GUERRA PATRIA

MILITARISMO

O^me tutti gli anarchici Malatesta oía nemico del* la, giremi, del nazionalisnio e del militaiismo. Saa-eb* be mutile riji-etere qui gli arruinen ti su queste que-» Btioni ciw coiuuni ueila propaganda anarchica rociar lista e in gen ore pacilista. Mi limiteró a segnalaire qualclie a-ypetto (le1 puñalero di Malatesta e qualche suo piú partieolaro atteggiaimeoito, ripeando solo cid* clio e nestssariio pea- comprendere il resto»

M&l&testa negava che la guerra potete procurare vantaggi n^teriali ad un pae&e, salvo che iv un piecola numero di accaparratori e proüttatori militan: ma non dava iinportanza a questa questiono perché i det» ti vantaggi in ogni modo non avrebbcro niai giustifií» cato raggresvsione militare.

Sarebbe come voler ginstiiticare rassassinio per furto con Pargomento che la vittima dosignata é pdüü debole, ha molti soldi e c'é modo di ammazzarla e derubarlai senza troppi pericoM. Ugiuvlmente cinico e gpregevole sa rebbe presentare la guerra come « igiene del mondo » come fauno i nazionalisti. Questi clicono: « la \*ita é energia, é azione, é lotta e noi vogliamo ▼ivere», e Mal atesta rispondeva: « Va brnissimo. Ma dato che siamo uomirri e non aminali sciraggi e laUé che voy Hamo rivere é vita timaría, bisognerá anche che Vcncrqia da svttupjxtrc &ia qualificata. Ey foree Veneróla drlja bretía da preda qu^Ua a cui aspirat O qvella drl bravaccio, del banditodello sbirro, del l)oiaf 0 qvella, — c forsc questo é il paragone chü msglfo sí adatta al caso — del villano che, aw&nrfolp

prese per la airada, tierna a cana e da vrova di valore>t bastonando sua - moglief V energía de i la gente eivils, la forza che produce veramente intensitá di vita non t) quilla che s'impiega in lotte tra gíi uomini, con la prepc.tenza contro i deboli e foppressione dei vinti: é quclla che si esercita. contro le forzt. avverse dellá na? tura, uei compiti dol lacoro feco tul o, neile ardue in-dagiñ i delta scienza, nell'aiutare a ¡; rc.grcdíre quelli che rtmaugono inekclro, nel sol levare i ealtuti,. mi

conquistare tutti gli esseri unta ni semprc mag-gior potenza c maggior benessere.., w n é la guerra che non pitó date energía c volonta di progre&so come non dá energía, a chi non su c non vuole lavorare, il mettersi a vitare del furto e delta prr)lituzione ».

Pi*test/i aburilo A quello che «• can la guerra si propaga la civilUl ».

« 8e fosse vero, dovrcmino prima di tuftto pensare a civitizzare noi stessi, cioé docremtno conquistare prima per noi la liberta e il possesso delta rt'cchezza; dovremnvo far s pariré tra noi la miseria, V'.gnc^ranza, l'opprcHzione, Valcolismo, la prostituziotie, e poi por-tare agli altri i beñrfwi che abbiamo sap'ito realizza4 re per noi stessi. Portare agU altri pac si ¡a strage per oftrir loro il capitalismo ed il r<gime parlamentare, per agginngere i mali deíla nostra cieiltá a queU li de-Ha dril te) loro sarebbe cosa da pazzi se non o pe4 ra di delinquenti. Ma non é vero. La g\urray la violenta non produce civiltá ma barbarie,, schiavitú, odio> miseria : oj/prime il vinto, corrompe c abbrutieCe il vineitore. Non c'é altra guerra santa e'ie quclla fatta per liberar si á a 11'o ppressieme, non cé altra violfnza . giusta ch-e quell-a bhe respinga la violenta.

La civiltá 8i diff mcle con Ja propaganda, l'escbú pío, i benefioi,. e se un giomo i lavorator* emane Ipati • dJ Europa dyvranno 'portareortni ai pojnifi arrctfW

ti -non ftara p-r opprimerli, per imporrc loro ahtcmi vita che non apprsie&ar&'>, ma per aiutctrli a libe* rarsi, per sbatazzaru dalla tiranma nazionao o stra-Hiera alia quale xl trovano sol tomes si. K con la ti-ftertd cs&i porteranno U loro grano, il loro bestiam-e, medicine v strwmonti di lavoro. A llora m che la civiltá acccttata e ti diffondcrá in tutio «7 mondo, per Jar libera frifica e contenta e sargia tutta Vurnamtá.».

Cé chi giastifica la> guerra coit il pa.triott.ismo. '«Ha in che consiste propiciamente il patriottismot L'amorc per il luogo natío o pwttosto il maggiore amore per il luogo -love siamo stati a-Uevati, dove. abbiamo ricerutü le cirrzze máteme; dore da bambini giocaramo coi bambini. c gicrvanciti conquista-mino ü prim ■) bario di una faneiuUa amata; la preferenza per la lingua che comprcii'liamo megliú o pertanto le piú intima rdazioni con qveUi che la parlano son-c' fatti naturali e benefici. Benefici, perché mentre aoccndono il more di pin riri patpiti c stringono ph\ solidi rpincoli d¡ solidarieta nei diversi grnppi umani c fa-tioriscono l'originalitá dei diversi tipí non fannej mole a nesswio e non impctliscono anzi favoriscono il pro-ffresso gemraJe. E se non ci rendono ckchi di fronte meriti altrui e di fronte ai nostri difrtti; se non fanno disprezzare una piú ampia cultura e piú am-pie retazbni; rc non ispirano una vanitd c una peta-tanza ridicole che fon no eredere di valere p'ú di wi altro perché ti-é. nati alfombra di itn determin-nto campanilr entro certi confini t allora po**ono oxsere fin elementó neerssoriir neU'cvoluzione futura deUa tfm<*?tftd. Derché, abolHe qua#i lo distante dal pro• gr'^so della me acanteo. aholiti dalla libertó gJi osta-Goli politici, aboliti la oomoditA genérale gli osia' coli ecvnoinici, sonó Ut migiiorc garanda oon*ro la mptda a ffloema di enormi di emigranti vento

i luoghi piá favoriti dalla natura o meglio prcparati dal tu coro delle gencmz\oni ¡ta*sate; cosa- che cree-* re oí/e un grave per ico lo pt r il pacifico progresso dellat civil ta.

Ma il oosidetto patríottismo non é alim-entato froto da questo sentimtmo. NelVantictutu Voppressionc d-éb-Vuomo si realizzava principalmente per mezzo dcllo guvrra e dvila conquista. Lo straniero vineitore si ¡mpjsscxsaca delle ierre, obbligaca i natíbi a lavorav le per lui ed era, se non l'unicj, ccrtamewte ü pfb duren ed escerato padrone. E questo stato di cose quasi é scomparso nelle nazioni di razza europea> dove u padionc c ora jht lo piu un cotn¡hitriota delle swl vittime, resta■ ancora il carattcrr dominante nelle re* lazioni degii europei con t popoli di aitre razze.

Perianto la'lotta ron tro' Vopprexsore ha acutí 9 ha spessfo ancora il earattere di lotta cmtro lo stra* -mero, Disgraziatamente ma comj/rensibilmcnte l'odio per (o etraniftb comido ato come opprcssore si W Verte in odio p?r lo straniero considerato come s'rex* nierOy e trasforma U doíce amare ¡,rr la patria in quék sentimento di antipatía■> c di rinaJitd verso gli altri popoli che si mol chiamare patrhtthmo e che gli opp prrssori nati nei di ver si pac si ffruttano a kro bem>e¿ ficicK E misione deVa civiltá é dLsipare questo equi* roeo wUxto e affratellare tutti i pojxtli nella lotiét per il bene convine,

S'inmo ¿ temazionaJiHi, cioé che come dalla patrie* infuscóla che si raccog^ieva intorno ad una teñdcf a un oa<mpanile e rivera in guerra con te tribü o caft i eomuni eirconvicini si é passnti alia piú grande pft* tria regionaie o nazionale, cosi noi estendiamo la p¿* tria al woift* ini«m, ci sentíamo frntetH di tutti yM etseri 11 mani f ,vogtianu>,hafke#»>.rei lifrr+é. ^Htonornt* per tutti gli individui e pc+ 'lütte le coltotttotoé.

• Vello stesso modo come per i cristiani tuIVépoca in oui il cr istia ni slm o era creduto e sentí lo, la patria era la cristi a ni-U) intera c lo straniero da convertiré o da di-fftruffff re era il pagano i ctxtl p»r noi son fra-teTli tutti gli oppressi, t.'itti cwlli che lottnno per l'emancipazhnr finana e sonó n^mci tutti gli oppres-8orif tutti quc'li rfa fon (la no 1' vroprh h'-nr snl malc altrui dehmnquc alano n-ati e qualsiasi s;a la lingua che parlarto ».

-A quesle consirterímoni si aspfiiingorio le sejfueati, fatte posterioi'»r*«iite: »II sent intento pitriottieo quando non e uní semplice impaleatnra costruita nelm Vintercsee di vna classc ed esislc realmente nell'ani-ma popolare, d buono in quanto serve ad animare la ribcllionr. contro Voppressore che d straniero; é cat-tivo guando spinqc ad opprimere gli altri e a far m-c gli o acceitare l'oppresshnc nativa. IV semprc un sentimento inferiere -che la civil id dovrá so Hit vire col Qent'wnto ampio d<ila fraternitá umana; ma é ri-spctfabilc e pao e volver si ed ampliar si se ricotwsce e risp-tta la patria degli altri, o meglio ancora se sa cotnbattcre come un tempo i patriotti italiani per ahitare gli altri a rivmdicare una jxitria: $iprcgcvi>le in-vece e conducente agli abusi piú orribili e alie dege-ne razio ni piú miserevoli se serve a soddisfare i crimi' no&i istinti di rapiña e di dominazione. 1 governi e le cíassi dominanti si serrono del sóntimonto pitríot-fitio {come di quslValtro difetto umano cU-e é il sen-tirñc?ito religioso) per fare- accettarv meglio dal popo-]o il loro potere e psr trascuñarlo in guerre ed impre-te' oloniali faite a ¿oro esclus'vo vantaggio. 1 loro teoricñ dicono che al disopra della lotta tra poveri e fiochí, tra proprietari e jtroletaft && uña solidarieta napionalc che nntwj in un sentimento e in itn inte-rcssc comune tutti gli esseri di uno staso popofo, tutti i mcmbri di una stessa nazionc.

Naturalmente qnesta c una dot trina per i sudditir perché quanto ai dom'natori, casi trat'ano i loro con-%azionali eome carne da cannonc e collocantf il loro tenar o dove da pin infríense; preferí scono gli operad (he producono di piti e si contenta no di me no C corrv prono sul m*reato piú vantagrj'roso prcoccujxindosi tolo del loro profitto e cornetamente indifferenti alie lofferenze dei loro connazionali.

Ma anche se fosse vero —- e talvilta lo ¿ come ac-cad<! anohe nelle reldziond fra le diverse prrvíncic di uno stessd stato e fra le di verse categorb di la/vora-tori — anejir se fosse vero che dal saecheggio e dalló sfruttamento recesivo si ott.iene qualehe vantaggió

N

natcrialc per Mía j>arte incluso anche ti proletariato íel paesc conquistatore, non per questo sarebbc meno íondannabile la conquista o la complicitá nella ooñ* fuista di quelli che si di-eono amiei. dei lavoratori, sia

Eal punto di vista su-periorc della giustizia e della bertd umana, sia anche da qucllo degli interesH del froletariato stesso che puó approfUtame per un momento mfa che poi paga il delitto Con moneta di ser'

yitú». v% .

Quaifdo nel giugno del '24 ana banda di faseteti Üssassinó Sn Roma il deputato Gfiacomo Maifteotti, líalatesrta commentando il fatto lamentara che il pololo italiano sopporta&se il. regime fascista, e diaao <he lo faceva non senza un sentimentó dd vergogna <bme luoonini e come italiani. Quel « come italiani » ¿i procuró obce&ioni da paite di un compagno che vi jEjdwit un residuo di nacionalismo: « E' necessario ¿aere . italiani f Non basta e»sere uomini pfr. *mtir% orroro per un crimine atroce? ». Al che Malatesta ri«

v

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«pose: « Basta peí l'orrore: noi* fca-sta /icr ¿a. vergog»• é di responsabiliiá ».

« ... Siamo c earemo interna*ionalisti o meglio cor smopoliti. Ci stimiatnó oittadini del mondoj amdamo tutti gli uomini qualunque sia il loro paese natale, la loro nazionalitá, la loro raxza. Tu tío ció che é untane ci interessa; ogni gmndezza u mana ci inorg¡ogliece; ogni vergogna umana ei umilia. K nel caso malagoraste di un conflitto fra popoli prenderuno partitk) non jjpt la « nostra patria » ma per cltj ci sembri aver ragionei ü no mico non sará chi é nato dalValtra parte, dellq frontiere, né chi parla un idioma differente dal no* étrof ma chi non ha ragionef chi vaole violare la U* berta e la indipendenea degli altri. Ma siamo nati * siatño stati edueati in Italia e a parte la oscurai a (fibattu-ta questione della ereditá fisiológicas abbiamo súbito la influenza deUo ambiente speoiale italiano: e per questo malgra&y lo sforzo che ciascuno pud fare per distinguersi, assómÁgliamo moralmcnte semprñ piú di nostri connazionali che a-gH uOtnini oresevuti in ambienti diverni. tíc per ipotesi risultasse che 3 popólo italiano é un pipolo di as sos si ni f di vigliaccM o imbecilU rhn potremo evitare che la gente ci guardé con sospetto e nfanche potremo fare a tneno di sem* tire vergogna. Ma c'A di piú ciase-uno di noi eseroitá infamo a sé una. certa influenza in senso buono o cat* tipo. La esercitano tutti gU uominA in generóte e ta** to piú dovremo cercare di ejercitarla noi che riamC uomini di iéeef abbiatno mi idéale ¿da reaUzzar* e vogliamo i^iurre gli altri uomini a cogliere il no stro ideóle. Ebbfwe se_tutta la nostra predicaaione df giustizia, d4 frwtci lanza, di libertó «■ di rtbellione co* tro í'oppressioue non é riuscita ad impediré ü trionfi di un re gime interínente basa fo sul manganello, niÁ Ceriamente motivi di ensere orgogtíosi. Sft

rebbe assurdo, eceetsivo valere attribmrci una resppnr subilitá qu-alsiasi per le infamie che si commettono 6 si eubiscono, p<r tsempio vn Ciña. Ma sarebbe stolta* negare che una parte di responsaúUitá ci tocca anche, a noi per le infamie che si commettono v si subiscono-in Italia ».

Ció che precede mi pare pió chc su f ficen te per il* luminare la posizione di Malatesta di fronte alia guer* ra e al patriottismo. L'atteggiamento di fronte al militarismo deriva strettamente da questa posiaione er. per dii pió é cosi comune anche agli altri antimilita-risti che é inutile studiarla dettagl latamente. Bastera aegnalare qui Popinione di Mal&teetit sulla condotta, dri fronte ali'esercito apecialmente nel caso di una in* surrezioue. Comba tteva Tapriorismo di quei rivoliuüc* nao-i che c-redonr» ch^ non c?é possibilitA di una insur» rezione se non si é prima conquistata rodesione del* l'esercito.

Era favorevole a che si facesse tutta la propagan-da possábile fia i sóida ti, a procurare! fia loro utlll intclligenze, ecc. ma considcrrt va che la cosa pió imw pfrtante é di essere sempre disposti e preparati a» combatiere con le armi contro l'esercito.

« La rivolu-zionc dovrH esser fatta contro l'esercito c io considero orne la pi+ nefaeta delle illusioni la speranza che questo si metta dalla nestra parte, se prima non gli diamo una buona... lesione. Natural* mente bisogna cercare di introdurre nclVeseroito, con-la propaganda H germe di étesoiuzione; ^- se-nel^popcy lo c'é una minoranza di ribelH coscienti, la stessa prv* porzionc, ó una anche mággiore se ne sard fra i sol-da ti che il govemo estrae con la forza di fra la parte giovane del popolo. Ma , la gmn maesa dei soldati anoche se aertxmo per forza e anciano di tomare a casa é manten uta dai_timore'dclla disciplina e dal timoré

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-jA'armenio che viene dall'inconcienza; e cjinincia-jpre colVobbed.re ai capí e col far f uoco contro i ribel-U. I*o i guando vede la cosa si fa ver ¡a e de ve sccglkre fra dtte paure a-llora si sbanda o cambia bandiera e determina il triunfo (U'gli insorti. Bi&ogna dunqu-c che i rivoluzionari pensino come han-no pensatv tutti i rivo-hizionari del passato ai mezzi per affrontare vantagriosamente i soldati ».

Un'altra questáone particolare sulla quale Mal ate* stii si é tróvate) in diissldio con un'< pijiione moltx> dif-fusa anche oggi fra rivoluzionari e anarctoici é quella del la relacione che c'é fra la guerra e rivoluzione. Non son pochi quelli che pensano alia guerra come ad una occu-ríone felice «l auguradle <V¡ rivoluzk>ne, Malate-slA combatió sempre questa credeuza: « E' vero che la guerra scuitendo la strutlura def'.o Mato e tUstrug-gend-o nel pacsc vinto il prestigio dcll'escrcito e del €jowrno puó essere in ccrte cireostanze, oecasione pro-pizia per radieali tra-sfyrmazioni politiehe c social i, e ■se qttelle cireostanze si presentan speriamo che il pro-Marialo e i pirtiti avanza i i dei paesi sappiano appro-fittarne. Ma é troppo certo che il sentimento patriot• tico -nel sentó deteriore della parola e gli istinti san-<guinari son lungi dall'essersi spenti e riprendono sempre vigore ogm volta che tuona il cannonc e seorre il mangue... Per questo una rivoluzicnc sociale fa-tta in tenipo di guerra o in presenza delVimxisorc straniero é sempre molto difficile e anche se si produce degenera fácilmente in puro movimento político naaio-nalistico ». Per queste ragúoni nteressa al proletariato e ai rivolmionari impedire con tutte le loro fc-rze la> ■guerra.

Non bisognerehbe abituarsi a considerare la guerra come una condicione necessaria o magari uiile per , «n'óawfnrreccioJie popolare... La guerra comándiata o

JO semplicemente átte«a é la maggiore occasione che si posan immaginare pjr fare un'msurrezioue vittoriosa. I pre^iudizi e le pulsión! na&íonalisticHe, le untipatie oltre agí i odi di razza d isg razia tan ieii te ancora abha-- «tan/u viví nell'amina dei popo! i »t>^o stati rísvcgliati « soviueccitati dalla propaganda ujlla grande siampa e con tutti i mezzi di inenzogna che poseggoiao i go-yerni e le classi d'.rigenti. L#e que&tioni econpmiche •o di politica interna- [Kissano in ultr.ma linea, e gli aii-tagontxnui di elasse sono dim íntica ti in lióme di una pretesa solidarietiY nazionale della ouale i dominatori .«ono gli unici a<l approf<itta;«i. Kd i govemi poseono permettersi delle niisure di preven/.lone e repressione il legal i e arbitrarle che l'opinio.ie pubblica non per-metterebbe in tampi «ardilla ri.

• Questo lo sanno anche quegli stcssi clie si sor.o spe-cáaldzzati nel predicare l'insuivezioiie in coso di guer* •ra, che contaoio soprattutto nella eperanza di tina Boonfitta. Ma anclte le condizioni earebbero ab'otstnn-ea sfavorevoli perché Tinsurrezáraie coriwebbe rischio •di essere fatta piú in vista di una «rivincita e con tro quelli che hanno capitolato che i>er cambiare radical* mente 1'organizaaizi one economica e política della sometí!: perché bisognerebbe fare l'insurrezkrae in pire-«enza di un esercito straniero vittorioso, che non man-•cherebbe di ahitare nellia repressione le a van zato del-Teéersito na a: on ale; e perché avrebbe contro di se quelb ¡>arte di poí*>lazione che sarebbe etata favore-yole o al memo paesiva in altre cireostanze, ma che w flrebV? uní «pecie di tradimenfco nella inmirnezione in pre&onzn. del « nemico ». ^

« la guerra potcsse es se re una buona occasione iper *oUc\>ar9i e tentare con probabilitá di suecvsso la irasfo rmazione soda le, i rivoluzfonaii, lungi dal ten* tare di impedirla-d/n>rebberó fare tutto il. pe*sibila

Íí

per furia scoppiare. Ma siccome non. é eosi, noi siamo i on tro la guerra; ti che non toglit che, se dovesse scop* piare, si f aceña quanto é possibile per approfittare deil\e::asione, non optante le circóstanze sfavorevoliy, nell inieresse della rivoluxione... Se la minaccia di ana insurrezione pud servir© per impediré una guer* i-a tanto inegli'o e meglio ancora se Finsurrecsi»: ne si produce: con esa* «i pitrá nello stes\> tempo íiiiihxIÍ" r¿ la gueriu e iniziare la rivoluzcone sooiale, }>erché v noi non minaeciamo V insarrezU/ne solo per impedire la guerra; m>i vog(iamo l'insurrezione solo perché d eembra H mezzo indispensabUe per por fine alia mise* r.'a e aU'opjfressione, per distruggerc la prepotente* economica e politica delh borghetia, per distruggere lo siato per realizzarr Vespropriazione e per pi.rre i mezzi di proiluziüne e di vita a disposizione-d*» tutti, c aprire cosi la xtrada per la eostruzione di un ord^fio ¿ociale basato salta libertó e sn¡ benessere di tutti e di ciesruno ».

Paie oneste idee-era impossibile che 'M&la'testa ca* dot&e ncl 1914 nella lu«inga pentimentale della " gueir ra rivo^nztonaría » come era pre xMitata dai periodicí <>'i Hniwtra nei pa-wi dell'intesi ír-meo-anerlo-russa, la gorr-a contno 1 a Gemianía e 1's nutria. E di fat ti, itt contrasto con crl^, altri anarchin fpochissÍm5 ma fra questi alenni dei fenoi,, .piíl cari »> yecchl amici e conr pa^ni di/lotta^ che furono favorevolí alia iruerra dal* la pirte delta- Francia. 'lell'Inghilt^rra e della Russi% non (HmínticA \ «-trrvi si or>r>ose airtñtei'ven'tíE-

mrr. «« nTr.n«4» milla brécol a- contra la guerra snl ter* mío í^t-i" mí rúente d e11 'an tim: 1 it-T'temo e dell'internar zionaíi&mo rivohizionario. Narro succintamente neJLUi pa.H?:.Hocrrafioa le peinpeüie di questa sua costante />pj)09Í7Íone alia pnierra,. . - •

..Aj ,.pa itigiani della gnerra-a^favore dell'intesa che

invocavano la civiltA a s.ilve¿za dal militarismo ge-r-manioo, MaJatesta replicava che quclla. gueiua non a* veva «nulla di comune con i'emanoipazione umana» che « la misione di quelli che disiderano la fine di ogni Oppression& o di ogni efrutt amento dell'u-im-o mil'¡tomo » continuara ad essere « quclla di risvegliare la Kso&cienza ddVantagenismo fra dominatori e donvnati Ira sfmttatori e sfruttati » e che « la guerra., lunqi dallo sminuire tale veritdla avraloram sempre di piú)) per quextp" era. «rforerr dei socialisti e spreialmen-te degli anarchici, farc tutto qudlo che potessero, per indebolire lo Stato e le clasH eipitaliste, e prendere per única norma del la loro condotta gli interessi del socialismo: o almeno se fossero loro maneóte le forze tn&tcriali per opTir* efficacemente in pro del la loro causa, rifiutare ogni a i uto volontarío a quclla del ne-mido e mantenerH in diaparte per salvare almeno i propri principi, ci0() p<r salvare Vavvenirr ». Averva Timpressioni) che la sr*nfitta del la Germanía avréfobe provocatr» la rivoluzioue e per questo, ma solo per questo, desiderava tale sconfitta : ma il dwdderio non gli impedí va di prevedere che la pace, qualsiasl pace fosee stínulata, avrebhe ancora lasciato in. piedi.-tutto le questioni preparando cosí una nuova guerra piú assas<inft. I>i quí la neceas' tA di « mantener si al margine di qualsiasi nompromesso con i gererni c con le fllassi dominanti per poter approfittare di logni awe-ni mentó favorevole c in ultima analisi poter rrintra-prendere la nos tra preparazione e la nostra propagan* •da rivoluzionari a

. In una lettera a Benito, Mupsolini che M convertí repentivanvente in partisano tfélla guerra e «uprofit-tava del df-sáderio di MaI atenta di una sconfitta te-per awalorare la «na tesi del la guerra» rivolutío* fiarla. Mal atesta replicara che « non ho detto che sia

semprc utilc concorrcre a produrre oíd che uno decide* ivj perché spesso una cosa vah solo a condicione che non vosti ñutía 'j, al pon, cha e\/u.i materialmente $ mocilmente, tneno di quei che vale. » L'interventismo. invine, per vantaggi totalmente pü/blématigá, W'/rbbe-costato al proletariato e alia» iilKvt¿\ il sacrificio di tutto il «no avvezulre. « Per fare la rivcHuzione... ci vogiiono dei riroluricnari; e se questi comiliciano col' laudar da parte le litro idee e gli interessi specifici che rappre&cntum>, se '¡solielarizzano con h causa dalle classi dominan ti del loro píese e spregono ie loro for-ze per a-infure gli altri a vincere, non solo rinunciano alia posfiiliiWá di profittare dfllc situazioni rivolu* ciooarie che potreibero prodursi durante o immedia* . lamente dopo lo yiurra, ma dimos tro no che cssi coms siderano utópico e assura'o il prog/ain/na che essi pri" mu predi cava no e perianto si slarrano ta strada per ogni efficace azionc futura ». Peí- quieto « quelli che pongo no sopra tutto ta cansa della liberta, della giu* stizia della fratel/anza umana... devyno invocare piú che mai la pace fra gli oppressi c la guerra agli opA pressori ed evitare ogni compromc&.toy ognt appoggio ai loro avversari ».

A coloro che durante la guerra immaginavano che-doi'o la vittor'a delPintesa uu congresso internazionale dei vineitrri a.vrebbe dato airEuro]>a una strutturat piú conforme alie a-spirazioni dei poj :>li, con la wairt» parsa o almeno con una forte diniinuzione del milita» rismo in una pa-eo internafliunale ansien rata por sem> pre o almeno per un lunghissinv tempo, Malatestf* rispondeva: « Generosa illusioneí II prossimo congres* so della pace sará. come furono tutti i congressi di questo genere, un mercato nei quali i pptenti dif><por+ rdnno dei popoli come di armenti. .

Che vinca Vana o Valtra partey W risultato totáfo

gata un aumento di tirannia, un maggicre sviluppo det* militarismo, un rm%ogliarsi di tutte le forze reazionarre » E quando nel l./iü apparve il grup¡H) di anarchi--ci interventikti giá m/uzionato che pubb.i'jo il ben no* to <« Manifestó dei Scdici » lKr combatiere la- pace che.-alloi-a^ 8i sperava solo pcvclié non si veieva una proba-hile vittoria suffieitnte dell'Intesa e jHrr patroeiuarela guerra, a tocado fino aUo schiaeciameato completo-dclla Gemianía, Malatetrta osservava molto logicamen-" te: »SV oggi e nteessario lavorare in armonía con i go-i ve mi e >¡ eapitalisti per difenderci contro la minaccia« tedesea sara cosi, si a dvpo la guerra ch< durante. Per? grande che possa essere la sconfitta delt'esercito tede* seo non será tnai possibile impediré ai putriotti tede* scki di jw *isa re a una ri vine ¡ta e di prepararla', e i pa* triotti dcgli altri paesi m-olto ragione rol mente dal loro* punto di vista mrranno teñe rsi pronti per non csser sorpresi da un loro attuero. Questo significa che iV militarismo prossimo si convertirá in una istituzion&-permanente in■ tutti i jtaesi.

La linea di condotta dcgli ana re!tic-i e ehiara>mente-tracciata da Ka lógica stessa delle loro avpirnzioni. La guerra avrcbbe dovuto essere impedita dalla vivóla-zione o almeno infondendo nel governo ta paura dclla rivolnzione, Maneó la forza e Vaudacia nenessaria. Ixe pace deve essere impífsti con■ la rivoluzione o almeno-cfon la minaccia di far'a. Fino ad ogqi maneano la-forza o ta volontá. fíbhcne non c'c che un rimedio: operare mcglio nel futuro... Frat tanto mi acmbra crimínale far anche un nonnulla per prolongare la guer*-ra, questo mar.sacrv di nonüni che distrugge la rie ch-ezza collettiva e p'irnlizza ogni riprem delta fottar per Vemaneinazion}f¡ sembra che prrd'rare la güera " a fondo " d fare realmente il gíoco V¿ dirigente tedcschi che in-gannano il loro popolo e lo cccitano a: *Oombattere mostrand>)gli che i loro avversari vogiiono fschiacciare e soggíogarc il popolo tcdceco. Oggi come compre sia questa la nos tra Oonsegna: « Abbasso i car ipitalittU e i governi, tutti i capitalieti e tutti i gover-nil Viva i popoli, tutti i popoli ».

Questo senítto di Luigi Fabfori é «tato tolto dalla biografía maJatestiana del Fab* bri, edita in spagjnuolo {Loáis Frabbri, Mala testa: su vida y su pensamiento — Editorial Anies-icalee, Buenos Aires, 1945).

Le citayJoni malateetiane sonó tratte da artirtoli apparsi nel giornale VAgitazione (Ancona 189T-98), nel numero único La guerra Tripolina (Londra 1912), nel periódico Lt Mouvement Anarchiste (Panigi,

1913), nel giornale Volontá (Ancona 1913-

1914), nel giornale II Libertario (La Speada 1914), nella ri vista Freodom. (Londra 1914), nel Ja rivista Pcnsicro e Volontá (Boma, 19241928).

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Prezzo L 20

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