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CQNFERENZE

di Michele Bakounin

Pubblicaz. del "Cibertarfo

Num. 29 ---♦♦-

Gent. 60

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PREMESSA

II 28 aprile 1871, provenietife da Locarno, Bakounine-Ziungeva a Sonvillier villaggio della Valle di Saint-Imier nel

Qiura Bernese..... per paler seguire piii da vicino gli avve-

nimenti di Parigi...... Veniva per concertarsi coi suoi amici,

senza sapere nulla di\cio che si sarebbe potuto fart; e fissava nelle Montagne del Giura il sua quartier generate, pet che contava di Irovarvi degli uomini di azicne, mentre a Ginevra, aW infuori di un mantpolo di amici avrebbe raccolto solo osti• Hid 'e chiacthiere.

Egli rimase a Sonvillier fin verso il 15 maggio....

Durante il suo soggiorno nella Valle di Saint-Imier, tenne dtnanri ad un uditorio di operai, tre conference o me-glio be let lure, nelle quali, dopo aver tracciato la storia della borghesia francese e la sua azione rivoluzionaria nel secolo decimottavo espose la missione storica del proletariate nel secolo decimonono. Quelle che seguono sono le tre suddette con-ferenze nel loro lesto completo e corretto, secondo il mano-scritto originate eke io possiedo......

JAMES G VILLA UME

(it La premessa del Guillaume e le tre conference del Bakou-nine sono tradotte d*l testo del quinto volume delle opere, edito dallo Stole di PBrigi. '' '

^N-i ^-O -✓N-S ^NO ^vi

v Prima 6onferenza

Compagni,

Nessuno dei grandi avvenimenti accaduti in Europa dopo la grande rivoluzione (1789-1793) ha 1' importanza e la grandiosita di quelli che stanno svolgendosi oggi, dei quali e teatro Parigi.

Due fatti storici, due rivokizioni memonibili, ave-vano dato origine alia society che noi chiamiamo moderna, la society della civile borghese. Una, conosciuta eol ndme di Riforma, sul ^rincipio del secolo sedicesimo, aveva infranto 1' onnipotenza della Chiesa, chiave di volta per T edificio feudale; col distruggere questa potenza essa prep^ro la rovina dell' autorita indipendente e quasi as-soluta della quale godevano i signorotti feudali, perchfe . questi, benedetti e protetti dalla Chiesa, proprio come i re e spesso contro i re,* facevano derivare i loro diritti direttamente da un favore divino; si produsse cosi un impulso nuovo anche per 1'emancipazione* della classe borghesfc, lentamente preparata, durante i due secoli che avevano preceduta questa. rivoluzione religiosa, dallo svi-luppo sempre crescente .delle liberta comunali, del copv-mercio e dell'industria, sviluppo che I'aveva resa possibile e del quale era £tata conseguenza necessaria.

Ebbe origine da questa rivoluzione una autorita nuova, non incora quella della "borghesia, ma qwlla ddloSttto, .

monarchico, costituzionale ed aristocratico in lnghilterra, monarchico, assolutista, nobile, militarista e burocratico in tutto il resto del continente Europeo, eccezione fatta dp. due piccole repubbliche: Svizzera e-Paesi Bassi.

* Lasciamo da parte queste repubbliche, ed occupia-moci xielle monarchic. Esaminiamo i rapporti fra le varie classi, e la loro situazione sociale e politica dopo la Ri-forma.

E poichfc vanno resi al piu potente gli onori piu grandi, conjinciamo con la classe dei preti; e con questa parola intendo i preti della Chiesa cattolica, i ministri protestanti, e in breve, tutti quelli che vivono col culto divino, e ci vendono il buon dio all'ingrosso ed al mi-nuto. In quanto alle differenze teologiche che li distin-guono, esse sono cosi astruse e tanto assurde che sarebbe un perder tempo occuparsene.

Prima che avvenisse la Riforma, la Chiesa e i preti, col papa in testa, erano i veri padroni del mondo. In-fatti, secondo -le dottrine della Chiesa, le autoriti tempo-porali di tutti i paesi, i monarca piu potenti, gli imperatori ed i .re, in tanto avevano dei diritti iff} quanto questi erano loro riconosciuti dalla Chiesa. Si sa che gli ultimis due secoli del medio-evo furono di lotta continua, sempre' piu appassionata e trionfante, dei sovrani coronati contro il papa, degli Stati contro la Chiesa. La Riforma mise fine alia lotta proclamando 1'inJipendenza dello Stato di fronte alia Chiesa. E venne riconosciuto che il diritto sovrano deriyava direttamente da dio, senza il tramite di nessun papa e df nessun prete; »e' in forza di una simile origine .essenzialmente divina. e naturale che tale diritto sia stato dichiarato anche assoluto.. Cosi sulla rovina del despotiSmo della Chiesa, fu costrufto il despotismo mo-rtarcbico. La Chiesa da padrona divent6 ancella dello Stato, strumento di governo nelle mani'del monarca. V jj,, v JLa Chiesa prese questo aspetto non solo nei paesi pfotestantij InghiUerra compresa, nei quali e specialmente dalla Chiesa anglicana, il monarea venne dichiarato il capo della Chiesa; ma questo aspetto la Chiesa prese anche in tutti i paesi cattolici, compresa la Spagna.

Spezzata dai colpi terribili che la Riformale aveva inferti, dopo d' allora, 1' autorit& della Chiesa romana non pote piu sostenersi da sola. Per poter continuare ad essere ebbe bisogno dell' appoggio dei sovrani temporali dello stato. Ma i sovrani, come si sa, non danno mai per niente il loro ^ppoggio. Essi non hanno religione piu sincera e culto diverso da quello della loro autorita e delle loro finanze, che sono insieme e causa e scono di quella. Quindi per comprare V appoggio degli stati monarchici la Chiesa dovette dar prova di essere non solo capace, ma deside-rosa anche di servirli. E se molte.volte prima della Riforma, essa aveva sollevato i popoli contro i re, dopo la Riforma, in tutti i paesi ed anche nella Svizzera, la'chiesa divenne 1' alleata del governo contro il popolo, (una specie di polizia nera nelle mani degli uomini di Stato e delle classi governanti), con la missione di pfedicar^ alia massa la rassegnazione, la pazienza, l'obbedienza piu cieca e la rinuncia ai beni ed ai godimenti terrestri, che il popolo doveva lasciare ai fortunati ed ai potenti della terra, se voleva assicurare per se i tesori del regno dei cieli. E voi sapete che oggi ancora tutte le Chiese cristiane, cattoliche o protestanti, continuano a predicare sullo stesso tono. Per fortuna esse vengono sempre meno^iscoltate, e giorno verr& nel quale saranno costrette a chiudere bottega per mancanza di credenti o, di minchioni, che e poi lo stesso.

Vediamo ora le trasformazioni susseguitesi nella classe feudale, nella nobilta, dopo la Riforma. Essa era riinasta ancora padrona privilegiata e quasi esclusiva della terra; ma aveva perduto tutta la sua indipendenza politica. Prima della Riforma, proprio come la Chiesa, anche la nobilta era stata la rivale ;e la nemica dello Stato., Ma dopo questa rivoluzione, divenne anchc essa come

Chiesa, uria serva, ed una serva privitegiata. Tutte le ca-riche militari e civili ad eccezione delle meno important!, vennero occupate dai nobili. Essi attollarono tanto le corti dei grandi che quelle dei piccoli sovrani dell' Europa. I piu grandi signorotti feudali, un tempo cosl liberi e tanto fieri, divennero i servitori titolari dei sovrani. Essi perdettero la loro fierezza e la loro liberty; ma non la ioro arroganza; che anzi essa aumento, dato che e la pre-tflgativa di tutti i lacchfc. Vili, striscianti e servili di fronte al sovrano, i nobili divennero ancora piu insolenti coi borghesi e col popolo, e continuarono a saccheggiarlo, non piu in loro nome e per diritto divino come prima, ma questa volta col permesso e in servigio dei loro padroni e con la scusa di un amore sviscerato per il bene dello stato.

Questo carattere e queste condizioni particolari della nobilt& si sono quasi integralmente conservate ancora ai nostri giorni in Oermania, un paese strano davvero; che sembra avere il privilegio di immaginare le cose piu belle c pill nobili, per non - realizzare poi che le piu vergognose e ie piu infamanti. Cio provano le atcoci ignobili barba-rie delF ultima guerra e la formazioue recentissima di questo orribile impero knouto-germanico, che senza con-testazioni possibili ^ una miriaccia alle liberta di tutti i paesi di Europa; e una sfida all' umanitA tutta, lanciata dal despc4pmo brutale di un imperatore sbirro e guer-raiolo e dalla stupida tracotante insolenza della cana-gliesca sua nobiltl

Con la Riforma la borghesia fu completamente libera dalla tirannia. e dalla rapina dei signorotti feudali, i quali fin* ad allora erano stati banditi e predoni indipendenti e per loro interesse; si trov6 invece abbandon^ta ad utia -.forrtia diversa di tirannia. ad un metodo nuovo di sac-cheggio, che poi divento consuetudinario; quello che Sotto «il nome di imposte ordinarie e straordinarie dello State, venlva opera^p dagli stessi signorotti feudali, i quali

per6, per essere divenuti servitori delio Stato, erano na-turalmente divenuti predoni e briganti riconosciuti. E in principio parve quasi contenta, la classe media, di essere passata dalle ladrerie feudali a quelle piu regolari e si-stematiche dello Stato. E in origine questo mutamento fu un vero sollievo per la sua situazione economica e sociale.^Ma il proverbio dice che 1' appetito vien man-giando. In principio abbastanza modeste, le imposte de-gli Stati cominciarono ad aumentare ogni anno, in pro-porzioni sempre piu inquietanti, non pero cosi enormi come quelle degli odierni Stati monarchici. La guerra qyasi continua "che col pFetesto di un equilibrio interna-zionale, questi Stati divenuti assoluti, si fecero da dopo la Riforma sino alia Rivoluzione del 1789; il bisogno di mantenere degli eserciti permanenti grandissimi, dai quali principalmente dipendeva la salvezza dello Stato; il lusso ognora crescente delle corti dei sovrani, trasformate in luoghi di orgia continua, nelle quali andavano a mendi-care pensioni la canaglia nobilitata e il servitorame tito-lato e gallonato; la nec£ssita infine, di nutrire l'enorme folia di privilegiati che occupava le piu alte cariche del-l'esercito, della burocrazia e della polizia, tutto ci6 ri-chiese spese eftormi.

E naturalmente, in principio, queste spese furono so-ftenute dal popolo ed anche dalla classe borghese, che proprio come il popolo, e fino alia Rivoluzione, fu solo considerata come una vacca da latte C9n missione di mantenere insieme al sovrano anche la folia tutta, dei funzionari privilegiati. Inoltre con la Riforma la classe media aveva finito col perdere in liberta quasi il dop-pio di quanto aveva acquistato in sicurezza. Prima della Riforma, era stata generalmente I'alleata e l'appoggio indispensabile ai re nella loro lotta contro la Chiesa e contro i signorotti feudali; e di questa sua posizione aveva abilmente approfittato per conquistare un certo grado di indipendenza e di liberty. Ma quando Ito Chiesa e , tutti i signorotti feudali si furono sottomcssi alio Stato, i re non ebbero piu bisogno dei servigi della classe tne-dia, e cosi poco per volta le ritolsero tutte le liberty che le avevano anticamente concesso.

E se queste furono le condizioni nelle quali venne a trovarsi dopo la Riforma la classe borghese, potete bene immaginare quale dovette essere quella delle masse po-polari, dei contadini e degli operai delle citti. Sappiamo che nei primi anni del sedicesimo secolo e dal principio della Riforma, i contadini del centro dell' Europa, in Ger-mania, in Olanda e in parte della Svizzera, iniziarono un movimento grandioso, al grido di " Guerra ai castelli e pace, alle capanne „ per emanciparsi. Ma questo movimento, tradito dalla classe borghese e maledetto dai capi del protestantismo borghese, Lutero e Melanchton, fu sof--focato nel sangue di diverse decine di migliaia di contadini insorti. Da allora piu che mai i contadini si videro una cosa sola con la gleba, servi di diritto e servi di fatto, e in questo stato rfestarono fino alia rivoluzione del 1789-1793 in Francia, fino al 1807 in Prussia e finO al 1848 in quasi tutto il resto della Germania. E in molte parti del nord della Germania e principalmente ne} Me-cklemburgo, la schiavitto, esiste ancor oggi, che ha cessato di essere persino in Russia.

Nemmeno il proletariat delle citta ebbe a goderl maggiori liberta del contadini. Esso si divideva in due categorie, quella degli operai che facevano parte delle •corporazioni, e qiiella del proletariato in nessun modo organizzato. La prima era trattenuta, vincolata nei suoi movimenti e nella sua produzione da una quantita di regolamertti che la mettevano in balia dei capi delle mae-stranze, dei padroni. La seconda, prlva di qualsiasi diritto era oppressa e sfruttata da tutti. E come sempre la parte piu grande delle imposte cadeva necessariamente sul popolo. I

Pretesto e scope dichiarato della disgrazia e della ge-nerale oppressione nella quale versavano le masse operaie e in parte anche la classe borghese, erano la grandezza, la potenza, la magnificenza delio Stato monarchico, nobi-liare, burocratico e militare, che aveva preso il posto della Chiesa nell' adorazione ufficiale, ed era proclamato istituzione divina. Vi fu dunque una morale di Stato, completamente diversa dalla morale privata degli uomini,, ed anzi addirittura opposta. Nella morale privata, fin tanto che non £ stata falsata dai dogmi religiosi, e sempre un principio, un fondamento eterno, piu o meno riconosciuto, piu o meno accetto, piu o meno compreso dalle varie society umane. Questo principio altro non b che il rispetto umano, il rispetto alia dignity umana, del diritto e della liberty di tutti gli individui umani. Rispettare, ecco il do-vere di tutti; amarli, favorirli, ecco la virtu; costringerli, ecco il delitto. La morale dello Stato fc in opposizione completa a quella umana. Lo Stato si impone da solo, a tutti i suoi sudditi, come il fine supremo. Servire la sua potenza, la sua grandezza, con tutti i mezzi possibili ed impossibili, e magari contrariamente a tutte le leggi umane e al bene stesso dell' iimanitA, ecco la virtii. Poichfc fc bene tutto ci6 che coritribuisce alia potenza ed all' in-grandimento dello Stato; ma tutto ci6 che gli b contrario, fdsse la piu virtuosa delle azioni, la piu nobile dai punto di vista umano, esso e male. Ed £ proprio per questo che gli uomini di Stato, i diplomatici, i 'minisfri, e tutti i funzionari governativi, hanno sempre usato delitti, men-zogne e tradimenti infami per servire lo Stato. Per il semplice fatto che una bassezza £ commessa in servizio dello Stato, essa diventa una azione meritoria. Tale b la .morale ctello Stato. Essa e la vera negazione della morale umana e dell' umanita. s ' -

La contraddizione risiede nel concetto stesso di Stato.

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Non si fe mai potuto realizzare uno Stato universale; e e percid ogni Stato £ un organismo ristretto ch$ in un

territorio limitato comprende un numero di sudditi piu o meno grande. Quindi la grande maggioranza dei vi-venti Testa fuori di ogni singolo Stato, e Y umanita e tutta quanta divisa in una quantita di Stati grandi, medii e piccoli.

• Ognuno di questi, nonostante non comprenda che una piccolissima parte della razza umana, si dichiara e si com-porta come il rappresentante legittiino dell'umanita tutta intera, e come qualche cosa di assoluto. Ne consegue che tutto cio che & fuori di lui, e quindi tutti gli altri Stati, compresi i loro sudditi, e le proprieta dei loro sudditi, sono considerati dallo Stato singolo come organizzazioni prive di qualsiasi sanzione, di qualsiasi diritto, che egli puo per conseguenza assalire, conquistare, massacrare e saccheggiare, nella misura che i suoi mezzi e le sue forze gli permettono. Voi sapete, compagni carissimi, che non £ stato mai possibile stabilire un diritto internazionale, e non si b mai potuto farlo, precisamente perche dal punto di vista di uno Stato, tutto ci6 che e fuori di lui £ privo di diritto. E basta che uno Stato dichiari la guerra ad un altro perchfc permetta, ma che dico ?, %perche comandi ai suoi sudditi di commettere contro i sudditi dello Stato nemico ogni sorta di dclitti: assassinii, violenze, ruberie, distruziotii, incendi, saccheggii. E ciascuno degli Stati in guerra considera benedetti da dio tutti questi delitti, perchfc considera e proclama dio suo partigiano esclusivo, ci6 che deve metterlo in un belf'imbarazzo, questo povero buon dio, nei cui nome sono stati commessi e continuano ad essere commessi sulla terra i piu grandi delitti: Ed £ pfoprio per questo che noi siamo nemici del buon dio, e consideriamo come una dfelle fonti principali di tutti i maianni che tormentano gli uomini, questa finziorte, questo, fantasma divino.

Hoi siamo gli awersari convinti dello Stato e di tutti gli Stati. Perchfe l'umanite non sar& possibile fino a quando vi saranno degli Stati; e fino a che gli Stati dureranno, vi sara sempre la guerra con tutti gli orribili delitti che da essa derivano; e da essa conseguiti sempre la rovina e la miseria dei popoli.

E fino a che dureranno gli Stati anche nelle repub-bliche piu democratiche, le masse popolari schiave di fatto, perche esse non lavoreranno con la prospettiva della propria felicity e della propria ricchezza da raggiungere, ma per la potenza e per la ricchezza dello Stato. Ma cosa e dunque lo Stato? Alcuni pretendono che esso sia la realizzazione dell'utilite, del benessere, del diritto e della liberta di tutti. Ebbene quelli che pretendono cid sono dei mentitori, al pari di quelli che sostengono che il buon dio protegge tutti. Da quando nell' immaginazione degli uomini, $i b formata la fantasia di un essere divino, dio,. e tutti gli dei, ma sopra tutti il dio dei cristiani, ha sempre preso le parti dei potenti e dei ricchi contro la massa ignorante e diseredata. Per mezzo dei suoi preti ha be-nedetto i privilegi i piu disgustosi, le oppressioni e gli sfruttamenti piu infami.

E cosi lo Stato non e altro che la salvaguardia di tutti* gli sfruttamenti a beneficio di un piccolo numero di fortunati privilegiati ed a detrimento delle masse popolari. Ed esso usa la forza collettiva di tutti quanti, per assicurare la felicita, la fortuna, e i privilegii di pochi, a detrimento del diritto umano di tutti gli-altri. Esso b una istituzione nella quale la minoranza fa da martello mentre la maggioranza b Y incudine.

Fino alia grande Rivoluzione anche la classe borghese aveva fatto da incudine, per quanto in grado minore che non le masse popolari. Ed b proprio per questo che fu rivoluzionaria.

Si, essa fu veramente rivoluzionaria. Essa os6 ribellarsi contra tutte le autorita, divine ed umane; e mise in c$i— scussione e'dio, e i re, e il%papa. E odio a preferenzala nobilti, che occupava nello Stato un posto che era im-paziente di f>oter occupare alia sua volta, fAa non voglio essere ingiusto, e percio non pretendo affatto che nelle sue magnifiche proteste contro la tirannia divina ed umana solo un pensiero egoista abbia guidata e spinta la borghesia. Per forza di cose, per la natura stessa della sua intima organizzazione, la borghesta fu instintivamente spinta ad impadronirsi del potere. Ma essa non aveva ^ncora coscienza dell'abisso che la divide dalle classe operaie che essa sfrutta; e questa coscienza non s' era ancora svegliata nemmeno in seno al proletariato*; cosi avvenne che la .borghesia rappresentata dai suoi piu nobili ingegni e dai suoi piu ferrei caratteri in questa lotta contro la Chiesa e contro lo Stato, credette in buona fede di .combattere per 1' emancipazione »di tutti.

I due secoli che separano le lotte della Riforma reli-giosa da quelle della grande Rivoluzione furono l'etk eroica della classe borghese. Divenuta con la ricchezza e con I'intelligenza potente, essa audacemente attacco tutte le istituzioni fino ad allora rispettate, della Chiesa e dello Stato. Ed in principio mino tutto con la letteratura e con la critica filosofica, e piu tardi tutto rovescid con aperta rivolta. Fu essa che fece la Rivoluzione del 1789-1793. Non e da porre in dubbio che essa pote farla perche si servi della forza popolare; ma fu essa che organizzo questa forza, e la diresse contro la Chiesa, contro la so-vranitit e contro la nobilta.

E fu essa che concepl ed inizid tutte le sommosse che poi il popolo esegui. La borghesia aveva fede in s£, e si sentiva potente perch^ sapeva di avere dietro di s& e con sfc il popolo.

Se noi paragoniamo i giganti del pensiero e dell'azione sortiti dalla classe borghese nel diciottesimo secolo, con le piCi grandi celebrity, con quei piccoli nomi di vanitosi che la rappresent^no oggi, potremo persuaderci della de-c^depza e della rovina spaventosa, che si e prodotta in Questa classe. Nel diciottesimo secolo essa era intelligente aucjace, eroica. Oggi si dimostra vjle e .stupida. Allora, piena di fiducia, osava tutto e poteva tutto. Oggi tormen \tata dal dubbio e demoralizzata dalla propria ingftistizia che piu che alia sua volonte h da ascriversi alia sua con-dizione, ci offre il qi^dro di una vergognosa impotenza.

. Oli avvenimenti ultimi in Francia non lo provano che troppo. La borghesia si dimostra assolutamente incapace di ^salvare la Francia. Essa ha preferito Y invasione prus-siana alia RivOluzione popolare che solo poteva operare questa salvezza. Essa ha lasciato cadere dalle sue mani indebolite la bandiera del progresso umano. quello dei-1' emancipazione universale. Ed il proletariato di Parigi prova oggi che i lavoratori solo, sono ormai capaci di portarla.

Nella prossima riunione cercher6 di dimostrarvelo.

Seconda Gonferenza

Compagrti Qari,

V; ho detto la voHa scorsa che due grandi avveni-menti storici formarono la potenza della borghesia: la rivoluzione religiosa del decimosesto secolo meglio co-nosciuta col nome di Riforma, e la grande rivoluzione politica del secolo decimottavo. Ed ho aggiunto che, se senza dubbio, questa fu condotta a fine per la potenza dell'aiuto popolare, tuttavia era stata ideata e diretta esclusivamente dalla classe borghese. Debbo ora ancora provarvi che h stata proprio la classe media che ne ha esclusivamente af>profittato.

A prima vista, il. prograrnma di questa rivoluzione appare immenso. Non si \ essa forse compiuta nel nome della Liberty dell' Eguaglianza, e della Fratellanza del ge-riere umano ? tre parole che sembra comprendano tutto quello che nel presenter nel futuro 1' umaniti pu6 vo-lere e realizzare! E allora come fc avvenuto che una Rivoluzione annunciata con un prograrnma cosl largo Sia mi^eramente finita con 1' emancipazione escUisiva, limi-tata t privilegiata di una sola classe e a danno dei mi-lioni di lavoratori che dalla prosperity insolente ed in-giusta di questa classe si vedono oggi schiacciati ?

^ gli fe che questa Rivoluzione £ stata sola una Rivoluzione politica. Essa aveva audacemente abbattuto ogni btfriera, ogni tirannia politica, ma aveva lasciate intatte : di piu le aveva proclamate saqre ed inviolabili - k

basi economiche della societa, che sono state sempre la origine e^ il fondamento primo di tutte le 'ingiustizre po-litiche e sociali, e di tutte le assurdita presenti e pas-sate. Essa aveva proclamata i! diritto di ognuno e di tutti di essere liberi. Ma essa aveva dato solo ai proprietary ai capitalist ed ai ricchi i mezzi di realizzare questa liberty e di goderja.

M La pauvrete, c' est 1' esclavage „ Ecco le parole terribili che con la sua voce simpatica che viene dall'e-sperienza e dai cuore, 1' amico Clemente ci ha gia ripe-tuto piu volte da quando ho il piacere di essec* tra voi, cari compagni ed amici. Si, poverty significa proprio'schia-vitu; significa la necessity di vendere il proprio. lavoro e col lavoro la propria persona al capitalista che vi da la possibility di non morire di fame. E bisogna. davvero. aver r animo interessato a mentire come lor signori i borghesi, per osare parlare di liberta politica per le masse operaie. Bella liberta, che le sottomette ai capricci del capitale e che con la fame le incatena alia volontA dei capitalista^ Non b certo necessario cari amici, che io provi a voi, a cui una lunga dura esperienza ha insegnato a conoscere le miserie del lavoro, come fino a che il capitale restera da una parte e il lavoro dall'altra, il lav.oro sara schiavo del capitale e i lavoratori resteranno i sudditi di lor signori i borghesi, che quasi per derider.vi vi danno tutti i diritti politici, tutte le apparenze della liberty, per conservare invece ed esclusivamente per loro la realty.

II diritto alia liberty senza i m*zzi per realizzarla b solo una chimera. E noi l'amiamo troppo la liberty, b vero ? per contentarcr di una chimera. Noi ne vogliamo la realty. Ma cosa b mai che costituisce il fondamento reale, e la condizione positiva della libecti ? E' che ognuno possa sviluppare completamente e godere a>pieno di tutte le facolte corporali, intellettuali e morali. E per conse-guenza sono tutti i mezzi materiali necessari all'eaistenza umana di ogtiuno; e inoltre 1'educazione e l'istruzione.

Un-uomo che muore di inedia, che e oppresso dalla miseria, che o£ni giorno deve sentirsi morire pel freddo e per la fame, e che vedendo soffrire tutti coloro che ama, nemmeno pud venir toro. in aiuto, ma questo non b uii uomo libero, bensi uno schiavo. Un uomo condan-nato a rimanere per tutta la vita un essere rozzo per mancanza di educazione umatia, un uomo privo di istru-zjone, un ignorante, e per forza uno schiavo; e se per caso esercita dei diritti politici potete essere sicuri che in un modo o nell' altro finira sempre per esercitarli a suo danno ed a profitto invece dei suoi sfruttatori e dei suoi padroni. '

Ma questa b invece la condizione senza la quale non pu6 esservi liberta: Nessun uomo b tenuto ad obbedire • ad un altro uomo; ed egli b libero a condizione che i suoi atti sieno determinati non dalla volonta di altri uomini ma dalla volonta propria e dalle proprie convinzioni. E invece, un uomo che per fame b costretto a vendere il suo lavoro, e col lavoro la sua persona, ed al prezzo piu basso possibile al capitalista che si degna di sfruttarlo; un uomo che la rozzezza e Y ignoranza abbandonano alia mercfc di accorti sfruttatori, questo sar& sempre uno schiavo.

' E non e tutto. La liberta degli individili non e un fatto individuale, ma un fatto e un prodotto' collettivo. Nessun uomo potrebbe essere libero senza il concorso di tutta la societi umana. Gli individualisti, questi falsi pfra-Jelli che noi. abbiamo^ombattuto in tutti i congressi di

lavoratori, hanno sostenuto unitamente ai moralisti ed agli economist! borghesi, che 1' uomo poteva essere libero e ch$ I'uomq poteva essere uomo anche restando appartato 4alla .society, affermando che la »societa era stata fondata \ per libero .cootratto di uomini anteriormente liberi. ' ^ Questa teoria, bandita da J. J. Rousseau, lo scrittore del secolo.scorso che ha fatto il maggior male, il sofista al quale si sono inspirati tutti i rivoluzionari borghesi,

quest* teoria rivela una ignoranza completa della natura, e della storia. Non £ nel passato e non £ nel presente che noi dobbiamo cercare la liberta delle masse, — & in un avvenire prossimo; e in quel prossimo domani che noi stessi dobbiamo preparare, con la potenza del nostro pensiero, della nostra volonta' e anche con quella delle nostre braccia. Prima di noi non c'e mai stato un libero contratto, ma c'£ stato solo brutalita, stupidita, ingiustizia e violenza — e oggi ancora, e voi lo sapete fin troppo bene, questo che dicono libero contratto, si chiama invece il patto della fame: schiavitu delle masse per fame e lo sfruttamento per fame da parte delle minoranze che ci divorano e ci opprimono.

Ed anche dal punto di vista della natura b falsa la teoria del libero contratto. L' uomo non crea la society di propria volonta: Egli vi nasce involontariamente. Egli £ per eccellenza un essere socievole. Nfc pu6 diventare un uomo, cioe un animale capace di pensare, parlare, e volere che in societa. Immaginate un uomo che la natura abbia dotata delle facolta piu geniali, abbandonato nella piu gioVane et& lontano da ogni consorzio umano, in' un deserto. Se egli non finisce miseramente, ci6 che e assai probabile, non sara altro che un bruto, una scim-mia priva di parola e di pensiero: nessuno pud pensare senza il linguaggio. Anche quando perfettamente isolati, voi vi trovate soli con voi stessi, se volete pensare dovete usare la parola; voi potrete avere egualmente bene delle immagini che rappresentino cose, ma appena vorrete ■pensare ecco che voi dovete servirvi della parola, perchfc le parole soltanto precisano il pensiero e danno alle rap^-presentazioni fugaci ed agli istinti, il carattere del pensiero. E non«£ primtf il pensiero della parola o la parola del pensiero; queste due forme di uno-stesso atto del cervello dell'uomo nascono insieme. Quindi impossibility di pensare senza parola. Ma che cosa & la parola? E' il mezzo che ha 1'individuo di.comunicare e di qonversare con molti altri individui. L' uomo animate si trasforma in essere umano, e cioe pensante, solo con questa conversazione e per mezzo di questa conversazione. La sua individuality in quanto umana, e la sua liberta sono percid il prodotto delle collettivita.

Solo col lavoro collettivo 1'uomo riesce ad etnanci-parsi dalla pressione tirannica che la natura esterna eser-cita su ognuno; perche il lavoro individuate, impotente e sterile, non saprebbe vincere mai la natura. 11 lavoro produttivo, quello che ha creato tutte le ricchezze e tutta quanta la nostra civilta e stato senjpre un lavoro sociale collettivo; solo che fino ad oggi esso e stato ingiusta-mente sfruttato da parte di alcuni individui a danno delle masse operaie. Alio stesso modo, l'educazione e 1' istru-zione c'te formano 1'uoino, questa educazione e questa istruzione della quale lor signori i borghesi sono cosi fieri,. esche essi spatidono con tanta parsimonia tra le masse popolari, sono anche esse il prodotto della societa tutta intera. 11 lavoro, e diro di piu, il pensiero istintivo del popolo le creano, ma fino ad oggi-le hanno create a solo profitto degli individui borghesi.

Anche in questo caso si tratta dello sfruttamento 'di un lavoro collettivo da parte di individui che nessun di-ritto hanno di fare monopolio del v prodotto.

Tutto quanto vi b di umano neU'uomo, e piu di ogni cosa la liberty, & il prodotto di un lavoro sociale, collettivo. L' essere libero in un isolamento as^oluto e una delle assurditi inventate dai teologi e dai metafisici, i quali hanno sostituito la societa degli uomini con quella della loro fisima, di dio. Ognuno, dicono, essi, si sente libero alia presenza di dio, del vuoto assoluto cioe del nulla; fc dunque la liberty del niente o meglio iHiiente di^liberti la 9ervitii. Dio, 1' invenzione di dio, e stata storicamente la causa morale o meglio immorale, di ogni servaggio.

• In quanto a noi che non vogliamo fantasmi,* e non vogUam© il rtulla iTia bcnsi la realty utpana, vivente, noi

riconosciamo che I'uomo non puo sentirsi e sapersi libero - e per conseguenza non puo realizzare la propria Iiberta -che in mezzo agli uomini. lo non sono libero che quando la mia personality riflettendosi come in tanti specchi.

nelle coscienze egualmente libere di tutti gli uomini che mi circondano, mi ritoma rafforzata dal riconoscimento di tutti. La Iiberta di tutti lungi dall'essere di intralcio alia mia come sostengono gli individualist, ne e invece la conferma, la realizzazione, 1'estensione infinita. Volere la Iiberta e Ja dignita umatia degli uomini tutti, vedere e sentire la mia Iiberta confermata, sanzionata e infinitamente estesa pel consenso di tutti, eccola la felicita, il paradiso umano sulla terra. ' * '

Ma una simile Iiberta non e possibile che nell' egua-glianza. Se un essere utnano gode di una liberty maggiore della mia, io divento per forza il suo schiavo; e se e la mia, la liberty piu grande, egli sara mio schiavo. L'egua-glianza £ dunque la condizione indispensabile per la Iiberta.

I borghesi rivoluzionari del 1793 1' hanno ben capita questa necessita logica. Ed e per questo che la parola tguaglianza occupa il secondo posto della loro formula rivoluzionaria: Liberty Eguaglianza, Fratellanza. Ma quale eguaglianza ? L' eguaglianza dinanzi alia legge, I'e-guaglianza nei diritti politici, Y eguaglianza come cittadjni ma non come uominT; perche lo stato non riconosce af-fatto gli uomini; egli non conosce che i cittaXiini. Per lo stato T'uomo non esiste che in quanto esercita, -oh supposto per una finzione che eserciti i diritti politici,

L' uomo che £ annientato dal lavoro obbligatorio, dalla miseria,'dalla fame; I'uomo che socialmente e oppresso, che economicamente esfruttato, schiacciato, e che soffre, non esiste per lo stato che ne ignora fa sofferenza' e la schiavitu economica e sociale, asservimento reale che si ceia sOtto I'apparenza. di una menzognera liberty politica.

- Questa eguaglianza e dunque politica ma ntfh socijik,

Voi tutti, sapete per esperienza, cari amici, quanto sia fallace questa pretesa liberta politica che non si basa sul-tteguaglianza economica e sociale. Ad esempio, in uno Stato molto democratico, tutti gli uomini che hanno rag-giunta la maggiore eti e che non sono stati colpiti da una condanna per reato comune, hanno il diritto e meglio hanno il dovere di esercitare tutti i loro diritti politici e dl occupare tutte le cariche alle quali potrebbe chiamarli la fiducia dei loro concittadini. II piu abbietto del popolo l'uomo il piu povero, il piu ignorante, pu6»e deve anzi esercitare tutti questi diritti ed occupare tutte queste cariche: possiamo immaginare una eguaglianza piu estesa di questa ? Si, perche egli deve ed egli puo solo legal-mente; ma in realta ci6 gli h impossibile. il suo, per l'uomo che appartiene alle masse popolari, e solo un po-tere facoltativo, e non potra mai diventare per lui una realU senza una trasformazione radicale delle basi econo-miche della societa, - e diciamola la parola senza la Rivoluzione sociale. Quindi tutti questi diritti esercitati dai popolo non sono infine che vana finzione.

Noi siamo stanchi di tutte le finzioni, e di quelle religiose e di quelle politiche. II popolo non vuole piu nu-trirsi di fantasmi e di fiabe. E' nutrimento che non in-grassa. Oggi egli vuole la realty. Vediamo percio quanto

per lui di reale nei diritti politic!.

Per occupare convenientemente. le cariche e sopra tutto. le piu alte cariche dello Stato, h necessario intanto possedere up alto grado di istruzione. E il popolo b as-solutamente privo di questa istruzione. Per colpa sua? ,No, per colpa delle istitulioni. II piu grande dovere per tutti gli stati vefamente democratici b quello di difondere nd p°P°l° a piene mani l'istruzione. Vi b stato uno solo tra I tanti Stati che l'abbia fatto? Non parliamo degli Stati monarchici che hanno tutto l'interesse a diffondere tra le masse il veleno del catechismo cristiano, e non l'istruzione, Ma parliamo degli Stati repubblicani e demo-cratici come gli Stati Uniti d'America e la Svizzera. Dob-biamo riconoscere che questi Stati hanno fatto pill di tutti gli altri per l'istruzione popolare. Ma hanno raggiunto lo scopo con tutta la loro buona volonta? e stato ad essi possibile di dare a tutti i fanciulli che nascono in seno a loro, una eguale istruzione ? No, non era possibile.

Per i figli dei borghesi istruzione superiore, per i figli del popolo istruzione primaria e in rari casi un po di istruzione secondaria. E perchfc simile differenza? Per una ragione assai semplice; gli uomini del popolo, i lavora-tori delle campagne e delle citt£, non hanno i mezzi di mantenere, vale a dire nutrire, vestire ed alioggiare, i loro figli, fin che durano gli studii. Per potere acquisttre una istruzione scientifica e necessario studiare fino a ventun anno e spesso anche fino a venticinque. Vi domando quali sono quei Iavoratori in grado di mantenere per cosi lungo tempo i loro figli ? Un simile sacrifirio h superiore alle loro forze, perchfc essi non hanno nfe capitali, ne propriety; perche essi vivono giomo per giorno col loro salario che e appena sufficiente a mantenere la loro fi-miglia.

E bisogna aggiungere, cari compagni, che voi Iavoratori delle Montagne, operai di un mestiere cne la produ-zione capitalista, lo sfruttamento capitalista, non ha ancora assorbito, voi al confronto siete ben fortunati. (1) Lavo-rando a piccoli gruppi nelle vostre officine, e spesso 1a-vorando anzi in casa vostra, voi guadagnate assai di piu che non si guadagna nei grandi stabilimenti industriali nei quali sono impiegati centinaia di Operai; il vostro & inoltre un lavoro intelligente, artistico e non abbrutisce

» . • ' (i) Le cose hanno'assai cambiato a Val di Saint - Imier dopo il 1871. L'industria dell' orologeria ^ entrata nella fase della grande produzionc; la maggk>r parte dcgli operai e delle operate impiegati a fabbricare orologi, oggi lavorano nelle officine e oelle mariifatture, t i lor* salari sonp assai diminuiti in rapporto a quelli di qa terapOt come quello fatto ad una macchina. E voi avete agii maggiori ed anche relativamente una maggiore liberty ; ed £ appunto per questo che voi siete piu istruiti, piu liberi e piu fortunati degli altri.

Nelle fabbriche immense costruite, dirette e sfruttate dai grandi capitali, e nelle quali non sono gli uomini ma le macchine, ad avere la parte piu importante, gli operai diventano per necessity miserabili schiavi, - tanto mise-rabili che quasi sempre sono costretti a condannare i loro piccoli figlioli, e gi& ad otto anni, a lavorare 12, 14, 16 ore al giorno, per pochi soldi. E non lo fanno certo per cupidigia, perchfc purtroppo vi sono spinti dal bisogno. Se nop facessero cosi non potrebbero mantenere le loro famigjte.

; Questa e l'istruzione che i lavoratori possono dare ai loro figlioli. Non credo di dover spendere altre parole per proyarvi, cari compagni, a voi che per esperienza lo sapete fin troppo che'fino a quando il popolo lav or era non per se, ma per arricchirq coloro che detengono la proprieta e la ricchezza, 1' istruzione che il lavoratore potra dare ai suoi figliuoli sari sempre inferiore a quella dei figli della borghesia.

Ed ecco perci6 una grande e funesta diseguaglianza sociale che necessariamente troverete alia base stessa del-Torg^nizzazione degli Stati: una massa forzatamente ignorante, e una mjnoranza privilegiata, che se non e sempre molto intelligente, & in confronto assai istruita. La con-ciusione t facile. La minoranza istruita governera eterna-mente le masse ignoranti. •

. ^ non si tratta solo di una diseguagliarfza naturale degli individui; ma e invece una diseguaglianza alia quale dobbiamo rassegnarci per forza. Vi k chi ha una costitu-zione piu felice di un altro, e c' e chi nasce con doti naturali di intelligenza e di volonta piu grandi diun altro. Agghingo subito che queste differenze non sono affatto COsTr^^ncJi coyht si dice. Anche tial punto di vista natu-rale, gli uomini sono presso a poco eguali, e le doti ed i difetti quasi si compensano in ciascuno. Sono due sole le eccezioni a questa legge dell'eguaglianza generate: gli uomini di genio e gli idioti. Ma le eccezioni non fanno la regola, e in generale possiamo dire che tutti gli indi-vidui umafii si equivalgono, e che se esistono differenze grandissime tra gli individui nella sotieta odierna, esse sono sorte dair ineguaglianze spavewtose di educazione e di istruzione e non naturalmente.

11 fanciullo dotato delle piu belle attitudini, ma nato in famiglia povera, in una famiglia di lavoratori che vi-vono giorno per giorno del loro rude lavoro, si vede condannato all'ignoranza che, ben lungi dallo svilupparle, uccide le sue facolta naturali: egli sara operaio o brac-ciante, e sara colui che manterra e nutrir& per forza i borghesL che per natura sono forse piu bestie di lui. II figlio delborghese invece, il fanciullo del ricco, perquanto sia nato bestia, ricevera 1' educazione e 1* istruzione neces-sarie per sviluppare il piu possibile le sue facolta; egli sara uno sfruttatore del lavoro altrui, il maestro, il legi-slatore, il governante, - un signore infine. E per quanto possa essere bestia, egli fara leggi a favore del popolo e contro il popolo, e governera le masse popolari.»

Si dira che in uno stato democratico il popolo sqe-gliera solo i buoni. - Ma come far& per riconoscere i buoni ? Egli non ha 1' istruzione necessaria per poter giudicare del buono e del caftivo, n£ ha il tempo neces-sario per imparare a conoscere gli uomini dei quali gli viene proposta 1'elezione. Inoltre questi uomini .vivono in una society diversa dalla sua; quando £ il momento delle elezioni ecco che esshvengono ad inchinarsi a Sua Maest& il popolo sovrano ; ma una volta eletti fanno ben presto a voltargli le spalle. ^ d'altronde per il fatto stesso che appartengono alia classe privilegiata,, alia classe: che sfrutta, per quanto siano eccellenti come padri di fkmi-glia e co^ne membri della loro classe, essi saranno setn-pre cattivi jDer il popolo; perche e troppo naturale clie essi cerchino di conservare i privilegi che costituiscono la base stessa della loro esistenza e che condannano il popolo alia servitu perpetua.

E perohfc il popolo non manderebbe degli uomini suoi, del popolo nelle assemblee legislative ed al govemo ? — Prima di tutto, perchfe gli uomini del popolo debbono vivere col lavoro delle loro braccia, non hanno la possibility di dedicarsi esclusivamente alia politica; e non po-tendolo fare, e restando percid quasi sempre appartati dalle questioni politiche ed economiche che si trattano in quelle alte regioni, finirebbero per essere sempre gli zimbelli degli avvocati e dei politicanti borghesi. Poi perchfc sar£ sempre sufficiente a questi uomini del popolo, di entrare a far parte del govemo, per diventare a loro volta dei borghesi molto spesso piu detestabili £ piu di-sprezzanti del popolo dai quale sono usciti, che non gli stessi borghesi di nascita.

Quindi vedete benissimo anche voi, che l'eguaglianza politica, sia pure negli stati piu democratici, non & che menzogna.. Altrettanto & dell' eguaglianza giuridica, del-Teguaglianza cio£ di fronte alia legge. La legge e fatta dai borghesi ad uso dei borghesi, ed £ esercitata dai borghesi a danno del popolo. Lo Stato e la legge che lo definisce, esistono solo per perpetuare la servitu del popolo a favore dei. borghesi.

D' altronde .voi lo sapete, che quando vi trovate lesi nei vostri interessi, nella vostra onorability, nei vostri diritti e volete fare un processo, per farlo dovete prima di tutto provare di essere in condizione di pagar le spese, depositando una certa somma. Ch£ se non siete in gradoi di depositarla non potete fare il processo. Ora il popolo,) la maggioranza dei lavoratori, ha la possibility di depositary somme presso i tribunali ? Quasi sempre no. E altera il ricco potr& insultarvi impunemente, perchfe per il popolo non c'fe giustizia.

K

E fino a quando non ci sara 1'eguaglianza economica e sociale, fino a quando una minoranza qualsiasi sar& in grado di diventare ricca, proprietaria, capitalista, non col lavoro proprio di ognuno, ma per credits, I'eguaglianza politica sara solo una menzogna. Sapete quale t la defi-nizione piu vera della propriety ereditaria ? Essa fc il diritto ereditario di sfruttare il lavoro collettivo del popolo e di asservire le masse.

Ecco cio che non avevano compreso gli eroi maggiori della Rivoluzione del 1793 : Danton, Robespierre, Samt-Just. Essi volevano la Iiberta e 1'eguaglianza politica, non quella economica e sociale. Ed e per questo che la liberty e 1'eguaglianza instaurate per mezzo loro hanno costituito e poggiato su, basi nuove il dominio dei borghesi sul popolo. 4

Essi han creduto di mascherare una tale contraddi-zione, aggiungendo come terza parola nella loro formula rivoluzionaria la Fratellanza. Fu ancora una volta una menzogna! Io lo domando a voi, se pud essere mai possibile la fratellanza tra sfruttati e sfruttatori, tra oppressi

ed oppressori! Come! Potrei farvi mandare a soffrire durante tutto un lungo giorno, e la sera dopo aver raccofto il frutto delle vostre sofferenze e del vostro sudore, la-sciandovi solo quel tanto che pud bastarvi per vivere, e dob per poter di nuovo sudare e soffrire a vantaggio mio domani, — la sera, potrei dirvi: abbracciamoci, siamo tutti fratelli !

E' proprio questa la fratelltnza della rivoluzione bor> ghese. ^

Noi pure, anche noi, vogliamo la Liberty, l'Eguaglianza, la Fratellanza. Noi vogliamo che esse cessino di essere .solo finzione e menzogna per diventare invece la verita, per costituire invece la realty!

Questo b il significato e lo scopo di quella che chia-miamo la Rivoluzione sociale.

E pu6 essere riepilogata con poche parole: La Rivo-luzione sociale vuole, e noi Jo vogliamo, che ogni uomo che nasce su questa terra, possa divenire un uomo nei senso piu largo della parola ; che egli non abbia solo il diritto, ma abbia anche tutti i mezzi necessari per svilup-pare tutte le sue attitudini, per eSsere pienamente libero e felicQ: nell'.eguaglianza e per la fratellanza. Ecco ci6 che noi tutti vogliamo, e per ottenere ci6, siamo pronti tutti a morire.

•Io vi domando, amici, una terza riunione e sara l'ul-tima, per potervi esporre completamente il mio pensiero.

Terza ed ultima eonferenza

Cari compagni,

Vi ho spiegato la volta passala, come la borghes^, senza averne essa stessa una coscienza precisa, salvo tWfe parte, forse un quarto, che lo sapeva, si sia servita del braccio potente del popolo durante la granae Rivoluzione del 1789-1793, per fondare sulle rovine del mondo feu-dale la sua potenza. Da allora e diventata la classe domi-nante. E si ha torto quando si crede che sia stasia nobilta emigrata ed i preti a fare il colpo di Stato rea-zionario del termidoro, che rovescid e uccise Robespierre e Saint-Just, e ghigliottino e deporto una quantity di loro partigiani. Senza alcun di^bbio molti dei membri di questi due ordini decaduti presero parte attiva all'intrigo, contenti di vedere cadere coloro che li avevano fatti^ tremare, tagliando teste senza piet&. Ma da soli non avreb-bero potuto fare niente. Spossessati dei loro beni, erano stati ridotti all'impotenza. Ma fu quella parte della bor-ghesia che si era arricchita acquistando i beni nazionali, o con le forniture di guerra, o maneggiando fondi pub-blici, e approftftando delle calamity pubbliche ed anche della bancarotta per riempire le saccocce, furono loro, questi virtuo^fssimi rappresentanti della morality e del-I'ordine pubblicg,- furorio loro i principali istigatori di-questa reazione. Essi furono caldeggiati e potentemente appoggiati dalla massa dei bottegai; razza che sar& sempre malefica e vile; che inganna e awelena. il popolo vett-

dendogli mcrci adulterate; che ha tutta. l'ignoranza del popolo senza averne la bontii di cuore; che ha tutta la vanity borghese senza avere le saccocce piene; vile durante le rivoluzioni diventa feroce durante le reazioni. Per essa non esistono tutte le grandi idee che fanno pal-pitare il cuore delle masse, tutti i grandi principii, tutti i grandi interessi dell'umanita. E non conosce nemrneno il patriottismo, oppure ne conosce solo la vanity e le fanfaronate.1 \

Nessun sentimento e capace di strapparla alle preoc-cupazioni del suo commercio, e ai miserabili crucci di vogni giorno. Tutti infatti hanno saputo, ed uomini di o^fe partito han confermato, che durante il terribile as-sedio di Parigi, - mentre il popolo combatteva e la classe dei ricchi faceva intrighi e preparava il tradimento che /tloveva mettere Parigi in mano ai Prussiani, mentre il proletariate generoso e le donne e i figli del popolo erano affamati, - i bottegai hanno avuto un solo pensiero, quello di vendere le loro merci, le loro derrate, e gli oggetti indispensabili al sostentamento del popolo, al • prezzo il piu alto possibile.

In tutta la Francia i bottegai hanno fatto lo stesso. Nelle citt& che i Prussiani hanno invaso essi hanno aperto le porte.'Nelle citt& che non furono invase essi si prepa-rarono per aprirle. Essi paralizzarono la difesa nazionale, e dovunque fu loro possibile, essi si opposero all'insur-rezione ed airarmamento del popolo che solo avrebbe potuto salvare la Francia. I bottegai nelle citt&, alia stessa stregua dei contadini nelle campagne, formano oggi l'e-sercito della reazione. 1 contadini potrannov e dovranno essere convertiti alia Rivoluzione, ma i bottegai mai.

Durante la grande Rivoluzione, la borghesia si era divisa in due gruppi; di questi uno, piccola minoranza, era la borghesia rivoluzionaria piu nota col nome generico di Giacobini. Non bisogna confonderli con quelli di oggi, i Giacobini del 1793. Quelli di oggi non sono che pallidi

fantasmi, aborti ridicoli, caricature soltanto degli eroi del secolo scorso. I Giacobini del 1793 erano grandi uomini; essi avevano il fuoco sacro, il culto della giustizia, della liberty e dell'uguaglianza. E non fu loro la colpa se non capirono meglio le parole che oggi ancora riassumonO tutte le nostre aspirazioni. Essi considerarono solo il loro aspetto politico e non purtroppo il senso economico e sociale. Ma ripeto che non fu loro la colpa, come non t oggi nostro il merito, se le comprendiamo meglio quelle parole.' L'umanita progredisce lentamente, troppo lenta-mente, purtroppo! e solo attraverso una serie di errori e di colpe e di esperienze crudeli che ne sono conse— guenza necessaria, gli uomini arrivano alia verjta. I Giacobini del 1793 furono uomini in buona fede, uomini che Un'idea inspiro, e che a quelia idea si consacrarono. Essi furono eroi! Che se non lo fossero stati non avreb-bero compiuto le grandi gesta della Rivoluzione. Noi possiamo e dobbiamo combattere gli errori teorici dei Danton, dei Robespierre, dei Saint-Just; ma anche com-battendo le loro idee errate, ristrette, esclusivamente bor-ghesi in economia sociale, noi dobbiamo inchinarci da-vanti alia loro potenza rivoluzionaria. Essi furono gli ultimi eroi della classe borghese che un tempo fu tanto feconda in eroi. *

Estranea a questa eroica minoranza, vi era poi la gran-de massa deFfe borghesia, sfruttatrice materiale, per la quale le idee e i grandi principi della Rivoluzione erano solo parole, che in tanto avevano valore e significato, in quanto potevano servire ai borghesi per riempire le loro saccocce cosi larghe e tanto rispettabili. vQuando poi i piu ricchi e percio i piu influenti tra loro, ebbero riem-pito. a sufficienza le loro talthe, in nome della Rivoluzione e servendosi della Rivoluzione, essi trovarono che la Rivoluzione aveva durato fin troppo, e che era tempo di finirla per ristabilire il regno della legge e dell'ordirtt pubblico. Essi abbatterono il comitato di salute pubblica,-assassinarono Robespierre, Saint-Just ed i loro amici, e stabilirono.il Direttorio, che fu I'incarnazione piu vera della depravazione borghese sul finire del secolo deci-njottavo, il trionfo e il regno dell'oro conquistato ed afrimucchiato col furto da qualche migliaio di individui.

Ma la Francia che non aveva ayuto il tempo di cor-' rompersi, e che palpitava ancora tutta per le nobili gesta della Rivoluzione, non sopporto a lungo questo governo. Due furono le proteste: una falli, l'altra trionfo. La prima se fosse riuscita, se avesse potuto riuscire, avrebbe salvato con la Francia tutto il rnondo; il trionfo della > • seconda inauguro invece il dispotismo dei re e la servitu dei popoli. Mi riferisco all'insurrezione di Babeuf, ed all'usurpazione del primo Bonaparte.

• L'insurrezione di Babeuf segna 1'ultimo .tentativo ri-voluzionario del secolo decimottavo. Babeuf ed i suoi amici, tutti erano stati gli amici di Robespierre e di Sain-just. Essi furono Oiacobini socialisti. Essi ebbero sempre il culto dell'eguaglianza, anche a detrimento della Iiberta. 11 loro piano fu molto semplice : fu quello di espropriare tutti i proprietari e tutti i detentori degli stru menti di lavoro e del capitale a favore dello Stato repub-blicano, democrattto e sociale, di modo che, diventando lo Stato l'unico proprietario di tutti i beni mobili ed im-mobili, e .di tutte le ricchezze, diventava Jhche l'unico ad utilizzarle, il solo ad essere padrone della societa; e poichfc sarebbe^stato provvisto dell'onnipotenza politica, sarebbe stato il solo ad impartire la stessa, educazione e la stessa istruzione a tutti i fanciulli, ed avrebbe obbligato gli adulti a lavorare ed a vivere secondo' eguaglianza e giustizia. Ogni autonomia coftiunale, ogni iniziativa individuate, in una parola iogni iiberta spariva soffocata da questo potere formidabile. La society tutta intera avrebbe aovuto presentare 1'aspetto di una uniformity monotona t forzata. li governo sarebbe stato eletto per suffragio

universale, ma una voita nominato esso avrebbe esercitato su tutti i membri della societa un potere assoluto.

/'La teoria dell'eguaglianza stabilita con la forza da! potere dello Stato, non e stata concepita da Babeuf. I pri-mi principi di questa teoria erano gia stati formulati pa-recchi secoli prima di Cristo, da Platone, nella Repubblica}r. opera nella quale questo grande pensatore dell'antichit& tento abbozzare il quadro di una societa fautrice di egua-glianza. I primi cristiani pfofessarono senza contestazioni possibili, un comunismo pratico, nelle loro associazioni che la societa ufficiale tutta quanta, perseguitava. Infine agli inizi stessi della Rivolu/ione reiigiosa, nel primo quarto del sedicesimo secolo, in Germania Tommaso Munezer ed i suoi discepoli tentarono per la prima volta di stabilire, e su basi assai larghe, l'eguaglianza sociale. La cospirazione di Babeuf fu la seconda manifestazione pratica della idea di eguaglianza tra le masse. Tutti questi tentatfvi compreso l'ultimo, dovettero fallire per due mo-tivi: prima di tutto p^che le masse non erano ancora afybastanza sviluppate per renderne possibile la realizza-zione; e poi perche in tutti'questi sistemi> l'eguaglianza veniva associata alia potenza, all'autorita dello Stato, e per conseguenza la liberta veniva esclusa. E noi lo >sap-piamo, amici cari, che l'eguaglianza e solo possibile con la liberta e per mezzo della liberty' non gia la liberty esclusiva dei borghesi, che e fondata sulla servitu dello masse, e che non e la Liberia ma il ;privilegio, ma la liberty universale di tutti gli esseri umani, che innalza tutti alia dignity di uomo. Ma noi sappiamo pure che questa liberta ^^solo possibile nell'eguaglianza. La ribellione non solo a teoria, ma pratica, contro tutte le istftuzioni e con-tro tutti i rapporti sociali derivanti da diseguaglianze; 1'istituzione poi dell'eguaglianza economica e sociale per mezzo della liberty di tutti: eccolo il nostro programma di oggi, che deve trionfare malgrado i Bismark, i Napo-leone, i Thiers e malgrado tutti i cosacchi deiraugusto

mio imperatore 1o czar di tutte le Russie.

La cospirazione di Babeuf aveva riunito intorno a se' tutti quei cittadini che ancora erano rimasti a Parigi, e quindi molti operai devoti alia Rivoluzione anche dopo le esecuzioni capitali e le deportazioni del colpo di Stato reazionario del termidoro.

Essa fall); molti furono ghigliottinati, ma parecchi riu-scirono a sopravvivere, e tra gli altri Filippo Buonarotti, uomo di ferro, carattere antico, tanto degno di rispetto che riusci ad essere rispettato dagli uomini di partiti piu opposti. Visse a lungo nel Belgio e vi divenne il ,princi-pale fondatore della society segreta dei carbonari comu-nisti; in un libro divenuto oggi assai raro, ha narrato questa lugubre storia, questa ultima eroica protesta della Rivoluzione contro la reazione, conosciuta col nome di congiura Babeuf.

L'altro atto di protesta della society contro la corru-zione borghese che s'era impadronrta del potere col nome di Direttorio, e che ho gte accenftata, b 1'usurpazione del primo Bonaparte.

Questa storia mille volte piu lugubre la conoscete tutti. Essa fu la prima inaugurazione del governo infame e brutale della sciabola, il primo schiaffo che lascio P im-pronta sulla guancia dell' umanita, vibrato nel principio di questo secolo da un insolente arrivista. Napoleone I. diventd un eroe per tutti i despota e nello stesso tempo fu militarmente il loro terrore. lm\ vinto, Iasci6 loro fu-iiesta eredita, il suo infame principio: il disprezzo dell'u-manita, tiranneggiata con la sciabola. ^

Non vi parler6 della Restaurazione. Fu un tentativo ridicolo di ridare vita e potere politico a due organismi avariati ed ormai decaduti: la nobilt<l ed i preti. Ci fu solo questo di nofevole durante la restaurazione, che la borghesia attaccata e minacciata nel suo potere, ritorp6 quasi rivoluzionaria. Nemica dell' ordine pubblico ogni qual volta questo ordine pubblico non h il suo, e ciofe tutte le volte che esso fissa e garantisce interessi di altri e non suoi, essa cospiro di nuovo. I signori Guizot, Per-rier, Thiers e tanti altri che sotto Luigi-Filippo si erano distinti come i piu fanatici e partigiani difensori di un governo di oppressione e di corruzione, ma borghese e percio perfetto ai loro occhi, tutte queste anime danna*e della reazione borgjiese, cospirarono durante la Restau-razione. E nel luglio 1830 trionfarono ed inaugurarono il regno del liberalismo borghese.

E' dal 1830 che data di fatto la dominazione esclusiva degli interessi e della politica borghese in Europa; e so-pra tutto in Francia, in Inghilterra, nel Belgio, nell'Olanda e nella Svizzera. Negli altri stati come la Germania, la Danimarca, la Svezia, l'ltalia, la Spagna ed il Portogalloj gli interessi borgnesi riuscirono a prevalere su tutti gh altri, ma non il governo politico dei borghesi. Non vi parlo del grande e misero impero di tutte le Russie che b ancora sottomesso al despotismo assoluto degli czar, e che veramente non possiede una classe politica intermedia, non ha un organismo politico borghese, ma ha invece da una parte il mondo ufficiale, una organizzazione militare, poliziesca e burocratica per soddisfare i capricci dello czar; e dall'altra il popolo, e cioe decine di milioni di esseri umani che lo czar ed i suoi funzionari divorano. In Russia la Rivoluzione verra direttamente dal popolo, come ampiamente l'ho dimostrato in un lungo discorso che ho detto qualche anno fa a Berna e che vi far6 avere al piu presto. E nemmeno, vi parlo di questa infelice, eroica Polonia, che seguita a dibattersi ed b sempre di nuovo soffocata, ma mai finita, dagli artigli di tre aquile infami: quelle dell'impero di Russia, dell'impero d'Austria, e del nuovo impero di Germania ^ rappresentato dalla Prussia. In Polonia come in Russia manca una classe media; da una parte vi b la nobilti, burocrazia creditaria serva dello czar in Russia, e dominante una volta ma oggi disorganizzata in Polonia; dall'altra il contadino as-servito, divorato ed oppresso non piu dai nobili oggi, che-lianno perso il potere, ma dallo stato, dai suoi in-numerevoli funzionarii e dallo czar. E nemmeno vi diro dei picpli Stati di Svezia e di Danimarca che solo dopo ' il 1848 sono diventati realmente costituzionali, e che sono percio in arretrato rispetto alio sviluppo generale di Eu-rdpa; e- rioh parlerd nemmeno della Spagna e del Porto-gallo dove il movimento industriale e la politica borghese sono stati cosl a lungo paralizzati dalla duplice autorita del clero e deil'esercito. Tuttavia debbo osservare come la Spagna che ci sembrava tanto arretrata, .ci presenti oggi una fra le piu belle organizzazioni tra quante esi-stono nel mondp, dell'Associazione internazionale dei la-voratori.

Mi soffermero alquanto sulla Oermania. La Oermania dai 1830 in poi ci ha presentato e continua a presentare i! .quadro strano di un paese nel quale predominano gli interessi della borghesia, ma nel quale 1'autorita politica non appartiene alia borghesia, ma alia monarchia assoluta, rche sotto la maschera della costituzionalita e militarmente e burocraticamente organizzata e servita sol tanto dai nobili.

E' in Praticia, in Inghilterra e nel Beigio sopratutto t che occorre studiare il govemo borghese.

' E dopo 1'unificazione dell' Italia sotto lo scettro di Vittorio Emanuele, possiamo studiarlo anche in Italia. Ma dove £ meglio caratterizzata e nella Francia; percio b in Francia che in special modo lo considereremo. - v

Dopo il 1830 il principio borghese ha avuto ampia liberty di manifestarsi nella letteratura, nella politica e nel-T economia sociale. Pu6 riassumersi con una sola parola: 1' individualismo.

Interido per individualismo la tendennza che, - consi-derando tutta la society e la massa degli individui come ^ degti estranei, dei ri^ali, dei concorrenti come dei ne-mici naturali insomma, coi quali ognuno b costretto a yivere, ma che impediscono il cammino - spinge Pindi-viduo a conquistare ed a stabilire il proprio benessere, la propria prosperity la propria felicita malgrado tutto, a detrimento e alle spalle di tutti gli altri. E' una,corsa a chi arriva prima*, un si salvi chi pud generale, nel quale ognuno cerca di arrivare il primo. Guai a chi si ferma; esso viene sorpassato. Guai a quelli che stanchi di fatica cadono lungo la strada: essi son subito schiacciati. La concorrenza non ha cuore, non sente pieta. Guai ai vintif Naturalmentc in questa lotta debbono commettersi infiniti delitti; senza contareche tutta questa lotta fratricidia e un delitto continuo contro la solidarieta umuna, che £ la'sola base possibile di ogni morale. Lo Stato che si dice sia il rappresentante ed anzi il tulelatore della giustizia, non impedisce che questi delitti vengano perpetrati, ma invece li perpetua e .11 legalizza. Cio che esso rappresenta, cio che esso difende, non e la giustizia umana, bensl la giustizia giuridica la quale1 altro non e 'che la consacrazione ■ del trionfo dei forti sui deboli, dei ricchi sui poveri. Lo Stato si limita a chiedere che questi delitti vengano com-messi secondo la legalita. Perche io posso rovinarvi, op-primervi. uccidervi, purche lo faccia legalmente. Altrimenti vengo dichiarato criminale e trattato come tale. Ecco il significato di questo principio, di questa parola: indivi-dualismo.

Ed ora vediamo come si e manifestato questo principio nella letteratura creata- dai Victor Hugo (1) dai Dumas, dai Balzac, dai Jules Janin e da tanti altri autori di volumi e di articoli di giornali, che dopo il 1830 hanno inondato 1'Europa, portando ovunque la depravazione, risvegliando I'egoismo nel cuore dei giovani dei due sessi, e purtroppo anche nel popolo. Prendete un ~ romanzo qualsiasi: accanto ai grandi e falsi sentimenti, accanto alle belle parole cosa trovate? Sempre la stessa cosa. Un giovane fc povero, oscuro, sconosciuto; ho per6 ogni sorta di ambizioni e di desiderii. Egli varrebbe vivere in un palazzo, mangiare tartufi, bere ^champagne, scorai-zare e dormire con una belia m^rchesa. dopo un se-guito di eroici tentativi e di awenture straordinarie vi riesce mentre tutti gli altri periscono. Eccolo 1'eroe: e rindividualismo puro.

Passiamo alia politica. Come vi si manifesta questo principio ? Si cjice che le masse hanno bisogno di essere condotte per mano, governate; che esse sono incapaci di fare senza un govemo, che esse non sono capaci di go-vernarsi da sole. Chi le governera? Non vi debbono piu essere privilegi di classe. Tutti hanno il diritto di giun-gere alle piu alte cariche sociali. Solo per arrivarvi, oc-corre essere intelligent! ed abili; bisogna essere forti e fortunati; infine bisogna sapere e poter riuscire a dispetto di, tutti i rivali. Ecco un'altra gara di corse: saranno gli individui abili e forti che governeranno le masse.

Ed ora consideriamo lo stesso principio nella questione economica, che e infine quella che maggiormente importa, 'Ci dicono gli economisti borghesi che essi sono partigiani di una liberty senza limiti per gli individui, e che la con correnza fe la condizione necessaria di questa liberta. Vediamo come e questa liberta. fc innanzi tutto una pri ma d^manda : E' il lavoro separato, isolato, quello che ha prodotto e che continua a produrre tutte le meravigliose ricchezze delle quali si gloria il secolo nostro ? Noi sap-piamo che non £ cosi. II lavoro isolato degli individui sarebbe a malapena sufficiente a nutrire e vestire un piccolo numero di selvaggi; ma una grande rtazione non diventa ricca e non puo vivere, che col lavoro collettivo solidamente organizzato. E poich£ il lavoro che produce ricchezza b un lavoro collettivo, sembrerebbe logico, non fc vero ? Che anche il godimento di queste ricchezze fosse tale. Ed h proprio cio che non vuole e respinge con ©dio 1'economia borghese. Essa vuole che gli individui ne fruiscano . isolatamente. Ma quali individui ? Forse tutti? Oh, no! Essa vuole che ne godano i forti, intel-ligenti, gli scaltri ed i Ibrtunati. Ah .si! sopra tutto i ifor tunati. Perche nella sui organizzazione sociale,, e in con-formita della legge di ereditarieta che ne e la base principal, nasce una minoranza di individui piu o meno ric-chi e fortunati, e nascono dei milioni di esseri umani diseredati e infelici.

La societa borghese dice allora a tutti questi individui: Lottate, disputatevi il premio, il benessere, la ricchezza, il potere politico. I vincitori saranito felici. Ma almeno.in questa lotta vi e eguaglianza ? Niente affatto. Oli uni, il numero piu piccolo, sono armati di tutto punto, forti dell' istruzione e della ricchezza ereditate, mentre i milioni di uomini del popolo si presentano sull'arena quasi nudi, cop I'ignoranza e la miseria che hanno ereditato. Quale puo essere il risultato .di questa concorrenza che essi dicono libera! 11 popolo soccombe, e la borghesia trionfa ed il proletariate e costretto a lavorare come un galeotto per il suo eterno vincitore, il borghese.

II borghese ha un' arina contro la quale il proletariato non avra mai la possibility di difendersi fino a che questa arma il gapitale - che oggi in tutti i paesi civili e di-ventato il principale impuiso per la produzione industriale - sara rivolta .contro di lui.

II capitale, come oggi e costituito, non opprime solo il proletariato, ma rovina, espropria e riduce alia miseria una infinite di borghesi. La causa di questo fenomeno/ che la media e la piccola borghesia non capiscono quanto £ necessario, se addirittura non 1'ignorano, £ tuttavia semplicissima. In seguito alia concorrenza, a questa lotta a morte che grazie alia Iiberta conquistata dal popolo a favore dei borghesi- impera oggi nei commereio e nei- ' 1' industria, tutti i fabbricanti sono costretti a vendere i loro prodotti, o meglio i prodotti dei lavoratori che essi <sfruttano, al prezzo il piu basso possibile. Sapete per. ^esperienza come oggi i prodotti piu cari vengono inJ -quantita sempre maggiore;. eaclusi dal mercato per opera dei prodotti a buon mercato, anche se questi sono assai meno perfetti di quelli. Ecco quindi una prima funesta conseguenza di questa lotta intestina nella produzione borghese. Essa mira per necessita a sostituire i prodotti buoni con dei prodotti mediocri e quindi i s lavoratori abili con dei lavpratori mediocri. Essa diminuisce con-temporaneamente la quality dei prodotti e quella dei produttori.

. In questa concorre'nza, in questa lotta per il prezzo piu basso, i grandi capitaii debbono di necessita distrug-gere i piccoli, ed i grossi borghesi debbono rovinare i piccoli. Poichfe una fabbrica molto grande pu6 natural-mente confezionare i suoi prodotti e metterli in vendita a miglior mercato di una fabbrica piccola o media. Per istituire una grande fabbrica occorre un grande capitale naturalmente, ma in proporzione a quello che essa pud produrre, viene a costare molto meno di una fabbrica piccola o media: 100,000 lire sono •piu di 10,000 lire, ma. 100,000 lire impiegate in quella fabbrica danno il 50 per cento, il 60 per cento, inentre le 10,000 lire impiegate alio stesso modo daranno solo il 20 per cento. II grande fabbricante fa economia nella costruzione, nelle materie prime, nelle macchine; inoltre impiegando un numero di operai molto piu grande che non il piccolo o il medio fabbricante, egli economizza, e guadagna anche ton una migliore organizzazione e una piu grande sud-divisione del lavoro. In breve, con 100,000 lire tutte in sua mano, e spese per costruire ed organizzare uha sola fabbrica, il grande fabbricante produce molto di piu di died piccoli fabbricanti che impieghino 10,000 lire cia-scuno; di modo che, se ognuno di questi realizza sulle sue 10,000 lire un beneficio netto di 2000 lire, tanto per -un esempio, il fabbricante che costruisce ed organizza la grande fabbrica che gli costa 100,000 lire/ guadagna suv ognuna delle 10,000 lire, 5000 o 6000; vale a dire che < in proporzione egli produce una quantita assai piu grande di merci. Producendo molto di ^piu, egli puo vendere quindi i suoi p^dotti a un prezzo molto minore che nofi

i medii o i piccoli fabbricanti; e vendendo a minor prezzo obbliga anche i piccoli ed i medii'fabbricanti ad abbas-sare i loro prez-zi, perche altrimenti i loro prodotti non verrebbero acquistati. E poiche la produzione di uno stesso prodotto viene a costare a questi molto di piu che non ai grandi fabbricanti, vendendo alio stesso prezzo del grande fabbricante essi si rovinano. Avviene cosi che i grandi capitali uccidono i piccoli capitali, e alia loro volta. i grandi capitali vengono uccisi se ne incontrano dei piu grandi di loro.

E questo e cosi vero, che oggi i grandi capitali Hanno tendenza ad associarsi per costruire dei capital! mostruo-samente potenti. Lo sfruttamento commerciale ed indu-' striale per mezzo delle societa anonime, comincia oggi a sostituire nei paesi maggiormente industrial^ in lnghil-terra, nel Belgio, tiella Prancia lo sfruttamento operaio' dai grandi capitali isolati. E a mano a mano cresce la civilta e la ricchezza nazionale dei patsi piu progrediti, a mano a mano aumenta la ricchezza dei grandi capita-listi, ma ne diminuisce il numero.

Una quantita di medii borghesi si vede spinta tra la piccola borghesia, e tnolti, moltissimi piccoli borghesi si vedono spinti inesorabilmente nel proletariato, nella mi-seria.

E' un fatto incontestabile, comprovato dalle stati-stiche di tutti i paesi e dalla dimostrazione la piu rigo-rosamente matematica. Nell'organizza^ione economica della society attuale, 6 legge inesorabile, questo impoverimento graduale della grande massa della borghesia a beneficio di un numero ristretto di grandi capitalist!; e contro di essa non v' & altro rimedio che la JRivoluzione sociale. Se la piccola borghesia fosse sufficentemente intelligente e avesse abbastanza buon senso per capirlo, da molto tempo si sarebbe associata al proletariato per poter conipiere questa Rivoluzione. Ma la piccola borghesia e general-mente molto bestia; la sua stupida vanita ed il suo egoi-smo otteriebrano il suo spirito. Essa non vede nulla, non capisce nulla, e schiacciata da una parte della grande borghesia, e dall' altra da quel proletariat che essa di-sprezza e detesta tanto quanto teme, essa si lascia tra-scinare nel precipizio.

Le consegucnze di questa concorrenza borghese sono disastrose per il proletariato. Forzati a vendere i loro prodotti - meglio i prodotti degli operai che essi sfrut-tano - al piu basso prezzo possibile, i fabbricanti devono per necessity pagare agli operai i piu bassi salari possi-bili. Ne consegue che essi non possono piu pagare 1' a-bilita, il genio dei loro operai. Essi devono cercare invece quel lavoro che si vende ed e obbligato a vendersi al prezzo piu basso. Ora, poiche sono le donne ed i fan-citilli che si contentano di'un salario minore, ecco che di preferenza agli uomini essi impiegano donne e fan-ciulli; e preferiscono i lavoratori mediocri ai lavoratori, abili, a meno che questi non si accontentino del salario che viene corrisposto agli operai meno abili, alle donne ed ai fanciulli. E' stato provato e riconosciuto da tutti gli economist borghesi, che la misura del salario dell'o-peraio k sempre determinato dal costo del suo manteni-inento giomaliero: cosi se un ,operaio potesse trovare alloggio, nutrirsi e vestirsi con una lira algiorno, il suo salario scenderebbe subito a una lira. E cio per una ra gione molto semplice: e che gli operai, spinti della fame, sono obbligati a farsi concorrenza tra loro . "e che il fab-bricante. impaziente di arriccliire piu presto sfruttando il loro lavoro, ed obbligato a sua volta dalla concorrenza borghese, a vendere i suoi prodotti al piu basso prezzo possibile, preferira naturalmente prendere gli operai che gli daranno.il maggior numero di ore di lavoro per il salario minore.

Non £ soltanto logica deduzione, ma e un fatto che avviene ogifi giorno in Inghilterra, iti Francia, nel Belgio, in Germatiia e in quelle locality della Svizzera nelle quali

ha preso piede la grande industria, 1' industria sfruttata nelle grandi fabbriche dai grandi capitali. Nella mia ultima conferenza ho detto che siete operai privilegiatK Quantunque siate ancora ben lontani dai vedervi corri-sposto integralmente in salario il valore della vostra pro-duzione giornaliera, quantunque siate anche voi sfruttati dai vostri padroni, tuttavia in confronto agli operai dei grandi stabilimenti industrial! voi siete pagati abbastanza bene, avete qualche agio, siete liberi e siete felici. Mi af-fretto a riconoscere che avete ancora piu inerito per essere entrati a far parte dell' internazionale, e per essere diventati membri devoti e zelanti di questa immensa as-sociazione di lavoro che deve emancipare i lavoratori del mondo intero. Cid e nobile e generoso da parte vostra. Voi provate cosi di non pensare solo a voi, ma anche a quei milioni di fratelli che sono molto piu oppressi e molto piu infelici di voi. E sono contento di potervi ren-ilere questo omaggio.

Contemporaneamente voi fate non solo un atto di ge-nerosa e fraterna solidarieta, ma anche, e lasciate che ve lo dica, un atto di previdenza e di prudenza; voi agite non solo per gli infelici vostri fratelli delle altre Industrie e degli altri paesi, ma anche se non per voi, almeno per i vostri figliuoli. Se non propib in modo assolnto, relativamente almeno voi siete ben pagati, libeii e felici. Perche lo siete ? Per la semplicissima ragione che il ca-' pitale non ha ancora invaso la vostra industria. Ma voi non credete certo che sari sempre cosi. Per una legge che gli e inerente, il grande capitale e fatalmente portato a invadere ogni campo. Maturalmente ha cominciato a sfruttare quei rami del' commercio e dell' industria che gli permettevano i piu grossi gua^agni, e quelli natural-mente, dei quali era piu facile lo sfruttamenfo; ma dopo, averli sfruttati a sufffcienza, e per la concorrenza che in questo sfruttamenco si fa da s^ stesso, finira/tiecessaria^-mente per rivolgersi a quei rami che fino ad oggi nor> ha ancora toccati. Forse oggi non si fanno abiti, scarpe e Mcrletti a macchina? Credetelo pure che presto o tardi e senza dubbio- presto assai, anche gli orologi verranno costruiti a macchina.

Le moile, gli scappamenti, la cassa, i! pozzetto, la pulitura, !a fabescatura, e l'incisione verranno fatte a macchina. I prodotti non saranno cosi accurati ed altret-tanto artistici come quelli che escono dale vostre abili mani, ma costeranno assai meno, e troveranno piu com-, pratori che non i vostri prodotti piu perfetti, si ma che riniranno per essere esclusi dal mercato. E allora se non voi i vostri figli, si troveranno altrettanto schiavi e infelici quanto lo sono oggi gli operai dei grandi stabilimenti industriali. Vedete dunque che lavorando per i vostri fratelli, gli operai infelici delle grandi Industrie degii altri paesi, voi lavorate anche per voi o per lo meno per i vostri figliuoli.

Voi lavorate per l'umanita. La classe operaia e diven-tata oggi 1' unica rappresentante della grande, della santa causa dell'umanita. L' avvenire e oggetto dei lavoratori: dei lavoratori delle campagne, dei lavoratori delle fabbri-che, dei lavoratori delle citta. Tutte le classi che sono at di sopra, gli eterni sfruttatori del lavoro delle masse ope-raie, e nobilta, e clero, e borghesia, e la miriade di fun-zionarii militari e civili che rappresentano 1' ingiustizia e il potere malefico dello Stato, sono classi corrotte, colpite da impotenz^, incapaci ormai di comprendere e di voiere il bene, e solo buone a fare il male.

H clero e la nobilta sono stati smascherati e vinti nel 1793. La Rivoluzione del 1848 ha smascherato la borghesia e ne ha rivelato l'impotenza e la *nalvagita. Durante le ffiornate di giugno, nel 1848, la classe borghese ha pale-seraente rinunciato alia religione dei p'adri suoi: a questa religione rivoluzionaria che aveva avuto come principii e come basi la liberta, 1'eguaglianza e la fratellanza. E ap-pena il .popolo prese sul serio 1'eguaglianza e la liberty

la borghesia che puo esistere solo con lo sfruttamento, con 1'ingiustizia economica cioe e con la servitu sociale, si £ gettata alia reazicne.

Quegli stessi traditori che oggi ancora una volta vo-gliono la rovina della Francia, i Thiers, i Jules Favre, e la grande maggioranza delPassemblea nazionale, nel 184S hanno lavorato perche trionfasse la reazione piu immonda proprio come fanno anche oggi. Essi avevano cominciato per portare alia presidenza Luigi Bonaparte, e piu tardi hanno distrutto il suffragio universale. II timore della Rivoluzione sociale; P orrore che essi hanno per P egua-glianza, la coscienza dei propri delitti, la paura della giustizia. popolare, Avevano gettato questa classe decaduta, una volta tanto jntelligente e tanto eroica ed oggi stupida e vile, nelle braccia della dittatura di Napoleone III. E ne hanno avuto per diciotto anni consecutivi, della dittatura militare. Non bisogna credere pero che lor signori i borghesi si sieno trovati poi molto male. Quelli di loro che vollero fare gli osfinati, e che giuocarono col libera-lismo in modo troppo evidente ed incomodo per il go-verno imperiale, furono naturalmente allontanati ed op-pressi. Ma tutti gli altri, quelli che lasciarono al popolo ie baie della politica, e pensarono esclusivamente e nel modo piu serio, al piu grande inferesse della borghesia> e cioe a sfruttare il popolo, quelli furono potentemente protetti ed incoraggiati. E vennero loro'concessi, per sal-varne la riputazione, tutte le apparenze della liberta. Non esisteva forse anche sotto l'impero una assemblea legisla-tiva regolarmente eletta a suffraggio universale? Tutto and6 quindi a seconda dei voti dei borghesi. E vi fu un sol punto oscuro: Pambizione di conquista del sovrano che trasciifcva per forza la Francia in spese rovinose, e che fini con Pannichilire il suo potere. Ma non era accidental questo punto nero, bensi una inevitable necessity del sistema.

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• Un governo dispotico, anche quando ha le apparenze della liberta, deve per forza appoggiarsi all' armata; ed ogtii grande esercito permanente esige prima o poi, ne-cessariamente, una guerra all'esterno, perche la gerarchia militare e essenzialmente inspirata dall' atnbizione: ogni maggiore vuol diventare colonnello ed ogni, colonnello vuole essere generale; in quanto ai soldati sistematica-mente depravati nelle caserme, non sognano che i nobili piaceri della guerra: massacrare, saccheggiare, rubare, violentare, - a prova: le prodezze dell'esercito Prussiano in Francia. Ebbene, se tutti questi nobili desiderii sapien-temente e saggiamente alimentati ne! cuore degli ufficiali € dei soldati, restaho a lungo senza essere appagati, ina-^ spriscono I'esercito e lo volgono al rnalcontento e dai malcontento alia rivolta. Ecco dunque che diventa neces-sario fare la guerra. Tutte le spedizioni e le guerre , che Napoleone III. ha intrapreso, non sono stati solo capricci personali come oggi pretendono lor signori i borghesi: ma sono stati -una necessity del sistema imperialista e de-spotico che essi stessi' avevano creato Jper timore della Rivoluzione sociale. Sono state le classi privilegiate, l'alto e il basso clero, la nobilta decaduta, e infine, e piu di tutta questa rispettabile, onesta e virtuosa borghesia, al pari di tutte le altre classi e piu di Napoleone III. stesso, la causa delle orribili sciagure che hanno colpito la Francia. v E tutti voi avete potuto vedere, o compagni, che per difendere questa Francia disgraziata, in tutto il paese non si £ trovato che una sola massa, quella degli operai ■della citta, proprio quella che la borghesia aveva tradito. e lasciato alia 'merc£ dell' Impero e che 1' Itnpero aveva poi sacrificato alio sfruttamento borghese. In tutto il suo vasto territorio solo i generosi lavoratori dell^ fabbriche •e, delle citta furono a volere la sommossa popolare per la salvezza della Francia. I lavoratori delle campagne, i contadini, demoralizzati ed istupiditi dall'educazione reli-giosa che era stata loro impartita dai tempo <di Napoleone

1. fino a quel giorno, presero partito* p^r i prussiani e per la reazione contro la Francia. Si sarebbe potuto spro-narli alia Rivoluzione ; in un opuscolo che molti hanno letto; intitolato: "Lettere ad un Francese,, , ho esposto i mezzi che sarebbe stato necessario impiegare per trasci-narli alia Rivoluzione. Ma per farlo occorreva innanzl tutto che le citta si fossero ribellate ed organizzate rivo-luzionariamente. Questo gli operai 1' anno voluto; e in molte dUk della Francia meridionale, a Lione, a Marsi-glia, Montpellier, Saint-Etienne, Tolosa hanno anche ten-tato di farlo. Ma ovunque essi furono impedlti e paraliz-zati dai radicali borghesi in nome della Repubblica, che i borghesi in nome di questa stessa Repubblica, che i borghesi diventati repubblicani solo per timore di popolo, e Gambetta, e quel vecchio peccatore di Jules Fa-vre, e Thiers la volpe infame, e tutti i Picard, i Ferry, i Jules Simon, i Pelletan e tanti e tanti altri, e proprio in nome della Repubblica che hanno assassinato la Repubblica e la Francia.'

La borghesia e stata giudicata. Essa che e la classe piu ricca e piu numerosa della Francia, — ove beninteso non si consideri la massa del popolo, — avrebbe ben potuto se lo avesse voluto, salvare la Francia. Ma per fare questo avrebbe dovuto sacrificare il proprio denaro, e la vfta, ed avrebbe dovuto confidarsi con franchezza al proletariato come avevano fatto i loro antenati, i borghesi del 1793. Ma essa voile Sacrificare il proprio da-naro ancora meno della propria vita, e preferi che la Francia venisse conquistata dai Prussiani piuttosto che vederla salvata da una Rivoluzione di popolo.

La questione tra gli operai delle citta e la borghesia venneposta in termini ben chiari. Gli operai dissero: Noi fare/no piuttosto saltare le nostre case, che vedere le nostra citty in mano ai Prussiani. E i borghesi nsposero: Noi apriremo piuttosto le porte delle nostre cftte ai Prussiani pur di non permettervi di fare disordini pubblici; noi le

nostre case vogliafno conscrvarle ad ogni costo, anche se dovessimo baciare il culo a lor signori i Prussian!.

E notate che oggi sono gli stessi borghesi, che osano insultare la Comune di Parigi; questa nobile Comune, che tiene alto 1'onore della Francia, e che, sperianiolo, salvera insieme con la Francia anche la liberta del mon-do; sono proprio gli stessi borghesi, che oggi l'insultano; e in nome di che cosa ? — in nome del patriottismo.

Invero questi borghesi hanno la faccia di bronzo 1-Sono giunti ad un tale grado di jnfamia, che han finito per perdere ogni sentimento di pudore. Essi non sanno che sia vergogna, Prima di essere morti sono gik putridi.

E non h. solo in Francia *he la borghesia e imputri-dita, che non ha piu moralita, che non ha piu uitelligen-za; e cosi in tutta Europa; e in tutti i paesi di Europa il proletariato soltanto, ha conservato il fuoco sacro. Lui' solo oggi tiene alto il vessillo dell' umanita.

Quale e la sua divisa, la sua morale, la sua base? La solidarieta. Tutti per uno ed uno per tutti. . questa la divisa ed il principio della nostra grande Associazione internazionale, che, sorpaSsando le frontiere degli stati ed abolendo cosi "gli stati, mira ad unire i lavoratori del mondo intero in una unica famiglia umana, basata sul lavora egualmeute obbligatorio per tutti, in nome della liberta di ognuno e di tutti.

Si, o compagni carissimi, voi operai, solidariamente coi fratelli vostri lavoratori di tutto il mondo, avete oggi ereditato la grande missione deH'emancipazionedeiruma-niti. Ed avete anche un coerede, lavoratore come voi, sebbene in condizioni diverse dalle vostre. Esso £ il con-tadino. Ma il contadino" non ha ancora coscienza della grande missione che ha il popolo.

Esso e stato awelenato ed h ancor oggi avvelenato dai prcti/ e, senza che |se ne avveda, servtf di strumento jHa reazione. Voi dovete illuminarlo, voi dove^p salvarlo,

suo malgrado, trascinandolo con voi e spiegandogfl cid che significa la Rivoluzione sociale.

In questo momento, e sopratutto in principio, gli'ope-rai dell industria non debbono e non possono contare •che su loro stessi. Ma se vorranno potranno essere oni-potenti. Solo debbono ^jvolerlo seriamente. E per realiz-. zare questa volonta non hanno cht due modi. Uno con-siste nel fissare nei loro singoli gruppi dapprima e poi

tra i vari gruppi, yna vera, fraterna solidarieta, non solo a parole, ma a fatti; non solo nei giorni di festa, di con-feretiza o di bicchierata, -ma nella vita di tutti i giorni. Ogni metnbro dell'internazionale deve potersene accorgere, deve essere convinto che tutti gli alt'ri membri sono suoi fratelii.

L'altr6 modo e quello dell' organizzazione rivoluzio-naria; 1' organizzazione in previsione dell' azione. Se i moti popolari di Lione, di Marsigjia e di altre citta di Francia sono falliti, & perchfc non erano organizzati. Posso dunque parlarvene con completa conoscenza di causa per-che vi ho partecipato e sofferto.

E se oggi la Comune di Parigi si sostiene cosi yalo-rosamente, e perche durante 1'assedio gli operai si sono organizzati a dovere. Non b a torto che i giornali borghesi accu6ano I'internazionale di aver prodotta la magnifica insurrezione di Parigi

SI, siamo .fieri di dire che sono stati i nostri fratelii dell' internazionale che col loro perseverante lavoro hanno organizzato il popolo di Parigi, ed hanno" reso possibile la Comune di Parigi.

Cerchiamo dunque di essere buoni fratelii, o compa-gtii, ed organizziamoci. E noncredete di essere alia fine della Rivoluzione; noi siamo appena al principio. La Rivoluzione b ormai per molte decine di anni all' ordine del giorno. Essa prima o poi verrk a trovarci; preparia-moci dunque, rendiamoci migliori, diventiamo piil posl-tivi e meno parolai, ciarliamo meno, beviamo meno, e facciamo meno feste. .Stringiamo la cintola, e preparia-moqi come si deve a questa lotta che dovrA salVare tutti i popoli, che dovra emanciparel'umaniti.

Viva la Rivoluzione sociale! Viva la Comune di Parigi!

FINE

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