anton. Altri verranno dopo di noi per continuare a stampare. Le nostre aspirazioni, le nostre idee non morranno quando il capestro del boia ci strozzerà l'ultimo fiato nella gola o la porta d'una prigione si chiuderà per sempre die-tro di noi. Vi saran sempre altre mani pronte a raccogliere ed a risollevare la nostra bandiera.

Vasili. (triste me nie). Ancora altri fratelli dannati al Gol-gota senza scopo. Generazioni intere vengono e van no, e noi non avanziamo d'un passo.

Anton. Ma la memoria dei martiri, Vasili, suscita sempre nuovi entusiasmi per la lotta, finchô il sogno diviene real-tà.

Vasili. Si, si, sogni, nient'altro che sogni, e noi passeremo nel buio senza nemmeno a ver veduto l'alba del giorno agognato.

Anton. Si, ma i nostri corpi serviranno ad edificare il ponte che mènera i posteri all'avvenire.

Vasili. (con impazienza). La nostra pazienza da bestiame ha portato carceri e Sibérie. Ma la grand'ora è venuta: è questa. Non la sentite? Tutta la Russia è come una mina: non è che la scintilla che manca.

Anton, (rassegnalo). Che vai delirando? Ciô é tanto lon-tano ancora! (scuotendo il capo). Più d'una lettera dovrà ancora consumarsi prima che la cassa diventi dinamite.

Vasili. Bah! questo vostro lavoruccio da formiche vi ha fatto dar di volta al cervello. Bella, in verità questa vostra pro-paganda da lumache.

Sofia, (tristemente). Non siamo ancora alla Vigilia del gran giorno.

Vasili. Ed io vi dico che già l'alba risplende, e che questo è il tempo di svegliarsi.

Anton, (come sopra). Ottimista incorreggibile che sei. V'è

ancora tanto, tanto lavoro da fare. . . . essi, gli altri, sono ancora immersi in un sonno profondo. . . .

Vasili. Ma guardatevi un po' d'intorno. Se poteste vedere una copia dctla "Luce" dieci giorni dopo la pubblicazione: non la riconoscereste più tanto è sporca e consurnata. Ogni singola copia passa per centinaia di mani.

Anton. Si, ma fuori le mura delle città, nelle immense campagne desolate délia Kussia, v'è il sonno e la notte. Il' li che bisogna ancora suonare a lungo la diana.

Vasili. E spillar sangue ancora, lentamente. (eccitalo). Questo salasso al rninuto non ci portera molto lontano. Le masse fuori dalle mura non si muoveranno, se gridcrete loro. che sono ormai agli estremi; esse lo sanno lo stesso senza venire ad impararlo da voi, e se voialtri vi limiterete soltanto a promettere il vostro aiuto, non si fideranno. Ma quando invece mostrerete loro del sangue, non delle poz-zanghere, non delle gore di sangue, ma la Duna, il Volga, la Vistola, straripanti di sangue, allora si che essi afferre-ranno le scuri e le falci e vi seguiranno. (con un soffio). E' allora che il sangue trova la voce per gridare forte la rivolta e la vendetta, che squilla sempre più forte, e spinge avanti a lotte sempre più nuove ed umane, e non dilegua, c non cessa (respirando affannosamente), finchè la vittoria sarà ottenuta.

Anna, (che sinora sarà restata seduta assorla in silenzio, si leva d'un tratto e resla in piedi in mezzo alla stanza. parla lentamente al principio, poi più forte, trasportata dalla com-mozione, corne una profezia). Si, la campana del sangue deve suonare.... forte, deve squillare affinchc tutta la Kussia la oda. Non v'è più tempo adesso per destari i ad uno ad uno, Antoshka, no per suonar la sveglia in ogni casa. K' la grande, suprema campana che dev'essere lan-ciata violentemente, a distesa. Già mi sembra di veder le masse dei contadini insorgerc ed avanzarsi, già sento l'urlo del lupo che risveglia dal suo torbido sogno il leone.

( Una lunga pansa intensissima).

Anton, (sospira come se fosse tristamente deluso). Sogni vani, tutti sogni inutili. . . . (sale su una sedia ed accende la lampada. Sofia e Mascia restano nella medesima attitudine esta-tica).

Anna. (con passione dopo un momento). Per ottenere questa vittoria, ditemi dunque, quale perdita è troppo grande? Quali torture sono troppo orribili? Che cosa conta uni vita umana davanti al tronfo del nostro domani di gloria e di gioia? Che cosa contano le nostre sofferenze individuali di fronte al dolore immenso sotto cui geme curva la Russia ? Io credo nella potenza del sacrificio... credo nella forza del sangue innocente......

Vasili. (disperatamente). E quale è la conseguenza di questa nostra fede?

Anna. Che dobbiamo consacrarci completamente alla Causa délia libertà senza concessioni di sorta aile nostre debo-lezze ed ai nostri dolori personali.

Vasili. Meno chiacchiere e più azione. {Si aggira per la stanza concitatamente, poi accorgendasi che tutti lo guardano stupiti, si awicina ad Anna). Perdonatemi, Anna... per-donatenii. . . . sono i miei nervi, (le prende la mano che leva aile labbra). Perdonatemi, dunque. . . . (le bacia la mano) anche se questo qui non è di moda fra di noi.

Anna, (sorridendo con indulgenza). Si, si, lo so, è soltanto il tuo eccessivo zelo per la nostra causa.... la smania délia lotta.... tanto meglio.

Vasili. (come se non sentisse). Ma ditemi un po' Anna, non comprendete voi che talvolta queste sofferenze personali che voi volete ignorare sono la distruzione compléta di un carattere e di una vita?

Anna. Chi di noi non ha sofferto?

Vasili. Ma io parlo di una sofferenza che fa sembrar nulla anche i più grandi ideali... un dolore, un'angoscia, una sete di gioie cosî intense che se il mondo intero, se il suo paese, se tutto cio che volete gridassero, bisogna farli ta-cere o morire......

Anna, (con ansia). Voi parlate soltanto a mo' d'esempio, nevvero? Parlate solo in via générale?

Vasili. (esitante). Si.

Anna. Oh, cominciavo a temere che vi fosse accaduto qual-cosa.. . . (minacciandolo scherzosamente) Perche. .. aile volte. . . . una donna... non si sa mai....

Vasili. (imbarazzato). No, no, ma se per caso fosse cosi?

Anna, (come sopra).\rolevo soltanto avvertirvi che la donna rende l'uomo debole... gli insegna che cosa è il timoré.

Vasili. (ja alcuni passi lentamente). Si, si, avete ragione. (prende subitamenle il cappello). Buona sera. Addio a tutti, (esce in fretta).

SCENA VI.

Detti mcno Vasili.

Anton, (chiamandolo). Ehi, clic diavolo di fretta ti prende d'un tratto? Porta gli altri tipi doinani. (guarda fuori) î. gia via.

Anna. (rompendo il silenzio penoso). E' ora che nie ne vada anch'io. (Si mette il muntello). Ma che è successo a Vasili? Ne sa niente nessuno?

Sofia. L'hai indovinata bene, Anita. E' innamorato. (in fretta). Almeno cosi mi sembra.

Anna. Povero ragazzo. (stringe la mano a tutti. Allaccian-dosi il mantello al colla). Ma come mai è avvenuto? Non è stato che qui durante gli ultimi quattro mesi. {Guarda di soltocchio Sofia che le sorride enigmaticamente. Anna diventa ancora più imburazzata e prende (Lit tavolo l'involto). Ebbene, addio. E fate attenzione a voi. (via). (Pansa. Anton va e viene dall'altra stanza guardando le due donne con irritazione).

Sofia, (in estasi). La campana del sangue....

Mascia. E' l'ora nostra che viene.

Anton, (impaziente). Sogni sogni.. . . nient'altro che sogni. (Siede a tavola e guarda il ritratto del figlio che poi passa a Sofia). Tieni, guarda piuttosto al bambino. (Afentre le due donne guardano il ritratto, Anton va alla finestra, guarda fuori con attenzione e ritorna tutto agitato, passandosi le niani fra i capelli). Vi è qualcheduno laggiù. .. certamen-te. . . . (ca m minci su e giù concitatamente).

Mascia. (va alla finestra, guarda e poi si volge con rimprovero ad Anton). Un semplice viandante innocuo. (con impa-zienza). Ma ecco che ricominciate di nuovo. Che idea pazza quando non si è fatto un solo sbaglio. Vasili finora è stato cosi circospetto....

Sofia. E Anna lo stesso.

Mascia. E quando a Tantal non c'è proprio da préoccupai s!, specialmente ora che il cornmissario e stato qui. .. ed ha trovato csatto e corretto il passaporto.

Anton. E se cosi non fosse? (pansa). Ma tu, Mascia, non liai niente esperienza. Non si è mai abbastanza prudenti eppurc, con tutto questo, niente puo veramente proteg-gerci contro cento stupidi accidenti. Qualcheduno evade, scappa via... entra giù nel cortile per nascondersi e. . . . addio. ... La casa è rovistata.

Mascia. (implorando).hbbldXç considerazione di noi, Anton, per carità, non ci tormentate più con questi vostri tiniori immaginarii ed assurdi. Calmatevi un po'; siete completamente esausto dai lavoro.

Anton. (calmandosi e sedendosi).Se alineno quella maie-detta macchina non scricchiolasse tanto. Ma grazie al cielo abbiamo finito il numéro ventisei.

Mascia. K' assolutamente necessario che voi ve ne andiate per qualche tempo o andrete addirittura in frantumi.

Sofia. (sollevando il ritratlo del figlio).Bisogna ch'io riveda Sergîo. (supplichevole). Torniamo a lui.

Mascia. Lo potrete rivedere in un mese. Fra non molto Tantal avrà imparato a comporre e basteremo noi due, almeno per un paio di settimane. (Pausa. Anton se note la testa mentre le donne lo guardano preoccupate).

Anton, (fuori di se). Li... li... Dietro la porta... Siamo perd ut i...

Sofia e Mascia balzano in piedi. Il campanello suona).

Tantal. (appare alla porta e mormora mostrando il revolver) \ gendarmi. l:na palla per me c le altre cinque al vostro servizio, se vi occorrono. Addio. (sparisce lasciando la porta aperta. Si suona ancora il campanello violente mente Calci alla porta).

Sofia. <rapidamente ad Anton). La lista degli indirizzi.

Anton. Sbarra la porta. [Carre nell'altra stanza tornando con le liste. Dopo aver barricaUi ta porta le due donne comin-ciano a bruciar febbr il mente gl% ind irizzi. Un colpo di revolver e i! ru-more dd corpo che aide nell'altra stanza. La porta deW lia r,:era è butlala giù, e si odono nel corridoio i pas si '•■ ifUi d i gendarmi).

Anton. Mascia, presto, perdio. Togli il vaso dei fiori dalla finestra. (Irrompono a questo punto i gendarmi ed il eu pila no prima che. Mascia abbùi tempo di logliere il testo dal davanzale).

SCENA ULTÏMA.

Il Capitano. Chi ha sparato? (Nessuno ris ponde. Un gendarme se orge il corpo di Tantal nelValtra stanza e lo m o sir a al capitano). Ah! Avete altre anni? (silenzio). Parla te o vi farô perquisire. ( Nés su no ris ponde). (Ai gendarmi) Frugateli. (/ gendarmi obbediscono).

Mascia. (lotfando).No, no... non voglio.

Ca pi ta no. Tenetela ferma. La frugherô io stesso.

Anton. Povera Mascia.. ..

Capitano. (ad Anton e Sofia).\7i ordino di non muovervi da questo posto. (a due gendarmi). Voi andate alla porta e state attenti per gli altri che vengono. E non aspettate che suonino il campanello. (agli altri gendarmi). Voialtri perquisite le altre stanze e portate qui tutto ciô che trovate. (/ gendarmi ubbidiscono rovistando dappertulto e portando libri, carta da stampa, etc. che dispongono sul sofà). Quale è il vostro nome?

Anton. Anton Tlatchoff.

Capitano. (sorpreso). Ahf si... si davvero... (Un gendarme porta delle copie fresche del giornale). LA LUC PI... Ah si? si? benissimo. . . (guarda Anton e le donne quasi con un senso di ammirazione). Cosicchè questo qui è lavoro

vostro?... Straordinario. .. proprio straordinario.....

Ma siamo alla fine perô. La luce è spenta..........

Mascia. (lotlando coi gendarmi che la trattengono ). No, no. . . non siete voi che spegnerete il sole, non voi. ... (fa cadere appositamente il vaso dci fiori).

Anton, (con fierezza e solennité) Il ventiscttesimo numéro délia "Luce" uscirà regolarmente il mese prossimo.

Cala la tela.

ATTO II.

La scena ha luogo in una stanza delVappartantenlo dove è celato Vasili. Ar redata a placer e. Vi è un paio di calzoni ap-pesi alla parete. Sul tavolo di mezzo un "samovar" e dei bic-chieri da the, sigari, pipe, libri, etc.

SCENA I.

Vasili, il banchiere, Grigori, lo studente, il Dottore.

Il banchiere. (24 an ni, biondissimo. Barba a ptinta. Parla sotto voce ed è perplesso. Abiti assai usati, largo cappella a cencio.

Grigori. (28 an ni, blousa e fazzoletto al colla. Dà impressions di supériorité.)

Lo studente. (circa vent'a uni, in uniforme universitaria. Si leva spesso il berretto mentre parla, gesticola abbondante-metit^ cammina a grandi pas si e parla forte).

Il dottore. (35 anni, occhiali, barba nera, movimenti energici ). (/ suddetti e Vasili stanno bevendo the e fumando in cessa n • temcnte. La loro discussione va diventando sempre più ani-niata talche si interrompant); parlano a due e tre la volta; gridano, gesticola no e corrono alla stanza. All'alzarsi délia tela appaiono seduti suite sedie, il tavolo ect. a testa bas sa, in attitudine di profondo e contagioso scoraggiamento).

Studente. {guardandoli e scuotendo la testa). Qui Amleti <li Russia! Che bello spettacolo. Lo so benissinio che avete tutti la nobile idea di farvi saItare le cervella, ma se non volete proprio trascinar più lungi la vita, non c'è mica bisogno di venderla tanto a buon mercato. Cercate di ottenerne un buon prezzo prima di barattarla. Sù la testa, per dio! Bisogna che vi faceia io da maestro adesso, dopo avere imparato tutto da voi? Non vedete dunque che c'è da fare, o vi son forse caduti i cuori negli stivali? Ci scan-nano c.ome bestie di mandria nelle stra<fe, senza pietà. La tipografia è stata sfasciata, gli arresti si susseguono all'ingrosso e al minuto, le perquisizioni non si contano più e al minimo pretesto ci trascinano davanti ai tribunali militari. Ebbene che aspettatc di più? Non v'è forse ancora abbastanza clettricità nell'aria per far scoppiare il fulmine? Lassù nell'ergastolo i nostri compagni hanno fatto lo sciopero délia famé e voi.. . . voi meditate......

Dottore. Lasciami finire, non ho ancora detto tutto. L'ul-tima goccia d'acqua che fece traboccare il vaso e précipité lo sciopero, fu il fatto che una giovane compagna, Mascia. ..

Vasili. (Rapidamente, concitato). Quclla délia tipografia? Ebbene ?

Dottore. Ebbene, col pretesto che il regolamento carcerario prescriveva una minuta descrizione fisica degli arrestati, la denudarono completamente davanti ai gendarmi ed ai secondini.

Studente. (con foga, quanlungue nessuno gli porge atten-zione). Ebbene, non basta dunque; nemmeno questo ba-st a ?

Dottore. Per mezzo dei colpi al muro, la nuova si sparse fra tutti i prigionieri e quando Tlatchoff ne ebbe sentore, si fece condurre immediatamente dal governatore délia for-tezza. Il governatore si trovava appunto li per caso e Tlatchoff se ne lagnô con lui direttainente ma tutto ciô che pot et te ottenere fu un: "Se fosse vero prenderei dei serii provvedimenti, ma [con ironia amara) non è avvenuto proprio niente; la notizia è falsa". Son queste le esatte parole del governatore Rechine in persona.

Studente. {con passione). Puo esservi nulia di più orribile?

Vasili. Non liai nessuna notizia di Sofia Ivanowna? Anche essa era alla tipografia!

Dottore. Ah, si; ù nell'infermeria del carcere.

Vasili. Ammalata?!

Dottore. Rinvenne un pezzo di vetro nella cella e tentô di segarsi la gola ma il guardiano la spiava dall occhio di bue c cosi l'hanno costretta a continuare a vivere.

Vasili. (conturbato). E nient altro ti ha raccontato il tuo carceriere? Non sai nulla di Anton?

Dottore. No, nient'altro per ora.

Grigori. Ebbene, banchiere, quale è lo stato délia cassa?

Vasili. (gesto di disgusto).

Banchiere. Ho ricevuto 3400 rubli, duemila dei quali ci son pervenuti per mezzo di Gavril da un giudice di pro-

vincia che vuol conscrvare l'anonimo.

Studente. (con fuoco). Non vedete dunque, non vi accor-gete quando è vasto il fermento rivoluzionario? Finiamola una buona volta con le tituhanze e le indecisioni. I pau-rosi, non i tiranni, sono la nostra pcrdizionc.

Banchiere. (continuando). Le spese sono molto ingenti in questi giorni. Il mio fattore non mi ha ancora rimesso nulla, ma mi aspetto 5000 rubli fra qualche giorno. La nuova macchina tiratrice costerà al minimo seicento rubli....

Studente. (come sopra).E ancora con le tipografie! Ma chè; è un laboratorio chimico che ci vuole.

Dottore. Bisogna che il prossimo numéro de "La Luce" non esca in ritardo come al solito.

Banchiere. Che disdetta... doveva succedere proprio a-desso che lo sciopero générale è scoppiato.

Studente. Ed io vi ripeto che è délia chimica che ci \ uole, e non dcU'inchiostro. Fu la polvere da sparo e non la carta stampata che liberô la borghesia dai predoni délia nobiltà. La polvere, ecco la più grande invenzione democratîca! Ed ora abbiamo qualche cosa di meglio ancora, qualche cosa assai più democratica......

Grigori. (interrompendolo).Calma, calma, ragazzo mio.

Studente. Ma che calma! Ogni uomo ha il diritto di am-mazzare un tiranno e nessuna legge, nessuna morale ci puô togliere questo diritto (si »etta spossato sopra una sedia.)

Vasili. (levandosi). Dice bene il cornpagno! E' tempo di suonare a stormo la campana del sangue.

Studente. Bravo Vasili, bravo. Si, la campana del sangue suonerà dappertutto e richiamerà tutti i dormienti a nuova vita.

Grigori. (con una certa condiscendenza). Piano, piano, studente; le cose non son poi cosi cattive e non vi son mica tanti dormiglioni come tu pensi. Noi siamo tutti di una sola opinione, ma non c'è affatto bisogno di ubbriacarci di chiacchiere. Abbiamo superato da un pezzo il periodo délia rettorica; ora è tempo di pensare ed agire con circo-spezione. (a tutti). Egli arde ancora délia prima fiam^ mata, ma si raffredderà a poco a poco. E perdio, ne fa-remo un buon uomo d'azione. (sorridendo). Abbiamo a-scoltato la sua requisitoria con molta pazienza e nessuno lo ha contraddetto; del resto sarebbe assai difficile con-tradirlo. (con enfasi, volgendosi al dottore). Ma ci tro-viamo tutti unauimi su un punto, c non da oggi soltanlo; non è vero dottore?

Dottore. Ho paura che facciam maie a starcene soli. Perché non cercar di allearci i liberali?

Studente. (con disprezzo). A che ci servono? Non hanno nemmeno il coraggio di pronunciare la parola libérai nei loro banchetti.

Banchiere. Lo spettro rosso li atterriscc.

Studente. Il loro sogno non é altro che lo stato costitu-zionale con lo stesso monarca alla testa.

Banchiere. E con la stessa frusta e la stessa baionetta.

Grigori. Ebbene ascoltate un po'. Nella mia ultima lettera a Pietroburgo io domandavo che ci si inviassero ail ri uo-mini, giacché date le ultime pcrdite, abbiamo più che mai bisogno di compagni intelligent i ed esperti. Mi hanno risposto che di uomiui ora non possono darcene perché ne hanno più bisogno di noi, ma che possono invece manda ici delle bombe quante ne vogliamo.

Studente. (con gioia). Bravissimi, perdio!

Grigori. Di più mi dicono che hanno mandata la medesima risposta a tutte le altre sezioni e che non vi sono più osta-coli sul la strada.

Studente. Vasili, ora squillerà sicchè la campana del sangue!

Grigori. Aspetta un minuto....

Studente. Ma se non vi sono più ostacoli!?

Grigori. (con rimprovero).Tu ti dimcntichi lo sciopero. (con Jorza battendo il tavolo col ptigno ). Lo sciopero si deve vinccre. Il loro ardore cominciava ad affievolirsi e per questo il comitato sciopero decise per la dimostrazione e il cortco. Questo pomeriggio, finalmcnte essi si riuni-ranno in cinque chiese durante i vespri, anche qui (indi-cando fuori la finestra) nella Chiesa di S. Anna. I cinque gruppi poi si riuniranno in piazza e ritorneranno tranquil-lamente cantando a casa. Ciô servira, senza dubbio, a rafforzare il loro spirito di solidarietà. Soltanto cosi po-tremo continuare, ed ecco perche dobbiamo assolu ta mente riuscirci oggi. Ieri son corso di casa in casa e tutto sem-brava assai promettente, i loro spiriti erano alquanto ri-sollevati. E' quindi necessario che essi si rinfranchino e che nulla disturbi la loro pacifica dimostrazione di oggi, altrimenti tutti perderanno la fede, la nostra causa |>cri-colerebbe e noi saremmo costretti a ricorrere agli estremi. E' appunto quello che ho scritto anonimamente al gover-governatore Rechine. Gli ho detto che uno di questi giorni

— ho detto A p posta cosi per non fargli sospettare che è 0ggj — vi Sarà una dimostrazione serena e dignitosa, se ci lascierà in pace; ma se invece si metterà in testa di re-primere ogni manifestazione come al soiito; ebbene, non scamperà più alla condanna che avrebbe dovuto colpirlo già da lungo tempo. Spero che questa volta il signor go-vernatore venga a miti consigli... altrimenti. .. dopo domani vi sarà una grande serata di addio.. .. (tutti ridono) Non ridete, parlo délia serata d'addio délia balleriiia Flora . .

Dottore. Ah, la sua Flora.

GrigorL So con certezza che egli sarà présente. Lasccrà il teatro subito dopo il ballo. 11 teatro sarà certo ben guar-dato ma egli ritornerà al palazzo in carrozza o per Via Giardini o per Via Castello e.... (con décisione). M'in-carico io stesso délia bisogna.

Vasili. (fa movimento).

Studente. Ma ci bîsognano almeno due; uno per Via Giar-dini e uno per Via Castello. (con slancio). Io sarô l'altro!

Grigori. (con serietà). Non possiamo sprecarti ancora.

Vasili. (che voleva già parlare ma è stato interrotto dalla studente, con calma ma quasi con voce rotta). Compagni io ho bisogno di cambial* mestiere ... Non si sa ancora quan-to altro tempo dovrô restare nascosto a far quarantena.... e non voglio d*altra parte lasciar la città. Mi son «lato. . . tutto me stesso alla Causa, voi lo sape te.. . . ma credetemi pure fratelli, adesso io non valgo più nulla per voi. (si ferma di botta, poi come se snpplicasse). Non me lo riftu-tate. .. rendero cosi un grande servizio anche a me stesso. La mia mano è ferma... voi mi conoscete... Date dunque a me la commissions......

Gri£ori. (gli stringe la mano in silenzio).

Banchiere. (balzando in piedi e camminando concita ta mente). Quel maledetto denaro.

Gri^ori. Non lagnarti, banchiere. Che ne sarebbe di noi senza il tuo danaro? Tu sei uno dei nostri sostegni più fort i.

Banchiere. (con amarezza). Ah! starsene seduto qui e oon-tar monete quando voi sacrificate la vita!

Grigori. Benissimo, vorresti farti confiscare per forza le tue propriété, nevvero? E allora che ne sarebbe di tutto il movimento di questa contrada? Certo, se non fosse per quella maledetta clausola nel testamento di tuo padre, potresti vencler tutto, convertir tutto in danaro e, se lo desideri tanto, regalarti finalmente alla força. ... ma come

stanno le cose bisogna rassegnarsi.

Banchiere. (con orgasmo). Si, si, starsene cjui a far conti. K mentre voi date le vostre vite... (ridendo amaramente) lo devo dare soltanto del danaro. . . .

Grigori. (con un gesto disperato). Sei proprio incurabile. (agit altri). Ed ora c tempo di andare. Tu, studente, vieni con me che bisogna distribuée altri manifesti, e voialtri andate a questa chiesa. (accennando al guardaroba). Li vi son stivali e blouse, cambiatevi e non perdete tem{x>.

Studente. Grigori, invece di proclami e manifesti diamo a ciascuno un paio di pillole di dinamite e non ci sarà più bisogno di supplicare o minacciare sua eccellcnza il Governatore. Anche se egli fosse mite come un agnello oggi, non dovremo noi.... (s'interrompe).Vedrete.

Grigori. (all'uscio, con fiducia).La dimostrazione riuscirà benissimo, vedrete. Addio, Vasili. Vieni dottore, uscirai dall'altro cancello. (Via il dottore e Gregori).

Lo studente, intanlo si sarà vestito di abiti da lavoro alla Rus sa, con pesanti stivali, riponendo i suoi abiti ordinari nelV armadio.

Il banchiere, si aggira su e già impazientemente mormorando fra se stesso, poi d'un tratto stringe la mano di Vasili e dello studente, c va via in fretta.

Studente. (gli grida dietro). Non scoraggiarti, banchiere.

Vasili. (allô studente che se ne sta andando). Non hai nulla da leggere?

Studente. (tirando fuori una rivista). Tieni, è l'ultimo numéro. Arrivederci, allora. Toh, me ne ero già dimenticato. Ho dovuto dare il tuo indirizzo a qualcuno, ieri.

Vasili. A chi?

Studente. Anna Rikanskaya.

Vasili. (rapidamente e con interesse).Le hai dunque parlato? E come sta?

Studente. L'ho trovata ieri al quartier générale. Ha dovuto tenersene lontana dopo l'affare délia tipografia e non abita più al vecchio indirizzo, ma sta con una sua zia in città. Si sente cosi sicura che ha rischiato venirci a tro-vare e, naturalmente, le ho dovuto dare il tuo indirizzo quando me lo ha chiesto.

Vasili. (con rimprovero). Perché glielo hai dato?

Studente. Insistette.

Vasili. (sorpreso e compiaciuto). Insistette? (resta assorto per qualche tempo. Insistette!

Studente. (tiscendo incontra Arina che entra). Addio, vec-

chictta. Abbi cura di Vasili, stagli accorta come se fosse la pupilla dei tuoi occhi. Arina. (60 anvi, bianca curva ma ancora arzilla e. attiva). Ne ho avuti dei più importanti di lui da guardare e non è mai successo niente. Studente. [ridendo). Sicuro, sicuro, perdio, dei più importanti. (a Vasili che non lo ascolta). Ci servisti per più di una generazione; è stata la nutrice di Aleksey Rat lof f che fu impiccata nell'85 e da allora in poi.. . . (ad Arina scherzoso ma con affetto). Se avessimo medaglie da dare, a quest'ora, essa, avrebbe già la grau croie di Sant'Andréa. Ma è soltanto lo Czar che ha delle decorazioni lia dare. (ride). Addio. (Via).

SCENA II.

Vasili e Arina.

Arina. (si affaccenda a rimetterc la stanza in ordine, portando via i bicchieri etc. ) Lo Czar. .. lo Czar... Lo Czar.... Puah. E quanto tempo dovrà continuare ancora? Ho aspettato tanto, io. (accorgendosi che egli non l'ascolta Hum. . . . (continua le sue faccende).

Vasili. (si sdraia sul sofà c comincia a zufolare una melanco-

nica arietta rus sa.

Arina. (lo guarda benevolmente scuotendo la testa). Sei un po' malinconico, nevvero, Vasili? (Vasili sorpreso cessa di fischiettare e la guarda). Già, già, noi le sappiamo tutte queste cosette.... Piangi perche vuoi la luna, nevvero? Ce qualcheduno lassù. (Vasili sorride affermando). Sicuro, sicuro, nessuno puô imbrogliare la vecchia Arina. (continua a rassettare). Tutti lo stesso voialtri, tutti quanti lo stesso.... bravi e belli, i migliori ragazzi del mondo (accorgendosi dei calzoni appesi al muro). .. ma dovete sempre appendere i calzoni al muro, non c'è verso, non c'è proprio verso .... (prende i calzoni c li ripiega).

Vasili. Quando se ne hanno due paia. .. .

Arina. Tutti lo stesso, tutti quanti. . . .

Vasili. (dolcemente). Non sgridarci, Arina... è la nostra natura....

Arina. (appendendo i calzoni neWarmadio). Lo so, lo so troppo bene. Siete come tanti acini di un grappolo. (aiiri-

LA VI G 11,1 A

cinandosi a Vasili). Hai sentito mai parlare di Alyoshka, Alexey Ratloff?

Vasili. Che domanda.

Arlna. (con orgoglio). fo sono stata la sua nutriee. (siede di franco a Vasili preparandosi ad un discorso ). La sua povera madré mori quando egli nacque e me lo presi io per allevarlo. Era il più bel ragazzo del mondo, gentile come una giovanetta e nobile più d'un santo. Ma (scuo-tendo la testa) aveva del sangue rovente nelle vene, fuoco aveva invece di sangue, una notte .... una notte nera nera, quel ragazzo proprio sul baitere délia niezzanotte i gendarmi irruppero dentro... (furiosa) i maledetti caniî e me lo trascinarono via e... e... (getnendo e come cullandosi) non l'ho rivisto più da quella notte. . . . Nemmeno a suo padre vollero farglielo vedere... 1 suoi capelli imbiancarono in una notte. Nemmeno a me vollero farmclo vedere.... mi dissero che se tornavo mi avreb-bcro messa in galera... (con voce rotta) e non abbiamo saputo più nulla, nè quando lo menarono in corte, nè quando lo uccisero. (singhiozzando). Me lo impiccarono, me lo impiccarono come un assassino. .. e non aveva ancora vent'anni. ... Alyoshka... Alyoshka... (con ira). Assassin if assassini di fanciulli.... non li perdonerô mai, mai... mai... (si calma a poco a poco e si riasciuga le lagrime). E quale è il tuo nome, il tuo vero nome di fa-miglia?...

Vasili. Che cosa importa il mio nome? I compagni di qui mi chiamano Vasili... quando me ne sarô andato conti-nueranno per un po' a chiamarmi Vasili, poi mi dimenti-cheranno... E gli altri non avranno affatto bisogno di sapcre che io mi era......

Anna, (accenna di si col capo, poi si leva per uscire quando si ricorda qualcosa d'un tratto). Oh povera me, che stupida che sono. Ora mi dimenticavo di nuovo. (a Vasili). Il figlio délia vicina, Sasha, un bel giovinetto, voleva venire a trovarti poco fa, ma non ho pot.uto lasciario entrare Non c'è niente che gli piacerebbe di più... ma debbo prima domandare a te.... Tutti i signorini che venivano qui prima gli volevano un gran bene. . . .

Vasili. Certo, lascialo venire quando vuole... (tre. squilli di campanello).

Arina. Sarà lui____Quante visite, Dio mio, quante visite

... (scuotendo la testa). Non va bene, non va bene.. ..

34

Vasili. Se è una signora iasciala entrare e non domandar nul la.... (via Arina).

Vasili, aspetta un po" poi carre alla porta con impazienza. (Si picchia alla porta). Entra te... .

SC EX A 111.

Vasili c Sasha.

Sasha, entra dal fonda.

Vasili. Ali, Sasha. (gli tende la mano).

Sasha. (16 a nui, indossa una uniforme da studente unkrrsi-lario, alquanto timido e imbarazzato). Mi scuserete, Vasili? (lira fuori un libro e glie lo porge). Grazie, mille grazie. Davvero non potrô mai ringraziarvi abbastanza.

Vasili. Lo hai già finito?

Sasha. L'ho letto due volte.

Vasili. Vera mente?

Sasha. L'ho divorato addirittura. (cou ritrosia). Per fa-vore, Vasili Ivanovieh, ne accettano ancora dei nuovi? Prenderebl>ero anche ame?

Vasili. Che cosa hai, Sasha, che cosa ti si è cacciato in mente?

Sasha. (con passione). Oh, vorrci strapparmi da dosso que-sta uniforme da collégiale e correre ail unirmi ad essi e lavorar con loro. Vi è qualche cosa di irresistibile che mi attira ad essi. (con sconforto). E dire che ci vogliono ancora due anni prima che mi liccnzii.... E' troppo, è troppo, non posso aspettare.

Vasili. (benevolmenle). liai tanto tempo davanti a te, Sasha. Non far nulla d'intempestivo, ma aspetta.

Sasha. (assai commosso ). Povera nia m ma, come sarà af-flitta e tormentata, ma non posso farne a meno, non posso... (Vasili lo guarda con simpatia). Volevo mostrare il vostro libro agli altri giovani; ardevo dal desiderio di leggerne loro degli squarci; volevo parlarne a tutti ad ait a voce.. . . e invece sono stato costretto a tenerlo nascosto nella tasca interna ed a pensare che non cadesse. Dover nascondere un libro siniile, che vergogna, che vergogna! (Ode si il suono delVorgano dalla chiesa vie in a. Si ferma un po\ poi suona di nuovo mentre enlrambi ascoltano).

Sasha. Come si sente bene l'organo da qui. Dal nostro ap-partamento invece non si ode affatto. (Va alla finestra e guarda). Molta gente va in chiesa stasera. (Ritorna al tavolino, prende la rivista che Vasili vi ha lasciata, la sfoglia e legge con visibile contento). E' questa.... non è que-sta.... Sofia Perôvskaya.... E' prof>rio essa? (fissa intensamente la figura, poi d'un tratto scoppia in singhiozzi).

Vasili. (con ansia). Che cos'hai, Sasha?

Sasha. Il professore ha detto oggi che i nichilisti sono la feccia délia società ed io.... io ho dovuto ascoltare e

tacere. Oh.... mia madré, la mia povera madré......

(Si sforza di contenersi ma non puo). Debbo andare... debbo andare!... Tornerô ancora qualche altra volta. ... Addio.... (esce col fazzoletto sugli occhi.)

Vasili, visibilmente commosso lo segue con gli occhi. poi va alla finestra, guarda fuori, monnora qualcosa, torna in dietro, sospira profondamente e si siede sul sofà intrecciando le mani dietro la testa e riprendendo a zufolare la vecchia melodia russa di prima. Dopo un po' si ferma e guarda nel vuoto. Odesi di nuovo più distante il suono delVorgano. Si picchia alla porta ma ei non ode. )

SCENA IV.

Vasili e Anna.

Anna, in elegante abito da passeggio entra senza rumore, scorge Vasili e gli si avvicina in punta di piedi finche non gli sta davanti. Vasili scorgendola balza in piedi e le stringe la mano in silenzio.)

Anna. (alle.gramente, menlre si toglie il cappello c la giacca). Non siete dunque sorpreso di vedermi?

Vasili. (con voce cupa e appassionata). Vi aspettavo.

Anna, (sorpresa). Mi aspettevate? E' impossibiie. (minac-ciando scherzo sa mente col dito). Vi date forse dell'impor-tanza?

Vasili. (come sopra). Per dieci giorni, incessanteniente io vi ho chiamata.

Anna, (sorridendo). La vostra chiamata non mi e giunta agli orecchi. (con più serietà). Non ne ho potuto più di starmene a far quaresima. Immaginate quel clic mi succédé. Vado, come al solito alla tipografia, guardo su... niente fiori. Per fortuna il portinaio non era alla porta. .. quindi, via difilata al nostro quartier générale, Li mi si racconta il disastro e mi si dà immediataniente un congedo

illimitato giacchè si è informât! che la polizia, guidata dal portinaio Semyon sta mettendo sossopra il quartiere per acciuffare la maestrina <li francese. Cosicchè me ne vado su alla mia stanza, i m pacco tutti i miei pochi effetti, dico alla padrona che ritorno a Pietroburgo, salgo in una carrozza c filo diritto alla casa di mia zia in Via Giardini. ..

Vasili. In Via Giardini?

Anna. Si, che c'è di strano?

Vasili. Vicino al Teatro dell'Opera?

Anna. Proprio di fronte. Possiamo vedere il palcoscenico dal balcone. (continuando il racconto con brio). Mia zia fu deliziata délia mia visita e mi tempestô di domande intorno a Pietroburgo. La povera vecchietta non sospet-tava affatto che io era stata in città e a pochi passi da casa sua per oltre sei mesi. Suo marito è un ufficiale del tesoro e naturalmente è un nemico giurato dei socialisti. Oh che risate, che risate!.. Ma sono completamente al sicuro. Ma che cosa terribile starsene tappati e non far niente. Non rie ho proprio potuto più; un altro giorno e sarei scop-piata. Quindi senza dire nè uno, nè due, corro diritto alla sala e....

Vasili. (inlcrrompendola con gioia contcnuta). Come siete di versa oggi, Anna!

Anna, (con tcnerezsa). E mi son detta tra di me, "anche quel povero ragazzo deve sentirsi angustiato délia lunga solitudine....

Vasili. inicrrompcndola di nuovo). E allora non è stato soltanto per la Causa che siete venuta, nevvero?

Anna, (stuzzicandolo). Sono ormai dieci giorni, non è vero, Vasili? E voi certamente dovevate star sulle spine......

Vasili, (confuso). Anna, vi fate giuoco di me?

Anna. Perché parlate cosi?

Vasili. Perché?! Sofia ha forse parlato.

Anna. I)i che? Che cosa intendete?

Vasili. Nulla, nulla. (passcggia concitalo).

Anna, (con acccnto doloroso). Sofia, povera Sofia e Masha e Anton, che ne sarà mai avvenuto di essi? Non ne avete voi delle nuove? Ne sapete nulla?

Vasili. (con durczza). Oh dio, e che cosa importa?

Anna, (inorridita). Vasili, che dite mai?

Vasili. La Causa, Anna, la Causa prima di tutto. Che cosa importano gli esseri umani?

Anna, (addolorata). Che cosa è successo, Vasili? Io non vi riconosco ....comincio quasi a dubitare che....

Vasili. I vosiri dubbi scompariranno bon presto, Anna.

Anna, {con rimprovero). Vasili, perché siete ancora cjut? Perché non siete partito dal momento che i gendarmi vi ccrcano dappertutto e da un moniento all'altro potete ça-dere nelle loro mani?

Vasili. A quest'ora sarei già aiulato io stesso a raggiungere Sofia, Anton e Masha se non fosse stato,.. {s'interrompe).

Anna. Se non fosse stato che cosa?

Vasili- Se non fosse stato {con passions) }ht voi!

Anna, (presti aWimproiviso, chimie gli occhi e mormora) Per me....

Vasili. Si per voi! Se non fosse stato per voi. Non li avrei mai lasciati soli, nella tipografia ... mai....

Anna. Cricomponendosi). E anche se cosi fosse, lo rim-piangete? Voi non avete diritto di esser cosi temerario. Le persone come voi ci son necessarie . . .

Vasili. (sorridendo a tu ar ameute). Necessarie?... {miwaccio-so j. Si, son necessario quî, ma ora, .. .

Anna, (con an sia ). Vasili, che cosa vi succédé?

Vasili. {con ironiu ). Siete forse in ansia per me?

Anna, {con tristezza). Come siete crudele!

Vasili. (c. s.). E' tutta per la Causa, Anna Andreyevna.

Anna, {lottando con se stessa). Oh! voi mi fate maie!

Vasili. {come sopra). \ i piace sempre declamare, nevvero?

Anna, {chinando lu testa e traltenendo a forza le lagrime). Vasili, Vasili. .. .

Vasili. {con rimorso, aggirandosi per la stanza concitalamente). Io non so pin ciô che mi dica... perdonatemi .. Vasili non è più!. .. è un altro essere che vi sta davanti. .. (si getta su tout poitrona). Che cosa ne è divenuto «li lui . del Vasili di pochi mesi fa?

Anna. Il Vasili di ferro.

Vasili. {con dolore).No, non di ferro ma di paglia, si di paglia, vi dico infiammato da una piccola, ridicola e gretta fia m mata, mentre il fuoeo grande e sacro, lo lasciava freddo. {bat* tendo il pttgno sul tavolo). Ma per dio la smorzero la fiam-jnata stupida e piccina... La smorzero... {quasi fra se) Dove è il vecchio Vasili di una volta? {abbandona la tesUi indieiro sulla spalliera délia poltrona. Suono d'orge no)*

Anna, {gli si avvicina di dietro e gli carezza i capelli con ambo le mani), Vasili, che cosa è accaduto? {teneramente). Torna in te.

Vasili. {implorando con nli occhi semichiusi mentre Anna sia per ritirare le mani). No, non togliete le mani; lasciate che

r

le vostre dita scorrano ancora fra î mîei capelli... (come in sogno). Oh, Anna! questa pace. .. questa ' ace divina. . . (Apce d'un tratto gli occhi lottando con se stesso came se volesse parlare e non pub, poi mormora ). Anna! (Le prende subitamente le mani, se le stringe alla testa, poi le fa scendere dolccmente sulla sua faccia fi ne h è non giungano alla bocca e le bacia salle palme religiosamente).

Anna, (lo ascolta con un sorriso beato).

Vasili. (quasi gemendo).Anna, che hai fatto di me... délia mia anima... Un cencio.... disfatto.... e iacero.... (Dopo un seconda si leva d'un tratto e riprende la sua passeg-giata nervosa per la stanza).

Anna, (si stupisce per un momento poi siede accanto al tavolo con le spalle volte alla finestra).

Vasili. (Si ferma alla finestra senza osar di guardare Anna. Le sue prime parole sono lente e piane ma si fan rapide e vibrate a poco a poco). Non arrabbiarti con me Anna. . . . non ridere di me.... o meglio ridi quanto vuoi... tanto è l'istesso. Oramai non ho più nulla da perdere. Lo so bene; soltanto nei vecchi romanzi l'amore è il principale oggetto délia vita; ma io son senza forza. .. mi sembra che io sia diventato il più stupido dei Romei. Ho lottato in-vano contro di esso e contro di me; ora ho perduto. No, non mi inginocchiero ai tuoi piedi.. non offenderô i tuoi orecchi col vecchio e banale "T'amo"... noi siamo pro-fondi ed intensi esseri umani, non sentimentali trovatori. (Con passione). Ma questo debbo dirti, debbo dirti, che la vita senza di te mi è orrore e tortura e non posso tra-scinarla più... Non sono un bambino, no; non sono un adolescente malato di sentimento... so che vi sono forse moite altre donne come te, che tu non sei un'eccezione rara... ma l'anima mia è attirata verso di te da una po-tenza irresistibile al di là di ogni mia forza. Tu hai capo-volta tutta intera la mia natura: non sono più quello di prima, sono un vinto e un caduto, Ti ricordi : tu venivi ogni giorno laggiù in tipografia. Era come torturarmi a fuoeo lento. Son fuggito, ho tentato di andar via, tutto invano. Non è questo un gioco délia fantasia, è desiderio immenso, è passione cosi intensa, cosi profonda che mi trascina e mi dà le vertigini dell'abisso. Se questo è amore, allora l'amore è inferno.

Anna. (che lo ha ascollato commossa e sorridente, si volge verso di lui e mormora con tenera condiscendenza). Povero fanciullo. Vieni più vicino ame.

Vasili. (le balsa di fianco in un attimo. )

Anna. (Solleva le muni e gli prende la testa. Egli cede come se fosse senza volonià e le si inginocchia di fianco automati-camente. Con scherzosa tenerezza). E sa rai buono ora? E prometti di non far più pazzie? Sarai di nuovo il forte Vasili di una volta?

Vasili. (Senza forza la guarda con Iras porto, quasi in sogno).

Anna. (Come se parlasse a un bambino). Ah, bambino, bam-bino. (Lo attira lentamenle a se e si baciano lungamente con bassione. Poi si guardano fissamente ne'Ai occhi metitre Anna ripete). Povero bambino.

Vasili. (stringendosi a lei). Ah, non parlare. Voglio solo sentirti vicino a me. I Io sete intensa délia mia vita. Prima di incontrat ti e conoscerti io ti cercava... tutta la vita t'ho chiamata.

Anna, (teneramente). Perche non me lo hai detto prima? perche? Come liai pot ut o star zitto per tanto tempo?

Vasili. Sei veramente tu, Anna? o è forse follia questa? Non sogno? E' vero. E dunque possibile? Sei proprio tu Anita? (pensa ). Perche ho dovuto soffrir tanto tempo? Perché è venuta cosi tardi la félicita?

Anna. Vasili, è mai possibile che la félicita venga troppo tardi?

Vasili. (con intensità). Si, viene aile volte troppo tardi. (Come per scacciar dei presenti menti) Ma io l'ho adesso, e tutto il resto non importa.

Anna, (scherzosa). Chi l'avrebbe mai detto che Vasili, il forte, l'irriducibile Vasili pot esse mai ingitiocchiarsi? (ridono entrambi).

Vasili. E chi mai penserebbe che délia gente séria come noi possa baciarsi? (en ira mbi ridono di nuovo. Odesi runtor di folla in istrada).

Vasili. (guardando fissamente Anna con ansia). Oh, la mia félicita, la mia félicita giovane e dolce. .. (chiude gli occhi r fa il gesto di scacciar come un ombra. Il rumore délia folla e più forte). Mi sfugge, mi sfugge... già va via e io non voglio perderla.

Anna.(cr;?/ ïimprovero, chiudendogli la bocca con la mano). Vasili.

Vasili. (ascolta). Che avviene laggiù in istrada? (in fretta). Gli scioperanti si sono riuniti nelle varie chiese, anche in questa di fianco, e stanno per ritornare iit corteo aile loro case....

Anna, (con gioiosa sorpresa). Oh, non ne avevo l'idea, non

ho saputo più niente da tanto tempo. Vieni, guanli.uuo un po' alla finestra. (il rumorc x-rcsce).

Vasili. (con an sia ). No, no, non ancora, mia dolco hlicità. . (a se stesso). Non me la ruburc ancora... .

Anna. Via, Vasili, via... (lo (vicia in ironie). Vieni.

(Si ode dalla strada un coro che va diventando sempre più forte a misura che altre voci vi si uniscono. Poi derresee. montre la folla allraversa la piazza).

Anna. Li senti?

Vasili. Ma perche cankmo, perche cantano dunque? Voriei correre e gridar loro: Sperdctcvi, il disastro è avanti :» voi. (entrambi guardano fuori).

Anna. Guarda, Vasili, guarda come è bello c solennc il po-polo nella sua calma maestosa che impone il rispetto. K con quanta sicurezza inccdono. Da dove viene lutta que-sta calma, come se essi non fossero nella terra, dello Czar o non sapesser nulla delle fruste dei cosacchi. \'asili caro, le nostre fatiche non sono state invano. Già vedo l'alba deî nostro domani, Vasili. Oh, come sono felicc! (si stringe a lui).

Vasili. (inorridito). Anila, non senti? 1 cavalli.... la ca-valleria......

Anna. Macchè è una illusione. Non c'è nulla; m sei troppo nervoso ed eccitato.

Vasili. L'anima mia e chiusa nel terrore. (con sgomento). Anita, io non voglio, io non posso perderti. . (se le slringe al cuore).

Anna, (carezzando). Ma non vedi dunque, non vedi questa immensa fiumana di popolo, i lavoratori, i nostri lavora-(ori? Guardali, sembla che una luce diversa da quclla del sole illumini le loro faccie. Kssi stanno per entrare alfine nel loro regno. (Pansa. Iintrambi guardano).

Anna, (subi lamente col pi ta). Ah, credo davvero di sentir qualcosa anch'io. Si., guarda... Laggiù in fondo, a sinistra. .. le lancie. .. i cavalli....

( l'asili guarda un po* attentamente, poi d'un tratto balza in dietro, si appoggia sullo schienale di una poltrona ed ascolta con una forte tensione del volto, come se a s pet tasse qualcosa di terribile. Anna continua a guardarc intensamente, tendendo indietro la mano verso Vasili, con orrore. I cosacchi! Avanzano dritto verso la folla. (dopo un secondo). Ma essi continuano a marciare. Ascolta. Sequitano a cantare e non tremano e non paventano e non si sbandano. (corren-do a Vasili con gioia). Vasili, non li senti, Vasili? Kssi

cantano, essi cantano, non hanno più paura dei fucili, si

avanzano...... (Il canto decresce a misura che la folla si

allontana).

Vasili. (come per assicurarsi). Vanno ad unirsi al grosso

dei dimostranti che escono dalle altre chiese. Anna, (con gioia). Ascolta, ascolta, cantano sempre. Vasili. (come sopra). Non accadrà loro nulla di maie, non è vero, Anita? Si disperderanno da loro stessi, pacifica-mente, senza tumulti, non è vero? Anna, (in estasi). Vasili, essi cantano ancora!

SC EN A V.

Arina e detti

Arina. (entra pianamente e va alla finestra stendendo avanti le maniy poi dice con profonda espressione). Lo sentite, è il medesimo inno che soleva cantare il mio Alioschka. (Apre la finestra. Il coro si sente pin forte, poi lentamente muore distanziandosi). E' un bel canto nevvero? E come lo cantava l>ene il mio figliuolo. Ma sempre piano, molto piano, per paura che il padre lo sentisse.

Anna, (trionfalmente). Ed oggi ... lo si canta in piena piazza....

Arina. (trascinata dal trasporto comincia a cantare con una vocina rolla ma alquanto intonata col coro .lontano). Noi siam come il mare che tutto circonda, Noi siam come l'aria che créa e féconda Tremendi quai dio, possenti quai re.

Anna, (sorpresa e colpita mormora anch'essa le parole délia seconda metà délia strofa mentre Vasili, compléta mente di-stratto ne canticchia delle parole a casaccio).

Ci è madré, ci c culla, ci è tomba la terra, Viviam per la morte, viviam per la guerra, Abbiamo riposto nel sangue ogni fe'. (Si ode una scarica di moschetteria in distanza ).

Vasili. (dà in un grido, Anna si prende la testa fra le mani inorridita, Arina, la scia ricader la lesta sul petto, si asciuga di nascosto gli occhi ed esce come stupidita. Anna e Vasili restano pietrificati alla finestra. Tumulti e grida lontano e sforzi délia folla per riallacciare il coro di cui si odono dei pezzi strappati di melodia. Un1 a lira scarica).

p

Vasili. (iimplorando). A. . .ni.. .ta... (E* già scuro. Una tcrza scarica). (con voce tremula). A. .. ni.. .ta. ..

Anna, {con collera). Oh, ma la nostra pazienza non durera più a lungo. Bisogna lavorare adesso con raddoppiato fervore. ..

Vasili. (implorante). Anna, non torturarmi.

Anna, (gli si avvicina ansiosamente). Delle gocce fredde son sulla tua fronte, Vasili. (con tenerezza). Vasili mio.

Vasili. (cupamente). Mo freddo, ho freddo... avvicinati. .. vienmi più a canto. .. (Anna gli si accosta ed egli la cir-conda cou le braccia). Bisogna ch'io ti serri stretta a me. Un potere terribile e inesorato ti strappa da me. . . Ma io non voglio perderti. . . io non voglio i>erderti. .. (come se implorasse qualcheduno). Non me la portate via . . non me la strappate... (dopo un minuto, lentamente). Fu un sogno... soltanto un sogno... ora tutto c finito......

Anna. Vasili, ricordi la piccola canzone che soîevamo can-tare nel Quartier Latino?

"La vita è lotta, gioia c desio, a more ed odio e poi addio ....

Vasili. (ripele come trasognalo). E poi addio......

(Piccola pansa. L\ quasi inleramente buio).

Vasili. (come svegliandosi). Anita......

Anna. Che cosa hai, Vasili?

Arina. (irrompe gemendo nella stanza). Dio, Dio mio che cosa terribile, che orrore, che orrore. Hanno portato adesso Sasha, il collégiale a casa. ... lo hanno trafitto da banda a banda con un colpo di baionetta.

Vasili. (follemente). Sasha... Sasha... (si aggira intorno fuori di se).

Arina. Dio mio, dio mio... è già freddo. .. Ah la sua povera madré, oh la povera donna... Bisogna che corra da lei. .. (Via).

Anna. Orrore! Orrore! E fino a quando?

Vasili. (fuori di se). Anita, Anna... amor mio. .. andiamo via di qui. . . via da questa terra maledetta. . . fuggiamo, Anita, presto. (Si ar resta poi m or m or a a se stesso intensa-mente, quasi istericamente). No, solo un altro giorno... ancora un'ora soltanto di pace. Ah no, non ancora... non ancora... è troppo presto---- (Ire squilli di campanello).

Aasili. (grida forte).No, non ancora... (poi si riprende e mormora piano). Non ancora... non ancora......

Anna. Qualcuno ha suonato il campanello. Dev'essere per te____

Vasili. (come sopra). Non ancora.... non ancora....

Anna. Arina è andata dalla vicina. Qualcheduno è alla porta.

Vasili. (quasi fiaccato va a/la porta mentre Anna ritorna a guardare alla finestra. Grigori appare sulla soglia senza veder Anna).

SC EN A ULTIMA.

Gregori e detti.

Grigori- (in fretta came se slesse per andare). Non v'è tempo da perdere! E' una vera carneficina. .. Bisogna che io corra a prendere il treno immediatamente. Tutto sarà pronto a suo tempo, ed io porterô con me i proclami e gli appelli aile armi. Dobbiamo......

Vasili. (come un'eco). Dobbiamo. .. .

Grigori. E me lo domandi? Laggiù in fondo stanno già levando le barricate... le strade sono piene di sangue. .. i morti non si contano. .. Dopo domani sera.. . .

Vasili. (come sopra). Dopo domani sera....

Grigori. (stupito, con severità). Esiti forse?

Vasili. (dopo un minuta, chiudendo gli occhi, con decisione). No!

Grigori. Vasili, che c'è? Che cosa è successo?

Vasili. (determinato). Nulla. A dopo domani sera, dunque! E dove?

Grigori. In Via Giardini o Via Castello... Tu... scegli.

Vasili. (presto). Io prenderô Via Giardini.

Grigori. Benissimo, come vuoi. Tutto sarà pronto. Tienti in gamba. Arrivederci. (gli stringe la mano ed esce in fretta).

Vasili. (Resta corne pietrificato sul posto guardando fissamente la porta chi usa dove e sparito Grigori).

Anna, (awicinandosi). I)i che cosa si tratta?

Vasili. (meccanicamente). Nulla... nulla.. è un'inezia... (seggono di fianco sul diva no).

Vasili. (lasciandosi cader già a terra davanti a lei). Lascia che mi riposi. .. lasciami riposar la testa. . la mia povera testa. .. sulle tue ginocchia.. ..

Anna. (Dolcemente). Calmati. Calmati amor mio....

Vasili. (stanco). Oh, la delizia delle tue mani pure......

Anna, (si scioglie i capelli fol tissimi e ne covre la testa. Dormi,

Vasili, dormi......

Vasili. (come in sogno). Oh... Fonda divina... oh la fra*

granza dei tuoi capelli......

Anna. Dormi, fanciullo, dormi. . . .

Vasili. (gemendo). Ancora 1111 giorno... IVora.....

Anna. Dormi, diletto mio, dormi....

Vasili. Soltanto un'ora... un... istante ancora......

Anna, sssssss.......sssssss..........

Cala rapidamente la tela.

ATTO III.

Un salotto modestamente ammobigliato. Sedie, poltron etc. A désira in fondo è una consolle con su due candelieri con can-dele. y cl fondo, in mezzo un balcone con tre imposte. E' sera.

(Grida e tumulti fuori scena).

SCENA I.

Anna, Varvara, Mary a, Tanya.

AlTalzarsi del sipario Vomira, Tanya, Mary a e Anna stanno sorbendo del the intorno ad una Uivola sulla quale si trovano bicchieri, dolci, una bottiglia di cognac, etc.

Marya. (una signora di 32 anni in abito e cappello da pas-seggio). Siete qui da niolto tenif>o, Anna Andreyevna?

Varvara. (45 anni). Debbono essere due settimane che stai qui, nevvero Anna?

Anna. Quindici giorni. Come passa presto il tempo, zia.

Marya. E come vi piacciono questi luoglii?

Varvara. Non esce che raramente, aile volte per dei giorni interi.

Anna. Son venuta soltanto per trovar la zia. E' cosi bello qui!

Tanya. (VenT anni, anch'essa in abito da pas seggio ). Ave te ragione, non è affatto piacevole passeggiar per le strade di questi giorni. Dovunque si va non si vede che faccie

sospette, soldati e......

(Doppia scena)

Anna e Tanya. (continuano la conversazione Ira di loro pas-seggiando insieme per la stanza.

Varvara. (a Marya che le si siede daccanto sul sofa). Non sembra aver nessun desiderio di uscire, eccetto quando va a visitare una sua arnica che è venuta con lei da Pietroburgo. La povera ragazza è malata e Anna ha dovuto sederle al capezzale fino a tarda notte l'.dtro ieri; o si sa, era cosi terribilmente nervosa. Kra appunto la sera dello scontro. Che cosa terribile!

Marya. Non è mica meglio oggi.

Varvara. (angosciala). Come, che cosa è succcsso f ( hc avviene?

Marya. Ccrcano e..frugano daperiutto, perquisiscono mue le aise, irrompono dove lor meglio pare e piace.

Varvara. (con crescente ansietà). Perquisition i ? (si b rende la testa fra le mani).

V

Marya. La mia vicina va alTcstero con i suoi bambini do-mani......

Varvara. Che aecadc?

Marya. E ha detto che non tornerà in Kussia non il giorno che non vi sarà più bisogno di passaporti.

Varvara. Ma come avviene?

Marya. Suo marito c un avvocato; e dicc chc il peggio deve ancora venire.

Varvara. Ma la calma è stata ristabilita doj>o avant'ieri, nevvero ?

Marya. Ma, mia cara Varvara.... si dice che le truppe stiano devastando i sobborghi e che il sangue scorra a torrenti nellc strade. Anche qui in città non e affatto prudente passeggiar per le strade. (Continuano a parlare sottovoce ).

Anna, (a Tayna con la quale si ferma alla finestra). Quando ero ancora in collegio venivo qui di tanto in tanto a visitar mia zia.

Tanya. F. adesso studiate a Pietroburgo?

Anna, (un po' imbarazsata). Sj.

Tanya. Non so, ma mi sembra di avervi veduta in qualche parte, qui in città, non molto tempo addietro.

Anna. E' soltanto una vaga idea che avete, nevvero?

Tanya. Ah la vita universitaria, come deve esser bella. Conferenze e letturc tutti i giorni, gente dappertutto... E* stato sempre il mio sogno.

Anna. Perche non lo avete realizzato?

Tanya. (abbassando la voce). Abbiamo avuto un terribile caso nella nostra famiglia.

Anna. Che cosa era?

Tanya. Mio fratollo era uno studente e fece parte delle dimostrazioni. Lo mandarono in Siberia, sono ormai tre anni. Da quel momento nessun di noi osa più parlai' di università a nostro padre. (cambiando volubilmente con-

versazione). Che bella vista abbiamo qui di front c.

Anna. (con indifferenza). Si, il parco... (guardando) e il Teatro delFOpera..

Tanya. Fi da quest'altra parte tutta la Via Giardini. Come è lunga la fila delle lampade. Ma la strada è cosi oscura lo stesso. Avrei paura di camminar sola dalla parte del parco. (guardano fuori).

Marya. {che avrà conlinuato a parlate con Varvara tira fuori adesso con molUt esitazione un pezzo di caria guakita).

Varvara. (curvandosi su di lei con curiosilà). Che cosa è?

Marya. Era mille scale, ne ho veduti in tutte le case mentre venivo, e anche sulla vostra scalinata ve ne era uno. Ho dovuto raccoglierlo, non ho potuto farne a tneno, ma mi sembra che mi bruci in tasca. Non oso portarlo a casa. Gran Dio, se mio marito lo trovasse.... Mi piacerebbe leggerlo in fretta e rimetterlo poi sulle scale.

Varvara. Lasciamelo vedere cara Marya, anche a me piacerebbe leggerlo. Probabilmente è un appello dei rivolu-zionari. (Si curvano sulla caria e cominciano a leggerla quando si ode la voce di Natalya dal di fuori. Marya ri me lté nervosamente in lasca il foglio ).

SCENA II.

Natalya e detti.

Natalya. (entra da destra. lia circa 45 anni, veste aWantua via si sforza di semhrar giovane. Gesti energtci, quasi ma-schili. Parla concitatamente e divora voracemente thé e dolci. ) Ebbene, mie carissime, come state tutte? (saluta Varvara c Marya).

Varvara. (presentando Anna). La mia nipote di Pietroburgo, Anna Rikanskaya.

Natalya. (slringe le mani a Anna e Tanya, poi siede a tavola• Varvara le versa del the). Itnmaginate un po' mie care che cosa è successo a me, la moglie di un colonnello dei gendarmi. Figuratevi che sono stata fermata nella strada da un gruppo di soldat! che non sapevano altro che fare. Orbene diterni un po', forse che sembro una persona \kt\-colosa? Ho forse Varia di un socialista? Acchiappino pure i loro socialisti come meglio credono, ma imparino final-mente a lasciar tranquille le persone ammodo. Figuratevi

un po' che quel la manata di vagabondi mi domanda il passaporto e vuol sapere quanto danaro ho in tasca. Ma gliela ho fatta veder io ben subito. Ho dato loro il mio biglietto da visita e allora avreste dovuto vederli. Un zerbinotto di ufficialetto si fa avanti, s'inchina e proffe-risce un sacco di scuse. Era un bel giovine elegante dav-vero. Ma che irritazione e quanta bile mi son presa. . .. è terribile. (inghiottendo del thé). Ma era realmente un bel giovane. (<cambiando subitamente). Ma perché non siete venuta a trovarmi, Varvara? Sono arrabbiata con voi e sono venuta soltanto per un momento. Vado aU'Opera sta sera, ma è ancora troppo presto.

Varvara. Anche mio marito va a teatro stasera.

Natalya. E voi?

Varvara. Oh! io non sono in vena stasera, ho un mal di testa, e poi non vi sono più biglietti. Mio marito va insieme con un gruppo di alti impiegati del tesoro.

Natalya. Sarà uno spettacolo grandioso. Dicono che anche il governatore générale sarà présenté.

SCENA III.

Iva Pavlovich e detti.

Iva Pavlovich. (viene dalla sinistra. Iîa circa 50 anni e veste l'uniforme di un impiegato governativo russo. Capelli grigi, grossi baffi, barba rasata. E' alto e robusto; ha alquanto rosso il naso. E* già brillo ma si versa continuamente del cognac che tracanna d'un fiato). Buona sera, signore. Come state? (stringe la mono a tut te).

Natalya. Mi si dice che anche voi andate all'opera stasera? Ivan Pavlovich.

Ivan P. Certamente, bisogna render gli onori a Flora stasera. Un buon numéro di noialtri abbiamo presi tre palchi. (con grau riverenza). Sua Eccellenza il governatore generale ne sarà molto compiaciuto.

Natalya. Senza dubbio vi sarà una grande ovazione.

Ivan P. Perdio! Stacchcremo addirittura i cavalli......

Natalya. Chi, voialtri signori? Credevo che spettasse ai giovani.....

Ivan P. (con disgusto). Puah, i giovani di oggi non son buoni più a nulla tanto sono inquinati dalle idee europee.

Basta sentirli parlarc per fare disgustare lutte le persone sennate. (con orgoglio). No, staccheremo i cavalli noi stessi.

Anna. Che grande onore per la cantante. E perché poi?

Ivan P. (guardandola con aria di rimprovero). Il signor Governatore Generale ne sarà compiaciuto.... Eppoi essa ha ben meritato del paese. (beve). Immaginatevi, signore, che ègli aveva l'abitudine di riccverci tutti, anche i più ait 1 funzionarii di stato, nientemeno che in veste da caméra, ma ora, dacché essa è venuta ci riceve in giacchet-ta. . . . sicuro in giacchetta. Ma questo non é tutto. (beve). Non dimenticate che essa consola la travagliata esistenza di un tal uomo, una delle massime colonne délia madré Kussia. Che faremmo senza di lui? I socialisti, i nichilisti o come diavolo si chiamano ci avrebbero già sopraffatti da lungo tempo. Lui solo sa come t rat tari i. (beve).

Varvara. Forse ti piacerebbe un po' di the?

Ivan P. (brttscamente). No, grazie. (beve). Egli li schiop-petterà, impiccherà, e li dis()erderà ai quattro angoli del moiulo. Kazza di canaglia di studenti espulsi c di predoni giudei.

Anna, (che siede alla tavolo deli'angolo di destra con Tanya). Ma, Ivan, essi sono la parte più svenlurata délia nostra gioventù russa.

Ivan P. (volgendosi sorpreso). E' proprio |xjr questo che ci fa del bene. Ma è un peccato che voi sprechiate délia sim-patia per loro. Sapete un po' che se non foste la nipote di mia moglie comincerei ad avere dei sospetti anche sul conto vostro?

Anna, (fa un gesto d'indifferenza e continua a gtiardar nel-l'album senza prestar più attenzione al resto del la conversa-zione ).

Ivan P. (a voce bassa aile altre signore per non essere udito da Anna). Voi vedete, signore mie,che è una vera epidemia, un vero contagio. Anche delle persone perfettamente ri-spettabili vi si trovano immischiate e non fanno altro poi che annoiare il nostro piccolo padre lo Czar con ogni sorta di appelli, di petizioni, di suppliche e simili stupidaggini. (riempie di nuovo il bicchiere).

Varvara. (insistente). Ma non vuoi davvero un po' di thé?

Ivan P. (sprezzante). No, no, preferisco questo. (beve e continua). Le persone come il nostro Governatore sono necessarie. Egli rimetterà ben presto tutto in ordine come ha già fatto avant'ieri.

Marya. (inorridita). Bel Tord i ne davvero, se vi sarà ancora del sangue quest'oggi.

Ivan P. Che sangue? Ma quella roba li non è sangue. Si traita di una masnada di opérai e roba del genere.

Marya. Non avete dunque sentito che anche i ferrovieri e gli impiegati di banca sono scesi in isciopero ieri?

Ivan P. Ma, mia cara Marya, son tutti dello stesso stampo. Non vogliono iavorare c scioperano al solo scopo di urlare per le strade e disturbare le perso ne rispettabili. (riempie il hic c hier e).

Varvara. (implorante). Ma non faresti meglio a bere un jx)' di thè?

Ivan P. (adirato). Oh non mi seccare più col tuo thè. Bevo cognac io.

Varvara. Ma come potrai andare a teatro se bevi tanto?

Ivan P. Lo sai bene, mia cara, che posso sopportarne una buona dose. E poi, se tutti gli altri sono di buon umore, perche dovrei fare eccezione io? (cambiando discorso). Ma di che stavamo parlando? Ah, si di quei dannati di socia-listi. Lbbene sapete che cosa vogliono costoro? Uno stato in cui tutti sîano eguali. Che ve ne pare, eh? Vi saranno dei grandi magazzini di ogni sorta e tutto quello che c'è da fare è di entrar dentro e servirsi. Vi sarà pure, certa-mente una gran botte di liquori con dei bicchieri intorno, e ognuno puô bere quanto gli piace, proprio come nei bar automatici, con la sola differenza che non ci sarà bisogno di nichelini. E questo stato, se non vi dispiace, non avrà niente funzionarii, capite? Ma senza di noi che cosa sarebbe oggi la Kussia? Niente, niente, proprio niente! (beve e riempie immediatamente il bicchiere). lo mi arrab-bio sempre oltre misura quando parlo di simil gentaccia. (beve}.

Natalya. (misteriosamente). Mo sentito dire che i loro ri-trovi sono generalmente i cimiteri e che si nascondono sotto terra.

Ivan P. E' una genia orribile.

Natalya. Chiunque vuole iscriversi alla loro setta deve ver-sare una pinta di sangue. Ne hanno bisogno per la loro corrispondenza.

Ivan P. Si, certo, non usano altro inchiostro.

Natalya. Se ne servono per scrivere allo Czar.

Ivan P. Non temono nulla, non rispettano nulla, nè Dio, nè lo Czar.

)

Natalya. Sicuro, non rispettano nulla, sono peggio delle bestie.

Ivan P. Bah, è meglio Iasciarli andare per ora. Ci penserà il Governatore ad acconciarli. Lui si che è pane pei loro denti. (a Natalya). Ma ditemi un po', come sta vostro marito? Perche non viene all'opera con noi stasera?

Natalya. Oh, è cosi terribilmente occupato. E' già la quinta notte che dorme fuori di casa. Bisogna che dorma di giorno.

Marya. Come mai?

Ivan P. E siamo sempre alla stessa storia. Sono sempre questi maledetti socialisti che fanno perdere sonno al colonnello. I gendarmi, sapete ne hanno le mani piene di questi giorni.

Natalya. (rt Marya). Sapete, è difficilissimo acchiapparli di giorno. H' assai più conveniente acciuffarli di notte. Quando tutti dormono pacificamente e la casa è lutta tranquilla, nessuno sospetta nulla. . . . paffete. ... e il giorno dopo nessuno sa nulla, non si fa niente chiasso, sapete.

Ivan P. Canaglie. Quanti grattacapi ci danno e come mol-tiplicano. E non v'è nessuna soluzione in vista. (con irn-pazienza ). Scopa e scopa e siamo sempre a scopar daccapo.

Natalya. Se io fossi il Governatore Générale ne farei una relata c non rie farei restare un solo atomo. Bisognerebbe fucilarli tutti senza tante formalità, ecco qui. Niente pro-cessi, niente carcere, non è conveniente spender danaro per nutrirli e mandarli in Siberia. Mangiano oramai tutto loro e ci resta ben poco per le persone amniodo e gli ini-piegati del governo.

Ivan P. Già, e pei poveri soldati in Manciuria.

Natalya. A proposito, quale sono le ultime notizie délia guerra? Non ho letto un giornale da parecchio tempo.

Marya. Non c'è niente da apprendere dai giornali, e nemmeno dai giornali esteri si puo saper molto giacchè il censore cancella quasi tutto. Quando aprite un giornale non trovate altro che macchie nere. (Anna e Tanya che sono state occupate a guardare i ritratti nelValbum lo chiu-do no e si awicinano).

Ivan P. E già, lo sapete bene che la stampa estera non stam-

* pa altro che bugie per calunniare orribilmente la Russia. 11 censore non fa che risparmiare i nostri nervi per non tenerci agitati.

Anna. Ancora la politica?

Natalya. E* molto intéressante, (guardando l'orologio e le-vandosi in piedi. Ohi, ohi, farcmo tardi j»c! teatro.

Varvara. E' qui a due passi.

Natalya. (accingendosi a use ire e minacciandola scherzosa-mente col dito). Son tre mesi che mi dovevate una visita ed ho dovuto venir poi io come sempre. Non ve ne vergo-gnate dunque? Ebbene, Ivan Pavlovitch, se dovete venire anche voi.... {stringe la mano a tutti ed esce in fretta).

Ivan P. (ingoia un allro hicchiere ed esce ). Si, vi faro com-pagnia.

( Vu a brève pansa imbarazzante).

SCENA IV.

Anna, Varvara, Marya e Tanya.

Anna, (scherzosamente). Uhm, perche non vai a fa rie visita, zia?

Varvara. Oh, son cosi contenta quando mi lascia in pace. Bisogna star sejnpre in guardia con lei. Sarebbe capacc di mandar su la polizia a perquisirmi la casa.

Anna. Una perquisizione qui, nella casa di un funzionario di stato? E che mai potrebbero trovar qui? Via, che dici mai zietta?

Maria, (si mette la mano in tasca e si guarda intorno nervo-samente).

Varvara. (ricordandosi). Ah, si, vediamo un po' Marya.

(Doppia scena). (Marya tira fuori il manifesto. D'un tratto Varvara si a Isa, va a chiudere la porta a chiave e ritorna a sedersi vie in o a Marya, mentre Anna e Tanya si aivicinano per ascoltare).

Marya. (legge a bassa voce, in fretta, senza espressione) Lo sciopero generale, che ha espressa la volontà cosciente di migliaia di lavoratori di questa città, ci ha condotti alla soglia délia rivoluzione. Un numéro infinito di professio-nisti fra i più intelligenti si sono uniti a noi e tutti quelli che vivono al servizio dello stato nella capitale, hanno ab-bandonato il lavoro e si sono arruolati nel nostro vasto e generoso esercito. Perfino gli studenti hanno fatto causa comune con gli opérai. Anche i liberali si sono ribellati contro il governo, nemico ed oppressore di tutti gli strati sociali, poichè ormai nessuno crede più aile suc vccchie e scellerate bugie. Noi abbiamo già visto quali mezzi esso adotti nella féroce opéra di repressione di tutte le buone attività umane. La soldatesca dello Czar sconfitta e fu-gata in Manciuria, ma eroica e valorosa nella lotta contro il popolo inerme, contro le nostre donne e i nostri bambini, questa selvaggia e crudele banda di mercenari è stata sguinzagliata contro le pacifiche folle operaie che ardono del sacro entusiasmo dell'ldeale.

(Durcuite le parole che seguono gli ascoltatori esprimono il loro orrore e il loro sdegno con gesti appropriati. Anna è la pià composta e tranquilla di tutte).

Marya. (la sua voce tréma sempre più a misura che essa cerca di comprimere le sue emozioni. Legge sempre più len-tamente, con espressione crescente e con qualche hreve inter-ruzione).

"Noi li abbiamo visti sparare sul popolo a cagione di un grido o di un gesto, spesso anzi, senza ragione alcuna. Abbiamo visto i cosacchi feroci mitragliare gruppi di donne e di bambini che si erano ritirati negli usci per cercar scampo e riparo. Abbiamo visto scene di orrore e fat ri atroci che nessuna mente umana potrâ mai dimen-ticare.

(Si ferma e guarda con stranezza le altre donne, poi riprende). I particolari di tutte queste crudeltà e di tutti questi de-litti, moltissimi dei quali sono sfuggiti alla conoscenza del pubblico, formatio un quadro cosi mostruoso che noi sentiamo finalmente il bisogno di esporlo agli occhi del nostro popolo e deU'Europa intiera. Colui che puo guardare questo quadro d'infamia senza gridar vendetta, lasci per sempre le nostre fila e diserti la nostra causa. Il buon senso e la previggenza per il futuro del nostro movimento ci han costretti a far desistere quelli dei nostri che, inermi e senza difesa, si lanciavano pazzamente contro le mu-raglie armate del despotismo, ma son sopragiunte delle circostanze che nessuna persona umana puo più tollerare e nei sobborghi e nei quartieri opérai son già accaduti pa-recchi fatti individuali di giustizia, molti dei quali non saranno mai risaputi.

(La sua voce che c andata gradualmente decrescente per la commozione interna muore in una specie di singhiozzo. La carta le cade dalle mani. Breve pansa. Poi Varvara continua con voce commossa la lettura, con maggior lentezza.).

Varvara. Noi leggiamo il vostro pensiero assiduo ed implacable, o Compagni, noi vediamo risplendere i vostri occhi gonfii dall'insonnia, dal dolorc e dal desiderio di vendetta, noi ascoltiamo le stesse parole, il medcsimo grido erompere alto e possentc da tutti i nostri petti: "AU'armi. AU'armi."

Marya. (che seguc con gli occhi la leltura, trasportala dalla commozione dice a gran voce) "AU'armi".

Varvara. E1 vero, fratelli che noi sia m senza difesa, ma l'ora è ormai vicina. Sinora noi abbiamo conosciuto tutto l'in-ferno délia cospirazionc segreta, ma adesso l'ora dell'a-zione aperta è giunta, è giunto il momento in cui è neces-sità , è dovere armarci. Poichè ciô che sinora è sembrata una piccola fiammella, un tenue fuoco fatuo, diventerà da un momento aU'altro una grande conflagrazione purificatrice, un incendio grandioso di cui l'umanità non ha mai visto l'eguale". (Cessando esausta). Anna, leggi tu.

Anna, (con profonda espressione c con una voce di odio) L'ora del giudizio sta per suonare c nessuna potenza del cielo e délia terra puo posporre di un secondo l'avvento délia giustizia. (piano). Precipiti nelle spa lança te vora-gini dell'inferno il mostro che ha dilaniato il nostro povero paese lasciandolo esangue e desolato. Si levi e combatta Io schiavo e diventi uomo e cittadino libero in quelle steppe sconfinate dove sinora incombette lo spettro nero délia tortura e délia morte, dove solo la catena del forzato risuonô, dove non si udi altro che il gemito di milioni di vittime, dove scorse a rivi il sangue dei più nobili figli di Russia......

(Marya che per qualche minulo e stala col fazzoletto agli occhiy rompe in singhiozzi).

Varvara. (con atisia). Che cosa avete, mia cara Marya?

Marya. (singhiozzando). 11 mio povero fratello in Siberia.. .

Tanya. (quasi piangendo a ne h'essa). Il nostro povero Andréa ....

Marya. (asciugandasi in fretta gli occhi). Non ne parliamo adesso. (implorante). Per favore, continuate.

Anna. "Soltanto il taglio délia spada puo svellere quest'ul-cera roditrice che cancrena e disfà il corpo del popolo.

Marya. (cava di tasca la sua borsella e dopo un secondo si aîza senza esser noUita dalle altre e cammina irrequieta su e giù).

Anna, (continua a leggere). Il giorno grande, il giorno sacro delle nostre vendette è vicino; già il mostro si contorce nell'agonia délia morte. Il tempo incalza. I giorni pas-sano. In piedi e avanti, o compagni! AU'armi! all'armi! Abbasso l'autocrazia! Successo e lunga vita al nostro no-

bile lavoro <li risveglio c di libertà per il qualc tante gene-rose anime di eroi hanno sacrificato con gioia il loro sangue e la loro vita.

Viva la guerra combattuta per la libertà! Onore aile armi che ci condiirranno alla vittoria! Viva la Rivoluzione Sociale!

Marya. (ml mezza délia stanza, concitaiissima, fa dei zesli come se volesse dure la sua borsa a qualcheduno. A lie ultime parole di Anna, incapace di contenersi più, essa grida con passione: Dove li troverô, dove li troverô. Quale t- il loro indirizzo? (prende e guarda la caria ma non vi trova alcuna direzione; la spUgazza). Dove li troverô? Dove li troverô? (resta assorta e le cadono le braccia con rassegnazione). (Le aitre restano pensierose e mute).

Marya. (con una risoluzione sulritanea, va da Varvara e te prende le ntani). Perdonatemi, Varvara Andreyevna. (a Tanya). Tanyat dobbiamo andare. (Slringono le ma ni aile due donne in silenzio e si awiano alla porta, nia essendo questa serrata, non possono aprirla. Varvara gira la chiave e l'apre. Escono Marya e Tanya. Varvara e Anna si guar-dano per un po1 perdu lamente).

SCENA V.

Varvara, Anna, poi Katya.

Varvara. Che tempi, che tempi terribili stanno per venire.

Anna. No, saran tempi migliori, zia. (Varvara le guarda nêrvosamente e Anna se ne accorge). Aspetti ancora gente, zia?

Varvara. (la guarda profondatnente9 perplessa, come se le venisser fuori senza volontà). Annina, Annina, bisogna che ti dica.....

Anna* (con soppressa agitazione). Che cosa c'è?

Varvara. Debbo dirtelo, so che a te posso dirtelo____Io. ..

(in fretta). Ecco... Hanno naseosti un buon numéro di libri proibitif qui----da me. ...

Anna. (fuori di se dal giubilo). Dove? Qui? Proprio da te, zia?

Varvara. Sit là negli scaffali, vi è molto spazio dietro i libri.

Anna, (con ammiraziane). E non hai niente paura? Non hai paura dello zio?

Varvara. Egli non âpre mai un libro. (con subitaneo terrore).

Ma ora, con tutte queste perquisizioni.. Dio mio... Se dovessero sospettare.... Katya. (la serva entra d<i sinistra). Signora, vi è un ragazzo

di magazzino che vuol parlarvi. Varvara. (sorpresa). Un ragazzo? {esce Katya, e dopo un secondo entra Olga).

SCENA VI.

Olga e dette.

Olga. (diciott'anni, veste semplicemente di nero e porta uno scatolone di cartone, quello cite usano generalmente le sarte). Mi rincresce di averla fatta tardi.

Varvara. Ma io non ho ordinato nulla.

Olga, (imbarazzata). Sergio Michelovich avrebbe dovuto venire.....

Varvara. (atterrita). Che gli e accaduto? (accorgendosi che Olga guarda Anna con diffidenza). Non temete di nulla, potete parla re.

Olga, lo sono Olga Lianovich. (cupamente). Sergio è stato arrestato.

Varvara. {in grande orgasmo). Mio dio, mio dio. (la guarda perplessa per un minuto). E voi siete venuta al suo posto? Avete dunque cominciato cosi presto?

Olga. Bisogna cominciar presta. La vita dei rivoluzionari è cosi corta. Non ci lasciano vivere a lungo.

Varvara. Cosicchè voi siete venuto in vece sua per pren-der via délia "carta"? Prendetela, prendetela, essa mi brucia.

Olga, (con tristezza). No, ne ho portata invece dell'altra qui con me... una scatola piena. ...

Varvara. (disperata). Ma non posso prenderla, non posso. . . Stanno rovistando tutte le case delle città.. ..

Olga, (sconfortante). Ma che ne farô adesso io? Abbiamo avuto delle perdite cosi terribili ultimamente. .. . Certo qui è assai più sicuro che altrove....

Varvara. Ho cosi paura, questi giorni son cosi malsicuri.. .. sempre denuncie e perquisizioni.... Non posso dormire la notte......

Olga. Noi siamo senza speranza, sopravvengono giorni cri-tici di angoscia e di terrore. L'intero edificio délia nostra organizzazione si sta sgretolando. .. Per carità, Varvara

Sergeievna, prendete queste carte.... sarà per l'ultima volta....

Varvara. (lollando con sè stessa e finalmente cedendo). Ebbene, sia, che posso fare per voi? (Olga le stringe la mano). Ma Sergio è in prigione... egli potrebbe esser fotzato a parlare... No, non posso... non posso....

Olga. I)i che cosa temete? Non ci conoscete ancora? (con forza). Non vi sono torture in Russia che possano intimo-rirci o indurci a parlare. (si volta per andare. Anna le se avvicina e le slringe la mano in silenzio). (Olga esce).

SCENA VII.

Varvara e Anna, poi Katya.

Varvara. (va alla finestra e guarda fuori per nascondere Vemozione).

Anna, (correndole dietro ed abbracciandola). Zia, zietta quanto ti voglio bene.

Varvara. Mi vuoi dunque strozzare?

Anna. Come sei buona, come sei brava.

Varvara. (svincolandosi). Pazzerella che sei. (guardando dalla finestra di mezzo). Guarda, guarda, il governatore è arrivato proprio adesso per Via Giardini.

Anna. Solamente adesso?

Varvara. Si, non va che a vedere il ballo. Guarda laggiù, eccolo che esce dalla carrozza.

Anna. E il capo délia polizia scende dallaltra carrozza.

Varvara. Guarda quanta gente s'inchina e striscia.

Anna. Puah, son tutti poliziotti in borghese. (Pansa, poi con voce piena di odio). Tanto sangue, tanto sangue per amor di una decorazione, per ottenere una lieve promo-zione.

Varvara. E Io lasciano ancora vivcre.

Anna, (sorridendo di compiacimento). Sei dunque cosi spin-ta, ziuccia bella? (Vabbraccia allegramente). Ho trovata tanta felicità intorno a me durante gli ultimi giorni, tanta félicita. Come si è ciechi aile volte per non accorgersi di quanto avviene cosi vicino. Il mio coraggio mi ritorna adesso... Certo la nostra Causa vive......

Varvara. (sorpresa). La nostra causa?

Anna, (sorridendo). Certo, la tua e la mia, zietta.

Varvara. E io che non sospettavo j>roprio nulla.

Anna. Ahimè va proprio cosî con noi, bisogna lacere... non ci si puo nemmeno confidare' con le persone che a-miamo.

Katya. (du destra). C'è fuori un signore che desidera parlare solo con la signorina.

Varvara. (atterrita). Anita, Anita, per l'amor del cielo sii prudente. Ho tanta paura... Nel frattempo porterô via questi libri e li nasconderô dietro gli altri negli scaffali. (sollevando la scatola). Come pesa. Aiutami, Anita. (Anna l'ai u ta a sollevar la scatola ). Come ha fatto a porlarla qui tutta sola e una ragazza cosî giovane. (con ammirazione). Che gente, che gente di ferro. (Via con Anna da sinistra).

SCENA VIII.

Vasili e Anna.

Vasili. entra da destra loi ta mente. E' pallidissimo e rawolto in un mantello nero. Guarda intorno con occhi imbambolati, si ferma in mezzo alla stanza e resta immobile).

Anna, (che rientra da sinistra si ferma a qualche di stanza da lui e lo guardci sorpreso. Con an sia.) Vasili... Sei tu? Sarei venuta da te domatii. Perche ti sei esposto a questo rischio. Sarei venuta io, sarei venuta certamente.

Vasili. (con voce cupa). Puoi fare a nicno di venir più.

Anna, (con crescente ansietà). Checos'hai? Dimmelo Vasili, dimmeJo......

Vasili. (r. s. con occhi fissi). Volevo... ho voluto vederti un'altra volta....

Anna. (r. 5.). Vasili, che stai per fare? (lo guarda fissa-mente negli occhi con uno sguardo acutissimo, come per leg-gergli l'anima nelle pupille mentre la sua faccia es prime a poco a poco un crescente terrore e le sue labbra mormorano con sempre maggior angoscia). Vasili.... Vasili... (Finalmente comprende tutto d'un tratto e grida disperatamente). No!... No!... Non puo essere.... Vasili... tu, proprio tu, Vasili . .. Perche tu. .. perche. .. cosi presto. .. (Si ferma, il suo volto è convulso dal subitot possente cordoglio, e i suoi occhi fissano con una immobilità cadaverica l'amante).

Vasili. (cupo). E' d'uopo!

Anna, (chiudendo gli occhi fermamente). E' dunque neces-sario?

Vasili. (cupo). I/ora grande è sopraggiunta... la campana rossa deve squillare. . . .

Anna, (con un gemito). La campana del sangue... la cam. pana délia sciagura....

Vasili. (c. s.). Mi sembra di esser diventato il braccio im-mane del popolo oppresso e sopraffatto, che si stende nella notte per stroncare una delle teste dell'idra. Sento... so . . . che è un atto giusto ... Non deve esservi alcun dub-bio, alcuna titubanza... nessun rimpianto... Io so soltanto che dev'essere cosi e sento in me una forza irresisti-bile e tremenda che mi impelle, mi spinge, mi urge......

Anna. Vasili tu sei mio, tutto mio ed ora debbo perderti, perderti cosi presto. E' dunque necessario Vasili? E cosi presto, cosi presto......

Vasili. (con tenerezza). Anna, tu mi hai portata una coppa traboccante di félicita, ma con tanta debolezza nel fondo. Mi ha fatto perder fede in me stesso. Ma la forza e la pace mi son ritornate c la mia mano non tremerà ed io guarderô securamente e fieramente la morte negli occhi cavi. Ma nei tuoi occhi, Anita, io non vedo che una infinita tristez-za......

Anna, (lo guarda fisso negli occhi, fa un gesto disperato, tenta di parlare ma non puo).

Vasili. La mia mano non tremerà... ma è d'uopo che io ti senta vicina. .. è necessario che io senta la tua presenza nel buio... che io ti oda comandarmi: Va!

Anna, (in estasi). Si, io verrô con te...

Vasili. No, fanciulla, è follia questa. Fra non molto egli passerà di qui ritornando dall'Opera e tu bisogna che metta una lampada li, alla finestra, come un segno, come una face nella notte, come il tuo comando e il tuo saluto, Anna ... Gli ultimi istanti bisogna che io sia solo con te. (addi-tando il balcone di sinistra). Laggiù accanto al parco.... siedero sulla panca allombra dei grandi alberi. .. guarderô tra il sogno e la realtà la tua finestra... e tu mi sarai vicina. .. . vicina come se fossi già la mia sposa. . . . finchè non guizzerà il tuo ultimo saluto... Saprô allora che il minuto divino è giunto. .. (dopo una pausa} implorando). Veglia tu per me, Anita. Fa si che io sia pronto, che io sia in piedi quando il momento scoccherà....

Anna, (soffocando i singhiozzi). Debbo darti io, io il se-gnale délia morte, il segnale délia nostra separazione eter-na ?... Oh... oh... è al di là delle mie povere forze....

(Pausa. D'un tratto percossa da un subito raggio di spe-ranza dice con caîore). Ma deve passar per forza di qui? Non potrebbe invece ritornare per Via Castello?

Vasili. Anche li un'altra fiaccola arde nella notte, un'altra mano di prode è levata per suonare a stormo la campana rossa......

Anna. Ebbene, se egli passasse da quella parte? Che faremo allora? Vasili, dimmelo, dimmelo presto... Lasceremo questa città infâme... andremo via... in Europa, dove si puô respirare e parlare libéra mente... anche li si puô far de! lavoro per la Causa. .. Sei mesi di félicita.... solo sei mesi e poi... e poi torneremo indietro. .. ci rigetteremo ancora nel gorgo... sparirenio nel vortice... Oh Vasili, Oh Vasili, un solo giorno. .. una sola ora di félicita. . Non è cosi, non è cosi? Parla.... (Essi sorridono bcati).

Vasili. (rabbuiandosi). Ancora una volta la vita mi ha sor-riso come una sirena per strapparmi al destino.... Oh Anna, come mi rendi dura la morte... Ma è il mio fato questa sera... coloro che stanno per morire indovinano

tutto... Forse la libertà albeggierà domani stesso.....

ma io non la vedrô. .. bisogna che io vada... Non ut» giorno, non un'ora del suo trionfo sarà mio... Ma io credo che se io percuoto questa sera il bronzo délia campana divina... tutti coloro che dormono si sveglieranno e tu.,, forse. .. Anna. .. vedrai risorta e libéra la Russia nostra... quel giorno, Anna, ricordati di me!..........

Anna. Vasili!...

Vasili. (stringendole la mano). Addio Anna....

Anna sta per gettargli le braccia al colla ma si arresta notando un suo gesto quasi impercettibile per fermarla).

Vasili. No. Debbo esser forte ora. (Ri/ira la mano). Addio.

Anna, (con passione, implorando). C'è ancora tempo, c'è ancora tempo.

Vasili. (facendo un passa indietro). V'è fuori un compagno che mi aspetta....

Anna, (come sopra ). Ancora un minuto, ancora un attimo. ..

Vasili. (quasi sulla soglia). 11 tempo urge... urge. ..

Anna, (con un grdido). Fermati. (Vasili esce). Oh, resta... resta... non ancora... non ancora... (resta irrigidita sulVuscio guardandolo andar via, con le braccia protese).

SCENA UI/riMA

Anna e Varvara

Varvara. (rientra da sinistra, 5/ avvicina ad Anna e le cinge la vita con le braccia, teneramente). Anita, chi era? Notizie forse délia tua arnica malata?

Anna. (guardando Varvara senza comprendere). Che.. ora ... (1dopo un momento, a se stessa). Sacrificar la vita per l'Idca, solo la vita, deve esser grande e glorioso... ma più che la vita......

Varvara. {con discrezione). Che cos'era dunque?

Anna. Oh, zia, non me lo chiedere, non me lo chiedere. .. (cammina su e giù concitata). No. .. no... non avverrà. . . non puo avvenire...... (corre al balcone e guarda dall'imposta di sinistra, levando la mano alla fronte per veder meglio. Varvara le sta di fianco). E' impossibile veder nulla in Via Giardini... le lampade sono solo da una parte.... L'altro lato è buio, cosi buio. ...

Varvara. Si, non accendono mai i fanali del parco.

Anna. Mai sono stati cosî neri gli alberi. .. e laggiù v'è il teatro cosi pieno di luce... Da una parte splendori e gioia, dall'altra tenebre c orrore.... in tutta la Kussia è lo stesso. .. . (guarda da.IVimposta di sinistra come per scorgere qualcosa nella strada).

Varvara. (guardando dal centra). Guarda. Le carrozze coin incia 110 a muoversi.

Anna, (salta rapidamente indietro dalla finestra e si arresta in mezzo alla stanza).

Varvara. (guardando fuori senza volgersi dietro). Vieni a vedere.... vengono da questa parte....

Anna. (fra se, trasalendo). Qui? Da questa parte? Come Io sai, zia?

Varvara. (nella stessa posizione). Le carrozze hanno i cavalli da questa parte.

Anna comincia a muoversi come se fosse in uno stato ipno-tico. Prende una scatola di fiammiferi dal tavolo, va al caminetto, accende una candela e prende in mano il candeliere. Si ferma poi per un minuto e d'un tratto spegne la candela e rimette tutto a posto).

Varvara. (sempre guardando fuori). II capo délia polizia è già in carrozza. ((Anna accende i fiammiferi uno dopo Valtro, esit-a sempre un secondo e poi li spegne e getta via).

Eccolo che parte. (Odesi rumor di ruote nella via). Ecco ora il governatore générale che sale nella sua vittoria. Guarda come tutti s'inchinano e l'ossequiano. (Si ode a questo punto il passaggio délia prima carrozza sotto il balcon e ).

Anna, (accende in fretta la candela, mette il candeliere sul davanzale delV imposta di sinistra, si ri tira rapidamente indietro e resta in piedi, rigida, immobile vicino al tavolo, guardando fissamente davanti nel vuoto, stralunata, in at~ tesa. Si ode il rotear ferrato délia seconda carrozza che passa ed il trotto délia scorta dei Cosaccki. Dopo alcuni secondi détona terribilmente Vesplosione di una bomba che scuote la casa e frantuma i vetri. Si odono dalla strada grida, fischi e lamenti tumultuosi).

Anna, (cade in ginocchio con un altissimo grido di dispera-zione e mormora guardando nel vuoto, in alto). Vasili.... Vasil i. .. . ]V1 io. .. mio......

Varvara che ha notato il candeliere, lo toglie e sta portandolo via quando la forza delVesplosione glielo fa cader di mano, Atterrita, grida). Anna, Anita! Che cosa hai fatto, che cosa hai fatto?......

(Corre da Anna che è convulsa da un attacco di singhiozzi spasmodici e ride istericamente. Entra Katya che si aggira intorno alla stanza come inebetita).

Varvara. (sollevando teneramente Anna fra le braccia). Anna, Anita, torna in te... ascoltami Anita. .. su.. .su. ..

Anna, (apre gli occhi stralunata, come se uscisse da un letargo, guarda intorno e poi si libéra dalle braccia di Varvara. Lentamente). Si, zia... hai ragione... (asciugan-dosi gli occhi e levandosi sut ginocchi rigidamente. Con ener-gia. Le lagrime son sterili e vane.. (con forza). Le la-grime son vane... (con violenza). Le lagrime son vane. . . (a gran voce levando in alto le mani). La campana deve squillare... a martello, a stormo la campana nostra, la campana rossa.... (in un delirio di passione). Avanti!. .. Avantiî. .. compagni!........

(Cala rapidamente la tela mentre ancora si ode più fievole

e più lontana la voce di Anna che grida). Avanti........

Avanti........

Fine.

ANNO XV

LYNN, MASS.

MAGGIO 1917

L'Abbonamento anntio non costa che un dollar o

L'hanno presentata c racco manda ta al pubblico (Ici la-voratori italiani: Pietro Kropotkine, Elisco Reclus — che vi collaboré fin che visse, assiduamente — Emma Goldman, A. Cipriani, Jean Grave, Louis Pindy, Jacques Gross, D. Zavat-tero, Felice Vezzani ed altri agitatori valorosi e colti del mo-vimento internazionale.

Ettore Zoccoli cosi ne parla nel suo volume su L'Anar chia, edito a Torino dai Fratelli Bocca nel luglio 1907:

11. ..Non mancano.. organi, la cui compilazione tecnica "potrebbe essere invidiata da ogni partito legalitario nei "quali alla frcschezza e all'estensione delle informazioni sul "movimento corrisponde un numéro opportuno di collabo-"ratori internazionali, competenti sui più vivi problemi eco-"nomici e politici; e ove sono accolti articoli dettati da qual-"cuno degli agitatori più noti. Scelgo ancora un esempio, e "prendo un giornale che si pubblica in italiano negli Stati "(Tniti. Il titolo, lungamente ed esplicitamente dichiarativo, "è questo: Cronaca Sowersiva, ebdomadario anarchico di 4 * propaga nda ri vol uzionaria. ' '

La Cronaca Sowersiva ha quindici anni di vita che sono tutta una battaglia acerba spregiudicata contro ogni frode ed ogni menzogna. Un'aspra battaglia combattuta senza contare il numéro, senza guardare alla maschera del nemico: con un solo viatico: la verità, con un solo vessillo: la giustizia sociale nell'anarchica emancipazione del proletariato.

Ha numerosi e sinceri gli amici, numerosi implacati i ne-mici. E' il suo orgoglio.

Indirizzare abbonamcnti e corrispondenze esclusivamente alla CRONACA SOWERSIVA, Box 678, Lynn, Mass.

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