BTBLIOTECA DRL PESTSIERO — 15

LiUDOVlCO CflMINlTA

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Con prefazione di Guido Podrecca

Seconda Gc/iziorje

CLIIETI

T1 POOR API A KDITRICK 0. DI SC1ULLO

1900.

Le piilicaini della Tipografia Editrice

C. DI 5CIULLO

CHIETI

trovansi in vendiia presso V amministra-zione editrice libraria « ILt PEJ^SIE^O >

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L» EDITORC

aceetta pubblicazioni di scienze social!.

IiUDOVlCO CfltflfllTA

m 6 la Religione

Con prefazione di Guido Podrecca

Seconder •Gdizioqe

GIIIETI

TIPOOUAFIA. EDITRICE C. DI SCIULLO

1906.

DELLO STESSO AUTORE:

L' Idea cammina! dramma in tre atti con prefazione di R. Fazio- ............ . L. i.oo

Versi............... » 0.25

A G. L. V,

DEMOCRATICO CR1STIANO QUESTO MODESTO SCRITTO OFFRO

AL LETTORE:

A pagina 26 at quarto rigo dell' ultimo capoverso: A lesson-dro VI fa bruciare Giovanni I fuss e non Giordano Bruno; Clementc VIII fa bruciare vivo Giordano Bruno.

iPREFAJZIONE

« Sc die non csistc, chi fece I'uomo, chi fece gli animali, chi fece il mondo, chi fece Tuniverso?

« Dal nulla nasce nulla; quindi, sc non si vuol negare I'universo, bisogna ammettere 1'esistenza dell'autore chc lo ha creato

Sarebbe bastato rispondere con una ritorsionc banale:

Se dal nulla nasce nulla, come nacque iddio?

Invcce — alia domanda abbastanza volgare di un demo-cratico cristiano — Ludovico Caminita risponde con un volume; un buon volume di argomcntazioni semplici e piane, preceduto da una esposizioae storica dei fasti della Chicsa, e da una esemplificazione documentata delle attuali sue be-nemerenze morali.

II libro ha scopo di propaganda popolare, e lo raggiunge perfettamentc, sopratutto ncgli ultimi capitoli intesi a seal-zare le fondamenta non della sola cattolica, ma di tutte le rcligioni, in quanto esse furono scmpre strumento di domi-nazione deiruomo aull'uomo.

In qualche punto fautore — deviando dalla retta inter-pretazione material istica dei fatti, attribuiscc ai libri sacri — o dctti tali — dei criteri morali derivanti dall'arbitrio dei loro estensori.

PftEfA2lOfc£

Non 6 precisamente cosl: la morale biblica non 6 arbi-traria, ma e semplicemente lo specchio della vita pubblica e prlvata del tempo, per cui molte azioni che oggi consi-deriamo immorali — ad esempio: matrimoni fra consanguinei,

f

poligamia ecc. — erano all or a nei costumi, onde le desi-gnazioni di patriarcato, matriarcato ecc. — a quei periodi preistorici.

II che e la riprova che non i costumi sono il prodotto delle dottrine morali (religiose), ma che qucste scaturiscono da queJli.

Cosi le religioni, lunge dall'aver avuta una influenza sui rapporti sociali, sono sempre state foggiate da questi, ne hanno seguite le vicende, le evoluzioni, i progressi, come il tronco gallcggiante sulla corrente di un fiume maestoso.

I papi — teste di legno — possono in loro presunzione superba ritenersi arbitri della condotta degli uomini, ma essi subiscono la stessa illusione del tronco, il quale — se po-tesse parlare — direbbe al fiume: sono io che ti guido e ti faccio correre al mare.

Cosl la Chiesa — dopo aver veduta l'abolizione della schiavitii, la quale rispose ad una necessita economica del medioevo feudale — uscl a proclamarsi abolizionista, e si che San Paolo aveva detio:

« Schiavi, ubbidite ai vostri padroni, secondo la came con timore e tremore, nella semplicita del vostro cuore, come a Cristo » (Epistola agli Efesi, VI, V).

E San Pietro:

« Schiavi, siate con ogni timore soggetti ai vostri padroni; non solo ai buoni e moderati, ma ai cattivi ancora » (Prima Epistola Cattolica, cap. II, 18).

Cosi — dopo l'abolizione della servitu della gleba, che essa Chiesa aveva sempre giustificata, fino a sanzionare il jus primae nociis, uscl a dichiararsi per la liberta dci con-tadini.

«

P*KP\Z10HZ

Cosl, dopo che la rivoluzione borghesc di Francia cbbe spezzato assolutismo ed aristocrazia, la Chiesa si afferm6 pei diritti dell'uomo, accettando anchc la rcpubblica.

£ semprc il grande fiume del progrcsso umano che tra-scina con se anche i dctriti del passato, e quando sbocchcra nel grande mare dcll'uguaglianza sociale, la Chiesa sorgera a proclamare, come per vangelo* il socialismo.

Nc sono presentimento ed awisaglia i dcmocratici-cri-stiani, i quali intuiscono I'avvenire e informano gii la teo* logia alia nuova ctica socialc, per quelle spirito di adatia* bilita che la Chiesa ha sempre avuto ed in cui sta il segreto della sua secolare csistenza parassitaria, al margine d'ogni ordinamento pubblico. Ma questa volta e, forse, troppo tardi-L'umanita lavoratrice — redimendosi — non formerache una parte cospicua di essa (in Roma soltanto — cittk scet-tica quanto pochc — abbiano ben 21000 tra preti, frati, suore, c questa forse spiega V irrcligiosita diffusa nel popolo ro-mano anche quando c mascherata da pratiche di convenienza e di spcculazione) viva in ozio, mcntre una maggioranza si aft'anna nelle officinc e nei cam pi per assicura re a I'esi-stenza, non per ricambiar con arrosto terreno chi pretende di venderle fumo celeste.

Che la classe lavoratrice cominci ad emanciparsi dai suoi sccolari sfruttatori nc e indizio — come tanti altri — questo libro che un lavoratorc destina ai suoi compagni di fatica e di speranzc.

Alf autorc, quindi, ed al suo pubblico, tutte le mic sim-patie.

vil

Roma, agosto 1906.

Guroo Podrecca.

USTTRODUZIONE

Mesi or sono un mio amico, di religione cattolica, apostolic.a romana, democratica cristiana, mi scriveva per la prima ed ultima volta la lcttera seguente:

« Cako Ludovico,

« A parte le tue idee contra la Propriety pri-vala, conlro lo Stafco, contra la Legge, contra la F&miglia, contra, insomnia, che b ordine Icgalmente costituito; a parte, dico, queste tue idee da pazzo, voglio farti ossen:are semplicemente in quale abissa di errori tu precipiti accusando la Chiesa Cattolica Romana di delitti non commessi; negando I'e$i-stensa di Nostro Signore Gem Cristo, V immortality delVanima nostra e Vesistenza di Dio> Essere onni-potente ed onniscente, creatare e governatore di ogni cosa.

« La Chiesa Romana, mio car a, <> stata e sard sernpre fomite di banta, di cimltd e di progresso. La sua origine £ sublime perdu* dimna; il suo uf-ficio £ V insegnamento delta bontd, dell'amore, delta morale; lo soiluppo delle scienze e del progresso.

Che cosa 6 la rolis$ione

Prova ne sia che tutti i piii grandi uomini &ono slati virtuosissimi cattolici. Volta, sommo fisico e uomodi vasta coltura, fu cattolico; Mans on i, padre della letteratura italiana, fu cattolico; Cristoforo Colombo fu cattolico, e non finirei piu di citare nomi celebri sc volessi ricordarti tutti gli uomini piu grandi che conta il cattolicesimo.

« Fin' oggi nessim uomo ha osato di negarc V e-sistenza di Crista. 11 celebre Bacone, tan to vantalo dalla scuola envpirica9 lungi daWesserc un incre-dulo come i caldi suoi panegirisli, si professd sem-pre crisliano. Cristiano era Grozio, scrivendo un trattato della VeritA della Religione. Leibniz fu una deipiu ardenti sostenitori del cristianesimo. Newton non si vergognb di comporre un trattato nulla con-cordia dei Vangeli. Locke scrisse il Oristianesimo ragionevole. Siffatte menti e tante alive nalgono certo a lain che per attest are V esistenza di Crista.

« SulV immortalita dell* anhna nostra to non discuto a (fat to. IIo qui sul tavolo il " Verity d'un Avvenire „ del celebre Massihn. Tenecito un brano davanti al quale hi devi piegare il capo, pens are, riflettere e convertirti alia religione di Dio.

« Se I' uomo nulla ha da sperare che una felt-cita temporale, perche non 6 capace di rinvenirla in alcuna parte delta terra ? D' onde proviene che le ricchezze Vinquielano; che gli onori lo affaticano; che i piaceri lo spossano; che le scienze lo confon-dono ed irritano la sua curiosita anzichb soddisfarla?

<f.....gli astri tranquilli nel f\rmamentoy non

lasciano il loro soggiorno per andare a rischiarare un'altra terra; la terra regolata nei suoi movi-menti, non si slancia in alto per andare a rismuo-vere un'allra terra ... tut to £ felice per cos\ dire; Vtiomo solo & in preda ai suoi desider.ii.....

« Donde proviene rid? Non sarebbe pwcht> su questa terra I* uomo £ fuori posto * perche il suo

G

Clio cosn In roligiono

cuore d piu grande del mondo ? Perche la terra non d la sua patria ? /iispondi, o uomo, se ti d possibile, o piuttosto interroga il tuo cuore a sii sincero. » « Dopo quesle righe preziose del Massilon non so aggiungere altro sull* immortalita dell' anima.

« Che dire poi di Dio? Se Iddio non esiste, chi fece r uomo, chi fece gli animali t chi fece il mondo? chi fece V universal II tutto nacque dul nulla? Ma da nulla nasce nulla, quindi se nrfn si vuol negare V unicerso hisogna ammettere V esistenza delV au-tore che lo ha creato.

« Con V augur to che presto tu possa conrertirti alia fede di Dio, alia Chiesa di Roma sua legittima rapp resent ante ti saluto. »

g. x. v.

Confesso che dopo la lettura di questa lottera piegai il capo, pensai, mi sprot'ondai nella rifleasione c finalmente mi persuasi che di minchioni e di pre-suntuosi ne abbiamo molti sulla terra.

L'amico mlo ha una coltura fatta a scacchi di varie grandezze, dove stanno collocati, come vuole la regola, ua poco di latino, un poco di franeese, un poco poco di algebra, due versi del Dante, uno del Virgllio, una pagina del Massilon, un volume di coti-venzionalismo, e una biblioteea di crassa ignoranza.

Con tutto queato po' po' di roba ha la presun-zione di essere un saggio, e perci6 di potermi chia-mare: pazzo. Pazzo perchd io non credo piti a tutte le fanfaluche da ragazzo, che egli a ventun anni crede aneora. Pazzo perche io non presto pia fede, come egli fa, alle fantasticherie (the a cinque anni la donna di easa ci raccontava in cueina, mentre lavava i piatti per farci star cheti e non disturbare

7

Ctxe oosa o la. religione

il babbo che voleva leggere la Tribuna facendo pa-cificamente il chilo, c la mamma che finiva un no-stro ricamo.

Se io lo prendessi sul serio potrei rispondere al mio amico con le parole di Edgardo Poe che: « non 6 stato dimostrato ancora se la pazzia sia o non sia il sublime dell' intelligenza. »

Ma io non ho tempo da perdere in quisquiglie. Perch6 mi sono io proposfco di scrivere questo modesto lavoretto, e indirizzarlo al Proletario?

Perch & mentre io leggeva la lettera del mio amico, il quale non ha mai guardato il frontespizio del piu modesto giornale che si permetta di discu-tere liberamcnte la religione, mi venne alia mente l'aneddoto di quel gentiluomo napoletano che si batt& in duello per sostenere che il Tasso vale piu dello Ariosto, e che ferito a morte, prima che T anirna sua lo abbandonasse per andare a goderc lc gioie della vita futura, esclamo: E dire che non ho mai letto 1'Ariosto!

Quel cavaliere fu uno sciocco; ma quanti indi-vidui non ho io visto accapigliarsi discutendo di religione, senza aver mai guardato un solo foglietto che si occupi lealmente e spassionatamente della materia? Moltissimi; non si potrebbero contare perch^ la maggioranza degli uomini e fatta cosh

II prete in chiesa, il maestro in iscuola, il padrone nell' officina, il giudice in tribunale, il pubbli-cista nei giornali, il deputato in parlamento, tutti ripetono al proletariate che senza religione non c'6 morale. E il proletariat che non ha il tempo di studiare perch6 sfibrato da un lavoro penoso, iuu-mano: che non puo riflettere perche avvilito dalla misei'ia, torturato dalla fame: che non pud" esami-nare percln> jgnorante, s'accapiglia in ditesa della religione contro gli eretici che non conosce, dando del pa&zo come si dk un bicehierino di vino Marsala, a chiunque 11011 la pensi come dicono il prete, it macstrucolo, il padrone, il giudice, il pcnnivendolo, il deputato. E non sa che cosi facendo ribadiscc egli atesso le catene che lo legano saldarnente al mille-nario servaggio bestiale.

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Or io domando al Proletario: Vuoi continuarc a far la parte sciocca del gentiluomo napoletano ? Vuoi tu continuare a rappresentare nel.1' umanitft la parte dell'automa V

Se si, reata idiota e carne da sfruttare; se no, discuti meco, alia buona e aenza preteae. DaJIa di-acussione aincera e spassionata sboccer/i la veritA; quella veritA che tu e io aecetteremo qualunque essa sar&; aenza timore e con gran piacere, perch« la veritA buona o cattiva 6 sempre preziosa.

Meglio cento terribili veritA chc una sublime menzogna.

iRARTE I.

t.....viva il prete! Viva quella

vexit chi i timbolo di fide, di ciuiltb, di pace, di caritu, di con for to, di gloria« >

ClTTADINO DI JtfAXTOVA (riporUto nella rubrica « Potto Nero * <lcl YAvino).

PARTE I.

« La Chiesa Ilomana & stata o sari sempro fomlt© di bonti, di civiltk e di pro-greaso. »

Q. L. V.

Caro Proletario,

La nobiltt, la borghesia, il clero e tutti quelli che vivono sfruttando la tua ignoranza ti insegnano che la Chiesa Romana.ha un'origine divina e per-ci6 essa 6 il faro luminoso del diritto, della giusti-zia, della bontk, della scienza, della veritA ; il vero ed unico foinite della civiltk e del progresso.

Tutto cid pu6 esser vero ; ma per la tua dignity e i tuoi interessi tu devi assicurartene prima di crederlo: devi seguire 1' esempio di San Tommaso che voile prima toccare con raano.

Per fare ci6 interroghiamo la Storia; quella storia che non sa mentire, che non sa ingannare; che n6 le calunnie, n6 le acorauniche, n6 le persecu-zioni, n6 le carceri, n6 i roghi posaono far t&cere

o distruggere. Noi incominciamo ad iuterrogarla sul-T origine del papato per vedere se la Chiesa Romana 6 di origine divina.

* * *

Come nacque, anzitutto, la parola « papa ? » Tertulliano, insigne dottore del cristianesimo, vissuto dall' anno 160 air anno 245, irritato perch6 dal vangelo si predicava il perdono agli adulteri, r indulgenza dei delitti contro Y ordine della fami-glia ed alfcre cosucce dello stesso genere, invei eon ingiurie contro i vescovi di Roma coi quali soste-neva aspre polemiche, prendendo di mira speeial-mente Zetfirino che chiamava con la parola greca « pappus » che nel nostro idioma significa: rim-bambito. D' allora in poi ai vescovi di Roma rest.6 il nomignolo di pappus, che, trasformandosi come molte altre parole, col tempo si cambio in papa. A poco a poco questa parola perdettc il senso deir in-giuria e resto come titolo al vescovo di Roma. Ma questo titolo ancora non aveva alcun signilicato di superiorita sugli altri vescovi della Chiesa. Nessuno fino allora poteva dirsi capo supremo, e quando il vescovo di Costantinopoli, preso da ambizione, tento di farsi nominare vescovo sopra tutti i vescovi, cio6 vescovo universale, San Gregorio Magno, vescovo di Roma, insorse con la lettera seguente:

« Con quale audacia e con quale orgoglio ti sforzi ad impadronirti di un titolo nuovo che pud scandalizzara tutti i fratelli ? ...

« Impadronirsi di questo titolo enipio egli 6 un iraitare colui che a dispetto delle legioni d' angeli creati per dividere la sua gloria ha tentato d' in-nalzarsi a tal punto di volere senza essere sottomes-so a nessuno dominarc in tutti...

« Infatti tutti i tuoi fratelli, i vescovi della

Cho cosva 6 la religion©

Chiesa universale, cosa sono eglino se non lc stelle del ciclo?

« Desiderando metterti al di sopra di essi con un titolo superbo, calpestando il loro norae per mezzo del tuo, quale altra cosa dici se non io salito in cielo, io innalzer6 il rnio trono sopra le stelle di Uio? (Isaia xiv. 13).

« PietrOf il primo degli apostoli, e membra, non capo, della Santa Chiesa Universale; Paolo, Andrea, Giovanni, cosa erano eglino se non i capi di chiese particolari ? Nonostante erano lutti mernbri della stessa Chiesa, sotto un sol capo : Gcsu Cristo.

« Che vostra santitk dunque riconosca a qual punto insuperbisce ella che cerca arrogarsi un titolo che niun uomo veramente santo ebbe mai la pre-sunzionc di assumere ...

« Io lo dieo con tutta persuasione: Chiunque si chiama o vuolc esser chiamato sacerdote universale, 6 il precursore dell' an tier is to. »

San Gregorio non pud essere piii chiaro e piu preciso. Egli nega che Cristo abbia lasciato un suo vicario sulla terra; egli nega che San Pietro abbia avuto da Cristo il titolo di vescovo universale o pontefice, corae dir si voglia.' San Pietro non era chc un merabro della Chiesa: Paolo, Andrea, Gio-vanui erano essi pure menibri della stessa Chiesa ; non poteva esserci un sacerdote universale, un pontefice. Altro che anello di San Pietro! Chi oso no-marsi pontefice fu il precursore dell' an tier isto.

Ma se cosl scriveva il vescovo di Roma al vescovo di Costantinopoli, come mai poi questo vescovo di Roma, successore di San Gregorio, aequistd il diritto di innalzarsi a pontefice V

Come si acquistano tutti i privilegi: con l'astu-zia, con 1' inganno e con la violenza.

Ascolta, caro Proletario; ascolta la Storia e sa-prai come sbocci6 il potere spiritualc dei papi.

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Foca, imperatore d' Occidente, successo nell'anno 602 a Maurizio, da lui fatto assassinarc insieme ai cinque figliuoli, era per questo assassinio, odiato dal Vescovo di Costantinopoli. Foca per vendicarsi, elesse il vescovo di Roma, dal quale era benvoluto, vescovo universale, cio6, pontefice, e impose a tutti i vescovi degli altri paesi di riconoscere nel vescovo di Roma il capo supremo della Chiesa. In scguito il papato, in segno di gratitudine, fece inualzare in una delle piazze di Roma una colonna in onore di Foca, guerriero ladro, assassino e prepotente.

Hai compreso, caro Proletario, quale 6 Y ori-gine del potere spirituale dei papi ? II furto, I'assas-sinio, la viola?ione deJle leggi cristiane. II prete oggi ha tutto 1' interesse di nasconderti la verity, e t'insegna che il potere spirituale dei papi e voluto da Dio, commettendo cosi un inganno, un delitto, una frode in tuo danno. Egli 6 vero che moltissi-mi preti credono in buona fede che il papato sia istituzione divina, ma essi sono ignoranti; hanno accettato senza discutere tutto cio che si e loro in-segnato in seminario; non hanno guardato mai altro libro che il breviario, e si fanno cosi strumenti ciechi di occhiuta rapina che lor non toc.ca e che forse non sanno. Ma quella parte del clero studioso e colto non ha mai creduto legittima, divina l'au-toritA del pontefice, tanto che ha eletto i papi a due e anche a tre per volta. Leone VIII fu eletto papa nell' anno 963 mentre viveva ancora il papa Giovanni XII. Tra Leone e Giovanni, entrambi papi della stessa chiesa, fu una guerra accanita combat-tuta con la forza delle armi e durata per ben due anni. Mentre i cardinal! in Roma eleggevano papa Bonifacio IX, Benedetto XIII si faceva eleggere papa da altri cardinali, ed entrambi papeggiarono rove-sciandesi 1' un contro 1' altro insulti ed anatemi, chi a

Clio cosn d- la rollRlonc

raandosi impostor!, falsi e ladri. Entrambi avevano ragione!

Giovanni XIV morl di fame nel Castel Sant'An-gelo per ordine di Franeone che s' era fatto eleg-gere arbitrariamente papa, Giovanni XVII e Giovanni XX furono due antipapi ostinati e eorrotti. Gregorio VI compro il pontificato da Benedetto XI; Giovanni XXIII, Gregorio XII e Benedetto XIII furono tutti e tre papi contemporaneamente.

Fu mestieri, caro Proletario, dirti che un'istitu-zione che si compra, si vende, si ruba, che serve di sgabello a due, a tre contemporaneamente non

pu6 essere un' istituzione divina ?

*

* *

11 papato ormai dominava spiritual men te su tutti i popoli cristiani, ma come tu sai, caro Proletario, l'appetito viene mangiando, e la sete di do-minio si moltiplica in ragione diretta del dorainio-conquistato. Cosl fu per la Chiesa di Roma. Dal do-minio spirituale si svilupp6 la sete per il dominio temporale. Come conquistarlo ? Usando gli stessi mezzi che si erano usati per conquistare il primo; ciod: il furto, 1' assassinio e la violazione di ogni legge di Dio. II papato si mise all' opera e riuscl neir impresa. J/ingordigia degli imperatori favoriva i suoi disegni e la Chiesa di Roma seppe profittarne con inolta astuzia e moltissima crudeltk.

Mentre 1' impero bizantino declinava rapida-mente e il reame longobardo era scosso, dopo il reguo dei Rotari, da interne discordie, i papi che non avevano altra autoritA che sulle cose di fede tendevano a rendersi indipendenti dagli imperatori di Oostantiuopoli e a dichiararsi imperatori di Roma. T,m lonrananza da quests c-ittA degli ultimi imperatori d' Occidente e dei Re goti, le questioni religiose suscitate degl' imperatori d' Oriente favorivano le

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mire della Cortc pontificia, e mentrc in apparenza la citt& era retta da ufficiali grcci a nome dell' im-peratore, in realty gli aflfari dipendevano dal pon-tefiee. Nell' anno 717 montafo sul trono bizantino Leone III, dalla sua patria detto Y Isaurico, irritato dalla politica pontifieia, lecc nascere molte e gravi questioni religiose. Nell'anno 726 pubblicd un editto col quale ordinava che da tutte le chiese dell' imr pero fossero bandite le imagini dei santi, suscitando cosi forti emozioni in Orienfe e in Occidente dove le imagini cadevano sotto i colpi degli iconoelasti. Profittando di queste commozioni, il papa Gregorio II, per mezzo dei vescovi, fece levare in tumulto le cittfc dell'Italia soggette all'inipero. Quelle della Pentapoli (Rimini, Pesaro, Fano, Ancona, Sinigaglia) e Veriezia, incitate dal papa, levarono le armi contro Leone, il quale tento allora di fare assassinare il papa, ma non vi riuscl perehe i romani fecero a pezzi i sicarii imperiali. Era quello il momento che il papa poteva impadronirsi del Potere Temporale. Ma bisogno ricorrere al tradimento, e il papa vi ri-corse senza scrupoli.

Men t re le cittfc dell'Emilia e della Pentapoli combattevano in difesa della Chiesa Roinana, il papa chiam6 Liutprando re dei longobardi, il quale profittando della ribellione contro Leone si fece padrone di Ravenna, indi occupo le altre cittA dell'E-milia e della Pentapoli cedendo in compenso a Gregorio II Roma, Sutri, ed alcune terre da lui tolte % ai Grcci. Cosi nell' anno 728 il pontefice ottenne il Potere temporale.

Ed ora, caro Proletario, venga il prete a dirti che il Potere temporale dei pa pi e di origine divina.

Tu saprai rispondergli a tono.

*

* *

Chiunque gode di un privilegio ha tutto l'inte-

Clio cosn 6 I« religlone

res.se di conservario con tutti i mezzi che sono a sua disposizione. La Nobilt& prima di abdicare i suoi privilegi lotto con tutte lo sac forze contro gli atlacchi dclla borghesia e dclla plebe. Luigi XVI sail il patibolo per non rinunziare all' impero. Nicola IT sacrifica migliaia e migliaia di vite umane per resistere al popolo che 6 stanco della sua tirannia, e farebbe saltare il mondo abrandelli sc lo potesse, per non cedorc di un palmo i suoi privilege aftcr-mal.i attraverso varii secoli di stragi e di delitti senza nomc\ La borghesia di tutti i paesi, dalla te-desca iraperialista all' americana liberalissima, non cederA, come disse il Marx, una tegola del proprio tetto sc non avr& prima escogitato tutti i mezzi di repressione contro il proletariato che reclama i suoi naturali diritti j/se non avra prima sparato fino al-T ultima delle sue cartucce contro i nernici del pri-

vilegio, doll' ingiustizia e dclla tirannide.yLo spirito

! \

di conscrvazione 6 legge naturale di tuftti i corpi animati, e da esso nasce quella lotta brutale com-battuta corpo a eorpo fra gl' individui della stessa specie, lotta che non sparira se non quando sarA sparita la propriety privata e lo Stato. A qucsta legge non poteva sottrarsi la Chiesa Romana che, conqui-stato ormai il Potere temporale, si decise a .conservario senza scrupoli e senza reticenze. E cosl seppe soffocare ogni voce di dolorc, ogni voce di protesta che venivano dagli italiani schiaceiati dal giogo pontificio ; non disdegnando neppure di ehiamare avventurieri stranieri per seminare in Italia la morte e il terrore in sua difesa.

II primo a dare il "funesto esempio di ehiamare stranieri in suo soccorso fu Gregorio III che chiamd Carlo Martello, il reggitore dei Franchi. Ma la morte impedl a Carlo Martello di acconsentire alle preghiere di Gregorio.

Se volessi far la storia di tutti i papl che ricor-

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sero alle armi straniere per imporre agli italiani il Joro dominio, dovrei citare qui chiss&quanti volumi. Io, caro Proletario, te no dd un sunto, per dir cosi, telegrafico, acciocchfe tu possa farti un' idea del pa-triottismo della Chiesa Romana, dal giorno in cui essa comincid a dominarc fino ad oggi.

Nell' anno 754 papa Stefano II feee seendere dalle Alpi re Pippino per farsi restituire da Re Astolfo Ravenna e altre eittA. Nel 756 lo stesso Stefano torno a invoeare le armi dello stesso Pippino per ricon-quistare 1' esarcato e la Pentapoli.

Nel. 781 il papa consaer6 il secondo figlio di Carlo Magno re d' Italia. Nel Natale dell' anno 800 il pontefice Leone III, incoronando Carlo Magno at-tribul alia Chiesa Romana il diritto di incoronare gli imperatori, originando cosl antagonismi e gra-vissimi mali per 1' Italia.

Giovanni VIII, quegli chespinse il vescovo Ana-stasio ad accecare il fratello Sergio II, duca di Na-poli, non potendo ottenere aiuto da Carlo il Grosso contro i Saraceni di Sicilia, e volendo ingrandire il sup potere, fece con essi la pace pagando loro un tributo. Per procurarsi un appoggioa Costantinopoli riconobbe come patriarca 1' eresiarca Fozio.

Papa Stefano V, per dimostrare il suo patriotti-smo, antepose un principe franco a un principe ita-liano.

Papa Formoso chiamo ripetutamente in Italia i Tedeschi guidati dall' imperatore Arnoldo, per impe-dire la costituzione di un regno italiano indipendente.

Giovanni XII, papa ancor fanciullo, per sottrarsi al potere di Bcrengario II, fece seendere in Italia i Tedeschi guidati da Ottone I, e lo coron6 imperatore a patto che gli riconfermasse le usurpazioni fatte dalla corte papale. Dopo si alle6 con Adalberto contro Ottone portando in tutta Italia miseria, vendetta e strage.

Che ooaa 6 1a religion©

Papa Leone VII fece scendere in Italia ancora

10 stesso Ottone di Gcrmania. Questo imperatore tornd ancora una vol la cliiamato da papa Giovanni XIII.

Gregorio IV fece venire Enrico II di Gcrmania;

11 pontefice Nicol6 II chiamd i Normanni afarecar-neflcina degli italiani. Guiscardo Normanno scese in Italia chiamato pure da Gregorio VI. Papa Tnno-cenzo II chiamd due volte Lotario II di Gcrmania. Papa Alessandro III per riconqijistare Tuscolo ed Albano chiamd a devastarc le campagne romane Gu-glielmo di Sicilia. Valendosi delle forze della Lcga lombarda fece distruggere a Legnano l'esercito di Federico Barbarossa, c prendendo parte ai vantaggi che la Lega aveva ottenuto con grandi sacrificii, si fece nominare propugnatore della liberty italiana. Ma piu tardi tradi gl'italiani e si riconcilio con 1'im-pcratore Federico.

Papa Urbano IV fece assaporare agl' italiani le armi di Carlo d'Angid. Bonifacio VIII ci regald gra-ziosamente le carncHcine di Rodolfo di Gcrmania. Nel 1320 le armi tedesche vennero a carezzarci ancora per invocazione del pontefice Giovanni XXII.

Ma i Francesi, i Tedeschi, gli Austriaci, gli Un-gheresi, gli Inglesi, gli Spagnuoli non bastavano. Dovevano scendere in Italia anche i Turchi, ed essi vennero a de vast a re Venezia chiamat.i hel 1479 da Papa Sisto IV.

lunocenzo VIII chiamo Carlo VIII. I Francesi tornarono con Luigi XII chiamati da Papa Alessandro VI, lo stesso pontefice che fece scendere per ben due volte in Italia Fcrdinando il Cattolico, e poi ancora i Francesi in compagnia dei Tedeschi. Non stanco di far saccheggiare 1'Italia, Alessandro chiamd infine gli Spagnuoli e gl'Inglesi. Carlo V di Gcrmania, Enrico VII d'Inghilterra, e Ferdinaudo d'Austria devastarono 1' Italia per volere di papa

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22 Chie oosa 6 la religion©

Leone X. Lo stesso Carlo torn6 in Italia chiamato da papa Clemente VII.

Gregorio XVI chiamo i Francesi e gli Austriaci. Questi ultimi tornarono insiemc agli Spagnuoli per opera di Pio IX, il papa angelica.

Questo pontefice veramente angelico, per sotfo-care le aspirazioni di liberta dei patriofcti italiani, e tenere il popolo ancora asservito alia tirannia papale chiamo a raccolta il rifiuto di tutte le society d'Eu-ropa; i Sanfedisti di Spagna, Francia, Belgio, Irlanda ecc. Nel 18G7 i Francesi da lui chiamati tornarono ad irrigare le zolle d'Italia di sangue italiano. Le gesta di Pio IX restano incanceJJabili nella storia del terrore. Cento fra le migliori intelligenze dei citta-dini di Brescia furono fucilati senza processo per ordine del papa angelico. Egli, contento che il car-dinale Antonelli commetteva delitti inauditi sui li-berali italiani, ebbe la tracotanza di dire: Non sono stati contenti del papa9 ebbene, si goda.no il cardi-nale! Per ordine suo il cardinale Gioacchino Pecci, governatore di Perugia, semin6 in quelle cittA il terrore, facendo uccidere e massacrare vecchi, donue e bambini che venivano gettati <lalle finestre vivi e senza alcun rammarico.

Lo stesso Marchese Massimo d'Azeglio, uomo devoto a Pio IX, non pot6 fare a meno di scrivere in una lettera del 1851:

« In fatto d' acciec.amento, Roma raggiunse ormai gli est rem i limiti. A quest' ora il Governo 6 peggiore che sotto Gregorio XVI: e nella sua piu spaventevole espressione, la vendetta pretina. »

Con Pio IX cadde il Potere temporale dei papi; agli stranieri ormai 6 impossibile di tornare a de-vastare i campi italiani per restituire Roma al papa-re.

II popolo d'Italia ora pu6 godere il fuoco fatuo di uno statuto liberale, ma se i tempi cambiarono non cambid la Chiesa di Roma. II iupo perde il

Che oosa 6 In religion©

polo, non il vizio, e il Vaticano non cessa di gettare fango sull'Italia e sugli italiani, c di invocarc gli stranieri, e di suscitare la guerra civile per la ri-conquista del Potere perduto.

Leone XIII non cess6 eon encicliche di invo-care l'aiuto di tutti i cattolici del mondo per tor-nare ad essere papa-re. Pio X, il papa dal ciuffetto, il fratello siame.se di Macola, l'assassino di Cavallotti, non si stancn di insinuare nei cattolici l'odio contro colui cite detiene. Papa Beppe Sarto, non potendo farci sgozzare dai Francesi, dagli Austriaci, dai Te-deschi, dai Turchi come fecero i suoi degni prede-cessori, tenta di suscitare per mezzo dei suoi gior-nali la guerra civile. E quando i giornali non ba-stano si serve del pulpito, del confessionale, delle feste religiose, de' manifesti. Senti, caro Proletario, che cosa serive in un suo numero la Domeniea del-r Operaio di Torino, in occasione della testa patriot-tica del XX Setterubre :

« L'odierna data e il XXXIII anniversario di un giorno che ft» di grande rammarico a tutti i cattolici del mondo. Vedendo il Santo Padie prigioniero (!!!), ricordiamoci, operai italiani, che Nostro Signore Gesii Cristo, del quale egli 6 l'augusto vicario in terra, non impedi agli scribi ed ai farisei che lo trascinassero legato dinanzi a Caifa e Pilato, e poscia lo conflceassero in croce. Molti e molti papi furono martirizzati (doveva dire mai 'I irizza tori); molti e molti oppressi (!) e discacciati da Roma, ma il pa-pato non fu mai interrotto. Da trentatre anni sven-tola prcsso Porta Pia la bandiera della Massoneria, ma tutti gli occhi del mondo sono rivolti alia cupola di San Pietro, al Vaticano, ove siede il He pacifico (!!!), il maestro dei popoli e dei legislatori, il Padre della Cristianita. »

Comprendi, caro Proletario? Si ha la sfaccia-taggine di chiamare Re pacifico colui che da piii di

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quindici secoli fa il fucinatore di guerre e di car-neficine inaudite. Ed 6 questo re pacifico che si Yorrebbe un'altra volta sul trono di Roma.

E senti che cosa la Santa Chiesa distribuisce a Catania in foglietti con incisione della presenta-zione di Gesu al tempio;

« Apostolato della Preghiera.

« Intenzione general e, Dicembre 1903.

« La Restaurazion e del Potere temporale del Papa.

« Cuor divino di Gesu, io vi offro per mezzo deir Immacolato Cuore di Maria, le preghiere, le azioni ed i patimenti di questo giorno in espiazione delle offcse che vi si recano da me stesso, e da tutti gli uomini, e secondo tutte le altre intenzioni per le quali Voi vi immolate di continuo sugli altari.

« Io ve 1' offro in particolare per il ristabili-mento del Potere temporale del Papa. »

Sei persuaso ora, Proletario caro? Come se tu non fossi schiavo a bastanza, dovresti pregare il Cuore divino di Gesu perche il papa tornasse ad innalzare roghi per bruciarci vivi!

Meno male che i buoni catanesi ne ridono di questi manifest! papalini!

Senti quest'altro un po' piu pepato, distribuito a migliaia di copie in Milano:

« 11 Papa, capo visibile della Chiesa, 6 per di-ritlo divino indipendente da ogrii terrena autorita.

« Alia sua piena indipendenza, nel presente or-dine di cose, non vi ha altro mezzo che una vera e effettiva sovranita temporale. La necessita di questa sua sovranita temporale fu gi& definita dalla suprema autorita della Chiesa, come un obbietto, che senza essere di fede, si connette con la fede, e deve essere creduto da tutti i cattolici con la piena adesione della mente e del cuore.

« II Papa, Maestro infallibile (ricorda che papa vuol dire rimbambito), non pu6 cadere in crrore, quando insegna che un'azione 6 giusta. od ingiusta, turpe od onesta. Ma il Papa ha giii definito essere ingiusta, disonesta e sacrilega 1' usurpazione della sua sovranit& temporale.

« II cattolico dunque, se non vuol cessare di esser (cattolico, deve credere disonesta, ingiusta e sacrilega cotesta usurpazione.

« Ii Papa ha da Q. C. la piena podestA di giu-dicare e di punire le azioni criruinose dei suoi figli.

« Ma la pena fulminante del Papa contro gli usurpatori della sua sovranitA temporale 6 la seo-munica (se la rana avesse i denti!).

« Pesa adunque sopra di essi la scomunica, ed ogni cattolico deve tenerli in conto di scomunieati.

« Non si badi al numero di coloro che crcdono,

0 parlano e scrivono altrimenti. II numero non salv6

1 colpevoli al tempo di No6 e di Lot. Non si badi alia loro dignity.

« All' inferno c'6 anche Giuda il quale era pure uno dei dodici.

« II Papa ha parlato: e se venisse anche un angelo ad insegnarvi il contrario abbiatelo come anatema. »

II papa che si proclama al di sopra di un angelo! Aveva ragione San Gregorio Magno : saccrdote universale significa precursore dell' anticristo.

Con questa razza di manifesti il papa vuol sol-levare gl'italiani contro la monarchia sabauda per rimettersi al trono, e il popolo non se lo fa dire due volte e si solleva contro... il militarismo e i preti.

L'Aleardi che paragon6 il papato ad un naufrago che incessantemente invoca aiuto, non poteva scol-pirlo meglio che in questi vevsi:

« Qual diaporato naufrago che chiama Sopra I' antenna d'un navil che affouda, dalla sublimo cupola del sue Tempio, con voce floca, Stranioro eterno, ei gli atraniori invoca. >

N6 la tirannia pretina si & limitata contro gli italiani per conservare il Potere temporale su Roma.

La Chiesa cattolica, apostolica romana, come, del resto, tutte le altre chiese, 6 stata e sar& sempre intollerante.

Essa, sapendo che la morte 6 il re dello spa-ventoj si e valsa della morte per imporre i suoi dog-mi, le sue leggi; non ammettendo che altri possa pensarc divcrsamente; non tollerando che i suoi or-dini, i suoi riti vengano esaminati e discussi.

Chiunque ha osato muoverc un dubbio, chiun-que ha osato alzare, fosse pure leggermente, un lembo del nerissimo velo che impedisce alia Ragione di far trapelare nella mente delTumanita un raggio di luce veritiera, e stato spietatamente punito con la persecuzione, con la prigione, con la tortura, col rogo. Credimi, caro Proletario, la Chiesa Romana non pud essere meno crudele, mono intollerante delle altre chiese.

Ogni chiesa, proclamandosi la piu vera, la piu giusta, e non avendo in sua difesa la ragione, si impone con la forza, con la violenza. I magi della Caldea, in nome di Zoroastro, scagliavano 1' anatema contro quelli della Persia seguaci di un altro dio. Gli Egiziani, in nome del dio Ftha, perseguitavano gli Ebrci.

Questi, anch'essi intolleranti, davano la caccia a tutti quelli che non adoravano Jahweh. I Mussul-mani non cessano di odiare i Cristiani, che per la stessa ragione detestano cordialmente gli Ebrei.

E sempre per intolleranza i Cristiani latini detestano i Cristiani greci; i Protestant! fanuo guerra ai Sociniani; Calvino manda sul rogo Miehele Ser-veto, Alessandro VI fa bruciare vivo Giordano Bruno; Leone X scornunica Lutero, il quale fa bruciare la scom unica di Leone sulla piazza di Wittemberga Aon potendo bruciare Leone in persona.

Cho 6osa & 1& religion©

L' intolleranza religiosa 6 un delirio dal quale nessun credente pu6 andare esente, e percid la storia della Chiesa Romana 6 scritta a caratteri di sangue sul gran libro dell'Umanitk. Ci vorrebbero migliaia di voluriti per dire dei delitti del cattolicesimo.

Io ne do qui un brevissimo saggio perch6 tu, caro Proletario, possa averne una pallidissima idea.

Do la parola all'illustre storieo padre Tamburini:

« Fino dall'anno 251 dell'Era Volgare — dice il Tamburini — sooppiava a Roma fiera querela fra i preti Novaziano e Cornelio, e a Cartagine fra Ci-priano e Novato, che, discepolo di Nerone, aveva ucciso la moglie a suon di calci nel ventre: gli uni e gli altri eontrastavansi la sede episcopate. I loro partigiani lungamente si batterono con feriti e morti di oltre 2000 porsone.

« Gli eccidii freddamente calcolati per ragione religiosa ai tempi di Costantino ammontarono per Io meno a 1000.

« Nello scisma dei donatisci in Africa perirono a col pi di grossi bastoni piu di 400 individui.

« Le guerre civili accese dalla disputa sulla consustanzialitii parecchie volte rinfocolatc per tut to 1' Impero, risorte nelle provincie devastate dalla go-tica e vandalica irruzione e durate piu di 400 anni costarono oltre 400,000 vittime.

« Kella controversia degli iconoclasti ed icono-latri ne caddero circa 60,000.

« I Manichci trucidati avanti il governo deH'im-peratrice Teodora furono 20,000, e durante questo, 100,000.

« Nei conflitti agitati per tutto in occasione delle elczioni dei vcscovadi perirono 30,000 persone.

« La pazzia delle Crociate in Palestina sperpe-rava circa due milioni di uomini.

« Nella crociata dei frati, cavalieri, soldati ne caddero sulle sponde del Baltico almeno 100,000.

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« Nel grande scisma di Occidente nel XIV se-colo, i20y000.

« Nella guerra degli CJssiti 150,000.

« Nei massacri di Merindol e di Cabri6res ISO mila scannati, bruciati, e, fra questi, bambini lat-tanti gettati nelle damme, donzelle prima violate e poi tagliate a pezzi, vecchie carieate con cartocci di polvere negli orifizii inferiori e fatte saltare: tutte queste pietose esecuzioni effettuate con ogni giuri-dica formality.

« Computati gli assassinii commessi nell' inter-vallo della riforma da Leone X fino a Clemente IX, nei quali teste di sacerdoti, di laici, di magnati, di principi caddero sui patiboli, e roghi sopra roghi di-vamparono per tutta Ruropa; postea calcolo trenta guerre civili per la transustanziazione, la predestina-zione, la cotta., l'acqua benedetta ecc; valutati i mas-sacri di San Bartolomeo, quelli d' Irlanda, quelli dei Valdesi, quelli delle Cevenne si ha una somma di 2mi-lioni.

« Le vittime della Santa Inquisizione, streman-dole oltre il dovere, ponno ridursi a 400,000.

« Gli indigeni delle due Americhe, in mille or-ribili guise straziati per causa di religione, sono fatti ascendere da Las Cases a 12.000.000.

« Nella guerra suscitata dai Gcsuiti nel Giap-pone, periti piti di 2.000.000.

« Somma totale diciassette mitioni ottocentono-vantanovemila e seicento vittime della rabbia re-ligiosa.

* *

A te, caro Proletario, sembrer& una favola questa specie di specchietto. Eppure l'autore di esso e il

sacerdote padre P. Tamburini, direttore della FacoltA

politico-legale dell' University di Pavia.

Tu puoi trovare queste cifre nella Storia Ge-

Clio cosa <3 In rellpjiono

nerale dell' Inquisteione. Milano per Franc. Sanvito, (1862). Vol. IV, pag. 593, 594. 595.

Credimi, Proletario caro, le cifre non sono esa-gerate, anzi esse sono strcmatissime. Pensa che furono bruciati vivl come eretici, dal solo Torquemada 114, 481 individui; da Diego Deza .'56.363 individui; dal cardinale di Cesneros 55.855; da Adriano de Florencia 24,010. Come vedi, questi 228,669 individui furono bruciati nella sola Spagna e da quattro sole persone. II prete potra gridarti che la Chiesa c stata setnpre maestra di bontA, potrk scotnunicarti se non lo credi, si arrabbierA davanti a queste cifre, ma egli puo fare il diavolo a quattro finchk sar& stanco, la storia con le sue cifre iiicancellabili gli ricaceia in gola la menzogna, e noncurante di sco-muniche, di anatemi metterA. sempre alia gogna la

turpe pagina della Chiesa Romana.

*

♦ *

Col mutare dei tempi tramontA 1' Inquisizione, furono aboliti i roghi e in fatto di religione si gode ora di una relativa liberta di pensiero. Ma 1' intol-leranza religiosa t rimasta sempre la stessa; se essa non si manifesta col rogo e la tortura pubblica egli 6 perchfe i popoli ormai mal sopporterebbero un simile regime inquisitoriale. Oggi giorno essa si manifesta in mille guise diverse. Leone XIII, il papa tutto cuore, come suol dirsi, 6 il cardinale Gioac-chino Pccci, governatore di Perugia. Sotto il suo governo, nolle carceri si constats la presenza di detenuti resi pazzi dalla tortura. Sugli ingressi dellc celle si leggevano dei cartelli con la scritta: << Se-polcro di malfattori oppure « Briganti da di-struggere. t>

Per torturare gli arrestati si usavano: il frustino, il nervo di bue, il bastone, il cavalletto, il collare, la mordacchia. Eletto papa fu pi£i buono, non usi>

piu la tortura contro gli eretici, perch6.... Garibaldi aveva rotto i denti alia Chiesa di Roma; ma non potendo manifcstare altrimenti la sua intolleranza lan-ciava scomuniche che non facevano piu paura nean-che agli svizzeri del Vaticano. Dove domina ancora la Chiesa di Roma l'inquisizione esiste sempre feroce come prima.

Basta leggere 1' Inquisizione Modern a di Luigi Fabbri per avere una pallida idea di quel che si commette nella Spagna dominata dai Gesuiti.

Sotto Pio X, 1' intimo di Macola, si vede V intolleranza scappare da tutti i pori del corpo del santo uomo.

L' Unita Cattolica di Firenze in un suo numero del dicembre 1903, facendo sue. le parole del prete don Davide Albertario, cosi scriveva:

« Per lottare con cnergia dobbiamo odiare il ne-mico, odiarlo d' un odio ragioncvole, frutto della cognizione intima che di lui ci e duopo, odiare cor-dialmente, odiare con tutte le forze dello spirito, odiare sempre, odiare con lo scritto, eoi fatli, con la parola; odiare in modo che Y odio divenga natura nostra, e tutti la veggano, la sentano, la imitino e la temano; odiare come in cielo si odia il peccato, odiare tanto che 1' odio al liberalismo eguagli 1' a-more alia fede e a Dio; odiare per armarci del ful-mine di 8. Michele, degli anateini della Chiesa, del

maledicti dell' eterno giudizio.....»

Accidenti! Se papa Sarto fosse, re ci leccherein-mo le dita.

E ascolta, caro Proletario, il Lavoro di Forll, che cosa scrive a proposito di una confcrenza del socialista Varazzani. Esso deplora la « bont& dei cattolici che non vendicano con misure di fatto » la parola dei socialisti. E leggi alcune corrispon-denze, fino ad oggi non ismentite, che tolgo alia spicciolata dall'^smo di Roma, il gioruale anticle-

Cho cosa 6 lei religion©

ricale pii'i diffuso che possa mai contare la stampa di tutte le lingue:

« Vittoria — Infcolleranza cattolica. In seguito al matrimonio puramente civile recentemente con-tratto dai nostro compaguo Fulin con la signorina Elisa Simon, il parroco Carbonese di Ceneda scrisse al Fulin stesso, di cui 6 an che parente oltreche clientc di negozio, una lettera dalla quale risulfa di quanta poca cristiana tolleranza sieno capaci questi signori cattolici che pure, per interessi elettorali, son pronti a fare alleanza con capitalist miscredenti ed cbrei. » « Piazza Armerina. (Lucifero). Intolleranza cle-ricale.

« Giorni or sono i bottegai della Santa Chiesa Cattolica festeggiarono 1* elezionc del loro nuovo principale. La sera per l'occasione, in piazza Duilio, un gruppo di giovani chiese al concerto musicale 1' Inno di Garibaldi. Non appena alle prime note del fatidico inno quattro maffiosi si slanciarono contro

i musicant.i. Nre nacque un tafferuglio.....

« E intanto dalle linestre della sagrestia di Santo Stefano un nugolo di corvi si godeva lo spettacolo. » « Curino. (Cossato). (PL M.). Tolleranza pi-etina. Giorni or sono il corrispondente dell' Avanli invitato dalla Sczione del luogo fu a Curino per una confe-renza sul tenia: Socialismo c religione. All'ora sta-bilita una vera folia di uomini e donne gremiva la pubblica piazza dirimpetto la chiesa parrocchiale. Appena il compagno Grapallo ebbe presentato 1' o-ratore, quattro campane cominciarono a vibrare fortemerite e in un modo cosi intenso c disordinato che dalla folia si levo un' energica protesta all' in-dirizzo del parroco Don Morezzi. »

« A Vizzini, in Sicilia, durante il passaggio della processione del Corpus Domine, un socialista resta col cappello in testa. Un prete, allora, e pre-

Clue cosa 6 fa religion^

cisamente quollo che porta il Santissimo, si ferma e grida: Abbasso gli eretici!

* 11 socialists, in omaggio'alla sua libertA.di co-scicnza offcsa, rispondc: abbasso i clerical! t I cat-tolici, con alia testa la maffia nera, si preeipitano sul malcapitato, ma l'intervcnto dei carabinieri eviia ogni at to di violenza. »

Or dimmi, caro Prole.tario, se domani una com-pagnia di dieci, o venti, o cento individui, percor-rendo una via con una bandiera rossa alia testa, bastonasse di santa ragione un prete per csserc ri-masto col cappello in testa al passaggio di quel cencio rosso, che cosa direbbero i chiercutiV Tu 1'immagini : invocherebbero da tutte le autorita, ita-liane e straniere la libertA di coscienza. Intanto essi si mostrano intolleranti, non solo, ma aggressivi e vigliacchi perch£ si slanciano in molti contro di un solo individuo inerme.

Un ultimo esempio, e credo che sia a bastanza per conoscere 1'intolleranza della Chiesa. Costretto a lasciare la patria venni a chiedere agli 8tati llniti d'America un asilo meno angariato. Dopo alcun tempo la mia compagna doveva raggiungermi per dividere meco le gioie e i dolori deJIa vita d'esilio. Un mio parente, per grazia di dio democratico cri-stiano, ostaeolo sempre la mia felicita cercando il mezzo di non farmi raggiungere dalla mia buona donna. Quando altro non pot6 fare, rimprovero ai di lei genitori la colpa di mandare la figlia in boc.ca al leone. Da quando conobbi mia moglie fino al mo-inento in cui scrivo 1'ho sempre adorata, e il democratico cristiano sapeva di mentire. Ma il fatto che io sono un miscredente giustifica a parer suo la sua calunnia. Mia moglie, per6, ini raggiunsc a

dispetto della calunnia e vive meco felice.

*

♦ *

La Chiesa romana fomite di progressol

CHe cosin £ In religione

E come? La madre dsl progreaso e la scienza. Ssn?x di essa ogni progress 6 efdmsro, bugiardo. La scienza e neinica implacabile del dogma, e sic-come e cosa antidiluviaua che il dogma 6 la base su cui poggiano tutte le religioni, ci vuole la faccia tosta del prete per affermare impuneinente che la Chicsa Romana t fomite di progresso.

Quando il prete, volendo abusare della tuabuona fede, viene a dirti che il progresso si deve al cat-tolicesimo, tu, caro Proletario, senza lambiccarti il cervello, puoi raandarlo alia cuccia con due righe di storia.

Campanella f'u crudelmente perseguitato e tor-turato dalla Chicsa per avere aflernmto che il numero dei mondi 6 infinito. Harvey fu perseguitato, serapre dalla Chiesa, per aver trovato la circola-zione del sangue. Galileo fu torturato per avere aftermato il sisteinadiCopernieo; Colombo fu perseguitato per iscoprire 1'America; Giordano Bruno fu bru-ciato vivo per aver divulgato quella (ilosofia che oggi forma il patrimonio scientiflco di tutto il mondo civile. Gregorio XVI chiamava diavolol' inventoredellaniac-china a vapore. I preti oggi scomunicano la bici-cletta e 1' automobile, scagliano 1' ana tenia contro i positivisti che si permettano di scientificamente ne-garc il libero arbitrio, e poi.... quando la scienza £ riuscita a trionfare e a farsi patrimonio di tutti la Chiesa salta sulla scena a dire: (o sono il vero fomite del progresso!

Alia cuccia, baboletti in tricorno!

*

* *

Dopo tutto, caro Proletario, tu potrai tarmi la seguente osservazione: Egli e vero che la Chiesa, per trionfare, si 6 imposta con la forza dando prova della sua raffiuata crudeltk, ma tu sai che il medico pietoso uccide 1' ammalato. Se il popolo si abbaudo-

na a s6 stesso, ignorante conic esse e, si d& a co-stumi corrotti. E necessario tin frcno ai vizii, e quando la morale non si puo otfccncre con le buone si im-pone con la forza. In questo caso credo che il fine giustifichi i mezzi. »

A parte, caro Proletario, che la morale si inse-gna con la voce c con 1'esempio; a parte che la morale 6 indefinibile perche essa cambia a seconda dei bisogni di ogni popolo, come vuoi til che la chiesa abbia potuto fare uso della forza per iraporre on freno alia corruzione dei popoli, se essa stessa 6 stata esem-pio di corruzione, di vizii, di degenerazione?

Come vuoi tu che la Chiesa abbia potuto for-zare i popoli a camminare sulla via del giusto e del-Ponesto, se essa stessa ha trascinato con 1'esempio il popolo a vivere di furto, di rapina, di lenocinio, di lascivia ?

r Papa SUto IV introdusse legalmente le prostitute in Roma. Egli esigeva da ogni meretrice un jules (moneta) per settimana. Questa tassa fruttava alia corte papale circa 20,000 ducati all'anno.

Una parte di questa somma andava ai prelati come beneficio ecclesiastico. Non mancava altro alia Chiesa che- far baiocchi con il lenocinio. Non per nulla la propriety privata 6 stabilita da Dio!

Alessandro Vf, ebbe dalla sua ganza Vannozza Cattajii parecchi flgli, tra i quali il primogenito Cc-sare Borgia, e una figlia: Lucrezia. II suo pontificato, che duro dal 1492 al 1503, fu la scuola del delitto, dell' adulterio, dell' incesto, delle orgie piu oscene che mente di uomo roso dai vizii e dalla lascivia< abbia mai potuto ideare. Oltre alia Cattani ebbe per amaute Giulia Farnese moglie di Orsino Orsini. Come se non fossero a bastauza il concubinaggio e 1'adulterio, voile anche essere incestuoso, e fu il marito con prole di Lucrezia sua figlia naturale.

Mons. Giovanni Bushard di Strasburgo, vescovo di Worms, cosi scrisse nel suo Diarium:

« Alia vigilia della testa di Ognisanti eombina-rono i cardinali col Duca Valentino, figlio naturale del papa Alessandio, un banchetto nel palazzo apo-Stolico. Cinquanta ragazze di facili costumi csegui-vano coi servi delle danze, prima vestiti, pot ignudi. Dopo il banchetto si posarono a terra dei candelabri e si sparsero per la sala delle castagne che le ragazze camminando carponi raccogiievano, mentre il papa, il duca, e Lucrezia (figlia del papa) stavano a vedere.

« Stabilirono poi un premio in mantelli, scarpe e berretti di seta per coloro ch'e piii volte riuscivano ad accoppiarsi.

« II che accadde pubblicamente nelle sale va-ticane e ai vincitori vennero consegnati i pretnii secondo il giudizio degli arbitri » (Op. cit. Vol. Ill pag. 107). »

Nota, caro Proletario, che e un vescovo che ci d& queste notizie, le quali vengono confermate da Franceso Pepi che il 4 novem. 1501 cosl scriveva alia Signoria Fiorentina: « .... causa di talc trat-tenimcnto il papa fu impedito di assistere ai Vespri in San Pietro, essendosi trattenuto tutta la notte col figlio e le ragazze in ischerzi e danze » (Archivio Fiorentino. Class X, dist. 2. filza 51, A. C. 102).

Alia mattina, dopo di questo baccanale, questo fior di santitfc concesse sette anni d' indulgenza a chi avrebbe assistito alia mcssa solunne di suo figlio Antonio Prede cardinalc di Santa Prassede.

Alessandro VI avvelenO molti individui che ve-deva potessero ostacolare i suoi stravizii, ma un giorno che il figlio Cesare voleva avvelenare alcuni cardinali in una mensa imbandita in una vigna del cardinalc di Corneto, rimasc, per errorc di un servo,

avvelenato insieme a Cesaro. Questi a stcnto scamp6 la morte, ma Alessandro crep6.

Pio //, di cui i Fiorentini festeggiarono il V centenario il 19 Ottobrc 1(J05, & 1' autore del romanzo « Storia di due amanti », che e tutta una apologia dell' adulterio; che faceva andare in sollucchero il papa Leone X, ma che oggi la Regia Procura di-chiara impubblicabile per oft'esa al pubblico pudore.

Papa Urbano \IIT, nepotista per eccellenza, famoso per vanity e per delitti di ogni genere, al celebre artista Bernini che Timplorava acciocch6 obbligasse il nipote cardinale Taddeo Barberini a sposare la sorella di uno scultore che aveva sedotta, rispose : « Come ! 11 nipote di papa Urbano VIII, prin-cipe Taddeo Barberini, sposare la sorella di uno scultore ? Evvia, messer Bernini, come avete potuto ideare tale corbelleria ? »

E la vergine sedotta resto senza marito e senza amante, col disonore e una creatura illegit.tima, orfana prima di nascere. Pero il Bernini seppc ven-dicarsi. Egli scolpl 1' infame istoria nelle quattro co-lonne del baldacehino dell' altare maggiore in San Pietro in Vaticano, che per ordine dello stesso Urbano dovette erigere. Le otto facciate esterne delle quattro colonne riproducono lo stemma dei Barberini e I' artista lavoro in essi con meravigliosa maestria in modo da riprodurre con fedelM perfetta le fasi del parto. Nel cimiero di ogni stemma 6 una testa di donna esprimente varii stati fisici e morali della sedotta abbandonata. II clero si accorse della vendetta a monumento compiuto e non pot& distruggerla. UAsino di Podrecca riprodusse le f'otografie del monumento dando dettagliate notizie della triste istoria. Se tu, caro Proletario, hai occasione di passare da Roma, va a constatare tu stesso le vergogne della Chiesa Romana.

Clio cosa £ In rellglone

Clemente V visse maritalmente con la Perigord mantenendosi nello stesso tempo un' altra ganza.

Giovanni XII crepo di stravizii dopo di avere arricchifco tutti i nipoti suoi a spese della Chiesa.

Clemente VI fu tanto lussorioso da licenziare i camerieri e prendere dcllc donne ai suoi servizii scgreti. Sfdusse ia sorella del Petrarca, Selvaggia, e fra le sue amanti diede la preferenza alia contessa di Turena. Lo abate Muratori, che pure cerco di at-tenuare tanta vergogna, dovette confessare che la cor la papale era un ritrovo di prostitute.

L'rbano V fu scomunicato da Santa Brigida, ma Urbano, che a queste cose non credeva, la chiam6 pazza, e mori ad Avignone fra un baceanale c uno stupro.

Gregorio XI fu maledetto da Santa Caterina da Siena, ma Gregorio, come Urbano, la sapeva pitj lunga e chiam6 santa Caterina donna vazza e fan-tastica. Cosl scriveva a quei tempi il Petrarca:

« Gli stupri, i ratti, gl' incesti, gli adulterii sono i giochi della pontifieale lascivia, e Satana vede e ride, e siede arbitro in mezzo fra i decrepiti e le fanciulle. »

II cantore di Laura, parlando della Chiesa cosl diceva:

« Da codesta Babilonia pare che esca un pozzo orrendo che ammorba il mondo (alt.ro che moraliz-zare i popoli!), ed e un infame recinto, un duro inferno, turpe ed infame ergaslolo dove si raccol-gono le nequizie e le lordure del mondo intero. »

Clemente VIII, (the il Guerrazzi giustamente chiama papa vile, ladro ed assasnno, aiutato da Enrico IV si impadronl delle ricchezze del duca Cesare d' Este. Assassino la famiglia Cenei e si fe' padrone delle immense ricchezze dclle sue vittime. Rubando sempre arriechi i suoi nepoti di sontuosi palazzi e di una delle piu splendide ville che esi-

stano: la villa Aldobrandini. Con tutto eio..... la

propriety, privata 6 stabilita da Dio!!!

Come epilogo all' opera sua brucio vivo Giordano Bruno, quel Bruno che, al dire del Settembrini, con la semplice forza d' un intelletto smisurato, po-tente, ardente aperse il nuovo sentiero della scienza moderna.

Nel 1901 padre Semeria, predicando nella cat-tedrale di Palermo, davanti al pubblico pi ft intelli-gente e piu colto della citt&, non potendo negare le turpitudini della Chiesa, credette conveniente di sci-volare dal rotto della cuffla col dire che se la cor-ruzionc invase la Chiesa Cattolica per due o tre se-coli cio si dovette all' influenza dei tempi.

II Semeria sapeva che la Polizia avrebbe im-bavagliato, in omaggio alia verity, chiunque si fosse permesso di smentirlo, percio ne sballava grosse dal pulpito. Ma egli sapeva che i due o Ire seeoli sono decine di secoli e che la corruzione della Chiesa non si limita al secolo XV o XVI, ma va su su fino ai giorni nostri. Sotto Leone XII Roma fu un immenso postribolo, sotto Gregorio XVI fu una vera suburra. Questo papa, che governo dal 1831 al 1841, fu la piu sfacciata corruzione del secolo scorso. Tra i funzionarii prediletti di Gregorio i piu ouesti erano l'Abbiloni, governatore di Pesaro, reo di falso in cambiali; il Conti, governatore di Forll, reo di furto e di stupro; il Nardoni, condannato alia berlina per furto, e alia galera per falsificazione di passaporto nominato dal papa colonnello dei gendarmi a Roma; servi, come si vede, degni del padrone. Dei prelati mi limito a citarne due che erano i suoi beniamini : Monsignor Marulli, presidente dell' auditorato della Camera, e Monsignor Ciacchi. 11 primo, corteggia-tore di belle donne, fra le quali la contessa di Laz-zeno, la duchessa di Bresciano e la contessa di Ludolf, una sera, al ballo dell'ambasciatore d'Austria, fu

Che coaa 6 In religione

afferrato per il collare e cacciato neH'anticamera fra i domesrici per aver messo la mano sul seno d'una signora inglese che impallidl per l'insolenza del chiercuto maiale. 11 eecondo, ganzo di diverse dame fra le quali la contessa Marconi, viveva ma-ritalmente con una oonoubina, dalla quale ebbe di-versi flg'li, che non rinneg6, pur sapendo che ellnsi dava a! suo cocchiere.

Nella coi'te di Gregorio XVI si rubava a man salva, sfaceiatamente; anzi era il papa che voleva che i suoi funzionarii rubassero. Perche il Direttore della Dogana scopri un eontrabbando nella carrozza del eardinale Di Pietro e ne fece verbale di eon-travvenzione, Gregorio t'ece al funzionario un pub-

blico clogio per il suo zelo, e 1' indomani.....lo

destitui. Rubava, si sollazzava con le meretrici e si ubbriacava come un ... papa, tanto che il satirico Giuseppe Belli 1'eternd in questo epitaffio:

« II credenziere? id«l papa Mica son parole! Ventisei mila scudi ha guadagnato Solo col vetro di bottiglie vuotc! »

Ed ora, earo Proletario, ho il piacere di pre-sentarti KSua SantitA Pio IX, iI papa angelica. Questo santo uomo torturo e uccise grandissimo numero di liberal! italiani per imporre loro la buona morale. E voile insegnare al popolo il buon costume non solo con la forza, ma pure cpn 1' esempio.

Tnfatti nella sua vita non conta che un ineesto, parecchi adulterii, ed altri amorazzi di poco eonto. In tutto non ebbe che tredici amanti. Non sono troppe, n' e vero ? Eccotene i nomi:

1* Teresa Isabella Mastai, sua sorella.

2* La vedova' di un comandante flscale a Salerno.

3* Signorina Morandi, sua sorella di latte.

4* Donna Lena, figlia di un mercante di Si-nigallia.

5a Principessa Elena Albani di Sinigallia.

(5a e 7a Sorelle Simoncelli di Sinigallia.

8* Signorina Ferretti, che, abbandonata da lui, si fece monaca nel convento di Gubbio.

9" Suor Felicita, abbadessa di Fognano.

10s Donna Clara Colonna, moglie del confce Vincenzo Colonna.

lla Contessa Galletti.

12a Teresa Giraud, contesga di Spaur, moglie del rappresentante del re di Baviera in Roma.

13° Una certa Pamela, figlia del proprietario dell'Hotel del Giardinetto a Gaeta.

Non ti pare, caro Proletario, che con tredici amanti il papa angelico non abbia diffuso la buona morale tra il vulgo corrotto ?

Ed ora a Leone XIII, il carnefice delle stragi di Perugia. Egli 6 1' autore di un libro intitolato: « Sul sangue sacratissimo di Maria Verginc » da lui scritto nel 1874 e dalla Congregazione scomunicato, Avido di denaro, escogito tutti i mezzi per far quattrini. Arrivo perfino ad emanare una bolla che il pubblieista Podrecca nel riprodurla giustamente battezzo: la bolla dei ladri. Eccola testualmente:

M. C. M. S. S.

Estratto d' indulgenza Romana odierna. Sommario della Bolla della Santa Crociata che il nostro Santissimo Padre Leone XIII, che felice-

Che cosa & la religions 41

mente governa la Chiesa, si k compiaciuto di concedere, a benefieio dei fedeli residenti nel regno di Spagna. e adiaeenti isole, al fine che cosi possano ottenere la Composizione in materia di denaro, del quale essi dovrebbero fare la restituzione, del che possono essere esenti, per le disposizioni di Sua San-tit&, raerc6 il contribuire con le somme cosl rac-colte alle spese del Culto Divdno, e al mantenimento della Chiesa di Spagna durante

)' anno Mille novecento.

Desideroso il Vicario di Gesu Cristo di provve-dere alia tranquillity delle coscienze dei fedeli, op-pressi da grave rimorso di dover fare la restituzione di proprieta o beni appartenenti ad altri, da questa disposizione possono essere sollevati e recar benefieio alia Religione Cattolica, mcdiantc il pagamento delle soratne in questo modo collcttate, e contribuire al mantenimento del Culto Divino, e a sostegno della Chiesa.

A tal fine Sua Santit& si e benignamcnte de-gnato di concedere la sudetta Bolla, e Noi Don Ci-riaco Maria, per Grazia di Dio Prete Cardinale del titolo di San Pietro in Montorio iu Urbe, Sancha v

f c

Hervas, della Santa Romana Chiesa, Patriarca delle Indie Occidentali, Arcivescovo di Toledo, Primate di Spagna, Cappellano Maggiore di Sua Maestk, Vicario Generale dell'Armata, Cavaliere del Collare del Reale e distinto Ordine di Carlo III, e decorato della Gran Croce d" Isabella Cattolica, Senatore del Regno e Commissario Generale Apostolico della Santa Crociata nei Domint di Sua Maestti, ecc. ecc., ab-biamo il potere di concedere ai debitori di propriety e beni appartenenti ad altri, il benefieio della composizione e di liberarli dall* obbligo di fare la restituzione dei medesimi, nei easi e modo sotto men-zionati.

42 Che cJOsa 6 la religion^

Degli emoluments ecclesiastici ritenuti, o incom-benti di benefizf semplici che non includono cura d' anime, o personale residenza, e di quelli che do-vrebbero far la restituizione, o per commissione di recitare ore canoniche.

In tal maniera debbono mettersi in regola che la met a della Composisione sia data alia Chiesa, od altri luoghi piu per i quali dette ore canoniche dovevano esser dette, o destinati verso piu scopi dalla Bolla specificati.

Sulle propriela rubate, o ingiustamente acqui-state, chi ci6 ha commesso, deve dichiarare di aver preso tutti i passi necessarii, verso le persone a cui la restituzione dovrebbc esser fatta, se quelle persone non si trovano; tali debitori attestino con giu-ramento di aver preso questi passi, dichiarino anchc, che essi non hanno commesso il furto o 1' appro-priazione, confidando, o sperando in questa compo-sizionc.

In conseguenza, Noi, facendo uso del sopra men-zionato Apostolico potere, abbiamo determinato che le persone comprese in questo sommario, sieno esen-tate dall' obbligo di restituire la somma di 14 pezetas e 71 centcsimi ogni pezetas, con potere di prelevare quelle, e il prezzo della Bolla, dalla somma che dovrebbe essere restituita. Nel caso clie la somma dovuta eccedesse le 750 pezetas, 1' ammontare del componimento dovr& essere fatto mediante domanda a Noi, per una adcguata soluzione del caso.

E percio voi darete verso i sopradetti pii scopi la elemosina di una pezetas e 15 centesimi, e riceverete questa Bolla (di cui farete uso in maniera, che nessuna altra persona possa attentare di prcnder vantaggio da essa a danno della Santa Cro-ciata), perch6 voi solo siete nella condizione stabilita di assolto dal fare restituizione delle sornme dovute, di che Noi vi permcttiamo questa composizione, che

(firmato) Ciriaoo M., Caedinale SANCI1AY HER WAS

Arcw. di Toledo

a Non siamo piii ai medio evo — dice YAsino — quando i principii morali erano incerti nclle dispo-sizioni dei casisti; ma e in pieno secolo XX che hanno vigore ed efflcacia di norma pratica, dottrine fresche, rampollate dalla bocca purissima e sapien-tissinia di Leone XIII. »

Ma i principii morali della Chiesa Romana sono sempre incerti, anzi no, sono certi, certissimi. Essi, sia nel modio evo, sia nel secolo XX mirano sempre a far baiocchi. Sisto IV Ii faceva con il lenocinio esigendo una moneta alia settimana dalle mere-trici; Clemente VIII li guadagnava condannando al patibolo le vergini donzelle e derubandole: Leone XIII non potendo piu imporre la tassa alle bagaseie o conflscare i beni dei nobili assassinandoli, si cou-tento di tcnere il baro ai ladri ed ai furfanti.

E col fare il manutengolo riuscl a lasciare a Santa Madre Chiesa la miscrabile somma di sessan-tanove milioni di lire italiane.

Pio X vive sfruttando 1' iguoranza dei popoli, i quali, ingannati dalle imposture pretine, tolgono il pane ai proprii figli per darlo al Santo Padre, che

Noi comandiamo sia data, stampata, firraata e sigil-Jata con nost.ro voluto sigillo.

Toledo, il 25 Marzo 1899.

si trova prigioniero in Vaticano, costretto a dor-mire sulla paglia. Io stesso ho ascoltato il curato di una chiesa cattolica di Barre, Vermont, ncgli Stati Uniti d'America, dire dal pulpito ai fedcli, composti quasi tutti di canadesi e irlandesi, che essendo stato a Roma, a visitare il Santo Padre ne era tomato col cuore oppresso dal dolore. « II nostro Santo Pontefice — ebbe la sfacciataggine di dire il prete, mo-strando un pugno di paglia — vive in miseria, prigioniero del Governo italiano, costretto a dormire sopra un giaciglio di paglia, della quale io presi questo poco come reliquia e come testimonianza della nequizie degli uomini. »

E qui tutti gli allocchi. con le lacrime agli oc-chi, fare a gara a vcrsare dollaracci da mandare al povero Santo Padre!!!

Petrarca chiamd la chiesa « fontana di dolore, albergo d' ira, scuola d? errori e tempio d' eresia » ; noi diciamo che il prete 6 1' animale piu sozzo che infesti la terra. Ma ricordo che anche il Petrarca parlando dei preti scrisse: « Gli agnelli e i bovi pe-rirono, e sulla terra son rimasti i porci! » percid la mia espressione non 6 esagerata. Del resto anche tra di loro preti si complimentano con epiteti cli questo genere. Pio IX chiamo porci i preti siragu-sani. I giornali del papa Pio X si scambiano gen-tilmente insulti a vlcenda, tutti i santi gioriii. II Giielfo di Napoli, organo del Vaticano, cosi definisce i preti democratici cristiani: «... sinistra eollegan-za di preti alia moderna e di giovani impuberi (questa e per mio cognato!) artefici di mendaci e di un no-vello e perfido edificio anticristiano. » E continua: « La dcmocrazia cristiana e una sconcissima demo-crazia del cristiancsimo. » E sempre lo stesso gior-nale scrive: « Essi (i democratici cristiani j sono autori di eresia e di rinnegamento cattolico.

«JEssi sono materialisti in teoria e inimorali in

Che cosa 6 la religione

pratica; prctini allindati e caccherosi cacazibetti (che dizionario gentile!), gravidi di cupidigie vergo-gnose, misli/icatori fahi, ahi!) ipocriti bacchettoni! » Scusate .se 6 poco qucsto pof po' di roba!

E la Riscossa di Brescia, giornale papalino, cosi

scrivc dei democratici crist iani: «... una democra-

zia che di cristiauo non ha altro che il nome. E mcglio che le comparse srnettano la raaschera; che i lupi depongano le lane deH'agnello e che le pecove rognose (bravo!) disertino I'ovile, di quello che vi

permangano con grave danno delle peeore sane. »

«

E male se tra questo seambio d' insulti tra peeore rognose c. peeore sane io mi sganascio dalle risa?

Bisogna ridere un poco, se si vuol fare buon sangue.

*

* *

E sai, caro Proletario, quanto costa questa roba da chiodi a me, e a tutto il Proletariat che come noi deve sgobbare dall' alba alia sera in un lavoro esoso, sfibrante che, invece di nobilitarci, ci fa venire la gobba?

Per non annoiarti con una lunga filastrocca di cifre, ti dico semplicementc che in Italia, senza con-tare le altre nazioni, nel paesc di appena 33 milioni di abitanti, abbiamo la bellez-sa di 20 o vescovi che cristianamente si pappano lo sfacciato stipendio di Cinque milioni cento trentatre mi la sessantatre lire all'anno. E i cardinali? E il papa ?

— Peggio per i minchioni — tu dirai — che vo-gliono pagarli.

No, caro, questi mllioncini Ii paga lo Stato, cio6 tutti noi contribuenti, e come se non fossero a ba-stanza il governo liberale del libero regno d'Italia, or non 6 molto tempo, atimentd lo stipendio dei par-roci di lire cento all'anno, a dispetto dei socialisti che avevano ingenuamente chiesto 1'auraento alio stipendio di quell'esercito di ignoranti eroi della ci-

vilt& e del progresso, che sono i maestri di scuole, che vivono seppelliti nei villaggi, perduti fra i monti, in una miseria opprimcnte, (abbiamo maestre

di scuole comunali con 20 centesimi ai giorno di

stipendio!).

Ho parlato di soli stipendi, senza contare diritti di rappresentanze, oboli, elemosine ecc., tutto de-naro che per vie diverse va dalle tasche del lavo-ratore in quelle del fannullone chiercuto.

II vescovo di Piazza Armerina, dove i contadi-ni lavorano per 50 e 60 centesimi al giorno, recan-dosi per la rnessa di Natale a Canicatti o a Castro-giovanni ha diritto a 100 onze (L. 12,75). A questo aggiungasi le spese del segretario, del maggiordomo ecc., tutte persone che viaggiano col vescovo e che hanno diritto ad altre ind^nnitA,.

Tutti gli anni il Municipio di Palermo asscgna • una forte somma per le feste di Santa Rosalia, e qualche volta che, costretto dai bisogni, non puo dare alia Santa piu di trenta mila lire, il dottor Pitr6, consigliere comunale al servizio della Santa Bottega, va piagnucolando perche la cittA non d& dippiii alia cara santuzsa, patrona dei palermitani.

E mentre il clero gozzoviglia neir oro e nel lusso piu sfacciato, il povero proletariate, arso dalla febbre del digiuno, va di porta in porta limosinando il pane, finche muore d' inedia a poco a poco negli ospedali; o, se qualche volta perdc le stafte e in-sorge reclamando il santo diritto alia vita, cade sulle vie coi petti squarciati dalla mitraglia dei t'ratelli soldati!

Oh, hanno torto i sovversivi di muover gucrra senza quartierc alle Chiese, n' 6 vero ? ...

IP-AJFtTE II.

A questo punto, caro Proletario, tu potrai farmi un'obbiezione comunissima a tutti i cattolici.

II prete — essi dicono — e uomo come tutti gli altri uomini, quindi e soggetto a tutte le debo-lezze umane.

Nell' esser cattolici noi non intendiamo di ubbi-dire al prete, ma di ubbidire a tutte le leggi della Chiesa cattolica, che 6 fuori e al disopra degli uomini tutti.

No, amico mio. A parte che il cattolico che ra-giona cosl viene a ncgare, seriza saperlo, 1'influenza della religione sugli individui, e quindi distrugge 1' assioma che senza religione non pu6 esserci morale; a parte questo, dico, 6 un grave errore divi-dere il prete dalle leggi della Ohiesa cattolica. Egli 6 vero che religione non vuol dire prete ; ma egli 6 pur vero che tutte le leggi della religione sono state inventate dal prete. Intendiamoci bene su questo punto. Con cid non voglio dire che il prete ha in-ventat.o la religione, perche allora mi si potrebbe domandare : chi ha inventato il prete? ma voglio dire che, nata la religione (piCi tardi dird come essa nac-que), cio6 la credenza in dio, nacque neceasariamente, logicamente il prete, il quale mettendo a suo van -

Checosa 6 la religions

taggio la religione, la corruppe inventando tutti quei riti, tutte quelle leggi che fanno i suoi interessi. E

10 dimost.ro.

11 cattolicesimo noil e che la degenerazione del cristianesimo; 6 la religione di Cristo trasformata dal prete in Vero e ptoprio paganesimo. I pagani adoravano centinaia di divinita, assegnando a ognuna di esse un culto speciale, una partieolare virtu.

Cosi Diana 6 dea della caccia; Marte dio della guerra ecc, ecc. I pagani adoravano migliaia di re-liquie, sacrificando schiavi, armenti e oro a uno straccio di veste, che si credeva appartenente a Ilea, o a un capello attribuito a Crono. Cristo, secondo i vatigeli, combats in tutte le sue forme il paganesimo. Egli fu un iconoclasta delle divinity pagane. La sua dottrina & contraria air adorazione dei santi creduti miracolosi, alle immagini di cartone o di creta, alle reliquie c a tutti quei riti che sono proprii di tutte le religioni barbare. I primi cristiani furono strettamente fedeli alia dottrina dei vangcli. Essi rappresentarono la religione ^iu sincera e meno ri-dicola; ma i preti, avidi di far quattrini, ben presto introdussero leggi e superstizioni dai vangeli com-battuti, fino a trasformare il cristianesimo in paganesimo battezzandolo: cattolicesimo.

Essi cominciarono coll' inventare Vaequo, bene-detta nell'anno 120. Fino ad allora i cristiani non avevano sentito il bisogno di bagnarsi con acqua alia quale il prete, con quattro parole rosse e cinque nere, d&, in nome di 4io, certe speciali virtu, come quella di scacciare gli spiriti infernali dai corpi degli indemoniati; di santificare un pezzettino di corda o

11 coperchio d' una tabacchiera.

E perch6 i preti inventarono 1'acqua benedetta?

Lo si dice la tariffa seguente, pubblicata dal Sig. Giacomo Orselli, agente di atfari ecclesiastici, con ufficio in Via Giulia, N. 179.Roma;

Che cosa <£ la reHglone

<< Benedizione di campane con acqua bencdetta Lire 12,50.

« Benedizione delle eandele di 8. Giuseppe. L. 12.50

« Benedizione di tutti gli Scapolari L. 12,50.

« Benedizione di quattro Seapolari sotto unica forma L. 12,50.

« Benedizione di arredi sacri su cui non entri la Santa Unzione L. 12,50.

<< Benedizione di Sant'Annaagli infermi L. 12,50. »

*

* *

La sola acqua benedetta non bastava ad estin-guere la sete di oro dei preti che nel 157 inventa-rono la Penitenza.

Cristo insegn6 che ogni credente in dio bastava che fosse pentito dei proprii peccati per essere da dio assolto, ma i preti imposero la penitenza cosl che ogni allocco dovette offrire a dio, cio6 al prete, il frutto del proprio lavoro in penitenza; ed oggi aneora milioni di poveri imbeeilli per penitenza d&nno i proprii beni alia Chiesa e si seppelliscono nei eonveuti.

Sempre asaetati di denaro i preti invcntarono i conventi neH'anno 34£. Q.uanti infelici, presi da de-lirio religioso, non sono vittime dei conventi V Quanto non costavano al povero eontadino i conventi prima della rivoluzione francese? E quanto non gli eostano ora in molti luoghi, dove al eonvcnto d& gran parte del proprio raceolto!

Quanti fannulloni, che non hanno voglia di zappar la terra, non vanno a vivere nei conventi da paras-siti, stuprando spesso qualche innocente figlia dei campi, per ealmare la libidine alimentata dagli ozii claustrali!

Nell'anno 391 i preti sentirono il bisogno di in-ventare la messa latina. Che cosa rappresenta la messa latina? II sacrificio del corpo e del sangue

49

di Gesii Orisfco. QuaJe e lo scopo di questo saorificio? Quello di imitare tutte le altre religioni, cio& sug-gestionare, impaurire le masse, per dominarle e spo-gliarle meglio.

11 sacrificio 6 indispensabile al prete. Egli sa che per dominare bisogna confondere la ragione delle masse e commuoverne Timmaginazione. II sacrificio riesce perfettamente alio scopo e il prete di tutti i tempi e di tutte le religioni percio ne ha fatto il cardine delle sue operazioni.

II prete per ispegnere la ragione del suo popolo, comanda in nomc di un dio invisibile e terribile il sacrificio d' Ifigenia, la bella figlia di Agamennone. E la vergine si oftre rassegnata al sacrificio, can-tando sulla cetra di Euripide:

«.....il inio sangue versando,

lo Foracol funesto Ad appagar mi appresto.....

mentre il coro risponde:

« Ok veneranda Doa,

Ch'ami di uraane vittime Tributo aver, deh manda Alle sedi dei Frigi e della rea Troia gli Elleni,.....»

e la vittima continua il canto:

« ..... Oil sfolgorante giorno! E voi divi del Sol t'ulgidi vai Altro, in altro soggiorno, . Viver di vita, altro tenor degg'io: Luce diletta, addio!.....»

II sangue di Ifigenia scorrc ealdo ancora sul-l'altare, il sacrificio e compiuto e il popolo si prostra ai piedi del sacerdote con mistico terrore.

Clio cosn <5 In religion© 51

Dal sacriflcio di Ifigenia ad oggi son passatc parecchie civilta ; ma oggi ancora. in pieno secolo ventesimo, si celebra sull'altare Io stesso sacriflcio. II prete non veste gli stessi indumenti, la vittima non si chiama piu Ifigenia, il sangue non bagna, caldo ancora, l'altare. II prete ha cambiato le vesti, la vittima ha preso nome Gesu Cristo, il sangue 6 rappresentato da un po* di vino annacquato, le car-ni sono un po' di farina insipida, il sacrificio 6 sim-bolico, perche al popolo ripugna un sacrificio reale; ma la sostanza e sempre la stessa. II sacerdote, montato sull' altare, ricco di oro e di rieami, con mitria sul capo, abbassa ed alza le mani tracciando neir aria geroglifici misteriosi; accompagnato dal-1' organo salmodia in una lingua, che la maggioranza dei fedeli non intende; al suono squillante delle eam-panc alza il calice d'argento frcgiato d'oro, conte-nente il sangue della vittima: Gesu Cristo; l'abbassa, torna ad alzarlo, lo fa girare nello spazio misterio-samente e infine solennemente lo bevc. II sacrificio 6 compiuto.

Jehovah 6 sodisfatto. e il popolo, con la fantasia ferita e il cuore commosso, resta in adorazione, sotto la suggestione del chiercuto fachiro.

Amico Proletario, hai tu compreso ora che cosa e la Messa latina? IV impostura copiata dalle re-ligioni dei selvaggi per suggestionare, per abbrutire il popolo.

Tmpostura che alia Santa Chiesa frutta molti quattrini. In America del Nord per assisterc alia Messa bisogna pagare dieci soldi, e siccome 6 do-vere principale per ogni buon cattolico assistere alia Messa almeno una volta ogni Domenica, cosl sono dieci soldini, che, eon sieurezza matematiea, passano tutte le settimane dalla tasca del grullo eredulone in quella del turbo prete.

In Italia t il Governo che paga il prete, cosi

che ognuno puo assistere alia messa, senza che ap-parentemeute sia obbligalo a pagare i died soldi; ma il fedele, che vuole la messa per proprio uso e consuino, deve pagare secondo la tariffa seguente:

« Messa in Oratorio privato nei giorni solcnnis- . si mi L. 14,00.

« Messa in Oratorio privato nei giorni solenni L. 13,f>0.

« Seconda messa dopo la Comunione in Oratorio privato L. 13,50.

« Messa nei giorno di Pasqua in Oratorio privato L. 12,50.

« Celebrare in Oratorio privato le tre Messe della notte di Natale L. 12,50. »

I prezzi non sono esagerati, la Santa Chiesa ingrassa!

* * *

Dicono le sacre scritture che l'anima deH'uomo, appena si stacca dal corpo, vao all'inferno o in pa-radiso, a seconda dove la divina bont& l'ha desti-nata. Cosl la Chiesa non poteva spillar pin quattrini ai parenti dei morti per 1' anima di costoro. Se l'anima era andata in Paradiso, i morti non avevano piu bisogno delle preghiere del prete; se era andata all'inferno qualunque preghiera non la liberava dal-r eterna tortnra. E allora come far baiocchi per mezzo dei morti? Detto fatto, la Santa Chiesa in-venta nell'anno 593 il Purgatorio.

II Purgatorio non esiste nella Bibbia, egli e vero; ma il popolo che cosa ne sa di Bibbia ? E poi certe cose non puo comprenderle, ma quand' anche le comprendesse, manca forse alia chiesa il rnodo di giustificare le sue invenzioni?

II Purgatorio per il prete esiste; se nella Bibbia non se ne parla, e perche i suoi autori lo dimenti-carono.

Che oosa 6 In rellpflorie

E non c' c minchionc di credente che annual-mente non paga alia Chiesa il suo tributo per far liberare presto dal purgatorio 1' anima dei proprii defunti.

Ah, quante iirette ha dato mio padre al prete

per le anime dei suoi parenti rnorti!

* *

Ma 1' anno die segna per la Chiesa un vcro trionfo per le sue rendite 6 l'auno 993, quando in-venro la beatificazione e la canonizzazione dei santi. Che stupenda invenzione! Fu il non plus ultra delle birbonate. I santi cominciarono a spuntare come i funghi dal letamaio, e tutti si misero a far miracoli. Santa Lucia oggi dk la vista ai cieehi, SanMartino fa vinccre le guerre, Santa Barbara protegge gli artiglieri, Sant'Antonio protegge i porci, Sant'Alfonso

favorisce..... i semplici toccamenti, tutti insieme

spogliano i gonzi. Coi santi nacqucro le reliquie ed b fortunata quella parrocchia che possiede un pelo della barba di Sunt' Onofrio, o una setola del porco di .Sant'Antonio, ecc, ecc.

II bello c che tutte queste reliquie, per far piu quattrini, si moltiplicano miracolosamente, cosl che i chiodi di Cristo che, secondo la Bibbia, dovrebbero essere tie, sono invece 23, divisi come segue:

Un chiodo fu gcttato in mare dall' imperatrice Elena per acquctare una tempesta.

Un altro chicdo fu messo nella corona di Co-stantino.

Un altro scrvi a Costantino per fabbricare il morso per il suo cavallo.

,Uno si trova nella corona di ferro del re d'Iralia.

lino 6 nella Chiesa di San Germano des Pres a Parigi.

Uno nel Carmine a Parigi. »

Uno nella Santa Cappella, pure a Parigi.

Tre nella Chiesa di Sant' Elena.

Uno ad Assisi.

Uno a Carpentras.

Uno si mostrava a Fireuze; metA. era di oro, perch6 era stato toccato da un santo!!!

Due sono a Napoli.

Uno ad Ancona.

Uno a Siena.

Uno a Trevisi.

Uno a Venezia.

Uno a Bourges.

Uno a Draghignano.

Uno a Saintonge.

Uno nella chiesa di Santa Croce a Roma.

Ventitrfc chiodi! Non per niente ho detto che la Chiesa Romana £ roba da..... chiodi!

Veronica (D 6 il fazzoletto nei quale, si dice, 6 impresso il viso di Gcsu. Dovrcbhe essere uno, ma la Chiesa giuocando a bussolotti li ha moltiplicati. Infatti se' ne trovano uno a Parigi, uno a Laon, uno in Andalusia, e unalt.ro a Manoppello (Abruzzo).

Di Sant'Aw^on/wo da Padova si adora il corpo >..tero a Padova, un terzo braccio a Lisbona, un ' Tirto a Venezia.

S. Apollonio ha una testa a Bologna e un'altra , Kvora (Portogallo).

S. Atanasio ha una testa a Valvanera (Spagna), un'altra a Serigny (Turrena), e una terza testa a Roma, nella Chiesa dei santi Vincenzo e Anastasio.

SanVAnna ha un corpo ad Apt in Provenza, un altro corpo nella chiesa della Madonna nell' isola presso Lione, una testa a Duren (Colonia), un' altra testa a Treves, una quinta a Chartres, una sesta a Bologna, una settima a Saiit'Anna in Turingia, una

(1) Veronica significa: vera immagine. La Chiesa fece di <juesto jaome una Banta: Santa Veronica, che non h mai esistita.

Che cosa 6 In rellRlono

ottnva a Orcamp presso Nion. Sfca ancora un quinto braccio a Roma (chiesa di »S. Paolo), un sesto braccio a Norimberga. Non 6 poca roba!!!

S. Antonio ha un corpo intero a-CostantinopoIi, un altro a Vienna, un terzo a Marsiglia, un quarto a Nowogorod (Russia) un quinto ad Aries. Cinque corpi !

•S. Donato ha una testa a Cividale del Friuli, uno a Casteldieri (Abruzzo), due ad Arezzo, tre a Ripacandida (Potenza), quatr.ro a Sessano (Campo-basso). Undici teste, chissA quanti miracoli!

Nella cripta rimodernata della basilica di Santo Ambrogio di Milano stanno esposti i corpi di San-t'Ambrogio, S. Gervaso, e S. Protaso. Questi corpi furono trovati circa venti anni or sono negli scavi fatti nella chiesa, non si sa perche. Insieme ai corpi furono trovate le pantofole dei tie santi. Questi tie santi hanno fatto tanti miracoli quanti spropositi ha tUtto 1' onorevole Pirocorvo.

Orbene, queste reliquie furono fabbricate come segue:

Gli scheletri dal Sig. Luigi Iiiasformi, prepara-tore al Musco civico di Milano.

Lc pantofole dalla ditta Zannotti di Milano.

« E il popolo minchione tutto vede eppur ci credc! »

Tutte queste reliquie sono miracolose; ma il piu miracoloso di tutti e il sangue di San Gennaro a Napoli.

Questo sangue, tutti gli anni, bolle in presenza del pubblico napoletano. che alia vista del miraeolo innegabile, indiscutibile, va in delirio. Questo nell'anno di grazia 1905. Prova che il miraeolo 6 da tutti rico-nosciuto e che anche i principi reali vanno ad as-sistere genuflessi alia ebollizione del sangue.

Una volta, pero, entrato il generale Champion-net in Napoli, il sangue di San Gennaro, per susci-tare contro il Generale il malcontento popolare, nou

on

Che cosa 6 la religione

voile bollire. I'] il popolo stava per ribellarsi contro Championnet; ma questi ebbe un'idea felice. Chiamd il preposto della Chiesa e gli disse: Se ent.ro mez-z' ora il sangue di San Gennaro non bollc, l'accio bollire il vostro sangue. E il sangue del santo bolli immediatamente con grande contento dei napoletani. A Garibaldi, entrato in Napoli, suceesse lo stesso fut.to, ed egli fece come Championnet con uguale Micoesso.

Tre anni or sono YAxino di Roma pubblico quanto segue:

« Noi siamo disposti a versare lire 10,000 a chi potr& dimostrare avanti a un giury di chimici, scelti da ambo le parti, e in seguito a un esperimento scientifico, che Ja sostanza contenuta neir ampolla, e fatta passare per sangue di S. Gennaro, sia ve-ramente sangue umano.

<< Ci dichiariamo pronti a convertirci alia fede cattolica, apostoliea romana, con tutti gli annessi e connessi, miracoli compresi, qualora i1 verdetto del giury fosse a noi sfavorevole. »

Inutile dire che la sfida fin'oggi non e stata accettata.

* * *

II matrimonio non e un vizio voluto dalTuomo, come e un vizio il fumare o 1' ubbriacarsi.

II matrimonio 6 un bisogno fisiologico imposto dalla natura a tutti gli esseri animali di costituzione normale, sana. Sodisfare questo bisogno 6 non sola-mente un diritto, ma pure un dovere. Dico anche un dovere: 1" perch6 chi si priva del matrimonio ammala iJ suo corpo, degenera 1a sua costituzione fisica; 2° perch6 se tutti si astenessero clal compiere la funzione matrimoniale in capo a una generazione 1' uraanitk sparirebbe.

56

Che coswi 6 la religione

II matrimonio oltre ad essere uu bisogno fisio-logico c an che an bisogno psicologico.

Nella natura dell' uomo 6 insito il bisogno di amare ed essere ainato. Senza una persona alia quale poter dedicare 1c nostre cure, poter eonfidaro i nostri dolori e le nostre gioie; senza le gioie della farniglia che 1' amore crea, e che sodisfano i sensi e ingentiliscono ranirno; perfezionano la nostra psiche e legano 1' individuo alia society e la societA all'in-dividuo, T uomo degenera moralmentc, diviene cc-cessivamente egoista, spietato, inutile a s6 stesso e alia society. Questo salvo poche eccezioni di indi-vidui che si appassionano ad un ideale scientifico e non sentono il bisogno di creare una farniglia. Ma questi stessi individui non vanno esenti dal bisogno fisiologico che sodisfano occasional mente, con p ~:r-sone che si vedono una volta e non piu, oppure che si tengono come uno st.ru men to neceasario al corpo, ma non si amano.

Vietare, perci6, sia all' uomo che alia donna il matrimonio e un delitto contro 1' individuo e la su-cietA. Consigliare la society a odiare il matrimonio signiflca consigliarle il suicidio.

Insomma, il matrimonio 6 un bisogno e un do-verc nel tempo stesso, e percid la Bibbia dice: cre-scete e moltiplicate.

Ma la Chiesa, pur d' impinguare le sue rendite, non si e mai curata dei bisogni dell' uomo e della society. Fino al 1015 essa diede ai preti il permesso di sposare; ma si accorse poi che il matrimonio legava 1'uomo alia farniglia; che il prete moren<!<> sentiva il bisogno di lasciare i suoi beni ai proprii figii naturali e legittimi, pensd quindi di mctterlo in condizioni di non crearsi una legittima farniglia, di non avere di fronte alia legge doveri verso altri cho non fosse la Chiesa, e di non lasciare, percid, mo-rendo, il proprio patrimonio ad altri che alia Chiesa.

57

Ed invento il celibato obbligatorio a dispetto della Bibbia e della natura.

Quali sono i disastrosi effetti del celibato obbligatorio? E facile immaginarli. Questi preti, non po-tendo scegliere e vivere legittimamente con una com-pagna, sono costretti, vinti dal bisogno fisiologico, a commettere adulterii, stupri, o, nei raigliori dei casi, vivere di concubinaggio procreando creature, che sono eondannate ad essere orfane prima di nascere.

Possiamo averne una pallida idea da poche 110-

tizie tolte alia spicciolata dai giornali:

*

* *

« Oltre - Moralita fratesca, eccounbell' esempio:

L'anno scorso una giovane contadina fu chia-mata da un padre superiore di un convento per lavare la biancheria. Dopo sei mesi di continua la-vatura, il padre la fece passare al civico ospedale di Zara, dove tre mesi dopo partorl. La ragazza, per paura dei genitori, non voile tornare a casa sua e si occupo a servizio in cittA. Otto giorni dopo, d'im-provviso, fuggi dai padroni e tornd all' ospedale,

dove fu tosto dalle suore accolta a........braccia

aperte. 11 padre del neonato si porto all'ospedale e disse alia sua eomunicata, che essa puo esser fortunata di aver con lui pro(jreato un figlio, perche i figli dei santi padri debbono essere presi da personaggi grandi e che quindi essa sara un giorno ricca e felicissima.

Ci consta anche che la ragazza fu invitata alia chiesa di S. Michele a Zara e 11 le furono proniessi fiorini 300, se dicesse che era stata sedotta da un soldato.

La ragazza accetto e, condotta in quel convento, innanzi a due testi le si fece firmare una dichiara-zione; dopo di che non le fu dato un centesimo. »

Che cosa la religione

« Trapani - Padre Capezzuni - (Lucifero) - Sul paesrctto piu storico della provincia di Trapani, av-venne un fatto comico - alfonsino. Sentite: un con-tadino — marito di una bella giovane — arrivato dalJa eampagna eutra nella stalla per attaceare la sua rnula— quando inciampa coi suoi... in altri piedi. Un dubbio lo assale, un sospetto, e, tolto capizzuru (gavezzone) alia inula, comincia a rn.-nar botte da orbi a... quei piedi: rnentre il legit-timo proprietario, sentendoseli eonciare a quel modo, caceia uiia di dolore e chiama al soccorso. Aecorre molta gente, e al lume d'una candela. — ch6 gi& era suonata 1' ave — scorge disteso per terra il re-verendissimo padre R.... che gridava ancora come un dannato; mentre in un angolo, tutta sconvolta, stava )a bella contadina. Figurarsi le meraviglic degli astanti, le versioni ed i commenti sull' acca-duto! »'

^ Torremagyiore — Tin omaggio a S. Alfonso. — Due guardie municipal}, avuto contezza degli a-mori mattutini del reverendo don Salvatore Lippo,, economo immacolato della parrocchia di S. Maria, con una giovane bizzoca, sorprese.ro il casto prete e la pudiea palombella che tubavano.... dietro 1' altare maggiore della « miracolosa vergine » della Fontana. »

« Brescia — II verbo di 8. Alfonso. — Giorni addictro un prete veniva sorpreso da varie persone in un campo coltivato a grano turco, fuori porta Cremona, vicino al molino del Brolo, ove egli, con regalo di frutta, aveva attirato tre ragazzine --di cui la maggiore di 11 anni — e sulle medesirue stava ...

Che cos a 6 la religion^

Venne tradotto in carcere a disposizione del-1' Autoritfc giudiziaria. »

« Palermo — Gesta pretesche. — Gli cspiilsi pa-dri Signorini, nella borgata Uditore da varii giorni commettono dei fatti scandalosi, come epilogo a quanto operarono, in omaggio a Sant' Alfonso, nei convento.

L' ormai noto cappellano della chiesa di Conte Federico e Brancaiolo, ha fatto si che quei buoni popolani invcissero per una volta ancora contro la sua persona, avendo tentato baciare forzatamente una giovine borghigiana.

Ij eminentissimo Cardinale Celesia, dopo una, protesta firmata da 200 persone contro il buon par-roco... non ha preso alcun provvedimento. »

« Sassari — Un processo per procurato aborto. — Davanti al Tribunale 6 terminato 1' interessan-tissimo processo per procurato aborto seguito da morte contro il sac.erdote Antonio Lai e la Ievatrice Erminia De Guerra.

II Lai aveva sedotta la giovane Mariantonia Fresu, e per evitare lo scandalo 1' aveva poi fatta abortire con la complicity della Dc Guerra. La giovine mod.

II Lai si disse vittima delle persecuzioni dei massoni e dei socialisti. II Tribunale coridanno il Lai a 5 anni e la De Guerra a 5 anni e 10 mesi di reclusione. »

« Taranto — La condanna di un prete — Ieri si 6 discusso dinanzi a questa pretura il processo di adulterio a carico di un prete: Rerardino I)e Gioia; nialgrado tutte le prcssioni e le male arti dei clericali il prete e la sua degna complice sono stati condannati a 107) giorni di careerc, 1200 lire di multa; e alle spese processuali, nonch6 ai danni morali. II prete fu sonoramente fischiato dal pubblico che applaudl alia meritata sen ten za, emessa dal Pretore. »

« hone fro — Un prete querelato. — Antonietta Vaccaro, sordomuta, ha sporto querela contro il prete Nicola Baccari per averla costui... confessata, mentre la povera disgraziata prestava servizio da lui e dalla madre di lui. La Vaccaro c incinta e fra breve mettera al mondo il frut.to del disccpolo di S. Alfonso, e, come sono gli usi e consuetudini, i con-tribucnti dovranno pensare al mantenimento di quest' altro figlio di prete. »

« Morclta (0. B.) — I frati maestri di morale. — Giorni sono, nella vicina Brasse, un frate fran-cescano, dopo di aver confessata una ragazza quin-dicenne, la invitava con un pretesto qualunquc a ripresentarsi in sacrestia dopo la messa, al che a-vendo annuito la ragazza nella sua ingenuity egli tentava violentemente di oltraggiarla. II provvido intervento di una persona, che trovavasi nella chiesa, riuscl a liberare la ragazza, gi& svenuta, da quelle impudiche mani.

E sia anche lode al povcrello di Assisi! »

« Campabello di IJcala. (8. B.) — Un reverendo fu incaesato nel vicino Oomune di Ravanusa. Egli h un giovine reverendo, not.o per le sue gesta al-fonsine; poche sere addictro, travestito da contadino

si recava in casa di una sua penitente, il cui ma-rito era in carcere. Una pattuglia di guar die, che si trovava in quel luogo per sorvegliare la casa di un noto latitante, visto questo contadino entrare da quella donna, e sapendo che il marito era in carcere, si rec6 a bussare alia porta della bella con-tadina. II prete, preso alia sprovvista, non potendo uscire, ed avendo paura di essere scoperto, si rin-chiuse in una cassa.

Ma le guardie trovarono nei nascondiglio l'eroe di S. Alfonso!!! »

« Aachen. — Un altro prete porco. — II pubblico ministero di questa citta ha spiccato mandato di cattura contro il prete cattolico Ernesto Ritzenhoff, cinquantacinquenne, nativo di Colonia, perch6 col-pevole di atti osceni. »

« Norcia — II lavoro dei preti. — Giorni or sono uno di questi preti fu trovato in un casotto men-tre... confessava una penitente. La gente fischio so-noramente il prete. »

« Moretta — Le pratiche del cappuccino. — A Brasse, borgata del Comune di Moretta, un cappuccino di Villafranca, solo da quattro giorni in questa borgata, dopo compiute le funzioni religiose, atti rata una giovinetta sediccnne, figlia di un ricco proprietary, in sacrestia, dopo di averla baciata e acca-rezzata, vistonc la viva riluttanza, la gettava a terra e postole un fazzoletto alia bocca si accingeva a... confessarla. Una donna, uditi i lamenti della giovinetta, accorse a liberare la ragazza. Del fatto venne fatto denunzia alia pretura di Moretta. Un altro con-

Che cosa 6 la relipclone 63

simile fatto si registro a Villafranca per opera di un frate del medesimo convento. Pero il sotto — covo riusel ad aequietare i parenti della ragazza villa-

franchese e mettere su tutto la pietra del silenzio. »

*

* *

« Palermo (C. Li Vigni). — Morale cattolica. — II cappellano della bottega di Conte Federico, come se non gli bastassero le querele per false denunzie che ha sulle spalle, se ne 6 procurata un' altra, per

aver tentato di baciare forzatamente una ragazza. »

* »

Karlsruhe. La seuola di 8. Alfonso. II prete Stefano Landold di Noggenschwied nei granducato di Baden si allontano dopo di :iver commesso in un albergo di Brenden atti innominabili con due ragazzi chierici addetti al servizio della messa. »

A Pallanso,, nei convento dei Marianisti, un prete commise atti innominabili su di alcuni ragazzi ciie frequentavano la seuola dei frati. II prete si in-void e il governo lascia che la seuola continui la sua opera ncfanda. A Vicensa I' organista di una chiesa, prete, commise atti innominabili su di alcuni ragazzi che cantavano nei coro della chiesa. L' organista fuggi in barba ai parenti e alia giustizia.

A Providence (America del Nord) un prete, dopo di aver sedotta una ragazza minorenne, fuggl la-sciandola incinta e abbandonata dai parenti. —

A Barre VT. (Ameri<;a del Nord) una signo-rina Veronese vide attraverso i vetri della finestra il prete cattolico della chiesa di Santa Monica in unione carnale con una ragazza del paese. La tresca continua indisturbata, pereh6 la signorina non ha voluto fame denunzia.

A voler citare tutte le alfonsinale dei preti ci sarebbe da fare tanti nomi quanti sono i preti del

mondo tolta una minoranza piccolissiraa, troppo pic-cola di essi, chc non raggiungerebbe il 5 per cento. Questi fatti succedono anche per opera di uomini liberi, di laici; egli e vero. Ma la statistica ci dice che la corruzione in maggioranza e fra i preti.

L' Echos des Valines d& sui preti dell' America del Sud la statistica seguente:

Su diciottomila curati, preti cattolici, apostolici romani, tremila sono sposati civiimente di nascosto dei Vescovi (non seguono quindi il celibato obbli-gatorio), e i loro flgli sono scritti alio stato civile; qaattromila vivono in normale concubinaggio, e millecinquecento vivono in uno scandaloso disordine. II 50 0|0, come si vede, che non puo ubbidire al dogma del celibato.

E T altra met&? Tolti i vecchi c gli infermi, vive di amorazzi che restano segreti, perclie sa fare, o di masturbazioni, ecc.

Questi fatti, apparentemente di poca importanza, sono l'effetto di una causa scellerata, delittuosa: il celibato obbligatorio. Un bisogno fisiologico non so-disfatto, come e quello del matrimonio, altera il si-stema nervoso dell'individuo; il contatto continuo di donne attraenti acuisce questo bisogno fino alia libidine, che spesso vince la ragione e trascina l'individuo a commettere atti contro natura. L'organi-sta di Vicenza, il marianista di Pallanza, il prete di Noggenschwied, che sfogarono 1a. loro libidine alio stato di delirio sopra di piccole creature del proprio sesso, avrebbero sentito ripugnanza di commettere questi atti, che ripugnano perfino alle bestie, sc aves-sero potuto soddisfare ai propri bisogni fisiologici liberamente con ognuno la propria compagna. 11 celibato obbligatorio, invece li i-idusse all' ancstesia morale, trascinandoli ad atti contro natura.

Scientificamente il prete 6 irresponsabile delle sue porcherie, perch6 causa della sua corruzione .o

Cho cosa 6 la religion©

il celibato obbligatorio ; ma non per questo noi siamo obbligati a esser con lui indulgent!. Atfatto. Fare il prete non e un obbligo come quello di fare il sol-dato. Ness una legge impone all' individuo il tricorno come impone la divisa militare. Ognuno 6 libero di scegliere la carriera ecdesiastica, non solo; ma egli puo liberamente gettare la tonica alle ortiche tutte le volte che lo voglia, c scegliere la propria com-pagna ouestamente, evitando cosi la corruzione. La colpa del prete non (t quella di non saper soft'oeare i propri bisogni fisiologici, perchd cio riesce impos-sibile per il novanta per cento degli uomini sani; ma la sua colpa c quella di non volere rinunziare a un impiego, a 1111 mestiere che gl' impone la de-generazione fisiea e morale. Niente, quindi, pietA. per il prete. 0 egli si impone il sacriflcio dfOrig<>ue 0 si sprela,

* * *

Ijopo il celibato obbligatorio, la Chiesa, sempre avida di denaro, invento nell'anno 1119 le indul-genze. Chi gotta due soldi nella cassetta di San Gio-vanni guadagna 8 giorni d' indulgenze ; chi ne getta quattro nella cassetta di San Piripicchio ne guadagna sedici, e cosi via fino all' indulgenza plenaria e conseguente conquista del paradiso. Peccate, fe-deli, peccate pure; le indulgenze iaveranno le ani-

mc; ma..... pagate, se volete iI paradiso. Pagate, pa-

gate ! Al buon mercalo, chi vuol comprar ?

Dispense, consacrazione ed elevazione dell' 0-stia furono inventate neiranno 1200.

Nel 1204 fu istituita la piu grande vergogna del cattolicesimo: 1'Inquisizione. Ma per potere ot-tenere dalle Inquisizioni buoni frutti per gl' interessi del bottegone cattolico era indispensabile qualche cosa, che faccsse 1' ufficio di spia, e la chiesa invents nel 1215 la confessione orale. Che invenzione stu-

Checosa <5 la religione

penda! Con quest.o mezzo la tnadre accusava il fi-glio, la moglie il marito, la figlia il padre alia Santa Inquisizione, ineoscien tern onto, senza saperlo. Egli e vero che la Confcssione e vietata da Cristo il quale dice: « Non giudicate, acciocchc non siate giudicati. Perciocch6 di qual giudizio voi giudicate sarete giudicati » (Matt. 7.15), e che Sail Paolo scrive : « Percio, o uomo, chiunque tu $iiy che giu-dichi, tu sei inescusabile. » (Ep. ai Komani 2. 1—6).

Ma che cosa importa alia chiesa di Cristo e di San Paolo?

La confessione 6 un ottimo servizio di spionag-gio per la Inquisizione, se Cristo e San Paolo non la vogliono peggio per loro; anzi, peggio per il popolo che crede la confessione come uno dei precetfci voluti da dio!

Quali sono gli effetti del confession ale ?

II prete, che deve soffocare i suoi bisogni fisio-logici, 6 per mezzo del eonfessionale in intimo con-tatto con la donna, alia quale deve rivolgere le piu oscene e le piu lorde domande, e dalla quale deve pretendere la rivelazione di tutti i segreti piu inti-mi della vita coniugale.

Sant'Alfonso dei Liguori, nella sua Teologia Morale impone al confessorc di domandare alia peni-tente « se col maritoha compiuto il coito nella posi-zione naturale, o nella posizione non naturale, cioe...» « se si e unita carnalmente al coniuge in tempo di mestruazione » ed altre piu sozze domande che io non j)osso qui citare per rispetto al pudore di chi mi Jegge. (^ueste domande il confessore, che pu6 essere giovane, bello, pieno di salute e di vita deve farlc tete a tele alia penitente, che pu6 essere anche lei giovane, bella, piena di salute, di vita e di simpatia per il confessore. E siccome il confessore in questo stato di cose, potrebbc mandate la casti-ta al diavolo e stuzzicare la penitente, che potrebbe denunziarlo, S. Alfonso, per evitarc non il peccato, ma lo scandalo, cosl scrive : « 11 confessore non deve essere denunziato :

66

1. se la donna domanda di confessarsi ed egli, ncir andar del discorso, tentato, comincia ad istigar la penitente;

2. cosl pure se prende a ten tare nella confes-sione sacramentale, dopo che la penitente si 6 al-lontanata dal suo cospetto;

3. se egli dice a lei: aspettami un pochetto, poiche ho una cosa di gran premura, e poscia la tent a ;

4. se egli si mette d' aocordo con una donna che per ingannare i suoi famigliari si flnga ammalata, ed egli vada in casa sua per commettere il peccato ;

5. se istigato al coito si riiiuta, e si diverte col solo toccare, e con toccamenti solo venialmente di-sonesti. » Ma qualchc donna potrebbe infischiarsi di Sant' Alfonso e denunziare il confessore osceno; allora Sant' Alfonso scrive che « i giudici non cre-dano facilmente ad ogni feminuceia accusatrice. »

Ed ora, se ti pi ace, caro Proletario, manda pure al confessionale la mamma, la moglie, la figlia, la

sorella, purche questa non sia mia moglie.

*

* *

Se qualcuno ti dicesse che Maria, madre di Gesu, non fu sempre verginc, tu, per lo ineno, gli diresti: pazzo !

Eppure, vedi, non sono io, profano di questa materia, che ti dico: Maria quando sposd perdette il flore della sua verginitA come tutte le altre donne; ma e la stessa Bibbia dichiarata da Mons. Antonio Martini, arcivescovo di Firenze. Una traduzione, come vedi, che la Chiesa non pud chiamare apoerifa.

68 • Che ccsn 6 In relfgfone

In essa, e precisamente in Matteo I. 25 leggi che « Giuseppe non conosceva Maria fino a quando questa partori il suo figlinolo primogenito. »

In Luca. II. 7. leggi che Maria « partori il fi-glio suo primogenito, e lo rifascid c lo pose a gia-cere in una mangiatoia. » Nota bene: se Cristo fosse figlio unico di Maria, Matteo e Luca userebbero la parola unigenito. Essi, invcce, usano la parola primogenito, il che significa die Maria ebbe altri figli. Mons. Martini non e avaro di commcnti, eppure la-scia passare questi passi della liibbia senza alcun comiriento, perchd, non sapcndo come cavarsela, prc-ferl un prudente silenzio. Matteo e piu chiaro quando dice nel Cap. XIII, 55 che Cristo aveva quattro fra-telli: Oiacomo, Giuseppe, Simone e Giuda.

Marco nel cap. VI, 3, dice che Gesu e « figlio di Maria, frateUo di Giacomo e Giuseppe e Giuda e Simone. »

Mons. Martini, non potendo fare piu lo gnorri, stima opportuno dire che frateUo va preso in senso di cugino; ma egli pud anche dire che frateUo va preso in senso di lumaca, a noi poco importa. Certo noi non ci faremo gabbare dalle sue ciance. La lingua ebraica e la lingua green, nelle quali lingue fuiono scritte i vangeli, hanno la parola speciale per indicare cugino, quindi 6 assurdo supporre che gli evangelisti volessero usaie la parola : fratelli, per dire cugino. Anche San Paolo usa la parola fratelli di Cristo, per indicare Giacomo e gli altri tre(Atti Ap.).

Non 6 ammissibile che codesti scrittori che vis-sero con Cristo, che ne raecontarono la storia in tutti i particolari, usando sempre i vocaboli giusti e proprl, usassero sempre il vocabolo fratelli per esprimcre cugini.

Se Maria, dunque, ebbe cinque figli fra i quali Gesu, primogenito, £ ovvio che Maria non fu madre vergine, a meno che non si voglia dire che anche

Che cosn t: In roliglono 69

Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda sono anch'essi figli di una vergine, cosa che nessuii matto ancora ha avuto 1' idea di dire. NC 1 primi cristiani credet-tero Maria quale madre e vergine. Questa idea pazza venne per il primo a Sant' Ignazio vescovo di An-tiochia nel 1 16, il quale fu poi seguito in questa idea da 8. Gerolamo e S. Giovanni Crisostomo; ma il quarto ConciJio ecumenico dell' anno 681 rigettO sen-z' altro questa supposizione assurda... Poi la strava-ganza di un monaco, Pascasio Radbert: voile che Maria fosse vergine, pretendendo ('he Maria avesse partorito clctuso ulcro (tenendo V utero chiuso !!!). Solo la mente d' un pazzo poteva creare simile as-surdo, e Pio IX, V angelica, per riparare ai suoi pcc-catucci 1' accelto come cosa certa inventando nel 1854 il dogma dell'Immacolata Concezione. Questo papa, in ultimo, per mettere lo spauracchio addosso ai liberali e far credere a questi che gli anatemi del papa sono infallibili, invciito nel 1870 V infalli-bilita papale!

Sei persuaso ora, mio buon amico, che il catto-licesimo altro non 6 che la plurality di sofismi as-surdi e di precetti falsi creati dai preti per assicu-rar la loro pagnotta a danno del popolo ingenuo, e chc c errore gravissimo considerare il prete come cosa estranea alia religionc ?

Ogni individuo dovrebbc ripudiare senz'altro questa religionc, perchfc cssa (i di grande ostacolo alio sviluppo individuale e soeiale.

Si ha un be! dire: Colombo fu cattolico, Volta fu cattolico, Manzoni fu cattolico. Colombo, Volta, Manzoni furono grandi in quei rami di scienza da loro* seelti, ma furono piccini al pari del contadiuo il piu arretrato in materia di religionc; infatti questi non sa spiegarsi il mistero della verginitA di Waria, come non se lo seppero spiegare Colombo, Volta, Manzoni.

Dopo tutto, chi. mi assicura che tutti questi p 'indi uomini, di religione cattolica siano in buona t'f.de ? Chi pu6 garentirmi che non 6 stata la paura della vendetta pretina, o il bisogno della protezione della Chiesa che ha fatto accettare a molti uomini illustri il cattolicesimo ?

Io, per esempio, non insisterei neH'affermare che Colombo fosse convinto della necessity della confes-sione per andare in paradiso; ne metterei la mano sul fuoco per garentire che Volta non si burlasse della messa latina, o che Manzoni fosse persuaso del dogma della Trinita.

Ma pure ammesso che uomini di ingegno vasto e di coltura profonda siano cattolici in buona fede, a noi importa po(?o. I grandi uomini hanno la loro testa e noi abbiamo la nostra.

Anche Marx, Mazzini, Rakounine, Darwin ecc. furono dei genii, ed ebbero e sostennero le loro con-vinzioni; ma cio non viet6 a loro di darsi dell'igno-rante a vicenda, 116, vieta a noi di esaminarli, di-scuterli, criticarli, e anche non accettarli com-batterli.

PARTE III

Poieh6 si a mo sulla via dolla discussione, a to, caro Proletario, non sia disearo seiruinni noli' esarne che mi son preso a fare sulla religione.

Rigettato il Cattolicesimo, resta in te la fede in Cristo.

Ma perch6 non prendere in esame an che Cristo?

Molt.i sono gli scrittori che di Cristo si sono oc-cupati.

Chi lo ha presentato tale e quale sta nei Van-geli; chi ha voluto di most rare che Cristo fu un sem-plice uomo, un filosofo, un filantropo, un utopista; chi sc ne 6 servito per dargli il posto di eroe nei suoi romanzi, chi,. infine, ha negato recisamente la sua esistenza.

Noi qui 1'esamineremo brevemente, per quanto lo consente un piccolo Iibro di propaganta semplice.

Non credere pero, caro Proletario, che dell'e-same che io faccio, io stesso sia l'autore. Se io mi attribuissi la sostanza di questo se.ritto, sarei unla-dro sfacciato e ingannerei la tua buona fede.

Come per la prima e seconda parte di questo volnmetto mi son servito di rnolti storici e di pa-recchi giornali,. fcra i quali principalmente l'jls/no, al quale debbo notizie recentissime; cosl per l'esa-ma di Cristo mi servird dell' opera rccente dell'aw. Emilio Boasi (Milesbo), al quale debbo lode e rico-noseenza per aver eassato dalla mia mente il dub-

72 Che cosa 6 la religlorie

bio che Cristo fosse esistito. Tutto il meglio di questa parte III, e che riguarda Cristo, 6 tratto o co-piato dal bellissimo libro del Bossi. « Cristo nort 6 mai esistito ». II resto, tutto ci6 che 6 men degno della. penna di un buono scrittore, e nilo.

In ci6 che t ratter A. di Cristo mi serviro del Bossi, perch6 penso che quando si 6 riusciti a provare che la persona di Cristo non 6 mai esistita, e superfluo dimostrare che Cristo non fu ftglio di Dio venuto al mondo a riscattare 1' umanitA.

Del resto, alia Divinity di Cristo neanche quelli che si son detti cristiani ci ban creduto. 11 papa Leone X scriveva:

« La farola di Cristo ci frutta tanto che sareb-be pazzia avvertire gl' ignoranti dell' ivganno. »

Tratteremo, quindi, di Cristo come persona sto-

ri>a.

Cristo nulla scrisse, e nessuno, eccetto gli evan-;4\'listi, scrisse di lui. Gli evangelist], come vedremo piu tardi, sono troppo sospetti per garentirci deir esi-stenza di Cristo, anzi essi servono a provare che Cristo non 6 mai esistito.

1 soli scrittori contemporanei di Cristo. che fecero il suo nome; Flavio Giuseppe e Tacito, iurono interpolati e falsificati. Svetonio e Plinio ne parlano, si, ma etimologieamente, inolto tempo dopo, l'uggevolmente, senza retidersi garanti di lui.

Flavio Giuseppe fu uno degli storici piu precisi, scrisse di Cristo soltando queste ' poche righe: « In quello stesso tempo nacque Gesu, uomo saggio, se tuttavolta si pud chiamarlo uomo, poitM egli fece le delopere ammirabili, insegnando a coloro che amavano ispirarsi alia verity. Non solo egli fu se-guito da molti Ebrei, ma eziandio' da Greci. Era il Cristo. I piineipali della nostra nazione avendolo aeeusato davanri a Pilato. questi lo fece crocifiggcrc. • I suoi partigiani non I'abbandonarono netnmeno dopo

la morte. Vivente e risuscitato, egli apparve loro il terzo giorno, cowie i sanli profeti avevano predetto per fare milte altre cose miracolose. » {Giuseppe. Antidiita giudaiche. Lib. XXIII, c. III.)

Questo passo di Giuseppe 6 collocate fra il rac-conto di una punizione militare inftitta al popolaccio di Gerusalemme, e gli amori di una romana con un cavaliere; due avveuimenti legati 1' uno all' altro e che il Giuseppe, raccontando il secondo, chiama « un altro accidente deplorevole. » Or 1'accident,e deplo-revole, osserva giustamente il Rossi, non pud avere rapporto con Cristo risuscitato per fare mille altre cose miracolose.

E infatti sarebbe niolto strano che uno scrit-tore come Giuseppe chiamasse accidente deplorevole la risurrezione e i miracoli di un uomosaggio, se uonio pud chtamarsi Cristo. Q.uindi 6 logico che Giuseppe collega 1' accidente deplorevole della dama romana con 1'altro accidente deplorevole della punizione militare inftitta al popolaccio di Gerusa-lcmme. JSi vede chiaro che il passo di Cristo rompe bruscaniente il filo della narrazione, cosa molto strana in Giuseppe che sa mettere in tutta 1' opera sua ogni cosa al suo posto.

f)' altra parte b, strano che in questo passo di Cristo, Giuseppe si diehiari un convinto credente nella risurrezioiie e nei miracoli di Cristo, che coufessi, insomma, altri non potere essere Cristo che il Messia annunziato dal profcta, men tre poi resta e muore ebreo. E evidente, percio, che questo passo di Giuseppe 6 interpolato, e perfino padre Gillet 6 co-stretto a convenirne.

« Del resto — dice il Bossi — si ha una prova. diretta di questa"interpolazione nel fatto che San Giustino, Tertulliano, Orig6ne e San Cipriano, nello loro numerose e ardenti polemiche contro gli ebrei c i pagani, non citano questo passo di Giuseppe.

74 Che co9a 6 la rellgl qne

Anzi Origenc dichiara che Giuseppe non rico-nosceva Gesu per il Cristo; cio che non avrebbe potuto dire, ove il passo citato di Giuseppe fosse gi& esistito al suo tempo. »

E poi, Giuseppe, figlio di un prete, che racconta tutti i piCi minuti dettagli storici del tempo di Cristo, avrebbe scritto di Cristo qualcosa di piu del passo citato, se Cristo fosse realtnente esistito.

Tacito, mentrc scrive che i cristiani vcnivano dalla Giudea, nel passo immediatamcnte successivo, dice che essi vcnivano dall' Egitto. Contradizione irnpossibile in uno storico come il Tacito, oltre che se Cristo fosse esistito, Tacito non si sarebbe limitato a parlare di un personaggio cosi straordinario, in poche e fuggevoli citazioni.

Ci6 prova che Tacito fu interpolato; interpola-zione che non sostiene soltanto il Bossi, ma anche, e prima di questi, 1' Ilochart.

Svelonio dice che « Roma espulse i giudei che, ad istigazione di Cresto, erano in continuo tumulto. Etimologicamente Cresto 6 il nome applicato a Se-rapide, al Buono, air iVgatho's, quindi Cristo non & che una trasformazione del dio egiziano,

Ma se anche Svetonio parlasse di Cristo, ca-drebbe in contradizione, perch6 Cristo non poteva essere espulso da Roma, dove non era mai stato; e se ci fosse anche stato, non poteva esserci durante 1' impcro di Claudio, come vorrebbe Svetonio, meri-tre Tacito dice che Cristo fu crocifisso durante il regno di Tiberio, che fu anteriore al regno di Cali-gola, il quale precedette il regno di Claudio. Tacito e Svetonio si distruggono a vicenda, prova indiscu-tibile che entrambi furono interpolati.

Plinio parla di Cristo causalmente in una let-tera a Traiano, come di una divinity adorata dai cristiani.

Tutti gli altri storici contemporanci di Cristo, o

CJno ccvsa 6 la religlono 75

chc scrisserG la storia degli ebrei da Mos6 fino all'anno 50 dell' Efu cristiana, come Giusto di Tiberiade, Gio-yenale, Plutarco nato 50 anni dopo Cristo, Seneca, Filone ecc. non nominano in tutti i loro scritti que-sto Cristo.

Come mai tutti questi storici eminenti 11011 hanno una parola sola per colui, che, secondo la leggenda, avrebbe menato tanto rumore per tutto il mondo ? Lo stesso Pilato che, a dire degli evangelisti, 6 il giudice che condann6 Cristo, non lascia nei suoi scritti traccia alcuna di questo preteso Gesu.

C' 6 di piu. San Clemente Alessandrino e Ori-g^ne negano in 'modo assoluto 1'esistenza di Cristo.

Dunque: Cristo nulla scrisse; gli storici suoi contemporanei nulla scrissero di lui, e qualcuno che accenno alia sua esistenza fu interpolato; due dot-tori del cristianesimo negano 1' esistenza reale di Cristo; che cosa ci resta piu per poter credere chc Cristo.fu persona storica ?

1 Vaugeli. Ma i Vangeli, abbiamo detto, oltre a non darci garenzia alcuna sail' esistenza di Cristo, ci d&nno la prova che Cristo non b mai esistito.

Infatti :• Matteo fa nascere Cristo undid anni prima di quando lo fa nascere Luca; mentre gli altri due evangelisti non parlano aftatto della data che segna la naseita di Gesu. Matteo fa fuggire Gesu da Betlcmme in Egitto senza andare a Gerusalemme, per salvarlo dalla strage degl' innocenti. Luca, in-vece, lo fa andare in Gerusalemme e poi lo fa tor-nare a Nazaret. Marco e Giovanni tacciono dell in-fanzia di Gesu e lo fanno venire in iscena verso il tredicedimo anno. Matteo, dopo di averlo fatto fuggire in Egitto e tornarc a Nazaret, non ne parla piu per circa trent' anni. Luca soltanto parla della di-sputa di Ge^u a dodici anni coi dottori della Chiesa; .ma cade in contradizione con s6 stesso. Egli scrive che mentre Cristo discutcva, i genitori di lui, im-

pensieriti, lo trovarono nei tempio, e gli chiesero perchfc li avesse abbandonati. Al che Cristo rispose che egli si occupava delle cosc di suo padre, risposta che Giuseppe e Maria non compresero. « Ora 6 as-surdo — osserva il Bossi — che i genitori di Gesu non abbiano corapreso questa sua risposta, dai momenta che, secondo Luca stesso, Gesu sarebbe nato miracolosamente: come pure essi non avrebbero, per il medesimo motivo, potuto inquietarsi per la scomparsa di Gesu. »

E ancora. I primi tre evangelisti dicono che Gesu va a Gerusalemme sulla fine delle sue predi-cazioni, dove prima d' allora era del tutto scono-sciuto, mentre il quarto evangelista fa andare spesso volte Gesu a Gerusalemme, ed ivi gli fa compiere gli atti principali della sua vita.

Giovanni dice che Giov. Battista non conobbe Gesu quando questi gli si presento per il battesimo; invece Luca dice che Giov. Battista conobbe Gesu fin da quando si trovava nell' utero di sua madre Elisabetta. Giovanni dice che Gesu dichiara che Giov. Battista 6 il profeta Elia, mentre Giov. Battista nega di essere il profeta Elia.

Luca scrive che i Samaritani furono ostili a Gesu, tanto che il quarto evangelista che 1' accom-pagnava ne fu corrucciato. Invece questo quarto evangelista corrucciato ci dice che i Samaritani fe-cero a Gesu festosa accoglienza. Evidentemente, o & bugiardo Luca, o 6 bugiardo il quarto evangelista. Mentre i primi tre evangelisti ci dicono che Gesu fu fatto segno ai suoi nemici, per mezzo del bacio di Giuda, il quarto ci dice che Cristo si presento egli stesso ai soldati che lo cercavano, dicendo ad essi: Io sono desso.

Matteo, Marco e Luca fanno morire Gesu dal-T ora sesta alia nona, cio6 da mezzogiorno alio ore tre p. m., anzi Marco dice che Gesu fu crocifisso

Cho cosa fe la religion©

all' ora terza del giorno, cio6 alle ore 9 a. m., Giovanni, invece, dice che a mezzodi Gesu non era stato condannato ancora.

Ora, possiamo noi, in base a questi evangeli che si distruggono a vicenda, credere all' esistenza di Cristo?

Ma allora, tu dirai, caro Proletario, se Cristo non 6 mai esistito, come mai nacquc questo nome ? Come mai pote penetrare nei popoli la credenza del-I' esistenza di Gesu ?

Ecco: si 6 detto piu sopra che Cresto e il nome applicato a Serapide, al Buono, all'Agathos, quindi Cristo non e che la trasformazioue di Cresto. Come nae-que la persuasione delI'esistenza di Cristo? Ma, come mai Satui'no, Cibele, Giove, Neltuno, Diana, Vcnere, Plutone, Minerva e tutti gli altri dei della mitologia poterono esser creduti per tanti e tanti secoli come personaggi real mente esistiti? Come mai Cristna, Rudda, Mitra, Oro ecc., che mai furon vivi, poteron esser creduti e non creduti ancora da tanti popoli quali redentori vcnuti sulla term, in carne ed ossa, per salvare il genere umano ?

Quando un popolo si trova in certe condizioni flsiologiche e psicologiche, crea incoscientcmente e insensibilmentc alcuni mlti antropomorfi, che cam-biano, ciofc, col cambiarc dei bisogni e dei sentiment i del popolo stesso, che li ha creati nella sua fantasia. Prima che il eristianesimo sboceiasse dalla mente del popolo, la vita era un martirio per chi non possedeva altro patrimonio che il proprio ingegrio e le proprie braeela. Gli schiavi, special-mente, erano considcrati come le bestie. Essi non solo erano costretti a lavorare per 1' esclusivo be-ncssere dei padroni; non solo dovevano a questi ubbidire ciecamente, come automi che non hanno il diritto n6 di pensare, 116 di sentire; ma questi schiavi allora non erano nemmeno carezzati dall' effimera

11

0he cosa 6 la religion©

speranza di uua vita futura, perclie, secondo la religionc dei pagani, gli schiavi non avevano anima immortale.

Ora eomprcnderai, amieo mio, che se gli schiavi erano considerati al pari delle bestie, essi purnon-dimanco erano uomini al pari dei ricchi e dei pri-vilegiati, e sia fisicamentc che psicologicameute sen-tivano gli stessi bisogni e le stesse speranze. Colpiti dair ingiustizia soeiale, non sentendosi abbastanza forti da imporre i proprii diriiti sulla terra, vollero almeno acquistare quelli di una vita ultraterrcna. Si convinsero, insomnia, che se i padroni avevano un' anima immortale, anch' essi avevano quest' anima; e che se su questa terra gli uomini erano di-visi per classe, nell' altra vita sarebbero stati tutti uguali. L' idea di uguaglianza tra padroni e schiavi nella vita ultraterrcna, non sboccio dalla mente di tale o talc altro filosofo, bensl dal bisogno che gli schiavi sentirono di una ricompensa allc softerenze di questa terra. Da questo bisogno nacque quello di trasformare gli d6i vecchi, che non accordavano agli schiavi anima immortale, e che ormai erano dive-nuti inutili, anzi odiosi, in un dio solo, giusto con tutti, uguale con tutti, che avrebbe riscattato il ge-nere umano. Fu cosi che nacque il dio di Socrate, di Euripide, di Varrone ecc. Chi poteva redimere 1' umanit& se non dio stesso fatto uomo e sceso sulla terra? Ed ecco venuti Mitra, Oro, Apollo, Budda, tutti dei redentori che poi, per antropomorfismo, si convcrtirono in Cristo.

lntatti, per meglio persuaderti della verity di questa trasformazione, ti basta paragonare la leggenda degli altri dei redentori con quella di Cristo, e vedrai che 6 simile a questa. Nei libri dei Vedas degli antichi indiani (migliaia di anni avanti Cristo) si legge che Savistri (che etimologicamente signiflca Sole) 6 il jpadre celeste, dio. Agni ( che signiflca Fuoco) 6 il

Che cosa 4 la rollfjione

suo figliuolo incarnato ncl sono della vergine Maya, orl ha per padre putativo il falegname Tioasti. Maya genera per virtu dello Spirilo (Aria). Un prete unge con un liquore sacro Agni) dio redentore, e lo ta Unto, che in greco risponde al voeabolo Cristnos. Paragona questa leggenda egiziana a quella cri-stiana avvenuta parecchie migliaia di anni dopo, c tu troverai che non solo la leggenda cristiana & simile alia prima, ma che i nomi degli stessi personaggi si somigliano nolle due leggende.

Infatti: Iehovah c il padre celeste dei eristiani: dio. Gesu b il suo figliuolo incarnato ncl seno della vergine Maria fMaya) ed ha per padre putativo il falegname Giuseppe {il falegname Twasti). Maria genera Gesu per virtu dello Spirito Santo (Aria). Un prete unge con un liquore sacro Gesi'i, dio redentore e lo fa Unto (Cristnos), cio6 Cristo.

Vedi, amico mio, che la leggenda di Cristo e cot

piata da altre leggende antichissime !

*

* *

E son persuaso, dirai tu, che Cristo non 6 mai esistito.

Ma Cristo o non Cristo, 6 provato che i Vangeli, sfrondati della leggenda, rappresentano un mo-numento di buona morale.

No, caro. Questa 6 un' asserzione gratuita.

Egli 6 vero che i vangeli hanno qualcosa di buono; ma questo buono viene distrutto da tutto cio che essi hanno di perverso.

Nei vangeli Gesu parla semprc in parabole per non farsi comprendere dagli ignoranti, dai poveri di intelligenza. Ci6 insegna 1' egoismo e 1'ingiustizia. La verity non deve essere patrimonio di pochi privile-giati, che sono in grado di comprenderla nascosta dalla metafora, ma deve essere a conoscenza di tutti, e percio bisogna insegnarla nei modo piu chiaro e

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piu facile, acciocch£ tutti la comprendano. Che cosa diresti tu di me, se io scrivessi in modo da farmi comprcndere soltanto da quelli che hanno studiato? Molti sono gli scrittori che pare che scrivano per non farsi comprendere dai popolo: ma questi scrittori sono da biasimarsi. 11 vangelo quindi insegna a praticare V egoismo e 1' ingiustizia, e cio non e buona morale. I)i conti'o alia massima: amare ed onorare il padre e la madre, il vangelo insegna ad odiare il padre e la madre con le parole di Gesu : « Se alcuno viene a me, e non odia suo padre e sua madre, e la moglie, e i figliuoli e i fratelli, e le sorelle, anzi ancora la sua propria vita, non puo essere mio discepolo... (Luca. XIV. 20). E io per es-sere onesto dovrei odiare i miei genitori che mi diedero la vita, i miei fratelli che sono sangue co-mune al mio, mia moglie che mi fa benedire la vita, i miei figli che sono il frutto dell' amor mio, me stesso....

Out, out, questa morale non 6 per me.

I vangeli invece di insegnare air uomo di pro-creare figli onesti, utili a se stcssi e alia societa, consiglia loro di castrarsi (Matt. XIX. 12) in contra-dizionc al « crescete e moltiplicate » della Bibbia. II consiglio e buono, ma per i preti. Ne avrebbe grande vantaggio la morale pubblica, se essi lo pra-ticassero. Per me, non sono disposto a seguire T e-sempio d' Origene, e sono contento quando la mia cara moglie mi regala qualche bella creatura, frutto dei nostro amore, II vangelo preferisce la donna pi-gra, indigente c bigotta come Maria, anziche la donna che si d& al lavoro per la famiglia: Marta. (Luca, X, 39. 42).

II Vangelo toglie all' uomo qualunque dignity insegiiandogli a farsi schiaffeggiare, maltrattare e rubare senza ribellarsi. (Matt. V. 39. 4.).

Ed 6 questa la fiaccola della morale buona ?

Che cosn £ In religione

»

K questa morale che ogni uomo onesto dovrebbe seguirc ?

Ma se 1' umanitA. accettasse e seguisse la morale dei Vangeli, io fuggirei dagli uomini; mi farei ere-mita.

La mia morale e molto, molto diversa da code-sta. Io dico all' uomo: Ama i tuoi genitori ; ama la donna che ti ama ed e madre dei tuoi figli. Ama i tuoi parenti, i tuoi aiuiei, 1' umanitA intera. Odia il vizio, Ja menzogua e la prepotenza. Sodisfa tutti i tuoi bisogni e non toglierc ai tuoi simili il diritto di soddisfare i proprii. Non rubare, ma non farti ru-bare. Non maltrattare, ma non farti maltrattare. Non essere prepotente, ma ribellati alia prepotenza. Godi, infine, di tutta la tua liberty individuale, senza ostaeolare la liberty altrui. Fa il bene per il bene, e non per gretto tornaconto.

Questa la mia morale, e credo che essa sia superiore a quella ambigua e contradittoria del van-gelo, che dA una mano a Satan a e una a San Mi-chele.

Ma coiue mai, tu osserverai, uomini come Bacon, Grozio, Leibniz, Locke ecc., uomini d' ingegno vastissinio non si accorsero di questc verita cosl elementari ?

Ecco: anzitutto tutte le verity sono elementari dopo scoperte; ma prima sono diftVili. Dopo che Colombo scoprl 1' America, quanti non dissero che chiunque avrebbe potuto scoprirla ? Quale cosa piu facile del sistoma copernieano ? Eppure nessnno X>rima di Copernico aveva sognato di dire che il si-stema tolemaico era falso; e nessuno prima di Galilei aveva avuto il coraggio di attermare il sistema copernicano. Perche ?

Per due ragioni: 1° perche la scienza va a passi e lo scenziato d' oggi non pu6 spiegarsi tutto cio che T umanita potrA spiegarsi nel corso di raille anni

a contare da oggi; 2° perehe la veritA. 6 stata sempre combattuta e prima di affermarsi ha voluto delle vittime.

Bacon, per esempio, pur possedendo un ingegno vastissimo e una dottrina straordinaria, non pot6 a-vere il tempo di dars« all' esame profondo del cri-stianesimo e dichiararsi antieristiano. Prova che qualunque ingegno, per quanto sviluppato, per quan-to straordinario sia, non pu5 spiegarsi tutto, 6 il fatto.che questo stesso Bacon combattfc il sistema di Copernico, che nemmeno uno studente di scuole elementari si permetterebbe ora di mettere in dub-bio. Senza contare che Bacon, a parte il suo ingegno e la sua dottrina, fu ambizioso e cortigiano, il che potrebbe influire a fargli accettare il cristia-nesimo, semplicemente per non cadere in disgrazia dei potenti.

L' esempio di Bacon serva per tutti gli altri.

Credimi, caro amico; se Newton tornasse a vi-vcre oggi, scriverebbe ancora il Melodo differenziale, V Arilmetica universale, il Sistema cronologico, ma

non scriverebbe piu la Concordia dei Vangeli!

*

* *

La cattiva morale dei Vangeli non 6 che la conseguenza logica della sostanza immorale, che si contiene nel Vecchio Testamento.

Questo libro dovrebbe essere bandito da ogni individuo che si rispetti, perch£ 6 immorale nel piu vero significato del vocabolo.

I primi cristiani giustificavano la sehiavitu, perch^ essa 6 voluta dal vecchio testamento.

Infatti nel Levitico, cap. 25, versi 44, 45, 46, si legge : « ... compera servi e serve d' in fra le genti che saranuo intorno a te. Anche ne potrete eom-prare dei figliuoli degli avveniticci che dimoreranno con voi... e quelli saranno vostri in proprio. E tali

Cho cosa <5 la religione

potrete* prendere e lasciare ai vostri figliuoli dopo voi in propriety e anche servirvi di loro in perpetuo. » In conseguenza di cid, San Paolo difende la schia-vitu, dicendo: « Servi, obbedite ai vostri signori... con timore e tremore »> (Lettera agli Efesii, capo VI. verso 5.), e ribadisce:

« Che i servi sieno soggetti ai loro signori, eompiacevoli in ogni cosa {anche nel far si stupra-re ?), non contradicenti » (Lettera a Tito. II. 9.).

E San Pictro : « Siate con ogni timore soggetti ai vostri signori, non solo ai buoni e moderati, ma ai ritrosi ancora » (Epist. IT. 18).

Tutto questo 6 morale buona; eppure se io do-mani mi sognassi di comprare un negro e portarlo in Italia, il giudice italiano, noncurandosi che religione ufflciale italiana 6 la cattolica Roman a, mi

condannerebbe contro la legge divina.

*

* *

La Bibbia comanda 1' intolleranza; infatti nel Deut.oronomio, XIII. 0,10 dice: « Quando il tuo fra-tello, figliuolo di tua madre, o il tuo figliuolo o la tua figliuola, o la moglie del tuo seno o il tuo fami-gliare amico, che e come I'anima tua, ti inciter^ di segreto, dicendo andiamo e serviamo altri d6i, i quali non avete conosciuti ne tu, n6 i tuoi padri ... non compiacergli e non ascoltarlo... anzi del tutto vxcidilo. » Accidenti ! E allora mia moglie, che crede nel dio degli ebrei, mio cognato, che £ dc-mocratico eristiano, dovrebbero del tutto ucciderrai, perch6 lo li invito sempre a servire altri d£i, come la Giustizia, la Verild e la Liberia. • . Fortuna per me chc mia moglie ignora la bibbia,

e mio cognato e lontano da me le mille miglia!.....

Giovanni, almeno, era meno crudele, perch6 scriveva: « Se egli viene a te e non riconosce que-sta dottrina, non riceverlo nella tua casa » (Giov.1,10.).

E sempre per questa intolleranza religiosa la

Bibbia ordina 1'assassinio cosi: «..... ciascuno di

voi metta la sua spada al fianco ; e. passate e ri-passate per lo campo da una porta all' altra e uc-cidete ciascuno il suo frateUo ed il suo amico ed il suo prossimo parente. » (Esodo. XXX. II. 27.).

Se la schiavitu, r intolleranza e r assassinio sono cose oneste per la Bibbia, saranno anche cose one-ste la menzogna, il furto, l'adulterio, il cannibalismo e gli atti osceni.

Di fatti la Bibbia consiglia la menzogna nel li-bro dei Re. XXII. 20. 21. 22. 23. ove si legge: « E il Signorc disse:

« Chi indurra Achab acciocch6 saiga contro Ra-moat e vi muoia ? E 1' uno diceva una cosa e 1*altro 1' altra. Allora usci fuori uno spirito, il quale si prcsento dinanzi al Signore e disse: Come ? — Ed egli disse: Io usciro fuori e sard spirito di menzogna nella bocca di tutti i tuoi profeti. — Ed il Signore gli disse: Si, tu T indurrai ed anche ne ver-rai a capo e fa cosi. Ora, adunque, ecco, il Signore ha messo uno spirito di menzogna nella bocca di tutti questi suoi profeti ed il Signore ha pronunziato del male contro a te ».

Consiglia il furto, facendone cosi V apologia : « ... i figliuoli d'Israele bruciarono col fuoco la cittA e tutto cio che vi era dentro: sol posero l'argento, I' oro ; vasellami di rame e di ferro nel tesoro della casa del Signore » (Giosue. VI. 24.).

Consiglia a servirsi della moglie per far car-riera quando fa dire ad Abramo, parlando con la moglie Sara : « ... io so che tu sei donna di bell'a-spetto... Deh! di' che tu sei mia sorella, acciocch6 per cagione di te mi sia fatto del bene...., onde quella donna fu presa e menata a casa di Faraone... ed egli fece del bene ad Abramo per amore di lei. » (Genesi XII. 11-16).

Clie cosn & In relffjfone

Consiglia la poligamia quando dice che « Bilha

concepette c partoii un figliuolo a Giacobbe ».......

« concepette ancora e partoii un altro figliuolo a Giacobbe » * ... e Zilpa partoii un figliuolo a Giacobbe » raentre Rachele e Lea che avevano con Giacobbe pratiche carnali si non partorirono. (Genesi. XXX).

La mogiie che accusa oggi il marito per adul-terio fa si che questi venga condannato alia pena del caicere, e Giacobbe, invece, con piacere della Ribbia, poteva papparsi quattro donne senza iimorso o paura.

Certo fa ribrezzo a noi il cannibalismo : ma la Ribbia lo approva, dicendoci che dio ordino: « ... tu mangerai il frutto del tuo ventre, la carne dei tuoi figliuoli e delle tue flgliuole, che il .Signore Iddio tuo ti avrfc da to » (Deuteronomio. XXVIII. 53. 57).

Oliva t a gli 6 a pezzi la mogiie, ma almeno ebbe la bontft di non mangiarla !

Io mi vergognerei di scoprire una bambina o un bambino e mostrarli nudi. La Ribbia invece non si vergogna, perch6 dice che « II iSignore Dio peler& la soinmita del capo delle figliuole di Sion ed il Si-gnore scoprir^ le loro vergogne. » ( Isaia III, 17,/.

Quanto avrebbe pagato Sant' Alfonso per essere presente alia scoperta di queste vergogne!

PARTE IV.

Orniai, caro Proletario, ci siamo ben persuasi, spero.

Cattolicesimo, Cristianesimo, Giudaismo, tutte, insomnia, le duecentottanta religioni che infestano 1' umanitA, altro non sono che superstizioni utili ai detentori delle ricchezze, e dannose al povero lavo-ratorc, padrone soltanto di lavorare e morire di fame.

Ma alJora — dirai tu — quale religionc bisogna profcssare per assicurare all' anima nostra una di-mora felice nella vita eterna ?

La vita cterna? Ma credi tu che alia morte del nost.ro eorpo sopravviva la nostra anima ?

Che cosa 6 1' anima ?

Se per anima tu intendi quel complcsso di sostanze materiali, che dk moto, impulso, vita al no-stro organismo, essa muore col cessare di questo moto, di questo impulso, di questa vita. Ma se per anima tu intendi una sostanza astratta, estranea alia materia die abita nel nostro organismo flnche questo ha vita, e che poi, appena il nostro organismo cessa di vivere, va ad abitare eternamente in un mondo sconosciuto, allora io ti dico con franchezza, che quest' anima non esiste.

Adagio, non fuggire: non ispavcntarti. Noi ab-biamo detto nell' introduzione a questo scritto, che

tutto bisogna esaminare, tutto discutere, niente ac-cettare ciecamente, senza sapersene dar conto.

Abbiamo dctto altresl che la verity non deve spaventarci, perche essa, brutta, terribile, per quanto sia, e sempre bella, sublime rispetto alia menzogna.

Or bene. Seguimi attentamente come mi hai se-guito nei corso delle prime tre parti, e vedrai che cio che ti sembra per ora un paradosso, il parto di una niente insana, non e che la pura verity delle cose.

Anzitutto rispondi ad una mia domanda: Le bestie sono dotate come, secondo te, 6 dotato ]' uomo, di un' anima immortale ?

Tu, senza perdere un istante, mi rispondi netto e reciso: No.

Bravo! E dimmi: quali sono le ragioni chegiu-stificano la tua fede nell' immortality dell' anima nostra ?

Quali fatti ti autorizzano a credere che noi, a ditferenza delle bestie, abbiamo uno spirito eterno?

Forse la « Verity di un avvenire » di Massillon ?

Ma sai chi fu costui ? un vescovo di Clermont (Francia) morto nei 1742; comprenderai facilmente, quindi, che Massillon non poteva scrivere contro 1' immortality dell' anima, perch& non solo avrebbe perduto il lucrosissimo e invidiato impiego che oc-cupava nella Santa Chiesa Cattolica, ma, facilmente, avrebbe dovuto rassegnarsi ad essere bruciato vivo come Giordano Bruno.

Che importa a noi 1' ingegno di Massillon ? Noi dobbiamo discutere la sostanza del suo libro e ci accorgeremo che Massillon fu un abile sofista, nul-1' altro.

Sviluppiamo la nostra tesi, dunque, e non ci cu-riamo, per ora, degli uomini sedicenti grandi, perch6 seppero dire con belle frasi delle grandi corbellerie.

Stabiliamo, anzitutto, quale essenziale differenza

CHe ooaa <?» la religione

divide 1' uomo dagli animali inferiori, cio&, dalle bestie.

La struttura dell' uomo 6 simile a quella degli altri mammiferi. Ogni osso dello seheletro umano pud essere comparato alle ossa corrispondcnti di altri animali inferiori, come le scimmie, le foche, i del-fini, i pipistrelli ecc. Paragonando il braccio di un uomo all' arto anteriore del del fino, o all' ala del pipistrello noi vediamo che essi si corrispondono nella struttura in tutte le loro ossa. Lo stesso 6 per il cervello, i muscoli, i vasi sanguigni, le vi-scere ecc.

I piii celebri anatomisti, come Bishoff, Lindsay, Vulpian e molti altri sono d' accordo nell'affennare che il cervello dell1 uomo ha una grande analogia con quello dell' ourang-outang.

« Le diff'crenze reali — dice Vulpian — che esi-stono nell' encefalo dell' uomo e quello delle scimmie superiori sono minime. Non dobbiamo farci illusions sul riguardo. L'uomo 6 piu vicino alle scimmie antropomorfe per il carattere anatomico del loro cervello, che queste non lo sono, non solo agli altri animali mammiferi, ma anche agli stessi quadru-mani del genere dei macachi. »

II sangue dell' uomo 6 altrettanto analogo a quello degli animali inferiori. Ce ne da la prova in-discutibile il fatto che 1' uomo eredita da questi, e trasmette ad essi molte malattie, come il colera, il vaiuolo, 1' idrofobia, la sifilide, le glandole, 1' erpete ecc. La scimmia 6 come noi soggetta ad alcune malattie non contagiose. Rugger dice che alcune di esse manifestano il catarro con gli stessi sintomi dell'uomo, e da questa malattia si sviluppa in esse la eon-sunzione. Queste scimmie, in oltre, soffrono come l'uomo, di apoplessia, infiammazione viscerale, catarro agli occhi, ecc.

Le nostre medicine producono su molte di esse

Jo stesso effetto che producono su di noi.

Alcune sono ghiotte di the, caffe e llquori spi-ritosi.

Brehm asserisce che gli indigeni del nord-est dell'Africa prendono i babbuini selvaggi ubbriacan-doli con forte birra che espongono in vasi e che questi animali bevono con piacere. Darwin vide molte scimmie fumare con piacere. Cio prova la somiglianza del palato e del sistema nervoso della scimmia con quelli dell' uomo.

L' anatomia ci d& delle prove schiaccianti a conferma della nostra origine animalesca.

L' uomo, quest' animale superbo che ha la pre tesa di essere immortale, perch6 si crede essenzial-mente di verso della bestia, ha con questa tutto di comune, sin dai primo istante del suo sviluppo.

II diametro dell' ovulo umano 6 presso a poco di un decAmo di millimetre>, che non differisce dal-r ovulo degli animali inferiori. Lo stesso embrione, nei primo suo periodo molto difficilmente si pu6 di-stinguere da quello degli animali immediatamente inferiori. Esso presenta grandi analogie con 1' embrione della scimmia e del cane.

II professore Huxley dice: « E quasi negli ul-timi stadii del suo sviluppo che 1'embrione dell'essere umano presenta marcate differenze da quello della scimmia. »

Gli organi rudimentali che si trovano nei nostro corpo sono un' eloquente affermazione della nostra origine animalesca. I muscoli, che ad alcuni animali, come la scimmia, il cavallo, il coniglio ecc. servono per muoverc le orccchie, tiell' uomo sono atrofizzati.

E pure io conobbi a Spezia, nei 1898, un mari-naio che poteva muovere le orccchie in avanti.

Alcuni guardiani del Giardino Zoologico di Lon-dra; assicurarono il Danvin che diverse scimmie mai muovono le orecchie, segno evidente che anehe in esse detti muscoli cominciano ad atrofizzarsi.

I muscoli, raotori della pelle, che in alcuni ani-mali sono raolto sviluppati, nell' uomo permangono alio stato rudimentale. M. A. De Candolle conobbe un individuo che poteva far sal tare parecchi libri pesanti posati sulla sua testa, col solo movimento della cutieagna, e cosi vinceva delle scommesse.

I peli dell' uomo non sono che rudimenti del vello degli animali. II feto umano, prima della na-scita e subito dopo b coperto da una lanuggine fi-nissima, che altro non 6 che un richiamo primor-diale. E interessante osservare che, proprio come in molti animali inferior!, il palmo delle mani e le piante dei piedi non hanno questa lanuggine.

Tu, caro amico, avrai avuto occasione di ve-dere alcuni uomini col corpo interamente coperto di peli lunghi e duri, o delle donne con barba. e baffi.

Orbene, questi casi non sono chc richiami pri-mordiali. Le glandole delle mammelle dell' uomo sono anch' essi richiami primordiatt, sono destinati a sparire con 1' andare del tempo.

Tutti questi organi atrofizzati e inutili sono per i difensori della diretta creazione, e percid, dell'immortality dell' anima, un mistero, e pressati dalla realty delle cose, tentano scantonare con sofistni di questo gene re:—Gli organi atrofizzati, che per voi dimostrano la nostra origine animalesca, per noi sono la prova che il Creatore voile darci una figura estetica, ornandoci di questi organi.

A parte che 1' estetica presa in senso positivo non esiste, perch6 il tatuaggio che 6 estetico per un mundruco, 6 detestabile per me, il cappello a cencio, che 6 estetico per me, 6 brutto per 1' Eccellenza; a parte questo, dico, la scusa non farebbe una grinza, se tutti gli organi atrofizzati dell'uomo fossero esterni.

Invece, quasi per dispetto dell'estetica, certi ru-

dimenti nell' uomo sono interni, non solo, ma alcuni di essi non si vedono, se non quando il eorpo 6 dis-seccato. Quale estetica ha il coccige nell' uomo ?

Se questo dio per farei belli voile ornarci di un rimasuglio di coda (ehe per me e prova della nostra origine animalesea), poteva crearci addirit-tura con la coda lunga un palmo e mezzo.

Quanti onorevoli si sarebbero convinti, allora, che soiio degli asini!

Ma c' 6 dippiu. Oltre che i rudimenti del nostro corpo sono inutili, alcuni di essi sono (questa 6 un' osservazione importantissima) nocivi e dannosi.

L' uomo possiede, per esempio, annesso all' in-testino cieco, un organo rudimentalc che si chiama appendice. Quest' organo, che negli altri animali e molto sviluppato, nell'uomo e piccolo. Esso, oltre ad esserci inutile, ci 6 pericoloso, perch6 qualche volta si ingombra di materic stercorali e produce quella tale malattia che si chiama: appendicite, e che talvolta 6 mortale. Davanti a tutte queste prove scientifiche che hanno un valore maggiore delle idee dei grandi uomini, i signori immortali non trovano che un' obiezione, ed e 1' obiezione principe.

« L'uomo—essi dicono—6 un animale destinato a camminare sulle gambe posteriori, tutte le scim-mie — la specie animale piu vicina all' uomo — sono animali arrampicatori e sono destinat'" a rima-ner tali. »

Questa granitica obiezione fu stritolata dagli studii del Moscati, il quale vittoriosaraente sostiene gi^. che la posizione eretta dell' uomo fu raggiunta

dopo molti sforzi e una serie di ma^lattie.

* *

« Ma davvero — dice Figuier- - che questa ana-tomia 6 di troppo. Forsech6 nell' uomo non c' 6 altro che ossa e visceri ? Lo scheletro ed i visceri

Cho cosa k> la religion.© , 03

riassumono for.sc in stessi tutto 1' essere umano? Qual parte si assegna, dunque, dai trasforrnisti, a quella sublime facoltfc che 6 1' intelligcnza, manife-stata dalla parola? L'intelligenza e la parola. Ecco da che l'uomo it caratterizzato; ecco cid che fa di ' lui V essere piu perfetto e privilegiato della crea-zione. »

s

E aggiungono i neo-filosofi alia Massillon:

« I.' uomo, che, a difterenza delle bestie, b su-scettibile di perfezionc, di giustizia, di amore, di ogai piii bello c piu nobile sentimento; che ragiona, che riflette, non pud essere come la bestia.»

Con cio hanuo tagliato la testa al toro!

Cosl credono, ma 6 un' illusione.

Noi, pur non tenendo conto dei caratteri mor-fologici esteriori e dei caratteri a'natomici, dimostrc-remo con altre prove che 1' uomo non e sostanzial-mente diverso della bestia.

Come 1' uomo, cosl pure gli animali inferiori, sono dotati di intelligenza; ragionano, riflcttono, sono suscettibili di perfezione, di giustizia, di amore, di odio; parlano.

Si puo dire che la bestia possiede tutte queste faeolta in quantity inferiore all'uomo. Si, ma la dif-ferenza sta nella quantity non gi& nella quality.

Possiamo dimostrare la verita del nostro asserto senza essere dei Massillon, dei Newton, dei Bacone ecc.

Chi vuole rendersi conto di questa verity non deve che osservare le manifestazioui della vita degli animali inferiori, e dallo studio di queste manifesta-zioni verrA certamente la logica conseguenza che 1' uomo altro non 6 che la piu alta manifestazione della materia proteiforme ottenuta attraverso un

lento lavoro di evoluzione e di trasformazione.

*

#

II cam comprende gli ordiui del padrone. A caecia, nel cercar la preda, cammina con circospe-

zionc, abbassandosi per quanto gli e possibilc, per non farsi vedere, ed evitando di far rum ore.

II cane di un mio amico, quando non ha appe-tito, prende la carne allessa che gli d& il padrone e la sotterra nel giardino, dietro la casa. Quando ha appetito la disotterra e la mangia. Cio dimostra che questo . animale, oltre all'intelligenza, possiede la mcmoria, altrimenti non potrebbe ricordare il luogo dove ha sotterra to la carne.

II fatto, anche, che il cane fugge 1' uomo, che lo ha gi& bastonato, non dimostra che questa bestia ricorda? Un fatto importantissimo dimostra che il cane riflettte. II cane di cui ho parlato, dopo di aver sotterrato la carne, annasa il punto dove 1' ha na-scosto, e, se ne sente l'odore, batte la terra col muso finch6 6 ben pressata e 1' odore della carne non si sente piu. Cio dimostra che esso vuole cvitare che alt re bestie, passando da quel punto, possano sentir 1' odore della came e rubargliela.

Per couipiere questo atto non basta la sola intelligenza, e necessaria anche la facolta di rifiettere.

II cctvallo intende le voci del padrone, i segni delle redini, e impara le vie in modo da praticarle senz' altra guida che la sua memoria. In Sicilia e abitudine dei carrettieri, che trasportano il vino da un paese all'altro, dormire lungo il viaggio, distesi sui barili. I cavalli vanno da soli, senza guida del-1' uomo, ed oltre a non urtare i veicoli che incon-trano e ad evitare i pericoli, mai sbagliauo la via. Spesso i carrettieri si svegliano alle porte del paese dove sono diretti.

II gatto si apposta in un angolo della cucina con un occhio all' arrosto e un occhio al cuoco. Ap-pena questi si a llontana salta sul)' arrosto, lo prende e tugge.

II topo e intelligentissimo. Una sera io ne vidi quattro rubare le uova dalla dispensa. Prima sbucd uno di essi, guard6 nella stanza, attento un po', c, quando si fu assieurato che nessuno lo disturbava, rientrd ncl bueo e quasi subito tornd fuori con trc suoi compagni.

Insiemc andarono nella dispeusa. Uuo di essi si stese con le zampette in alto, gli altri ruzzolarono un novo e glie lo posero sulla pancia. Quando 1' uo-vo fu assieurato stretto fra le gambe del topo, gli altri tirarono questi per la co/la trasoinandolo nella tana. Feeero il tutto con la massima celerity e per-fezione.

Lo scoiatlolo, alia mattina, prima di uscire dalla tana, mette fuori la testa con cireospezione, poi salta all' aperto, guarda attentamente intorno, e, quando si 6 assieurato che nessuno 6 in quel posto, ebiaraa la femina. Questa non esce, se non ode il maschio chiamarla.

II castoro fabbriea la propria eapanna con ammirevole maestria. Oli uomini selvaggi non sanno fabbricarle meglio.

Le formiche sono verl architetti. Nei loro sot-terranei fabbricano delle vere costruzioni in pie-truzze, e, quando sbagliano qualche parte, la diroc-eano per ricostruirla con esattezza. La sera non di-menticano di chiudere la porta d'ingresso con pietruzze.

Pietro Huber, che fece uno studio esatto sulle formiche, ci dA notizie importanti e precise di questo grazioso animale.

La formica amazzone, di colore rosso lucente, nei suo genere 6 la piu forte, la piii vivace e la piu coraggiosa.

Essa non puo mangiarc da s6, perche ha le ma-scelle lunghe, sottili e acute, quindi s' impossessa della formica fusca, che fa schiava e dalla quale si fa nutrire. Poche formiche cimazzoni non temono di assalirc un ricco nido di formica fusca. Le loro

mascelle, simili a tenaglie, sono un potente strumento di offesa e di difesa, cio che fa di esse dclle fiere e teroutc battagliere. II loro coraggio si spinge fino all* audacia. Un giorno 1' Huber osserv6 che alcune amazzoni esploravano la superficie di un formicaio per iscoprirne 1' ingresso. « Dopo alcun tempo vide ro un piccolissimo foro chc metteva nelP interno; ma siccome 1' entrata dell' intera schiera per quel solo pertugio riusciva troppo lenta, continuarono le riccrche e ne trovarono un secondo. In breve tempo tutte le amazzoni erano penetrate nel formicaio, da cui uscirono di \k a pochi minuti in due colon-ne, ciascuna portando seco una larva o una crisa-lide. Ben presto le due colonne si unirono in una sola per imprendere unite la ritirata alle loro case. » Si direbbero altrettauti soldati europei in Oina, con la diflferenza che la formica amazzone 6 costretta ad assalire gli altri formicai e far bottino, se vuol vivcre, mentre che i nostri bravi militari si abban-donano ai saccheggi, perch& abbrutiti da un' educa-zione malvagia, peggio che bcstiale.

V elefante rompe le foglie delle paline c se ne serve di ventaglio. Nell' lslanda V ourang - outang, e lo chimpanzd in Africa fabbricano sugli alberi le loro am ache, dove dormono al pari dei marinai nelle navi. Darwin vide un ourang - outang mettere un bastone in una fessura e adoperarlo come leva.

Sono o non sono tutti questi fatti manifestazioni dell' intelligent che la bestia possiede ?

Ci si dice: questo 6 istinto.

Non giuochiamo sulle parole. Che cosa 6 P i-stinto ? D' ordinario per istinto s' intende un movi-mento riflesso. L' istinto 6 indipendente dalla volontA e dalla ragione. Esso agisce ciecamente non cu-randosi delle conseguenze. Perci6 se il cane fosse guidato dal semplice istinto, non ubbidirebbe agli ordini del padrone. Si osscrver& che ubbidisce do-

Che coan 6 In rollfjlone

minato dalla paura. Sia pure cosl, ma, per eseguire un com an do, bisogna che s' intenda, e per intendere la paura serve a nulla. Qualunque paura lo scolaro abbia dal maestro, non potrA mai intendere perche due e due fanno quattro, se 6 privo di intellfgenza, Qualunque paura abbia il cane di me, esso non potrA ubbidire al mio comando : abbaia, perch6 non 1' intende.

Se il gatto agisse per semplice istinto, si av-venterebbe sull' arrosto senza curarsi della presenza del cuoco.

Se attende, invece, che questi si allontahi 6 "" perch6 in s6 stesso compie un ragionamento, che gli fa vincere 1' istinto. II topo, agendo per istinto, dovrebbe romper subito 1' uovo e berlo, senza portar-lo nella tana con tutte le precauzioni per non rom-perlo. •

L' elefante, se agisse per istinto, non si servireb-pe delle sole palme per farsi vento. Se si serve della sola palma, significa che csso comprende che la pietra o un bastone qualunque non pu6 servire al suo scopo. La formica amazzone,. che non pene-tra nel formicaio, se non trova un pertugio a bastan-za largo da permettere a tutta la colonna di entrare in un tempo brevissimo e non dar tempo alia formica fusca di fuggirc, dimostra di possedcre la fa-coltA di intendere, di riflettere, di valutare, di sce-gliere, il che significa essere intelligente.

— Oh, bella — si dice — prendete un gatto intelligentissimo, che sia satollo fino a rifiutare il pesce, fategli passar davanti un topo. Vedrete se agirAguidato dall' intelligenza, non molestando il topo, o agirA guidato dall' istinto, uccidendolo. —

Io lo so; in questo caso il gatto si far& domi-nare dall' istinto e ucciderA il topo. Ma che cosa si dimostra con ci6 ? Che la bestia agisce sempre guidata dall' istinto ? No, perch^ se cosl fosse^ anche

I' uomo piu intelligente agirebbe sempre per istinto.

Darwin ci racconta: « Appoggiai il mio viso al cristallo della gabbia di una vipera con la ferma intenzione di non muovermi, qualora il scrpente si fosse slaneiato contro di me. Ma la bestia non ave-va ancora toccato il cristallo, che io saltai indiet.ro un paio di metri, contro la mia volontA. »

Or bene. Darwin ci confessa che questa volta non pote dominare il suo istinto. Volete per ci6 ne-gare al Darwin 1' intelligenza ?

Se si, non parliamone piu ; poso la penna e vado a impicearmi.

Se no, perch6 volete negarla al gatto che, come 1' uomo in certi casi, non pu6 dominare i proprii istinti ?

Ma credete voi che 1' istinto sia proprio stabile, irriducibile, qualche cosa, insomma, di misterioso e di immutabile ?

L' istinto, inteso come azione cieca e immutabile, non esiste.

L' istinto £ 1' azione rifiessa che ogni animale — 1' uomo compreso — possiede in virtu dell' eredita-riet& dei caratteri, e che 1' intelligenza e la ragione non riescono a dominare se non attraverso un lun-go processo di evoluzione e di pratica dopo non poche generazioni.

L' Haeckel scrive: « Noi dobbiamo considerare gV istinti essenzialmente come abitudini dell' anima, acquisite per adartamento, trasmesse per credits a molte generazioni e diveuute quasi fisse. »

E il Canestrini dice : « L' istinto e 1' intelligenza non sono due cose diverse nella loro essenza.

Un atto che 6 compiuto da una specie durante molte generazioni, volontariamente, diventa istinto passando per lo stadio dell' abitudine. >>

L' istinto, quindi, non puo esistere senza 1' intelligenza. Noi percio non possiamo negare agli ani-

Che oosa & la religion©

raali dotati di istinto, la loro parte di intelligenza. II fatto che la volpe assale il pollaio quando il padrone dorme, ci dimostra che quest' auimale agisce con previsione, con riflessione, dominato da una eerta esperienza. In campagna i passeri non si la-. sciano avvicinare dall' uomo. Fuggono, perchd ?

Per istinto, si dice.

No, fuggono per esperienza, perch6 io ho visto nelle cittA di New York, Boston, Baltimora e tant.e altre dell' America del Nord, i passeri popolare le vie e lasciarsi avvicinare dalle persone senza timore alcuno. Perch& questa diversity nella stessa specie di uocelli ? Perche i passeri di campagna sanno per esperienza che all' avvicinarsi dell' uomo li aspetta una fucilata; quelli di cittii sanno, pure per esperienza, che l'uomo non li molesta.

*

* *

Amico Prole tario, abbiamo visto che, come l'uomo, ogni organismo animale 6 dotato di intelligenza. La differenza fra 1' intelligenza dell' uomo e quel-la della bestia 6 tutta quantitative non qualitativa.

E allora non possiamo che porre la qnestione in due termini: 1. 0 1'intelligenza 6 il frutto di un' anima immortale, e allora tutti gli organism! animali, dal protoplasma in su, posseggono anima immortale; 2. 0 essere dotati di intelligenza non significa posscdere anima immortale e allora nes-suua ragione giustifica il nostro voluto privilegio.

II primo caso ripugna ai difensori dell' immortality dell' anima come ripugna a noi, quindi lo scartiamo di comune accordo. II secondo caso 6 il piCi logico e dobbiamo accettarlo, perchfc nessuna ragione giustifica che noi soli dobbiamo essere i privilegiati. Ammettere che dio abbia dato anima immortale a una sola specie degli organismi animali negandola a tutte le altre che avrebbero lo stesso

nostro diritto 6 assolutamente contro il buon senso, la ragione, la giustizia. Dio, negando alle bestie l'a-nima immortale per darla a nei, che non siamoes-senzialmente diversi dalle bestic, avrebbe fatto opera ingiusta, capricciosa e barbara. Ma un dio in-giusto, capriccioso e barbaro ripugna alia nostra ragione. N6 reggc la scappatoia che noi abbiamo anima immortale, perch6 possediamo una intelligenza molto piu sviluppata degli animali inferiori, perch6 negli uomini stessi esiste una diflerenza quantitativa enorme.

Paragonando 1' intelligenza di un Darwin, di un Goethe, di un Dante, ecc. a quella del congoese il piu arretrato, e ammettendo che noi uomini abbiamo, a differenza delle bestie, un' anima immortale, perch6 la nostra intelligenza 6 piu sviluppata di quella delle bestie, dobbiamo ammettere che le ani-me di Darwin, Goethe, Dante ecc, sono diverse di quella del congoese, Cadendo cosi nel ridicolo, per-ch6 chi potrebbe poi stabilire il grado d' intelligenza necessario per avere un' anima immortale ? Quindi se si ammette che la differenza quantitativa non conta, si deve ammettere che noi, al pari di tutti gli animali inferiori, siamo privi di anima immortale.

Ma i mctatlsici non si (lanno vinti cosl presto, e scovrono sempre nuovi cavilli.

« L' intelligenza — essi dicono — degli uomini piu arretrati e essenzialmente uguale a quella degli uomini piu evoluti, mentre quella degli animali inferiori 6 essenzialmenie diversa. Tanto vero che il figlio di un congoese educato nella nostra society civile ed evoluta raggiunge lo stesso grado d'intelligenza dell' uomo civile, mentre uno scimiotto in-telligente, cducato dove e come si vuole non andr& mai al di \k dell' intelligenza della sua specie.

No, no. Sono d' aeeordo con voi nell' ammettere che uno scimiotto non raggiunger& il grado d'intel-

Che 6 In rolf^ione 101

ligenza dell' uomo; ma non ammetto che un con goe-se educato fra noi possa raggiungere il nost.ro sviluppo intellottivo, perch6 il grado (li intelligcnza dipende dalla conformazione del cervello, quindi, date al selvaggio 1' educazione che volete, fategli digerire tutta la biblioteca di Londra, egli sari un giorno piu intelligcnte dei suoi fratelli selvaggi;ma non raggiungera, vivesse pure cento anni fra libri e professori, il grado di intelligcnza di un nostro inteUetluale nato da una razza evoluta.

T/ antropologia ci dii la spiegazione di questo fatto. Lo sviluppo intellettualc e morale non 6 pos-sibile senza il correlative sviluppo dei centri ner-vosi, quindi il selvaggio per ottenere lo stesso grado d' intelligcnza della razza sviluppata deve prima svilupparc il suo organismo, e l'esperienza ci inse-gna che il progresso cerebrale non si ottiene che dopo una lenta c costante educazione attraverso molte e molte generazioni. 11 signor Baker dice che, passando per il Nilo, appresc dal capo di una mis-sione ausfriaca che gli abitanti di quella regione africana era no refrattart a qualunque miglioramento intellettualc e morale, e percio la missionc si di-sponeva a partire dopo un' opera inutile.

Certo che era inutile 1' opera dei missionarii, percl)6 non si sviluppano i centri nervosi nel corso di una generazione.

* * *

— Ma — ci si chiedc — ciedete voi che la bestia sia, come 1' uomo, suse'ettibile di educazione e di perfezionc? —

Certo, si. Lo provano molti fatti.

Senza citare gli animali piu intelligent!, pigliamo un solo esempio: il piccione.

Questo animale, che discende dalla specie sel-vaggia Columba livia, per essere di una plasticity

8h\iordinorui, .si divide in diverse razze. Sorpassando sua addomesticazione i tempi rernoti, tanto che Aristotile, Columella, Plinio ed altri antiehi scrittori ne trattano nelle loro opere, 1' uoino ha avuto mag-gior tempo di educarlo.

La razz a piu suscettibile di educazione 6 quella dei piceioni viaggiatori. Quest! piccoli messaggeri sono di una inestimabile utility. Plinio racconta che le colombe furono internunzie nell' assedio di Mo-dena, portando legate ai piedi le lettere di Decio I^ruto all' accampamento dei Consoli. Ncl secolo un-dicesitpo i cristiani militanti in Siria furono avvi-sati dell' arrivo dell' escrcito straniero per mezzo di una colomba mandata dal re Acaron. Nei dodi-cesimo secolo cornincio in Oriente 1' ordinamento delle poste coi piccioni. II governo mantenne in Egitto le poste dei piccioni fino all'anno 1500 circa. Gli Olandesi assediati a Leida dagli Spagnuoli nei 1570 si tennero in relazione col di fuori per mezzo dei colombi ammaestrati. Nei principii del dicianno-vesimo secolo i colombi ci servirono per le corri-spondenze commerciali. Durante l'assedio di Parigi del 1870 i colombi resero utilissiini servizii. Certo ora con la navigazione sviluppata e con 1' uso del tilegrafo i colombi viaggiatori, si puo dire, non ci servono piu; pure la marina da guerra francese si occupa ancora di educare i colombi per questo servizio.

Dopo questo esempio domando: i colombi furono creati ammaestrati per il servizio di corrispondenza?

No. E allora perche negare che le bestie sono

suscettibili di educazione ?...

*

* *

Un altro esempio, o caro amico, ti dimostrera che la bestia 6 anche suscettibile di perfezione senza X opera dell' uomo. Prendiamo 1' ape.

Qupsto insetto costruisce le sue celle in serie orizzontali. Ogni cellula 6 racehiusa da sei trapezii ed ha un fondo formnto di tre rombi. E utile osservare, che nel punto dove coincidono tre rombi di tre cellule attiguc di un lato, cade il centro del fondo di una cellula del lato opposto, il che 6 certamente una ragione per renderc piu solido il fabbrieato. Questi favi debbono con tarsi fra i piu perfetti, sia per lo spazio che le api ottengono con poc.o consu-mo di cera, sia per la solidita delle loro case; in-fatti mcntre ogni favo puo contenere 834 cellule da operaie, o 488 cellule da fuchi, 1' uscio di ogni cellula 6 alquanto ingrossato, perche Tape possa cam-mi narci sopra senza guastare la cclluia. II Darwin dice: « Sarebbe stolto colui che esarninasse la squi-sita conformazione di un favo, cosl stupendamerite adatto al suo scopo, senza risentirne un' atnmira-zione entusiastica. »

Questa virtu di fabbricare le celle in modo cosl perfetto non naeque neli' ape tale quale noi la ve-diaino oggi. Essa non e che il prodotto di una lenta e graduale edueazionc per mezzo dell' elezione naturale. Infatti anche oggi alcuni imenoiteri fabbricano le loro celle non perfette come quelle sopra de-scritte.

I pecchioni si servono dei vecchi involucri cri-salidei, cui aggiungono dei tubi di cera, e costrui-scono alcune celle rotonde eirregolari. Fra le costru-zioni perfette dell' ape domestica, c le costruzioni rozze del pecchione, noi vediamo la costruzione della Melipona del Messico. Essa fabbrioa le sue cellule di forma cilindrica nclle quali alleva le larve, e ne costruisce di maggiori di forma quasi sferica e rav-vicinate tra di loro in modo da toccarsi in alcuni punti, e vi conserva U miele.

E evidente che 1' ape domestica, prima di fabbricare i suoi favi perfetti, dovette passare per gli

stadii del pecchione e della melipona, prova che la bestia 6 suscettibile di perfezione senza r opera del-1' uomo.

Ma possono mai cornprendere queste cose i fi-losoti alia Massillon'?

Come vedi, amico mio, i fatti sono chiari c ci autorizzano ad affermare:

1.° che tutti gii animali inferiori posseggono un' intelligenza essenzialmente simile a quclla del-1' uomo.

2.° che tutti gli animali inferiori sono, al pari dell' uomo, suscettibili di educazione.

3.° che tutti gli animali inferiori sono, come 1' uomo, suscettibili di perfezione per opera esclu-siva della propria esperienza.

Quindi: o gli animali inferiori posseggono, come 1* uomo, anima immortale;

0 ne gli animali inferiori, n6 1uomo hanno anima immortale.

II primo ripugna a tutti noi, sia ai metafisici che ai positivisti; non ci resta che ammettere il se-condo che e il piu logico e il piu cvidente : V immortality dell' anima non esiste.

* *

— Ma 1' uomo — dicono i metafisici — 1' uomo non £ dotato di sola intelligenza. Egli possiede altre facoltA che la bestia non possiede, cio6: ama, 6 suscettibile di bont&, di cattiveria; soffre di gelosia, di rabbia, di odio, di ambizione, sente la solidarietA. e 1' abnegazione, tutte quality che la bestia non ha affatto.

Non 6 vero, tutte queste quality si trovano nella bestia, e se noi non le vediamo, 6 perche preferiarno chiudere gli occhi, anzichd accettare la vcrita.

II cane ama 1' uomo e i suoi simili, anzi nutre per il padrone una vera adorazione. Quando 6 col-pito da idrofobia, Jo fugge, per evitarc di morderlo incoscicntementc. Loutano dal suo padrone soflfre: nelT agonia lo carezza coil lo sguardo. con le zampe, c leceandogli il viso. A in a le carezze, cd 6 geloso degli altri cam. Odia chi gli ha fatto male c spesso si vendica. Ha una speciale affezione ai bambini, e li difcndc quando qualche adulto vuole picchiarli.

10 ho conosciuto un cane, che, quando il suo padrone sgridava il proprio figlio di quattro anni fino a farlo piangere, gli saltava addosso, lo leccava c continuava con inille moine, finch6 il padrone pigliava in braccio

11 bambino e lo carezzava.

La scimmia ama i suoi piccini come la donna arna i suoi figliuoli. Reugger vide una scimmia ame-ricana scacciare le mosche, che molestavauo il suo piccolo figlio. Del resto si sa da molti naturalisti che le feminine del gorilla scacciano le tnosche ronzanti iritorno ai loro piccoli dormienti c agli ammalati. Le fcmmine dei gibboni lavano accuratamente i visi dei loro figli nolle aequo dei ruscelli. Le seimmie hanno per gli ammalati cure speeiali. Li pongono in luoghi sicuri, d&nno loro i cibi migliori; se sono feriti, lavano loro le ferite e le coprono con foglie, che hanno la virtu di cicatrizzare. La scimmia ama il padrone come il cane, e come quest.o animale lo difende dagli attacchi delle altrc scimmic. Una scimmia del giar-. diuo zoologico di Dresda, molto affezionata al diret-tore Shoeps, alcuni istanti prima di morire gli cir-cond6 il collo con le braccia, lo fiss6 a lungo negli occhi, lo bacio tre volte, gli stese ancora una mano e spiro.

E se questo non e amore, che cos'6? Estratto di patate?....

E cosi forte il dolore delle seimmie per la per-dita dei loro flgli, chc spesso ne muoiono. Gli esempii di sacrifizii, che le scimmic, come del resto tutti gli altri a nimali, compiono per la loro prole, sono molto noti.

Ma l'amore di questi animali non si limita sol-tanto ai figli; si estende anche agli orfani delle altre scinnnie; anzi il Darwin dice che la borita di un babbuino era cosl sviluppata che adotto un cagno-lino e un gattino.

11 Brehm dice che era sorprcso nei vedere che le sue scimmie dividevano ogni cosa coi loro adot-tati. Egli ci racconta che un gattino adottato graffio il suo babbuino affezionato, il quale, invece di pic-chiarlo come alcune nostre mamme nervose fanno coi loro bambini, che commettono incoscientemente qualche errore, impressionato di questo fatto, esa-mind lo zampino del piccolo gatto, e senza fargli alcun male, gli taglio le unghia coi denti. La scimmia, oltre ad amare, odia e sa anche vendicarsi.

Darwin, apprese dai signor Andrea Smith il sc;-guente aneddoto, che dovrebbe far riflettere molto i difensori dell' immortality dell' anima, perchfc nella sua semplicitk distrugge tutti i piu complicati sofismi della metafisica.

« Al Capo di Buona Speranza—dice lo Smith — un ufficiale aveva spesso maltrattato un babbuino, e 1' animale, una Domenica, vedendo 1' ufficiale appros-simarsi, versd dell' acqua in una piccola fossa, fece frettolosamcnte un impasto di fango e con questo colpl 1' ufficiale. II babbuino era contentissimo di aver fatto ci6, e tutte le volte che vedeva passare r ufficiale, mostrava di godere della sua piccola vendetta. »

Di qui non si scappa. Per compiere quest'azione il babbuino doveva indispensabilmente possedere: Intelligenza, rifiessione, memoria, ragionevolezza, il sentirnento dell' odio e quello della vendetta. Un bambino di tre o quattro anni non 6 capace di compiere simile azione.

La scimmia 6 anche ambiziosa: se ne sono viste li-sciarsi davanti a uno specchio d'acqua, per farsi belle.

Essa 6 anche curiosa. Brehm racconta questo esperimento :

« Presi — egli dice — un imbottito e vi aggo-mitolai una serpe e lo posai nella gabbia delle scim-mie del Giardino Zoologico. Le scimmie accorsero. aprirono 1'imbottito, mostrando curiosity. Appena ac-cortesi della serpe si spaventarono e fuggirono, gri-dando, per avvertire le altre scimmie del pericolo. Poi misi la serpe in un sacchetto di carta e la posi in un compartimento piu largo. Immediatamente una scimmia si appresso al sacchetto, guardandolo at-tentamente, lo prese con precauzione, lo guardo da tutte le parti, l'apri sempre con precauzione, e, ac-cortasi della serpe, fuggl. »

Le formiche hanno una grande cura per i ma-schi e per le feinmine, essendo entrambi inetti al lavoro e buoni solamente a generare. La formica operaia, cio6 quella priva di sesso, ha una cura speciale per la figliuolanza. Dopo di aver curato le uova, che la regina ha einesso, le riunisce in muccht, le lccca, le asciuga, le trasporta da un luogo ad un altro, secondo la temperatura varia. Appena nesbucano le ninfe, 1'operaia le alimenta, le porta sulle mascelle, le conduce fuori all' aperto, divise per elk e gros-sezza; le educa ad andare in campagna, a distin-guere gli amici dai nemici. Se il nido £ leggermente disturbato, le formiche, agitate, cercano di difendcre la loro abitazione; se (s molto guasto, si mettono tutte all' opera per ripararlo, portando prima al sicuro le larvc e le crisalidi. 11 sentimento del doverc 6 svi-luppatissimo nelle formiche. II Belt vide una formica allontanarsi da una compagna sepolta fino alia testa nella terra. Egli c.redette che rabbandonasse. Invece dopo pochi minuti la vide tornare con dodici com-pagne e salvare la pericolante.

Questo animaluccio t capace di abnegazione. Sia la formica agricola (nel Messico questa formica

coltiva i campi per la comunitfc), sia r operaia commie, lavorano moltissirao. Pur potendo vivere molti anni — il Lubbock ne vide vivere dieci o dodici anni — mettono tanta coscienza nel lavoro da logo-rarsi. II Lubbock ne vide alcune lavorare fin sedici ore al giorno e niorire dopo due settimane. La loro abnegazione 6 indiseutibilmente provata dal fatto, che per mettere al riparo le ninfe, continuano a muoversi anche se sono tagliate in due.

La testa e il tronco vanno avanti per la sal-vezza della comunitA. Dopo la battaglia i feriti vengono trasportati nei formicai e curati con vero all'etto.

L' elefante ama il padrone e serba gratitudine alle persone, che gli hanno fatto del bene. Ecco come gli allevatori di elefanti si cattivano l'affetto di queste bestie:

Fanno legare 1' elefante da alcuni sconosciuti e da questi li tanno bastonare. Mentre le bestie ge-mono sotto la tortura, gli allevatori fingono di venire in loro difesa.

Allontanano con gran chiasso gli sconosciuti^ poi carezzano gli elefanti legati, d&nno ad essi della frutta; li. slegano, e cosl guadagnano I'affetto e la riconoscenza di quelle bestie. Esse sono anche soli-dali tra di loro. Un giorno due elefanti correvano all' impazzata inseguiti da alcuni cacciatori. Uno di essi cadde in una fossa coperta artificiosamente di foglie per farli cadere in trappola. II compagno, vi-sto 1' altro in pericolo, non penso a mettere la sua pelle in salvo, ma si ferino finch6 non ebbeaiutato il pericolante ad uscire dal fosso; poi entrambi con-tin uarono la fuga.

II Colombo quasi sempre muorc per la perdita della compagna.

Io credo che questi pochi esempii sono sufficienti a dirci cjie la bestia ^ suscettibile dl bont&; di amore, di dovere, di abnegazione, di odio, di gelosia, di am-bizionc, di vendetta, ece.

« Ma — osserva il Figuier—che ne dite della parola? La parola! lieoo cio che fa dell'uomo 1'essere privilegiato 1 »

Probabilmente il Figuier, o vuole burlarsi dei lettori, o credo di ragionare coi fichi secchi, perch^ egli, da scienziato che si pretende, deve sapere che anche le bestie hanno ognuna di esse un proprio lin-guaggio, che serve ad esprimere i proprii pensieri e e i proprii sentimenti.

Che cosa 6 anzit.ut.to la parola? Essa 6 un suono articolato che risulta dall' apparato vocale. Un com-plesso di questi suoni forma il linguaggio diretto ad esprimere il pensiero. II linguaggio 6 piu o meno sviluppato, piu o meno complesso, a seconda che piu o meno sviluppato, piu o meno complesso 6 il pensiero. II complesso di questi suoni articolati, che serve air uomo per esprimere ci6 che pensa, noi Io chiamiamo: lingua. II suono articolato chc risulta dal nostro apparato vocale lo chiamiamo parola. II suono articolato che risulta dall'apparato vocale. della bestia, noi lo chiamiamo diversamente per distinguerlo da quello dell' uomo.

Cosi diciamo: 1' uomo parla, il canc abbaia, la rana gracchia e Pirocorvo raglia. Ma 6 una distin-zione chc facciamo noi, pero essenzialmente non esiste differenza alcana tra la voce dell' uomo c qaella degli animali inferiori, perch 6 en tram bi soriodo-tati di un' esseuziale facoltA: esprimere il proprio pensiero per mezzo di suoni formanti un linguaggio proprio.

Le bestie si intendono a meraviglia fra di loro: anzi posso affermare che esse si intendono meglio che io non possa iriteridermi col mio amico, seguace di Massillon.

II cane, quando abbaia, non usa sempre lo stesso

suono. Esso cambia il suono della sua voce, a se-conda che voglia esprimere dolore, conlento, mi-naccia, spavento ecc.

II gallo ha diversi suoni per intcndersi coi suoi simili.

Io, abitando per circa sei mesi in casa di un mio amico che aveva due galli e circa venti gal-line, dopo un' attenta e costante osservazione, arrival ad intendere cinque segni diversi del gallo. Dalla mia stanza comprendevo quando uno dei galli chiamava le galJine, quando litigavano entrambi, quando erano inseguiti, quando chiamavano i loro compagni distanti e.... quando esercitavano il loro di-ritto di maschi.

I corvi hanno ventisettc suoni per intendersi, e, tra di loro si avvisano, so vedono un uomo, se tro-vano cibo, se debbono fermarsi, se debbono partire, se qualcuno della compagnia si e smarrito ecc.

La formica, oltre a servirsi delle antenne per offendere e difendersi, per esplorare la via, per av-vertire tutti i pericoli che la minacciano (1), se ne serve pet* intendersi con le sue compagne. II Le-spes per vedere se le amazzoni possono, costrette dai bisogno, mangiare senza essere toccate dalla for-niica fusca, fece una prova. Colloeo davanti a un nido di (XTfiazz oni un pezzo di zucchero bagnato; beutosto le schiave se ne cibarono. Poi vennero le amazzoni e si misero a girare attorno alio zucchero senza toccarlo. Finalmente fec.ero conoscere, per mezzo delle antenne, alle schiave che volevano

Cho cos*a 6 la religione

csscre cibate, e le sehiave ubbidirono. Questo e o non c un linguaggio ?

Una famiglia di scimmie del Paraguay ha soi suoni, senza che percio si creda essenzialmente di-versa del protoplasmi.

II prof. Gorner ha fatto uno studio intimo ed accurato di questi antropomorfi.

Egli dice che il linguaggio delle scimmie e piu difficile ad apprendersi che un qualsiasi linguaggio umano. perche nelle signification! e nelle espressioni non pu6 essere netto e preeiso, non essendo netto e preciso il loro pensiero.

I)opo lunghi studii il Gorner riuscl ad ap-prendere, se non tutto, almeno gran parte del loro linguaggio. Preferisco dare alio scieuziato la parola.

« Fra le molte difTicoltA — dice il Gorner — che incontrai nei miei studii, una delle maggiori consi-steva nell' afferrare, e ritenere e ripetere certi suoni. Spesso nei miei tentativi ero confuso da moltcplici suoni emessi da tante scimmie contemporaneamente. A facilitare i miei studii ricorsi all' uso del fono-grafo, e questo mi fu efFettivamente di grande soc-v corso. »

Infatti, il Gorner, isolata in una stanza una delle scimmie piu eloquenti, dopo di averla abituata per qualche giorno aH'ambiente e alia sua prescnza riuscl a fare emettere qualche suono, che registrd sul fonografo.

« In quel tempo — continua lo scienziato — certo, io non aveva un' idea netta del significato di quei suoni; ma il primo passo per giungere al ri-sultato, che cercavo, era stato fatto. iScelsi due o tre dei suoni piu distinti, e che erano emessi assai piu di frequente dall' animale, e scancellai tutti gli altri cilindri. Parecchio tempo dopo, portai il fonografo molti chilometri lontano e lo prescntai ad una scim-mia in condizioni analoghe a quelle in cui i suoni

lil

si erano ottenuti. Appena la macehina ripete i primi due o tre suoni, la scimmia parve improwisamente, interessata; si avvicin6 alia bocca del fonografo e rispose alle voci che nc uscivano.

« Era dunque evidente che 1' aniniale aveva ri-conosciuto nei suoni la voce di un'altra scimmia, e cercava di scoprirne Tautore.

« Esso esamino attentamente la tromba, vi guardo bene dentro, vi caccio dentro la maiio, e finalmente, visto che, veniva a capo di nulla, prese in so-spetto quell' oggetto misterioso e cautamente si ri-tir6 in fondo alia gabbia.

« Le esperienze ripetute piu volte ini convinsero definitivamente che 1' animale comprendeva proprio i suoni emessi dal fonografo. Tuttavia mi accorsi che neir esperimento avevo commesso un serio errore: dopo aver registrato sul fonografo delle voci di scimmie, ed averle ripetute al cospetto di un' altra scimmia, avrei dovuto con un altro fonografo rac-cogliere le voci che quest' altra scimmia emetteva in risposta al primo fonografo. Cosi feci, ed in tal modo potei avere due serie di voci pei miei studii comparati. Considerando che la prima serie di suoni poteva considerarsi come una domanda, un appello, e la seconda serie come una risposta, pensai che interpefrando il significato di una serie, si potesse facilmente indovinare il significato dell' altra serie. Comprendere una voce sola, sarebbe stato un buon avviamento. Partendo da quest i principii, presi in esarne una voce che ricorreva frequentissima c che pareva il suono piu importante della lingua delle scimmie; un suono che graficamente si potrebbe rap-presentare cosi: huh e che fu ripetuto di tempo in tempo ad una scimmia, le quali risposte si annota-rono. Nello stesso tempo si osservarono tutti i mo-vimenti e le espressioni del quadrumane, sicche, da indizli certi, si credette di dover concludere che il

Che cos»n 6 la rellglone

suono accennato era iutimamentc connesso con 1' idea di mangiarc. »

II Corner continua a descrivcre le numerosc esperienze da lui fatte, concludendo che le scimmie hanno un vero e proprio linguaggio. Come carat-teristico cita questo caso: Un piantatore africano avendo una scimmia la coJlocava nolle sue pianta-gioni per far la guardia. Essen do quei luoghi con-tinuamente invasi dalle scimmie, il piantatore. quan-do poteva, tirava loro delle fucilate. Ma la scimmia di guardia, sebbene fosse fedele al padrone, pure, non dimentica della stia parentela con le altre scimmie, le avvisava ogni volta vedea avvicinare il suo padrone.

II Corner un giorno avendo imparato il grido emesso dalla scimmia lo ripete, e vide tutte le scimmie mettersi in salvo. Anche la scimmia di guardia, impaurita dal pericolo ignoto, si mise in rifugio. II Corner per venire a piu intimo eontatto con le scimmie e studiarle meglio, si chiuse in una gabbia e visse con esse nelle junche africane. Da ci6 ap-prese che la lunga prigionia modi (lea il carattere del linguaggio sciminiesco, che solo alio stato libe-ro e selvaggio si t.rova alio stato di puritft.

La serie di studii iniziata da questo scienziato ha occupato altri ricercatori, e non v' ha dubbio che uno studio meglio completato e approfondito dar& buoni risultati.

Che dire del pappagallo ? Questo animale, a dispetto di Figuier, parla. Generalmente si crede che il pappagallo non comprende ci6 che dice, fc un errorc questo? SI. II Romanes, competentissimo in materia, attribuisce a quest' uccello un' intelligenza tale da sapere ottimamente distinguere un vocabolo da un altro.

Chiunque di noi ha studiato il pappagallo si sara accorto che questa bestiuola adopcra i voca-

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boli bene a proposito." Un pappagallo, che io conob-bi a Viareggio, quando si invitava a cantare e non ne aveva voglia rispondeva : piu tardi. Quando era stanco diceva: sono stanco. E cosi: ho sete, ho ap-pet.ito, ho son no ed altre frasi. Egli 6 vero chc quc-ste frasi erano ripetute dalle pcrsone di casa, ma 1' adoperarle bene a proposito 6 qualche cosa di piu che ripeterle automaticamente. Comunque sia, la privativa di parlare non 6 concessa dal creatore al solo uorno, ma al pappagallo e alia gazza anche, e, se la parola fosse la prova di un' anima iminor-tale, il paradiso sarebbe popolato di uomini, pap-pagalli e gazze.

E evidente perci6 che quando Figuier si vanta di essere Y unico animale che parla, commette una vera bestiality. Ne possiamo pretenderci iinmortali per il semplice fatto di possedere un Jinguaggio molto piu sviluppato degli animali inferiori, perch6 saremmo nel caso stesso dell' intelligenza. Aleuni selvaggi hanno un linguaggio cosi limitato che il piu retrogrado di essi, paragonato al pappagallo piu evoluto, si puo dire, possiede lo stesso numero di vooaboli.

Alcuni popoli dell' Africa centra le sono incapaei di contare piii di quattro, ed e impossibile per loro di fare un discorso preciso, perclie il loro pensiero e ottuso, n6 avrebbero i vocaboli per esprimersi piu chiaramente.

Ci si potr/i osservare: Come voletc trovarc nel dizionario dei selvaggi i vocaboli: locomotiva, automobile, barometro, telescopio ecc. se qucsti og-getti non arrivano ad immaginarli?

Certo, 6 proprio cosi. 11 nost.ro linguaggio 6 ricco, perche i nostri bisogni sono sviluppati in ragione diretta del nostro sviluppo mentale; e il nostro or-gano vocale ci permetce di pronunziare qualunque parola composta, perch6 da lunghissirao tempo at-traverso i secoli ci siamo esercitati ad esprimere sempre piu nettamente il nostro pensiero.

Se la bestia ha un linguaggio poco sviluppato e un organo vocale molto sempliee, e perche la sua intelligenza b poco sviluppata, non perche il pa-dreterno voile crearla essenzial mente di versa di noi.

Paragoniamo, per esempio, un D'Annunzio a un montanaro il piii retrogrado degli Abruzzi e vcdia-mo una immensa differenza quantitativa fra i due linguaggi. Eppure nessuno dir& che il montanaro 6 essenzialmente diverso del D'Annunzio, e nessuno vorrfc dire che l'anima di questo letterato 6 supc-riore a quella del montanaro. Noi anche oggi os-serviamo nel nostro linguaggio elegante e ricco, ru-dimenti di lingua rozza e povera. La parola inglese am, osserva il Darwin, alt.ro non significa che io sono. Non c superfluo percid aggiungere 1' 1 alia parola am per dire io sono ? Ci6 che il Darwin osserva per la lingua inglese, noi l'osserviamo per il francese e 1' italiano. Non 6 superfluo dire: noi siamo, oppure je suis ? Si potrebbc dire semplicemente siamo e suis.

Come per 1'inglese, il francese e 1'italiano, cosl sara. per il tedesco, lo spagnuolo, il greco, 1' arabo

e tutte le lingue del mondo.

*

* *

Dunque, amico Proletario, io credo di averti dato la prova che tra 1' uomo e la bestia non esi-ste alcuna essenziale differenza, quindi logica vuole che come la vila degli animali inferiori 6 la mani-festazione della materia organizzata piu o meno sviluppata, piu o meno complessa, cosi la vita del-1' uomo alf.ro nori 6 che la manifestazione della nostra materia organizzata, che a traverso un lunghis-simo spazio di tempo ha raggiunto un grado di svi-luppo superiore a tutti gli altri organismi animali;

sviluppo che permette a noi di sen tire, di ngire, di vivere in un rnodo piu esteso e piu complcsso di tutti gli altri organismi animali.

Niente, dunque, immortalita dell' anima. Per6 Massillon, che non sa o non vuol vedere un pollice al di la della metafisica, povero di argo-menti serii e non rassegnato a darsi vinto per amor della pagnotta, fa appello alia filosofia di Cacasenno.

Ecco come 1'arcivescovo francese taglia la testa al toro nel suo « Verity di un avvenire » :

« Tutti gli altri csseri contenti del loro destino, sembrano felici alia loro maniera nella posizione in cui 1' Autore li ha creati; gli astri tranquilli nel fir-mamento, non lasciano il loro soggiorno per andare a rischiarare un' altra terra; la terra regolata nei suoi movimenti non si slancia in alto per andare a rismuovere un' altra terra; 1' uomo solo nulla ritrova su questa terra, nulla ove il suo cuore possa posarsi. I)'ondc proviene cio? Non sarebbe perche su questa terra 1' uomo c fuori posto ? »

Hai capito, amico mio? L'uomo 6 fuori posto su questa terra, perche, a ditTerenza degli astri, lascia la sua terra, la sua patria e va ad accapigliarsi con uomini di altri paesi. Per escmpio: gli italiani sono dotati di anima immortale, perche, a ditTerenza della luna che non sente il bisogno di disturbare la terra, sentono il bisogno di andare in Africa ad assogget-tare quei selvaggi.... prendendole italianamente di santa ragione. Io ho un'anima immortale, perch^, a differenza delle bestie che vivono tranquille nel posto dove 1' Autore le ha collocate, non contento della fame che la patria mia mi dava, lasciai 1'Italia ma-ledicendola e cercai in queste parti di terra unpane meno salato e una liberta meno castrata.

E sempre alia stregua della logica di Massillon, che 6 la logica dei suoi seguaci, il ragazzo dovr& pensarecosl: 1'anima mia 6 immortale, perche, a dif-

Che coaa & la religione

ferenza delle bestie che non insidiano il mio destino,

10 insidio il destino delle mosche, rompendo ad esse

11 deretano per attaccarvi il filo di ootonc e eosl ve-derle volare. II topo, seguendo la logica di Massillon ragionera cosi: anche io ho diritto a un'anima im-mortale, perche, a diflerenza deH'uovo che non lascia la dispensa per andare a smtiovere la padella, io la-scio la tana e vado a rubare V novo per poi berlo.

A to, caro Proletario, sembrery che Massillon abbia scritto per farsi leggere dalle alici salate; no, Massillon scrisse per la gente seria, e continua:

« L' immortality dell' anima 6 sempre stata ed 6 ancora credenza di tutti gli uomini dell' universo. Come si spiega cio V »

Massillon laseio la parte buffa degli astri, che non insidiano il destino della terra, e prese la parte seria. Ma se prima era buffone, poi divenne bugiardo, sfacciato. Infatti, se tutti gli uomini avessero cre-duto nell'immortality deH'animn, qual motivo avrebbe spinto lui a scrivere il « Verity d'un avvenire » ?

Ma ammesso anche che tufti gli uomini, fino ai tempi in cui Massillon scriveva, eredevano all' immortality dell'anima, sai tu, o amico mio, il perche questa universale credenza? Te lo dice Io stesso Massillon:

« 0 voi, che credete di essere un ammasso di fango (la 'bibbia non dice forse che noi siamo fatti di oreta ?), uscite dal mondo ovc voi solo siete della vostra opinione; andate a cercare in un' altra terra degli uomini di un'altra specie, e simili alia bestia; o piuttosto abbiate orrore di voi stesso di trovarvi quasi solo nell' univcrso. »

Massillon dice cio che puo dire un buon cre-dente: 0 credete all' immortalita dell' anima o vi mandiamo in un' altra terra.... come abbiamo fatto di Giordano Bruno! Sempre cosl la gente one-sta: in nome della morale pubblica offesa, in nome

117

della religione oltraggiata, in nome dell'Autore che li ha creati, hanno imposto la fede nell' assurdo con la tortura e il rogo, e poi trionfanti hanno cscla-mato sodisfatti: la verity trionfa !

Ma i tempi di Torquemada, di Sotomavor e del Sant.'Uffizio sono tramontati e perduti per sempre nella notte dei tempi, e, grazie alia liberty di pensiero, conquistata col sacrificio di molti eroi del braccio e della mente, gli eretici spuntano sulla terra come funghi. Peccato che non si puo piu ri-petere la notte di San Bartolomeo !

E dovrei finire sull'immortality dell'anima, ma poich6 i metafisici, quando discutono, non la finiscono se non quando han perduto 1' ultimo bricciolo di fiato, noi, che del tempo ne abbiamo parecchio, ci j.Tmeremo un altro paio di righe sulF argomento, girando dalla nostra parte la poesia di Massillon.

Se tutto non finisce con noi, se Y uomo, dopo la morte, 6 destinato a una vita eterna, se il mondo non 6 la nostra patria, la nostra origine, la nostra felicity perche lottiamo contro la morte con tutte le lustre forze ? Se 1' uomo non 6 simile essenzial-i «nte alia bestia, perche trascorre come questa i • giorni in una continua lotta per 1' esistenza ? la felicity dell' uomo & in un mondo, che non 6 < .. sto, porch6 egli cerca di rinvenirla in ogni an-,«"»lo della terra ? D' onde proviene che si affatica per le ricchezze, per gli onori, per la gloria? Se dopo la morte dove conoscere tutti i misteri dell'in-Jinito, perche su questa terra studia con ansia i misteri della natura, assetato sempre di sapere, timo-roso sempre di essere colpito dalla morte prima di conoscere il risultato delle suo investigazioni ? Lo stu-dente ha fretta di lasciare la scuola dove studia per andare in un' altra scuola dove conosccr& altre veritA piu belle; il prigioniero agogna 1' istante di potere per sempre lasciare la prigione, sua di-

Che? cosfl 6 In rellglone 119

mora passeggiera, c tornare a respirare 1'aria libera dalla quale 6 venuto; 1' esiliato sospira T istante di riveSere la sua terra natale; il navigante a ft ret ca il viaggio ansioso di toccarc terra, perch6 l'oceano non 6 la sua dimora stabile; se la nostra dimora sulla terra 6 un semplice passaggio della nostra origine spirituale alia nostra meta spirituale; se ci attende una vita infinitamentc bella, perch6 noi invece di affrettflre il nostro arrivo a questa vita infinitamente bella, invece di desiderare presto la morte per an-dare nella nostra patria eterna, dove non si sotfre piii, dove si conosce tutto, dove si vive felici, cer-chiamo con ogni mezzo, con ogni sacrificio di pro-lungare la nostra vita tcrrestre e allontanare il giorno della ultraterrcna felicity ?

So la nostra intelligenza, le nostre virtu, i no-stri piu belli e piii nobili sentimenti si debbono alia nostra anima immortale e percid incorruttibile, iual-terabile, perche non tutti gli uomini sono infelli-genti, virtuosi, buoni; perche fra essi moltissimi sono o scimuniti, o pazzi, o viziosi, o delinquenti ?

Se e 1' aniina immortale che ci fa sentire, ci fa operare, ci fa parlare, ci fa vivere, perche abbiamo bisogno di eibarci di materia per nutrirci e mante-nere equilibrate e sane le nostre forze, il nostro cer-vello, i nostri sentimenti; per non morire ? Se e l'a-nima che parla in noi e ci dice che essa 6 particella deH'Autore che ci ha creati, perche essa non parla agli eretici come ai credenti ?

Infine, se Dio ci ha creati per la vita futura, per un mondo che non 6 questa terra, perche farci nascere sulla terra? Non avrebbe potuto risparmiarci questo passaggio inutile per lui e cagione di soffe-renza per noi ?

Nessun fatto, nessun indizio ci autorizzano a credere all' immortality dell' anima. Ogni risposta ad un perchd 0 contraria a questa supposta iqamorttt-

litA ; la logica, il buon senso, la scienza ci impon-gono di noil accettare questa speranza basata su fantasticherie strambe, su ridevoli sofismi, su assurdi inconcepibili, e noi, che di fantasticherie, di sofismi, di assurdi siamo nernici implacabili e impenitenti, ri-gettiamo ogni scuola tcologica, neghiamo alia meta-fisica il nostro patrocinio ed atfermiamo alto e so-noro,' incuranti del disprezzo della massa ignorante, delle persecuzioni dei potenti. che 1' immortality dcl-T anima non esiste. E potrenimo chiudere con la stessa sfuriata del Massillon, cosl:

0 voi, che credete di essere uno spirito immor-tale, che affermate che questa terra non 6 la vo-stra patria, la vostra origine, la vostra meta, uscite dal mondo, che non 6 vostro, e lasciate che noi soli materialisti, noi soli positivisti, noi soli miscredenti, che la vita terrena amiamo e vogliamo conservare a lungo, possiamo godere con tutta la forza dell' a-ninio nostro terreno, con tutta la volutta dei nostri sensi terreni le gioie supreme che la natura ci oftVe e che noi sappiamo godere ed apprezzare. Questo mondo, questa vita sono sufficienti per noi; la felicity d' una vita futura, il confettino del paradiso li rcgaliamo agl' impostori e agl' imbecilli!

3P.AJRTE V.

Ed ora, caro araico, potrebbe, anzi dove affac-ciarsi alia tua mente una domanda : se 1' immorta-talit& dell' anima non esiste, quale scopo ebbe Dio di creare 1' universo ?

Prima di entrare in argomento ti faccio osser-vare che questa domanda io potrei ritorcerla a te e dirti: Se le bestie non hanno anima immortale. quale scopo ebbe Dio di crearle? Forse per esse)-' utili air uomo ? Alcune si; ma quante bestie non sono a noi inutili, anzi nocivc?

Io non comprendo, per esempio, 1' utility del pidccchio, della cimice, della pulce. Credi to che se questi animali non esistessero, 1' uomo starebbc peggio? No, anzi starebbe molto meglio.

Quale scopo ebbe Iddio di creare tutti quogli astri in riumero iufinito, che noi non possiamo scor-gere coi piu perfctti telescopii ?

Queste domande ti imbarazzano, quindi noi le Iasciamo per riprenderle piu tardi e cercarne le ri-sposte logiche.

Entriamo dunquc in argomento.

Quale scopo ebbe Dio di creare 1' universo ?

Ma questo universo fu proprio creato da Dio ? A questo dobbiamo rispondere anzitutto. Chi ci au-torizza a credere all' esistenza di Dio ? Quali fatii, quali indizii ci provano 1' esistenza di un Essere on-nipotente, creatore e governatore di o^ni cosa?

Fra le duecentottanta religioni che appestano I' umanita, noi troviamo, a conferma dell' esistenza di Dio, i sofismi piu disparati e piu assurdi.

Moltissimi fra i credenti, come unica prova in-confutabile dell' esistenza di Dio, ci presentano la Bibbia, scritta da Mose e dettata da Dio stesso sul monte Sinai.

Noi l'abbiamo esaminato in quale he punto questo libro e 1' abbiamo rigettato, perchfe per noi 6 un' o-pera immorale. Ma, siccome abbiamo detto, la morale cambia coi tempi c i luoghi, la Bibbia che t immorale oggi, potr& essere stata morale ai tempi di Mose.

Facciamolc percio onorevole ammenda delle apo-logie all' adulterio, alia prostituzione, al furlo, all'as-sassinio ecc., e pigliamola delicatamente con le punte dell' indice e del pollice ed esaminiamola ancora nei punti, che interessano questa ultima parte.

Nel libro della Genesi, capo I leggiamo:

1.° giorno — Nel principio cre6 Dio il cielo e la terra.

E Dio disse: Sia fatta la luce e la luce fu fatta.

E Dio vide che la luce era buona. E divise la luce dalle tenebre.

2.° giorno — Disse ancora Dio: Sia fatto il fir-mamento nel mezzo alle acque e separi acque da acque.

3.° giorno — Disse ancora Dio : si radunino le acque che sono sotto il cielo in un sol luogo, e la terra apparisca. E cosi fu fatto. E Dio vide che cid bene stava. E disse: La terra germini erbe verdeg-gianti; e che faccia il seme e piante fruttifere, che dieno frutto secondo la loro specie. E cosi fu fatto. E Dio vide che cid bene stava.

4.° giorno — E disse Dio: sieno fatti i lumi-nari nel lirmamento del cielo e distinguano il dl e la notte e segnino lc stagioni, i giorni c gli anni. E cosl fu fat to. E Dio vide che cid bene stava.

5.° giorno — Disse an cor a Dio: Producano lc aequo i rettili animati e vivent.i, c i volatili sopra la terra e sotto il ftrmamcnto del cielo. E cosi fu fatto. E vide Dio che cid bene stava.

6.° giorno — Disse ancora Dio: Produca la terra animali viventi secondo la loro specie; animali dornestici e rettili e bestie selvaiiche secondo la loro specie. E fu cosl fatto. E vide Dio che cid bene stava. E disse ancora Dio: Facciamo 1' uomo a nostra imagine e somiglianza. E Dio creo l'uomo a sua somiglianza. Lo creo maschio e femina. E Dio disse: Orescete e moltiplieate, e riempite la terra e assoggettatela.

7." giorno—E Dio .si riposd nel settirno giorno

da tutte le opere che aveva compiute.

* *

Ora che la creazione e compiuta, esaminiamola, discutiamola e vediatno, sc e v^erosimile.

Secondo la Genesi, Dio cred il mondo in sei giorni; il che non s' accorda coi risultati della geo-logia. Alcune sfcalattiti per formarsi hanno dovuto impiegare uno spazio di tempo non minore di cin-quantamila anni. Secondo la Ribbia la creazione del mondo data da seimila anni, chi quindi, bugiardo? La stalattite o la Bibbia ? Evidentemente la Bibbia.

Egli 6 vero che i tcologi, pronti sempre a ca-v ill are, hanno detto che i sei giorni della Bibbia si devono intendere per sei epoche; ma ci6 non pare sia il pensiero dell' autore della Bibbia, il quale, nel dire che i luminari del cielo servono a distinguere il dl e la notte e a segnare i giorni, le stagioni e gli anni, dimostra di saper fare distinzione tra i giorni e le epoche. La Bibbia inoltre ci presenta Dio come un artefice qualunque, il quale deve dipenderc

Che cosa 6 la religion©

dal tempo per compiere un' opera, come se un Dio non potesse creare 1' universo in un solo istante.

Dopo la creazionc lo fa riposarc. Un Dio onni-potente che si stanea ed ha bisogno di riposo ! Am-messo che questo Dio avesse voluto creare il doppio dell' universo, che egli creo, senza riposarsi durante il lavoro, non avrebbe potuto farlo, perche, giunto al settimo giorno o all' ottavo, avrebbe do-vuto sospendere la creazione e riposarsi, o sarebbe caduto estenuato di forze a..., dove ? Stavo per dire a terra; ma Dio non abita in terra. Dunque, un Dio che non pud compiere un' opera come vuole e quando vuole, cessa di cssere un Dio onnipotcnte.

La Genesi nel dirci che Dio dopo di aver creata una cosa, vedeva che quella cosa bene stava, ci con-fessa chc Dio era inconscio della sua potenza e della sua sapienza e aveva bisogno di rivcdere le sue opere per correggerle, se fosse stato necessario.

Nel primo giorno Dio creo la luce, nel quarto giorno creo il sole, la luna e tutti i luminari del firmamento. La Genesi non potrebbe dirla piu grossa. Sarebbe lo stesso che io dicessi: oggi io digcrisco le patate, che mangerd domani. Non sarebbe questa una buffonata? E non 6 una buffonata il dire che Dio creo prima la luce, e poi il sole chc genera la luce? Ci pu<!> essere luce senza sole ? Chi non comprende che, distrutto il sole, 6 distrutta la luce?

Oltre la luce noi riceviarno dal sole il calore. Senza sole la terra sarebbe un' immensa ghiacciaia. Come mai Dio cre6 le erbe verdeggianti e le piantc fruttifere, che hanno bisoguo di calore per vivere, e poi cre6 il calore, che alle erbe e alle piantc dk vita?

Evidcntemente 1' autore della Bibbia ignorava le leggi della natura, c, abusando della generale igno-ranza e buona fede dei popoli, present6 la Bibbia, aborto della sua fantasia, come opera dettata da Dio. Nel 6.° giorno Dio creo prima gli animali domcstici secondo la loro specie e gli animali selvaggi secondo la lore specie. Poi cre6 1' uomo. A parte che gli animali domestic! nori possono vivere senza l'aiuto del-1' uomo; la scienza ci d& prove indiscutibili che gli animali domestici non furono creati distintamente da quelli selvaggi, ma sono disceridenti da questi ultimi.

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Infatti il cavalfo discende dalla specie sclvaggia estinta, che ha nome Itipparion, la quale era di-scendente dalla specie J larch it her mm, e questa dal Paleotherium. L' asino non £ che la degenerazione del cavallo, c il mttlo il frutto sterile dell' ibrido connubio tra il cavallo e l'asina, o 1' asino elagiu-menta. II maiale discende dal cinghiale, ed ora £ sinonimo di oifonsi.no. II coniglio selvatico fu mo-dificato dall1 uomo. per mezzo dell'elezione artificiale in coniglio doutestico, per ottenerne pelliccia e carnc di qualita migliori. Esso infatti ha la pelliccia piu fina ed 6 piu sviluppata del selvatico.

L' addomesticazione del cane rimonta a tempi antiehissimi. Stccnstrup ritiene che questo animalc fosse giA (lomestico nel Belgio all' epoca del mam-mouth, e noi vediamo modificarlo giornalmente.

II capriccio dell'uomo ha saputo addomesticare an che il ratio. Alcuni oMnni si tengono in casa per divertire. 11 gallo comum e uno degli uceelli domestic! piCi importanti c discende dalla specie sclvaggia gallus bankiva. La sua addomesticazione risale noil' Asia all' anno 1400 avant.i Cristo, e in Europa a circa 000 anni avanti Cristo.

11 canerino e domestico da circa 360 anni, e lo slrusso fu addomesticato nel 1808, epoca receu-tissima, come si vede, che non dA luogo a dubbii.

Nel 1870 gli struzzi domestici si ealcolavano al Capo di Buona Speranza a 14,000 circa.

II pesce dovalo, V ape, il baco da seta sono an-che essi animali domestici per mezzo dell' elezione

artificiale, e siamo sicuri che tutti gli animali do-mestiei discendono da razze selvagge.

E chiaro, perci6, che quando la Bibbia afferma per bocca di Dio, clie gli animali domestic! furono creati secondo la propria specie, e quelli selvaggi, secondo la propria specie, afferma una delle sue numerosissime menzogne.

Nel 6.° giorno Dio si compiacque di fare V uomo, e, per darci il suo ritratto, lo fece a sua immagine e somiglianza. Secondo la Bibbia, quindi, 1' uomo dovrcbbc somigliare a Dio. Ma quale razza gli so-miglierebbe ? La cinese, V indiana, 1' abissina, Y eu-ropea ? Se gli somiglia Y abissina, io sono figlio del diavolo.

Mori. Martini che non e avaro nel commentar la Bibbia tace prudentemente su questo punto. Ci somigliamo tutti a dio per sentirnenti ? E allora questo Dio 6 autocratico come Nicola di Russia, bugiardo come Beppe Sarto, tiranno come Trepoff, buono come Elisco Reclus, caslo come San Luigi, maiale come 1' organista di Vicenza; insomnia, en-tusiasma per le sue virtu e fa schifo per le sue 1 ordure.

La bibbia, oltre, ci presenta un dio che non ricorda piu quello che ha fatto, e si fa correggere dair uomo. Infatti men tre ci dice per bocca di Gio-su6 che il sole gira intorno alia terra, Galilei lo corregge, rammentandogli che 6 la terra che gira intorno al sole (1).

oosn & la religion^

E ovvio che la Bibbia non pu6 essere opera di un Dio, ina di uomini che, se non furono idioti, non furono eruiiti c s^rissero il libro in parola, pre-sentandolo come opera di un dio per fare ae.cet.tare ai popoli, senza discutere, le leggi c la morale, che in essa opera si contcngono.

Che cosa ci resta, dunque, a prova dell' esi-stenza di Dio ?

Sofismi che noi distruggiamo facilmente con la nostra logiea.

Se Dio esiste, egli 6 il crcatorc di ogni cosa, e percio tutto deve anclare secondo i suoi voleri. I pianeti, gli astri tutti non potrebbero seguire i loro movimenti senza la di lui volonta; il protoplasma non potrebbe vivere senza che Dio lo volesse; io non potrei scrivere contro Dio senza il suo permesso. Insomnia, per chi credo in Dio, non si muove foglia senza che Dio lo voglia.

Quindi, alia stregua di questa logica, la ternpesta che si scatena sulla nave carica di emigrant!, tra i quali moltissimi bambini innocent,i, e la sprofonda con tutto l'equipaggio nei profondi abissi deH'Oceano, 6 opera di I)io; il fulmine, che rovina la tettoia di una chiesa e uceide raolti fedeli, che devotamente stanno pregandolo, e opera di Dio; la guerra rus-so - giapponese, che uccide migliaia di esistcrize giovani e forti, che coudanna alia miseria e alia prostituzione migliaia di orfani, e opera di Dio; il terremoto, che in Calabria distrugge quella regione e condauna quel popolo semplice e buono a una vita infernale, 6 opera di Dio; l'assassinio, che diva commetre tagliando la moglic in molti pczzi, e opera di Dio ; tutto quanto, intine, suecede di piii turpe e di piu infamc, 6 opera di Dio. Un dio simile non 6 assurdo ? II prete subito esclama: In questi casi Dio non c'entra! - E chi ci entra? io! Se io potessi evitare i terremoti, la tempesta, le epidemie

se potessi fare 1' uomo buono; se potessi cambiare il sistema sociale, la natura tutta in modo da fare dell' universo un paradiso, degli uomini angeli, lo farei subito, spontaneamente, e meriterei la ricono-scenza degli uomini tutti, (li tutti gli animali.

Chi 6 dunque il responsabile di tutto cio che succede nelF universo ? La natura ? Ma che cosa 6 la natura se non la materia, Y universo ? E chi ha creato la natura ? Dio ; quindi, egli solo e responsabile di ogni cosa. Dal dilemma non si sfugge: 0 tutto 6 opera della natura cieca e inesorabile, allora Dio non esiste; o e opera di Dio, e allora egli 6 un essere ributtante, cosa che ripugaa alia ra-gione.

Dio non solo sarebbo, ammessa la sua esistenza, cattivo; ma si farebbe vincere anche dall' uomo nella lotta tra lui e 1' umanita. Infatti quando 1' uomo oppose al fulmine il parafulmine, con pieno suc-cesso ci dimostro che egli e piu potente di Dio. Si dir& : II parafulmine e un' arma, che lo stesso Dio ci diedc per dimostrarci la sua bont&. Ma per-ch6 attese, che per lunghissimo tempo 1' umanita cadesse vittima del fulmine, senza difesa alcuna ? E poi, la sua bont& non sarcbbc stata meglio dimo-strata non creando il fulmine ? Avrebbe fatto piu presto e (;i avrebbe convinti piu facilmcnte.

Ma, si dice, tutto ha uno scopo nell' universo.

Io non comprendo quale scopo ha avuto Dio di creare, per esempio, il gatto. Quello di distrug-gere il topo ? E allora perche creare il topo ? Avrebbe potuto non creare quest'animale. e il gatto cosl non sarebbe stato necessario.

La mosca carnaria ha, come tutti gli organismi 1' istinto di procreare; ha pure 1' istinto di deporre le uova nei fiori della slapelia, dove la progenie 6 destinata a perire.

Come si vede di leggieri la mosca carnaria ebbe

Che cosa 6 la religione

da Dio duo istinti, che si distruggono a vicenda. Perch6? Avrebbe potuto non creare ii primo eilse-condo sarebbe stato superfluo.

Ma allora, si doinanda, se Dio non esiste, chi fece il primo uomo ?.

10 credo, caro Proletario, d'averti dimostrato che 1'uomo 6 di origine animalesca.....

Si, ma come e nato il primo aniinale ?

Mi spieghero il piu brevemente possibile.

11 rabdites accli vive esclusivamente nell'aceto. Esso non si trova ne nella bacca dell' uva, 116 nel vino. Tolio dall* aceto e messo in altri liquidi 0 succhi, muore. Si sa che 1! aceto e il vino non na-scono; ma. si fabbricano. Orbene, prima che 1' uomo fabbricasse questi due liquidi, dove eiano i germi del rabdites aceli ? Avrcbbero dovuto essere nella bacca dell' uva. Ma in essa, abbiamo detto, non esi-stono; e allora? Allora noi dobbiamo ammettere che il rabdites nasce per gmeraz-ione spontanea.

Sperimentando aria calcinata, con un corpo ri-scaldato a 200.", e eon acqua che abbia sublto 1' e-bollizione, si ottengono dfi microrganismi, che non esistevano nei tie corpi separati.

Un altro esperimento. Si versi della eolla di farina bollente in una capsula di porcellana a fondo piatto per uno spessore di un centimet.ro. Quando fa farina h quasi condensata, si scriva sulla suasu-perficie con un pennello intinto in una infusione forte di polvere di noce di galla una parola qualunque. Si copra poi la capsula con una lastra di vetro e si lasci cosi per quattro giorni in una temperatura di 24 gradi e 0,76 di pressione. Dopo i quattro giorni la parola scritta appare ncrissima, ed, esaminata col mieroscopio, si vede del micelio a strette maglie di un microscopico fungo, che prima non esisteva, e che Pennetier battezzd aspergillns primigenius.

Questi pochissimi esempii ci dimostrano che,

quando alcuni corpi organici si ccmbinano in date quantita e sotlo una data tcropcrntura e una data pressione, si sviluppa un corpo organico, il quale, messo in certi ambienti dove non trova le condi-zioni di vita, muore ; messo invece in certi ambienti, si sviluppa.

Ecco come c nato il primo organismo animale.

Questo organismo non pud rcstare alio stato pri-mitivo, perch6 non sempre, anzi quasi mai r am-biente, in cui vive, mantiene le sue condizioni inal-terate. La temperatura, la pressione ed altre circo-starize cambiano, e 1' organismo animato 6 costretto o a morire, se il cambiamcnto dell'ambiente 6 ra-pido e, per dir cosl, radicale, o a modifiearsi e adat-tarsi alle nuove condizioni di vita. Oosi dalla gcne-razione spontanea nasce l'evoluzione degli organismi animati che, attraverso un periodo di tempo inealco-labilo, sempre per adattamento, si moltiplicano in diversi organismi, evolvono; i piu forti si perfezio-nano, i piu deboli degenerano o muoiono.

La teoria della generazione spontanea trova anche oggi oppositori ostinati; ma essi non sanno op-porre agli esperimcnti scientifici che degenerazioni dogmatiche, e spesso cadono nella rete e confessano, senza saperlo forse, di ammettere la generazione spontanea.

Olaudio Bernard, uno degli avversarii piu acca-niti della genei'azione spontanea, cosl scrive: « Io ho notato che nei siero zue.eherato si sviluppa, sotto F influenza di una dolce temperatura, qualche pro-duzione amiloide attaloga ai globuli bianchi. In una goccia di siero zuccherato perfetlamente trasparente, e dove nulla si scorge a I microscopio, si formano ra-pidamente dei lcucociti o dei globuli di lievito di birra.... ».

Quasi tutti gli oppositori della generazione spontanea per6 hanno un tempo creduto alle generazioni

C!he cosa Cj la reHglone

spontanea dei manumit, dei pterodatlili, dei plesio-sauri, degli iguanodanti, quando si credeva che ad ogni epoca geologica tutti gli esseri fossero distrutti da un cataclisina.

La scienza non ha risolto ancora completa-mente il problema della generazioue spontanea e consegnente evoluzione degli esseri viventi; ma tutto fa sperare che il giorno del trionfo non sar& troppo lontano. A noi basta sempliccmente di aver saputo positivamente dal la scienza come si fortnd il primo (o i primiJ organismo animale.

Ma la materia chi 1' ha creata ?

Nessuno ; essa C sempre esistita. Nulla si .crea, nulla si distrugge e tutto si trasforma. Tutto cio, che ha principio, deve avere un fine; e siccome la materia non ha fine, essa non pud aver principio. E poi sarebbe assurdo che 1'uomo volesse spiegare Ja materia come si spiega il moto della terra attorno aI sole.

Di questa materia noi siamo una parte infinite-simale. Pufi una parte infinitesiraale spiegarci il tutto? I nostri sensi non ci permettono chc di spiegarci ci6 che abbiamo visto, e la nostra facoltA di astrazione non va al di 1& di cio, che C fuori 1' orbita delle no-stre conoscenze. Come possiamo noi con una forza limitata spiegarci una forza illimitata? Constatiamo che Ja materia non ha principio a fll di logica come segue:

T1 vuoto non esiste. Nel tcrmometro si credc chc esista il vuoto. E un crrorc, perche, se c-osl fosse, non potremmo vedere il mercurio. II fatto che il mercurio 6 a rioi visibile, ci prova che il tuho non 6 vuoto: ma'al pesto dell'aria estrattasi si con-tiene 1' etere.

D' altra parte il vuoto non pud esistere attorno all' universo, perche noi sappiamo che la materia si dilata, e ii fatto che questa dilatazione non avviene,

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d prova che il vuoto non esiste. Dimquc lutto d materia; essa e infinite. Essendo infinita deve essere indisti uttibile, perci6 eterna. Una cosa eterna puo aver principio ? Evidentemente no, percid con-cludiamo che la materia non ha n6 principio, nd fine, e quindi non esiste un creatorc.

Oltre a cid, essendo la materia infinita, Dio non potrebbe trovarc posto che nella materia, ma, a meno che non si voglia ammettere Dio come essere materiaJe, ciod non dio, uno spirito quale Dio si con-eepisce dai teisti, non puo abitare nella materia, e un essere, che abita in nessun luogo, non esiste. Ma pure ammettendo che questo dio, essere spirituale, potesse trovare posto nell' universo, egli non potrebbe essere il creatorc dell'universo, perche 1'origine di una cosa non puo essere esscnzialmente diversa dalla cosa si essa, e percid uno spirito non puo dare che spirito, e sc esso inveoe da materia, significa che non d. piu spirito, ma mateiia. Possiamo noi ot-tenere da un metro cubo d'aria un corpo solido come il legno, il ferro o altro ? No, perche in essa aria mancano le sostajize indispensabili a formarc i corpi solidi. Cosi dallo spirito non si puo ricavar materia, perchd in esso mancano le sostanze indispensabili a formarla. Ma Dio, si dice, non produsse la materia, la creo. Impossibile, perchd, voi teisti lo avete ammesso, da nulla pud nascere nulla.

E poi, se questo dio d eterno, infinito, quando si decise a creare 1' universo ? Perchd si decise a crearlo? Perchd non lo cred prima? Che cosa fece prima di creare 1' universo per un tempo infinito ?

Tutte domande che i teisti fingendo di non com-

prendere lasciano senza rispostc.

*

* *

E allora tu, caro Proletario, mi domanderai:

Che coeo 6 la relifjione

come pot6 1' idea di Dio trovare posto nei cervello degli uomini, se questo Dio 6 impossibile ?

Mi spiego brevemente.

Ti ho detto che l' origine dell'uomo 6 animale-sca, quindi dobhiamo ammettere, e l'archeologia ce ne dii prove luminose, che 1' umanitA ebbe il suo lungo periodo di fanciullezza prima di raggiungere 1' attuale sviluppo flsieo e morale. Orbene, csami-niamo lo sviluppo di un uomo dalla culla alia eta matura. L' uomo, appena nasce, ubbidendo agli sti-moli della fame, al bisogno di nutrizione, si attaeca alia mammella della nutrice e ne succhia il latte senza chiedersi che cosa e il latte, come esso si forma, da dove viene. Quando ha raggiunto 1' et& di quattro o cinque anni, osserva che tutto cio che lo circonda in casa 6 opera degli uomini. Vedendo che la sedia 6 stata fabbrieata dal padre, il ,vestitino dalla madre, domanda chi ha fatto Torologio, e, ap-prendendo che esso <S stato fabbricato dall' orolo-giaio, erode, per analogia, che tutto cid che esiste in natura 6 opera di un essere animnto. Nell'et/l adulta, quando ha raggiunto un certo grado di intelligenza, crede per analogia che se la casa 6 opera del muritabbro, il vestito opera del sarto, la locoraotiva opera del meccanico; si domanda chi ha fatto 1' al-bero, il monte, il mare, il mondo, 1' universo. Se questa domanda la rivolge alia scienza, egli apprende che nessuno 6 l'autore dell'universo, perche la materia 6 sempre esistita, se in voce rivolge la sua domanda alia metafisica, questa gli risponderA che l'autore di tutto c un essere supremo, soprannaturaie : Dio. Cosl 6 la storia dell' umanitA. Essa pud para-gonarsi alio sviluppo dell' uomo. Nei tempi remotis-simi 1' uomo primitivo era come il bambino; egli si serviva degli oggetti senza punto curarsi di sa-perne 1' origine. Quando la sua intelligenza rag-giunse un certo sviluppo, si chiese chi avesse fatto

gli alberi, la montagna, il mare, le stelle, 1' universo, e, vedendo che gli utensili da caccia e da pesca, la capanna e Y amaca erano fabbricati da lui, credette, per analogia, che 1'universo fosse opera soprannaturale per forza e per sapienza. Questo essere lo chiamd Dio. A tutto questo aggiungasi il ful-mine, che atterriva Y uomo, il quale, non sapendosene dare ragione, lo attribuiva alia vendetta di un es-r*ore invisibile accoccolato fra le nubi; la pioggia iilrotta mandata da queiressere misterioso nascosto i;- cielo, quindi il bisogno di calmare l'ira di questo dio accoccolato, con preghiere, olocausti ecc., tutte cose che formano il culto religioso, ed ecco spiegata 1'origine delle religioni; religioni chediederoe d&nno ai piu furbi campo di sfruttarlc a proprio vantaggio o a da uno della massa ignorante.

Tu, caro amico Proletario, crederai che per darti un'idea dell'origine della superstizione divina io abbia giocato di fantasia. AfYatto: anche oggi noi possiamo

0 servare popoli che si trovano agli stessigradi dei d versi stadii intellettivi percorsi dall' umatiifA. Sem-Vrerfc strano che in tempi di civiltii molto sviluppata ci siano ancora popoli alio stato di fanciullezza; ep-purc 6 cosl. II Lubbock nella sua opera « 1 tempi preistorici » ci d& importantissime notizie sul hoggetto. Gli Abiponi, interrogati sulT origine del

1 ondo, risposero: « I nostri nonni ed i nostri bis-nonni non pensavano che alia terra sola, premendo loro soltanto di vedere se la pianura somministrava erba ed acqua pei loro cava Hi. Non si sono mai rotta la testa intorno a ci6 che poteva seguire nel cielo, e chi fosse il creatore e reggitore delle stelle. »

Come si vede, questo popolo e alio stadio della prima fanciullezza. Quello che gli importa & quello di ot-tenere dalla pianura erba ed acqua pei proprii cavalli, come il fanciullo pensa ad avere pane e latte, poco im-portando a loro di sapere Y origine di questa erba e di'

Chie cosa d la rcllgiorto

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quest'acqua. II padre Baegert, nella sua relazione in-torno agli indigeni della California, cosl dice: <' Spesso li interrogai, se non si fossero mai domandato, chi po-teva essere mai il ereatore e il conservatore del sole, della luna, dclle stelle e di altri oggetti naturali, ma mi fu sempre risposto wara, che nel loro linguag-gio significa no. »l Cree, i Siberiani, i Zaffir Zulu non hanno alcuna idea intorno all' origine del mondo. Qr Indian! d' America non hanno nella loro lingua una parola. che significhi dio. Tutti questi popoli sono paragonabili al fanciullo. che si serve degli oggetti senza chiederne 1' origine. Portandoci fra i selvaggi, che giungono a domandarsi 1'origine del mondo, ap-prendiamo risposte addirittura fanciullesche. La re-gina di Singa, nell' Africa occidental, interrogate dal missionario Merolla chi avesse fatto il mondo, rispose: I mini antenati; proprio come il bambino, interrogate) chi avesse fatto la casa, risponderebbe: il mio babbo. Quei selvaggi, c.he hanno raggiunto un certo grado d'intelligenza e la facolla dell'astrazione, comprendono che il mondo non puo essere opera di uomini e immaginano Y autore un essere piu intelli-gente e piu potente deU'tiomo. I negri della Guinea credevano che 1' uomo fosse stato creato da un grosso ragno nero; i Leimni Senape dicono che Manitu, il quale nuotava sulle acque, fece la terra da un gra-nello di sabbia, e da un albero l'ece un uomo e una donna. I Kumi del Chittagong credono che un essere onnipotente fece il mondo, gli alberi, gli animali e poi si miso a fare un uomo e una donna da un pezzo di argilla. Ma ogni notte, mentre dio dormiva, un ser-pente divorava le due imagini. Ma dio infine creo un cane, chc scaceio il serpente e cosl pot6 creare 1'uomo. 1 Chipacoyan credono che il mondo prima fosse un globo d'acqua, dal quale il Grande spirito feeesol-levare la terra. Sembra impossible che ancor oggi ci sicno popoli di cosl alta intelligenza che credono

s'mili strambe fantasticherie; ma, sc paragoniamo la Bibbia ad essi, vediamo che il popolo di Mos6 essen-zlalmente non 6 meno stupido dei Kumi del Kittagong.

Egli 6 certo che ai tempi di Mos6 1' uomo aveva qualche conoscenza intorno ai rapporti, che corrono fra i diversi organismi, e non e a caso che la Bibbia fa creare dapprima gli alberi e poi gli animali, ma da Mos6 ad oggi del tempo ne c scorso e gi& gli uomini incominciano a liberarsi del fardello divino.

Quando oggi si dice che tutta 1' umanita crede i . dio, si dice una grande menzogna. Certo che la maggioranza 6 teista, ma la civilta non cammina di pari passo. I selvaggi summenzionati si trovano ancora air et& della pietra, mentre noi 1' abbiamo superato di molte migliaia d' anni. I precursori di ogni ci-viltA, gli scopritori di ogni verity sono stati sempre pochi. .Solo col passar dei secoli la civilta delle minora nze si 6 fatta civilta delle maggioranze, la verity si e fatta patrimonio di tutti, o quasi.

Quando Galilei affermava il sistema copernicano, l.i maggioranza dei suoi simili, tutti i dotti del tempo insistevano sul sistema di Toloineo. Non per questo Galilei ebbe torto e la terra piu non si mosse.

« Tutti i piu grandi scienziati — si dice — cre-dono ancor oggi air esistenza di una divinity. » SI ? Anzitutto c' 6^da provarlo. Non dimentichiamo che gran numero di scienziati sacrificano la scienza j er il benessere individuale. Per averne un' idea, diamo uno sguardo a questa povera America, povera non tanto economicamente, quanto moralmente e in-tellettualmente. La lettura generale dei lavoratori non va al di 1& del giornale borghese, che esalta 1' im-perialismo di Roosevelt e la valentia del Baseball (ilub di New Jork o Chicago, e della Bibbia letta s.mza riflessione e messa in pratica col famoso quanto ■s elenoso: Credere senza vedere. Entrate negli im-wensi magazzini di libri e vi trovate romanzi edi-ficanti e dotti commentarii della Bibbia. II Darwin, il Lubbock ed altri sono quasi misconosciuti. N> e scuole s'. apre la lezione con la preghiera a dio e 1' inno nazionale, si chiude con 1' inno nazionale e la preghiera a dio. La domcnica e vietato il teatro, il pubblico divertimento; a nessuno 6 pcrmesso <'-i suonare o cantare, a meno che non si vada in chie a a levare con tutta la forza della propria voce in i di gloria a dio, o, se si vuol suonare, si prendano «o corde delle campane e si rompano fin dalle sci a 1 mattino i corbelli ai dormienti. Guai a dire chc side un atco; novo volte su dieci vi si dice che non c c impicgo per voi, l'cditore non compra il vostro libio perche scandalizzante; insomnia, vedete il vuoto in-torno a voi, vi boicottano, finch& voi non avete messo giudizio, e non sarete andato in chiesa a render pubblico omaggio a dio e al prete. In codes?e condizioni d' ambiente chi 6 quel valoroso, che e di-sposto ad aftrontare 1'opinione pubblica?

E parlo dell America, il cosidetto paese piu civile del mondo. Che dire poi se andiamo in Italia nellc regioni siciliane, calabresi, abruzzesi, napolr-tane ecc. ? In quei piccoli paesi, sta pur ccrto. caro Proletario, che novantanove volte su cento, se ti professi ateo, il popolo, istigato dai prete, protetto dai brigadiere dei carabinieri, ti brucer/i la ca.sa. E poi non dimentichiamo che la maggioranza degli sciou-ziati appartiene alia borghesia, che ha interesse, accid che la superstizione religiosa permanga a sf'ruttare il popolo ignorante. Abbiamo I'esempio del famoso Gi ^-tano Negri, aleo, che, come sindaco di Mi la no, voleva introdurre nelle scuole 1'obbligo dell' insegnamen.o religioso. Scienziati di questa fatta, credenti simili non sono che dei puri reazionarii; il loro dio non e che il dio delle ti ran nidi, ia catena che forma il pr>-letariato alia schiavitu economica e politica; e un dio bottegaio che tutti i sovrani, principi, banchieii,

usurai, soldati, poliziotti, indovini e saltimbanchi, commediografi e poetucoli, merciai e boia hanno in-teresse di credere e di far credere. Essi hanno ragione di dire con Voltaire: « Se Iddio non esiste, bi-sogna crearlo. »

I supcruomini della classe privilegiata sanno che distruggere nel popolo il sentimento reiigioso. la fede nel soprannaturale vuoi dire distruggere il privilegio e il doniinio di pochi parassiti sopra una gran massa di gente laboriosa; ma ignorante, e percio sempre rassegnata pazientemente ai voleri di un dio onni-sciente, onnipotente ed autocrate.

Partendo, infatti, dal principio deU'esistenza di un dio, non si puo fare a meno di concludere che bisogna ubbidire senza protestare all' ordine costi-tuito sulla terra. Chi e Dio?

Autorit& in cielo. Autorita in cielo vuole logi-camente autoritA sulla terra, e, siccome dio 6 troppo grande per seendere a contatto col popolo, tiene sulla terra i suoi rappresentanti, che si chiamano imperatori, re, principi, preti ecc.

Ecco perche il re e tale, per gi'azia di dio, e in nome di questo dio legifera, condanna, uccide; ecco pcrch6 il papa 6 vicario infallibile dell' infallibile dio, e in nome di questo impone ubbidienza cieca, scaglia 1' anatema contro i ribelli, condanna al rogo Arnaldo da Brescia, Giordano Bruno, Savonarola ecc. Se dio non esistesse nella mente del popolo, in nome di chi Nicola di Russia fucilerebbe i rivoltosi di Pie-troburgo, manderebbe al macello di Manciuria gio-vani forti e robusti, pieni di salute e di vita, con-danuerebbe alia fore^ e all' esilio 1'elemento piu in-telligente e piu dignitoso della nazione oppressa ? In nome di chi Pio X imporrebbe dogmi e scaglie-rebbe anatemi ?

Negazione di dio 6 negazione di ogni autorita, e percid Mazzini combatteva 1' atcismo con tutta la

Ch« e<5Sa & ta religion©

forza dclla ana penna. Per lui 1* autoritk terrestre era indispensabile, credeva che, con 1' abolizione di ogni autoritft, 1' umanitA dovesse perire in continue lotte fratricide, e quindi difendeva dio perdifendere la sua repubblica. Lo dice chiaro chiaro nella Roma del Popolo del 13 luglio 1871, in una polemica con Bakounin.

, Dio —scrivcva Y esiliato in patria — il caf; la forza cieca insuperabile delle cose, sono infatti it sole tre sorgenti irnmaginabili della vita; ma riim< -gata la prima e accettata 1' una e 1'altra delle due ultime, in norae di chevi assumerete il dirit.to di edu-care; in nome di che c.ondannerete Y uomo che si allontana per egoismo dalla via del bene ? »

Ecco che cosa vuole Mazzini: il diritto di con-dan nare, e per cio e indispensabile l'autorizzazione di un inquisitore supremo: dio.

Esist.e questo dio? >Se esso esiste, condanniamo e scortichiamo chi non vuole ubbidirci, se non esiste createlo.

Mazzini forse senza saperlo era un prete.

Imperatori, re, nobili, preti, capi di governo, capitalistic banchieri, militari, commercianti, profes-sionisti, usurai, giornalisti, saltimbanchi, scioperari, cantastorie, poliziotti, carcerieri, sagrestani, perpetue e far a butt i; avcte tutti bisogno di un dio onnipo-tente e autocrate; ma tu, caro Proletario, che non vuoi importi ad alcuno e che da nessuno accetti im-posizioni; che non vuoi condannare, n6 essere cou-dannato; tu, inflne, che vuoi innalzarti al posto che ti spetta, alia dignitA di uomo, a dio di testesso; tu non puoi volcre e non devi accettare alcuna autoritA celeste, se non vuoi padroni sulla terra. Ogni uomo oncsto, cho mira alia realizzazione di una societA utnana emancipata da ogni legge umana, deve lot-tare con tutte le sue forze contro il sentimcnto re-ligioso, perch6 6 solo sulle rovine del pregiudizio

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i 4o ocsa & la religion^

divino clie potrA. sorgere gloriosa e imperitura la Liberia vera per tutti gli uomini. Finch6 1' idea di dio non sara sparita per setnpre dal cervello del popolo, 1' umanita sark schiava di pochi parassiti. Dio 6 l'antitesi della Liberty dell'Uguaglianza, del-1' Emancipazione. La formula Dio e popolo di Maz-zioi 6 un' apcrta contradizione nei termini. A proposito di cio Bovio scrisse: « II dio reduce nella santa alleanza puo vivere ancora nella chiesa, puo muoversi ncllo Stato regio, ma, arrivato al popolo, si consuma: puo essere neoguclfo o neoghibellino, ma non gli resta potenza per farsi repubblicano. II Deus processus giunge alio stato di llegcl, alia chiesa di de Maistre; ma nell' atto di consacrare il popolo, con-sacra s6 stesso e compie il deicidio finale. Diciamo insomrna alia libera e fuor di metafora che la gente deicida non e questa o quella, ma 6 il popolo in quanto si eleva alia coscienza della sua umanita. Dio e un complemento necessario al cittadino e al-1' individuo e soverchio all' uomo. »

Abbiamo degli uomini colti, che, stando pure all'al-tezza del nostro incivilimento, credono in buona fede all' esistenza di un essere onnipotente. Ma costoro, in numero limitatissimo del resto, troppo intelligenti, per non accettare i doguii di una qualsiasi religione, sono anche troppo paurosi per non andare fino alle ultimc conseguenze. Quando, discutendo la religione, giungono al busillis — essere o non essere — si arrestano, per non sentire la risposta che li spaventa.

II sentimento della religiosity 6 una inalattia nata nell' uomo per la sua debolezza intellettuale inerente alia imperfezione del suo organismo, malattia mille-naria che si 6 trasmessa costantemente di genera-zionc in generazione, e come non 6 facile sfuggire ai difetti ereditati dai nostri antenati, comd 6 diffi-„ cile guarirci delle malattie ereditarie in generale, cosi non e facile guarire completamente dalla malattia religiosa cosl come si pu6 guarire da una infrcd-datura.

11 fatto che molti uomini di ingegno vasto e di colfcura profonda sono aucora schiavi del sentimento religioso, ci dimostra che la legge dell' atavismo ha impedito loro d' irumedesimarsi coi postulati delle scienze naturali. Del resto quanti uomini di ingegno sviluppatissimo c di vasta coltura, liberi di ogni pre-giudizio religioso, atei convinti, non sono schiavi senza saperlo, di alcuni pregiudizii, che fanno ridere perfino molte donnicciuole del volgo ignoranti e bi-gotte ? Emilio Zola, quando nell' uscire di casa in-contrava un cavallo bianco, un gobbo e un soldato tutti e tre in una volta, si preoccupava, perche cre-deva che dovesse accadergli nella giornata qualche contrariety. Leggo nei giornali che Tullio Murri, giovane intelligentissimo, ateo, due volte laureato, credeva di prevedcre Y esito di qualche sua fae-cenda da alcuni segni del tempo, degli uccelli ecc.

Malattie della psiehe umana che non si estin-gueranno chissa per quante e quante generazioni aneora !

Abbiamo, inoltre, un gran numerodi persone, che, convinte della incsistenza di dio, non hanno il co-raggio di spiegare bandiera, di urtare il pregiudizio sociale o per tema di perdere 1' impiego, o per non dispiacere ai congiunti, o per non entrare in lizza coi superiori.

« La grande malattia contemporanea—dice Max Nordau—c la vilWu Si reputa prudenza il farsi vc-dere rispcttosi alle tradizioni, quando anche, inti-mamente, si sia in guerra con esse; non si vuol urtare alcuno, n£ ofFendere dei pregiudizii, e cid si chiama rispettare le opinioni aUrui, cio6 di quegli altri, i quali non rispettano punto le nostre; ma le calunniano, anzi le perseguitano e vor-rebbero distruggerle insieme alle injstre persone. »

Un mio amico, dottore in medicina, portava in una tasca il giornale socialista della citt& dove abi-tava « La Battaglia », in un'altra tasca il Giornale di Sicilia, in un taschino del panciotto il ritratto di Leone XIII.

Quando visitava un socialistoide si diehiarava socialista e raostrava al cliente La Battaglia; se il cliente era un torcaiuolo egli diventava conservatore, liberale pero, e difendcva 1' articolo di fondo del Giornale di Sicilia; se parlava ad un bigotto gli mostrava il ritratto di Leone XIII, baciandolo devo-tarnente c imprecando a Garibaldi e a Colui che detiene. Se oggi lo chiamassi io come medico sali-rebbe le mie scale cantando ad alta voce 1' Addio a Lugano di Pietro Gori.

Quanti medici, avvocati, ingegneri ccc. somi-gliano al medico mio amico ?

Quasi la totalita.

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E il popolo perch6 crede ?

Non basta, o egregi filosofi alia Massillon, con-statare che il popolo crede in dio per confortarsi nel!' illusione betfarda che la religione () la voce dell' autore che ci ha creati. Bisogna, per chi non voglia contentarsi di osservazioni superficiali, studiare le condizioni di vita che, oltre all' atavismo mille-nario, legano questo popolo al pregiudizio religioso. Nato nella miseria, debole per denutrizione atavica o privo di mezzi per frequentare le scuole, condannato fin dall'infanzia ad una fatica esosa, curvo sulla vanga sotto un sole che brucia il cervello, o nelle viscere della terra senza luce e senz'aria, lontano dal con-sorzio umano, estraneo alia civiltA e al progresso, ab-brutito dalla fame e dai patimenti senza che un barlu-me di scienza positiva illutnini la sua rozza mente, per dir cosl, alio stadio quasi dell' uomo primitivo, per-

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ch6 non ha un' ora di rjposo che gli permetta di curare 1' igiene sua c della famiglia, di leggere un opuscolo od un giornale; bandito dai tcatri per non poter pagare l'ingresso, lontano dai pubblici comizii perche vestito indeeenteruente, disprezzato dalle classi colte chc lo guards no dall' alto in basso, come una bestia-uomo, chc nulla ha di comune con esse, altro eonforto questo popolo non trova che nella taverna e nell' amore sessuale, che attutiscono dippiii la sua intelligenza e gli fanno sopportare bestialmente la sua schiavitu economica e morale.

Se ad ogni otto giorni, o ad ogni mese sente il bisogno di uno svago che non sia la taverna o Ja femina, questo svago non pu6 trovarlo che nella chiesa, dove ha libero ingresso, dove puo guardarc in faccia al suo padrone conic a un suo pari davanti a dio; dove 1' uomo colto e letterato biascica con lui le stesse preghiere e come lui si umilia al niassimo fattorc; dove una persona che sa di latino si degna dall' alto del pergamo di indirizzargli una parola di eonforto.... spirituale, promettendogli nel nome di un dio onnipotente, padrone e domino di ogni cosa, una rieompensa alle sofferenze di questa vita, una felicity ultra terrcna, una dimora in cui egli, povero popolo ignorante c rozzo, sari uguale ai re dei mondo, anzi tanto piu sara felice, quanto piu si lascera scor-ticare pazicntemente dai padroni. E questo popolo, disprezzato, da chi dovrebbe amarlo, perchC egli e il vero creatore della ricchezza soeiale e del benesserc individuale, privo dei godimenti di cui .avrebbe di-ritto, abbrutito dalla miseria e abbrutit.o dall' igno-ranza, accetta la speranza di un avvenire migliore, e ama la religionc che questo avvenire gli assicura; ama la chiesa dove gli e dato comunicare per mezzo del portavoce- prete con 1' essere onnipotente, che do-vr& farlo felice.... dopo morto, ama l'unico suo maestro enciclopcdico, il prete, che gli insegna come

qualmente in quest' anno il raccolto e scarso, perche dio vuoi mettere a prova la sua rassegnazione, l'anno venturo il raccolto sara abbondante per le preghiere di lui, il fulmine ha uceiso il suo congiunto per pu-nirlo dei peccati da lui commessi; che gli insegna che si pu6 essere madre pur essendo vergine, che uno 6 uguale a tre e tre a uno, che tutto fu creato da dio, e dio fu creato da nessuno, che per ottenere un posticino in paradiso bisogna essere rassegnato come un agnello, ignorante come una gall in a, stu-pido come un' oca.

II prete per il popolo non e il semplice maestro, bensi, grazie al buon dio, 6 anehe 1' avvocato, il quale, mediante il pagamento di due lirette e quat-tro uova, recitando una messa, gli fa vincere la causa e perdere la lite, mediante il pagamento di una lira e due canclele gli fa guadagnare la vista e perdere le pupille; e il ragioniere, che sa tenere nolle sue povere finanze un deficit permanente e lo fa

arricchire..... in paradiso ; e il portafortuna, perche

lo salva dal naufragio e lo fa morire annegato; il prete, infine, c per il popolo la felicity in persona, pereh6 gli d& la gioia di godere della grazia di dio...., in pillole.

Che cosa c' 6 da aspettarsi da un popolo, che dalla eulla alia tomba non conosce che fame e mi-seria, sempre sorvegliato, guidato, dominato dal Prete ? Volete che questo popolo, il quale non haneil tempo, ne la possibility di tutto osservare, tutto e-saminare, tutto discutere, che nelle chiese, sui muri delle case, sul proprio lctto, in tribunale, nelle pub-bliche piazze, ncgli avvisi commercial]', sui quader-netti scolastici, sempre e dovunque non vede che immagini di santi, di madonne, di cristi e di padrc-terni, non creda in dio ? Volete che il popolo sia miscredente, se questo popolo 6 obbligato a invocare

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dio nel giuramento, in corte, nell' inuo nazionale, nel matrimonio civile, in ogni oceasione ?

II popolo generalmente 6 credente, si. ma egli crede, perche 6 ignorante; crede perche non sa, non pud riflettere, diseutere, comprendere; crede, perch6 non potendo godere le gioie della vita ter-rena, spera in quelle di una vita futura; non potendo dirsi ugualc ai padroni sulla terra, spera di esserlo dopo la morte; vedendosi sfruttato e domi-nato da un pugno di parassiti fannulloni in gibus, o tricorno, o giberna eerea protezione in un essere onnipoteute, soprannaturale. Ecco perche il popolo crede.

Mettiamo questo popolo in condizioni di poter frequentare le scuole, dove si insegna la scienza po-sitiva; il teatro, che, mentre alletta lo spirito, insegna F arte che raffina i sentimenti; i luoghi pub-biici dove si trova a contatto con uomini di tutte le intelligenze e di tutte le colture, che egli si abitua a considerare uguale a s6 stesso; in fine, date al popolo V intero frutto del suo lavoro, emancipatelo con la voce e con 1' esempio da ogni gretto eonven-zionalismo, f'atelo padrone di se stesso, e vedrete se questo popolo sentirA piu la religiosita; se avr&

piu fede nell' esistenza di una divinity impossibile.

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Ed ora, amico Proletario, che couosci la verity concludiamo. Quale 6 il tuo doverc di uomo onesto ? Quale deve essere da oggi in poi la tua condotta in famiglia, tra i parenti, al caff'6, nell' offlcina, do-vunque, insomnia, ti trovi in compagnia di persone con le quali tu puoi diseutere? E forse il tuo do-vere quello di tenere per te la verity, limitandoti a deridere in te stesso le superstizioni degli altri o di rassegnarti, come molti f'anno, a tutto lasciar pass a re per non disgustarti con la inoglie, per non

metterti in guerra coi parcnti, per non passare da screanzato fra gli amici, per non attirarti 1' ira del padrone, del superiore, del volgo ?

No, arnico mio, se cosl fosse, io mi sarei rispar-miato la pena di scarabbocchiar tanto per dimo-strarti la verity e liberarti dai pregiudizii, die ti fa-cevano schiavo.

Tenere per s6 la verita che altri a costo di sa-criflzii enormi ci ha insegnato e un furto, perche se, per esempio, Giordano Bruno ascese il rogo per insegnarci la veritA, egli non ce la insegm5) per te-nerla nascosta, ma per divulgarla, e ci6 non facen-do noi siamo dei ladri che rubiamo 1'opera di quel-1' eroe.

Non divulgare la verita, per non urtare le idee degli altri, 6 stupido pregiudizio; non bandirla sempre e dovunque per risparmiarsi la lotta, che si 6 costretti di sostenere contro la maggioranza ignorante e reazionaria, 6 villa.

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E nosrro dovere, anzitutto, di mantenerci con le opere coerenti ai nostri principii, non inehinandoci a pregiudizio alcuno. In famiglia non dobbiamo ces-sare di istruire i nostri parenti, di most rare in ogni occasione alle nostre mogli, che, per essere vera-mente donne, debbono spogliarsi da ogni menzogna convenzionale, da ogni pregiudizio, c quanto uno di noi si convince che la' propria moglie anziche persuadersi della verita, anzichfc innalzarsi a dignity di donna si incaponisce nei pregiudizii c osta-cola la nostra opera di apostoli della verita; che avvelcna i figli con una educazione falsa, prepa-rando alia societa non degli uomini, ma delle pecore da tosare, finch6 hanno buona lana e da scorticare, quando son vecchi, allora questo disgraziato nostro compagno ha il dovere di ribellarsi a questa vio-lenza della liberta individuale, questo omicidio morale esercitato sui proprii figli, e senza usare la

1  A propositi) di cio un ministro ©vangelico voile scusare cosi l'errore della Bibbia: « E«sendo il inovimen to della Terra nullo rispetto alio spassio inflnito, tanto vale fermare la Terra quanto vale t'erinare il Sole. Quindi Giosue non isbagli^. * Il povero uomo non comprendeva che un movimento qnando e nullo tanto vale fermarlo quanto lasciarlo nndare. e perci6 Giosue avrebbe potuto risparmiarsi di ferniare il sole o la torra.