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LUCE FABBRI

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LA STRADA

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EDIZIONI

Sludi Sociali

Montevideo

J 052 -

Per l llalia si prega ili dirigere i pagamenti aU'ani-ministrazione di "Volontâ" «1 i Napoli (Casella postale 348 — Conto eorrente postale 6/19972 — Napoli). Per tutti «li altri paesi alTindirizzo di Luce Fabbri — Casilla île Correo 141 —Montevideo (Uruguay).

Prezzo del présente opuscolo: 30 cent, di dollaro

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G i u s tificazione

Ci sono gruppi, movimenti, tc<ndenze,, paititi. Sono crcazioni un po* ar-

liflciaii, nia ccmode per lazione, per sommare otilmente sfoizi con ob'et*

tivi simili; ccl in sono ad om si créa una spéciale atmosfcsa collettiva, un*

solîdar'eta $pceiflle che -avvicina uorao ad uonio piû intimamcnte di quel

che non faccia il «-;onplice calore délia comune umanitâ. Alcuni partiti sono

diventati prigionir altri cliicse; quasi ictti han preso carat tsr-e di eserc'ti e,

«orti da un comune bi-ogno ideale, Uiidcao a sostituire aile idcc parole

d'ordine e a non contare gli ucm ni, ma i voti, le tes^ere i facîli. Tali

sono i partiti org.tnizzati per la conqukta dcl potere. Ci *ono poi tenâcntt

filo*ofiche, m o vinrent! lett?rari il cui ekmento cocsivo é tenue, 'rapalpabite

e completamcnte spontarveo. Il lo"o obicttivo esula dal campo malertafe»

Il movimento una-rehico, cioé Tinsiem^ degli ind.vidui cbe voglk'.ïo il

vnas*imo 6vilnppo d :11a persona umana in seoo aile comunita créât* dalîo

éforzo eolidale e dal libero accordo, senza Stato, senza dogmi e #enza p.ivt-

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legi, ha uno scopo pratico e polit co (e, rispetto a questo scopo é —nel au* aettore piû importante— un movimento organizzato), ma non tende alla conquista deï poteie, ben$S alla creazione di moltissiriM cose ed alla di-etruzione di molthsime altre, nei p!û vari aspetti, materiali e spirituali, «tellj vita. Cio fa si <be «eppure la sua parte organizzata abbia un carattere vero e propri-> di partito: né tesseie, né voti, né parole d'ordine. E allora la gente, cbe spesso domanda: ma che vogllooio queati anarohk.? e de-side-a una risposta chiara e concisa da catecbi<mo, rimane disorieirtata ed alzj spalle. P<;r questo ogni tanto é necesrarlo dare una definiziorw. Ce ne son state e ce ne sono; ma, b^nché Tanarchiwno -s'a un'attkudine permanente e, in foitrîo, elementa-re, delParrima umaruit la *ua definisrojie dev® esser data, momento per monvsnto, in funstotie dei caratteri <ii quel mo-mento (le costruzioni aétratte € fuori del tempo, corne quella di Rousseau e —malgrado le rpparenze storiciste— il marxiaroo, han sempre portato alla dîttatura); e devc eseere data anche in fimzione dell'individuo <chc la pensa. Su questo terreno, si possono bentissimo conciliare le due diverse interpréta zioni deiranarchismo, da una parte come una costante del pensiero e délia morale (e, come taie, e*istente Tiei piu lontani periodi storici) e dalPaltra come movimento organizzato che stacca come un raroo dal gran tronco del movimento socialista e opéraio del serolo XIX. La polemica, sorta in questi ultimi tempi a proposito di Godwin* poteva 6oïgere a proposito di raolti altri scrittori anteriori a Bakunin, ed é stata benefîca. iMa non lia ragione, secondo me, di prolungarsi tnoppo, giacchc credo si debba finira col riconoseere che la parodia "anarchtemo", come "umanesinio", *ronianti-ci$mo" e moite altre, ha un signtficato ampio e di valare permanente e una o piu localizzazioni storicho, che, per altro, non lo esauriscono.

1/elemento mdividuale e eempre présente in una formula zione di quc*to tipo: in realtà, ognuno ha il suo socialismo, il suo cattolicesimo, il suo li* beralismo, o la sua privata maniera e i suoi particolaci motivi per essere* mettiamo, monarchico. Ma la differenza Ma nel fatto che, montre chiose e partit! metlono l'accento «ulPetichetta cornu ne, cercando di lasciare nel Te m-bra le radici perconali, un jimtrchico non ha nessun bisogno d'etichettc e senza danno puo definire Panarchismo cominciando: io la penso cosi: .. .Giaccfië Peasenza di questo pensiero ê appunto il dcstdeiio di l.bera* zJone e d*affermazione per tutti di quwt'elemento rndrviduale elle si afferma pero anche e sopratutto attraverso la ooîlaborazioiic solidale con gli altri» i M'importava premettere queate righc al mio tentatrvo d'esposizioire délia ; dottrina anarchica. quella di tempre e di tutti, ma vista e sentita rome necessaria da me e in questo particolare periodo che ottraversiamo, perché-non voglio che s'mterpreti quello che ci puo essere di personalc Tome desi-derio d'aîfermazione polemica. Nella costruzione del mio «istema dr:dee in questo momento, l'anarcbismo si colloca alla confluenza délia trad'zione li-berale e délia tradizione socialista. C'é nelle due eaperienze storichs d?I lilie-raliemo e del âo^i^ismo un elemento negativo (statale per il secondo e capitalisa per \l primo) che é sboccato nel faLlimento délie democrazie borgherf e ézl vario «ocialismo di Stato; e e'é un elemento positivo, chc non é stalo svuotato dalla rtoria recente e che ci si présenta oggi (o mi si présenta) come la conclusione logica di due aeeoli di lotte, d'entusiasmi e di delu*ionL Altri potranno arrivare a «imili rUultati (an^i aenz'aforo ci arrivano) attraverw sintesi diverse e diverse esperienze; mà ogiruivo di noi, ptt ufar ^ropaRandà*' non puo che oflr.'rc la propria sintesi o la propria «spôxten*a.

Ànzi la propaganda non é che quest'offerta, e sveglia tanto maggiori coa-«ensi, quanto piû diffusi «c generali siano —in quel moments— i dati e le premc&se che costituiscono il contenuto delPesperienza Btesaa.

* *

Cercando di dieegnare questa visione mia delTanarchismo, oggi (vision* che credo coincida nella sua massima parte con quelJa di molti compngni d'rdee, per lo meaio nella misura incompleta in cui nello «teaso momento coincidono i campi visuali di persone Aufficentemente vkine), dovro per forza ripetere oo&e gia dette piû volte. E me ne *cu*o, ma non tanto, giacdbé nn'idea, corne una parola, pur rimanendo identiea a *e «te»a, awume xm ▼alore preciso —e sempre un po* différente— nella relazione con le altre idée a oui é logicamente collegata.

DA I E R I AD 0 G G I

Nel serolo scorso il socialismo sorse corne un'esigensa di giu*tizia contro ïo sfruttamcnto delle forze dcl lavoro da parte dcl capilalismo prïvato, avido di benefici. Lo Stato difese la propriété (propriété, ordine.» famiglia, erano Je parole d'otrdint? dei prefetti di polizia) contro il socialismo nascente ed il giovane movimento operaio. Il giugno del 1848 in Francia fa il punto di divergenza delle due gtrade: quella délia borghesia —che s?cra afferraata nella rivoluzione francese e le cui roniantiche bandiere con le magirhe parole "Uguaglia<nz4, Liberia, Fratellanza" si avvizzivano e scol-orivatio nel fotno delle crminiere industriali—, e quella del proletariato, che vedeva nel movimento del 1759 non una conquista awemita, ma una premeasa iogka per conquiste ulteriori. I fucilî di Cavaignac, puntati al petto degli opérai di Parigi, difendevano la proprieta contro l'avan&ata del socialismo. 11 eocialismo da parte sua lottava «empliccrocnte e globalmente contro il go-v«*no ed i padroni. C'erano stati teorici socialisti che avevano i>en6ato ad una specie di dittatura, e perfino a qualcosa di simile ad una teocrazîa, per imporre il benessere univcrsale; pcro per il moraento il problema era accademico. Tutti i governi erano contro il socialisme; il socialismo era obiettivamente contro tutti i governi. La sua arma era la rivoluzione, coii-cepita come una continuazione di quella francese dell*89. <uVerrâ 1*89" era deJFtiso comuhe; molto dopo «i dis» "Verrâ Lenki", con analogp tono).

Allora vennc Marx, che, studiando la struttura del mondo capitalisa, vi trov<S germi di morte e descrisse il processo délia sua fatale malattia. È, come conseguenza, il socialismo si trarformo, da aspirazione libératrice, ito un'interpretazione piû o meno determinista délia storia.

Pero Marx si sbagli6 nella seconda parte dclla sua diagnosi, quando disse —e xtutti Taccettarono— che la morte del capitalisme privato wgnifi-cava il" trionfo dcl socialismo. Questa falea pretkione «îerivava éalla fœû-sione centrale chv disimpegnava nel sistema di Marx il fattore economico e dalla sopravalutazione cbe vi si comptera dell'ixuportanza délie classi. L'u-no e l'altro criterio furono accettati da tutti o quasi tutti i socialiaCi delle diverse tendenze; non &olo essi costituivano una reazione naturale fcontro il liberalismo borftheae, ma rispondevano agli aspetti piû vi*ibili di condi-zioni di fatto che durarono abbastanza témpo da nascondere il loro effettivo carattere transiturio.

Ma non tutti, nenuneno allora, ar.cèttarono gli «viluppi marxisti di que-sta teoria: lo Stato é l'cspressione délia classe privilégiât a; il prolétariat^ costruendo — attraverso la sua propria dittatura— il docialismo (che é, per definizione, una societâ sema classi) nega se stesso come classe e, diotrug» gendo le cVassi, distrugge lo Stato. Questa é evidentemente Taffermazione piû utopica che mai si sia fatta nel campo socialista. La divergenza fra Merx e Bakunin, continuata attraverso la sci*sione délia I Internazionale, ha per centro questo problema. Bakunin descrive profeticamente, parlando délia dittatura del proletariato, lo Stato totalîtario moderno.

Di fronte al «sociali&mo acientifito, la coxrente bakunmiana sembro "fuori moda" per il fatto di conservare le caratteristfche e —in parte— il vocabo-lario del socialismo senza aggettivi d'&mpia ba&e popolare e di continuare a comhattere ^contro il governo e i padroni". Ma i fatti oggi han rivelato a tutti il carattere utopico délia teoria dell'autodistruzione dello Stato. Tutti i éocialisti piu o meno apertamente si sono adattati a ricoiwscerlo ; dal punto di partenza di questo tacito riconoscimento si ramificano le dériva* «ioni attuali del aocialismo tradizionale: quella che introduce il aocialismo nello Stato democratico (socialdemocrazia); quella k:he accepta la dittatura corne sistema permanente conservando qualcbe occasionale riserva teorica, enunciata per dovere d'nfficio e senza convînzione, a propoaito del socia* liamo delTanno 3000 (stalinisme») ; infine quella che riiole realizzarc il «o* cialismo fuori dello Stato e contro di lui (anarchismo).

Le eeperieoze delle prime due di queste correnti nel campo goveruativo fcanno aiutato a dissipare un equivoco, naturale nel «ecolo scorso, pexiodo di relativa «tabilkâ, in cui i pote ri costhuiti erano, seoomdo la normalité Btorica, i dîfensori delTordine esistente. Allora non c*era<no, né erano con» cepibili, Minietri deirinterno •ocialirti, cbe, durante uno eciopero, potessero diriger «i agli sci opéra nti nella doppôa qualité di loro Comparai di paitito e di «wperiori gerarohici del Capo di Polizia, incaricato di dHendere Je. fab* briche contro poceibili tentativi d'oçciipazione. Non c'era »f«uno "State

fiocialista" con una G.P.U. (o N.K.V.D* o un'altra sigla qualsiasi) es sa pure "socialista" e inraricata essenzialmente di eliminare socialiati.

Gli sviluppi naturali délia dittatura han portato la coirente bolacevica^ non al sociali&mo. ma al totalitarisme; la «crisi mortale del sistema capita» lista (a cui la democrazia borgfoe^e c troppo legata), porta la aocialdemo» crazia $ulla étessa strada. L'una e l'a lira delle due tendenœ sono uscite dal campo del socialismo. Ed ecco che se vuol sopravvivere (e le speranze delle grandi moltitudini ci dicono che non é morto) il socialismo di ritrova Kiilla vecchia posizione: contro il governo e i padroni. Ben presto in molti paegi —come giâ in alcuni— la formula potra force ancora ^cniplHicarsi e sara: contro il gcverno padrone. Questo ritorno —che vuol dire ohe il socialismo «uperstitc é rappresentato dalla terza delle tendenze emuoerate* quella anarchica— non annulla, neppure ideologicauvente, un eecolo di sto* ria. ma ne fa tesoro, giacché rappresenta il superamento di paeudosohizioni faliite e «nan, come nel socialismo del periodo delle origini, visione troppo iiebulosa, e a volte totale ignoranza, di problemi futuri. Questi piv>blemi sono ora stati messi in luce dalla dialettlca délia storia —che non é marxi' «ta— tanto che I'esigenza d'una ehiarificazione si fa sentire sempre piu urgentemente nei vari partiti socialisti e comunist;, con un tragico risultato di scissioni e di purghe. ' n -

Credo quindi che il periodo di predominio marx'sta tdottrinariamente legato alTapogeo capitalista) sia or mai logicamente superato nel campo socialisa. Fallito il socialismo statale nel totalitaxi^mo sangu'no«o di Stalin e nella liquefazione dei partiti socialdemocratici occidental^ stiracchiati fnr la sinistra e la destra, dopo aver psrduto pei ministeri la giuetis'a sociale e-l'internazionalismo, non rimane —ripeto— all'orizzonte delle po^ibilka lo-giche, altro che il socialismo antistatale, con la sua deboleua numeiica e la «ua Jorza morale, proprio nel momento in cui il vecchio nemico délia liberté, lo Stato, si s ta identificando con il vecchio nonico del socialkmo: lo sfruttamento capital"sta.

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- Tutti i no*tri eoncetti «ullo svolgimento délia storia «i trovano in HM© . di criel. La rîta tcivola fra le maglie delle costrosioni teoriche, sfugge «Uf ' clasêiflcaïkMii o nega ad ogni passa le generalicgaztonK e le «iatetL Sentir* ^

questa molteplicita, signifiera sentire il valorc che per la vita ha la liberté (cihe rende possibile Ja variété infinita). Il rkonoscimento-, il r.'spetto dt qu^ta varieta é lf. *trada maestra del liberalismo. Dioo liberalismo c non democrazia: quest'ultima c dominio délia maggioranza, nientre il primo é e$*enzia!mcnte rispetto per la minoranza, valorizzazione delPindividuo <mi-^ocwmo che riflettj in se la dignité del macrocosmo), sforzo per lasciare a ciascuno la mass?ma possibilité di sviluppo, d'antodeterminazkme, d'ini-ziativa —cioé di responsabilité—« conciliando que s te possibilité ron le ne* cessità collettive per mezzo ddla decentraliz/aziorce e delle multipli autonomie. I giacobîrii eran:> deinorratici e dittatori; Jefferson era democratico e liberale.

Il liberalismo ha avuto solo applicazioni pratinhe parziali ed uno svi-

luppo tronco corne dottrina. Nclle correnti e nei sistemi che portano il

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suo nome esso é stato nel migliore dei casi incompleto, ma piû «pesso ad-dirittura ipocrita c falso, quando reclamava per Hndividuo la Jibertâ giuri* dica e non la liberté reale. Oggi c'é accordo quasi unanime ncU'ammettcre che una liberté reale non é po*sibile finché esiste predominio economico di alruni uomini su altri. La ricchezza privata, che non é mai, neppttre da nn punto di vista individuale, strumento di liberazione, é invece aempre arma di dominio, strumento d'oppressione. In queisto terreno il liberalismo, se deve arrivare aile sue logiche conseguenze, alla sua compléta espreasione, coafluiste col socialismo. La pretesa antînomia (che alcuni socialrsti libe-rali italiani «i sono sforzati di auperarc con tentât ivi di "conciliazione*\ cercando per esempio dr stabilire un modus vivendi £ra un settore pianifi-cato délia société ed un settore libero) é una conseguenaa délia contrappo-éizione tradizionale tra socialismo e "individualismo" capitalista, basata sul-l'arbitraria identiiicazione (legittima solo, e ancora parzialmente, in un determimato memento storico) tra liberismo economico e liberalismo. In realta il capitalismo non é mai stato individualista e al socialismo non s'ar-riva attraverso la statizzazione.

Ancora oggi l'wïentificazione délia difesa délia liberté con quella délia ulibera impresa*, ha Largo seguito in quel settore delTopinione pubblica arruolato tra le tforze del "blocco occidentale". Ma non passeré setnza dub-bio molto tempo che il fallimento progresaivo del liberalismo capitalista nel campo economico e politico obbligheré a scioglicre il binomio. Coloro che lo difendono perche sentono legati al sistema capitalista dr produ-aione basato sul beneficio (che, compatibile un tempo con la liberté for-maie, mette va pero ne Ile mani dei privilégiât! un inviaibile bastone di comando), lasceroi.no cadere il Ioro Iiberalismo per conciliarsi con i naovi regimi piu o meno totalitari in formazione, che salvano la gerarchia sociale, creando una casta superiore e privilegiata di funzionari. Qoelli invece che nel binomio liberté-capitalismo vedono «sopratutto i valori del primo ter* mine e sopportano il secondo come una necessita *torica inerenf* al primo, nel riconoscere il carattere fallace di questo vincolo, saranno naturalmente portati a cessar di sostenere il privilegio economico. \

Esempi abbondanti del primo Icaso si trovano nel partko conservatore inglese, sufficentcmente impregnato di liberalismo da rost!tuire un buon oggetto d'esperienza a questo propo&ito. L'anno scorso, alla rigilia delle elezioni inglesi, lrendhé la lotla carlacea tra i due principal) partiti toccaase «pcsao lo spinofio problema delle nazionalizzazioni, differenze tra i due programma —proprio su questo punto— parvero agli o?servatori inolto di-m nuite e ridotte ad essere piu di grado che di essenza. Questo si poté eonstatare anche prima, nella campagna elettorale del 1950. Il manrifestt conservatore prometteva "continuare la prestazione dei servizi sanitari na-

sionali, delle pension i, dei sussidi per alimenti e inoltre mantenere una

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parte cona!derevole del programma laborfcta di nazio-nalizzazione delle industrie... n In un'altra parte si parlava "d'una ritirata relative, per6 non totale, nella politica di nazionalr/zazione. ♦ • d'un raggio d'azione moltû maggiore da accordarsi alTiniziutiva privata... I due partiti dilfexivano as*>Iutame*ite -sulln politica di centralizzazione. I socialisti progcttavano, coixTc ovvio, di consArvare tutti i controlli a Londra. I conservatori avreb-bero voluto una industria c;rbonifera nazionalizzata, ma controllata nella

«ua maggior parte da giunte regionalin (dai giornali del 26 g*nnaio 19S0).

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Arrivât! al potere non nel 1950, ma nel 1951, i conservatori hanno limitato •irindwtria deUVciaio la loro "restaorazione dellMmpresa privata*, cerca*U do, questo si, di dimintiire il carattere eocialista —giâ cosi scarso— délié navionaiizzazioni, con il loro programma d'aufterita. Il Manchester Guardian nel 1950 attribuiv^ il nuovo contenuto del manifesto conse-vatore al *pro^ gresso vertigmoso del pensiero sociale provocato dalla guerra*. E certamente ' aveva ragione, *ol che ai carobi la parola "progresso" fcon quella pki nentra di trasfocmarione, giaeché quel che molti cotuiderfeno uno sliïtatuento a «t ^ fcistra «ton ê qui che l'aggiornamento gtaduale di on tradliionale ihdîH ^•nservatoft e fondamentalmente reazionario. Il che non eackulè (in Irt-^b il terra, dalla Magna Gharta in por, il fenomeno ê piu fréquente chê a£ >

JO

trqve) die paradossalmcnte il desidcrio di comervare il piu fedelmente po«-êibile la tradizione (decentralizzazionc, giunte locali), elle frena questo prcteso progresso delle idee sociali dei tory* sia proprio, in questo ca«o il germe di iuia posizione piu avanzata di quella dei laboristi maggioritari. Dico maggioritari, giacché ci sono elementi di opposiz'one interna, nel par-tito labortsta, e corrcnti socialiste indipendenti ben piû lungimiranti.

Ora é da osservare che, mentre sul terreno logico delle con*eguenze da trarre dall'esperienza delPultimo secolo, la confluenza del socialismo col liberalismo si attua sul piano antistatale, sul terreno artificielle délia cosi-detta "vita politica", c'é stato nel mondo occidentale un avvicinamento tra i partiti socialisti democratici e la democrazia liberale borghcse, su un piano governativo, con il »riauhato di sommare le contraddizioni e dif-licolta caratteristiche del inondo attuale —pianificaxioni, barrière Iegali, complicazioni diplomatiche, protezionismi, manovre (inanziarie, frontiere ar-tificiali e via diccndo: tutti contrasti non di popoli, ma di governi —con le contraddizioni ideologiche d'una dialettica marxi&ta giornalisticamente interpretata. Di qui la perdita tanto del socialismo quanto délia liberté iit questi awicinamenti, ed il fallimento delle tendenze di socialismo liberale o di liberalismo socialista (Silone, Garosci, Pivert, ecc.) ohe, anche nei casx in cui si -sono mantenute estranee alFatmosfera governativa, non Itanno potuto sottrarsi agli schemi di partito, né risolvere in modo cbiaro il pro-blema dello Stato. Appunto per sottolineare que*ta differenza, gli anarchici non si defi-niscono "liberali" ma "libertari".

Tanto il liberalismo, quanto i'I socialismo sono stali fal&ati, deviati dalla lame del potere: il liberale non ha vacillato a rendere schiavi gli uomini hnpadronendosi del Joro pane; il socialista oggi tende alla tira n nia politica attraverso la statizzazione délia propriété. La lotta tra il falso libéralisme (blocco occidentale) e il falso socialismo (blocco orientale) é una Iott» ne] vuoto, che pure minaccia di travolgere tutti e tutto, impegnando Fade-

sione in un senso e nelFaltro di quanti veramente de*iderano un mondo piû

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giusto e pru libcro.

I>a storia di oggi ripete con la terribile lezione dei fatti quello cha gli anarchici han sempre detto: che chi vuole il socialismo deve non conqni-itare, ma distruggere lo Stato. Oggi i dominatori tengono sempre piu salda-mente nelle laro mnni pon solo gli e*erciti e le polizie, ma la produzione e la distrib.uzione, Schiacciano e spremono la vita dell'uomo. Sono tta loro rivali e ciascun .gruppo aspira al governo mondiale. Se rlusciranno a irre~ gimentarci, se ?o dispuleranno for se per secoli, ptirchc la scienza applicata alla guerra la>ci durai iai>lo la loua. Ma in tutii loro non c'é che una disperata volonté di potenza. un desiderio violento di mantenere quel con-trollo suite masse* che i mullipli progressi tecnici stanno minacciando, at-traverso la diminnzione delle o-re di lavoro, la maggior facilita delle cornu-nicazvoni, la maggiore accessibilité dei prodotti materiali e delle fonti culturali. Le var'e "gerarchic'% naturalnirnte si difondono contro queute possibilita progressivamente ugualitarie — e si traita d'un'uguaglianza non livellatrice, ma moJto piu sottanzialmentc e potenzialmente multiforme, va-riata e féconda che non le scale che fanno capo a una fortuita o creditaria (ne: due casi, artificiale) élit3 politico economica. Ci sono contro questa *pinta che tende y rovesciarc le classi molli mezzi di difesa, ah uni antichi, altri recentksiin:: la produzione degli armatnenti o la distruzione dei prodotti accumulati sono succedanei délia diminuzionc delle ore di lavoro come misiira contro la disoccupazione; la censura e il monopolio ufficialo delle notizie e délia cultura contrarrestano i progressa nel campo delle radiocomunicazioni e délia televigione; le diverse "cortine^ la semichiusura anche delle meno importanti frontière e la creazione di barriere interne cercano di compensarc la crescente rapidité dei mezzi di trasporto* cosî come il protezionismo economico, in un mondo in eu» ormai una razxo-nale, fraterna specializzazione nel campo produttivo potrebbe probabilmente coprire i «uperstiti settori di reale scarsita, mantiene in piedi le difficolta materiali che —piu direttamente comprensibili— facilhano l'ammissione del-le misure anteriori da parte di grandi masse umane. Naturalmcnte non si tratta di piani machiavellici, abilmente congegnati e sincronlzzati, ma piut-tosto delPincontro —sul piano attuale délia volonté di potenza non sempre pienamente consapevole di caste egemoniche vecchie e nuove—, di residui d'tina realtâ che tramwta con germi di nuove <realta. Questi elementi s*or-ganizzano intorno agli interessi inerenti a quella volonta di potenza che 11 fa —diremnio— precipKare. E, malgrado la complessité dei partkolari, il processo nelPinswme mi sembra chiaro. Gra, tutte queste difese parziali contro le consegue*ize antigerarchiche di questo maturare délia vita del-l'uomo, non sono a lungo possibili se non in ciima di scarsita ecoflomica, preparazione militare, onnipotenza dello Stato. Di qui il totalitarisme, che si présenta come alternativa al «ocialismo libero (cioé senza frontiere, senza propriété privata, verso il non-Stato attraver&o il meno-Stato), nel processo di dissoluzione délia aoeieté capitalista.

Fer questo ransrchismo, ch:; é att?ggiamento basico, elementare* permanente, ha oggi *lori<amente la sua oru, o meglio, per non ipotecare l'avre» nire, né mutilarc il passato delle sue ipotetkhd possibilité non realizzate* una sua ora. Queuta determinata possibilité di oggi sta neiridentificaziono d'un completo socialismo con un completo libéraient} nella catarsi délia volonté di potsnza. Cogliere quest'ora puo essere opéra di pochi, pu>r che consapevoli e pii'namente disinterMsati.

OGGI

Oggi, corne icri, société anarcliica vnol dire société libéra, senza go-verno. Oggi coma ieri la maggioranza d*g!i anarchici concepisco questa ci été come una federazione coordinatîva dei nuclei gcftgrafici (es., i muni-cipi) o funzionali (es-, consigli di fubbrira, sindacati, cooperat've di con-sumo. istituzioni culturali, sanitarie, ecc.)t in cui la vita mater.'ale sia assi-curata da un sistema economico basato sulla propriété collettiva dei niezzi di produzione e sulla d'stribuzione gratuita dei prodotti a seconda delle nécessité. Si potrebbe parlare di federazione d'enti autonomi, non gestiti dai rappresentanti dei partiti che hanno nelle mani, sia pure grazie al voto papolare, il potere pol tïco (comî nelTUruguay), ma direttamonte dai ri-tpettivi lavoratori ed utenti.

La decenfalizzazione coordinata —a cui il progresso teenico che ha dat:> origine aile citté tentacolari ed aile fabbriche moztruosamcnte grandi s'avvia ad oflrire, per naturale $uperamento, condizioni eccezionalmente favorevoli—- permette un ritorno maturo alForiginaria democrazia diretta del nostro coraune medioevale, anteccdente storico da non lasciar cadere per noi che, non avendo a nostra disposîzione Tingannevole strumento délia dittatura con cui sembra facile creare un mondo nuovo sulle rovine di tutto il passato e il présente, dobbiamo ccrcare di libcrar^ in questo présente cio ehe c'é di piû libero, vivo e spontaneo (e le radici nel passato eono spegso una garanzia di spontanéité). Tra le cose da ^rivedere", ci sono forse le nestre relazioni con la tradizione.

In ogni modo, *e niente é cambiato nella abituale definizione delPanar-ehismo, che si é solo progressivamente awicinato al "centro logico* degli avvenimenii, sono cambiati i fattori storici in mezzo a cui questo deve eora-battere la sua battagli;«. I na continua revisione e quindi necctsaria sul ter-reno dei rapporti con questi fattori. Gli avvenimenti trarfvmano le teorie in e«pericnze vissute quanto dolorosamente vi&sute!) e scoprono inaspet-late vicinaivze con alcuni, abissali distanze da altri.

Per esemp!o «arebbs stato difficile nel secolo «corso, q?:ando anche gli anarchici accettavano una gran parte délia visione marxista dellVconomia, vedere chiaramente il pericolo che si na:-conde nei programmi e nelle tat-liche basale su una tcoria generalo délia storia. Dalla 4lCitta di Diov di S. Agostino (baas d'una filosofia caltolica délia storia) a Torquemada c*é una linea di derivazione diretta: la ttessa che porta dal materialismo dia-lettico ai campi di concentramento staliniani. Chi si sente interprète del:a storia, come chi «i crede ispirato da Dio, sacrifica la vita présente a quella futura. E non si puo 6acrificare il présente degli uomini —che aono vivi e amano malgrado tutto la vita— eenza il piu brutale eserrizio delTautorita. E' questa una di quelle veritâ owie che si capiscono nella loro contre-tezza solo sotto il pçso delTesperienza. Alla sua lnce rf rivela artificiale lo psoudo-storicismo délia missione rivoluzionaria délia classe îavoratrice e di altri miti che non 6ono stati altro c4ie idée -forze, cioé, in fondo* idee adoperate come strumenti di' dominio.

Oggi é di modu in Italia definire gli anarchici come superstiti illurni-nisti, che continûano in pieno secolo XX gli ideali dei filo.sofi francesi del secolo XVIII. E1 sempre difficile e non sempre utile cercarsi antenati, ma» pur riconoscendo che cf« del vero in taie definizione, bisogna limitarne la portata, in quanto nella "filosofia dei IuinT c'cra tanto Fer édita del libera-Ifcmo rivoluaionario inglese del secolo anteriore (aderçnte alla realtâ), quanto la giustificazione del despotismo illuminato e una concezione astratta e assoluta délia liberté che negava tutto il passato e «i metteva fuori délia storia. Bisogna guardarsi dairidentificare posizioni simili, ma lontane riel tempo, che corrispondono le une alla preistoria d'un determmato problema (in queisto caso il problema del capitalisme borgjhese e delia lotta di classe) e le altre al superamento di questo problema, dopo Tanalisi che gli avve-nimenti stessi ne han fatta. In questo caso awiene un pmMe ritoeno aile posizioni anteriori, che non é regresao, ma progresso, dato dalla piu matura coscienza con cui si ripensano e si attualizzano idee appartenenti al passato. In questo s*n«o si pué parlare di «ritorno al secolo XVIII; in questo senso, e considerandone Taspetto liberale e non il giacobino, Si posnono vincolare con esso ideologicamente gli anarchici.

Lo stcsso succédé sul terreno delle idee economiohe; é permesso di con-sidcrare gli anarchici come eredi del socialismo "utopista", cioé prcmarxi-stà9 nei suoi seltori meno autoritari, purché si veda che la linea di discen-denza passa attraverso Fesperienza d*un secolo che comprende fra l'altro il fallimento del socialismo marxista. Quest'esperien&a ci porta oggi a fare il punto e a constatare la nostr^, posizione nel mare in burrasca.

In questo mare in burra*ca il capitalismo privato s*é molto indebolito, lo Stato ha ereditata la sua forza e parte di quella delFantico movimento operaio; il fattore politico ha preso di nuovo il sopravvento sulPeconomico* elle non é piû ohe uno strumento del primo; il socialismo autoritario sfé inserito in questo processo che porta il capitalismo privato a trasformarsi in capitalismo di Stato; nei paegi demooratici si sta formando e in quelli total itari s^é gia formata una nuova casta dirigente di tecnici dell'organiz-zazioije, a cui i tecnici delPindustria e delFagricoltura sono a$M>lutamente subordinati, e che ha nelle sue mani il potere politico e il monopolio del-Feeonomia (ch'é la nuova forma —burocratizzata— délia propriété, o meglio, del privilcgio economico).

Vediamo i principali di questi fatli nuovi e le conseguenze che essi pos-

sono avere sui futuri orientamenti del movimento anarchico.

• «

I. Il sistema economico capitalista del salariato per gli opérai, del beneficio per gli impresari, délia distribuzione commerciale per i consu-matori ha perso U\ sua vitalitâ e sta lentamente trasformandosi, per quanto la guerra finita nel %45, la sua propaggine coreana e le probabilité di pros-simi conflitti ne prolunghino artificialmente Fesistenza.

II. Le parole d'ordine, fais a mente semplid, di partiti e di étati in conflitto banno tesa popolare la contrapposizione di socialismo —.*>, piû vagamente— giuslizia sociale e liberté politica. Non é un fatto nuovo; é un accento nuovo su una pseudoidea polemica che rimonta a tempi molto vocchi, i tempi in cui comincié a far comodo combattere il socialismo fa-cendolo consistera tutto nella sua degenctrazione autoritaria. Oggi che questa degenerazione autoritaria si ehiama totalitarisme, dobbiamo anche noi met-tere un piû forte accento iulTinscindibilité, per ooi ovvia, délia liberté e del socialismo.

Quest'uh'mo offre infatti alla prima le basi materiali del suo eviluppo» La falsa opposizione che tra loro si pretende stabilire é per me uno dei piû pericoloai sofismi del nostro tempo. Taie falsa opposizione, con tutti i rorrispondenti fat'cosi tentativi di conciliazione a cui «i é gié acccnnato nella prima parte di questo scritto, disimpegna negli ambienti colti la stessa azione paralizzatrice del mito xusso tra le masse operarie.

Quando d ciamo che il capitalismo privato ê individualisa, ci riferiamo a un suo aspetto economico, a tin a mancanza di coordinazione nella produzione e nella distribuzione (che d*altra parte fu la earatteristica solo d'un breve periodo di auge nel corso délia storia del capitalismo); non ci riferiamo a una particolare concexione délia vita, che si traduca in un modo di vivere. Le possibilité di sviluppo e d'iniziativa d%una %piccola mi-noranza d'individu! privilégiât! significavano c significano il soffocamcnto delle possibilité d'affermazione individuale nella maggioranza délia popola-«ionc, irregfmentata nel lavoro a catena, ammucchiata *otto la pressione delle sue nécessité vegetative. Dire che la cosidetta 44libera impresa^ é una garanzia di liberté individuale e corne sostenere che un\>ligarchia ti«rannica equivalga a una democraz'a perfetta, perche, nelle persone degli oligarchi taie identificazioiie sembra verificarsi, in quanto chi escrcita l'autorité suol credersi ed esser creduto libero. I/impresa privata capitalista nel momento del suo apogeo fu quindi l'esaltazion? (piû apparente che reale) delHndi-▼idnalismo di alcuni pochi, basato sulttnforme abbrutimento delle masse ox>eraie, che solo attraverso la loro organizzazione in sindacati (usati allora come strumenti di lotta <• degenorati oggi quasi dapertutto in organi di militarizzazione) trovarono il mezzo di restituire a ciascuno dei lore com-ponenti il suo valore individuale di uomo.

Naturalmente quando parlo di propriété privata mi riferisco spécial-mente al poasesso dei mezzi di produzione, e non alla semplice ricchezza, che puô essere un fenomeno di parassilismo Eocialraente poco importante e poco pericoloso.

Torno qui su un concetto che mi é caro, perché mi sembra venuto, o piuttosto tornato, il momento d'imperniare su di esso la nostra opéra di propaganda. Sono piû ehe mai convinta dell'importanza enorme che lia nella storia la volonté di potenza, ch*e in germe neiraspetto espansivo jtolTfctinto ▼haie, ed eeiste tanto nell'individuo* quanto —collettivamente— nella specie.

L'istinto vitale conserva manifestazioni prim'tivev hwtiali, che ruomo in quanto si distingue dagli altri animal], cerca di superare; présenta dege-neraaioni morbose che Tuomo normale cerca di combattere; ma é in es-: iensa un istinto tano. Si tratta solo di coltivarlo, incanalarlo, portarlo alla inisufa dell'uomo

Ora —oggi come oggi—^ Faspetto p'imitivo e quello degenerativo del-Fistinto fi confitidono spesso e non c'é prat'eamente nessuna ragione di distinguerli. Questa forma morbosa o bestiale délia volonta di potenza consiste nel deskierio individuale di dominare sugii altri uomini, nel placerc, spefso sadieo, di piegare la volonta altrui, di meltere il piede sulle altrui teste chinate. Questo desiderio non é individualista altro cite nelle persone-che etercitano taie potere; gli altri cost tuiscono cio eho si chiama la musjuv in cui Tindividuo, schiacciato dairimpotenxa o invaso da quello spirito di servitu voloivlaria che non é gpeaso che ans'a di petere repressa, annulla se stesso.

Lo strumento piu évidente di que*ta degenerazione morba^a deiristinto» vitale é il potere politico, che si riduce sempre, in ultima analis:, all'uso dftila violeïiza materiale (se non ci fossero 'polizie ed eserciti non esisteceb-bero autorité politiche). Un altro di queati Crûment i é il potere e^onomico. La tendenza delTindividuo o del gruppo a dominare gli altri uomini atira-▼erao le armi o le Ieggi, equivale a quella che porta a dominarli attraverso il potsesso dei mezzi di produzione e di scambio..

Credo che il nostro tempo ci abbia sufficentemente illuminati tulla nécessita d'invertire la formula corrente e di riconoscere il valore politico délia, propriété. Nella maggior parte dei casif i magnati del capitalismo privato non cercano d'aumentare i loro dividendi per procurarsi magglori godimentï materiali. In gencre sono in<|efe»si lavorafori e a volte «i credono in buona fede dei benefattori deUVmanité per il fatto di destinare parte dei loro puadagni ad opere d'interesse collettivo, che non fanno che ampliare la loro «fera d'azionc e d'influenza. Il loro vero scopo, di cui evidentement* non sempre sono consapevoli, é quello di stringere nelle loro mani la vita. degli uomini, di quelli che vendono la loro forza di lavoro, di quelli che comprano per consumare, degli invalidi dei loro asili, degli acienxiati dei loro istituti. Che significa la conquista d'un mercato se non la conquisUr dfcm controllo su un eettore di coommatori? Che cos'é il lusso, se non il simbolo esterito d'una gerarchia, l'uniforme dei dominatori?

Pw questo la lotta per la liberté dell'uomo non pu© es&ere diretta

i r

*olo contro la tirannia politica, ma deve eçsere combattnta nello stesso tempo contro il controllo délia vita economica da parte d\ma casta privilégiât*,-êia easa composta da capitalisé privati o dai borocrati dello Stato proprie-tario.

La liberté délia persona non solo e iiweparabile dalla gUistizia sociale, ma Aident if ira con essa,

Ghiamando socialismo la propriété collettiva de» mezzi di produzione e-di êtmmbiQ (e éocialismo é termine ampio ebe am mette una pluralité di ultc-riori détermina xi on i e«momiche>, potuiamo tranquiilamente dire cbe non. c'é miglior garaftrâ di liberté.

Ora il socialismo non nega quella manifestazione e&pansiva delHstinto vitale che «i suol chiamare volontâ di potenza; la goddisfa invece in cio che ha di pîu alto, e direi di piû umano &e non temetwi die ci dovetsimo vergognare di fronte a tanti esempi di «olidarieté animale che ci dé Kropot-. kin nel "Mutuo appoggio*1 e tbe troviamo noi ogni giorno nella natunu Una sana volonté di potenza si traduce nel desiderio di liberté e di auto-dominio, nell'ansia di piegare la naiura oStile e la nuteria inerte ai bitogni dell'uomo, nelPappetito di lavons di ereazione, di conoscenza; e sopratutto neirassociazione che moltiplica cà esteude fino ai Kmiti delTuniverso cono-scrato le possibil té e le irradiazioni dell'azione individuale., nella aolidarieté che, partendo dai subcosciente collettivo délia specie, arriva ad e*ceref nella sfera délia coscienza, fraternité, amore, spirito di sacrificio (1).

NelFindividuo, un istinto vitale sano porta tanto a dore e a /are, quanto a prendere e a godere; e in questo dore e in questo fare cerca se mai una supériorité. *

Si pué dire che questo é moralmno, parola di cui e di moda burlarsi. E anche questa facile ironia antimoral'^tica é una inconsapevole erediti raarxista, combim*ta pero con la Icttura epidermica di Machiavelli. Cbe le regole d'un'azione politica dretta alla conqui?ta e alla conaervaziône del

U) Vesempio piû tipico - d» eollaborazlone neceasaria eppuro libéra e oompletamente spontanea per aumentare la potenza deU'indivldvo é data dai linguaggio. L'uomo solo non sa parlare e qutndl non pu6 pen*are; non ha che una personalità rudlmentale. Ui sua plenezza come indlvtduo ai rag-gtunge bo!o nel rapport! social! ed ha, come tutte le QOBe umane, un »uo prezzo 'cil rjnunce. Quanto piû volontaria. questa xinuncla (baaata cioé au up senttmento plû d'amore che d'obbligo o dt neceHsltâ). tanto ptti libéra. Di qui la gatrinui del dlversl valori deira*«oclazlone e del patto che ne forma la base, tra ! due opposti llmltt délia forza brutale €► deU'amore, paaa^nûo per la atfetta e vnfourata sluatlzla.

potere non abbiano niente a che fare con le norme morali, o piuttosto siano mornlmente negative, é verissimo. Ma questa vérité non Tiguarda coloro che ripudiano ogni potere e per cui la storia vera é la storia délia liberté ed é quindi un. concatenamento di fatti che seaturiscono daU'humus délia v!ta morale. L'autorité, che atomizza la société soîto il peso d'unâ unifor-mitâ inorganicu mascherata d'organizzazione, e la solidarieté spontanea che costruisce alla base gli organt vitali délia vita a>sociata il cui processo culmina nella liberté sono i due poli opposti délia volonta di potetiza naturale neiruomo. Non si vuol tornare a spiegare la storia, come nel cristianesimo primitivo, come una lotta tra l)io e Satana; ma bisogna riconoscere Fim-portanza —per troppo tempo dimenticata— che Pelemento diy!no e il de-moniaco (o, se preferisce, l'elemento umano e il bestiale) hanno nel cuore e nelTazione degli uomini.

Ora, si puo dire che il socialismo abbia la sua base stessa in questo aspetto sano délia volonté di potenza, il cui strumento é Kassociazione che moltiplica airinfinito le proiezioni dello sforzo individuale. Oggi le eai-genze délia vita materiale, abilniente sfruttate da pochi che si fanno padroui delle coscienze rirattandole con l'indispensabile pane, rappresentuno per i piti una barriera insuperabilo che li ammucchia nelPignoranza e nella mi-séria. Dando ai produttori ed ai consumatori il possesso collettivo dei mezzi di produzione e dei beni di consumo, il socialismo libéra le comunitâ umane dal predominio ossessivo dcl fattore economico> trasformando le cupidigie ostili in un comune sforzo di sfruttamento delle ricchezze naturali. Il socialismo é quindi la vera lberazronc delTindividuo, quella liberazione che ab-biamo vista iniziarsi (giacché la lotta, Faspirazione, sono gié una libéra-zione) attraver.«o molti tentativi insurrezionali e atlraverso il movimento operario e quello cooperativo, due forme diverse —facilmente- degenerabili, ma sane aile fonti— délia difesa délia vita e délia dignité délia peirsona contro il sistema del beneficio capitalista. Cosi, nel comune mediœvale, contadini e artigiani affermavano la loro possibilité d'essere uomini contro

la casta privilegiata dei signori feudali. Nella misura in cui una eomunita

%

cosi creata opprime e cerca d'annullare Findividuo, perde il 6uo pote«re funzionale nel senso délia giustizia sociale e viene viziata da una secrez*one morbosa e parassitaria: l'autorité d'alcuni individui (che creano per $é o proteggono in altri posizioni economicamente privilegiate) su una massa aempre piu amorfa e schiava.

Portare la volonté di potenza dal suo piano bestiale a quello umano, dal piano délia forza a quello dcll'intelligenza, dal piano delPautorita a quello délia solidarieté che ci fa liberi e mohiplica le possibilité individuali, vuol dire si compieie una rivoluzione morale, ma non vuol dire, come po-trebbe sembrare ad un lettore frettoloso, gepararsi dal campo delle realté pratiche, né caderc nel .riformiemo. Ci sono, in atto o in germa* o si possono concepire come possibilité da realizzare nel fuluro, gli organi di questa potenza delTuomo. Liberarli dai bassi interessi che ne intraleiano o per-vertono Tazione o ne impediscono la nascita, fartie i nuclei coordinati délia société futura, é opéra rivoluxionaria.

Sono proprio i nuovi sviluppi délia tecnica e le nuove forme di vita associata a cui questi sviluppi —uniti alla decadenza del capitalismo— crea-no le condi/ioni favorevoli, a farci însistere piuttosto su questo che su altrâ aspetti del pemiero nnarchico. Queste nuove forme possono essere tanto il totalitarismo, che non c*é piu bisogno di definire da quando Orwell ne ha data, in un romar.zo di gran valore politico —"1984"— la descrizione esa-sperata ma non caricaturale^ quanto manifestazioni di socialismo piu o ineno libcro, suscettibile di evoluzioni e rivoluzioni in senso anarchico.

III. Il socialismo non é dunque necessarùimenle Verede del capitali-smo privuto in processo di fallimento. l/erede del capitalismo sembra essere, secondo ogni probabilité, il totalitarismo statale. Contro quest'ultimo bisogna continuare la lotta iniziata nel secolo scorso dalla classe operaia contro la borghesia capitalisa. Tre sono le grandi linee del processo totalitario: una, parte da questa stessa borghesia capitalista ed ha avuto una prima ma* nifestazione nel foscismo e nel naziamo; Faltra comincia col soffocamento délia rivoluoione socialista russa da parte délia dittatura bolscevica e sbocca nel régime che si suol chiamare stalinismo; la terra, ancora incipiente, con* fiiste per ora in un progreseivo rafforzarsi dello Stato nei paesi cosidetti democratici —non tanto ancora sul terreno politico, quanto sul meno visi-bile terreno economico— e nella iormazione délia nuova classe dei funzio-nari statali, che ha in mano, non la propriété, ma il controllo délia ricchezza nazi on aie.

Negli Stati Uniti lo Stato tende, attraverso l^income tax*\ a attrihruirsi una parte prépondérante del beneficio capitalista; nei paesi piu sviluppati dell'America del Sud lo Stato incide *ui prezzi degli articoli di con&umo e sui salari opérai assai piu che il guadagno dell'impresario. La classe in parte parassitaria degli impiegati pubblici s'avvia ad essere in molti di quetti paesi una forza rociolmente piû pericolosa che le manifestazioni del-l*împeriaIismo straniero o di capitalismo locale di tipo antiquato.

In questi nltimi tempi questa trasformazione é stata abbastanza studiata, ma senza rilev^re sufficenteraente il rarattere politico del fenomeno. In realtâ tutto il nostro vocabolario *ta diventando antiquato o vacillante: i governi borghesi non sono p!û estenzialmente borghesi, la democrazia capitalista, che non é mai stata vera doraocrazia, s'avvia a non essere piû nem-meno capitalista, le clas$i non sono «comparse ma trovano in processo di rapida trasformazione e tcndono nei pnesi tct^litari a diventa'e caste plu o meno chiuse. Nei paesi c!>sidetti democratici* i m2mbri del direttorio d'un gran trust bancario sono assai p!û vicini ai dirigenti di certe en orrai o"ga-nizzazioni sindacali o ai funzionari governativi incaricati di regolare —met-tiamo— il commercio estero, che al grofso di quella che si suole ancora chiamare borghesia capitalisa. Dalla sete di potorc di questa nuova classe viene oggi il pericolo di guerra e Topposizione al socialismo, quando questo non sia lo pseudosoc'^Iismo délie nazionajizzazioni* Una vera socializ-zaziene toglierebbe infatti a taîe casta dirigente quel controllo délia produzione e délia «iistribuzione ch'é sempre piû il principale strumento di dominio pol'tico* Il clhna di guerra, con la relativa deviazione del progresso tecnico verso le esigenze délia prep&razione militarc, obbedisce alla paura di perdere, attra verso il normale sviluppo dello afruttamento delle forze naturali da parte deIPuomo, il dominio su quelFincognita che ch:amiamo personalita individuale. In questa paura —rite impedisce di cercare per es# nella diminuzione delle ore di lavoro un palliativo alla di»occupazione— eoincidono i quadri dirigent! dei grandi partiti e delle organizzazioni sin-dacali, i magnati del auperstite capitale industriale e finanziario (che non eanno neppnr loro fino a che punto siano indipendenti, fino a che punto siano padroni delFingcanaggio politico del loro paese e fino a che punto ne srano le roote) e gli alti burocrati delle anawinistrazioni statali e degli eserchi. Questa pava dfogni piû piccola autonopvfa domina il panorama del totalitarisme tipico, il rueso, ma esercita un'inHaetaa fortissima, per quanto non sempre consapevole, nelle alte sfore del cosidetto blocco occidentale, le cui classi privilegiate non eaiterebbero a buttarsi nelle braccia di Stalin, se i loro rispettivi popoli dimostrassero teccessive tendense ad émanciperai, Qnesto non é un paradosso; basta Mudiare il colore politico-sociale delle aderioni che andc raeeogliendo durante la guerra civile del 1936-39 il mi-nuscolo partito comunista spagnolo nella parte rqpubblictfna délia penisola* iberica, o, reeiprocamcnte, l'appoggio dato dal P. cotminista italiano aile forze piu rétrograde (monarch'a e clero) nel momento piu rivoluzionario délia resistenza, neiritalia ancora impegnata nella guerra "antifascijta", per rendersi conto che 1'antagonismo tra "oriente" e "occidente" é in fondo aemplicc/e forse effimera rivalité (1) e che la lotta vera, attraverso cui »i possono ancora salvare i destini dell'umanité, non é Ut guerra, ma lo sforzo rivoluzionario contro i totalitarismi in atto o in geslazione in tutte le parti del mondo.

Questo sforzo, non solo non ha niente a che fare con la guerra, ma é in se stesso l'unira possible lotta contro la guerra stessa, porche sia sforzo creativo, cioé, in questo momento, purché sia orientato in senso socialista.

IV. Non c'é da farsi illusion! : se il capitalisme sta perdendo vitalité, il totalitarismo é forte, piu forte che il regime cosidetto borghese nella sua -epoca di auge. E' capace di negare tutti i valori umani, capace d'un ritorno alla bestialité prftnitiva con tutti i raffinamenti del progressa scientifico. D'altro canto, dopo la terrib:Ie depurazione sofferta, dopo che il totalitarismo russo ha divorato il aocialisrao bolscevico e l'utopia marxista dello Stato che distruggc? se stesso, il socialismo cosciente ê debole, malgrado la responsabilité sovrumana che pesa sulle sue palle in quest'ora di decteivo per 1 col o. Le moltitudini d'operoi e di contadini e una parte del proletariato in colletto aspirano vagamente al socialramo, ma non sanno dove sia. Lo -cercano, come cercano la liberté, fuori di se stessi. E cosî é suceesso, come dice uno scrittore contemporaneo in im articolo autobiografico, che molti Sialiani nauaeati dal fasci*mo sono entrati nel partko comurvista per un'eéi* genza nello stesso tempo socialista e liberale e vengono portati esattameuta in drrezionc contraria a quella in cui vogliono andare. Quando poi se it* accorgono si ritirano scoraggiati nel proprio guscio individuale ed egoislâ dicendo che "la politica é una poroheria", *i giornali eono pieni di biigie^ e "tutti i partiti sono uguali". Tutte cOée quasi giuste, ma che non sono iû

(1) Come, alla vijçllla deiluttima guerra, una parte del gran capital* nordamerlcano era naziatoftlo, cosf ora un settore importante dl Ww Street, Jn dlsaccordo col governo del proprio pae*e, 6 partifrlano «l'un Aftit clnomento dell'Ovest all'Est «ul terreno commerciale. Vedere a queato pro*. posito, le parole dl Charles Wflson, In d*ta 20 novembre L951 e c!6 ch* e, Atato pubbMcato nello steseo periodo nel 44Wall fllreet Journal*4 6 New* and World Report0, secondo 11 breve, riaseunto che ne dâ Gh.. pr-; vançon nel n. 291 del "Libertaire" dl'Parlgi.

fondo che un pretesto per la pigrizia di chi a «pet ta che gli regalino un mondo nuovo, per cui sarebbc pronto magari a dare la vita, ma per la cui costruzione non si sente personalmente rcsponsabile.

Tutto cio é umano, ma é pcrpetuato, trasformato da istinto in abitudine, dalla propaganda negativa dei grandi partiti "di massai Le moltîtudini ir-reggimentate si muovono in varie direzioni, ma sempre "■contro*: contro la guerra, contro il capitale, contro gli stranieri, contro gli ebrci, contro i negri, contro i comunisti... E' facile unire nell'odlo forze umane etero-genee e utilizzarle come masse di manovra o carne da cannone. E come tali le utflizsano le caste dominant!, orientate tutte verso il totalitarisme.

E si va cosî verso la guerra, che gli uomini odiano in tutte le loro fibre, come il malato grave odia la malattia che lo condurrâ alla tomba.

V. Ncanche la lotta contro la guerra puo basarsi piû sulla propaganda tradizionale dei partiti di sinistra. Si é discusso molto in questi ultimi tempi negli ambienti anarchici un articolo di Ernestan, che, continuando la posizione di Rocker durante Tultimo conflltto mondiale, si traduce 60-stanzialmente in un appoggio aile "democrazie occidentali*. A questo atteg-giamento, che ha qualcosa di vsuicida e disperato, non si pos.sono opporre evidentemente le parole di cinquant'anni fa. Non la nostra posizione é cam* biata, ma la natura stcssa dei fattori che trascinano Puma ni ta alla guerra. La nostra posizione é la stessa, ma bisogna definirla sempre di nuovo, in relazione con l'ambiente che la circonda, in cui anche la guerra é diventata un pericolo totalitario, non minaccia cioc piû una moltitudine di vite, ma la vita in se stessa. D'altra parte il nationalisme non é piû la principale tra le pressioni che accecano gli uomini e li lasciano trascinare ad ticcidersi, La minaccia dellu guerra incombente si mescola in tutte le lotte interne. Le due parti in futuro conflitto giâ stanno combattendo alPinterno d'ogni Stato.

guerra futura sarâ essenzialmente (come giâ in parte la passata) una guerra di "quinte colonne*. In queste condiss'oni non basta piû ignorare le frontiere, affiliarsi aile diverse Internazionali pacifiste, cercare d'unire tutti coloro che odiano la guerra, cose abbastanza facili in tempo di pace (1).

La domanda da porsi, secondo me, non é: come "vincere* in qualche

(1) Le linee ohe seiçuono, sul problema délia guerra, nate dai desiderlo dl tentare una eonfutazlone délia posizione dl Krnèstan e destinate ad un congresso anarchlco tenutoal in Argent!nar sono stnte pubbllcate nel numéro del 5 gennaio 1952 deir'Adunata del Refrattarl" dl New York.

misura? e neppure solo: come sopravvivere almeno ideologicamente? — nia: qual'é la linea d*azion£ da aeguire per proparare, in seno ai prossimi cataclismi, l'azione futura in senso federativo e antistntale? La dbtinzione puo scrobrare sottile, ma é neccssaria. Infalti il rifiuto di prender posizione sotto una delle due bandiere che colle loro due ombre semhrano coprire il mondo, non puo essere solo un atteggiamento negativo, per "salvare l'a* nima", cioé etimersi dalla responsabilité di tante future ingiuste morti e potersi preseirtare domani agli uomini torturati dalla lunga nauseante an* goscia con le mani pure. La ripugnanza diffusa per tutto cio che ricordi in qualche modo il conflitto passato o faccia pensare al eonflitto futuro é certamente la base piu elementare e quindi i>iu vasta per la lotta contro la guerra, ma é base inerte, che solo puo acquistare un valore positivo se si trasforma Torrore in cntus!a?mo, il fatalismo in iniziativa. E se il no unisce, il si divide.

In altre parole la lotta contro la guerra non puo essere "paerfista", né "unitaria"; essa implica un atteggiamento non di semplice resibtenza, ma di offensiva, cioé de creazione.

La costruzione di un mondo in cui le cause dei conflitti violenti collet* tivi siano elhninate non é opéra di pac?. Anche se iniziata con metodi e mezzi pacificu presto o tardi sarâ considerata dai privilegiati del potere e del danaro come un attacco diretto ai loro interessi ed ostacolata quindi con la violenza. Per questo la lotta contro la guerra é in êé una lotta rivo-luzionaria. Questo, gli anarchici Phan sempre detto.

Essendo la guerra un corollario obbligato deiringiustizia sociale e delta volonta di potere, solo puo essere eliminata in funzione délia conquista délia giustizia sociale e délia liberté deiruomo, e non demplicemente in nome dclla pace. Un atteggiamento meramente negativo conserva l'apparente unité, intorno al minimo comun denominatore pacifista, solo fino alla vi* gilia délia crisi. E intanto addormenta gli spiriti e sommerge l'iniziativa creatrice in quel desiderio collettivo di quiete e d'inerzia in cui, nei mo-menti decisivi, qualunque potere costituito trova il suo migliore appo.ggio.

La lotta contro la guerra deve quindi essere condotta in senso poaitfvo e sul terreno sociale.

ET luogo comune che la guerra é una conseguenza naturale del regime capitalista. Cio é stato vero duranté un certo tempo, dalla rivoluzione francise in poi; oggi non é piu che una mezza vérité. In questo momento ci porta alla guerra assai piu lo Stato che il capitàlismo privato. Ogni nazie* nalizzazione c, in fondo, una milUnrizzazione. Inversamente ogni passo verso la socializzazione decentralizzata, verso il con|rollo e la gestione diretta degli organismi economici da parte degli intereesati e alla base, é una garanzia contro la guerra.

Questa constatazione non implica una dlfesa del capitalismo privato, che, nella sua fase impcrialista, e stato la causa délia guerra del 1914-16, e che, a partire dai 1930, attravorso la sua crisi, ci sta trascinando, pur resistendogli a volte, verso il totalitarismo statale. Essa é sempl cémente il riconoscimento d'una nuova situazione, in cui l'impresa capitalista, che gli "occidental*" accennano a voler difendere, se continua ad es^ere una mo-struosa ingiustizia, non é piû il principale pericolo per la vita fisica del-Pumanita,ma solo la prefazione di questo pericolo. Anche nei paesi in cui essa conserva una gran parte délia sua forza, la sua importanza nel gioco dai fattori che trascinano alla guerra é data sopratutto dalle sue relazloni, spesso forzate, con lo Stato.

La paura délia disoecupazione alPinterno, ch'é una paura tipicamente governativa, assai piû che il desiderio di dividendi, contribuisce —insieme aile cause di carattere internazionale— a mantenere in piena attivita le fab-briche di arrni (1).

Lottare contro la guerra vuol dire mettere Pacccnto sulPuomo e su gif organismi ch'egli naturalmente créa: famiglie, villaggi e cittâ (intesi come nuclei piû o meno vasti d'abitanti vincolati da comuni nécessita soeiali spontaneamente sentite e volontariamente riconosciute), fabbriche, stabill-menti rurali, coopérative di produzione e di consumo, scuole, licei, université, eco., vuol dire- adoperarsi con i mezzi p'u adeguati allô scopo affinché j viucoli tra questi organismi di base siano di coordinazlone e non di •ubordinazione. Solo nella misura in cai ci si avvicinerâ a quest'ideale, Pumanita delPuorno, sottratta alPirreggiirtântazione di massa e divenuta co-sciente fattore di storia, potra essere una garanz!a contro gli orrori atomicL

(1) NeH'assemblea dl 39 économiste riunttJ a Monaco sotto l'egida dal-<l'Unesco nel «ettembre 1950, sir Hubert Ifender«on dteeva che "la consacra-zlone dl spese con«iderevoll al bisojçnl délia diftfia. costltulrâ per un perlodo indetermlnato 11 ellma economico normale del mondo occidentale"* e che •Taffare dl Corea e le mlsurc dl rlarmo che la guerra dl Corea ha provocate hanno tolto oçnl attualltA all'oplnlone secondo la quale il principale pertcolp -441 tempo présente 8ta neiln dlRoecupazlone generallzzatà. nella dépressions clclica e nell'lusufflcenza delta .demanda globale" (cltftto dai Libartair* del 14-X1W951). Parole che Indlcano, anche da parte capitalista, plû paura délia deflnltlva, che normale avlditft.

Ora tutto quetto, pur direttamente opposto alla guerra. non ha ancora niente a che vedsre con la pnee, né c>n cio che gcneralmente s'intende per pacifivnio.

Quanto piu totuHtario c uno Stato, tanto piu é aggressivo. La logica stessa délia sua natura lo porta ad a$'re sul terreno intem-azionale con gli stessi metodi con cui élimina Topposizione all'interno. Si é fatta spesso ai movimenti pacifisti Tohiezione che indebolire lo sfoïzo di preparazione mi-litare nei paesi in cui esiste una sia pur relativa liberté, signlfica collabo* rare indirettamente cou i possibili aggressori total.'tari che non tollerano nëssun movimento pacifista dentro le loro frontière. L'obiev,ione ha forxa se ragioniamo nei termini che ci si vogliono jmporre (blocco occidentale o blocco orientale). D'altra parte la neceSsité d'evitare l'espansione delTim* perialismo staliniano c una di quelle parole d'ordine (cfficaci. perché ri-epondono ad un'esigenza diffusamente xiconosciuta), con cui si prépara la guerra in occidente; e la lotta anticomunista é pretesto di misurc repressiv* che ci avviaiK> lentamente verso Tassolutismo statale nei paesi in cui questo non ha ancora trionfato. Intanto l'arma principale dell'iraperialtamo russo, piu efficace che la bomba d'idrogeno, é l'idea forza del sociailismo, che non esiste dietro la cortina di ferro, ma é comoda bariTÏiera di reclutamento fra le masse 'sfruttate d'occidente.

Difendere contro i governi la liberté di tutti (anche dei nemici délia liberté) come se fosse la nostra; chiarire agli occbi dei lavoratori Tessensâ antisocialista, assolutista, inumana del bolscevismo staliniano e combatterlo alla base, alla stregua degli altri totalitarisme sono due aspetti complemen-tari délia stessa funzionc da compiere. Se la quinta colonna staliniana sa ré sconfitta dalle forze rivoluzionarie sul terreno délia propaganda e non da! governi sul terreno délia repressione, ci saré molta probabilité d'evitare fl conflitto armato :i cui tutti si preparuno sotto ÎMmpero délia paura reciproca*

La lotta s'ntultanea contro lo Stato accentratore, contro il capitalismo in processo di trasformazione e contro il partito comunistu, avanguardia delPe^ercito totalitario, é lotta contro la guerra.

Nella misura in cui riusciremo a creare e a difendere, contro l'opprër •sione natale cd il pri'vjlegio capkalista, una réallé di giustiz'a «ociale « a distruggere fra i lavoratori il mito russo, potremo opporci verameate aH* guerra, senza essere strumenti nelle mani di nessuno dei cohtendenti, Vert» questi due scopi, e non verso un pacifismo generico-, deve essere dîrett»i secondo me, il massimo sforzo.

Concludendo:

la liberta non puo esserc salvuta da uii ritorno alFimpresa privata, per* ebé il salariato é di per se stesso schiav'tû e perché il capitalismo privato lia cessât o d'essere vitale;

la liberta non pu6 essere salvata dai monopolio statale delFeconomia, strettamente legato alFassolutismo politico;

i due poli opposti fra cui oscilla il nostro avvenire dVaseri umani in questo momento (e a ciaseuno di noi tocca di dare la nostra spinta) sono, da un lato il monopolio delFeconomia da parte d'uno Stato sempre p|d assoluto* centralizzato e inun^no e dalTaltro diverse forme di socialismo libero, federativo, antistatale* in cni Peconomia sia un aspetto délia vita e non piû strumento d'oppressionc.

SOCIALISMO SENZA STATO

Per precisare questo concetto basico, dobbiamo aprirci il passo tra un groviglio di falsi idoli, di dilemmi artificiali, di assiomi accettati univer«al-vente senza analisi. Uno di questi ultimi é quello délia necessita di unita* di uniformita nella pianificazione* Ora a questo proposito si confondono spesso due cose: l'ordinc e Finterdipendenza dei diversi ingranaggi, neces-sari oggi in molti settori delFagricoltura e dell'industria, e l'uniformité nel sistema, non solo non necessaria, ma, se imposta* addirittura euicida. Si puô avere una preferenza teorica o, magari, morale, per un determinato sistema economico; chi tenti d'imporlo uniformemente con la forza a vaste e eomplicate collettivita non sfuggirâ al destino di morte del bolscevismo maso. L'esperienza degli ultimi trent'anni deve metterci in guardia contro «x ccrto fanatico misticismo rivoluzlonario che porta direttamente a risul-tati opposti a quelli a cui si vuole arrivare.

Siamo, ad esempio, contro la proprietâ privata dei mezzi <îi produzione; m Fespropriaziojie forzata délia piccola propriété rurale aenza salariat! aarebbe un errore pericoloso ed un'ingiustizia, in quarto taie forma di preprleta —economicamente meno redditizia délia socializzaU in pianurat «M probabilmente piû adatta a certe zone montagnose— non implica ifrot' tanento e si potrebbe definirc piû propriamepte come una "gestion* famî-liare" (e la famigliu é in questo caso una speoie di cooperativa) che êi

puo perfettamcnte inscrire in un'economia -socializzata.

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Querto non é che un esempio; e se ne polrebbero trovare cento eltrL Già adesso, in raezzo a tutti gli ostacoli che la eocieté capitalista e il cre-scente predominio statale oppongono aile iniziative di singoli o di colletti-vité, possiamo riconoscere il valore creativo délia sperimentazione (e per-eino degli errori) e la vitalité dei si-stemi misti. L'essenziale é che l'uomo sia libero ed il suo lavoro non $ia sfruttato.

Cio non vuol dire che si debba credere fatalisticamente nel valore magiro deila spontanéité. Non si tratta di abbandonare al caso la na-6cita délia société che dovré pur aorgere tra le rovine m mezzo a cui ci stiamo nvovendo.

E qui sorge un altro problema che tormenia da tempo gli anarchici, ma sembra farsi sentire piu acuto in questo momento, riflettendosi nel pudore con cui sj évita di definire idealisticamente il futuro.

11 prrrno sentiment* da cui ci sente pungere quando si cerca di delineare la sagoma délia société in cui ci piacerebbe yivere e che eo* gnamo per i nostri figli é la paura del ridicolo, I coetruttori d'utopie non sono stati, in genere, fortunati con le loro prévision^ non godono di buona stampa e verrebbe voglia di metter loro il nomignolo affettuoto che Gustavo Modena aveva affibbiato a Mazzini: Pestalaoqua. Un**uto-pia" anarchica poi ha un altro inconveniehte; quanto meno autoritario eia un régime, tanto piu saré Fespressione di quella variété illimitata ch'c inerente allô spirito umano e quindi tanto meno riducibile a uno schéma. Gli schemi sono utili, su una base materiale concreta, limifata nel tempo e nello spazio (come quelli che si fecero in Spagna alla gilia délia rivoluzione) e servono allora come esperienza previa e direi quasi eome esercizio, anche se la realta poi «i moetra sempre molto pié grande di loro. Ma a questo ei limita la loro efficacia.

À1 polo opposto dei costruttori di citté solari, stanno i distrnttori, coloro che pensano che tutto «ia imputridito nella société attuale e tutto sia da «paner via, lasciando alla Rivolutione o alPUmanita Futura (com maiuscole) il compito di ricostroire. Sono i fotalisti délia spontanéité.

Ci sono poi * fatalbti delle ieggi storiche, che vogliono agir* d'à* cordo con queute leggi, per non metter si fuori délia realti; dfeprenan* fli "utopisti* da cni in reaha «i dktinguooo ixm pooo.

Ce infine anche un att?ggiament * p!û nnde>to e real'sta, anche se puo esfer: giudiiato meno rivoluzlonsrio o rr.agni addrittu'a rilormista, ch? mi sembla il m'gliore e per qucslo Fho me sci per ultimo.

Consiste nel ripudiare il "tutto o niente"» nel ri'ptttare quel cbe ci puo esssre di buono in ciû che lo sforzo tmano h: creato nei se col i* nelTaccentuare e migliorarc tulto cio chYsfo ha di libcrtar'> e solidale, combattendo invece lutte le manifestazioni autoritarie che lo deformano e snaturano. Questo non é un fine ultimo a cui tvnda un'unica ri vola-zione: é una strada in cui evoluz'oni e rivoluzioni (chiamando rivolu-zioni i p?.riodi di crisi —violenta o no— in cui il processo «lorico prende nn ritmo piû rapido e il l.ivoro silenzioso di secoli mostra improvviso i suoi fmtti) si alternano, strad i su cui si puo essore obbl'gati a retroce-dere nei momenti di sconfitta, ma che é pur quella che si vuol seguire.

Ecco, definire un programma d'azione é, secondo me, tracciare que-

sta strada, piu importante in se stessa che il suo punto d'arrivo, perché é in ogni suo tratto una realizzazione, perché attraversa la vita présente, ch*é p|û "viva" di quella futura.

Butte: emo via allora "La Terra promessa" di William Morris ed altre descrizioni délia ckta anarchica ideale? No; abbiamo bisogno, per orientare la nostra strada, d'un punto d'arrivo, a cui sia possibile avvicinarsi sempre piû, anche se abbiamo la coscienza che la perfezione non é cosa umana e Ma quindi, come il paradiso delle varie religioni, fuori délia terra, "Bello, ma irrealizzabilc" rpete la gente. 'Perché irrealizzabile se ha una sua realtâ nella mente deH'uomo ed arriva ad orientare la sua azione in una certa misura? Qucsta misura é appunto la misura délia sua "realté".

Àppunto per questo suo spéciale carattere, il punto d'arrivo non cam-bia. Cambiano invece gli ostacoli attraverso cui deve passare la strada, che é, essenzialmente la strada délia liberta. Ed ho speso gia troppe parole per dimostrare che liberta implica oggi socialismo.

Noi vogliamo quindi andare verso una société decentralizzata, ma arti-çolata, costituita da federazioni di nuclei funzionali, integrati dalle persone interessate e autogovernantisi col sistema délia democrazia diretta, senza "delegazioni di sovranità". Quando parlo di nuclei, mi riferisco aile infinité forme d'associazione che per diversi fini ha trovate Puorao nei vari paesi per moltiplicare i risultati dei suoi sforzi combinandoli con quelli dei suoi simili. Molli di questi naclei si possono crca.e, obb.dendo aile neceséita dei singoli umbienti, sullè i ovine dei beneficio cap talista che ba avvclenato on periodo eosî lungo délia nostra ci villa e come baluardi contro la mi-naccia délia nuovn rejlta totalitaria che incombe sotto diverse forme dal-PEst e dall'Oveu. Ma ail ri di questi nuclei gié esistono, diversi nei diversi paesi. Si tratta di liberarli dulle loro scorie, di Testituir loro la linfa del* Tazir.ne popolare quando Khan perduta, di sottrarli alFintervento dello Stato e nlPinfluenzn dei partiti pol'tici, di coordinarli, di farne gli ingra« f*aggi délia vita reale d'un paese. Questa é socializzazionc (tutto il contrario di nazlonalizaaziontj; essa conduce direttament;* alTaboIizion^ d?.\ salariato e dcl +.Ucma dei prezzi; onduce al lavoro associato e alla distribuzionc gratuita.

In Europa occup:;no il prinio posto in queste possibilité di futuro i coniuni, i sindacati, i ronsigli di fabbrica, le coopérative, in Amer ca (o per lo meno nelTAmerica del Sud) la reaka é piu duttile e le p;£$ibili esperienze piu va:ie. Penso a collettlvité agrarie, a coopérative di consu-mo <1), a ge lionc sindacale di seltori délia produzione, e, qui nelPUru-guay, a una tra-forinazione degli Enti Autonomi. L'importante c avère il sen>o delle possibilité e delle opportunité local:. La nortra missione di militant?, che in fondo c educativa anche quando si esplica attraverso un'at» tivité rivoluzknaria, assomiglia (come Socrate diceva a propoûto del suo in&egnamento) a quella délia levatrlce: ai ut are a nascere.

ÀNTECEDENTI E POSSIBILITÂ

A pârtire dalla Comune di Parigi s'é definito con forza sempre mag-giore il carattere concreto, pratico, di que&ta tendenza ver*o un socialismo di base, con o senza etichetta libertaria. E' vero che sono diventate piu

(1) Vorrei ripetere qui, nella «peranza che qualcuno piu ^ompetente di «ne la raccolga e la discuta, l'idea cho la cooporazione dl consumo sia aasal piû féconda in senso rivoluzionario ed anticapitalista che la cooperazionc tra prôdûttori, che non élimina il beneficio, né lo efruttainento indlretto e créa catégorie prlvlleglate di lavoratori. La eooperativa dl consumo é accessiblle a tutti in quanto tutti siamo consumatori e risponde meplio alla prospettlv* d'un proasimo futuro in cui f probleml délia diatribuzione saranno prob&bil-mente piû important! ed inquiétant! di quelli délia produzione. Non sarebbe Il caso d'esaminare la convenienza di soatituire alla formula; "la fabbrica agli opérai" l'altra "il controllo délia fabbrica al consurnatorl", o, In ter-mini piû attuali "la produzlone in mano aile coopérative di consumo"?

cbiare ed implacabili anche le tendenze opposte: questa chiarezza nelle definizioni contrarie é un sintomo di maturazione. Quel que successe nel secolo scorso con l'uguaglianza, la liberta giuridica o la repubblica, succède oggi con il socialismo. Le premesse d'un tempo arrivano ora aile loro ultime conseguenze e vediamo che il socialismo-s'annulla nel l'autorité come prima la liberta s'era annullata nel capitalismo. Questo processo di matura-zione ci permette oggi di dîstinguere meglio la strada.

Quel elle si attua con mezzi e in un ambiente di liberta é spe»so mene spettacoloso e monumentale di cio che si costruisce rapidamente con l'im* posizione; pero r anche piû reale e solido. Tutti son stanchi di manifestazioni oceanichc in cui le moltitudini non $anno gridare che nomi pro-pri, a volte appositamente semplificati, e spariscono nel tempo come labili orme sulla sabbia; Fuomo non vuol piû saperne, nella sua storia futura, di piramidi faraoniche e d'imperi in cui non tramonta il sole; c'é una sazieta diffusa di grattacieli c di piani quinquennal).

Sappiamo che tra quelle forze implacabili la volontâ dell'uomo libero é a volte come una foglia debole e leggera nella tempesta e a volte come la stessa tempesta che fa crollare gli argini. Ma sappiamo anche che solo cio che essa costruisce ha un valore positivo.

La Comune di Parigi fu una pr.'ma affermazione collettîva e popoLarc nel senso di cui stiamo parlando; la Kussia del 1917, con i suoi soviets d'operai e contadini, soffocati ben presto da uno Stato cbe per ironia si ehiama sovieticof é un'altra; dopo abbiamo avuto la Spagna con la sua sanguinosa esperienza di tre anni, duranti i quali solo quel po' di socialisme creato e mantenuto dai popolo attraverso i sindacati e le collettivité agricole pote assicorare la continuité délia vita materiale; in moite cornu* nké autonome délia Palestina, anoh'esse ora, semisoffocate dai prevalere delle forze statali, possiamo studiare un altro esempio costruttivo di socia* lismo libero. Sono tutti tentativi, isolati, e per il momento effimeri, ma sufficentemente frequenti ed ampli da segnalare una strada, délia persona-lîté umana per arrivare alla giustizia senza annullarsi nello Stato,

Tomiamo a domandarci: é utopia? Tutto ci6 che é umano é utopistico prima di tradursi in realta; e tutto cio che dipende dalla volonté é reali»-sabile. Ciô che importa é avere una strada orientata. E quando qnest* strada passa tra la gente che lavora e mangia ed aroa e pensa, passa tra

SI

Je sue case e le sue industrie e fra tutto queNo che la sua spontané* fraternitâ ha creato nei secoli, raccogliendo e depurando tradizioni, eoor» dinando sforzi, rovesciando le barrière che imprigionano la vita e impos-gono Fura/ormitâ, essa é la strada délia storia, délia storia reale di cm solo fugaci bagliori arrivano ai testi scolastici; non é la strada delFutopim. Utopia é voler fabbricare una societa da posizioni di governo, utili»

zando gli uomini come materia prima a forza di leggi applicate con la violenza (1).

» •

Fatto il bilancio di questi ultimi anni, troviamo dunqœ un procès»* totalitario in pieno sviluppo, che risolve provvisoriamente il problema so* ciale trasformando le classi in caste, burocratizzando il privilegio, militari» zando la vita delle masse, centralizzando enormemente il potere, monopo» lizzando Finiziativa, eliminando Findividuo come forza creatrice, negand* in una paroi a Fuomo.

Contro la minaccia totalitaria contiamo quasi esclusivamente sul deai»

derio, la sete, che grandi mokitudini hanno di socialismo come mezzo di

* '

(1) Il concetto stesso di legge. applicato ad esserl umanf, é og*?i ïa crisi, sla che lo si prenda in senso giurldico, sia che «1 dla alla parola un eenso sclentiffco nelï'amblto delle discipline che studiano Tuomo. In quost'*-poca d'eatrema meccanlzzazione materiate, la nostra vislone délia vita fatta sempre piû realleta: l'unfca realtâ veramente concreta é l'individu** Funlca forza concreta é Ja sua forza flslca e spirituale. Cosî le léfrgl atb-rlche, economlche, fonetlche che sembravano governare l'evoluztone dalle tatt~ tuzioni umane, délia produzione e del consumo, o delle lingue, el rldocon» a sempllcl indlcazionl atatistiehc e alutano a fare calcoll di probabilité, ch* possopo essere contraddetti ln qualunque momento da Imprevedlbllt Intar-ventl, non del fattore uomo in astratto, ma di determinatl uomini ln concratay moltl o pochl, deboll o potentL Se vogilamo essere lo^icl, tnu*pott&n& qilNt» stesso crlterlo sul terreno giurldico, dobblamo tornare dalla teorta ^lacoMa* dell'onnlpotenea délia lejçge stablllta da una pretesa maggioranza a qxtett* liberale del maaslmo rlspetto per 1 dlrlttl deU'indlvlduo. • liberazione. Esist? renorme pericolo che questi desideri di costruzione «o-cialista siano canalizzuti (e in parte lo sono giâ stati) dentio il processo totaiitario. L'unica speranza —quella speranza che il piu pessim!sta di noi conserva finché semé in $é o intorno a se forze che lottano— sta nel «lare al mondo altri esempi corne quello spagnolo, sta in creazloni socialste libère e coordinate, che diss;pino Pincubo delPintvitabilita délia polizia •egreta, délie revolverate alla nuca, dei campi di conccntramcnto e délia schiavitu.